Antigone di Sofocle di Brecht: un modello possibile di resistenza1 di Eva Marinai Bertolt Brecht2 porta a termine la rielaborazione dell’Antigone, Die Antigone des Sophocles, fra il 30 novembre e il 12 dicembre del 19473, dopo l’esilio americano, partendo dalla traduzione tedesca4 del poeta ottocentesco Hölderlin, ma seguendola solo per circa due terzi. Le prime prove dello spettacolo avvengono alla Casa del Popolo di Zurigo, per trasferirsi poi a Coira (Chur), dove Brecht prepara l’anteprima per Berlino. La compagna Helene Weigel, dopo quindici anni di silenzio forzato, con l’Antigone ha Bozzetto di Caspar Neher per il Prologo dell’Antigone l’occasione di tornare a recitare in un ruolo che costituirà anche una sorta di preparazione al personaggio di Madre Courage. Il 29 novembre del 1947 la prima scena è pronta; Brecht afferma: “man mano che vado avanti nel rifacimento delle scene, emerge dalla nebbia ideologica la leggenda popolare quanto mai realistica”5. Il debutto avviene in Svizzera, allo Stadttheater di Coira, il 15 febbraio del 1948, per la regia di Caspar Neher e Bertolt Brecht, scenografie di Caspar Neher, con la Weigel che interpreta Antigone, Marita Glenck Ismene, Hans Gougler Creonte e Jan Steinberg Emone6. Su questo spettacolo l’autore ha lasciato un documento unico nel suo genere: Antigonemodell 19487, un modellbuch (libro-modello), contenente i bozzetti disegnati dal collaboratore regista e scenografo Neher e le foto delle prove ad opera di Ruth Berlau, che l’11 febbraio del 1948 compie un reportage di tutta la messinscena. Brecht scrive la poesia Antigone e la pubblica nel programma di sala. Il testo poetico sovrappone ai tratti del personaggio mitico quelli biografici di Helene, in 1 L’articolo costituisce un estratto dello studio intrapreso durante il Seminario coordinato da Anita Piemonti, Straub/Huillet: segmento Antigone, della Scuola Dottorale in Storia delle Arti visive e dello Spettacolo, in collaborazione con il Dipartimento di Filologia Classica, svoltosi presso la Gipsoteca dell’Università di Pisa, il 4 maggio 2006. Colgo l’occasione per ringraziare in questa sede Fernando Mastropasqua, cui la ricerca è in parte debitrice. 2 Bertolt Brecht (Augusta 1898-Berlino 1956 / Anni dell’esilio: 1933-1948). 3 Cfr. Bertolt Brecht, Diario di lavoro, vol. II 1942-1955, a cura di Werner Hecht, traduzione italiana di Bianca Zagari Einaudi, Torino 1973, p. 873. 4 Circa 1.400 versi, di cui un prologo di 93 versi rimati in endecasillabo e un testo di 1.300 versi irregolari non rimati. 5 Brecht, Diario di lavoro, vol. II 1942-1955, cit., p. 873. 6 Per inciso, la prima rappresentazione italiana è del 22 febbraio del 1964 al Teatro Stabile di Trieste per la regia di Fulvio Tolusso, scene di Marcello Mascherini, costumi Luca Sabatelli, con Marisa Fabbri (Antigone) e Franco Mezzera (Creonte). 7 Bertolt Brecht, Caspar Neher, Ruth Berlau, Antigonemodell 1948, Gebr. Weiss, Berlino 1949 e Henschelrerlag Kunst und Gesellshaft, Berlino 1955, pubblicato in italiano, senza immagini, con il titolo Come valersi non servilmente di un modello di regia, in Bertolt Brecht, Scritti teatrali, Einaudi, Torino, 1962, p. 187 e seg. 1 www.turindamsreview.unito.it riferimento all’esperienza dell’esilio e all’atteggiamento politico8. Antigone è esaltata come “antitesi ad ogni forma di ingiustizia e di violenza”9. Antigone Esci dalla penombra e cammina davanti a noi un poco, gentile, con il passo leggero della donna risoluta a tutto, terribile per i terribili Distolta a forza, io so come temevi la morte, ma ancora più ti faceva orrore la vita indegna E non fosti indulgente in nulla verso i potenti, e non scendesti a patti con gli intriganti, e non dimenticasti mai l’ingiuria e sui loro misfatti non crebbe mai l’erba Salut! 10 Nella tradizione tedesca la traduzione di Hölderlin gode di una certa fortuna, anche se inizialmente è oggetto di contestazione per l’intrinseca fragilità filologica, come rileva George Steiner11. Pare, infatti, che il poeta ed esegeta si sia basato su una inaffidabile edizione cinquecentesca12. In epoca moderna il lavoro di Hölderlin è rivalutato da studiosi quali Walter Benjamin e Martin Heidegger, perché il suo stile, anche se non aderisce perfettamente all’originale, crea Antigone, condotta dalla guardia al cospetto di Creonte, spiega il “gesto “un’aura poetica”, diversa da quella esemplare” sofoclea, ma molto suggestiva13. Pietro Montani fa notare proprio come “per Hölderlin riscoprire il versante nascosto della grecità non significa tanto promuovere un nuovo sapere del passato, correggere le fantasie classiciste della tradizione umanistica, quanto comprendere il senso della poiesis moderna: la domanda chi sono i Greci è sempre posta per essere rovesciata, interrogandosi su chi sia l’uomo moderno”14. Sono proprio tali potenzialità attualizzanti del mito insite nella traduzione di Hölderlin, congiuntamente al prestigio acquisito in quegli anni dal testo15 grazie anche alla sua fascinazione lessicale, che 8 Cfr. Bertolt Brecht, Poesie, vol. II (1934-1956), Edizione con testo a fronte a cura di Luigi Forte, Einaudi, Torino 1963, p. 1681. 9 Luigi Forte, L’Antigone di Bertolt Brecht ovvero la tragedia del potere, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma. Da Sofocle alle Brigate Rosse, Università degli Studi di Torino, Edizioni di pagina, Bari 2008, p. 237. 10 Bertolt Brecht, Poesie, vol. II (1934-1956), cit., p. 1197. 11 Cfr. George Steiner, Le Antigoni, Garzanti, Milano 1990. 12 Valerio Magrelli (a cura di), Antigone di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin, versione italiana di Giuseppina Lombardo Radice; In appendice adattamento di Bertolt Brecht da Hölderlin, Einaudi, Torino 1996, p. 201. 13 Cfr. Ibidem. 14 Pietro Montani (a cura di), Antigone e la filosofia: Hegel, Kirkegaard, Hölderlin, Heidegger, Bultmann, Donzelli, Roma 2001, p. 115. 15 Cfr. Valerio Magrelli (a cura di), Antigone di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin, cit., p. 201. 2 www.turindamsreview.unito.it convincono Brecht a farne uso per la messinscena. George Steiner chiama quella di Hölderlin per L’Antigone la “terza lingua”16, oltre il greco e il tedesco: “dalla distanza fra le due lingue in questione nascono i tratti, il disegno in chiaroscuro di una terza lingua, di quell’Ursprache o linguaggio adamitico presente sotto tutte le lingue umane, il solo che rende possibile la traduzione, [… con un] avvertimento: per quelli che hanno penetrato in quell’area interlinguistica, non c’è ritorno possibile”17. Nei Diari di lavoro, il 25 dicembre 1947, Brecht annota: “la lingua dell’Antigone di Hölderlin avrebbe meritato uno studio più approfondito di quello che ho potuto dedicargli questa volta. È di una radicalità stupefacente”18. Il regista però tenta ben presto un superamento dell’operazione hölderliniana ricorrendo a traduzioni alternative, in modo da recuperare per buona parte il valore semantico dell’originale sofocleo. L’esito drammaturgico mette in atto un tradimento a Hölderlin, sulla scia del percorso creativo di quest’ultimo che arrivò a definire la propria una traduzione contro19 Sofocle. D’altro canto, secondo i canoni teorici di Brecht, “la libertà di fronte al modello è assoluta e senza limiti”20. Dunque sia dal punto di vista linguistico sia da quello semantico sussiste una volontà di autonomia, pur nel rispetto degli schemi classici e del nucleo tragico. Basti pensare all’eliminazione dell’elemento mistico-religioso: “l’atmosfera di sacralità presente in Sofocle e in Hölderlin è spogliata della presenza di qualsiasi numen e il testo laicizzato secondo la concezione marxista della storia”21. Permane solo Bacco, che non ha una valenza celeste, bensì terrestre, come Creonte con la maschera di Bacco compie la danza della vittoria dio dell’ebbrezza. Anche il personaggio di Tiresia è svuotato della peculiarità divinatoria; nel rifacimento brechtiano, in realtà, non è dotato di spirito profetico, ma di acuta osservazione, risultando quindi più realista che veggente. Secondo le parole di Pierre Biner: “L’essenziale, nell’adattamento di Brecht, è il passaggio dal piano religioso a quello politico. Il destino dell’'uomo è l’uomo'”22. Antigone, infatti, incarna il concetto supremo di antitheos, cioè di chi ha un atteggiamento di sfida nei confronti degli dei23, impersonando a pieno la dimensione tragicamente umana della lotta titanica contro forze superiori, anch’esse comunque inerenti la sfera dell’umano. Infatti un altro aspetto che non compare nella versione di Brecht, e che già era assente in Höderlin, è il fato, elemento tragico aristotelico che ha come conseguenza l’impossibilità per l’uomo di modificare il proprio destino, come avviene nel teatro drammatico; quando invece nel 16 Cfr. Ivi, pp. 169-196. Ivi, p. 186. 18 Bertolt Brecht, Diario di lavoro, vol II, cit., p. 880. 19 Cfr. George Steiner, Oltre il greco e il tedesco. La «terza lingua» di Hölderlin, traduzione italiana di Claude BéguinAlmansi, in Valerio Magrelli (a cura di), Antigone di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin, cit., p. 189: “In tutta l’opera di Hölderlin questo concetto hegeliano di lotta è centrale (ad esempio, egli parla di «tradurre contro» Sofocle)”. 20 Valerio Magrelli (a cura di), Antigone di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin, cit., p. 202. 21 Ibidem. 22 Pierre Biner, Il Living Theatre, De Donato, Milano 1968, p. 151 23 Cfr. George Steiner, Oltre il greco e il tedesco. La «terza lingua» di Hölderlin, traduzione italiana di Claude BéguinAlmansi, in Valerio Magrelli (a cura di), Antigone di Sofocle nella traduzione tedesca di Friedrich Hölderlin, cit., p. 192: “L’Antitheos è qualcuno […] che, in un senso divino, si comporta come se fosse contro Dio”; cfr. anche Lia Secci, Il mito greco nel teatro tedesco espressionista, Bulzoni, Roma 1969, p. 141, nota 37: “[…] Hölderlin caratterizza Antigone come 'Antitheos', come esponente di uno dei due poli opposti del divino”. 17 3 www.turindamsreview.unito.it teatro epico si è fuori dal dramma, dunque si può agire su di esso, proprio attraverso l’azione dimostrativa. Un’azione cui dà corpo il singolo in veste di collettività e che acquista quindi valore emblematico. Per capire il senso dell’operazione compiuta da Brecht nel rifacimento dell’Antigone sofoclea, infatti, è interessante partire dal valore probante del modello e sviluppare la tesi del palesamento dell’esempio come concetto formale che assume significato politico all’interno del processo storico. Dunque “modello” come principio, elemento fisso e originario da cui partire, ma anche come gesto esemplare. Nella Prefazione al «modello per L’Antigone 1948», Brecht condanna la “generica sete di novità” prodotta dalla società contemporanea e afferma che non bisogna salutare con simpatia ogni modernità, ogni originalità, a maggior ragione nel campo dell’arte. Occorre, invece, ripensare criticamente le categorie di “nuovo” e di “vecchio”24. Il modello, come proposta, è una sfida al “nuovo”. Brecht, infatti, è Il coro di Anziani con la maschera di Bacco attratto dal testo dell’Antigone perché l’argomento può “rivestire una certa attualità” e nello stesso tempo, sul piano tecnico, porre “interessanti problemi”25 di messinscena. Per il regista bavarese lo scopo è quello di “sperimentare su un testo antico non tanto una nuova drammaturgia, quanto un nuovo genere di recitazione”26. Da qui l’idea di stabilire un “modello vincolante per la messinscena”27 che fornisca un esempio da imitare e da tradire (“un misto di tipo e di archetipo, di imitabile e inimitabile”28). La funzione del modello è dunque più formale che archetipica. Inteso come esempio, stabilisce una nuova convenzione che non è però autoritaria in sé, ma rappresenta un codice di comunicazione, una convenzione da violare, “giacché lo scopo del modello, in realtà, non è affatto di fissare un tipo di regia: tutt’altro!”29. Il tradimento per l’appunto del modello permette l’istaurarsi di un rapporto dialettico con il modello stesso. In tal senso l’imitazione rappresenta un atto di estrema libertà. Sul modello di regia come esperimento e come continuum dialettico, Brecht afferma che “non si deve attribuire eccessivo peso alla primitiva invenzione di un modello, mentre è appunto l’attore che lo utilizza a conferirgli in modo immediato il suo apporto personale. Egli ha piena facoltà di escogitare varianti al modello, purché siano tali da rendere più simile al vero, più illuminante, ovvero artisticamente più soddisfacente, l’immagine della realtà che deve trasmetterci. […] Le varianti, qualora siano giustamente apportate, acquistano a loro volta carattere esemplare: l’allievo si fa maestro, il modello si trasforma”30. Quindi la necessità artistica di Brecht sembra tradursi nella possibilità di un confronto e di un’interazione tra il testo archetipico e la realtà contemporanea, in grado di produrre un testo-gesto altro, che non pertiene alla sfera semantica della riscrittura, bensì a quella della rivitalizzazione dell’opera in chiave storica, attraverso l’apporto sostanziale degli attori, intesi come testimoni. 24 Bertolt Brecht, Scritti teatrali III, Note ai drammi e alle regie, Einaudi, Torino 1962, pp. 237-244. Ivi, p. 238. 26 Ivi, p. 239. 27 Ibidem. 28 Ibidem. 29 Ivi, p. 240. 30 Ibidem. 25 4 www.turindamsreview.unito.it La pièce è introdotta da una didascalia che recita: “Berlino, aprile 1945. E’ l’alba. Due sorelle escono dal rifugio antiaereo per far ritorno alla loro abitazione”31 (fig. 132). Segue il Preludio, un microdramma a due voci, spazio della contestualizzazione storica contemporanea. Nel primo Prologo, il Vorspiel di Coira, l’attualizzazione è il motivo dominante; nel secondo, il Prolog di Greiz del 1951 affidato alla voce di Tiresia, Brecht palesa le motivazioni dell’origine dei Bozzetto di Caspar Neher per l’ingresso di Antigone con la gogna personaggi e delle loro azioni. Antigone, come presenza scenica e come voce narrante, allo stesso tempo è la “grande figura di resistente” dell’antico dramma e non è l’incarnazione degli eroi della Resistenza tedesca al nazismo. In coerenza, quindi, con le sue “teorie sul rifacimento di testi antichi, Brecht non altera la cronologia dell’azione”33 (il collegamento con l’attualità è limitato al primo prologo) e mantiene il maggior numero di riferimenti ai dati culturali della Grecia classica, conservando anche gli epiteti, che costituiscono un tratto stilistico evidente della lingua epica e tragica. Questo permette di evitare l’identificazione tra la resistente Antigone e i resistenti tedeschi, mantenendo la narrazione in un “alone di remota storicità”34 al fine di raggiungere lo scopo di una “traslazione metaforica”35, come rivitalizzazione dell’esempio antico e riflessione critica sugli eventi attuali narrati, sospinti nell’universo del mito. Il prologo di Coira ripete, nel contesto della Germania nazista, la storia degli orrori descritti da Sofocle: la guerra di conquista del singolo assetato di potere (Creonte vuole le miniere di bronzo di Argo), la tirannia, la morte dei figli, con la variante della diserzione di Polinice, che combatte nello stesso esercito del fratello e che è accusato ed ucciso per codardia di fronte al nemico. Due sorelle, indicate come “la prima” e “la seconda”, tornando a casa trovano dei viveri e le vesti del fratello Polinice. Sperano che questi sia tornato fuggendo alla guerra. Alcuni rumori sospetti le mettono in allarme, ma decidono di non andare a vedere cosa sta succedendo all’esterno. Presto le due sorelle scoprono il cadavere del fratello Polinice, impiccato di fronte alla porta di casa, ad un gancio da macellaio. Irrompe una SS e chiede loro notizie sul morto. Le donne negano di conoscerlo, per paura, così come Madre Courage nel dramma omonimo non riconosce il cadavere del figlio, non parla, non vede, è come una morta. La Courage è vista soprattutto “come una Niobe che non riesce a proteggere i suoi figli dalla fatalità della guerra”36; il personaggio archetipico di Antigone rappresenta per Brecht colei che può sfidare il destino, ma non riuscirà nel suo intento. Ella è già destinata alla morte, come è scritto nel nome, insieme al suo ideale di libertà. Nel prologo, infatti, siamo dentro la vicenda storica della Germania di Hitler, di cui si conoscono gli esiti irreparabili. 31 Bertolt Brecht, Antigone, traduzione italiana di M. Carpitella, in Sofocle, Anouilh, Brecht, Antigone. Variazione sul mito, a cura di Maria Grazia Ciani, Marsilio, Venezia 2000, p. 121. 32 La numerazione delle figure fa riferimento all’Antigonemodell. Bertolt Brecht, Caspar Neher, Ruth Berlau, Antigonemodell 1948, cit. 33 Cesare Molinari, Storia di Antigone da Sofocle al Living Theatre: un mito nel teatro occidentale, De Donato, Bari 1977, pp. 160-161. 34 Bertolt Brecht, Scritti teatrali, cit., p. 189. 35 Stefano Bajma Griga, Bertolt Brecht, Antigone, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit, p. 254. 36 Bertolt Brecht, Scritti teatrali, cit., p. 175 5 www.turindamsreview.unito.it Anche sul piano strettamente linguistico, la diversificazione tra prologo e tragedia è netta. Il linguaggio del componimento tragico, al di là della traduzione di Hölderlin, è complesso, a volte oscuro, sprofondato in un passato immemorabile, con una cadenza arcaica che evoca la metrica classica. La lingua del prologo invece è semplice e piana, scandita da un ritmo familiare di coppi rimanti di endecasillabi. Non vi sono metafore, presenti invece in abbondanza nel testo drammatico vero e proprio. Nel preludio non parlano antichi re ed eroi del mito, bensì due povere ragazze costrette a lavorare duramente in fabbrica. Di pari grado, immenso e disumano, è però il dolore, che deriva dall’oppressione del potere. Queste due donne anonime sono la reincarnazione di Antigone ed Ismene, anche se con un rovesciamento: la mite è colei che vuol soccorrere il fratello, la dura è quella che impedisce il soccorso. Nel prologo attualizzante il gesto “irragionevole”, solitario ed esemplare, non viene compiuto. La resistenza al nazismo, infatti, per Brecht non è un fatto individuale ma di Antigone con la tavola e Creonte coscienza collettiva. Non sussiste nel testo di Brecht il dilemma tra la legge non scritta (nomos agraphos) di Antigone e la legge scritta di Creonte, il dubbio di una verità che oscilla da un capo all’altro: le ragioni della pietas familiare e divina da una parte e le ragioni del diritto, della legge dello Stato dall’altra; e neppure, secondo l’interpretazione del testo sofocleo data da Guido Paduano37, l’idea che lo scopo primario dell’atto di ribellione di Antigone sia l’amore, allorché “Antigone è perfettamente consapevole, sin dall’inizio, che lei sola è la portabandiera intrepida della fedeltà al ghénos, che in lei sola è l’orgoglio di appartenere a quella stirpe regale (maledetta ma regale)”38. Nel testo di Brecht si ha una distinzione manichea: da un lato “il tiranno tout court”, come rileva Roberto Alonge, “nel senso moderno, non in quello greco, che talvolta vale semplicemente capo”39, assieme al coro di vecchi tebani40, dall’altro Antigone che vi si oppone ideologicamente, “solo per dare un esempio”41 (fig. 15). Antigone, infatti, intende contrapporre un segnale di rifiuto a quello di terrore imposto alla città da Creonte. Cesare Molinari afferma a ragione che: “dare un esempio significa porsi sul piano dell’opposizione non più individuale ma politica” 42. La discussione tra Antigone e Creonte passa dal significato morale del gesto dell’eroina (il gesto va compiuto anche se non è utile e non modificherà niente; la potenza del tragico sta nell’affermazione di questo gesto) alla critica 37 Cfr. Guido Paduano, Antigone e la democrazia ateniese, in in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit. 38 Roberto Alonge, Antigone, volti di un enigma, in “Turin D@ms Review”, 2007, http://obelix.cisi.unito.it/turindamsreview/link/antigone.pdf 39 Roberto Alonge, Antigone, volti di un enigma, in “Turin D@ms Review”, 2007, http://obelix.cisi.unito.it/turindamsreview/link/antigone.pdf 40 Come afferma Lia Secci “il coro [è] il termine di paragone più sintomatico per le versioni moderne di tragedie greche” e nel rifacimento di Brecht continua a rivestire un ruolo fondamentale. Cfr. Lia Secci, Il mito greco nel teatro tedesco espressionista, cit., p. 134. 41 Bertolt Brecht, Antigone, traduzione italiana di M. Carpitella, in Sofocle, Anouilh, Brecht, Antigone. Variazione sul mito, a cura di Maria Grazia Ciani, cit., p. 142. Tavola 15 di Antigonemodell, cit.. La didascalia recita: “Antigone quando venne condotta, interrogata perché avesse infranto la legge, guardò intorno e vide gli Anziani, li vide atterriti e disse loro: questo è un esempio!” 42 Cesare Molinari, Storia di Antigone da Sofocle al Living Theatre, cit., p. 165. 6 www.turindamsreview.unito.it della condotta politica del tiranno43. Antigone svela la verità del potere dittatoriale: la guerra non è della patria, ma del despota: A. Sono due cose diverse morire per te e morire per la patria. C. E allora non c’è una guerra? A. Sì. La tua! 44 Creonte diviene, da accusatore, accusato e l’esito tragico di Antigone suggella il carattere annientatore della guerra “dal grande bottino”45, camuffata da amor di patria. Nel processo di razionalizzazione del mito messo in atto da Brecht la figura del sovrano assoluto è emblema della legge iniqua. Il personaggio “diventa, sulla scia della catastrofe europea, l’incarnazione di uno Stato inquinato dall’ingiustizia”46, tanto che il comportamento di Antigone provoca lo smascheramento delle contraddizioni insite al potere. Il ruolo dell’eroina sofoclea, infatti, si arricchisce in Brecht di una valenza demistificatoria. Lo stereotipo ideologico dell’autocrate guerrafondaio e ingannatore che occulta le peggiori nefandezze dietro un’apparenza pacifica, gaia ed entusiasta è rappresentato con la figura di un Creonte danzante (alza le ginocchia e abbassa il bacino, battendo ritmicamente i piedi per terra con impeto) mentre si accinge a parlare al popolo innalzando la maschera di Bacco, dio della gioia e della concordia47 (fig. 69). Si tratta di un enorme volto a forma rettangolare, caratterizzato da un sorriso abbozzato e da una capigliatura scomposta, fatta di ciuffi sfrangiati. La maschera è posizionata su un lungo bastone e usata all’occorrenza dal tiranno e dal coro di Anziani che partecipano alla ridda bacchica, giustapposta davanti al volto (fig. 34) o agitata in aria come un tirso dionisiaco. Creonte e il suo seguito danzano in maschera con pose che evocano la danza di Hitler alla capitolazione della Francia, di cui Brecht conserva testimonianza nei Diari di lavoro (17 giugno 1940): Hitler balla. Il Führer balla una giga per la vittoria. […] Immediatamente prima che fossero riprese queste immagini Hitler aveva firmato l’invito rivolto a Mussolini per un incontro a Monaco, allo scopo di accordarsi sulle condizioni da imporre alla Francia sconfitta. Egli è ebbro di gioia. Battendo energicamente i tacchi, serra i pugni e muove a scatti le braccia in su e in giù con un ghigno pieno di un’estasi spasmodica e affettata. […] Questo è il volto del trionfo, scoperto, sfacciato. 48 43 Cfr. Ibidem. Bertolt Brecht, Antigone, traduzione italiana di M. Carpitella, in Sofocle, Anouilh, Brecht, Antigone. Variazione sul mito, a cura di Maria Grazia Ciani, cit., p. 143. 45 Franca Angelini, Antigone antica e moderna, in Paola Trivero (a cura di)Per Antigone, Vittorio Alfieri nel 250° anniversario della nascita. Convegno di studi, Torino, 25-26 febbraio 1999, I Quaderni del Castello di Elsinore, DAMS, Università degli Studi di Torino, Studio Lexis, 2002, p. 28: “Sostanzialmente rispettoso del testo di origine, Brecht lo usa per una violenta requisitoria contro la guerra ‘dal grande bottino’, per la quale combattono i due fratelli eroicamente o vilmente ‘È giusto morire per la guerra o per la patria?’ – si chiede Antigone (è questa la chiave anche della ripresa del Living del 1967)”. 46 Luigi Forte, L’Antigone di Bertolt Brecht ovvero la tragedia del potere, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit., p. 238. 47 Cfr. Bertolt Brecht, Antigone, traduzione italiana di M. Carpitella, in Sofocle, Anouilh, Brecht, Antigone. Variazione sul mito, a cura di Maria Grazia Ciani, cit., pp. 158-159: “Bacco non devasta / il globo terrestre con mano violenta, bensì / Pacifico, fin da principio si associa / Al nascere di grandi accordi. Poiché non bellicosa / Con lui cospira la divina bellezza”. 48 Bertolt Brecht, Diario di lavoro, vol. I 1938-1942, a cura di Werner Hecht, traduzione italiana di Bianca Zagari, Einaudi, Torino 1973, p. 529, nota in riferimento alle illustrazioni di pp. 103-113. 44 7 www.turindamsreview.unito.it L’imperativo morale che Antigone incarna durante l’interrogatorio di Creonte (questo è un esempio) e la sua “libera azione” producono un netto distanziamento dal testofonte. Franco Perrelli ben evidenzia come nel gesto di Antigone si proietti il destino di Edipo e come solo questo induca lo spettatore greco ad una pena profonda. “Di contro, se si vedesse il gesto dell’eroina come un fatto isolato, come una collisione tra l’amore di sorella e l’arbitrario divieto umano, Antigone cesserebbe di essere una tragedia greca, sarebbe un soggetto tragico del tutto moderno, come in Antigone, curva sotto il peso della tavola, di fronte a Creonte sullo scranno effetti accade nello spettacolo del Living Theatre e in tutte le interpretazioni in chiave più o meno politica del suo mito”49. L’esempio dunque rientra in una concezione storica: il gesto deve essere imitato, ma l’io-attante (Antigone) non compie una mimèsi del gesto, bensì lo “narra” come una testimone, secondo la dimensione epica della teoria brechtiana; “Antigone vive nell’atto stesso di raccontarsi e per raccontarsi”50. Occorre ricordare a questo proposito che egli intende praticare una “letterarizzazione” del teatro: sostituire al “figurato” il “formulato”51. In questa direzione si colloca l’uso dei cartelli, dei titoli e delle didascalie in tutte le messinscene brechtiane e dunque anche nel “dramma didattico”52 dell’Antigone. La scelta del passato remoto nei titoli che accompagnano le immagini del modellbuch e che sono recitati dagli attori in scena come brevi preludi all’azione ha la duplice funzione di situare l’evento in uno spaziotempo lontano e contemporaneamente di presentificarlo e universalizzarlo attraverso il drama agito. Il dialogo che si intreccia tra la parola e l’immagine, tra le didascalie e la scena delinea un coerente percorso epico-illustrativo, una sorta di trama visiva, in cui i nessi semantici e i segni iconici concorrono alla realizzazione di una partitura mimico-recitativa di “esemplare contemporaneità”53. È sufficiente a tal proposito osservare lo sviluppo dell’iconografia di Antigone. Nel bozzetto di Neher l’eroina tragica compare con la testa e le braccia chiuse da una gogna (fig. 78), strumento di tortura e ludibrio che traduce metaforicamente l’upò zugo, “sotto il giogo”, del testo sofocleo54. La gogna sarà poi sostituita in scena da una tavola di legno (fig. 70) che costringe l’attrice ad assumere una posizione curva in avanti, con le mani appoggiate alla schiena, incastrate all’interno di due fori praticati nel legno (fig. 18). La sentinella ha appoggiato quest’asse sulla donna prima del suo ingresso nell’area della rappresentazione. La partitura fisica dell’attrice e l’oggetto metaforico esprimono in modo illustrativo la schiavitù del popolo nei confronti del tiranno. La battuta che Antigone pronuncia è: Non è vero. Terra è fatica. Per l’uomo la patria 49 Franco Perrelli, Kierkegaard, Antigone e la costruzione del dramma moderno, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit., p. 213. 50 Stefano Bajma Griga, Bertolt Brecht, Antigone, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit., p. 254. 51 Bertolt Brecht, Scritti teatrali, cit., p. 38: “Letterarizzazione significa sostituire al 'figurato' il 'formulato': essa dà al teatro la possibilità di stabilire una connessione con altri istituti dediti all’attività spirituale; ma rimane un fatto unilaterale finché anche il pubblico non partecipi ad essa e, attraverso essa, riesca a penetrare al di sopra della vicenda”. 52 Roberto Alonge, Antigone, volti di un enigma, in “Turin D@ms Review”, 2007, http://obelix.cisi.unito.it/turindamsreview/link/antigone.pdf 53 Stefano Bajma Griga, Bertolt Brecht, Antigone, in Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit., p. 254. 54 Cfr. nota seguente. 8 www.turindamsreview.unito.it Non è solo la terra, la casa: non dove ha versato Sudore, né la casa che derelitta attende il fuoco Non chiama patria il luogo ove ha chinato la testa.55 La resistente della versione brechtiana, costretta ad una posa innaturale come in un calvario cristologico, traballa sotto il peso della tavola, ma quando l’azione lo richiede denota fermezza e determinazione e lo strumento di tortura accresce la sua imponenza e la sua ostinazione. Anche l’ambientazione scenica entro cui si muove è considerata da Brecht spazio esemplare, che ha l'obbligo di essere conservato proprio in quanto capace di sopportare qualsiasi variazione. L’allestimento, infatti, si presenta scarno ed essenziale. Non esiste sipario. Allo spettatore deve essere chiaro che l’attore non è immedesimato nel personaggio, ma sta raccontando una storia cui ha assistito, annullando così qualunque disposizione illusionistica. Gli attori, come quasi sempre avviene nelle messinscene di Brecht, occupano il palco per tutta la durata dello spettacolo, seduti su lunghe panche ai lati della scena ma comunque a vista. Solo quando entrano nello spazio della recitazione, ben illuminato, assumono gli atteggiamenti prescritti per i personaggi. Le azioni sceniche si svolgono di fronte ad un emiciclo di paraventi. Il luogo della rappresentazione è delimitato da quattro bastoni sopra i quali sono appesi teschi equini, carcasse teriomorfe simbolo di distruzione e morte. Tra le rovine della Germania e dell’Europa tutta, Brecht scopre nel mito una testimonianza paradigmatica che, se vivificata e fatta vibrare, è in grado di risvegliare lo spirito politico dei contemporanei, come tensione verso lo svelamento. Sul piano formale, individua nel modello un percorso di avvicinamento al “vero”56; un processo di attualizzazione della parola parlata, che ha lo scopo di narrare ed illustrare la realtà per agire su di essa. Sì, ogni volta che ritorna Creonte, ritorna anche Antigone.57 55 Bertolt Brecht, Antigone, traduzione italiana di M. Carpitella, in Sofocle, Anouilh, Brecht, Antigone. Variazione sul mito, a cura di Maria Grazia Ciani, cit., p. 145. Ai vv. 289-292 del testo sofocleo Creonte recita: “Piuttosto, c’è in questa città gente che sopporta a stento il mio governo, scuote il capo in silenzio, e non piega il collo sotto il giogo come è giusto, non mi obbedisce volentieri”, traduzione di Guido Paduano. 56 Cfr. Bertolt Brecht, Scritti teatrali, cit., p. 191. 57 Roberto Alonge (a cura di), Antigone, volti di un enigma, cit., Prefazione, p. 8. Per un approfondimento del tema si veda Rossana Rossanda, Antigone ricorrente, saggio introduttivo a Sofocle, Antigone, traduzione di Luisa Biondetti, Feltrinelli, Milano 1987. 9 www.turindamsreview.unito.it