grafica cinzia marotta Antigone di Valeria Parrella regia Luca De Fusco con (in o. a.) Gaia Aprea (Antigone) Fabrizio Nevola (Emone) Giacinto Palmarini (Corifeo) Alfonso Postiglione (Il guardiano) Nunzia Schiano (Detenuta) Paolo Serra (Il legislatore) Dalal Suleiman (Corifea) e con la partecipazione di Antonio Casagrande (Tiresia) scene Maurizio Balò costumi Zaira de Vincentiis disegno luci Gigi Saccomandi musiche originali Ran Bagno regista assistente Alessandra Felli assistente alle scene Davide Amadei assistente ai costumi Marianna Carbone coreografie aeree Maria Teresa Cesaroni trucco vincenzo cucchiara ANTiGONE direttore di scena Teresa Cibelli capo macchinista Nunzio Opera macchinista Salvatore Grimaldi datore luci Ciro Petrillo fonico Diego Iacuz videoproiezioni Alessandro Papa sarta Roberta Mattera segretaria di produzione Natalia Di Vivo realizzazione scene Mekane realizzazione costumi The One noleggio scarpe Pompei guanti Omega materiale elettrico, fonico e video Emmedue assistente volontaria Cecilia Sacchi si ringrazia Elena Soria Con il patrocinio di produzione fondazione campania dei festival - Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli date 25, 26 settembre - ore 21.00 durata 1h 30min lingua italiano luogo teatro mercadante © francesco squeglia Polinice, ferito in battaglia molti anni orsono, è tenuto in vita da un respiratore artificiale. Sua sorella Antigone, interpretata da Gaia Aprea, sfidando le leggi dello Stato, cerca di interrompere le cure per dargli degna sepoltura. Questo il fulcro dell’Antigone di Valeria Parrella che il regista Luca De Fusco porta in scena con un cast di attori di primissimo livello (Antonio Casagrande, Fabrizio Nevola, Giacinto Palmarini, Alfonso Postiglione, Nunzia Schiano, Paolo Serra, Dalal Suleiman) e con l’ausilio di videoscenografie dal forte impatto emotivo. Le scene sono firmate da Maurizio Balò, le luci da Gigi Saccomandi, i costumi da Zaira de Vincentiis, il tutto sulle musiche originali di Ran Bagno. Luca De Fusco, lo spettacolo nasce da un testo commissionato a Valeria Parrella... Questa di Valeria mi è subito sembrata una Antigone necessaria. Rilegge infatti il mito con gli occhi di oggi, spostando l’antico problema della sepoltura su un versante molto più contemporaneo, quello dell’eutanasia, ma riaffermando il vero nocciolo della questione: la contrapposizione tra legge naturale e legge degli uomini. Significativamente, nel testo Creonte viene menzionato non col suo nome ma con quello simbolico di Legislatore. Anche il linguaggio e la struttura drammaturgica del testo da una parte conservano la morfologia antica (con Parodo, Stasimi, Episodi… ) dall’altra sono condensate in una prosa prosciugata, ristretta, che si presenta quasi come un “concentrato di Antigone”. Il tema centrale della sepoltura viene qui sostituito con un argomento molto attuale come l’accanimento terapeutico, qual è la sua opinione? Ho subito apprezzato la posizione laica di Valeria sull’argomento. La nostra Antigone è certamente un’eroina, com’è giusto che sia, ma il Legislatore non è affatto il male assoluto. Io stesso non ho convinzioni definitive sul tema. Credo che la cosa più giusta la dica il nostro coro “ristretto” quando afferma che la questione non riguarda il Legislatore, e quindi la legge, e che “il legame fa cambiare il giudizio”. Nessuna verità definitiva, quindi. Come ha lavorato allo spettacolo? Ho puntato su una messinscena essenziale, del tutto priva di azione e dove una forte presenza delle musiche di Ran Bagno, musicista già applaudito a giugno con la Vertigo Dance Company, tenda a sostenere la parola. Il testo è antinaturalistico, quasi concettuale: i personaggi sanno di essere tali. I corifei si chiedono se abbia ancora senso far parte di un coro ormai quasi estinto, Tiresia è consapevole di essere un personaggio fantastico e Antigone sa benissimo di essere un mito. Ho tentato quindi di scolpirli nel buio, di farli spiccare nella scatola nera di Maurizio Balò come puri concetti, o fantasmi, o ricordi. Nella messinscena gioca un ruolo importante il video... È dall’inizio della mia carriera che cerco di mescolare teatro e cinema. Appartengo ad una generazione che ha avuto Einstein on the Beach come riferimento. È un segno che porteremo per tutta la nostra vita Sembra si tratti di uno spettacolo che si discosta molto dal suo recente L’opera da tre soldi… In L’opera da tre soldi le esigenze del musical e la presenza dei mattatori diluivano il segno della regia. Questo spettacolo si collega di più al precedente Vestire gli ignudi che non a caso si basava sulla interpretazione di Gaia Aprea, mia attrice di riferimento e Paolo Serra, che allora come oggi esercitano il loro talento con un formidabile autocontrollo recitativo, offrendo, insieme ovviamente a tutti gli altri interpreti, una recitazione sospesa tra teatro e cinema. Anche nei prossimi spettacoli lavorerò in una direzione sempre più astratta. Non dobbiamo cercare più il naturalismo mimetico ma un rapporto sempre più stretto tra parola, musica, immagine.