E’ il fenomeno che coinvolge prodotti che di italiano hanno solo il nome; vale a dire quei cibi e quelle bevande che vengono prodotti e venduti utilizzando in maniera impropria parole, immagini, marchi e ricette che si richiamano all'Italia, ma che non hanno nulla a che fare con la nostra cucina. L’Italian sounding è da tempo diffuso. ( Si pensi che solo nel 2013 ha segnato un forte giro d’affari pari a 16 miliardi di euro). Trova le sue origini negli Stati Uniti, per poi diffondersi anche in altri Paesi del mondo come il Brasile e l’Argentina. Molteplici aziende sono state create da italo-americani e assorbite successivamente da multinazionali, che nel corso di questi anni sono state capaci di attivare efficaci politiche di distribuzione e un marketing aggressivo, agevolate anche da un sistema di protezione del marchio(diverso da quello vigente in Italia ed in Europa), sono così divenute temibili concorrenti degli esportatori italiani, conquistando quote di mercato rilevanti. Si tende tuttavia a tollerare a malavoglia il fenomeno perché le controparti sono spesso potenti catene della grande distribuzione, ma anche per inconsapevolezza sulle possibilità di tutela, poiché i marchi contraffatti sono imitazioni dei Brand italiani, che portano ugualmente e inevitabilmente il consumatore straniero ad acquistare il falso prodotto Made in Italy. In questo modo si mortifica quel corredo di sapori e odori che nasce e appartiene solo alla nostra terra. L’agropirateria è la contraffazione vera e propria ed è perseguibile penalmente. L'italian sounding invece costituisce un enorme business che si muove in una zona grigia e può essere combattuto solo attraverso regole e accordi internazionali, che consentano di assicurare una totale trasparenza sulla qualità delle materie prime e sui processi produttivi utilizzati dagli operatori della filiera. Un'azione necessaria, soprattutto in aree come gli Stati Uniti e il Canada, dove il 'simil-italiano' supera il vero Made in Italy di quasi 10 a 1 . L’Italia è al primo posto come Paese per riconoscimenti ottenuti. Nel grafico che segue vengono messi a confronto, a titolo di esempio, i prezzi al consumo di alcuni prodotti Dop ed Italian Sounding per la stessa categoria, con prevalenza di esempi sui formaggi che sono tra i prodotti più colpiti, come rilevati a New York. 4 prodotti agroalimentari su 10 sono i prodotti realizzati con materia prima estera. 1 su 3 è un vero e proprio falso. 185 euro al mese è la spesa media per nucleo familiare per costruire un menu che risulta per più del 40% non Made in Italy . 6 miliardi di euro è il danno che ogni anno il sistema agricolo nazionale, nel suo complesso, subisce. Per ogni prodotto agricolo realizzato nei campi o negli allevamenti italiani si genera, tra contraffazioni e imitazioni, un business cinque volte più grande. 23 miliardi di euro è il fatturato dell’export dell’agroalimentare Made in Italy . 60 miliardi di euro è il fatturato delle falsificazioni di prodotti nazionali. 2 prosciutti su 3 sono prodotti con maiali stranieri e sono venduti per italiani . Circa il 45% delle mozzarelle sono prodotte con latte e anche cagliate straniere. Più del 60% del latte a lunga conservazione non è prodotto in Italia. 21 miliardi di euro è il valore dell’Italian sounding nella sola Ue. 13 miliardi di euro è il valore dei prodotti originari italiani nella Ue. [Fonte: Coldiretti] Negli Stati Uniti sugli scaffali dei supermercati americani per ogni prodotto nostrano ce ne sarebbero altri 3 che d’italiano hanno solo l’apparenza. E il danno è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera difesa delle Dop, Igp e Stg. Nella sola Unione Europea l’italian sounding vale 21 miliardi contro i 13 miliardi dei prodotti originari. Anche in Italia il fenomeno è in crescita: ogni anno entrano prodotti alimentari ‘clandestini’ e ‘pericolosi’ per oltre 2 miliardi di euro, quasi il 5% della produzione agricola nazionale. Prodotti alimentari italiani più imitati: - Parmigiano Reggiano - Pomodoro San Marzano - Mozzarella di Bufala Campana - Prosciutto di Parma La denominazione Parmigiano Reggiano è la più copiata nel mondo e assume varie denominazioni dal Parmezano al Regianito. La Corte di giustizia europea ha stabilito che in Europa il Parmigiano Reggiano DOP può essere venduto con la denominazione “Parmesan”. Ma negli USA il termine Parmesan richiesto ed ottenuto viene utilizzato per dalle autorità tedesche il indicare alcuni formaggi sequestro immediato di a pasta dura e passati falsi formaggi. come formaggi italiani, ma ben lontani dal loro vero sapore. Recentemente è stato sventato un nuovo tentativo di contraffazione alla fiera Anuga di Colonia, dove le Dop italiane hanno Negli Stati Uniti viene commercializzato con il marchio San Marzano, il pomodoro prodotto in California. Addirittura in Florida i ricercatori stanno cercando di trovare la ricetta perfetta per imitare al meglio il nostro pomodoro San Marzano. Ogni anno i giornali ci raccontano storie riguardanti le falsificazioni della mozzarella di bufala, ad esempio il 2008 fu l’anno della mozzarella alla diossina, nel 2009 l’imprenditore Luigi Chianase venne sorpreso ad annacquare il latte e nel 2010 si diede il via alle cosidette “mozzarelle blu”. Il fenomeno dell’italian sounding maschera la frode sotto nomi fantasiosi come la “buffalo mozzarella”. In Canada la società Maple Leaf Foods ha registrato come proprio il marchio “Parma”, per questo il vero prosciutto di Parma Dop viene venduto con un altro nome: “Prosciutto originale”. Negli ultimi anni il Consorzio prosciutto di Parma aveva ottenuto dalle autorità canadesi il riconoscimento di "autorità pubblica", potendo così impedire la registrazione della sua immagine, il logo della corona ducale con la scritta “Parma”; poi però la Corte federale di Ottawa, dopo ricorso della Maple Leaf Foods, ha deciso che “effettivamente il Consorzio non può essere considerato secondo la legge canadese come un'autorità pubblica", quindi da adesso in poi, nei negozi canadesi, avremo dunque un prosciutto canadese che si chiama “prosciutto di Parma” e che ha anche il logo identico a quello del vero Parma Dop italiano. Altri prodotti sono: lo Spicy Thai (Pesto statunitense), l‘Olio Romulo (venduto in Spagna), il Chianti (prodotto in California), ma anche una curiosa Mortadela Siciliana (dal Brasile )e il Provolone (del Wisconsin). Ma non mancano le Penne Napolita, i Fusilli Di Peppino (confezionati in Austria), e poi il Brunetto, la Nugtella (crema alla nocciola e marijuana, venduta solo con ricetta in quanto prodotto a scopo terapeutico, ma il logo è lo stesso della nostra Nutella). Si potrebbero attuare strategie di rafforzamento dei punti di debolezza come: la distribuzione di un prodotto di qualità media, accessibile economicamente a tutti e la possibilità di creare un nuovo prodotto con materia prima italiana che si adatti alle esigenze e allo stile di vita americano. Vi sono numerose opportunità per combattere l’Italian Sounding ma i troppi limiti giuridici ostacolano una leale competizione del Made in Italy. Una svolta alla lotta a questo fenomeno potrebbe essere la diffusione della pubblicità comparativa che aiuta i consumatori stranieri a distinguere il vero dal falso.