rivista di architettura e arti del progetto settembre/ottobre 2014 Italia € 12,00 Canada CAD 39.95/Germany € 24.80/UK GBP 19.50/Greece € 22.00/Portugal € 22.00/Spain € 22.00/Switzerland CHF 30,00/USA $ 40.95/Belgium € 22,00 136 Rivista Bimestrale/Poste Italiane SpA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Bologna elements Álvaro Siza / Alberto Campo Baeza / Vo Trong Nghia Architects / David Chipperfield Architects / Archea Associati / MVRDV / studio PHENOMENON / Pezo von Ellrichshausen / Andreas Fuhrimann Gabrielle Hächler Architekten / C+S / Lussi+Halter Partner / spbr arquitetos / Inês Lobo / Adept / Radionica arhitekture / Architecture Project / lisbon itineraries / design focus bathroom design focus bathroom essay II Alfonso Morone VI Paolo Giardiello interview VIII Roberto Lazzeroni, Andrea Lupi zoom XII Duravit per uno spazio di grandi contrasti! XVI XVII XVIII XIX XX XXI XXII XXIII XXIV XXV XXVI XXVII XXVIII XXIX XXX XXXI XXXII XXXIII object Tavola, Tavoletta, Andrea Crosetta/Antrax Texture Collection, Meneghello Paolelli Associati/Fima Carlo Frattini Azuley, Meneghello Paolelli Associati/Artceram SML, Grohe design department/Grohe Focus, Hidra design department/Hidra Milanoslim, Franco Sargiani/Fantini Bucket, Giovanna Talocci/Scarabeo Intersezione, Luca Scacchetti/Gattoni Rubinetteria Silence e Reflection, Cosentino design department/Cosentino Group pura 5000 new, duka design department/duka Vitalo, King & Kiranda/Zehnder Group Italia Bonola, Jasper Morrison/Ceramica Flaminia Specchi per bagno, J&J design department/J&J I Naturali, Laminam design department/Laminam District Garage, Refin design department/Ceramiche Refin Déco d’Antan, Tagina design department/Tagina Ceramiche d’Arte Juta, Lorenzo Palmeri/Stone Italiana (con Jannelli&Volpi) Onda, Benzima/Romagna Plastic XXXIV review showroom XL Showroom Marazzi, Milano factory XLV Casalgrande Padana II design focus essay mediterraneo: artigianato e produzione nell’uso della ceramica in architettura mediterranean: ceramics in architecture between crafts and production text by Alfonso Morone Attraverso la produzione ceramica si concretizza l’idea del Mediterraneo come “cicatrice” tra cultura occidentale e orientale. Un mondo concreto che si trasforma in un racconto fiabesco con l’esplosione del colore. The ceramic production is an embodiment of the idea of Mediterranean as a “scar tissue” between the Western and the Eastern culture. A concrete world which is transformed into a fairy tale with an explosion of colour. Agli inizi degli anni Cinquanta Paolo Soleri, dopo un primo soggiorno negli Stati Uniti, rientrò in Italia. Dopo aver trasformato un pulmino nella sua casa-studio itinerante, iniziò un viaggio lungo la penisola che lo porterà anche sulla costiera amalfitana. Si ferma a Vietri sul Mare per apprendere l’antica arte della ceramica. Qui incrocia la famiglia di ceramisti Solimene che lo incarica di realizzare la loro nuova fabbrica. Essa resta una delle realizzazioni architettoniche che riesce, chiaramente, a trasferire in un opificio l’intima consapevolezza del processo ceramico e la sua ancestrale poetica. La struttura compositiva della fabbrica è caratterizzata da verticalità e circolarità, aspetti che nascono dall’emulazione del processo al tornio con cui si modella, plasmandolo dal fondo verso la cima, il vasellame. Un ulteriore suggerimento verso il dimensionamento prevalentemente verticale è dato dai tradizionali forni di cottura a legna, che si sviluppavano fortemente in altezza. La fabbrica si articola attraverso una serie di volumi cavi, svasati verso l’alto in modo da convogliare verso l’interno il massimo della luce, lasciando alla superficie di facciata la funzione di tessitura grafica. All’interno una rampa elicoidale parte dal piano terra, ove insiste l’area commerciale ed espositiva, giungendo sino ai livelli superiori, ove avviene la lavorazione. Una spettacolare selva di pilastri a vista crea la maglia strutturale capace di tenere assieme una tale complessità spaziale, utilizzando la rampa come elemento di irrigidimento orizzontale.L’idea ciclica, continua, dello spazio come percorso è evidentemente legata all’ organicismo del Gugghenheim Museum di New York di Wright. All’esterno la facciata è costituita da una serie di volumi tronco conici con un andamento ondulato, connessi da vetrate triangolari aggettanti. L’elemento caratterizzante del rivestimento è il componente ceramico, costituito da dischi regolari disposti in file. Fondi di vasi in terracotta, le antiche “mummarelle” pervenuteci dall’architettura romana, lasciate grezze o smaltate verde bottiglia, che – annegate nel calcestruzzo – rivestono e decorano la facciata. Questa trama rappresenta il legame più evidente con il luogo, ma anche un modo molto semplice, ancora oggi efficace dopo cinquant’anni dalla sua messa in opera, per ridurre i problemi legati alla coibentazione ed alla manutenzione in facciata. L’uso adeguato di un materiale diviene, in questa parte dell’edificio, un legame con la storia, con la cultura materiale ed antropologica del luogo in un senso di continuità con una produzione antica che affonda le sue radici lontano, nel mondo arabo, nella diffusione in tutto il Mediterraneo di una tecnica, che permette, a partire dalle cupole maiolicate policrome di cui è punteggiata la costiera di produrre un linguaggio completamente moderno. L’uso contemporaneo di una struttura muraria ondulata nella facciata e del suo completamento mediante piccoli punti di colori, pixel che ne esaltano la trama, creano un effetto di moto continuo che, ancora una volta, rimanda ad una superficie marezzata, ma anche ad un movimento plastico continuo, come quello della materia ceramica non ancora cotta. L’associazione visiva più immediata è allora con Antoni Gaudì, in special modo attraverso la teoria di alberi pietrificati del Parco Guell a Barcellona. Ma, nonostante questi retroterra, l’opera di Paolo Soleri è un unicum che non tralascia mai le necessità di un opificio industriale moderno, le richieste della famiglia Solimene di Vietri sul Mare, le sue esigenze e la sua identità. A ben vedere questo senso di continuità è proprio l’elemento che in maniera più evidente lega un luogo, il Mediterraneo, alla sua cultura materiale attraverso un tipico processo di lavorazione identitario, come quello ceramico. Ricostruire gli intrecci che hanno portato alla diffusione della produzione ceramica nel bacino del Mediterraneo, significa, infatti, inevitabilmente parlare di popoli, di rotte, di culture, in una sorta di racconto d’avventura che, superando gli ambiti specifici, contribuisce a dare un senso più generale e concreto all’idea stessa di Mediterraneo. Una storia che, pur avendo a soggetto l’evoluzione di una produzione materiale nel tempo, come in un racconto acquerellato di Corto Maltese, ci parla attraverso i colori e le forme, delle vicende dei tanti popoli che hanno abitato nei secoli il Mediterraneo e che hanno gettato le basi della stessa storia dell’uomo. Per primi cretesi e micenei, successivamente macedoni, romani, bizantini e poi subito dopo l’Islam. Attraverso la produzione ceramica si concretizza l’idea stessa del Mediterraneo espressa da Braudel come “cicatrice” tra la cultura occidentale e quella orientale. Un mondo concreto che si trasforma in un racconto fiabesco con l’esplosione del colore. La ceramica, nelle sue varie applicazioni locali, concretizza l’idea di Gillo Dorfles dell’esistenza di una “peculiarità creativa“, che accomuna le genti dell’Africa Settentrionale, delle penisole greca, italiana, iberica, con le sponde dell’Asia Minore e le grandi isole di Sardegna, Sicilia, Creta e Malta e che unisce nel tempo le generazioni. Tinte marezzate, luminose e forti, che attraverso le decorazioni ceramiche si diffondono in tutto il Mediterraneo. Il blu persiano, ricavato dalla macinazione delle pietre di lapislazzuli, il cobalto, il verde smeraldo ed il bianco, in una ricerca che usa a modello l’universo dei colori che proviene dalla quotidiana esperienza del mare. Proprio il mare è alla base di altri due progetti, differenti per epoche e progettisti, ma che confluiscono nel medesimo modo di utilizzare in maniera, assieme, localistica ed universale, la ceramica. Il primo è l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento progettato nel 1962 da Gio Ponti. All’interno i motivi decorativi delle ceramiche dei pavimenti e i ciottoli bianchi e blu incastonati nelle pareti verticali formano un sistema decorativo generato, evidentemente, dai paesaggi marini circostanti. Ponti riproponendo gli accostamenti fatti per le ville Arreaza a Caracas (1956) e Nemazee a Teheran (1957-64), applica anche a Sorrento il principio della bicromia e disegna 30 decori diversi in bianco e blu usando un solo modulo di piastrella 20×20cm. Per ogni camera individua una serie cromatica, ottenendo così cento diverse combinazioni, corrispondenti esattamente al numero delle stanze dell’Albergo. Al piano terreno per gli spazi comuni, reception, hall, sala fumatori, ristorante e bar, la decorazione si applica anche sulle pareti verticali con le placche murate di maiolica bianca e azzurra dell’amico artista Fausto Melotti. IV design focus essay L’ideale conclusione di questo nostro breve percorso può essere individuata nella stazione Toledo della Metropolitana di Napoli, recentemente progettata dall’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca. Nel passaggio verso il sottosuolo, dopo aver attraversato le prime rampe delle scale mobili in cui domina il color ocra del rivestimento, riferimento al tufo napoletano dell’edificato, il superamento della quota sottostante il livello del mare è segnato dall’ingresso nella Galleria del Mare in cui Bob Wilson, volendo ricreare la mobilità ed i colori dell’habitat acquatico, ha utilizzato un rivestimento ceramico mosaicato a motivi marini. In the early Fifties Paolo Soleri returned to Italy after his first sojourn in the United States. After transforming a small bus into his first travelling home-studio, he began a journey across the peninsula, during which he also visited the Amalfi coast. While staying at Vietri sul mare to learn the ancient art of ceramics, he met the Solimene family of ceramists and was entrusted with the task of designing their new factory. This building still remains an example of work of architecture which clearly succeeds in turning an appreciation for the ceramic process and its ancestral fascination into a factory. The compositive structure of the factory is characterized by vertical and circular developments, inspired by the process of turning at the wheel, where the vases are moulded in an ascending movement. The traditional wood-fired kilns echo this vertical development. The factory building is organized in a series of hollow volumes that flare upwards so as to allow as much daylight as possible in the interior, while the surface of the façade gives the aggregate a graphic texture. Inside the building a helical ramp starts at the ground floor, which houses the commercial area and the showroom, connecting it to the upper floors where the crafting takes place. A fascinating forest of pillars left in view forms the structural web capable of connecting this spatial complexity, while the ramp serves as horizontal bracing element. The idea of cyclical, continuous space as itinerary is clearly linked to the organic quality of Lloyd Wright’s Guggenheim Museum in New York. The external façade consists of a series of frustum volumes with an undulated development, connected by projecting triangular windows. It is characterized by the facing elements, consisting of regular discs arranged in rows. Bottoms of terracotta vases, shaped as the ancient amphorae which have reached us from Roman architecture, unglazed or with bottle green glaze, which – immersed in the concrete – cover and decorate the façade. The pattern formed by these elements represents the most evident bond with the location, but it is also a very simple way, which still works efficiently today, fifty years after its realization, to reduce the problems associated with insulation and maintenance of the façade. The adequate use of a material in this part of the building becomes a link with history, with the material and anthropological culture of a place, creating a sense of continuity with the ancient tradition of pottery which has distant roots in the Arab world and the diffusion in the entire Mediterranean of a technique which allows, like the polychrome majolica domes to be found here and there along the coast, to produce a completely modern language. The contemporary use of an undulated masonry structure on the façade and its completion with small points of colours, pixels which exalt its web, create an effect of continuous movement which, yet again, evoke a marbled surface, but also a continuous plastic movement like that of unfired clay. The most immediate visual association is with Antoni Gaudì, and especially his row of petrified trees at the Park Guell in Barcellona. But in spite of these references, Paolo Soleri’s work is a unicum which never neglects the requirements of a modern industrial factory, the requests of the Solimene family at Vietri sul Mare, its needs and its identity. An attentive observation shows that this sense of continuity is precisely the element which most evidently links a place, the Mediterranean, to its material culture through a characteristic craft as Nella pagina precedente: vista generale e dettaglio della facciata della fabbrica di Solimene (foto di R. Giardiello). In questa pagina: vista generale dell’interno della fabbrica (foto di R. Giardiello). On previous page: general view and detail of the façade of the Solimene’s factory (photo by R. Giardiello). In this page: interior total view of the factory (photo by R. Giardiello). that of ceramics. In fact, to reconstruct the interactions which have led to the diffusion of pottery in the Mediterranean basin inevitably means to speak about peoples, routes and cultures in a kind of adventure which, going beyond specific contexts, contribute to give a more general and concrete meaning to the very idea of Mediterranean. A story which, even if it concerns the evolution of a traditional craft over time, speaks to us like a water-coloured story by Corto Maltese, about the colours and the forms, the vicissitudes of all the peoples which have made the Mediterranean its home over the century, laying the foundations for the very history of mankind. First Cretans and Mycenaeans; later Macedonians, Romans, the Byzantine and, immediately after them, Islam. The ceramic production is an embodiment of the very idea of Mediterranean, expressed by Braudel as a “scar tissue” between the Western culture and the Eastern one. A concrete world which is transformed into a fairy tale with an explosion of colour. In its various local forms, ceramics bear witness to Gillo Dorfles’ idea of the existence of a “creative peculiarity” which brings together the people of North Africa, the Greek peninsula, Italian, Iberian, with the shores of Asia Minor and the great islands of Sardinia, Sicily, Creta and Malta, uniting the generations in time. Marbled, luminous and intense colours have been diffused through ceramic decorations in the entire Mediterranean basin; Persian blue, obtained by grinding lapis lazuli stone, cobalt, emerald green and white, in a research inspired by the universe of colours characterizing the sea. It is precisely the ocean which has served as inspiration for another two projects, in different periods and by different designers, united by a similar way to combine the local and universal properties of ceramics. The first is the Parco dei Principi Hotel in Sorrento, designed by Gio Ponti in 1962. In the interior the decorative motifs of the ceramics used to cover the floors, and the white and blue pebbles embedded in the walls, form a decorative system which is clearly inspired by the surrounding seascapes. Ponti reproposes the combinations used in two villas, the Arreaza in Caracas (1956) and Nemazee in Teheran (1957-64), adopting two colours also in the design in Sorrento, where he designs 30 decorations in blue, using a single tile module measuring 20x20cm. He identifies a chromatic series for each room, thus creating a hundred different combinations, which corresponds exactly to the number of rooms of the hotel. In the public areas on the ground floor – the reception, hall, smoking room, restaurant and bar – the decoration is also applied on the walls, where panels in white and blue majolica created by his friend, the artist Fausto Melotti, are mounted in the walls. We may conclude our short itinerary with the Toledo station of the Subway of Naples, recently designed by the Catalan architect Óscar Tusquets Blanca. In the corridors that lead from the surface to the underground area, after having passed the first escalators where the ochre colour of the surface dominate, echoing the Neapolitan tufa stone of the buildings, the level which descends below sea level is marked by the entrance to the Ocean Tunnel in which Bob Wilson, wanting to recreate the mobility and colour of the water habitat, has faced the walls with ceramic mosaics, covering them with marine motives. Bibliografia / Bibliography – F. Braudel, Il Mediterraneo, lo spazio, la storia, gli uomini e le tradizioni, Bompiani, Milano, 1999. – G. Dorfles, “Medesign” tra mito e realtà, in Fagnoni Raffaella, Gambaro Paola, Vannicola Carlo, Medesign_Forme del Mediterraneo, Alinea Editrice, Firenze, 2004. – Enrico Sicignano, Paolo Soleri. Fabbrica di ceramica a Vietri sul Mare, in “Costruire in laterizio” n. 61, 1998. VI design focus essay l’intimità condivisa a shared intimacy text by Paolo Giardiello Il bagno è un luogo dello spazio architettonico fortemente condizionato dall’uso che richiede prestazioni elevate e specifici apparati per svolgere le azioni a cui è deputato. The bathroom is a place in an architectural interior which is strongly conditioned by its use, which requires a high performance and specific devices. Per introdurre il tema dei luoghi destinati alla cura del corpo e all’igiene, e le loro dotazioni, può essere utile riferirsi a due casi emblematici – un oggetto e uno spazio – che servono a comprendere il senso reale, oltre l’indispensabilità funzionale, di tali ambienti. Il primo, l’oggetto, è la Fontana di Marcel Duchamp, ready-made realizzato nel 1917 con un orinatoio capovolto; il secondo, lo spazio interno, è il bagno della camera padronale di Ville Savoye, di Le Corbusier, progettata nel 1928. Questi due riferimenti rappresentano, ognuno nel suo genere, due interpretazioni della forma e del linguaggio, dello spazio e della funzione, che hanno esplicitato e mutato, direttamente o indirettamente, il modo di intendere, sia gli strumenti e gli apparati necessari allo svolgimento delle azioni in tali luoghi, sia il senso di un ambito così privato; quindi, il modo con cui esso può essere articolato, ovvero entrare in relazione con altri spazi. L’orinatoio, usato provocatoriamente dall’artista francese a svolgere la funzione di “fontana”, colpisce in quanto la sua forma, assolutamente riconoscibile da chiunque, resta, per quanto ruotata, indelebilmente collegata alla sua finalità più prosaica. Il bagno è infatti un luogo dello spazio architettonico – come la cucina in ambito domestico o la sala operatoria nell’edilizia ospedaliera – fortemente condizionato dall’uso che richiede prestazioni elevate Le Corbusier, Poissy, villa Savoye, 1928 (foto di Paul Koslowski © Fondation le Corbusier). Le Corbusier, Poissy, villa Savoye, 1928 (photo by Paul Koslowski © Fondation le Corbusier). e specifici apparati per svolgere le azioni a cui è deputato; apparati che poi, anche se avulsi dal contesto, se utilizzati per rappresentare altro, continuano ad evocare la funzione originaria. La loro forma, nata da necessità tecniche e pratiche, é essa stessa linguaggio, espressione divenuta simbolica della funzione. Funzione che Le Corbusier reinterpreta con il suo progetto, dove il bagno non é più un ambiente delimitato, chiuso e distinto dal resto della casa, ma é scomposto in sotto-ambiti funzionali, ognuno col suo livello di privacy e quindi di condivisione di momenti da vivere con chi usa i medesimi spazi. Il bagno padronale di Ville Savoye, infatti, relega in un ambito chiuso solo la parte funzionale più intima mentre pone, in corrispondenza dell’accesso della stanza, bene in vista, il lavandino, la vasca, e la celebre chaise longue in piastrelle a ridosso del letto matrimoniale. Le singole azioni che si svolgono nel bagno vengono separate, la funzione é riletta in momenti caratterizzati da diversi livelli di intimità, i pezzi igienici vengono mostrati come preziose icone della modernità, prive di decorazioni con cui smorzare l’aspetto funzionale. Anzi, proprio il portato simbolico di tali componenti, altrimenti viste solo come strumenti tecnologici, diviene il modo per affermare l’assolutezza e la schiettezza del moderno, privo di sovrastrutture linguistiche. Un altro lavandino, infatti, fa bella mostra di sé, al piano terra della villa, in corrispondenza dell’ingresso, nel tratto che porta dal garage alla rampa di accesso, ben visibile da tutti nella sua essenzialità, sconvolgendo ogni criterio di decoro o di decenza, a sottolineare il bisogno di igiene, prima di entrare in casa, dopo un viaggio con una lussuosa Citroën Type C o, successivamente, con una innovativa Traction Avant. Rispetto al panorama odierno, sia di luoghi per la cura del corpo, sia di design di pezzi igienici, i due esempi servono per tornare sul significato che tali ambienti, con le proprie componenti, posso esprimere, oltre il mero assolvimento di bisogni pratici. L’attualità presenta la tendenza a disegnare oggetti per il bagno sempre meno riconoscibili come tali, pezzi sofisticati che, “quasi per caso”, sono in grado di svolgere la loro funzione primaria, perseguendo linguaggi, materiali e morfologie inediti, nel continuo tentativo di affrancarsi dall’originaria immagine nota a tutti. Non solo, un certo minimalismo supportato dalla tecnica suggerisce finanche l’annullamento di dettagli e supporti che si é soliti vedere in tali ambienti, proponendo oggetti quasi privi di consistenza fisica. All’opposto però di tale esasperata ricerca tesa a cancellare l’immagine stereotipata del bagno attraverso il design delle parti, lo spazio del bagno é sempre più tradizionale, certo a volte trasparente, altre volte condiviso o localizzato in maniera originale nello spazio, comunque ben lontano dalle soluzioni rivoluzionarie degli inizi del Movimento Moderno. Di nuovo “stanze”, ambienti chiusi e delimitati, espressione di principi desunti, prevalentemente, da schemi di vita codificati, promossi dai media e da banali cliché culturali. Una riflessione su ciò che deve rappresentare la cura del corpo, la ricerca del benessere fisico, l’igiene personale nella nostra società – insomma l’intimità e la partecipazione – dovrebbe condurre, anche utilizzando oggetti che sembrano quello che sono, a disposizioni capaci di suggerire modalità di comportamento, oltre che relazionali, calate nel nostro tempo, in sintonia con le scelte di vita e l’attuale – irrequieta – cultura dell’abitare. As introduction of the theme of places dedicated to caring for the body and hygiene and the items installed in them, it may be useful to mention two emblematic cases – an object and a space – which serve to understand the real sense, as well as the functional indispensability, of these environments. The former, the object, is Marcel Duchamp’s Fountain, the ready-made created in 1917 from an overturned urinal; the latter is an interior, and more precisely the bathroom in the master bedroom of Ville Savoye, designed by Le Corbusier in 1928. These two examples both represent, in their respective genres, interpretations of the form and language of the space and function which has explicated and altered, directly or indirectly, the way we understand both the instruments and the devices necessary for the activities characterizing these places and the meaning of such a private environment, and thus the way in which it may be articulated; or in other words how it relates to other spaces. The urinal, as the French artist has provokingly presented as “fountain” is striking in that its form, recognized to anyone, indelibly remains linked to its more prosaic purpose even if it has been turned upside down. In fact, the bathroom is a place in an architectural interior – in the same way as the kitchen in the home and the operating theatre in a hospital – which is strongly conditioned by its use, which requires a high performance and specific devices; and the latter, even if removed from its context, if used to represent something else, continue to evoke their original function. Their form, which is the result of technical and practical necessities, is language as such, an expression which has become symbolic of the function. It is a matter of a function which Le Corbusier reinterprets in his project, where the bathroom is no longer a defined, closed environment which is distinguished from the rest of the home, but is decomposed in functional sub-environments, each with its level of privacy and thus of sharing of living with those using the same spaces. In fact, the master bathroom of Ville Savoy only relegates the most intimate functional part to a closed environment, while the washbasin, the tub and the famous chaise longue in tiles next to the double bed are placed in full view, by the entrance to the room. The single actions which take place in the bathroom are separated; the function is reinterpreted in moments characterized by different levels of intimacy, the fixtures are displayed like precious icons of modernity, deprived of decorations that distract the attention from their functional aspects. Indeed, precisely the symbolic significance of these functions, otherwise considered merely as technological instruments, become a means of asserting the absoluteness and purity of modernism and its lack of linguistic superstructures. In fact, another washbasin is featured on the ground floor of the villa, by the entrance, in the passage connecting the garage with the entrance ramp, as if on display, overturning every criterion of decorum and decency, to stress the need of cleaning before entering the house after a trip in a luxurious Citroën Type C or, subsequently, an innovative Traction Avant. With respect to the contemporary scenario, both with regard to places for physical wellness and the design of bathroom fixtures, the two examples serve to return to the significance these environments and their components may express, in addition to merely meet practical requirements. The current situation is characterized by a tendency to design items for the bathroom that are less and less recognizable as such; sophisticated objects which almost “incidentally” succeed in performing their primary functions while pursuing completely new languages, materials and morphologies in a continuous attempt to liberate themselves from the original image known to everyone. Not only, a certain minimalism sustained by technique even suggests the cancellation of the details and supports which are usually found in such areas, with the result that the objects are almost free from physical substance. However, this research carried to the extreme limits, aimed at cancelling the stereotyped image of the bathroom through the design of its parts, is counterbalanced by an increasingly traditional bathroom design; while sometimes very transparent, this approach in other cases feature a shared use of the space or an original localization of the items which is, in any case, very different from the revolutionary solutions characterizing the early years of the Modern Movement. We once more find “rooms”, closed and limited environments; expression of principles that are principally inferred from codified life schemes promoted by the media and by banal cultural clichés. A reflection on what body care, the pursuit of physical wellness and personal hygiene must represent in our society – in short, intimacy and participation – should lead, also referring to items that are what they appear to be, to provisions capable of suggesting modalities of behaviour, as well as relations, that are immersed in our time and that harmonize with the choice of lifestyles and the current – changeable – culture of living. VIII design focus interview ilbagno, una collezione borghese dall’idea al prodotto: roberto lazzeroni e andrea lupi ilbagno, a bourgeois collection from the idea to the product: roberto lazzeroni and andrea lupi text by Davide Cattaneo ILBagno è l’ultima collezione di antoniolupi, fortemente voluta da Andrea Lupi che ama definirla borghese o romantica, a indicare un carattere un po’ diverso dal minimalismo e dal rigore propri dell’azienda che guida da anni. Una proposta che abbraccia un’area di gusto più ampia, un progetto che consente di recuperare la memoria di immagini conosciute, gli stilemi di un nobile passato, le suggestioni che vengono da stili diversi. Un’operazione non nostalgica ma quanto mai attuale, una rielaborazione di contenuti ottenuta attraverso la pulizia e lo stile propri di antoniolupi, la cura maniacale dei dettagli, l’eccellenza delle lavorazioni e dei materiali utilizzati. Abbiamo incontrato Roberto Lazzeroni, designer della collezione e Andrea Lupi e assieme a loro abbiamo provato a raccontare questo progetto cercando di evidenziare il percorso che è stato seguito. area: Come sempre si è partiti da un’idea e da un obiettivo ben chiaro. Andrea Lupi: Era da tempo che volevo rieditare gli specchi di mio padre, quelli che produceva con la vecchia azienda, la Cristal Lupi Luxor. Dissi a Roberto che dovevamo partire da lì, che gli specchi dovevano essere il punto di partenza attorno al quale costruire una proposta di linguaggio diverso, un progetto che potesse abbracciare un’area di gusto un po’ lontana dalla nostra e da uno stile eccessivamente essenziale e pulito. Nel 90% del mondo i bagni vengono arredati con elementi di stile classico, cercavamo una risposta anche per questi potenziali clienti. Roberto Lazzeroni: Con Andrea ci conosciamo da sempre ma fino a questo progetto non avevamo mai collaborato insieme. Andrea apprezzava molto il mio lavoro e io il suo essere imprenditore toscano così passionale. Circa due anni fa ci siamo incontrati casualmente a Parigi, in occasione di “Maison & Object” e mi ha raccontato la sua idea di esplorare aree di mercato diverse, con un progetto bagno più morbido, femminile, caratterizzato dall’uso del legno, progetto che lui stesso definiva “romantico” e per il quale gli sembravo l’interlocutore ideale. Andrea Lupi: Ho scelto Roberto perché lo conoscevo da molti anni e apprezzavo il suo tratto morbido e gentile, il suo modo di plasmare sapientemente il legno. Mi sembrava perfetto per questa collezione. La sua origine toscana è stata sicuramente un valore aggiunto per la conoscenza delle lavorazioni artigianali che sono uno dei fili conduttori del progetto. Lo portai davanti all’esposizione fotografica che racconta la storia dell’azienda e gli dissi che volevo ripartire dagli specchi di mio padre. area: Cosa ha comportato per il progetto partire dalla riedizioni di questi specchi così particolari prodotti da Cristalux. Un vincolo troppo forte o un’opportunità? Roberto Lazzeroni: Durante uno dei nostri incontri preliminari, Andrea mi ha mostrato i vecchi cataloghi della Cristalux, l’azienda che era del padre e che produceva accessori e specchi in vetro molato. Ho pensato che sarebbe stato giusto trovare un legame tra quello che stavamo facendo di nuovo e il passato dell’azienda. Gli specchi sono sembrati anche a me l’elemento più idoneo, abbiamo deciso di ridisegnarli e adeguarli al gusto corrente. area: Ne è nata una collezione ampia e completa. Su quali gli elementi su cui vi siete trovati subito d’accordo, quali vi sembrano i più riusciti? Roberto Lazzeroni: È stato un progetto fatto di getto, che ho presentato ad Andrea dopo pochi mesi dall’incarico. Per i pezzi in legno è stato scelto un prototipista d’eccezione come Ceccotti, essendo la collezione connotata da forme morbide e da lavorazioni sapienti, che ha saputo interpretare al meglio le nostre idee. Abbiamo progettato una famiglia di oggetti molto numerosa, consolle e mobili in noce americano, di varie dimensioni, rubinetti, water e bidet, vasca con le zampe e box doccia in vetro decorato, uno scenario bagno completo. Andrea Lupi: Tutti gli elementi mi sembrano ben riusciti e ben integrati in un mood omogeneo convincente. Sono molto legato agli specchi per ovvi motivi ma mi sembra che le consolle in legno abbiano grande carattere e presentino quell’aspetto sculturale che riesce a trasmettere tutta l’identità del progetto. Il legno tornito dall’aspetto così morbido abbinato ai piani in Ceramilux costituisce un binomio davvero riuscito. Mi piacciono anche le lavorazioni sui piedini della vasca ma anche i rubinetti a croce con l’inserimento della ceralacca a evidenziare la funzionalità delle manopole. I dettagli di questa collezione sono veramente di alto livello. Roberto Lazzeroni: Sono d’accordo, alcuni oggetti in legno, come le consolle “lavamano”, dalle forme sinuose, sono apparse subito ben riuscite e sono questi gli elementi ai quali sono particolarmente legato, ma anche i mobili, le vasche, i rubinetti, gli specchi. Nel complesso penso sia una collezione che rispecchia il mio modo di lavorare e che rispetta e rappresenta bene il percorso che sta compiendo l’azienda. area: Chi ha dato il nome alla collezione e perché la scelta è ricaduta su ILBagno? Andrea Lupi: Dare il giusto nome alla collezione non è un aspetto secondario, tutt’altro. Spesso ne decreta addirittura il successo. Questa collezione per quasi un anno nella nostra testa si è chiamata “Romantica”, per descrivere il tratto principale del suo carattere. Poi, quando stavamo per lanciarla abbiamo iniziato anche il progetto della cucina, divenuta poi LACucina. In quel momento ho deciso che la cosa più semplice, ma anche la più giusta, sarebbe stata chiamarla ILBagno. Mi sembra un nome appropriato per una collezione così completa e ricca di elementi che segna un punto importante nella storia di antoniolupi. ILBagno is the latest collection by antoniolupi, strongly championed by Andrea Lupi who loves defining it as bourgeois or romantic, to indicate a character that is a little different from the minimalism and precision of the company he has headed for years. It is a collection that embraces a broader area of style, a project that recovers the memories of images we recognise, stylistic features of a noble past and suggestions that come from different tastes. It is not a nostalgic project, but a contemporary one, a re-working of content obtained through antoniolupi’s own minimalism and style, its painstaking attention to detail, the excellence of its workmanship and of the materials used. We met Roberto Lazzeroni, the collection’s designer and Andrea Lupi and together we tried to describe this project by highlighting the path they followed. area: As always we started from a really clear image and aim. Andrea Lupi: For some time I’ve wanted to update my father’s mirrors, the ones he produced with his old company, Cristal Lupi Luxor. I told Roberto that we should start from there, that the mirrors should be the starting point around which we would build a collection with a different language, a project that could embrace an area of taste a little farther removed from our own and from an excessively minimalist and precise style. In 90% of the world, bathrooms are furnished with elements that have a classic style and we were also looking for a solution for these potential clients. Roberto Lazzeroni: I’ve known Andrea for a very long time, but we had never worked together until this project. Andrea admired my work a great deal and I admired his and the fact that he is such a passionate Tuscan entrepreneur. About two years ago we met by chance in Paris, at “Maison & Object” and there he told me about his ideas of exploring different areas of the market, with a softer, more feminine bathroom design featuring the use of wood, a project that he himself called “romantic” and for which he thought I was the ideal interpreter. Andrea Lupi: I chose Roberto because I’ve known him for many years and I like his soft, gentle style, his way of skilfully shaping wood. He seemed perfect for this collection. His Tuscan origin definitely brought added value, because of his knowledge of the artisan techniques that X design focus interview are the through-line of this project. I showed him the photo exhibition that told the story of the company and told him I wanted to start with my father’s mirrors. area: What did it mean for the project starting from a re-working of these unique Cristalux mirrors? Was it too great a constraint or was it an opportunity? Roberto Lazzeroni: In one of our first meetings, Andrea showed me the old catalogues by Cristalux, his father’s company that produced accessories and mirrors in cut glass. I thought that it would be the right thing to find a link between what we were doing now and the company’s past. I also thought the mirrors were the most appropriate element. We decided to redesign them and update them for contemporary tastes. area: The result was a large, complete collection. Of the elements that you agreed on immediately, which seemed the most successful? Roberto Lazzeroni: It was a project created in one go, which I presented to Andrea just a few months after being asked to do it. I chose an excellent prototype maker, Ceccotti, for the pieces in wood, as the collection featured soft lines and skilful workmanship and he was able to interpret our ideas in the best possible way. We designed a very large collection of objects, console tables and furniture in American walnut, of varying sizes, taps, a toilet and bidet, a bathtub with feet and a shower cabinet in decorated glass: a complete bathroom setting. Andrea Lupi: All the elements seemed successful and combined well in a convincing and homogeneous way. I feel very close to the mirrors, for obvious reasons, but I think the wooden console tables have a great deal of character and present the almost sculptural aspect that manages to transmit the whole identity of the project. The polished wood with such a soft appearance, combined with the Ceramilux surfaces creates a truly successful combination. I also like the details on the feet of the bathtub, and the cross-shaped taps with the inserts of sealing wax to show the functionality of the handles. The details in this collection are truly first class. Roberto Lazzeroni: I agree. Some of the objects in wood, like the “hand basin” console tables with their sinuous shapes immediately seemed successful and these are the elements I’m most fond of, but also the furniture, the bathtubs, taps and mirrors. Overall, I think it’s a collection that represents my way of working and that respects and well represents the pathway that the company has followed. area: Who named the collection and why did you chose to call it ILBagno? Andrea Lupi: Giving a collection the right name is not a secondary consideration – not at all. Often it can even make or break it. For almost a year this collection was called “Romantica” in our heads, to describe the main feature of its character. Then, when we were about to launch it, we also started on the kitchen project, which became LACucina. At that point I decided that the most simple, but also the most proper, thing would be to call it ILBagno. It seems an appropriate name for a collection that is so complete and full of elements that it marks an important point in antoniolupi’s history. Un progetto dedicato a un’area di gusto molto sofisticata, una rilettura rispettosa delle forme classiche che si traduce in elementi dalle linee morbide ed eleganti, una collezione fortemente emozionale caratterizzata dalla matericità delle essenze del legno e dal sapiente uso del colore laccato: ILBagno di antoniolupi racconta nuovi orizzonti, descrive atmosfere intime e ricercate, è un ritorno alle origini per esplorare il futuro. A project dedicated to an extremely sophisticated area of taste, a respectful reinterpretation of classic forms that translate into elements with soft, elegant lines, a strongly evocative collection featuring the material nature of wood essences and a skilful use of lacquered colour: ILBagno by antoniolupi describes new horizons, intimate and elegant atmospheres and is a return to origins that explores the future. XII design focus zoom duravit per uno spazio di grandi contrasti! abitazione privata e vita pubblica private home and public life text by Davide Cattaneo photo © Floto + WarnerOTTO Tra pubblico e privato, tra tranquillità e condivisione, tra riservatezza e caos urbano: il linguaggio contemporaneo post-industriale di questa abitazione plurifamiliare di New York gioca sui contrasti cromatici e materici e viene valorizzato, nell’ambiente bagno, dalle forme pure ed essenziali di lavabi e sanitari Duravit. Public and private, tranquillity and sharing, privacy and urban chaos: the contemporary, post- industrial style of this multi-family home in New York plays on chromatic and material contrasts that are highlighted in the bathroom by the pure, essential shapes of Duravit washbasins and bathroom fittings. Un’isola di tranquillità e riservatezza con possenti pareti di cemento e interni essenziali, che tuttavia creano uno stimolante collegamento con la vita pubblica che si svolge in strada: l’abitazione plurifamiliare al 115 di Norfolk Street nel Lower East Side di Manhattan, progettata dagli architetti newyorchesi Grzywinski + Pons con un budget veramente ristretto, si sviluppa su circa 2.500mq e si compone di 24 abitazioni dallo sviluppo planimetrico a L. Le residenze si allineano attorno a un cortile centrale stretto ma molto profondo, di chiara derivazione europea, e si confrontano a ridottissima distanza l’una dall’altra. “Il cortile interno di 115 Norfolk Street rappresenta il tentativo di creare all’aperto l’effetto di un luogo privato, interstiziale e contemporaneamente gettare un ponte fra strada e abitazione” spiega Matthew Grzywinsky. Esternamente l’involucro dell’edificio è interamente vetrato e si sviluppa con una scansione modulare sia in larghezza che in altezza. Ciò permette a ogni affaccio di avere un’ampia superficie trasparente in parte fissa e in parte apribile. Tutto il fronte vetrato è rivestito di sottilissime fritte ceramiche, che filtrano il particolato, offrono agli abitanti maggiore privacy e contemporaneamente formano all’esterno sagome raffinate. Ancora il progettista “Effetti di luce innovativi e variabili mostrano o nascondono l’interno dell’edificio. Giochiamo con la sfera privata, ma contemporaneamente creiamo luoghi in cui rifugiarsi”. All’interno della abitazioni Grzywinski + Pons giocano volutamente con i contrasti attraverso un linguaggio metropolitano e post-industriale: il design discreto degli interni sottolinea la struttura lineare e aperta, realizzata con elementi massicci di granito e marmo, abbinati a calde finiture in legno. Sui muri in pietra al naturale si riflette la luce morbida, filtrata dall’esterno che fa apparire più armoniosi e dolci i ruvidi profili. I materiali sono lasciati a vista, volutamente grezzi, i colori sono tenui e delicati, a sottolineare il carattere e l’identità dell’intervento. Il bagno e la zona living sono divisi in modo impercettibile da una sobria parete di vetro. E proprio il bagno vede protagonista le collezioni Duravit, chiamate a interpretare con il loro rigore formale questo minimalismo ricercato ma contaminato da altre suggestioni, che diventa il filo conduttore del progetto. Archetipo della forma pura, la collezione di lavabi in ceramica Vero, si inserisce con la sua forma perfettamente rettangolare del bacino e con l’integrazione con mobili sottolavabo dalle linee pure ed essenziali. Nel progetto di Norfolk Street sono stati utilizzati lavabi Vero da 100, 80 e 60cm abbinati a basi sottolavabo X-Large. Proprio il design architettonico e minimale consente a questa collezione di mobili di inserirsi perfettamente in questo spazio dall’estetica industriale. X-Large, disegnata da Sieger Design, rappresenta un relax per gli occhi grazie al suo design, alle linee raffinate e ai contorni eleganti che caratterizzano le infinite composizioni possibili: ben 112 modelli in 8 diverse finiture! Nei bagni delle residenze newyorkesi i mobili sono stati abbinati agli armadietti a specchio della stessa collezione. Protagonista dell’ambiente è la vasca free standing Happy D., anch’essa disegnata da Sieger Design. Realizzata in acrilico, la vasca presenta la tipica forma a D che caratterizza tutta la collezione e che le dona un aspetto gioioso e dinamico pur nel rispetto dello stile Duravit. Le forme avvolgenti, le superfici lucide e i riflessi brillanti della vasca vengono valorizzate per contrasto con le texture volutamente grezze dello spazio. Per quanto riguarda i sanitari, l’eclettismo e la presenza discreta della collezione Starck 3 sono stati scelti per completare lo spazio bagno. Una collezione nata parecchi anni fa ma ancora attuale, un progetto che ha rivoluzionato il mondo dei sanitari, introducendo il design in un settore che ne era completamente distante. Un’offerta molto ampia con oltre 50 modelli e 64 varianti ideale per progetti di piccole e grandi dimensioni o per il settore privato. Quattro collezioni, ciascuna con una propria identità, quattro prodotti nati in periodi diversi, pensati da progettisti con un approccio personale al progetto, ma tutti accomunati dalla capacità produttiva e dalla sensibilità di Duravit di interpretare le sempre mutevoli esigenze dell’abitare contemporaneo per dar vita a soluzioni e proposte in grado di inserirsi al meglio in qualsiasi spazio. È stato così anche a New York! An island of tranquillity and privacy with imposing cement walls and minimalist interiors that still create a stimulating link with urban street life: this multi-family home at 115 Norfolk Street on Manhattan’s Lower East Side, designed by New York architects Grzywinski + Pons on an extremely reduced budget, covers approximately 2,500m2 and is made up of 24 L-shaped homes. The apartments are grouped around a narrow, but very deep and clearly European-inspired, central courtyard and are extremely close to each other. “The inner courtyard at 115 Norfolk Street represents the attempt to create the effect of a private, interstitial space in the open air, forming a bridge between the street and the home” explains Matthew Grzywinsky. On the outside, the shell of the building is entirely in glass and has a modular articulation both in width and height. This gives each view a large transparent surface that is partially fixed and partially openable. The whole glass front is covered in extremely fine ceramic fragments that filter particles, offering inhabitants greater privacy and, at the same time, elegant shapes on the facade. The architect comments: “Innovative and variable lighting effects reveal or conceal the inside of the building. We are playing with the private sphere, but at the same time we are creating a place that is a refuge”. The interior of the Grzywinski + Pons homes deliberately creates effects using the contrasts contained in a metropolitan and post-industrial language: the elegant design of the interiors underlines the linear, open structure, created with solid granite and marble elements, together with warm wood details. The bare stone walls reflect the soft light, filtered from the outside to make the rough outlines more gentle and harmonious. Materials have deliberately been left bare. The colours used are pale and delicate and underline the nature and identity of the work. The bathroom and living area are imperceptibly divided by a sober glass wall. The bathroom features the Duravit collection, whose formal rigour is called upon to interpret this elegant minimalism that contains other elements and which is the through-line of the project. The Vero collection of ceramic washbasins – the archetype of pure form – has a rectangular basin that fits the space perfectly and combines under-basin furniture with a pure, essential design. The Norfolk Street project has used 100, 80 and 60cm Vero washbasins with X-Large bases. The architectural, minimalist design of this furniture collection fits perfectly with the industrial aesthetics of the space. X-Large, by Sieger Design, is relaxation for the eyes, thanks to its design, its refined lines and the elegant profiles that are a feature of the endless number of possible compositions: 112 models in 8 different finishes! In the bathrooms of these New York homes the furniture has been combined with mirrored cupboards from the same collection. The main focus of the space is the Happy D. freestanding tub, also by Sieger Design. This acrylic tub has the typical D-shaped form that is a feature of the whole collection and that gives it a joyful, dynamic appearance in the Duravit style. Its enveloping shape, shiny surfaces and brilliant hints are highlighted through the contrast with the deliberately rough textures of the space. Fittings with the eclecticism and discrete presence of the Starck 3 collection were chosen to complete the bathroom space. It is a collection that was created several years ago, but is still extremely relevant – a design that revolutionised the world of bathroom fittings, introducing design to a sector that was far-removed. It is a very wide range, with over 50 models and 64 variations, ideal for large and small-scale projects or for the private sector. Four collections, each one with its own identity, four products created at different times by designers with their own personal approach, but who all share Duravit’s productive abilities and sensitivity in interpreting the ever-changing needs of contemporary living, to create solutions that fit perfectly in any space – just as in New York! XIV design focus zoom Una serie eclettica, nonostante la matrice formale rigida: Vero associa design e qualità della ceramica. Despite its formal rigidity, it is an eclectic series: Vero blends design and quality ceramics. Forma quadrangolare e grande ampiezza della gamma per una collezione che si è ampliata nel tempo grazie al grande apprezzamento della clientela: con lavamani, bacinelle da appoggio soprapiano e lavabi consolle in diverse dimensioni, Vero è la risposta a qualsiasi desiderio di arredare in modo perfetto e individuale la zona lavabo. Un “classico moderno” che ripropone la forma perfetta del rettangolo, presente nelle nostre case attraverso molti oggetti ed elementi compositivi. A broad, quadrangular form for a range in a collection that has grown over time, due to its popularity with clients: hand basins, counter-top washbasins and sideboard basins in various sizes. Vero is the answer to all your needs for furnishing the washbasin area in an optimal, individual way. A modern classic that reinterprets the perfect shape of the rectangle, present in our homes in many objects and compositional elements. XVI design focus object tavola, tavoletta andrea crosetta azienda Antrax anno realizzazione prodotto 2014 materiale alluminio dimensioni 1710/2010x350mm (Tavola); 400/600/800/1000x180mm (Tavoletta), spessore 4mm firm Antrax year of realization 2014 material aluminium dimensions 1710/2010x350mm (Tavola); 400/600/800/1000x180mm (Tavoletta), 4mm thick Uno stile essenziale e rigoroso, un programma di piastre lisce dallo spessore ridottissimo, realizzate in alluminio, con il quale affrontare le richieste di flessibilità e personalizzazione provenienti dal mercato: Tavola e Tavoletta, nella loro geometria assoluta e minimale, interpretano al meglio le esigenze del bagno contemporaneo, soprattutto nel settore contract, nel quale i radiatori sono spesso costretti a inserirsi in spazi angusti. L’estetica gradevole e la spiccata funzionalità accomunano questi due “fratelli”, pur nelle loro specificità individuali e nel funzionamento complementare. Tavola può assumere diverse configurazioni e può essere installato in verticale o in orizzontale. Grazie a un intaglio nella piastra o all’applicazione di uno speciale supporto, diventa porta accappatoio, ma può essere anche dotato di uno specchio dello stesso spessore della piastra. Tavoletta è invece un accessorio satellite disponibile in quattro diverse dimensioni, più piccole di Tavola, e può svolgere le funzioni di porta salviette, se installato in orizzontale, e porta accappatoio o sistema di stoccaggio salviette, se installato in verticale. Essential, minimalist style and extremely fine, smooth plates, created in aluminium to meet the market’s needs for flexibility and customisation. Tavola and Tavoletta, with their absolute, minimalist geometry, fully interpret the essence of the contemporary bathroom – especially in the contract sector, in which radiators often have to fit into restricted spaces. These ’siblings’ share pleasant aesthetics and high degree of functionality, although both are individual and have complementary functions. Tavola allows a range of configurations and can be installed vertically or horizontally. Thanks to a notch in the plate or with a special support it becomes a dressing gown hanger, but can also be supplied with a mirror of the same thickness as the stone, so it does not require any extra space other than of the radiator. Tavoletta is a satellite accessory, available in four different sizes. It is smaller than Tavola and can be used as towel holder if installed horizontally and dressing gown hanger or hand towel shelf if installed vertically. texture collection meneghello paolelli associati azienda Fima Carlo Frattini anno realizzazione prodotto 2014 materiale ottone dimensioni Ø57mm (manopole) varianti texture Cross, Vertical, Horizontal firm Fima Carlo Frattini year of realization 2014 material brass dimensions Ø57mm (mixer controls) texture variants Cross, Vertical, Horizontal Un concept inedito, una proposta ideale per il settore contract, una soluzione che consente di personalizzare l’ambiente bagno attraverso la sostituzione delle manopole del miscelatore: minimalismo e décor contraddistinguono Texture Collection, il nuovo sistema firmato Fima Carlo Frattini, attualmente declinato nella versione lavabo, lavabo a muro, bordo vasca e incasso doccia. Look diversi, ricercati, contemporanei, prendono forma grazie alla ricchezza delle finiture delle manopole disponibili in tre varianti, con segni distintivi che ritraggono altrettante texture superficiali tridimensionali: (X) Cross, che propone un’elegante superficie sfaccettata, ispirata alla preziosa pietra diamante, per ambienti sofisticati; (V) Vertical, con il rigore geometrico di un poligono a 19 facce; (H) Horizontal, che definisce un effetto a righe orizzontali tridimensionali dal mood hi-tech. La massima personalizzazione è assicurata anche dalla possibilità di poter scegliere tra 6 diversi top: cromato, bianco opaco, nero opaco, marmo bianco, marmo nero e oro, per originali combinazioni che raccontano di un nuovo senso estetico e un approccio creativo. A brand new concept that is ideal for the contract sector, a solution that allows you to customise your bathroom by changing the mixer controls. The Texture Collection, a new system by Fima Carlo Frattini, features minimalism and decor. It is currently available in washbasin mixer, wall mounted washbasin mixer, bathtub and shower versions. Varied, elegant, contemporary looks are created thanks to a wealth of control finishes for the 3 variants, with distinctive features that create 3-D surface textures: (X) Cross, an elegant, multi-faceted surface, inspired by a diamond, for sophisticated spaces; (V) Vertical, with the geometric purity of a 19-sided polygon; and (H) Horizontal, with creates a 3-D horizontal line effect with a high-tech mood. Maximum customisation is also ensured by the possibility of choosing between 6 different tops: chrome, matt black, matt white, black marble, white marble and gold, for original combinations that give a new aesthetic sense and a creative approach. Dare vita ad ambienti dallo stile diverso grazie alla sostituzione delle manopole che ripropongono texture superficiali tridimensionali. Creating different styles of environment, thanks to interchangeable controls that offer three-dimensional surface textures. XVIII design focus object azuley meneghello paolelli associati azienda Artceram anno realizzazione prodotto 2014 materiale ceramica dimensioni 520x360mm (sanitari sospesi), 450/600x450mm (lavabo da appoggio), 720x510mm (lavabo sospeso), 900x500xH700mm (consolle), Ø900mm (specchio) firm Artceram year of realization 2014 material ceramic dimensions 520x360mm (suspended bathroom fittings), 450/600x450mm (counter-top washbasin), 720x510mm (suspended washbasin), 900x500xH700mm (console table), Ø900mm (mirror) Il riferimento agli anni 50 e alle sue linee dinamiche è il tratto distintivo di una collezione completa di lavabi e sanitari dal sapore neoclassico e retrò, caratterizzata dalla pienezza delle forme e dalla rotondità dei volumi: in Azuley, design Meneghello Paolelli Associati, il bordo ampio e la linea bombata dei fianchi di tutti gli elementi, rimandano proprio allo stile di quegli anni fatto di forme piene e generose. La ceramica, con le sue linee morbide, si accosta a elementi tondi, come lo specchio e gli apparecchi illuminanti, dialogando con i riflessi delle strutture in metallo per una collezione che reinterpreta il passato per diventare assolutamente contemporanea. Sia i lavabi che i sanitari sono caratterizzati da catini profondi e accoglienti, nei quali la rotondità dei bordi assume anche un carattere funzionale perché garantisce una seduta ergonomica. Inoltre l’ampia superficie e i bordi rotondi offrono la possibilità di inserire decori e colori progettati per la serie. La collezione Azuley comprende: sanitari sospesi, lavabi da appoggio o sospesi, consolle con struttura cromata e top laccato bianco o nero lucido, specchio. A ’50s style and dynamic lines are the distinctive features of a complete collection of washbasins and bathroom fittings with a vintage, neo-classical feel, with full forms and rounded volumes: in Azuley, designed by Meneghello Paolelli Associati, the wide edges and rounded design of the sides of all the elements recall the curvy outlines of the ’50s. The ceramic, with its soft lines, blends with other rounded elements like the mirror and the lighting, interacting with the reflections of the metallic structure for a collection that reinterprets the past while being absolutely contemporary. Both washbasins and bathroom fittings have deep, embracing bowls, in which the rotundness of the edges is also functional, as it ensures an ergonomic seat. The wide surfaces and rounded borders also offer the chance to add decorations and colours designed specially for the range. The Azuley collection includes suspended bathroom fittings, suspended or countertop washbasins, console tables with a chrome structure and a shiny white or black top, mirror. Una collezione pensata per esplorare nuove aree di gusto: Azuley rievoca atmosfere lontane in chiave contemporanea. A collection designed to explore new areas of taste: Azuley revokes far off atmospheres in a contemporary key. sml grohe design department azienda Grohe anno realizzazione prodotto 2014 materiale ottone cromato dimensioni da H139mm (XS) a H333mm (XL) firm Grohe year of realization 2014 material chrome brass dimensions from H139mm (XS) to H333mm (XL) Spesso il successo di un prodotto deriva dalla sue dimensioni, dai rapporti proporzionali, dallo spessore delle sezioni, dalla capacità di inserirsi in spazi anche ridotti o al contrario di imporsi per presenza e grandezza. Oggi la gamma di rubinetteria Grohe si amplia ulteriormente per adattarsi a tutte le tipologie di bagni domestici, attraverso un’offerta di miscelatori che vanno dalla misura XS alla XL: rubinetti standard, altezze medie, bocche alte, tante proposte perchè per ogni collezione si possa disporre della “taglia” giusta, su misura per il proprio bagno. Le linee Quadra, Lineare, Eurocube ed Eurodisc Cosmopolitan vedono l’introduzione del miscelatore ad altezza media, mentre le linee Allure, Quadra, Lineare, Eurocube ed Eurodisc Cosmopolitan includono oggi una nuova concezione dei miscelatori monocomando per lavabo a bacinella. In questo modo, sarà possibile scegliere il miscelatore più adatto al proprio lavabo e alle proprie necessità d’uso, migliorando la funzionalità complessiva del bagno e allo stesso tempo generando un insieme armonico ed elegante. The success of a product often derives from its size, its proportional relationships, the width of its sections and its ability to fit into reduced spaces or, on the contrary, to create a striking effect due to its size and presence. Today the Grohe range of taps has been further enlarged to adapt to all types of domestic bathrooms, with a range of XS to XL mixers: standard taps, average heights, high openings… lots of variations, so that every collection has the perfect size, made to measure for its bathroom. The Quadra, Lineare, Eurocube and Eurodisc Cosmopolitan ranges have a medium height mixer, while the Allure, Quadra, Lineare, Eurocube and Eurodisc Cosmopolitan ranges today include a new concept of single control mixers for washbasins. You can therefore choose the most suitable mixer for your basin and for your needs, improving the overall functionality of your bathroom and, at the same time, creating a harmonious and elegant overall effect. XX design focus object focus hidra design department azienda Hidra anno realizzazione prodotto 2014 materiale ceramica dimensioni lavabo 650mm, vaso e bidet profondità 540mm firm Hidra year of realization 2014 material ceramic dimensions sink 650mm, wc and bidet 540mm deepness Forme che rimandano a un immagine conosciuta e familiare, linee che riattualizzano in chiave contemporanea stilemi di un passato fatto di sostanza e prodotti di qualità: Focus è la nuova collezione di Hidra. Non solo una nuova proposta ma un aggiornamento di Pluvia, una delle serie storiche dell’azienda, che viene rivista secondo i nuovi canoni estetici e le attuali tendenze del settore. La collezione realizzata interamente in ceramica, comprende sanitari a terra o sospesi e lavabi a colonna o sospesi, caratterizzati da un bordo dallo spessore importante che è il tratto distintivo della collezione. Un elemento che di fatto si stacca visivamente dal resto del volume senza che l’immagine complessiva degli elementi perda armonia, anzi conferendo un’impressione di dinamicità all’insieme. Grazie a un rapporto proporzionale equilibrato e a dimensioni ampie e generose, Focus conferisce all’ambiente bagno un’atmosfera familiare e accogliente. Una proposta versatile di fascia media per ampliare il range dell’offerta e intercettare diverse aree di gusto. Forms that recall a known and familiar image, lines that reinterpret stylistic features from the past, made up of substance and quality products, in a contemporary key. Focus is the new collection of Hidra. It is not only a new collection, but an update of Pluvia, one of the company’s historic series, reinterpreted according to new aesthetic canons and current trends in the sector. The collection is entirely in ceramic, including floor-based or suspended sanitary fittings and suspended or column washbasins, featuring a thick border that is its distinctive feature. This element stands out visually from the rest of the volume without the overall image of the elements losing harmony, and gives a dynamic impression to the whole. Thanks to its balanced proportions and large, generous dimensions, Focus gives bathrooms a familiar, welcoming atmosphere. A versatile, mid-range collection to increase the range of supply and capture different areas of taste. milanoslim franco sargiani azienda Fantini anno realizzazione prodotto 2014 materiale acciaio inossidabile dimensioni H1500mm, larghezza 60mm, profondità soffione 540mm finiture lucido o spazzolato firm Fantini year of realization 2014 material stainless steel dimensions H1500mm, width 60mm, depth of shower head 540mm finishes shiny or brushed Un nuovo sistema doccia che nasce come naturale completamento della Serie Milano; un progetto che parte dallo stesso modulo base di 60mm per dar vita a un prodotto dall’estetica essenziale e rigorosa e dal contenuto tecnologico innovativo: Milanoslim ottimizza la minima quantità d’acqua per offrire il massimo comfort e una diversificata pluralità di getti. La cascata, ad esempio, ha un fronte ampio e un getto sottile che arriva alle spalle con estrema efficacia e basso consumo d’acqua. Tutto il progetto Milanoslim ruota attorno all’idea di un elemento a “striscia” e alla possibilità di combinazione dello stesso elemento con funzionalità diverse. Il sistema a colonna è costituito da 3 strisce combinate tra loro o inserite l’una nell’altra, per dare origine a soluzioni formali differenziate. Il risultato è un minimalismo figurativo accentuato dall’estrema riduzione visiva degli ingombri e dei rilievi che permette al sistema di inserirsi al meglio in qualsiasi ambiente, di integrarsi con qualsiasi tipologia di cabina doccia, di offrire una soluzione versatile e poco ingombrante per spazio anche di dimensione ridotta. A new shower system that is a natural complement to the Milano Series. The design is based on the same basic 60mm module to produce a product with essential, minimalist aesthetics and innovative high tech content. Milanoslim optimises the minimum quantity of water to offer maximum comfort and a range of powerful jets. For example, the cascade has a broad front and a fine jet that reaches the shoulders with extreme effectiveness and low water consumption. The whole Milanoslim project revolves around the idea of a ’strip’ element and the possibility of combining the same element with different functions. The column system has 3 strips that are combined or inserted one inside another, to create a range of formal solutions. The result is figurative minimalism accentuated by extremely reduced visual encumbrance and reliefs that allow the system to fit perfectly in any type of environment, to combine with any type of shower cabin, offering a versatile and compact solution that is also suitable for small spaces. © Santi Caleca Sottile, essenziale, assoluto: Milanoslim è il sistema doccia che associa un ingombro minimo a massime prestazioni. Thin, essential, absolute: Milanoslim is a shower system that combines minimum encumbrance with maximum performance. XXII design focus object bucket giovanna talocci azienda Scarabeo anno realizzazione prodotto 2014 materiale ceramica dimensioni Ø405xH350mm, Ø250/350/500xH60/220mm firm Scarabeo year of realization 2014 material ceramic dimensions Ø405xH350mm, Ø250/350/500xH60/220mm Un design estremamente semplice e lineare ma al tempo stesso originale, che si può adattare a ogni ambiente e stile: nasce così la serie di lavabi e lavamani Bucket che trae ispirazione dalla forma del secchiello, geometrica ed essenziale; un tronco di cono in versione “parete” o “appoggio” che contiene il bacino per l’acqua. La superficie esterna, molto liscia, si presta facilmente ad accogliere i vari tipi di decorazione. Il manico in acciaio inox che completa la figura del secchiello con la sua necessaria impugnatura e si presta a essere un utile portasciugamani. L’idea originaria del secchiello viene oggi declinata nello sviluppo dell’intera serie con i sanitari sospesi, water e bidet di forma troncoconica e due serie di lavabi d’appoggio circolari declinati in più dimensioni. La prima è alta solo 6cm, leggera, essenziale, adatta a chi ama linee pulite ma di grande personalità; la seconda, molto più capiente, declina gli stessi diametri della prima ma con un’altezza di 22cm. Tutti i prodotti sono proposti nella versione “total white”, ma si prestano, su richiesta, ad accogliere diversi decori. An extremely simple and linear, yet original design, which can adapt to any space or style: this is the behind the series of Bucket washbasins and hand basins, which take their inspiration from the shape of a bucket. The wash basin has an essential, geometric shape, a wall attached or leaning truncated cone containing the water basin. The very smooth external surface can easily be used for various types of decoration. The stainless steel control that completes the bucket, with its essential handle, can be a useful towel holder. The original idea of the bucket is today seen in the whole series of suspended bathroom fittings, toilets and bidets with a truncated cone shape and two ranges of circular wash basins in various sizes. The first is only 6cm high. It is light, essential and suitable for those who like a simple design with a big personality. The second, which is much more capacious, has the same diameter as the first, but is 22cm high. All the products are available in “total white”, but can also be decorated on request. Un’immagine armoniosa ed elegante generata dall’intersezione quasi inconciliabile di geometrie molto lontane tra loro. A harmonious and elegant image produced by the almost irreconcilable intersection of very different geometries. intersezione luca scacchetti azienda Gattoni Rubinetteria anno realizzazione prodotto 2014 materiale ottone cromato dimensioni H 172/320mm firm Gattoni Rubinetteria year of realization 2014 material chrome-plated brass dimensions H 172/320mm “Sono decisamente votato al superamento di quello che è il canone ottocentesco dello stile e questa serie di rubinetteria, come dice il nome stesso, aiuterà a rendere giustizia a quella contaminazione tra antico e moderno che traduce il gioco sapiente dell’Intersezione tra due culture, solo apparentemente in contrasto”. Così Luca Scacchetti descrive il nuovo miscelatore disegnato per Gattoni. Intersezione è infatti la somma paradossale di due mondi molto diversi, costretti in un rapporto quasi inconciliabile senza mediazione o passaggi, ma semplicemente matematico, uno più uno. Geometrie lontane, come la panciuta, a vaso, sinuosa e la prismatica, dura e tagliente, generano riflessi inediti e insospettate visioni d’insieme per un prodotto che sembra essere per certi versi il sunto della storia del rubinetto, tra le formose rotondità otto-novecentesche e l’assolutezza geometrica e lo stile minimale contemporaneo. Alle valenze formali Intersezione aggiunge una tecnologia evoluta attenta ai consumi dell’acqua oltre alla massima funzionalità che permette all’intero corpo del rubinetto di venir “sfilato” dalla sua sede per poter intervenire direttamente sulla cartuccia. “I strongly want to go beyond 19th century canons of style and this series of taps, as the name suggests, will help do justice to the combination of old and modern that embodies the conscious interplay of intersection between two cultures, which are only apparently contrasting ones”. This is how Luca Scacchetti describes the new mixer he designed for Gattoni. Intersezione is the paradoxical sum of two very different worlds, forced into an almost irreconcilable relationship without mediation or steps, but simply through mathematics: one plus one. Far-removed geometries, like the rounded, vase-shaped, sinuous and the prismatic and sharp, produce brand new reflections and an unexpected vision of the whole, with shapely 19th-20th century rotundity and absolute geometry and minimal modern style. Intersezione combines high tech with its formal virtues, centred on water consumption and maximum functionality, which allows the whole body of the tap to be ‘pulled out’ of its housing to focus directly on the cartridge. XXIV design focus object silence e reflection cosentino design department azienda Cosentino Group anno realizzazione prodotto 2014 materiale Silestone® dimensioni formato dimensionale personalizzabile firm Cosentino Group year of realization 2014 material Silestone® dimensions dimensional customizable format Due nuovi lavabi che vanno a completare la rivoluzionaria Cosentino Bath Collection: Silence e Reflection sono caratterizzati da un formato dimensionale personalizzabile che consente di ridurre al minimo le giunture per un’estetica ancora più elegante. Come tutti gli elementi in Silestone®, i lavabi risultano così modulabili e si adattano perfettamente agli spazi, per un ambiente davvero esclusivo caratterizzato da un numero minimo di elementi realizzati in un unico materiale. Con questi modelli, la collezione comprende oggi dieci lavabi, personalizzabili in larghezza da 40 a 60cm e in lunghezza da 80 a 280cm, oltre a sette modelli di piatti doccia, anch’essi prodotti su misura fino a 130cm di larghezza e da 75 fino a 200cm di lunghezza. La Bath Collection offre inoltre altri componenti ideali per decorare l’ambiente: dalle piastrelle alle pavimentazioni, dai rivestimenti alle sedute, dalle vasche da bagno ai battiscopa, disponibili in tutti i colori della gamma Silestone® ed Eco by Cosentino®, la linea di superfici ecologiche realizzate in materiale riciclato. Two new washbasins that complete the revolutionary Cosentino Bath Collection: Silence and Reflection feature a customised size format that reduces joins to the minimum, for even more elegant aesthetics. Like all the elements in Silestone®, the washbasins are modular and adapt perfectly to spaces, for a truly exclusive environment featuring a minimum number of elements in a single material. With these models the collection now includes ten washbasins, which can be customised in widths from 40 to 60cm and in lengths from 80 to 280cm, as well as seven shower tray models also made to measure up to 130cm wide and from 75 to 200 long. The Bath Collection also offers other components that are ideal for decorating the space: tiles, floors, coverings, seats, bath tubs and skirting boards, available in all the colours of the Silestone® range and Eco by Cosentino®, the range of ecological surfaces created from recycled material. pura 5000 new duka design department azienda duka anno realizzazione prodotto 2014 materiale cristallo dimensioni standard e su richiesta firm duka year of realization 2014 material plate glass dimensions standard and on request L’attenzione ai dettagli è da sempre uno dei tratti distintivi dell’attività di duka e della sua ampia gamma prodotti. Protagonista della nuova proposta pura 5000 new è l’esclusiva cerniera, composta da più di 50 componenti e ricoperta di un velo sottile di vetro, smaltato di bianco o nero, che la rende preziosa ed esteticamente perfetta. La cerniera permette l’apertura della porta sia all’interno sia all’esterno, senza limitazioni e in completa sicurezza. È dotata di un meccanismo sali/scendi, che consente alla porta di alzarsi di pochi millimetri da terra al momento dell’utilizzo, impedendo il consumo della sua guarnizione. Il sistema automatic close assicura una mobilità della porta e una chiusura soft per evitare urti e danneggiamenti. Dalla funzionalità all’estetica: la maniglia ergonomica in alluminio, studiata per una presa comoda e sicura, è disponibile in tre differenti versioni, per integrarsi alla cerniere. Le cabine doccia della collezione pura 5000 new sono un luogo intimo dove ritagliarsi il proprio angolo di benessere, ideali sia in ambito privato, sia per progetti contract. Attention to detail has always been a distinctive feature of duka and its wide range of products. The protagonist of pura 5000 new is the exclusive hinge, made up of over 50 components and covered by a fine layer of white or black lacquered glass that makes it precious and aesthetically perfect. It allows the door to be opened both from the outside and inside, without limitations and in complete safety. The hinge has an up/down mechanism that allows the door to rise a few millimetres from the ground when it is used, to avoid wear and tear of the seal. The automatic close system guarantees door mobility and soft closing to avoid bumps and damage. From practicality to aesthetics: the ergonomic aluminium handle, designed to be comfortable and secure to hold, is available in three different versions, to match the hinges. The shower cabins in the pura 5000 new collection are an intimate space where you can create a true corner of well being, both at home and in the contract sector. Elevato standard qualitativo, massima purezza grazie all’assenza dei profili a parete: pura 5000 new è uno spazio nel quale vivere un’esperienza. A high standard of quality and maximum purity thanks to the lack of wall profiles: pura 5000 new is a space to experience. XXVI design focus object Contenuti tecnologici innovativi per un radiatore sottile e funzionale dalla forma morbida ed elegante: è Zehnder Vitalo, design King & Miranda. Innovative high tech content for a thin, functional radiator with a soft, elegant shape: it is Zehnder Vitalo, design by King & Miranda. vitalo king & miranda azienda Zehnder Group Italia anno realizzazione prodotto 2013 materiale alluminio, rame, grafite dimensioni 500/600xH1200/1500/1800mm, 700xH1800mm firm Zehnder Group Italia year of realization 2013 material aluminium, copper and graphite dimensions 500/600xH1200/1500/1800mm, 700xH1800mm Aspetto organico e scanalature leggermente curve che riscaldano teli e salviette: Zehnder Vitalo è un radiatore elegante e funzionale in grado di inserirsi in qualsiasi ambiente, grazie alla purezza estetica, ma anche all’utilizzo di materiali di alta qualità, quali alluminio, rame e grafite, che garantiscono una conducibilità termica particolarmente efficiente. Elementi innovativi che permettono di avere un bassissimo contenuto di acqua, soli 16mm di profondità e un peso molto ridotto, circa il 50% in meno rispetto ai tradizionali scaldasalviette. Vitalo deve la propria speciale performance e l’efficienza energetica al suo sofisticato funzionamento interno: un tubo di rame immerso in una struttura a nido d’ape realizzata in alluminio, conduce ottimamente il calore o lo cede rapidamente all’ambiente circostante tramite la parte frontale. La struttura a nido d’ape in alluminio è riempita di grafite. Questa innovativa tecnologia assicura la rapida e uniforme distribuzione di calore in tutta la parte frontale del radiatore. Un telaio perimetrale in poliammide nera regala a Vitalo un profilo unico e peculiare e una struttura chiusa particolarmente igienica. An organic appearance with slightly curved channelling that heats bath and hand towels: Zehnder’s Vitalo is an elegant yet practical radiator that is perfect for any space, thanks to its aesthetic purity but also to the use of high quality materials such as aluminium, copper and graphite, which offer particularly efficient heat conduction. These innovative elements have an extremely low water content, are just 16mm deep and very lightweight: around 50% lighter than traditional towel heaters. Vitalo owes its special performance and energy efficiency to its sophisticated internal functioning: a copper tube immersed in an aluminium honeycomb structure offers optimal heat conduction and transfers it rapidly to the surrounding space through the front of the radiator. The aluminium honeycomb structure is filled with graphite. This innovative technology ensures rapid and uniform heat distribution across the whole front of the radiator. A surrounding black polyamide frame gives Vitalo a unique outline and a particularly hygienic. bonola jasper morrison azienda Ceramica Flaminia anno realizzazione prodotto 2013 (ampliamento gamma 2014) materiale ceramica dimensioni Ø460/500xH155mm (lavabo tondo da appoggio), Ø460/500xH850mm (lavabo a colonna) firm Ceramica Flaminia year of realization 2013 (range expanded in 2014) material ceramic dimensions Ø460/500xH155mm (round countertop sink), Ø460/500xH850mm (column sink) Una collezione composta da oggetti calibrati e senza tempo che raccontano, attraverso la loro perfetta semplicità, la precisione stilistica del segno e la raffinata creatività del progettista inglese, oltre alla qualità di Flaminia nella lavorazione della ceramica: presentata lo scorso anno con i lavabi su colonna e da appoggio, Bonola si arricchisce di un vaso e di un bidet sospesi e lascia aperta la porta a ulteriori ampliamenti di gamma. Le forme bombate, morbide e arrotondate pensate da Jasper Morrison, definiscono un’immagine gentile e armoniosa, danno vita a una presenza rassicurante molto naturale e permettono una continuità delle superfici che rende i bacini e le sedute accoglienti e invitanti. La collezione è disponibile nelle finiture lucida (nei colori bianco, nero, rosa, azzurro, champagne, grigio e ardesia) o opaca (nei colori latte, grafite, antracite e grigio lava) e si combina perfettamente con i rubinetti e gli accessori della gamma Flaminia. A collection of timeless, calibrated items perfectly representing the British designer’s simplicity, stylistic precision and refined creativity, plus all the quality traditionally associated with Flaminia ceramics. Presented last year as a collection of column-mounted and countertop sinks, the Bonola collection now also includes a wall-hung toilet and bidet and is open to further expansion. Jasper Morrison’s soft, rounded, convex shapes create a genteel, harmonious look, a very natural, reassuring presence establishing a continuity of surfaces that gives basins and seats a welcoming, inviting feel. The collection is available with a glossy finish (in white, black, pink, light blue, champagne, grey or slate) or a matt finish (in milk, graphite, anthracite or lava grey), and goes perfectly with the taps and accessories in the Flaminia range. XXVIII design focus object specchi per bagno j&j design department azienda J&J anno realizzazione prodotto 2014 materiale vetro dimensioni su misura firm J&J year of realization 2014 material glass dimensions made to measure Specchi personalizzati e su misura per l’arredo bagno caratterizzati da esclusività e artigianalità, per soddisfare qualsiasi richiesta estetica e di stile: nata nel 1985 J&J si è specializzata nella produzione di manufatti realizzati a mano con materiali pregiati e finiture di grande raffinatezza. Qualità, eleganza e tradizione si associano in oggetti 100% made in Italy che arredano lo spazio con personalità e forte identità e che mantengono inalterato il loro valore nel tempo al di là di mode o tendenze. L’aspetto tridimensionale delle cornici, le tonalità preziose e le finiture superficiali sofisticate conferiscono profondità e volume a ogni specchio, rendendolo un vero e proprio oggetto d’arredo che diventa protagonista della stanza. L’esperienza accumulata in questi anni ha consentito a J&J di diventare un punto di riferimento nel settore, di estendere le proprie collaborazioni a partner di grande livello per diventare la più grande vetreria italiana specializzata nel vetro fuso curvato. Exclusive, handcrafted, customised and made-to measure bathroom mirrors of all styles and for all tastes: established in 1985, J&J specialises in production of items made by hand out of quality materials with refined finishes. Quality, elegance and tradition come together in entirely Italian-made items to decorate spaces with a strong personality and identity of their own, maintaining their value unaltered over the years and outliving the fads and trends. Frames with a 3D look, precious hues and sophisticated surface finishes add depth and volume to every mirror, making it an item of furniture that truly stands out in the room. The experience gathered over the years has made J&J a landmark in the industry, working with top partners and becoming Italy’s greatest glassmaker specialising in curved molten glass. i naturali laminam design department azienda Laminam anno realizzazione prodotto 2014 materiale lastre Laminam dimensioni 1000x3000mm, spessore 3/5,6mm tipologie marmi, pietre, gemme firm Laminam year of realization 2014 material Laminam sheets dimensions 1000x3000mm, thickness 3/5,6mm types marble, stone and gems La forza e l’eleganza unica e irripetibile degli elementi naturali trasferita su superfici tecnologiche dalle eccellenti caratteristiche prestazionali: I Naturali è una serie esclusiva che rende possibile riproporre l’estetica su grande dimensione dei materiali naturali maggiormente diffusi, per offrire a progettisti e designer possibilità inesplorate nella realizzazione di progetti di grande rilievo architettonico. Declinata in tre tipologie, la serie riproduce fedelmente l’essenza tecnica ed estetica dei materiali da cui trae ispirazione rivelando texture ad alto valore tecnologico. Nelle Pietre la forza primordiale della natura e dei sensi prende vita in superfici fluide e sorprendentemente strutturate, nei Marmi, le evoluzioni metamorfiche del materiale naturale si trasferiscono sulle lastre con mutevoli venature, nelle Gemme le superfici dal sapore antico e prezioso si caratterizzano per la brillantezza dei disegni e la maestosa lucentezza dei contrasti cromatici. Accanto a queste valenze estetiche le lastre Laminam offrono una notevole resistenza ai graffi, all’abrasione profonda, al fuoco, al gelo e una grande adattabilità a qualsiasi condizione climatica. The unique and unrepeatable strength and elegance of natural elements transferred to high tech surfaces offering excellent performance: the Naturali Series is an exclusive collection that offers the aesthetics of the most common natural materials on a large scale, to give architects and designers unexplored possibilities in creating large-scale architectural projects. Available in three versions, the series faithfully reproduces the technical and aesthetic essence of the materials from which it draws inspiration, revealing high tech textures. In Pietre the primeval force of nature and the senses comes to life in fluid and surprisingly structured surfaces, in Marmi, the metamorphic development of the natural material is transferred onto stone sheets with changing veins and in Gemme surfaces with an ancient, precious feel feature brilliant designs and the majestic brilliance of chromatic contrasts. Together with these aesthetic values, Laminam sheets offer high resistance to scratches, profound abrasion, fire and ice and are extremely adaptable to almost any climate. Esclusive e uniche come le Pietre, ricche di memoria come i Marmi, preziose come le Gemme: ecco la nuova collezione I Naturali. Exclusive and unique like Pietre, full of memories like Marmi and precious like Gemme: here is the new collection I Naturali. XXX design focus object district garage refin design department azienda Ceramiche Refin anno realizzazione prodotto 2014 materiale grès porcellanato dimensioni 750/250x1500mm colori Sugar, Cream, Mint, Toffee firm Ceramiche Refin year of realization 2014 material stoneware dimensions 750/250x1500mm colours Sugar, Cream, Mint, Toffee Una collezione dal gusto metropolitano ma anche un po’ vintage che si inserisce nel percorso di ricerca di Ceramiche Refin, legato al mondo dei materiali e alle contaminazioni provenienti da mondi diversi. Ne sono nate proposte originali ed esclusive, dalla forte personalità, in grado di trasmettere sensazioni particolari e di dar vita ad atmosfere ricercate. District presenta un’identità decisamente multimaterica per offrire un’ampia gamma di materiali diversi, che vanno dagli asfalti fino ai legni usurati. Il riferimento immediato e di grande attualità è a quei contesti urbani, che con le loro archeologie industriali, sono diventati protagonisti delle maggiori città del mondo, da Londra a New York passando per i docks delle grandi aree portuali, in piena rinascita. Alle ceramiche dalla finitura che ricorda l’asfalto (Road), si abbinano materiali vintage dall’effetto metallico, tipici delle officine o marmi di vecchie botteghe di macellai o barbieri (Garage), fino ai legni rovinati ispirati alle pavimentazioni dei velodromi o ai piccoli mattoni che ne rivestono le pareti interne (Track). A collection with a metropolitan flavour and a touch of vintage style that is part of Ceramiche Refin’s research into the world of materials and influences from other areas. This has created original and exclusive products with a strong personality, able to transmit special sensations and create elegant atmospheres. District has a decidedly multilateral personality, offering a wide range of different materials, ranging from fine asphalt to distressed wood. The immediate reference is extremely contemporary, fitting with the urban settings whose industrial archaeology have become leading features in the world’s biggest cities, from London to New York, through the docks in port areas that are now in the middle of a Renaissance. The ceramic of the finishes that recall asphalt (Road), are combined with vintage materials with a metallic effect, typical of garages and marble from old butcher’s or barber’s shops (Garage), as well as distressed wood inspired by the floor of velodromes or small bricks that cover the inside walls (Track). Vissuto, consumato, volutamente usurato: la serie in grès porcellanato District Garage ripropone l’estetica vintage dello “used”. Lived in, consumed, deliberately worn: stoneware District Garage collection reinterprets ‘used’ aesthetics of vintage. déco d’antan tagina design department azienda Tagina Ceramiche d’Arte anno realizzazione prodotto 2014 materiale grès porcellanato e bicottura in pasta bianca dimensioni 600x600mm, 300x600mm, 200x600mm, 100x600mm, 200x200mm, 100x100mm decori fleur, filet, etoile, petite mosaique, tressage, fondo rayè firm Tagina Ceramiche d’Arte year of realization 2014 material porcelain stoneware and double-fired white body tiles dimensions 600x600mm, 300x600mm, 200x600mm, 100x600mm, 200x200mm, 100x100mm decoration fleur, filet, etoile, petite mosaique, tressage, fondo rayé Colore, decori e contrasti sono gli elementi distintivi della collezione Déco d’Antan di Tagina Ceramiche d’Arte. Non solo una nuova linea per pavimenti e rivestimenti, ma un vero e proprio progetto ceramico dedicato a vestire con rinnovata eleganza spazi residenziali ma anche progetti contract dalla forte personalità. La ripetizione di decori legati alla tradizione crea accostamenti di grande contemporaneità, adatti per qualsiasi tipologia di ambiente e offre a progettisti e clienti una grande leggerezza visiva e la massima libertà compositiva. Il servizio taylor made, uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, permette infatti di creare la propria miscela personalizzata con la quale soddisfare qualsiasi richiesta estetica. I pattern geometrici e i decori floreali a rilievo esaltano la superficie fino a diventare dei veri e propri complementi di arredo, morbidi al tatto e preziosi alla vista grazie al mix sapiente degli smalti e della polvere di graniglia. La collezione Déco d’Antan è disponibile nei colori fondo rayè blanc/noir, noir, blanc, noir-blanc, sable-noir, blanc-gris. Colour, decorations and contrasts are the distinctive elements of the Déco d’Antan collection by Tagina Ceramiche d’Arte. Not only a new range of floors and coverings, but a real ceramic project dedicated to elegantly dressing residential spaces and contract projects with a strong personality. The repetition of decorations linked to tradition creates extremely contemporary effects, suitable for any type of space, and offers designers and clients visual lightness and maximum freedom of composition. The tailor made service, which is the jewel in the company crown, allows the client to create their own mixture of any aesthetic needs. The geometric pattern and floral decoration in relief enhance the surface to become real interior design items, soft to the touch and precious to the eye, thanks to the skilful mix of varnishes and composite powder. Déco d’Antan collection is available rayé blanc/noir, noir, blanc, noir-blanc, sable-noir and blanc-gris. XXXII design focus object juta lorenzo palmeri azienda Stone Italiana (con Jannelli&Volpi) anno realizzazione prodotto 2014 materiale ricomposto a base quarzo dimensioni 3000x1400mm, spessore 20/30mm firm Stone Italiana (with Jannelli&Volpi) year of realization 2014 material quartz based engineered stone dimensions 3000x1400mm, 20/30mm thick Un nuovo prodotto nato da Stone Circus, il fortunato progetto di sharing promosso da Stone Italiana, che prevede la condivisione del proprio know-how con quello di altre aziende protagoniste del settore dell’arredo e dell’architettura ma non solo. Le aziende coinvolte, ognuna con la sua specifica identità e ricco bagaglio di esperienza, condividono dunque un progetto che mette insieme, valorizzandole, le diverse competenze. Dall’incontro con Jannelli&Volpi, assoluta protagonista nel settore delle decorazioni murarie e delle carte da parati in particolare, ha preso vita la collezione Juta, naturale proseguimento ed espansione della collaborazione nata lo scorso anno con tre modelli di lastre “Stonewallpaper”, sviluppate grazie alla tecnologia della sublimazione che ha permesso la trasposizione delle texture della carta da parati sulle lastre Stone Italiana. Con Juta si entra nella terza dimensione trasportando la trama dell’omonima carta sulle lastre in quarzo di Stone Italiana. Carta e pietra, rivestimenti accomunati da texture materiche dal forte carattere, si fondono e si declinano in varianti colore dalle tonalità neutre. A new product from Stone Circus, an exciting shared project created by Stone Italiana, which involves sharing its know-how with other leading companies in the furniture, architecture and other sectors. Each company has its own specific identity and a wealth of experience and together they are taking part in a project that combines and focuses on their different skills. Jannelli&Volpi, leaders in the wall decoration and wallpaper sector, have produced the Juta collection, the natural continuation and extension of the partnership that began last year with three models of “Stonewallpaper” sheets, developed using sublimation, which transposed the textures of wallpaper onto Stone Italiana sheets. Juta enters the third dimension, by transporting the weave of jute onto Stone Italiana quartz sheets. Paper and stone - coverings that share striking material textures blend and are available in a range of neutral shades. Juta è il primo gesto del progetto “micro 3d” che vuole dare espressione ai più piccoli movimenti della superficie. Juta is the first step in the “micro 3D” project that give a sense and expression to the smallest movements of a surface. onda benzima azienda Romagna Plastic anno realizzazione prodotto 2014 materiale legno, metacrilato, acciaio dimensioni profondità e larghezze personalizzabili firm Romagna Plastic year of realization 2014 material wood, methacrylate and steel dimensions depth and width can be customised Nelle case contemporanee lo spazio è spesso contenuto e soprattutto la stanza da bagno soffre di una cronica e costante riduzione delle dimensioni. Tutti gli elementi che vi entrano a far parte devono tenere conto anche di questo aspetto perché ogni centimetro sia sfruttato al meglio. Da sempre attenta ad associare aspetti funzionali a valenze estetiche nelle definizione dei sistemi per l’organizzazione dello spazio interno dei mobili, Romagna Plastic ha sviluppato la collezione Onda, firmata dallo Studio Benzima, che si arricchisce oggi di nuovi accessori e finiture. Nella sua nuova evoluzione, Onda scompone le soluzioni dedicate a cassetto e cestone, per declinarli anche nella versione da anta. Non più solo organizzazione del cassetto quindi, ma anche del mobile a colonna e dell’anta sotto-lavabo, completando così la linea di accessori compatti e capienti rendendoli adatti a ogni tipo di mobile per il bagno. La collezione sorprende anche nelle finiture, con nuovi colori e superfici capaci di trasmettere sensazioni diverse: la finitura soft-touch, ad esempio, trasforma l’interno del mobile da bagno in un’area elegante e raffinata. Space is often at a premium in modern homes and the bathroom especially suffers from chronic and constant reductions in size. All elements in the bathroom must also take this aspect into account because every centimetre needs to be used to the full. Romagna Plastic has always been aware of associating functional aspects with aesthetic appeal in creating systems for organising space within furniture and has developed the Onda range, by Studio Benzima, which is today enriched with new accessories and finishes. In its new evolution, Onda deconstructs solutions dedicated to large drawers and baskets to decline them in a version with a door. Not only drawer organisers, but also column units and an under washbasin door complete the range of compact, spacious accessories and make them suitable for any type of bathroom furniture. The collection also has surprising finishes, with new colours and surfaces that are able to transmit a range of sensations. For example, the soft-touch finish transforms the inside of bathroom furniture into an elegant, refined space. XL design focus showroom showroom marazzi, milano la ceramica e la città ceramics and the city text by Davide Cattaneo È stata inaugurata solo un anno fa, in occasione del Salone del Mobile 2013, ma è già un punto di riferimento per architetti, progettisti, addetti ai lavori ma anche clienti finali che vogliano conoscere tutto in materia di superfici, rivestimenti e arredo bagno: la showroom Marazzi di Milano, è uno spazio di circa 400mq, inserito in uno dei design district più vitali della città meneghina. Uno spazio flessibile e razionale, accogliente e operativo, un ambiente tecnico ma dall’atmosfera conviviale, nel quale al fascino del poter toccare con mano le infinite proposte dell’azienda si affianca la certezza di trovare competenza e personale qualificato per soddisfare qualsiasi esigenza progettuale. Più che uno showroom tradizionale, questo spazio vuole essere un omaggio alla metropoli milanese e in particolare alla sua bellezza spesso sconosciuta perché fatta di piccole scoperte, di angoli nascosti, di corti mascherate, di meraviglie che riescono ad attirare l’attenzione solo di chi ha la fortuna di viverla quotidianamente. Proprio l’identità della città è stata il filo conduttore di alcune scelte progettuali che hanno trovato compimento nella realizzazione di una skyline a misura d’uomo con facciate di edifici riproposti in chiave ceramica che si confondono con grandi immagini catturate al volo, come quelle delle vie della moda, il riflesso del duomo o un vecchio tram che sferraglia sulle rotaie. Così l’architetto Gianluca Rossi dello studio Uainot riassume il concept del progetto “In questo showroom Milano rivive nella ceramica; abbiamo voluto ricreare uno scorcio della città che tutti conosciamo e amiamo, ma che spesso diamo per scontata. Un prodotto versatile come la ceramica ci ha dato l’occasione perfetta per farlo e la vasta gamma di prodotti Marazzi e di sistemi costruttivi Marazzi Engineering ci hanno permesso di trovare risposta a qualsiasi necessità”. Una Milano, che in parte non c’è più, che rivive nei pavimenti in marmo dell’alta borghesia, riproposti in materiale ceramico da Marazzi, o ancora negli splendidi parquet usurati dal tempo, anch’essi riattualizzati con le collezioni in grès effetto legno. Insomma una contaminazione continua tra nuovo e antico, tra bellezza e tecnologia, tra reinterpretazioni di materiali unici propri dell’architettura attraverso le nuove possibilità espressive della ceramica. Lo spazio è composto da zone su più livelli dedicate ai clienti finali, con ambienti arredati Marazzi, e al mondo dei professionisti con le innovative soluzioni per la progettazione proposte da Marazzi Engineering (pavimenti sopraelevati e facciate ventilate) e Marazzi Tecnica (sistemi di materie, colori, formati e superfici). Soluzioni versatili e performanti, capaci di dare vita a pavimenti e rivestimenti di grande bellezza e dalle straordinarie caratteristiche tecniche, ma anche materiali ceramici che guardano al futuro e si propongono per utilizzi inediti e innovativi. Aree specifiche sono dedicate a Progetto Triennale, la nuova edizione della piastrella “4 volte curva” disegnata da Gio Ponti, alle nuove proposte di piastrelle sottili e al mondo bagno Marazzi, con soluzioni espositive che permettono all’utente di immergersi nello spazio. Il pavimento ceramico è un susseguirsi di finiture e di materiali che si alternano in maniera volutamente scomposta e all’apparenza casuale, perché il visitatore, come accade in città, possa scegliere la propria strada e selezionare il percorso più congeniale, possa curiosare nel giardino nascosto dietro alla vetrina o leggersi una rivista seduto al tavolino sotto una grande luna che con la sua morbida luce bagna sia i prospetti che i visitatori, o ancora possa sbirciare dentro alle finestre di una facciata ventilata (fin troppo moderna) o riposarsi sul soppalco guardando quanto accade al piano di sotto, come se fosse in terrazza. Più riservato e domestico il piano interrato, nel quale sono state ricreate quattro stanze da bagno, nelle quali riproporre ambientazione e stili dell’abitare contemporaneo e valorizzare l’impiego del materiale nel dialogo con gli elementi che compongono lo spazio come sanitari, lavabi, box doccia. Lo showroom viene aggiornato continuamente per presentare le ultime novità delle collezioni Marazzi, come Blend, che unisce sulla stessa superficie memorie di materiali e tecniche differenti, Block, la proposta che contamina resina e cemento e alterna superfici spatolate con effetti lux e matt o Treverkchic, il grès effetto legno Marazzi che interpreta il calore e la raffinatezza delle essenze Noce e Teak più rare e prestigiose. Proprio delle collezioni Treverk fa parte la nuova proposta Treverkever, presentata a Cersaie 2014, che troverà presto posto nello showroom milanese. Il successo e l’alta affluenza registrata in poco più di un anno hanno confermato oltre alla bontà delle scelte strategiche e progettuali, la capacità di questo spazio di essere un luogo di incontro e di scambio di opinioni interessante e vivace, in grado di aprirsi alla città e di coinvolgere i suoi principali attori, siano essi professionisti o clienti finali. Lo showroom di Milano rientra nell’articolata strategia di supporto alla rete distributiva di Marazzi che prevede l’apertura di spazi monomarca, attraverso i quali di esprimere al meglio la propria identità aziendale, far percepire la capacità di soddisfare le esigenze architettoniche più diverse e più in generale trasferire parte di quel prezioso sapere che fa di Marazzi uno degli assoluti protagonisti del mondo della Ceramica. It opened only a year ago, during the 2013 Salone del Mobile, but it is already a landmark for architects, designers, people in the trade and end customers who want to know all about surface coverings and bathroom furnishings: Marazzi’s 400 square metre showroom is located in one of Milan’s liveliest design districts. A flexible, rational, welcoming and highly practical space, it is a high-tech facility with a convivial atmosphere where the opportunity to see the company’s infinite range first-hand is backed up by the certainty of finding highly skilled, qualified personnel to provide assistance with all design requirements. The space is not a traditional showroom but a true homage to the city of Milan, and particularly its often hidden beauty, made up of little discoveries, hidden corners, inner courtyards and other marvels that only come to your attention if you live and work in the city every day. The identity of this wonderful city is the key to a number of design choices which resulted in creation of a city skyline on a human scale, with the façades of buildings represented in ceramics, blending into large-scale snapshots of characteristic parts of the city such as the fashion district, the reflection of the cathedral, or an old-fashioned tram on its tracks. Architect Gianluca Rossi of Uainot sums up the project concept: “In this showroom Milan is brought to life in the form of ceramics; we have recreated views of the city we all know and love, but often take for granted. Being such a versatile product, ceramic offered us the perfect opportunity to do something like this, and the vast range of Marazzi products and Marazzi Engineering construction systems offer the response to any need”. Not all of the Milan potrayed here has survived, but it is brought back to life in Marazzi’s ceramic reconstruction of the marble flooring of old upper-class homes, or in the splendid time-worn parquet recreated in porcelain tiles. In short, there is an on-going cross-contamination between the old and the new, between beauty and technology, between new interpretations of the unique materials of architecture through the new expressive possibilities offered by ceramics. The showroom includes spaces for end customers on various levels, decorated with Marazzi products, as well as spaces intended for professionals in the field featuring innovative design solutions from Marazzi Engineering (raised floors and ventilated façades) and Marazzi Tecnica (systems of materials, colours, sizes and surfaces). XLII design focus showroom Versatile, high performing solutions capable of creating beautiful floor and wall coverings with outstanding technical properties, and ceramic materials that look forward to the future and suggest innovative new uses. There are specific areas for the Triennale Project, a new version of the “4 times curved” tile designed by Gio Ponti, for the new thin tiles and for the Marazzi bathroom, featuring display solutions that allow users to immerse themselves in the spaces. The ceramic floor features a series of different finishes and materials arranged in an intentionally disordered, apparently random way, so that visitors can make their own way and choose their own routes as they wish, just as they do on the city streets, peeking into the hidden garden behind the glass or reading a magazine at a little table underneath a big moon whose soft light bathes prospective clients and visitors,, look into the windows of a super-modern ventilated façade, or rest in the loft, watching what is going on below, as if they were on an apartment balcony. The underground level is more reserved and private, featuring a recreation of four bathrooms, where the settings and styles of contemporary living are represented with a focus on use of materials in dialogue with the elements making up the space: bathroom fixtures, sinks and shower stalls. The showroom is continually updated to present Marazzi’s latest new collections, such as Blend, that presents on the same surface memories and traces of different materials and techniques, Block, a tile that contaminates resins and concrete, alternating brushed with lux and matt surfaces, or Treverkchic, the new wood-effect porcelain stoneware by Marazzi that interprets the warmth and the refinement of the most prestigious and rare Teak and Walnut essences. The Treverk collections include the new Treverkever tile presented at Cersaie 2014, which will soon be featured in the showroom in Milan. The showroom’s success and the large number of visitors who have been to see it in just over a year confirm not only the validity of the company’s strategic and design choices but the showroom’s potential as a place for professionals in the trade and end clients to get together for a lively, interesting discussion and exchange of opinions. The Milan showroom is part of Marazzi’s supporting strategy of the distribution network setting up single-brand showrooms to express its corporate identity, demonstrate its ability to meet a great variety of architectural requirements and transfer some of the precious knowhow that makes Marazzi one of the big names in Ceramics today. Treverkever è l’ultima proposta delle collezioni Treverk, la linea di lastre in grès porcellanato a effetto legno. Le superfici dal tono caldo e naturale sono impreziosite da nodi e leggeri passaggi di tono e rimandano a un’atmosfera vissuta e a superfici usurate dall’uomo e dal trascorrere del tempo. Ideale per l’utilizzo in ambienti residenziali, prevalentemente a pavimento e per spazi commerciali (leggero), Treverkever è oggi presentato nel formato 20x120cm e nei colori Ash, Natural, Sand, Clove Musk. Treverkever is the latest new addition to the Treverk collections: a line of wood-effect stoneware porcelain tiles. The warm, natural surfaces of the material feature knots and subtle changes in hue, and have the lived-in feel of surfaces worn by use and by the passage of time. Ideal for use in the home and in commercial spaces with light pedestrian traffic, Treverkever is now available in the 20x120cm size and in the colours Ash, Natural, Sand and Clove Musk. casalgrande padana Solidità e coerenza, concretezza e organizzazione ma anche innovazione, creatività, qualità dei dettagli e stile inconfondibile. Casalgrande Padana è tutto questo, è da oltre cinquant’anni un punto di riferimento nel settore della ceramica, proprio per la sua capacità di combinare entrambi gli aspetti dell’attività aziendale: creativo e produttivo. Ciò è possibile grazie a una guida forte e preparata, a un team di lavoro affiatato, alla correttezza dei rapporti e al senso di partecipazione di tutti al risultato finale. Solo così oggi si può fare impresa in Italia, solo in questo modo si può produrre nel nostro paese ed esportare in tutto il mondo. Casalgrande Padana fa del presente il trampolino per il futuro e non dimentica il territorio e il pianeta in cui vive: responsabilità sociale d’impresa, cultura del progetto e della produzione associate a innovazione sostenibile danno vita a superfici esclusive! Solidity and cohesion, concreteness and organisation, as well as innovation, creativity, quality details and unmistakable style. Casalgrande Padana is all this, and for over 50 years it has been a reference point in the ceramics sector, for its ability to combine both the creative and the productive aspects of its company. All this is possible thanks to a strong, experienced management, a close-knit work team, honest relationships and a sense that everyone is participating in the end result. This is the only way to do business in Italy today, only in this way can we produce here at home and export worldwide. Casalgrande Padana makes the present a launchpad for the future, while bearing in mind the local area and the planet on which we live: corporate social responsibility, design and production culture, together with sustainable innovation produce exclusive surfaces! XLVI design focus factory casalgrande padana superfici evolute e sostenibili advanced, sustainable surfaces text by Davide Cattaneo photo by Ferdinando Sacco Una città nella città, con funzioni ben definite, impianto chiaro e gerarchicamente consolidato, logistica perfetta e flessibile, insomma un micro tessuto urbano che accorpa tutte le attività necessarie allo sviluppo del processo produttivo delle superfici ceramiche: l’headquarter di Casalgrande Padana è un mix di edifici diversi, di stabilimenti, di palazzine uffici, tutti con un’identità ben precisa indispensabile per contribuire a trasformare una materia che viene dalla terra in un prodotto unico, ricco di contenuti innovativi, di qualità e nonostante tutto, di futuro. Il mondo Casalgrande Padana ruota proprio attorno alla terra nel senso più completo del termine, perché è dalla terra che si ricava la materia prima, è dalla terra, anzi da un territorio che ha in sé questa vocazione, che l’azienda trae il proprio radicamento e le competenze necessarie per raggiungere l’eccellenza ed è ancora alla terra, o meglio all’ambiente, che sono rivolte le attenzioni in materia di sostenibilità e risparmio energetico. Uno spirito “green” radicato nel dna aziendale, come conferma Franco Manfredini, Presidente di Casalgrande Padana: “Sin dai primi passi della nostra lunga storia produttiva abbiamo messo la sostenibilità, la sicurezza e la salute sul lavoro al primo posto, dialogando con le comunità locali, creando progetti speciali rivolti al sociale e al bene comune. Tutto questo con l’obiettivo di realizzare un corretto equilibrio tra crescita economica, innovazione, rispetto dell’ambiente e responsabilità sociale. Nella nostra filosofia, made in Italy non significa solo bellezza o lusso, ma anche eticità, impegno e senso di responsabilità. Valori che ci hanno permesso di trasformare un prodotto in un’esperienza da condividere”. Casalgrande Padana è stata la prima azienda del distretto, ormai molto tempo fa, a puntare decisamente sul grès porcellanato, e oggi questa tipologia di prodotto costituisce l’80% della produzione complessiva. Un materiale dalle caratteristiche eccellenti, dalla qualità evoluta, che richiede però un ciclo perfetto per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità, un percorso all’insegna dell’eccellenza che deve necessariamente partire da materie prime di qualità. Le argille di provenienza europea, le sabbie italiane, i feldspati italiani o turchi, il talco e tutte gli additivi o le materie complementari: tutti materiali di altissimo livello che entrano nello stabilimento e trovano posto nelle diverse tramogge suddivisi per tipologia e granulometria. Dal magazzino materie prime vengono poi avviati al processo produttivo, grazie a un calcolatore automatico che richiama specificatamente un materiale in base alle esigenze della produzione. Una volta caricato, il materiale entra nei silos dedicati, dai quali verrà prelevato nella corretta quantità per comporre la miscela, che è il vero primo segreto della produzione, la ricetta che dosa la giusta quantità di ingredienti (materiali base e pigmenti) necessari per ottenere il risultato desiderato. L’impasto così ottenuto, viene addizionato con acqua all’ingresso dei mulini di macinazione. L’azienda dispone di mulini impiegati per ottenere basi diverse fra loro per il colore di fondo (chiara, media o scura). All’interno dei mulini, che sono divisi in tre camere e ruotano attorno al proprio asse longitudinale, il materiale viene macinato grazie all’utilizzo di sfere in allumina sinterizzata ad alta densità e viene ridotto allo stato fluido; la cosiddetta “barbottina” viene raccolta per caduta nelle vasche interrate. Dalle vasche il materiale viene poi iniettato ad alta pressione nell’atomizzatore, all’interno del quale, incontrando l’aria calda, verrà nebulizzato e ridotto in polvere (l’atomizzato appunto) dalla perfetta granulometria. In questo processo la percentuale d’acqua contenuta nella barbottina (34%) viene ridotta al 5% dell’atomizzato, che viene poi raccolto nei 100 silos da 450 quintali ciascuno. Dai silos l’atomizzato viene avviato alle presse, ciascuna delle quali predisposta per una particolare tipologia di prodotto, che compattano il materiale nelle dimensioni e spessori previsti. La piastrella così ottenuta, ancora priva di qualsiasi resistenza, entra nell’essicatore a torre nel quale rimane per circa 2 ore. Qualora il prodotto debba invece essere smaltato, accederà all’essiccatura solo dopo le operazioni di smaltatura e decorazione superficiale, che possono essere svolte tramite le più tradizionali stampanti a rullo o le innovative stampanti digitali, grazie alle quali è possibile ricreare qualsiasi disegno o decoro. Casalgrande Padana dispone di forni a gas, all’interno dei quali la curva della temperatura consente di completare la vetrificazione/greificazione del materiale. Si susseguono in sequenza preriscaldamento, rammollimento e cottura vera e propria (nel quale il prodotto raggiunge la temperatura massima di 1.230°C) e infine raffreddamento per un ciclo complessivo che varia per tipologia e dimensione del prodotto tra i 37 e i 65 minuti circa. Dopo la cottura l’aspetto e il colore delle piastrelle sarà completamente diverso rispetto al materiale ancora crudo; in fase di progettazione e di preparazione dell’impasto è pertanto necessario calcolare queste variazioni dettate dalla trasformazione degli ossidi e dei pigmenti contenuti nella miscela. Accanto all’aspetto estetico occorre tener conto anche di quello dimensionale, attraverso il calcolo del ritiro che il materiale subirà durante l’essicazione e la successiva cottura. Queste comparazioni rientrano nella normale attività delle “staffette”, ossia quelle piastrelle campione che dopo ogni fase del processo vengono verificate minuziosamente per validare il processo stesso, per verificare ogni parametro di riferimento e confermare che quanto ottenuto fino a quel momento sia conforme agli standard previsti. Le piastrelle in uscita dal forno, vengono stoccate nel magazzino del “cotto”, dalla quale verranno scelte per la vendita oppure avviate alla fase di rettifica. In questa operazione grazie a nastri abrasivi diamantati verrà asportato il materiale in eccesso per ottenere quattro lati perfettamente rettificati. Infine tutte le piastrelle vengono imballate automaticamente e predisposte per la spedizione immediata o per il magazzino del prodotto finito. Il processo produttivo occupa una parte considerevole dell’impianto di Casalgrande, nel quale sono ospitati, oltre agli uffici, altri spazi fondamentali come il Creative Center, un nuovo edificio dedicato al progetto e alla formazione, un punto di riferimento per clienti e visitatori, per architetti e progettisti, un luogo a diretto contatto con la fabbrica, capace di far interagire innovazione e creatività, coniugando dimensione espositiva, comunicazione, informazione tecnica e attività di laboratorio. Un tassello che rientra nel più ampio programma di servizi offerti Cinquant’anni di esperienza e successi hanno permesso a Casalgrande Padana di mettere a frutto un grande bagaglio di conoscenza nel campo della ceramica per l’architettura. Prima azienda in Italia nel settore ceramico ad avere posto al centro della propria produzione il grès porcellanato, oggi Casalgrande Padana può contare su oltre 1.000 dipendenti e 6 stabilimenti, nel cuore del distretto ceramico più qualificato del mondo, per 700.000mq di superficie totale dedicata agli impianti industriali. Il marchio è presente in tutti i continenti con una distribuzione che copre 100 paesi: il presidio dell’azienda nei diversi paesi non si limita al prodotto, ma anche a un ventaglio di servizi e consulenze progettuali che pongono Casalgrande Padana al livello di vera eccellenza internazionale del comparto. 50 years’ experience and success have allowed Casalgrande Padana to develop a range of knowledge in the field of ceramics for architecture. It is the first company in Italy in the ceramics sector to focus on porcelain stoneware production and today Casalgrande Padana can count on over 1,000 employees and 6 plants in the heart of the most expert ceramic area in the world, with 700,000 m2 of total surfaces dedicated to industrial plants. The brand is present on every continent, with a distribution network that covers 100 countries: the company’s established presence in various countries is not limited merely to products, but also to a range of services and design consultancies that place Casalgrande Padana at a level of true international excellence in the sector. Casalgrande Padana spa via Statale 467, 73 42013 Casalgrande (RE) tel 0522 9901 – fax 0522 996121 www.casalgrandepadana.it XLVIII design focus factory dall’azienda, un sistema integrato così evoluto da dare vita a Padana Engineering, una struttura dedicata che segue la commessa in tutte le sue fasi, per affiancare il cliente e soddisfare le sue esigenze in qualsiasi contesto. Anche in un momento di forte crisi come quello che sta vivendo da tempo l’edilizia, Casalgrande prosegue l’attività di ricerca e la continua sperimentazione di nuove miscele e materiali, per dar vita a superfici ideali per molteplici campi d’applicazione: dai rivestimenti di facciata, tradizionali o con parete ventilata, ai pavimenti e rivestimenti per l’architettura d’interni; dai pavimenti sopraelevati per gli ambienti di lavoro contemporanei ai pavimenti galleggianti per esterni (con piastrelle di spessore maggiorato); dalle pavimentazioni industriali alle lastre a spessore ridotto, perfette per le ristrutturazioni; dalle soluzioni pensate per favorire la massima fruibilità degli spazi pubblici e l’abbattimento delle barriere architettoniche, ai rivestimenti per piscine; non da ultimo le ceramiche bioattive, una nuova ed esclusiva generazione di prodotti con caratteristiche assolute e certificate nel campo dell’abbattimento dell’inquinamento ambientale, dell’autopulizia e della capacità di abbattere i principali ceppi batterici. Casalgrande Padana realizza materiali ecologici per l’architettura utilizzando impianti industriali e procedure di politica ambientale decisamente orientate alla sostenibilità, attraverso un processo produttivo a ciclo chiuso che permette il riciclo di tutte le componenti, con emissioni e dispersioni in pratica nulle. Proprio dall’assoluta qualità e dall’ampia gamma dei prodotti, nasce lo straordinario rapporto di collaborazione tra azienda e progettisti. Un rapporto proficuo e costruttivo per entrambi che ha dato vita nel 1990 con il Grand Prix, un premio biennale dedicato a opere di architettura nelle quali siano stati utilizzati i prodotti di Casalgrande Padana. Sono numerose le collaborazioni con importanti protagonisti del panorama architettonico mondiale nate durante il Gran Prix e poi sviluppatesi con una fidelizzazione che è espressione tangibile di una professionalità e qualità unica nel panorama del settore. Come quella con il maestro giapponese Kengo Kuma, che ha sposato in pieno la filosofia e la capacità di innovare Casalgrande Padana e ne è diventato testimonial d’eccezione in occasione delle celebrazioni dei 50 anni dell’azienda. Dalla sua creatività è nato uno spettacolare landmark architettonico, il Casalgrande Ceramic Cloud, costruzione simbolica innalzata davanti alla sede dell’azienda come “Porta d’accesso ovest” al distretto ceramico emiliano. Un progetto a cavallo tra architettura e land art che occupa una rotonda della Strada Pedemontana che scorre accanto allo stabilimento, una costruzione che si sviluppa per oltre 40m di lunghezza e sette di altezza. Contesto diverso ma stessa capacità di declinare il progetto secondo il proprio approccio e di esprimere l’identità aziendale attraverso le scelte architettoniche per l’Old House, un interessante intervento di riqualificazione di una tipica casa colonica, situata all’interno del sito produttivo aziendale, restaurata e recuperata per svolgere la funzione di archivio storico e di documentazione di Casalgrande Padana, nonché luogo destinato ad accogliere mostre, incontri ed eventi culturali. Uno spazio di grande fascino che porta con sé tracce evidenti di una memoria industriale fatta di passione e voglia di fare, ma che grazie al progetto dell’architetto giapponese diventa anche luogo contemporaneo di trasmissione del sapere, di condivisione dell’esperienza, di programmazione del futuro. L’Old House diventa il paradigma ed essenza dell’attività di Casalgrande Padana, un mondo nel quale la tradizione incontra l’innovazione, la cultura alimenta l’innovazione, il gusto del bello e del ben fatto si sposano per costruire l’architettura di domani. A city within a city, with well-defined functions, a clear and hierarchically consolidated system and perfect, flexible logistics: in short, a micro urban framework that brings together all the activities needed to develop the production process of ceramic surfaces. The Casalgrande Padana headquarters is a combination of various buildings, plants and office blocks, all with a clearly – defined identity, which is essential in helping to transform a material that comes from the earth into a unique product, full of innovative content, quality and – despite everything – a future. The Casalgrande Padana world revolves around the earth in the most complete sense of the word, because the raw material is extracted from the earth, it is in the earth – or rather in an area that has this vocation – that the company has founded its roots and the skills needed to achieve excellence and it is once again the earth, or rather the environment, that it has focused on as regards themes of sustainability and energy saving. This ’green’ spirit is rooted in the company DNA, as is confirmed by Franco Manfredini, Casalgrande Padana President: “From the very first steps in our company’s long history of production, we have placed sustainability and health and safety at work at the forefront, engaging in dialogue with local communities and creating special projects aimed at social and local welfare. All this with the aim of finding the right balance between economic growth, innovation, respect for the environment and social responsibility. In our philosophy “Made in Italy” doesn’t only mean luxury and beauty, but also ethics, commitments and a sense of responsibility. These values have allowed Un ciclo completo e sostenibile, in cui tutto concorre al risultato finale, in cui ogni dettaglio trova il suo posto nell’ingranaggio, condizione imprescindibile per riuscire a produrre ogni giorno circa 24.000mq di materiale diverso per dimensioni, finitura e colori. A complete, sustainable cycle in which everything is aimed at a final result, in which every detail is a cog in a wheel – the essential condition for producing around 24,000m2 of materials in different sizes, finishes and colours every day. L design focus factory us to transform a product into a shared experience”. Casalgrande Padana was the first company in the sector, in the now far-off past, to focus on porcelain stoneware, and today this kind of product makes up 80% of its overall production. It is a material with excellent features and advanced quality which, however, requires a perfect production cycle in order to express its potential to the full, a pathway focussed on excellence that must start from quality raw materials. Clay from Europe, Italian sand, Italian or Turkish feldspar, talc and all other additives or complementary materials must be top quality. They enter the plant and are placed in various hoppers according to type and particle size. Raw materials are sent from the warehouse for production by an automatic calculator that specifically selects a material according to production needs. Once loaded, the material goes into special silos from which the correct amount is extracted to make up the mixture: the first real secret of production is the recipe, which calculates the right quantity of ingredients (base materials and pigments) needed to obtain the result desired. Water is added to the mixture that is obtained when it enters the grinding mills. The company has mills that are used to obtain different bases with varying base colours (pale, medium and dark). Inside the mills, which are divided into 3 chambers and rotate on their own longitudinal axis, the material is ground using high density sintered aluminium spheres and then reduced to a fluid state. This so-called ’slip’ is collected as it drips into underground pools. The material is then injected from the pools at high pressure into an air spray, in which it meet warm air, is nebulised and reduced to powder (the atomised material) with a perfect grain size. In this process the percentage of water in the slip (34%) is reduced to 5% of the atomised material, which is then collected in 100 silos of 450,000 kilos each. From these silos the atomised material is sent to presses, each one of which is prepared for a typical type of product, which compacts the material to the required size and thickness. The tile obtained, which still has no resistance, goes into the drying tower where it remains for approximately 2 hours. When the product has to be varnished, it only goes to the dryer after varnish and surface decorations have been applied. These can be applied using traditional roller printers or innovative digital printers that can create any design or decoration. Casalgrande Padana has gas ovens, inside which the temperature curve allows vitrification of the material to take place. There is then a sequence of pre-heating, softening and final baking (in which the product reaches a maximum temperature of 1,230°C) followed by cooling, with an overall cycle that varies according to the type and size of the product between 37 and 65 minutes. After baking, the appearance and colour of the tiles will be completely different compared to the raw material. During the design phase and the preparation of the mixture we therefore have to calculate for variations produced by the transformation of oxides and pigments contained in the mixture. As well as the aesthetic aspect, we also have to take size into account, by calculating how much the material will shrink during drying and baking. These comparisons are normally made using samples with tiles that are painstakingly measured after every phase of the process to assess the process itself, to check every parameter of reference and to confirm that what has been obtained up to that point conforms to established standards. When tiles are removed from the oven, they are stored in the ’baked’ warehouse, from which they will be taken for sale or sent for rectification. This operation involves diamond-studded abrasive belts that remove excess material to obtain four perfectly rectified sides. Finally, all the tiles are automatically packed and sent for immediate delivery or to the finished product warehouse. The production process occupies a considerable area of the Casalgrande plant, which also houses offices and other vital spaces A destra: Casalgrande Ceramic Cloud, progettato da Kengo Kuma nel 2010, è un grande muro tridimensionale che sperimenta innovativi utilizzi applicativi dei componenti ceramici di ultima generazione. La struttura è infatti costituita da speciali lastre di grandi dimensioni in grès porcellanato Bios Self Cleaning®. A sinistra: la misura e il sottile equilibrio compositivo, propri della cifra stilistica dell’architetto giapponese Kengo Kuma, sono i fili conduttori dell’Old House, la riqualificazione di una casa colonica inserita nel perimetro aziendale e caratterizzata oggi da dettagli raffinatissimi, combinazioni eccellenti di materiali e continui rimandi tra nuovo e antico. On right: Casalgrande Ceramic Cloud designd by Kengo Kuma in 2010, is a large 3-D wall that experiments with innovative applied uses of latest generation ceramic components. The structure is made up of special, large-scale Bios Self Cleaning® stoneware tiles. On left: the size and the subtle compositional balance, which are a feature of Japanese architect Kengo Kuma’s style, are the through line of Old House, the regeneration of a farmhouse on the edge of the company’s property, which today features extremely elegant details, an excellent combination of materials and continual echoes of contemporary and antique. like the Creative Centre, a new building dedicated to design and training, a reference point for clients and visitors, architects and designers, a place that is in direct contact with the factory, able to combine innovation and creativity in a display, communication, technical information and workshop space. This is part of the wider programme of services offered by the company, an integrated system so advanced that it has produced Padana Engineering, a special structure to follow every phase of a commissioned project, assisting the client and meeting his needs in any context. Even during a serious downturn, like the one that the construction sector has been experiencing for some time now, Casalgrande continues its research activity and experiments with new mixtures and materials, to produce surfaces that are ideal for a wide range of applications: from traditional or ventilated wall facade coverings, to floors and coverings for interior design. From raised flooring for modern workspaces to floating pavements for exteriors (often with much thicker tiles). From industrial flooring to thin slabs, perfect for renovation. From solutions designed to get the maximum use out of public spaces and eliminate architectural barriers, to coverings for swimming pools. And last but not least, bio-active ceramics, a new and exclusive generation of products with absolute features certified for the reduction of their environmental pollution, self-cleaning properties and ability to reduce the main strains of bacteria. Casalgrande Padana produces ecological building materials using decidedly sustainable environmental procedures in its industrial plants, in a closed cycle productive process which permits recycling of all components with practically no emissions or dispersion. This absolute quality and wide range of products has lead to an extraordinary partnership between the company and designers. It is a constructive and beneficial relationship for both, which began in 1990 with the Grand Prix, a two-yearly award dedicated to architectural projects using Casalgrande Padana products. Many important partnerships with leading architects were born during the Gran Prix and then developed through loyalty, which is a tangible expression of professionalism and unique quality in the sector today. One is example is leading Japanese designer Kengo Kuma, who is in complete agreement with Casalgrande Padana’s philosophy and ability to innovate and who was an exceptional spokesperson for the company’s 50th anniversary. His creativity produced a spectacular architectural landmark, the Casalgrande Ceramic Cloud, a symbolic construction in front of the company headquarters that is a “Western Gateway” to the Emilia Romagna ceramic district. It is a project that combines architecture and land art, occupying a roundabout on the Pedemontana Road that runs next to the plant. The construction is over 40m long and 7m high. A different context, but the same ability to interpret a project according to one’s own approach and to express company identity through architectural choices can be seen in Old House, the interesting renewal of a typical farmhouse, located on the company’s production site, restored and recovered to be a historic archive and documentation centre for Casalgrande Padana, as well as a space destined to house exhibitions, meetings and cultural events. It is an extremely attractive space that contains evident traces of industrial memory, made up of passion and entrepreneurship, but which, thanks to its design by the Japanese architect, also becomes a contemporary space for the transmission of knowledge, for sharing experiences and for planning the future. The Old House is the paradigm and essence of Casalgrande Padana’s activity, a world in which tradition meets innovation, culture feeds innovation and a taste for what is beautiful and well-made combine to build tomorrow’s architecture. 136 elements 40 Vo Trong Nghia Architects/ House for Trees text by Vo Trong Nghia Architects photo by Jordi Surroca 2 presentazione/introduction Fundamentals for architecture text by Marco Casamonti 6 editoriale/editorial 50 David Chipperfield Architects with TAAU / Oscar Rodríguez/ Museo Jumex text by David Chipperfield Architects photo by Simon Menges Elements of Architecture: Delirious Venice text by Marco Casamonti 60 scenari di architettura/ architectural scenario Archea Associati/ CDD Center for Disability text by Massimiliano Giberti photo by Pietro Savorelli 60 14 Álvaro Siza with Carlos Castanheira/ Shihlien Chemical Office Building photo by FG + SG Fotografia de Arquitectura text by Carlos Castanheira 72 MVRDV/Glass Farm text by MRDV photo by MVRDV, Persbureau van Eijndhoven, ScagliolaBrakke, Thomas Mayer 26 Alberto Campo Baeza/ House of the Infinite photo by Javier Callejas Sevilla text by Alberto Campo Baeza There we have erected a house as if it were a jetty facing out to sea. A house that is a podium crowned by an upper horizontal plane. On this resoundingly horizontal plane, bare and denuded, we face out to the distant horizon traced by the sea where the sun goes down. A horizontal plane on high built in stone, Roman travertine, as if it were sand, an infinite plane facing the infinite sea. Nothing more and nothing less. 80 Fumihiko Sano studio PHENOMENON/MoyaMoya text by studio PHENOMENON photo by Daisuke Shimokawa/ Nacása&Partners Inc 92 132 178 Pezo von Ellrichshausen/ Solo House text by Pezo von Ellrichshausen photo by Cristobal Palma spbr arquitetos/House in Ubatuba text by spbr arquitetos photo by Nelson Kon itinerario contemporaneo/ contemporary itinerary The main access to the house is made in a “upside down” way. The terrace on top is at same level of the street. A bridge connects the street to the main entrance of the house, allowing different views through the trees to the sea and the hills. Lisbon in collaboration with ProViaggiArchitettura edited by João Alves 150 100 Andreas Fuhrimann Gabrielle Hächler Architekten/ Finish Tower Rotsee text by Andreas Fuhrimann Gabrielle Hächler Architekten photo by Valentin Jeck Inês Lobo Arquitectos/ Row Houses – Bom Sucesso Design Resort text by Inês Lobo Arquitectos photo by Leonardo Finotti 188 esiti concorsi/competitions text by Alessandro Massarente 150 112 C+S/Chiarano Primary School text by C+S photo by Alessandra Bello The building is porous. It allows the territory and the light to flow inside the spaces. A glazed facade, facing the South-West side, opens the view on the sorrounding countryside. Adept/Dalarna University Library text by Adept photo by Wilhelm Rejnus & Linus Flodin, Kåre Viemose 158 Radionica arhitekture/ Museum of Vucedule Culture text by Radionica arhitekture 194 recensioni mostre e libri/ exhibition and book reviews texts by Aldo De Poli, Federica Arman, Lorenzo Bonfietti, Monica Bruzzone, Claudio Dolci, Alessandro Massarente, Alessandro Massera, Carmine Piscopo, Filippo Turchi 122 Lussi+Halter Partner/ Twin Houses Kastanienbaum text by Lussi+Halter Partner photo by Leonardo Finotti 200 166 new media Architecture Project/ Barrakka Lift text by Architecture Project photo by Luis Rodriguez Lopez 176 elements bibliography edited by Aldo De Poli edited by Monica Bruzzone 6 Elements of Architecture: Delirious Venice Marco Casamonti Nella presentazione di questo numero di Area abbiamo letto criticamente l‘ipotesi di studio proposta da Rem Koolhaas con la sua mostra Elements of Architecture evidenziando alcuni spunti di riflessione incentrati sulla considerazione che la mostra inverte programmaticamente i “fondamentali“ della disciplina confondendo i mezzi con i fini, l‘architettura con gli elementi costruttivi fino al punto di affermare, non solo che in questa Biennale non sono presenti intenzionalmente gli architetti, ma incidentalmente, a mio giudizio, neanche l‘architettura (se non suoi frammenti o parti di questa): scale, rampe, ascensori, corridoi, porte, balconi, sanitari, caminetti, finestre, muri, controsoffitti, facciate e così via. Tuttavia, se la sottolineatura dell‘importanza della conoscenza del valore evolutivo dei singoli elementi costruttivi costituisce un‘intuizione felice che sottrae il progetto dalla schiavitù del gesto eclatante e creativo, rimane da verificare prioritariamente la coerenza della proposta ed in secondo luogo la sua utilità rispetto ai temi e i compiti a cui è chiamato oggi il progetto di architettura. Si tratta di due questioni differenti, la prima attiene alla valutazione del rigore scientifico con cui è stato condotto questo lavoro di ricerca sugli elementi – giudizio che tuttavia non mina il significato intrinseco della mostra – la seconda riguarda viceversa la correttezza e la congruità con il fare contemporaneo di una simile lettura retrospettiva, problematica che invece richiede una attenta verifica in grado di confermare o vanificare l‘efficacia di quanto supposto. L‘indagine sulla coerenza della trattazione delle diverse sezioni si compie confutando quanto esposto proprio in relazione a quei fondamenti disciplinari a cui la mostra intende fornire nuove indicazioni, viceversa le ricadute e le prospettive rispetto al progetto di una simile lettura richiedono una verifica puntuale dei temi attraverso casi studio – architetture – selezionati per studiare l‘opportunità di una analisi grammaticale – per parti – del testo architettonico. The presentation of this issue of Area contains a critical reading of the research hypothesis proposed by Rem Koolhaas with his exhibition Elements of Architecture in which we highlight some salient points worthy of examination, which essentially pivot on the consideration that the exhibition programmatically inverts the “fundamentals“ of the discipline, confusing the means with the ends and architecture with building elements, to the point of asserting not only that the absence of architects from this biennial is intentional, but incidentally – as I see it – that the same applies to architecture if we exclude its fragments or parts: stairs, ramps, lifts, corridors, doors, balconies, toilets, fireplaces, windows, walls, ceilings, facades and so on. However - while the accentuation of the importance of, and knowledge about, the evolutionary value of single building elements represents a felicitous intuition which allows architectural design to escape the striking and creative gesture - the coherence and value of the proposal, and in the second place its utility with respect to the issues and duties necessary in architecture, has yet to be verified. It is a matter of two different questions. The first concerns the valuation of the scientific rigour with which the research on elements has been conducted; a judgment which nevertheless by no means undermines the intrinsic significance of the exhibition. The second, conversely, has to do with the correctness and congruity with the contemporary approach of a similar retrospective reading. And this, on the contrary, is a problem that calls for an attentive verification, and that is capable of confirming or undermining the validity of the premises. The fifteen booklets composing the catalogue Elements of Architecture. 14th International Architecture Exhibition, Venice. 1) L‘individuazione degli elementi, la loro classificazione e comparazione. I fondamenti della ricerca scientifica poggiano le proprie basi sulla classificazione attraverso l‘individuazione di comportamenti o caratteristiche comuni a famiglie di soggetti o elementi selezionati in base alle loro differenze o similarità a partire dall‘appartenenza riconosciuta ed evidente ad una determinata specie o un determinato genere. Tale rigore non è assolutamente derogabile poiché renderebbe opinabile il valore stesso della ricerca. Se ciò è vero, la selezione dei diversi elementi oggetto dello studio proposto da Koolhaas e l‘accostamento di alcuni elementi, così diversi tra loro, appare discutibile. Come si fa ad esempio a confrontare un caminetto con un corridoio? Un antico sistema di climatizzazione della casa utilizzato per riscaldare i diversi ambienti con un elemento di distribuzione e collegamento spaziale tra le varie parti di un edificio? O ancora un gabinetto, ovvero, come esposto, una collezione di tazze con modelli fluttuanti dall‘antichità classica ad oggi, con un balcone? La mostra presenta infatti elementi che appartengono a generi diversi, alcuni riguardano specificità tecnico-strumentali per lo svolgimento di particolari funzioni che appartengono alla vita dell‘uomo, altri invece riguardano il funzionamento dell‘organismo architettonico palesando ruoli e significati difficilmente confrontabili. Moreover, the verification of the coherence of the approach adopted in the different sections results in a confutation of the exposition precisely with regard to those disciplinary foundations which the exhibition aims to enrich with new suggestions; vice versa, the repercussions and prospects in relation to architectural design of a similar reading call for a careful verification of the themes through case studies – works of architecture – chosen in order to study the adequacy of a grammatical analysis – by parts – of the architectural text. 1) The identification of the elements, their classification and comparison. The fundamentals of scientific research are based on classification through the identification of behaviours or characteristics common to families of subjects or elements, chosen on the basis of their differences or similarities, first and foremost a recognized and evident belongingness to a certain species or genre. This rigour is not absolutely indispensable, as this would cast doubt on the value of the self-same research. Così se il tetto e il muro sono elementi strutturali attraverso i quali, da sempre, si definisce la costruzione dello spazio fisico di un edificio attraverso l‘azione del recingere e del coprire, il pavimento è senza dubbio un elemento di finitura che ha a che vedere con la decorazione o l‘uso di un determinato ambiente anche se, impropriamente, nel catalogo, risulta mescolato con i solai i quali, come noto, sono elementi strutturali orizzontali. Ma non è soltanto la differenza di genere a rendere difficile una lettura trasversale comparata dei diversi elementi quanto il modo diverso con cui ciascun elemento viene trattato. Per alcuni la lettura si muove geograficamente e quindi spazialmente confrontando temi che evidenziano la loro diversità in relazione all‘intorno culturale di appartenenza, per altri risulta decisivo il dato temporale per cui si confrontano esempi nella loro evoluzione storica. Nella sala dedicata alle facciate vi sono frammenti in scala reale di rivestimenti di edifici contemporanei, mentre l‘analisi evolutiva è relegata all‘interno del catalogo. Per la sezione dedicata al tetto la mostra propone la visione di modelli di sistemi di copertura appartenenti alla cultura cinese lasciando pochissimo spazio per un‘analoga analisi rivolta ai modelli occidentali, oltre esempi di membrane e coperture continue che certamente non esauriscono la vastità dell‘argomento. La finestra, elemento che da sempre caratterizza la calligrafia e quindi il carattere di un determinato involucro architettonico, sia esternamente, disegnando la partitura delle facciate, sia internamente, regolando il modo con cui la luce penetra lo spazio dell‘abitare, è trattata come un banale meccanismo di apertura e chiusura dell‘involucro. If this is the case, the very selection of the different elements subject of the analysis presented by Koolhaas and the juxtaposition of so different elements appears questionable. For instance, how is it possible to compare a fireplace with a corridor? That is to say, a system used in antiquity to regulate the temperature of the home and heat different rooms, with an element of spatial distribution and connection between different building parts? Or a bathroom or, as exhibited, a collection of toilet bowls with a selection of models from classic antiquity until today, with a balcony? In fact, the exhibition features elements belonging to different genres and species, some of which represent technical-instrumental details facilitating particular aspects of human life, and others which one the contrary concern the way the architectural organism functions, and which cast light upon roles and significances that are hard to compare. Consequently, if the roof and the wall are structural elements which have always served to define the construction of the physical space of a building as elements of enclosure and covering, the floor undoubtedly represents a finishing element related to decoration or the use of a certain room even if it, incorrectly, confused with floor slabs – horizontal structural elements – in the catalogue. However, it is not only the differences in genre which come in the way of a transversal comparative reading of the different elements, but also the different ways in which each element is treated. In the case of some elements the reading ranges geographically and thus spatially, comparing themes which reveal how they differ from one cultural context to another, in other cases it is time which is determinant, due to which examples are compared with respect to their historical evolution. Pages from the catalogue Elements of Architecture – window section. In the next page:14th International Architecture Exhibition, Central Pavilion – “Elements of Architecture“ – room dedicated to the element: window. In the room dedicated to facades there are full-size fragments of facing materials used in contemporary buildings, while the evolutionary analysis only appears in the catalogue; as to the roofs, the exhibition features a reconstruction through models of roofing systems used in ancient China, whereas very little attention is dedicated to an analogous analysis of Western models; and the list could go on. The window, an element which has always characterized the calligraphy and thus the character of a certain architectural shell, both externally as element determining the score of the façade, and internally where it regulates how the light enters the living space, is treated as a banal mechanism for the opening and closing of the shell. The theme of the window is evidently associated with casements understood as instrument, a confusion revealed by the central role assigned, in interior design, to the mechanisms that serve to open and close an aluminium frame in order to verify the validity and resistance of hinges and handles; analogously the display of the metallic scaffolding on which such parts and mechanisms are arranged in order to be anodized appears out of context. In the final analysis, the exhibition does not indicate any different between the architectural element and the design of the technical component which may not be such an important part of the self-same element. 9 editoriale editorial Evidentemente il tema della finestra è associato al serramento inteso come strumento, una confusione palesata dal protagonismo dato nell‘allestimento al macchinario che apre e chiude un telaio in alluminio per verificare la validità e la resistenza di cerniere e maniglie. Analogamente appare fuori contesto, per una trattazione sull‘architettura, la visione del castello metallico dove gli stessi componenti e minuterie sono pronte per l‘anodizzazione. In definitiva la mostra non segna alcuna differenza tra l‘elemento architettonico e il design del componente tecnico che magari è parte non significativa di quello stesso elemento. In egual modo alcuni elementi sono trattati in maniera tanto basica da risultare del tutto superflui per l‘architetto, come l‘ingresso del padiglione dove l‘occasione della cupola affrescata da Galileo Chini offre lo spunto per affrontare il tema delle controsoffittature quali elementi di definizione dello spazio architettonico, mentre nell‘attualità risultano vani di carattere più tecnico dove scorrono tubature, le canalette degli impianti elettrici e le canalizzazioni della climatizzazione. Analogamente privo di interesse per l‘architetto ma, ritengo, anche per il pubblico dei “non addetti ai lavori“, il dettaglio costruttivo di una scala mobile con tanto di frammento al vero di tre gradini metallici, mentre risulta del tutto riduttiva l‘ipotesi che le rampe, all‘interno o all‘esterno di un architettura, si realizzino prioritariamente per risolvere il problema delle barriere architettoniche. Tale accento è il risultato di una macchina espositiva ed un allestimento che evidentemente non ha funzionato correttamente perché, a ben vedere, nel catalogo – pensato sotto forma di pregevoli libretti descrittivi dei singoli lavori di ricerca – la rampa è trattata in modo sufficientemente completo rivelando il proprio ruolo di elemento architettonico indipendentemente dalla sua valenza tecnica o dalla sua utilità d‘uso per talune tipologie di fruitori. Probabilmente tale assenza di rigore e coerenza nelle diverse ricerche e quindi nelle diverse sezioni – al pari della discrasia mostra / catalogo, ora ricordata, che desta più di una perplessità in chi scrive – deve essere considerata come intenzionale o del tutto ininfluente per l‘autore nel momento in cui le diverse ricerche sono condotte da gruppi eterogenei di studiosi. Inoltre il carattere didattico-divulgativo dell‘intera trattazione lascia intravedere l‘interesse del direttore per un pubblico generico o di studenti totalmente digiuni di studi legati all‘architettura altrimenti risulterebbe poco spiegabile anche l‘esposizione del notissimo modello della Maison Dom-Ino ricostruito in legno e posto proprio davanti all‘entrata del padiglione centrale. Likewise, some elements are discussed in so accessible terms as to prove wholly superfluous for an architect, as the entrance to the pavilion where the dome frescoed by Galileo Chini for the occasion serves as pretext for discussing the theme of the lower ceiling as means of defining the architectural space, while they today actually serve as compartments of a more technical character, which house pipes, electrical wiring and air ducts. Another element consider uninteresting for an architect, but probably also for an “uninitiated“ public, is the constructive detail of an escalator with no less than a full-size fragment with three metal steps, while the hypothesis that ramps positioned inside or outside an architectural construction principally serve to eliminate architectural barriers is overly simplistic. This emphasis, however, is the result of an exhibition system and design which clearly has not functioned properly because a closer examination reveals that in the catalogue – conceived in the form of small and precious books describing the single research projects – the ramp is discussed in a sufficiently exhaustive manner, and its role as architectural element regardless of technical valences and its utility for certain types of users given the due emphasis. Pages from the catalogue Elements of Architecture – fireplace section. In the next page:14th International Architecture Exhibition, Central Pavilion – “Elements of Architecture“ – room dedicated to the element: fireplace. Indipendentemente dal rigore della trattazione dei singoli temi occorre anche verificare se tale lettura per elementi, certamente efficace in chiave di analisi storico-critica rivolta al passato, abbia una reale efficacia o utilità rispetto al progetto contemporaneo. In particolare è necessario e interessante valutare se rispetto alla complessità odierna l‘ipotesi di Koolhaas, cioè che questa “ … si manifesti in tutta la sua portata solo osservando le sue parti costituenti al microscopio“ – quindi valutando la realtà per parti distinte, attraverso frammenti – sia un‘ipotesi corretta e coerente rispetto a quella stessa complessità di cui ci viene suggerito il metodo di studio e conseguentemente la conoscenza. Contrariamente a ciò che sembra Rem Koolhaas è di gran lunga il principale esponente di una cultura post-moderna che guarda al passato come fonte inesauribile di ispirazione; se in tale visione si possono riconoscere tutti coloro che considerano il progetto come frutto di conoscenza, e principalmente una attività intellettuale e umanistica, non altrettanto condivisibile appare, proprio della cultura postmoderna, il gusto della citazione, del frammento, della riproposizione per parti di scritture e testi che appartengono a ciò che possiamo definire “la catena evolutiva del pensiero“: una storia ricca di esemplificazioni che devono essere lette e comprese nella loro interezza, in relazione al contesto storicoculturale, economico e politico, che le ha generate e rese possibili. Di questa catena evolutiva Koolhaas dimentica intenzionalmente uno dei passaggi più discussi e cruciali, il moderno rifacendosi ad una lettura per parti che pare derivare più dai trattatisti e dalla tradizione classica che non dalle ipotesi rivoluzionarie ed integrali delle avanguardie, dal Bauhaus ai Radical. This lack of rigour and coherence in the different studies, and thus in the relative sections, analogously with the aforementioned discrepancies between exhibition and catalogue, which elicits more than one perplexity in the undersigned, must probably be considered as intentional or wholly uninfluential to the author, since the different research projects and studies have been conducted by heterogeneous groups of scholars. Moreover, the general infotainment-style approach suggests an interest, on the part of the director, aimed at a general public or students who are wholly unfamiliar with architecture, as it would otherwise be hard to explain also the exhibition of the famous model of the Maison Dom-ino, reconstructed in wood and installed right in front of the entrance to the central pavilion. 2) The coherence with contemporary architectural design of the classification and identification of the single building elements. Regardless of the rigour with which the single themes are treated, it is necessary to verify whether this reading by elements, which is certainly efficient for purposes of a historico-critical analysis of the past, is really valid or useful when applied to contemporary architectural design. Specifically, it is necessary and interesting to evaluate whether the study method suggested by Koolhaas‘ hypothesis, i.e. that it “…is manifested in all its importance only by observing its constitutive parts under the microscope“ and thus by evaluating reality through distinct parts or fragments, is a correct and coherent means of obtaining knowledge in the light of the present-day complexity. As I have been repeating for some time, Rem Koolhaas is undoubtedly the leading representative of a postmodern culture which looks to the past as an inexhaustible source of inspiration. And while all those who consider architectural design as a fruit of knowledge and principally an intellectual and humanistic activity may identify with that vision, it seems more difficult to agree with the taste for quotations, fragments, for reproposing by parts of writings and texts belonging to what they define “the evolutionary chain of thought“ which is, precisely, characteristic of the postmodern culture. This history and these examples must be read and understood as a whole, in relation to the historicocultural, economic and political context which gave rise to them and made them possible. 11 editoriale editorial 2) La coerenza con il progetto contemporaneo della classificazione e individuazione dei singoli elementi costruttivi. 14th International Architecture Exhibition, Central Pavilion – “Elements of Architecture“ – constructive detail of an escalator. In the next page: pages from the catalogue Elements of Architecture – escalator section. Non è sufficiente inserire nelle proprie letture a fianco del tetto, del muro, della facciata, della finestra, novità derivate da invenzioni strumentali del XX secolo come l‘ascensore e la scala mobile per essere “al passo con i tempi“, o meglio aver compreso l‘oggi come il semplice passaggio dalla tradizione classica alla tradizione moderna. “ …Le stringhe di DNA …“ (per usare le sue esatte parole) verso cui guarda Koolhaas sembrano non giungere all‘attualità per fermarsi a quel dualismo classico-anticlassico espresso per punti secondo il quale il tetto non è a falde ma piano, anzi un giardino, la facciata non ha partitura, ma è libera, il muro non esiste, ma ci sono i pilotis, e così via. Si tratta di una contesa che ha caratterizzato per intero il secolo scorso che pensavamo consumata e quindi superata sia nella iterazione della tradizione classica, sia nella sua versione oppositiva, sia nei rigurgiti post international style, per approdare ad una contemporaneità dove tutto si mescola e confonde, dove il concetto di elemento architettonico singolo, di tipologia, evolve verso una multiculturalità nella quale molti dei nostri piccoli frammenti e delle nostre certezze si intrecciano e si perdono. Per essere più chiari e pragmatici, il tetto, come elemento architettonico, un tempo coronamento dell‘edificio realizzato nella tradizione occidentale tramite falde rettilinee, o inclinate ad andamento curvilineo secondo la tradizione cino-orientale, trasformato con il moderno in un lastrico solare, più raramente in un giardino, è oggi un elemento più complesso e “multitasking“ che si mescola con altri elementi, come la facciata e il balcone; può ospitare finestre e si usa in moltissimi modi: dalla palestra, all‘eliporto fino a generare nuovo suolo coltivabile o ulteriormente costruibile come avviene negli hi-rise buildings di Hong Kong. Koolhaas forgets, evidently intentionally, one of the most debated and crucial passages of this evolutionary chain, that is to say modernity, by basing his work on a reading by parts which seems to derive from treatise writers and the classical tradition rather than the revolutionary and integral hypotheses of the avant-gardes from the Bauhaus to the Radicals. It is not sufficient to include in one‘s readings alongside with the roof, the wall, the façade and the window, novelties deriving from the instrumental inventions of the 20th century such as the lift and the escalator, to keep “abreast of the times“ or rather to have understood the present time as the transition following the classical tradition and the modern one. The “DNA strings…“ (to use his exact words) that Koolhaas is looking to do not seem to reach present time but to stop at the classical-anticlassical dualism expressed by points, according to which the roof is not pitched but flat, or even a garden, the façade does not have a score but is free, there are no walls but pilotis, and so on. It is a matter of a dispute which has characterized the entire 20th century and which we believed had been exhausted and thus overcome both in terms of the repetition of the classical tradition and its opposite version, and in the post-international regurgitations, in favour of a contemporary reality where everything is mixed and confused, where the concept of single architectural element, of typology, is evolving towards a multicultural dimension where many of our small fragments and certainties are intertwined. To state it in more clear and pragmatic terms, the roof, as architectural element – which once crowned the building made in the Western tradition with straight pitches, or inclined towards a curvilinear development according to the Chino-oriental tradition, and which has with modernity turned into a solar slab or more rarely into a garden, is today a more complex and “multitasking“ element mixed with other elements as the façade and the balcony; it contains windows and is used in a great many ways, from gym to heliport, or even new farmland or plots for other buildings, as in the case of high-rise buildings in Hong Kong. Does it, therefore, make sense to observe it through the microscope, isolate it as separate element, studying it as fragment? And moreover, the façade with its structure and own rules, which modernism in an attempt to destroy has ended up with reasserting, at the same time “freeing“ it and making it the key element of one of the five dogmas of its propagandistic manifesto, is today much more than a single architectural element, as it has over the years come to incorporate the window, the roof or the balcony and, since the Centre Pompidou and many other more recent examples, the lift, the escalator, the systems. The contemporary reality thus only allows a partial reading of the façade as architectural element, or perhaps it is rather a matter of a vision or proposal which is wholly partial, and thus inadequate to explain the tendencies in progress in the contemporary reality? It is evident that the examples and dissertations could concern each of the architectural elements for which Koolhaas today proposes an evolutionary reading according to a partial vision which only comprises a study of the past, and which is little suited to the contemporary situation because it focuses only on the detail on a micro scale. The present gaze takes in everything at once, both through the microscope and from the satellite, and must reflect on and tackle the ease with which we zoom from the detail to the general and vice versa; we are used to do so, both when we look at the world or a house with google map and when we draw on our computers without any scale, from the aggregate to the detail, from the general to the infinitesimal, simply rotating the cursor of the mouse which we all have on our desk. It is a matter of an instrumental device, but it has changed our way to imagine and observe things, and thus to catalogue, study and design them. 13 editoriale editorial Ha senso allora osservarlo al microscopio, isolarlo come elemento a se stante, studiarlo come frammento? E ancora la facciata con la sua struttura e le proprie regole che il moderno nel tentativo di distruggere ha finito per riaffermare rendendola “libera“ ma allo stesso tempo cardine di uno dei cinque dogmi del proprio manifesto propagandistico, è oggi molto di più che un singolo elemento architettonico avendo assorbito, nel suo alveo, tanto la finestra, quanto la copertura o il balcone e, dal Centre Pompidou in poi, così come in moltissimi altri esempi d‘oggi, l‘ascensore, la scala mobile, gli impianti. L‘attualità ci consente allora una lettura parziale della facciata come elemento architettonico o non si tratta piuttosto di una visione inadeguata per spiegare le tendenze in atto nella contemporaneità? Gli esempi e le dissertazioni, come risulta evidente, potrebbero riguardare ciascuno degli elementi architettonici la cui lettura evolutiva ci è proposta oggi da Koolhaas secondo una visione parziale che comprende solo lo studio del passato e che mal si adatta all‘attualità perché tutta compiuta sul particolare alla scala micro. L‘oggi propone una visione simultanea comprensibile tanto al microscopio quanto in modalità satellitare e deve corrispondere e confrontarsi con la nostra opportunità e facilità a “zoomare“ dal particolare al generale e viceversa; siamo abituati a farlo, tanto osservando il mondo o una casa con Google Maps, quanto disegnando sui nostri computer in assenza di scala, dall‘assieme al dettaglio, dal generale all‘infinitesimo, ruotando semplicemente il cursore del mouse che ciascuno tiene sul proprio tavolo, un apparato strumentale che tuttavia ha modificato il nostro modo di immaginare e osservare le cose e quindi di catalogarle, studiarle, progettarle. Ci fu un tempo in cui i grandi artisti erano maestri in arti diverse, in cui non vi era distinzione tra le belle arti e non ci si specializzava in una o nell’altra. Gli artisti erano interessati ad ogni forma di arte e si sperimentavano in ognuna di esse. Penso a tutte quelle forme d’arte che hanno a che vedere con lo spazio; il controllo di questo, il modo in cui viene utilizzato e percepito, anche a livello emotivo, penso a quello che lo spazio è. L’architettura deve essere scultura, esattamente come la scultura è architettura nel suo modo di trasformare lo spazio; deve migliorare lo spazio urbano, renderlo più bello e maggiormente percettibile. Deve conferirgli una dimensione, a volte perfino una certa “grandeur”, a volte bellezza. L’idea che la scultura sia un qualcosa di indipendente o che l’architettura sia qualcosa di prettamente tecnico è un errore dei nostri tempi, tempi in cui vige una vera e propria ossessione per la velocità e la specializzazione. At one time the great artists were masters of many arts and did not differentiate between the fine arts nor specialize in any one in particular. They were interested in all the arts. They worked in them all. I am thinking in particular about those forms of art that relate to space. The control of space, the way it is used, how it is perceived, how it is felt, how it is. Architecture must be sculpture, just as sculpture is architecture, in the sense that it transforms space. It can enhance urban space, making it more beautiful, more perceptible. Giving it scale. Sometimes grandeur. Sometimes beauty. The idea that sculpture is something independent or that architecture is purely something technical is an error of the times we live in, obsessed as we are by speed and specialization. 18 C’è qualcosa che ricorda l’uomo rinascimentale in Álvaro Siza, nel suo desiderio di dar vita a sculture, nel suo modo di dipingere e scrivere. Il desiderio che egli esprime di voler esplorare la bellezza è parte essenziale e complementare del suo modo di controllare lo spazio, di dare forma allo spazio temporale. Procedendo verso la sede amministrativa principale della Shihlien, al di sotto del volume in cui si trova l’accesso all’edificio, ci attendono tre figure con le loro forme curvilinee, tre figure che corrono in ogni direzione. Ci accolgono, ci salutano, rendono omaggio a chi arriva o parte; controllano chi si avvicina all’edificio, dominano lo spazio, creano gerarchie, ombre, riflessi, creano dimensione e soprattutto, creano architettura. All’interno, un’altra scultura va a sottolineare qualcosa di speciale: “l’amicizia tra coloro che hanno contribuito alla realizzazione di quegli spazi ed attività. L’amicizia è immortalata simbolicamente in due pezzi di marmo, legati tra loro in un gesto elegante, un abbraccio, un gesto di rispetto reciproco. Ora che la scultura è là, inserita nell’architettura, è come se ci fosse sempre stata, era già nei bozzetti, nei disegni, nei dettagli, nei materiali. Non dovrebbe l’architetto essere anche scultore? Proprio come accadeva quando non vi era specializzazione? There is something of the Renaissance Man in Álvaro Siza, in his wish to create sculpture, to draw and to write. This will to explore beauty is revealed as an essential complement to his controlling of space and giving of form to temporal space. Approaching the main office building of the Shihlien factory, below the mass of the volume that marks the entrance, three figures await us with their curvilinear forms running in various directions. They receive us. They greet us. Like a tribute to someone arriving. Or leaving. They control anyone who approaches, dominating the space, creating hierarchies, shadows, reflections, dimension and overall, architecture. Inside, another sculpture marks a special thing: the “Friendship“ between the people who contributed to make the realization of all those spaces and activities possible. Friendship is symbolically immortalized in two pieces of marble wound together in an elegant gesture, in an embrace, but also in a gesture of respect. Mutual. Now that the sculpture is there in the architecture, we can see that it wasalways there. This can be found by analyzing the sketches, the drawings, the models, the details, the materials. Should the architect not also be a sculptor? As it used to be when there was no specialization? CR EL contemporary itinerary: Lisbon in collaboration with Roberto Bosi - ProViaggiArchitettura IC 16 IL CR a ru iar am sc do ço s po da do lum pa tra es rua 61 rua san to XO de . av G av. nações unidas ab berto a ag pr rad l hum de a cid est enera delga 41 ran do a do lga a sa estrad d estra 42 D 40 elia rua fernando namora eia a corr dos s ga av . lu ua i rcia sía da av. uru g rua N EI elo y av. g UL -S E RT O o valle fernand av. dom éI jos av. dom carlo sI 2° c ircu lar 49 av .g a os ab ru a lic úb ep .r av ac ar tur rad est bu al 39 vila d‘á er en pen edo .t av do 29 estr ada ria rua ma ta 30 ertin b cou rua s nimo jeró stelo av. re 31 da alv ão e de calçada ajuda TAPADA D NECESSIDA 26 calça da sa nto a calça pierr 34 33 32 rua da a eir qu jun 27 maro 28 JARDIM DE BELÉM 36 6 ABRIL 25 DE 35 PONTE ia av. da índ ceu C 22 av. AV. DA PONTE av .d es co be r ta av .b om be ir s os o CR IL ei ro a rib s tín alvit ás fin ra se ar m ada om da tra es e t en estr av .t o nt sa PARQUE DO ALTO DA SERAFINA ços edited by João Alves to al av. 24 de janeiro rou 37 ba on av. al argin av. m ia m 62 rre arc da 63 ab MONSANTO co rre rad tra 64 est es z uelu aq ad estr H 01. Bank Of Portugal Refurbishment, João Pedro Falcão de Campos / Gonçalo Byrne 02. Mude Design Museum, Ricardo Carvalho / Joana Vilhena Arquitectos 03. Fanqueiros Building, José Adrião 04. Assisted Path, João Pedro Falcão de Campos 05. Archeological Museum São Jorge Castle, João Luís Carrilho da Graça / João Gomes da Silva 06. Auto-silo Portas Do Sol, zAires Mateus Arquitectos 07. Lisbon’s Cruise Terminal, João Luís Carrilho da Graça 08. EDP Head Office, Aires Mateus Arquitectos, Frederico Valsassina, José Maria Assis, Jorge P. Silva 38 09. Terraços Bragança Housing Complex, Álvaro Siza Vieira la rte po da 10. Santa Catarina Residential Building, a d tra es à João Luís Carrilho da Graça se as p im 11. Júlio Pomar Museum Studio, Álvaro Siza Vieira 12. Railway Station Rossio, Broadway Malyan 13. Calçada Do Lavra Building, Jorge Mealha 14. Capitão Renato Baptista Building, Appleton & Domingos Arquitectos 15. Inspira Santa Marta Hotel, Promontorio 16. Heritage Britannia Hotel, Promontorio 17. Polytechnical Theatre, Barbas Lopes Arquitectos 18. Cold Greenhouse - Estufa Fria, João Pedro Falcão de Campos / Appleton & Domingos Arquitectos 19. Amoreiras Building, João Luís Carrilho da Graça 20. Two Houses In Santa Isabel, Ricardo Bak Gordon 21. Tourism and Hotelary School, Teresa Nunes da Ponte 22. Josefa De Óbidos Secondary School, a Atelier Central arquitectos am ag od c s 23. Contemporary Art Museum - Porto Côvo Palace, dom va av. Federico Valsassina 24. Mais Bank, Gonçalo Byrne Arquitectos 25. Bar Le Chat, José Maria Cumbre / Nuno Sousa Caetanorua ped al PON TE VA SCO DA G av .d r. a lfr ed o be ns aú av. berlim nda e de lua av. cidad 45 R 2° CIRCULA av. rua d av. av. amirante gag o coutinho nde gra DE po AN cam GR O MP CA ja igre 46 av. estados unid os de américa VI aulo a av. p rom ais E I ão XX av. jo a lo rua mo rais soa av. general roça das rua pascoal de melo 18 av .a de alb fan que uer al vid av . in 14 V 20 rua do salitre 17 21 rua A 13 do m rua pe dro V de e s. b nto 2 calç ada da e strela 05 12 04 11 06 07 10 DAS DADES rua 23 08 s sv ela rua 24 jan av. e erd 24 de o Julh 25 RIO TEJO da b 02 oavis ta 09 enal o ars rua d 01 ue unq a 16 joão III ho lin dom o uzin ge an rua ns mo a ru B ia 15 19 pia lfo av. PARQUE EDUARDO VII res te he nri q ca estrada chelas públic av. da re an nki lbe gu e ust av. almirante reis av. carlos pinhão outubro av. 5 de av. ta de ro p 48 57 F RIO TEJO 53 54 50 cos av. 47 álva s da PARQUE DA BELA VISTA as d s arma s força av. da av. ome l estáve o cond av. sant DO da al g 52 58 51 DIM JAR av. ech sil ra ob tas mur 43 mar 59 03 nameda dos oceanos av. p adre cruz PARQUE DA QUINTA DAS CONCHAS e av. infante henriqu 44 60 av. dom joão II eixo centr al de 55 56 26. Cais 24 Residential Building, Aires Mateus Arquitectos 27. Oriente Museum, João Luís Carrilho da Graça / Rui Francisco 28. Conde da Ponte Residential Building, Aires Mateus Arquitectos 29. Cover For Alcântara Wasterwater Treatment Plant, Aires Mateus Arquitectos, Frederico Valsassina, João Nunes 30. Ajuda House, Extrastudio 31. Rainha Dona Amélia Secondary School, Gonçalo Byrne Arquitectos / José Laranjeira 32. Garage Films Headquarters, Inês Lobo 33. Broughams Museum, Paulo Mendes da Rocha, MMBB, Bak Gordon Arquitectos 34. Documentation and Information Centre at the Palácio de Belém, João Luís Carrilho da Graça 35. Bar À Margem, João Pedro Falcão de Campos / José Ricardo Vaz 36. Altis Belém Hotel, RISCO 37. Marine Traffic Control Tower, Gonçalo Byrne Arquitectos 38. Day Care and Elderly Residential Center, CVDB Arquitectos 39. School of Music, João Luís Carrilho da Graça 40. Luz Hospital, RISCO 41. Vergílio Ferreira Secondary School, Atelier Central arquitectos 42. Cycling And Pedestrian Bridge, MXTSTUDIO 43. German School, João Luís Carrilho da Graça 44. Natura Towers, GJP Arquitectos 45. São Tomás Private School, Federico Valsassina 46. Rainha D. Leonor Secondary School, Atelier dos Remédios 47. Entrecampos Housing, Promontorio 48. D. Pedro V Secondary School, Ricardo Bak Gordon 49. Thalia Theatre, Gonçalo Byrne / Barbas Lopes Arquitectos 50. D. Dinis Secondary School, Ricardo Bak Gordon 51. Refer Lisbon Operational Command Center, GLCS – Arquitectos 52. Railway Station Lisboa Oriente, Santiago Calatrava 53. Epal Central Laboratory, Gonçalo Byrne Arquitectos 54. Oriente Office and Housing Complex, Promontorio 55. Knowledge Pavilion, João Luís Carrilho da Graça 56. Lisbon Aquarium New Extension, Pedro Campos Costa 57. Portuguese Pavilion, Álvaro Siza Vieira 58. Mythos Building, ARX Portugal 59. Imar do Oriente Building, Aires Mateus Arquitectos 60. Residential Building At Parque Expo, Aires Mateus Arquitectos 61. Braamcamp Freire Secondary School , CVDB Arquitectos 62. Santa Marta Lighthouse Museum, Aires Mateus Arquitectos 63. Casa das Histórias Museum, Eduardo Souto de Moura 64. Parque Kindergarten, Promontorio AMA G F D E H B A C 01 A 02 A Bank of Portugal Refurbishment tipology service architect João Pedro Falcão de Campos / Gonçalo Byrne realization 2012 address Rua do Comércio 148 project tipology architect Mude Design Museum cultural Ricardo Carvalho / Joana Vilhena Arquitectos realization 2009 address Rua Augusta 24 project tipology architect realization address 05 06 07 A Archeological Museum São Jorge Castle tipology cultural/public space architect João Luís Carrilho da Graça / João Gomes da Silva realization 2010 address São Jorge Castle A project tipology architect Auto-Silo Portas Do Sol parking/public space Aires Mateus Arquitectos realization 2005 address Portas do Sol, Alfama Quarter A A project project 04 03 Fanqueiros Building housing José Adrião 2011 Rua Dos Fanqueiros 73-85 A project tipology architect Lisbon’s Cruise Terminal harbour building João Luís Carrilho da Graça realization 2015 address Av. Infante D. Henrique, Santa Apolónia project tipology architect Assisted Path public space João Pedro Falcão de Campos realization 2013 address Baixa Quarter São Jorge Castle 08 A project tipology architect EDP Head Office offices Aires Mateus Arquitectos, Frederico Valsassina, José Maria Assis, Jorge P Silva realization 2014 address Avenida 24 de Julho G F D E H B A C 09 A project Terraços Bragança Housing Complex tipology housing architect Álvaro Siza Vieira realization 2004 address Rua do Alecrim 26-30 10 11 A A project Santa Catarina Residential Building tipology housing architect João Luís Carrilho da Graça realization 2010 address Calçada do Combro 117-137, Santa Catarina Quarter 12 A Júlio Pomar Museum Studio tipology cultural architect Álvaro Siza Vieira realization 2012 address Rua do Vale 7 project tipology architect realization address 15 16 Railway Station Rossio train station Broadway Malyan 2008 Restauradores Square, Rossio Square N 1' project 4 4' T3 T2 T1 T2 T2 T4 1 0 13 A project Calçada Do Lavra Building tipology housing architect Jorge Mealha realization 2011 address Calçada do Lavra 2 5 14 A project Capitão Renato Baptista Building tipology housing architect Appleton & Domingos Arquitectos realization 2008 address Rua Capitão Renato Baptista, Desterro Quarter B project Inspira Santa Marta Hotel tipology hotel architect Promontorio realization 2010 address Rua de Santa Marta 48 B project tipology architect realization address Heritage Britannia Hotel hotel Promontorio 2005 Rua Rodrígues Sampaio 17 G F D E H B A C 17 B 18 C B 19 B 20 B project tipology architect Polytechnical Theatre cultural Barbas Lopes Arquitectos realization 2011 address Jardim Botânico, Rua da Escola Politécnica project Cold Greenhouse Estufa Fria tipology cultural architect João Pedro Falcão de Campos / Appleton & Domingos Arquitectos realization 2010 address Parque Eduardo VII project tipology architect Amoreiras Building housing João Luís Carrilho da Graça realization 2009 address Travessa da Fábrica das Sedas, Amoreiras Quarter project 21 22 23 24 B project Tourism And Hotelary School tipology educational architect Teresa Nunes da Ponte realization 2010 address Rua Saraiva de Carvalho 39 - 41 B C project Josefa De Óbidos Secondary School tipology educational architect Atelier Central arquitectos realization 2009 address Rua Coronel Ribeiro Viana 11, Campo de Ourique Quarter B project Contemporary Art Museum Porto Côvo Palace tipology cultural architect Frederico Valssassina realization 2009 address Rua de São Domingos à Lapa Two Houses In Sta. Isabel tipology housing architect Ricardo Bak Gordon realization 2010 address Santa Isabel Quarter B project tipology architect Mais Bank services Gonçalo Byrne Arquitectos realization 2006 address Av. 24 de Julho 98 G F D E H B A C 26 B 27 C C 28 C project tipology architect Bar Le Chat bar José Maria Cumbre / Nuno Sousa Caetano realization 2010 address Jardim 9 de Abril project Cais 24 Residential Building tipology housing architect Aires Mateus Arquitectos realization 2009 address Avenida 24 de Julho, Alcântara Quarter project tipology architect Oriente Museum cultural João Luís Carrilho da Graça / Rui Francisco realization 2008 address Av. Brasília, Alcântara Quarter project 29 30 31 32 C C project Cover for Alcântara Wasterwater Treatment Plant tipology water treatment architect Aires Mateus Arquitectos, Frederico Valsassina, João Nunes realization 2006 address Av. de Ceuta, Vale de Alcântara project tipology architect realization address C Ajuda House housing Extrastudio 2009 Alto da Ajuda Quarter project Rainha Dona Amélia Secondary School tipology educational architect Gonçalo Byrne Arquitectos / José Laranjeira realization 2009 address Rua Jau, Alcântara Quarter Conde Da Ponte Residential Building tipology housing architect Aires Mateus Arquitectos realization 2010 address Travessa Conde da Ponte, Alcântara Quarter 185 itinerario contemporaneo: lisbon contemporary itinerary: lisbon 25 C project Garage Films Headquarters tipology offices architect Inês Lobo realization 2006 address Travessa Paulo Jorge 11, Junqueira Quarter EDIFÍCIO DA ADMINISTRAÇÃO alçado nascente +24.50 +24.50 +24.50 +24.50 ESTACIONAMENTO 3 ESTACIONAMENTO 2 ESTACIONAMENTO 1 +23.30 +23.30 corte longitudinal ET.70 ET.80 ET.90 ET.101 ET.104 ET.110 20 01 G F D E H B A C 33 C 34 C 35 C 36 C project tipology architect Broughams Museum cultural Paulo Mendes da Rocha, MMBB, Bak Gordon Arquitectos realization 2012 address Belém Quarter project Documentation and Information Centre at the Palácio De Belém tipology public building architect João Luís Carrilho da Graça realization 2008 address Belém Palace, Belém Quarter project tipology architect Bar à Margem bar João Pedro Falcão de Campos / José Ricardo Vaz realization 2006 address Doca do Bom Sucesso, Belém project tipology architect realization address 37 38 39 40 C project Marine Traffic Control Tower tipology control architect Gonçalo Byrne Arquitectos realization 2003 address Av. Marginal, Algés Quarter C project Day Care and Elderly Residential Center tipology health services architect CVDB Arquitectos realization 2007 address Portela de Carnaxide, Oeiras D project tipology architect School of Music educational João Luís Carrilho da Graça realization 2008 address Av. Gomes Pereira, Benfica Quarter Altis Belém Hotel hotel Risco 2010 Doca do Bom Sucesso, Belém D project tipology architect realization address Luz Hospital health services Risco 2007 Luz Quarter G F D E H B A C 41 D 42 D 43 E 44 C E project Vergílio Ferreira Secondary School tipology educational architect Atelier Central arquitectos realization 2011 address Rua Seminário, Carnide Quarter project Cycling and Pedestrian Bridge tipology public architect MXTSTUDIO realization 2014 address Av. General Norton de Matos, Luz Quarter project tipology architect German School educational João Luís Carrilho da Graça realization 2010 address Rua Filipe Duarte, Telheiras Quarter project tipology architect realization address 45 46 47 48 E project São Tomás Private School tipology educational architect Frederico Valssassina realization 2007 address Av. Maria Helena Vieira da Silva, Quinta das Conchas E project Rainha D. Leonor Secondary School tipology cultural architect Atelier dos Remédios realization 2011 address Rua Maria Amália Vaz de Carvalho E project Entrecampos Housing tipology housing architect Promontorio realization 2011 address Avenida das Forcas Armadas Natura Towers offices GJP Arquitectos 2009 Rua Frederico George 37, Telheiras Quarter E project D. Pedro V Secondary School tipology educational architect Ricardo Bak Gordon realization 2010 address Estrada das Laranjeiras 122, Sete-Rios Quarter G F D E H B A C 49 E 50 F 51 52 F C F project tipology architect Thalia Theatre housing/service Gonçalo Byrne, Barbas Lopes Arquitectos realization 2012 address Estrada das Laranjeiras 205 project D. Dinis Secondary School tipology educational architect Ricardo Bak Gordon realization 2008 address Rua Manuel Teixeira Gomes, Chelas Quarter project Refer Lisbon Operational Command Center tipology services architect GLCS – Arquitectos realization 2007 address Braço de Prata Station project 53 54 55 56 F project tipology architect Epal Central Laboratory laboratories Gonçalo Byrne Arquitectos realization 2010 address Av. Pádua, Olivais F project Oriente Office and Housing Complex tipology office/residential/ commercial architect Promontorio realization 2004 address Alameda dos Oceanos, Parque das Nações Quarter F Railway Station Lisboa Oriente tipology railway, bus, metro station architect Santiago Calatrava realization 1998 address Avenida D. João II, Parque das Nações Quarter F project tipology architect Knowledge Pavilion cultural João Luís Carrilho da Graça realization 1998 address Alameda dos Oceanos, Parque das Nações Quarter project Lisbon Aquarium New Extension tipology cultural architect Pedro Campos Costa realization 2011 address Passeio Ulisses, Parque das Nações Quarter G F D E H B A C F project tipology architect realization address F F Portuguese Pavilion cultural Álvaro Siza Vieira 1998 Alameda dos Oceanos, Parque das Nações Quarter 61 G project 59 58 Braamcamp Freire Secondary School tipology educational architect CVDB Arquitectos realization 2012 address Pontinha Quarter project tipology architect realization address Mythos Building office ARX Portugal 2012 Avenida D. João II, Parque das Nações Quarter 62 H project Santa Marta Lighthouse Museum tipology cultural architect Aires Mateus Arquitectos realization 2008 address Forte de Santa Marta, Cascais 60 F project tipology architect Mar Do Oriente Building office/commercial Aires Mateus Arquitectos realization 2008 address Alameda dos Oceanos, Parque das Nações Quarter project 63 64 H project Casa Das Histórias Museum tipology cultural architect Eduardo Souto de Moura realization 2009 address Av. da República 300, Cascais Residential Building at Parque Expo tipology housing architect Aires Mateus Arquitectos realization 2005 address Avenida Boa Esperança, Parque das Nações Quarter 189 iitinerario contemporaneo: lisbon contemporary itinerary: lisbon 57 H project tipology architect realization address Parque Kindergarten educational Promontorio 2010 Rua Cesário Verde 395, Pampilheira, Cascais