rivista di architettura e arti del progetto settembre/ottobre 2014
Italia € 12,00 Canada CAD 39.95/Germany € 24.80/UK GBP 19.50/Greece € 22.00/Portugal € 22.00/Spain € 22.00/Switzerland CHF 30,00/USA $ 40.95/Belgium € 22,00
136
Rivista Bimestrale/Poste Italiane SpA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Bologna
elements
Álvaro Siza / Alberto Campo Baeza / Vo Trong Nghia Architects / David Chipperfield Architects /
Archea Associati / MVRDV / studio PHENOMENON / Pezo von Ellrichshausen /
Andreas Fuhrimann Gabrielle Hächler Architekten / C+S / Lussi+Halter Partner / spbr arquitetos / Inês Lobo /
Adept / Radionica arhitekture / Architecture Project / lisbon itineraries / design focus bathroom
design
focus
bathroom
essay
II Alfonso Morone
VI Paolo Giardiello
interview
VIII Roberto Lazzeroni, Andrea Lupi
zoom
XII Duravit per uno spazio di grandi contrasti!
XVI
XVII
XVIII
XIX
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIV
XXV
XXVI
XXVII
XXVIII
XXIX
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
object
Tavola, Tavoletta, Andrea Crosetta/Antrax
Texture Collection, Meneghello Paolelli Associati/Fima Carlo Frattini
Azuley, Meneghello Paolelli Associati/Artceram
SML, Grohe design department/Grohe
Focus, Hidra design department/Hidra
Milanoslim, Franco Sargiani/Fantini
Bucket, Giovanna Talocci/Scarabeo
Intersezione, Luca Scacchetti/Gattoni Rubinetteria
Silence e Reflection, Cosentino design department/Cosentino Group
pura 5000 new, duka design department/duka
Vitalo, King & Kiranda/Zehnder Group Italia
Bonola, Jasper Morrison/Ceramica Flaminia
Specchi per bagno, J&J design department/J&J
I Naturali, Laminam design department/Laminam
District Garage, Refin design department/Ceramiche Refin
Déco d’Antan, Tagina design department/Tagina Ceramiche d’Arte
Juta, Lorenzo Palmeri/Stone Italiana (con Jannelli&Volpi)
Onda, Benzima/Romagna Plastic
XXXIV review
showroom
XL Showroom Marazzi, Milano
factory
XLV Casalgrande Padana
II
design focus essay
mediterraneo: artigianato e produzione
nell’uso della ceramica in architettura
mediterranean: ceramics in architecture
between crafts and production
text by Alfonso Morone
Attraverso
la produzione
ceramica si concretizza
l’idea del Mediterraneo come
“cicatrice” tra cultura occidentale
e orientale. Un mondo concreto che
si trasforma in un racconto fiabesco
con l’esplosione del colore.
The ceramic production is an embodiment
of the idea of Mediterranean as a
“scar tissue” between the Western
and the Eastern culture. A concrete
world which is transformed
into a fairy tale with an
explosion of colour.
Agli inizi degli anni Cinquanta Paolo Soleri, dopo un primo soggiorno
negli Stati Uniti, rientrò in Italia. Dopo aver trasformato un pulmino
nella sua casa-studio itinerante, iniziò un viaggio lungo la penisola che
lo porterà anche sulla costiera amalfitana. Si ferma a Vietri sul Mare
per apprendere l’antica arte della ceramica. Qui incrocia la famiglia
di ceramisti Solimene che lo incarica di realizzare la loro nuova
fabbrica. Essa resta una delle realizzazioni architettoniche che riesce,
chiaramente, a trasferire in un opificio l’intima consapevolezza del
processo ceramico e la sua ancestrale poetica.
La struttura compositiva della fabbrica è caratterizzata da verticalità e
circolarità, aspetti che nascono dall’emulazione del processo al tornio
con cui si modella, plasmandolo dal fondo verso la cima, il vasellame.
Un ulteriore suggerimento verso il dimensionamento prevalentemente
verticale è dato dai tradizionali forni di cottura a legna, che si
sviluppavano fortemente in altezza. La fabbrica si articola attraverso
una serie di volumi cavi, svasati verso l’alto in modo da convogliare
verso l’interno il massimo della luce, lasciando alla superficie di facciata
la funzione di tessitura grafica.
All’interno una rampa elicoidale parte dal piano terra, ove insiste
l’area commerciale ed espositiva, giungendo sino ai livelli superiori,
ove avviene la lavorazione. Una spettacolare selva di pilastri a vista
crea la maglia strutturale capace di tenere assieme una tale complessità
spaziale, utilizzando la rampa come elemento di irrigidimento
orizzontale.L’idea ciclica, continua, dello spazio come percorso è
evidentemente legata all’ organicismo del Gugghenheim Museum
di New York di Wright.
All’esterno la facciata è costituita da una serie di volumi tronco conici
con un andamento ondulato, connessi da vetrate triangolari aggettanti.
L’elemento caratterizzante del rivestimento è il componente ceramico,
costituito da dischi regolari disposti in file. Fondi di vasi in terracotta,
le antiche “mummarelle” pervenuteci dall’architettura romana, lasciate
grezze o smaltate verde bottiglia, che – annegate nel calcestruzzo –
rivestono e decorano la facciata. Questa trama rappresenta il legame
più evidente con il luogo, ma anche un modo molto semplice, ancora
oggi efficace dopo cinquant’anni dalla sua messa in opera, per ridurre
i problemi legati alla coibentazione ed alla manutenzione in facciata.
L’uso adeguato di un materiale diviene, in questa parte dell’edificio,
un legame con la storia, con la cultura materiale ed antropologica
del luogo in un senso di continuità con una produzione antica che
affonda le sue radici lontano, nel mondo arabo, nella diffusione in tutto
il Mediterraneo di una tecnica, che permette, a partire dalle cupole
maiolicate policrome di cui è punteggiata la costiera di produrre un
linguaggio completamente moderno.
L’uso contemporaneo di una struttura muraria ondulata nella facciata
e del suo completamento mediante piccoli punti di colori, pixel che
ne esaltano la trama, creano un effetto di moto continuo che, ancora
una volta, rimanda ad una superficie marezzata, ma anche ad un
movimento plastico continuo, come quello della materia ceramica non
ancora cotta. L’associazione visiva più immediata è allora con Antoni
Gaudì, in special modo attraverso la teoria di alberi pietrificati del
Parco Guell a Barcellona.
Ma, nonostante questi retroterra, l’opera di Paolo Soleri è un unicum
che non tralascia mai le necessità di un opificio industriale moderno,
le richieste della famiglia Solimene di Vietri sul Mare, le sue esigenze
e la sua identità. A ben vedere questo senso di continuità è proprio
l’elemento che in maniera più evidente lega un luogo, il Mediterraneo,
alla sua cultura materiale attraverso un tipico processo di lavorazione
identitario, come quello ceramico.
Ricostruire gli intrecci che hanno portato alla diffusione della
produzione ceramica nel bacino del Mediterraneo, significa, infatti,
inevitabilmente parlare di popoli, di rotte, di culture, in una sorta di
racconto d’avventura che, superando gli ambiti specifici, contribuisce a
dare un senso più generale e concreto all’idea stessa di Mediterraneo.
Una storia che, pur avendo a soggetto l’evoluzione di una produzione
materiale nel tempo, come in un racconto acquerellato di Corto
Maltese, ci parla attraverso i colori e le forme, delle vicende dei tanti
popoli che hanno abitato nei secoli il Mediterraneo e che hanno
gettato le basi della stessa storia dell’uomo. Per primi cretesi e micenei,
successivamente macedoni, romani, bizantini e poi subito dopo
l’Islam. Attraverso la produzione ceramica si concretizza l’idea stessa
del Mediterraneo espressa da Braudel come “cicatrice” tra la cultura
occidentale e quella orientale. Un mondo concreto che si trasforma in
un racconto fiabesco con l’esplosione del colore.
La ceramica, nelle sue varie applicazioni locali, concretizza l’idea di
Gillo Dorfles dell’esistenza di una “peculiarità creativa“, che accomuna
le genti dell’Africa Settentrionale, delle penisole greca, italiana, iberica,
con le sponde dell’Asia Minore e le grandi isole di Sardegna, Sicilia,
Creta e Malta e che unisce nel tempo le generazioni.
Tinte marezzate, luminose e forti, che attraverso le decorazioni
ceramiche si diffondono in tutto il Mediterraneo. Il blu persiano,
ricavato dalla macinazione delle pietre di lapislazzuli, il cobalto,
il verde smeraldo ed il bianco, in una ricerca che usa a modello
l’universo dei colori che proviene dalla quotidiana esperienza
del mare.
Proprio il mare è alla base di altri due progetti, differenti per epoche
e progettisti, ma che confluiscono nel medesimo modo di utilizzare
in maniera, assieme, localistica ed universale, la ceramica.
Il primo è l’Hotel Parco dei Principi di Sorrento progettato nel 1962
da Gio Ponti.
All’interno i motivi decorativi delle ceramiche dei pavimenti e i ciottoli
bianchi e blu incastonati nelle pareti verticali formano un sistema
decorativo generato, evidentemente, dai paesaggi marini circostanti.
Ponti riproponendo gli accostamenti fatti per le ville Arreaza a
Caracas (1956) e Nemazee a Teheran (1957-64), applica anche
a Sorrento il principio della bicromia e disegna 30 decori diversi in
bianco e blu usando un solo modulo di piastrella 20×20cm. Per ogni
camera individua una serie cromatica, ottenendo così cento diverse
combinazioni, corrispondenti esattamente al numero delle stanze
dell’Albergo. Al piano terreno per gli spazi comuni, reception, hall,
sala fumatori, ristorante e bar, la decorazione si applica anche sulle
pareti verticali con le placche murate di maiolica bianca e azzurra
dell’amico artista Fausto Melotti.
IV
design focus essay
L’ideale conclusione di questo nostro breve percorso può essere
individuata nella stazione Toledo della Metropolitana di Napoli,
recentemente progettata dall’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca.
Nel passaggio verso il sottosuolo, dopo aver attraversato le prime
rampe delle scale mobili in cui domina il color ocra del rivestimento,
riferimento al tufo napoletano dell’edificato, il superamento della quota
sottostante il livello del mare è segnato dall’ingresso nella Galleria
del Mare in cui Bob Wilson, volendo ricreare la mobilità ed i colori
dell’habitat acquatico, ha utilizzato un rivestimento ceramico mosaicato
a motivi marini.
In the early Fifties Paolo Soleri returned to Italy after his first sojourn in
the United States. After transforming a small bus into his first travelling
home-studio, he began a journey across the peninsula, during which he
also visited the Amalfi coast. While staying at Vietri sul mare to learn
the ancient art of ceramics, he met the Solimene family of ceramists and
was entrusted with the task of designing their new factory. This building
still remains an example of work of architecture which clearly succeeds
in turning an appreciation for the ceramic process and its ancestral
fascination into a factory.
The compositive structure of the factory is characterized by vertical and
circular developments, inspired by the process of turning at the wheel,
where the vases are moulded in an ascending movement. The traditional
wood-fired kilns echo this vertical development. The factory building
is organized in a series of hollow volumes that flare upwards so as to
allow as much daylight as possible in the interior, while the surface of
the façade gives the aggregate a graphic texture. Inside the building
a helical ramp starts at the ground floor, which houses the commercial
area and the showroom, connecting it to the upper floors where the
crafting takes place. A fascinating forest of pillars left in view forms
the structural web capable of connecting this spatial complexity, while
the ramp serves as horizontal bracing element. The idea of cyclical,
continuous space as itinerary is clearly linked to the organic quality of
Lloyd Wright’s Guggenheim Museum in New York. The external façade
consists of a series of frustum volumes with an undulated development,
connected by projecting triangular windows. It is characterized by the
facing elements, consisting of regular discs arranged in rows. Bottoms
of terracotta vases, shaped as the ancient amphorae which have
reached us from Roman architecture, unglazed or with bottle green
glaze, which – immersed in the concrete – cover and decorate the
façade. The pattern formed by these elements represents the most
evident bond with the location, but it is also a very simple way, which
still works efficiently today, fifty years after its realization, to reduce the
problems associated with insulation and maintenance of the façade.
The adequate use of a material in this part of the building becomes
a link with history, with the material and anthropological culture of a
place, creating a sense of continuity with the ancient tradition of pottery
which has distant roots in the Arab world and the diffusion in the
entire Mediterranean of a technique which allows, like the polychrome
majolica domes to be found here and there along the coast, to produce
a completely modern language.
The contemporary use of an undulated masonry structure on the façade
and its completion with small points of colours, pixels which exalt its
web, create an effect of continuous movement which, yet again, evoke
a marbled surface, but also a continuous plastic movement like that of
unfired clay. The most immediate visual association is with Antoni Gaudì,
and especially his row of petrified trees at the Park Guell in Barcellona.
But in spite of these references, Paolo Soleri’s work is a unicum which
never neglects the requirements of a modern industrial factory, the
requests of the Solimene family at Vietri sul Mare, its needs and its
identity. An attentive observation shows that this sense of continuity
is precisely the element which most evidently links a place, the
Mediterranean, to its material culture through a characteristic craft as
Nella pagina precedente: vista
generale e dettaglio della facciata
della fabbrica di Solimene (foto di
R. Giardiello).
In questa pagina: vista generale
dell’interno della fabbrica (foto di
R. Giardiello).
On previous page: general view and
detail of the façade of the Solimene’s
factory (photo by R. Giardiello).
In this page: interior total view of the
factory (photo by R. Giardiello).
that of ceramics. In fact, to reconstruct the interactions which have led to
the diffusion of pottery in the Mediterranean basin inevitably means to
speak about peoples, routes and cultures in a kind of adventure which,
going beyond specific contexts, contribute to give a more general and
concrete meaning to the very idea of Mediterranean. A story which,
even if it concerns the evolution of a traditional craft over time, speaks
to us like a water-coloured story by Corto Maltese, about the colours
and the forms, the vicissitudes of all the peoples which have made
the Mediterranean its home over the century, laying the foundations
for the very history of mankind. First Cretans and Mycenaeans; later
Macedonians, Romans, the Byzantine and, immediately after them,
Islam. The ceramic production is an embodiment of the very idea of
Mediterranean, expressed by Braudel as a “scar tissue” between
the Western culture and the Eastern one. A concrete world which is
transformed into a fairy tale with an explosion of colour. In its various
local forms, ceramics bear witness to Gillo Dorfles’ idea of the existence
of a “creative peculiarity” which brings together the people of North
Africa, the Greek peninsula, Italian, Iberian, with the shores of Asia
Minor and the great islands of Sardinia, Sicily, Creta and Malta, uniting
the generations in time.
Marbled, luminous and intense colours have been diffused through
ceramic decorations in the entire Mediterranean basin; Persian blue,
obtained by grinding lapis lazuli stone, cobalt, emerald green and
white, in a research inspired by the universe of colours characterizing
the sea.
It is precisely the ocean which has served as inspiration for another two
projects, in different periods and by different designers, united by a
similar way to combine the local and universal properties of ceramics.
The first is the Parco dei Principi Hotel in Sorrento, designed by Gio
Ponti in 1962. In the interior the decorative motifs of the ceramics
used to cover the floors, and the white and blue pebbles embedded
in the walls, form a decorative system which is clearly inspired by the
surrounding seascapes. Ponti reproposes the combinations used in
two villas, the Arreaza in Caracas (1956) and Nemazee in Teheran
(1957-64), adopting two colours also in the design in Sorrento, where
he designs 30 decorations in blue, using a single tile module measuring
20x20cm. He identifies a chromatic series for each room, thus creating
a hundred different combinations, which corresponds exactly to the
number of rooms of the hotel. In the public areas on the ground floor –
the reception, hall, smoking room, restaurant and bar – the decoration
is also applied on the walls, where panels in white and blue majolica
created by his friend, the artist Fausto Melotti, are mounted in the walls.
We may conclude our short itinerary with the Toledo station of the
Subway of Naples, recently designed by the Catalan architect Óscar
Tusquets Blanca.
In the corridors that lead from the surface to the underground area, after
having passed the first escalators where the ochre colour of the surface
dominate, echoing the Neapolitan tufa stone of the buildings, the level
which descends below sea level is marked by the entrance to the Ocean
Tunnel in which Bob Wilson, wanting to recreate the mobility and colour
of the water habitat, has faced the walls with ceramic mosaics, covering
them with marine motives.
Bibliografia / Bibliography
– F. Braudel, Il Mediterraneo, lo spazio, la storia, gli uomini
e le tradizioni, Bompiani, Milano, 1999.
– G. Dorfles, “Medesign” tra mito e realtà, in Fagnoni Raffaella,
Gambaro Paola, Vannicola Carlo, Medesign_Forme del
Mediterraneo, Alinea Editrice, Firenze, 2004.
– Enrico Sicignano, Paolo Soleri. Fabbrica di ceramica a Vietri
sul Mare, in “Costruire in laterizio” n. 61, 1998.
VI
design focus essay
l’intimità condivisa
a shared intimacy
text by Paolo Giardiello
Il bagno è un
luogo dello spazio
architettonico fortemente
condizionato dall’uso che
richiede prestazioni elevate
e specifici apparati per svolgere
le azioni a cui è deputato.
The bathroom is a place in an
architectural interior which
is strongly conditioned by its
use, which requires a high
performance and
specific devices.
Per introdurre il tema dei luoghi destinati alla cura del corpo e all’igiene,
e le loro dotazioni, può essere utile riferirsi a due casi emblematici –
un oggetto e uno spazio – che servono a comprendere il senso reale,
oltre l’indispensabilità funzionale, di tali ambienti. Il primo, l’oggetto,
è la Fontana di Marcel Duchamp, ready-made realizzato nel 1917 con
un orinatoio capovolto; il secondo, lo spazio interno, è il bagno della
camera padronale di Ville Savoye, di Le Corbusier, progettata nel 1928.
Questi due riferimenti rappresentano, ognuno nel suo genere, due
interpretazioni della forma e del linguaggio, dello spazio e della
funzione, che hanno esplicitato e mutato, direttamente o indirettamente,
il modo di intendere, sia gli strumenti e gli apparati necessari allo
svolgimento delle azioni in tali luoghi, sia il senso di un ambito così
privato; quindi, il modo con cui esso può essere articolato, ovvero
entrare in relazione con altri spazi.
L’orinatoio, usato provocatoriamente dall’artista francese a svolgere la
funzione di “fontana”, colpisce in quanto la sua forma, assolutamente
riconoscibile da chiunque, resta, per quanto ruotata, indelebilmente
collegata alla sua finalità più prosaica.
Il bagno è infatti un luogo dello spazio architettonico – come la cucina
in ambito domestico o la sala operatoria nell’edilizia ospedaliera –
fortemente condizionato dall’uso che richiede prestazioni elevate
Le Corbusier, Poissy, villa Savoye,
1928 (foto di Paul Koslowski
© Fondation le Corbusier).
Le Corbusier, Poissy, villa Savoye,
1928 (photo by Paul Koslowski
© Fondation le Corbusier).
e specifici apparati per svolgere le azioni a cui è deputato; apparati
che poi, anche se avulsi dal contesto, se utilizzati per rappresentare
altro, continuano ad evocare la funzione originaria. La loro forma, nata
da necessità tecniche e pratiche, é essa stessa linguaggio, espressione
divenuta simbolica della funzione.
Funzione che Le Corbusier reinterpreta con il suo progetto, dove il
bagno non é più un ambiente delimitato, chiuso e distinto dal resto della
casa, ma é scomposto in sotto-ambiti funzionali, ognuno col suo livello
di privacy e quindi di condivisione di momenti da vivere con chi usa
i medesimi spazi. Il bagno padronale di Ville Savoye, infatti, relega
in un ambito chiuso solo la parte funzionale più intima mentre pone,
in corrispondenza dell’accesso della stanza, bene in vista, il lavandino,
la vasca, e la celebre chaise longue in piastrelle a ridosso del letto
matrimoniale. Le singole azioni che si svolgono nel bagno vengono
separate, la funzione é riletta in momenti caratterizzati da diversi livelli
di intimità, i pezzi igienici vengono mostrati come preziose icone della
modernità, prive di decorazioni con cui smorzare l’aspetto funzionale.
Anzi, proprio il portato simbolico di tali componenti, altrimenti viste solo
come strumenti tecnologici, diviene il modo per affermare l’assolutezza
e la schiettezza del moderno, privo di sovrastrutture linguistiche.
Un altro lavandino, infatti, fa bella mostra di sé, al piano terra della
villa, in corrispondenza dell’ingresso, nel tratto che porta dal garage
alla rampa di accesso, ben visibile da tutti nella sua essenzialità,
sconvolgendo ogni criterio di decoro o di decenza, a sottolineare
il bisogno di igiene, prima di entrare in casa, dopo un viaggio con
una lussuosa Citroën Type C o, successivamente, con una innovativa
Traction Avant.
Rispetto al panorama odierno, sia di luoghi per la cura del corpo, sia di
design di pezzi igienici, i due esempi servono per tornare sul significato
che tali ambienti, con le proprie componenti, posso esprimere, oltre il
mero assolvimento di bisogni pratici. L’attualità presenta la tendenza
a disegnare oggetti per il bagno sempre meno riconoscibili come tali,
pezzi sofisticati che, “quasi per caso”, sono in grado di svolgere la
loro funzione primaria, perseguendo linguaggi, materiali e morfologie
inediti, nel continuo tentativo di affrancarsi dall’originaria immagine
nota a tutti. Non solo, un certo minimalismo supportato dalla tecnica
suggerisce finanche l’annullamento di dettagli e supporti che si é soliti
vedere in tali ambienti, proponendo oggetti quasi privi di consistenza
fisica. All’opposto però di tale esasperata ricerca tesa a cancellare
l’immagine stereotipata del bagno attraverso il design delle parti, lo
spazio del bagno é sempre più tradizionale, certo a volte trasparente,
altre volte condiviso o localizzato in maniera originale nello spazio,
comunque ben lontano dalle soluzioni rivoluzionarie degli inizi del
Movimento Moderno. Di nuovo “stanze”, ambienti chiusi e delimitati,
espressione di principi desunti, prevalentemente, da schemi di vita
codificati, promossi dai media e da banali cliché culturali. Una
riflessione su ciò che deve rappresentare la cura del corpo, la ricerca
del benessere fisico, l’igiene personale nella nostra società – insomma
l’intimità e la partecipazione – dovrebbe condurre, anche utilizzando
oggetti che sembrano quello che sono, a disposizioni capaci di
suggerire modalità di comportamento, oltre che relazionali, calate nel
nostro tempo, in sintonia con le scelte di vita e l’attuale – irrequieta –
cultura dell’abitare.
As introduction of the theme of places dedicated to caring for the
body and hygiene and the items installed in them, it may be useful to
mention two emblematic cases – an object and a space – which serve
to understand the real sense, as well as the functional indispensability,
of these environments. The former, the object, is Marcel Duchamp’s
Fountain, the ready-made created in 1917 from an overturned urinal;
the latter is an interior, and more precisely the bathroom in the master
bedroom of Ville Savoye, designed by Le Corbusier in 1928.
These two examples both represent, in their respective genres,
interpretations of the form and language of the space and function
which has explicated and altered, directly or indirectly, the way we
understand both the instruments and the devices necessary for the
activities characterizing these places and the meaning of such a private
environment, and thus the way in which it may be articulated; or in other
words how it relates to other spaces.
The urinal, as the French artist has provokingly presented as “fountain”
is striking in that its form, recognized to anyone, indelibly remains linked
to its more prosaic purpose even if it has been turned upside down.
In fact, the bathroom is a place in an architectural interior – in the
same way as the kitchen in the home and the operating theatre in a
hospital – which is strongly conditioned by its use, which requires a high
performance and specific devices; and the latter, even if removed from
its context, if used to represent something else, continue to evoke their
original function. Their form, which is the result of technical and practical
necessities, is language as such, an expression which has become
symbolic of the function.
It is a matter of a function which Le Corbusier reinterprets in his project,
where the bathroom is no longer a defined, closed environment which is
distinguished from the rest of the home, but is decomposed in functional
sub-environments, each with its level of privacy and thus of sharing of
living with those using the same spaces. In fact, the master bathroom of
Ville Savoy only relegates the most intimate functional part to a closed
environment, while the washbasin, the tub and the famous chaise longue
in tiles next to the double bed are placed in full view, by the entrance
to the room. The single actions which take place in the bathroom are
separated; the function is reinterpreted in moments characterized by
different levels of intimacy, the fixtures are displayed like precious icons
of modernity, deprived of decorations that distract the attention from their
functional aspects. Indeed, precisely the symbolic significance of these
functions, otherwise considered merely as technological instruments,
become a means of asserting the absoluteness and purity of modernism
and its lack of linguistic superstructures.
In fact, another washbasin is featured on the ground floor of the villa,
by the entrance, in the passage connecting the garage with the entrance
ramp, as if on display, overturning every criterion of decorum and
decency, to stress the need of cleaning before entering the house after
a trip in a luxurious Citroën Type C or, subsequently, an innovative
Traction Avant.
With respect to the contemporary scenario, both with regard to places
for physical wellness and the design of bathroom fixtures, the two
examples serve to return to the significance these environments and
their components may express, in addition to merely meet practical
requirements. The current situation is characterized by a tendency
to design items for the bathroom that are less and less recognizable
as such; sophisticated objects which almost “incidentally” succeed
in performing their primary functions while pursuing completely new
languages, materials and morphologies in a continuous attempt to
liberate themselves from the original image known to everyone. Not
only, a certain minimalism sustained by technique even suggests the
cancellation of the details and supports which are usually found in
such areas, with the result that the objects are almost free from physical
substance. However, this research carried to the extreme limits, aimed
at cancelling the stereotyped image of the bathroom through the design
of its parts, is counterbalanced by an increasingly traditional bathroom
design; while sometimes very transparent, this approach in other cases
feature a shared use of the space or an original localization of the items
which is, in any case, very different from the revolutionary solutions
characterizing the early years of the Modern Movement. We once more
find “rooms”, closed and limited environments; expression of principles
that are principally inferred from codified life schemes promoted by the
media and by banal cultural clichés. A reflection on what body care,
the pursuit of physical wellness and personal hygiene must represent
in our society – in short, intimacy and participation – should lead, also
referring to items that are what they appear to be, to provisions capable
of suggesting modalities of behaviour, as well as relations, that are
immersed in our time and that harmonize with the choice of lifestyles
and the current – changeable – culture of living.
VIII
design focus interview
ilbagno, una collezione borghese
dall’idea al prodotto:
roberto lazzeroni e andrea lupi
ilbagno, a bourgeois collection
from the idea to the product:
roberto lazzeroni and andrea lupi
text by Davide Cattaneo
ILBagno è l’ultima collezione di antoniolupi, fortemente voluta da
Andrea Lupi che ama definirla borghese o romantica, a indicare
un carattere un po’ diverso dal minimalismo e dal rigore propri
dell’azienda che guida da anni.
Una proposta che abbraccia un’area di gusto più ampia, un progetto
che consente di recuperare la memoria di immagini conosciute,
gli stilemi di un nobile passato, le suggestioni che vengono da stili
diversi. Un’operazione non nostalgica ma quanto mai attuale, una
rielaborazione di contenuti ottenuta attraverso la pulizia e lo stile
propri di antoniolupi, la cura maniacale dei dettagli, l’eccellenza
delle lavorazioni e dei materiali utilizzati.
Abbiamo incontrato Roberto Lazzeroni, designer della collezione e
Andrea Lupi e assieme a loro abbiamo provato a raccontare questo
progetto cercando di evidenziare il percorso che è stato seguito.
area: Come sempre si è partiti da un’idea e da un obiettivo ben
chiaro.
Andrea Lupi: Era da tempo che volevo rieditare gli specchi di mio
padre, quelli che produceva con la vecchia azienda, la Cristal Lupi
Luxor. Dissi a Roberto che dovevamo partire da lì, che gli specchi
dovevano essere il punto di partenza attorno al quale costruire
una proposta di linguaggio diverso, un progetto che potesse
abbracciare un’area di gusto un po’ lontana dalla nostra e da uno
stile eccessivamente essenziale e pulito. Nel 90% del mondo i bagni
vengono arredati con elementi di stile classico, cercavamo una
risposta anche per questi potenziali clienti.
Roberto Lazzeroni: Con Andrea ci conosciamo da sempre ma fino
a questo progetto non avevamo mai collaborato insieme. Andrea
apprezzava molto il mio lavoro e io il suo essere imprenditore toscano
così passionale. Circa due anni fa ci siamo incontrati casualmente a
Parigi, in occasione di “Maison & Object” e mi ha raccontato la sua
idea di esplorare aree di mercato diverse, con un progetto bagno più
morbido, femminile, caratterizzato dall’uso del legno, progetto che lui
stesso definiva “romantico” e per il quale gli sembravo l’interlocutore
ideale.
Andrea Lupi: Ho scelto Roberto perché lo conoscevo da molti anni
e apprezzavo il suo tratto morbido e gentile, il suo modo di plasmare
sapientemente il legno. Mi sembrava perfetto per questa collezione.
La sua origine toscana è stata sicuramente un valore aggiunto per
la conoscenza delle lavorazioni artigianali che sono uno dei fili
conduttori del progetto. Lo portai davanti all’esposizione fotografica
che racconta la storia dell’azienda e gli dissi che volevo ripartire
dagli specchi di mio padre.
area: Cosa ha comportato per il progetto partire dalla riedizioni di
questi specchi così particolari prodotti da Cristalux. Un vincolo troppo
forte o un’opportunità?
Roberto Lazzeroni: Durante uno dei nostri incontri preliminari,
Andrea mi ha mostrato i vecchi cataloghi della Cristalux, l’azienda
che era del padre e che produceva accessori e specchi in vetro
molato. Ho pensato che sarebbe stato giusto trovare un legame
tra quello che stavamo facendo di nuovo e il passato dell’azienda.
Gli specchi sono sembrati anche a me l’elemento più idoneo,
abbiamo deciso di ridisegnarli e adeguarli al gusto corrente.
area: Ne è nata una collezione ampia e completa. Su quali gli
elementi su cui vi siete trovati subito d’accordo, quali vi sembrano
i più riusciti?
Roberto Lazzeroni: È stato un progetto fatto di getto, che ho
presentato ad Andrea dopo pochi mesi dall’incarico. Per i pezzi
in legno è stato scelto un prototipista d’eccezione come Ceccotti,
essendo la collezione connotata da forme morbide e da lavorazioni
sapienti, che ha saputo interpretare al meglio le nostre idee. Abbiamo
progettato una famiglia di oggetti molto numerosa, consolle e mobili
in noce americano, di varie dimensioni, rubinetti, water e bidet, vasca
con le zampe e box doccia in vetro decorato, uno scenario bagno
completo.
Andrea Lupi: Tutti gli elementi mi sembrano ben riusciti e ben
integrati in un mood omogeneo convincente. Sono molto legato
agli specchi per ovvi motivi ma mi sembra che le consolle in legno
abbiano grande carattere e presentino quell’aspetto sculturale che
riesce a trasmettere tutta l’identità del progetto. Il legno tornito
dall’aspetto così morbido abbinato ai piani in Ceramilux costituisce
un binomio davvero riuscito. Mi piacciono anche le lavorazioni sui
piedini della vasca ma anche i rubinetti a croce con l’inserimento
della ceralacca a evidenziare la funzionalità delle manopole.
I dettagli di questa collezione sono veramente di alto livello.
Roberto Lazzeroni: Sono d’accordo, alcuni oggetti in legno, come
le consolle “lavamano”, dalle forme sinuose, sono apparse subito
ben riuscite e sono questi gli elementi ai quali sono particolarmente
legato, ma anche i mobili, le vasche, i rubinetti, gli specchi.
Nel complesso penso sia una collezione che rispecchia il mio modo
di lavorare e che rispetta e rappresenta bene il percorso che sta
compiendo l’azienda.
area: Chi ha dato il nome alla collezione e perché la scelta è
ricaduta su ILBagno?
Andrea Lupi: Dare il giusto nome alla collezione non è un aspetto
secondario, tutt’altro. Spesso ne decreta addirittura il successo.
Questa collezione per quasi un anno nella nostra testa si è chiamata
“Romantica”, per descrivere il tratto principale del suo carattere.
Poi, quando stavamo per lanciarla abbiamo iniziato anche il progetto
della cucina, divenuta poi LACucina. In quel momento ho deciso che
la cosa più semplice, ma anche la più giusta, sarebbe stata chiamarla
ILBagno. Mi sembra un nome appropriato per una collezione così
completa e ricca di elementi che segna un punto importante nella
storia di antoniolupi.
ILBagno is the latest collection by antoniolupi, strongly championed
by Andrea Lupi who loves defining it as bourgeois or romantic, to
indicate a character that is a little different from the minimalism and
precision of the company he has headed for years.
It is a collection that embraces a broader area of style, a project
that recovers the memories of images we recognise, stylistic features
of a noble past and suggestions that come from different tastes. It
is not a nostalgic project, but a contemporary one, a re-working of
content obtained through antoniolupi’s own minimalism and style, its
painstaking attention to detail, the excellence of its workmanship and
of the materials used.
We met Roberto Lazzeroni, the collection’s designer and Andrea Lupi
and together we tried to describe this project by highlighting the path
they followed.
area: As always we started from a really clear image and aim.
Andrea Lupi: For some time I’ve wanted to update my father’s
mirrors, the ones he produced with his old company, Cristal Lupi
Luxor. I told Roberto that we should start from there, that the mirrors
should be the starting point around which we would build a collection
with a different language, a project that could embrace an area of
taste a little farther removed from our own and from an excessively
minimalist and precise style. In 90% of the world, bathrooms are
furnished with elements that have a classic style and we were also
looking for a solution for these potential clients.
Roberto Lazzeroni: I’ve known Andrea for a very long time, but
we had never worked together until this project. Andrea admired
my work a great deal and I admired his and the fact that he is such
a passionate Tuscan entrepreneur. About two years ago we met by
chance in Paris, at “Maison & Object” and there he told me about his
ideas of exploring different areas of the market, with a softer, more
feminine bathroom design featuring the use of wood, a project that
he himself called “romantic” and for which he thought I was the ideal
interpreter.
Andrea Lupi: I chose Roberto because I’ve known him for many years
and I like his soft, gentle style, his way of skilfully shaping wood. He
seemed perfect for this collection. His Tuscan origin definitely brought
added value, because of his knowledge of the artisan techniques that
X
design focus interview
are the through-line of this project. I showed him the photo exhibition
that told the story of the company and told him I wanted to start with
my father’s mirrors.
area: What did it mean for the project starting from a re-working of
these unique Cristalux mirrors? Was it too great a constraint or was
it an opportunity?
Roberto Lazzeroni: In one of our first meetings, Andrea showed me
the old catalogues by Cristalux, his father’s company that produced
accessories and mirrors in cut glass. I thought that it would be the
right thing to find a link between what we were doing now and the
company’s past. I also thought the mirrors were the most appropriate
element. We decided to redesign them and update them for
contemporary tastes.
area: The result was a large, complete collection. Of the elements
that you agreed on immediately, which seemed the most successful?
Roberto Lazzeroni: It was a project created in one go, which I
presented to Andrea just a few months after being asked to do it.
I chose an excellent prototype maker, Ceccotti, for the pieces in wood,
as the collection featured soft lines and skilful workmanship and he
was able to interpret our ideas in the best possible way. We designed
a very large collection of objects, console tables and furniture in
American walnut, of varying sizes, taps, a toilet and bidet, a bathtub
with feet and a shower cabinet in decorated glass: a complete
bathroom setting.
Andrea Lupi: All the elements seemed successful and combined
well in a convincing and homogeneous way. I feel very close to the
mirrors, for obvious reasons, but I think the wooden console tables
have a great deal of character and present the almost sculptural
aspect that manages to transmit the whole identity of the project.
The polished wood with such a soft appearance, combined with
the Ceramilux surfaces creates a truly successful combination.
I also like the details on the feet of the bathtub, and the cross-shaped
taps with the inserts of sealing wax to show the functionality of the
handles. The details in this collection are truly first class.
Roberto Lazzeroni: I agree. Some of the objects in wood, like the
“hand basin” console tables with their sinuous shapes immediately
seemed successful and these are the elements I’m most fond of, but
also the furniture, the bathtubs, taps and mirrors. Overall, I think it’s
a collection that represents my way of working and that respects and
well represents the pathway that the company has followed.
area: Who named the collection and why did you chose to call it
ILBagno?
Andrea Lupi: Giving a collection the right name is not a secondary
consideration – not at all. Often it can even make or break it. For
almost a year this collection was called “Romantica” in our heads,
to describe the main feature of its character. Then, when we were
about to launch it, we also started on the kitchen project, which
became LACucina. At that point I decided that the most simple, but
also the most proper, thing would be to call it ILBagno. It seems an
appropriate name for a collection that is so complete and full of
elements that it marks an important point in antoniolupi’s history.
Un progetto dedicato a un’area di gusto molto sofisticata, una rilettura
rispettosa delle forme classiche che si traduce in elementi dalle
linee morbide ed eleganti, una collezione fortemente emozionale
caratterizzata dalla matericità delle essenze del legno e dal sapiente
uso del colore laccato: ILBagno di antoniolupi racconta nuovi
orizzonti, descrive atmosfere intime e ricercate, è un ritorno alle origini
per esplorare il futuro.
A project dedicated to an extremely sophisticated area of taste, a
respectful reinterpretation of classic forms that translate into elements
with soft, elegant lines, a strongly evocative collection featuring the
material nature of wood essences and a skilful use of lacquered colour:
ILBagno by antoniolupi describes new horizons, intimate and elegant
atmospheres and is a return to origins that explores the future.
XII
design focus zoom
duravit per uno spazio di grandi contrasti!
abitazione privata e vita pubblica
private home and public life
text by Davide Cattaneo
photo © Floto + WarnerOTTO
Tra pubblico e privato, tra tranquillità e condivisione, tra riservatezza
e caos urbano: il linguaggio contemporaneo post-industriale di questa
abitazione plurifamiliare di New York gioca sui contrasti cromatici
e materici e viene valorizzato, nell’ambiente bagno, dalle forme pure
ed essenziali di lavabi e sanitari Duravit.
Public and private, tranquillity and sharing, privacy and urban
chaos: the contemporary, post- industrial style of this multi-family
home in New York plays on chromatic and material contrasts that are
highlighted in the bathroom by the pure, essential shapes of Duravit
washbasins and bathroom fittings.
Un’isola di tranquillità e riservatezza con possenti pareti di cemento
e interni essenziali, che tuttavia creano uno stimolante collegamento
con la vita pubblica che si svolge in strada: l’abitazione plurifamiliare
al 115 di Norfolk Street nel Lower East Side di Manhattan, progettata
dagli architetti newyorchesi Grzywinski + Pons con un budget
veramente ristretto, si sviluppa su circa 2.500mq e si compone di 24
abitazioni dallo sviluppo planimetrico a L. Le residenze si allineano
attorno a un cortile centrale stretto ma molto profondo, di chiara
derivazione europea, e si confrontano a ridottissima distanza l’una
dall’altra. “Il cortile interno di 115 Norfolk Street rappresenta il
tentativo di creare all’aperto l’effetto di un luogo privato, interstiziale e
contemporaneamente gettare un ponte fra strada e abitazione” spiega
Matthew Grzywinsky.
Esternamente l’involucro dell’edificio è interamente vetrato e si sviluppa
con una scansione modulare sia in larghezza che in altezza. Ciò
permette a ogni affaccio di avere un’ampia superficie trasparente
in parte fissa e in parte apribile. Tutto il fronte vetrato è rivestito di
sottilissime fritte ceramiche, che filtrano il particolato, offrono agli
abitanti maggiore privacy e contemporaneamente formano all’esterno
sagome raffinate. Ancora il progettista “Effetti di luce innovativi e
variabili mostrano o nascondono l’interno dell’edificio. Giochiamo
con la sfera privata, ma contemporaneamente creiamo luoghi in cui
rifugiarsi”.
All’interno della abitazioni Grzywinski + Pons giocano volutamente
con i contrasti attraverso un linguaggio metropolitano e post-industriale:
il design discreto degli interni sottolinea la struttura lineare e aperta,
realizzata con elementi massicci di granito e marmo, abbinati a calde
finiture in legno. Sui muri in pietra al naturale si riflette la luce morbida,
filtrata dall’esterno che fa apparire più armoniosi e dolci i ruvidi profili.
I materiali sono lasciati a vista, volutamente grezzi, i colori sono tenui
e delicati, a sottolineare il carattere e l’identità dell’intervento.
Il bagno e la zona living sono divisi in modo impercettibile da una
sobria parete di vetro. E proprio il bagno vede protagonista le
collezioni Duravit, chiamate a interpretare con il loro rigore formale
questo minimalismo ricercato ma contaminato da altre suggestioni,
che diventa il filo conduttore del progetto.
Archetipo della forma pura, la collezione di lavabi in ceramica Vero,
si inserisce con la sua forma perfettamente rettangolare del bacino e
con l’integrazione con mobili sottolavabo dalle linee pure ed essenziali.
Nel progetto di Norfolk Street sono stati utilizzati lavabi Vero da 100,
80 e 60cm abbinati a basi sottolavabo X-Large. Proprio il design
architettonico e minimale consente a questa collezione di mobili
di inserirsi perfettamente in questo spazio dall’estetica industriale.
X-Large, disegnata da Sieger Design, rappresenta un relax per gli
occhi grazie al suo design, alle linee raffinate e ai contorni eleganti
che caratterizzano le infinite composizioni possibili: ben 112 modelli
in 8 diverse finiture! Nei bagni delle residenze newyorkesi i mobili
sono stati abbinati agli armadietti a specchio della stessa collezione.
Protagonista dell’ambiente è la vasca free standing Happy D.,
anch’essa disegnata da Sieger Design. Realizzata in acrilico, la vasca
presenta la tipica forma a D che caratterizza tutta la collezione e che le
dona un aspetto gioioso e dinamico pur nel rispetto dello stile Duravit.
Le forme avvolgenti, le superfici lucide e i riflessi brillanti della vasca
vengono valorizzate per contrasto con le texture volutamente grezze
dello spazio.
Per quanto riguarda i sanitari, l’eclettismo e la presenza discreta della
collezione Starck 3 sono stati scelti per completare lo spazio bagno.
Una collezione nata parecchi anni fa ma ancora attuale, un progetto
che ha rivoluzionato il mondo dei sanitari, introducendo il design in un
settore che ne era completamente distante. Un’offerta molto ampia con
oltre 50 modelli e 64 varianti ideale per progetti di piccole e grandi
dimensioni o per il settore privato.
Quattro collezioni, ciascuna con una propria identità, quattro prodotti
nati in periodi diversi, pensati da progettisti con un approccio
personale al progetto, ma tutti accomunati dalla capacità produttiva
e dalla sensibilità di Duravit di interpretare le sempre mutevoli esigenze
dell’abitare contemporaneo per dar vita a soluzioni e proposte in
grado di inserirsi al meglio in qualsiasi spazio. È stato così anche a
New York!
An island of tranquillity and privacy with imposing cement walls and
minimalist interiors that still create a stimulating link with urban street
life: this multi-family home at 115 Norfolk Street on Manhattan’s Lower
East Side, designed by New York architects Grzywinski + Pons on
an extremely reduced budget, covers approximately 2,500m2 and is
made up of 24 L-shaped homes. The apartments are grouped around a
narrow, but very deep and clearly European-inspired, central courtyard
and are extremely close to each other. “The inner courtyard at 115
Norfolk Street represents the attempt to create the effect of a private,
interstitial space in the open air, forming a bridge between the street
and the home” explains Matthew Grzywinsky.
On the outside, the shell of the building is entirely in glass and has a
modular articulation both in width and height. This gives each view a
large transparent surface that is partially fixed and partially openable.
The whole glass front is covered in extremely fine ceramic fragments
that filter particles, offering inhabitants greater privacy and, at the
same time, elegant shapes on the facade. The architect comments:
“Innovative and variable lighting effects reveal or conceal the inside of
the building. We are playing with the private sphere, but at the same
time we are creating a place that is a refuge”.
The interior of the Grzywinski + Pons homes deliberately creates effects
using the contrasts contained in a metropolitan and post-industrial
language: the elegant design of the interiors underlines the linear, open
structure, created with solid granite and marble elements, together
with warm wood details. The bare stone walls reflect the soft light,
filtered from the outside to make the rough outlines more gentle and
harmonious. Materials have deliberately been left bare. The colours used
are pale and delicate and underline the nature and identity of the work.
The bathroom and living area are imperceptibly divided by a sober
glass wall. The bathroom features the Duravit collection, whose formal
rigour is called upon to interpret this elegant minimalism that contains
other elements and which is the through-line of the project.
The Vero collection of ceramic washbasins – the archetype of pure form
– has a rectangular basin that fits the space perfectly and combines
under-basin furniture with a pure, essential design. The Norfolk Street
project has used 100, 80 and 60cm Vero washbasins with X-Large
bases. The architectural, minimalist design of this furniture collection
fits perfectly with the industrial aesthetics of the space. X-Large, by
Sieger Design, is relaxation for the eyes, thanks to its design, its refined
lines and the elegant profiles that are a feature of the endless number
of possible compositions: 112 models in 8 different finishes! In the
bathrooms of these New York homes the furniture has been combined
with mirrored cupboards from the same collection.
The main focus of the space is the Happy D. freestanding tub, also
by Sieger Design. This acrylic tub has the typical D-shaped form that
is a feature of the whole collection and that gives it a joyful, dynamic
appearance in the Duravit style. Its enveloping shape, shiny surfaces
and brilliant hints are highlighted through the contrast with the
deliberately rough textures of the space.
Fittings with the eclecticism and discrete presence of the Starck
3 collection were chosen to complete the bathroom space. It is a
collection that was created several years ago, but is still extremely
relevant – a design that revolutionised the world of bathroom fittings,
introducing design to a sector that was far-removed. It is a very wide
range, with over 50 models and 64 variations, ideal for large and
small-scale projects or for the private sector.
Four collections, each one with its own identity, four products created at
different times by designers with their own personal approach, but who
all share Duravit’s productive abilities and sensitivity in interpreting the
ever-changing needs of contemporary living, to create solutions that fit
perfectly in any space – just as in New York!
XIV
design focus zoom
Una
serie eclettica,
nonostante la matrice
formale rigida:
Vero associa design
e qualità della ceramica.
Despite its formal rigidity,
it is an eclectic series:
Vero blends design
and quality
ceramics.
Forma quadrangolare e grande ampiezza della gamma per
una collezione che si è ampliata nel tempo grazie al grande
apprezzamento della clientela: con lavamani, bacinelle da appoggio
soprapiano e lavabi consolle in diverse dimensioni, Vero è la risposta
a qualsiasi desiderio di arredare in modo perfetto e individuale la
zona lavabo. Un “classico moderno” che ripropone la forma perfetta
del rettangolo, presente nelle nostre case attraverso molti oggetti
ed elementi compositivi.
A broad, quadrangular form for a range in a collection that has
grown over time, due to its popularity with clients: hand basins,
counter-top washbasins and sideboard basins in various sizes.
Vero is the answer to all your needs for furnishing the washbasin area
in an optimal, individual way. A modern classic that reinterprets the
perfect shape of the rectangle, present in our homes in many objects
and compositional elements.
XVI
design focus object
tavola, tavoletta andrea crosetta
azienda Antrax
anno realizzazione prodotto 2014
materiale alluminio
dimensioni 1710/2010x350mm (Tavola);
400/600/800/1000x180mm (Tavoletta), spessore 4mm
firm Antrax
year of realization 2014
material aluminium
dimensions 1710/2010x350mm (Tavola);
400/600/800/1000x180mm (Tavoletta), 4mm thick
Uno stile essenziale e rigoroso, un programma di piastre lisce dallo
spessore ridottissimo, realizzate in alluminio, con il quale affrontare
le richieste di flessibilità e personalizzazione provenienti dal mercato:
Tavola e Tavoletta, nella loro geometria assoluta e minimale,
interpretano al meglio le esigenze del bagno contemporaneo,
soprattutto nel settore contract, nel quale i radiatori sono spesso
costretti a inserirsi in spazi angusti. L’estetica gradevole e la spiccata
funzionalità accomunano questi due “fratelli”, pur nelle loro specificità
individuali e nel funzionamento complementare. Tavola può assumere
diverse configurazioni e può essere installato in verticale o in
orizzontale. Grazie a un intaglio nella piastra o all’applicazione
di uno speciale supporto, diventa porta accappatoio, ma può essere
anche dotato di uno specchio dello stesso spessore della piastra.
Tavoletta è invece un accessorio satellite disponibile in quattro diverse
dimensioni, più piccole di Tavola, e può svolgere le funzioni di porta
salviette, se installato in orizzontale, e porta accappatoio o sistema
di stoccaggio salviette, se installato in verticale.
Essential, minimalist style and extremely fine, smooth plates, created in
aluminium to meet the market’s needs for flexibility and customisation.
Tavola and Tavoletta, with their absolute, minimalist geometry, fully
interpret the essence of the contemporary bathroom – especially in
the contract sector, in which radiators often have to fit into restricted
spaces. These ’siblings’ share pleasant aesthetics and high degree of
functionality, although both are individual and have complementary
functions. Tavola allows a range of configurations and can be
installed vertically or horizontally. Thanks to a notch in the plate or
with a special support it becomes a dressing gown hanger, but can
also be supplied with a mirror of the same thickness as the stone, so it
does not require any extra space other than of the radiator. Tavoletta
is a satellite accessory, available in four different sizes. It is smaller
than Tavola and can be used as towel holder if installed horizontally
and dressing gown hanger or hand towel shelf if installed vertically.
texture collection meneghello paolelli associati
azienda Fima Carlo Frattini
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ottone
dimensioni Ø57mm (manopole)
varianti texture Cross, Vertical, Horizontal
firm Fima Carlo Frattini
year of realization 2014
material brass
dimensions Ø57mm (mixer controls)
texture variants Cross, Vertical, Horizontal
Un concept inedito, una proposta ideale per il settore contract, una
soluzione che consente di personalizzare l’ambiente bagno attraverso
la sostituzione delle manopole del miscelatore: minimalismo e décor
contraddistinguono Texture Collection, il nuovo sistema firmato Fima
Carlo Frattini, attualmente declinato nella versione lavabo, lavabo
a muro, bordo vasca e incasso doccia. Look diversi, ricercati,
contemporanei, prendono forma grazie alla ricchezza delle finiture
delle manopole disponibili in tre varianti, con segni distintivi che
ritraggono altrettante texture superficiali tridimensionali: (X) Cross,
che propone un’elegante superficie sfaccettata, ispirata alla preziosa
pietra diamante, per ambienti sofisticati; (V) Vertical, con il rigore
geometrico di un poligono a 19 facce; (H) Horizontal, che definisce
un effetto a righe orizzontali tridimensionali dal mood hi-tech.
La massima personalizzazione è assicurata anche dalla possibilità di
poter scegliere tra 6 diversi top: cromato, bianco opaco, nero opaco,
marmo bianco, marmo nero e oro, per originali combinazioni che
raccontano di un nuovo senso estetico e un approccio creativo.
A brand new concept that is ideal for the contract sector, a solution
that allows you to customise your bathroom by changing the mixer
controls. The Texture Collection, a new system by Fima Carlo Frattini,
features minimalism and decor. It is currently available in washbasin
mixer, wall mounted washbasin mixer, bathtub and shower versions.
Varied, elegant, contemporary looks are created thanks to a wealth of
control finishes for the 3 variants, with distinctive features that create
3-D surface textures: (X) Cross, an elegant, multi-faceted surface,
inspired by a diamond, for sophisticated spaces; (V) Vertical, with
the geometric purity of a 19-sided polygon; and (H) Horizontal, with
creates a 3-D horizontal line effect with a high-tech mood. Maximum
customisation is also ensured by the possibility of choosing between
6 different tops: chrome, matt black, matt white, black marble, white
marble and gold, for original combinations that give a new aesthetic
sense and a creative approach.
Dare vita ad
ambienti dallo
stile diverso grazie alla
sostituzione delle manopole
che ripropongono texture
superficiali tridimensionali.
Creating different styles
of environment, thanks to
interchangeable controls that
offer three-dimensional
surface textures.
XVIII design focus object
azuley meneghello paolelli associati
azienda Artceram
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ceramica
dimensioni 520x360mm (sanitari sospesi), 450/600x450mm
(lavabo da appoggio), 720x510mm (lavabo sospeso),
900x500xH700mm (consolle), Ø900mm (specchio)
firm Artceram
year of realization 2014
material ceramic
dimensions 520x360mm (suspended bathroom fittings),
450/600x450mm (counter-top washbasin), 720x510mm (suspended
washbasin), 900x500xH700mm (console table), Ø900mm (mirror)
Il riferimento agli anni 50 e alle sue linee dinamiche è il tratto distintivo
di una collezione completa di lavabi e sanitari dal sapore neoclassico
e retrò, caratterizzata dalla pienezza delle forme e dalla rotondità
dei volumi: in Azuley, design Meneghello Paolelli Associati, il bordo
ampio e la linea bombata dei fianchi di tutti gli elementi, rimandano
proprio allo stile di quegli anni fatto di forme piene e generose.
La ceramica, con le sue linee morbide, si accosta a elementi tondi,
come lo specchio e gli apparecchi illuminanti, dialogando con i
riflessi delle strutture in metallo per una collezione che reinterpreta il
passato per diventare assolutamente contemporanea. Sia i lavabi che
i sanitari sono caratterizzati da catini profondi e accoglienti, nei quali
la rotondità dei bordi assume anche un carattere funzionale perché
garantisce una seduta ergonomica. Inoltre l’ampia superficie e i bordi
rotondi offrono la possibilità di inserire decori e colori progettati per
la serie. La collezione Azuley comprende: sanitari sospesi, lavabi
da appoggio o sospesi, consolle con struttura cromata e top laccato
bianco o nero lucido, specchio.
A ’50s style and dynamic lines are the distinctive features of
a complete collection of washbasins and bathroom fittings with
a vintage, neo-classical feel, with full forms and rounded volumes:
in Azuley, designed by Meneghello Paolelli Associati, the wide edges
and rounded design of the sides of all the elements recall the curvy
outlines of the ’50s.
The ceramic, with its soft lines, blends with other rounded elements
like the mirror and the lighting, interacting with the reflections of the
metallic structure for a collection that reinterprets the past while being
absolutely contemporary. Both washbasins and bathroom fittings
have deep, embracing bowls, in which the rotundness of the edges
is also functional, as it ensures an ergonomic seat. The wide surfaces
and rounded borders also offer the chance to add decorations and
colours designed specially for the range. The Azuley collection
includes suspended bathroom fittings, suspended or countertop
washbasins, console tables with a chrome structure and a shiny
white or black top, mirror.
Una
collezione
pensata per
esplorare nuove aree
di gusto: Azuley rievoca
atmosfere lontane in chiave
contemporanea.
A collection designed
to explore new areas
of taste: Azuley revokes
far off atmospheres
in a contemporary
key.
sml grohe design department
azienda Grohe
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ottone cromato
dimensioni da H139mm (XS) a H333mm (XL)
firm Grohe
year of realization 2014
material chrome brass
dimensions from H139mm (XS) to H333mm (XL)
Spesso il successo di un prodotto deriva dalla sue dimensioni, dai
rapporti proporzionali, dallo spessore delle sezioni, dalla capacità
di inserirsi in spazi anche ridotti o al contrario di imporsi per
presenza e grandezza. Oggi la gamma di rubinetteria Grohe
si amplia ulteriormente per adattarsi a tutte le tipologie di bagni
domestici, attraverso un’offerta di miscelatori che vanno dalla
misura XS alla XL: rubinetti standard, altezze medie, bocche alte,
tante proposte perchè per ogni collezione si possa disporre della
“taglia” giusta, su misura per il proprio bagno. Le linee Quadra,
Lineare, Eurocube ed Eurodisc Cosmopolitan vedono l’introduzione
del miscelatore ad altezza media, mentre le linee Allure, Quadra,
Lineare, Eurocube ed Eurodisc Cosmopolitan includono oggi una
nuova concezione dei miscelatori monocomando per lavabo a
bacinella. In questo modo, sarà possibile scegliere il miscelatore più
adatto al proprio lavabo e alle proprie necessità d’uso, migliorando
la funzionalità complessiva del bagno e allo stesso tempo generando
un insieme armonico ed elegante.
The success of a product often derives from its size, its proportional
relationships, the width of its sections and its ability to fit into reduced
spaces or, on the contrary, to create a striking effect due to its size
and presence. Today the Grohe range of taps has been further
enlarged to adapt to all types of domestic bathrooms, with a range
of XS to XL mixers: standard taps, average heights, high openings…
lots of variations, so that every collection has the perfect size, made
to measure for its bathroom. The Quadra, Lineare, Eurocube and
Eurodisc Cosmopolitan ranges have a medium height mixer, while the
Allure, Quadra, Lineare, Eurocube and Eurodisc Cosmopolitan ranges
today include a new concept of single control mixers for washbasins.
You can therefore choose the most suitable mixer for your basin and
for your needs, improving the overall functionality of your bathroom
and, at the same time, creating a harmonious and elegant overall
effect.
XX
design focus object
focus hidra design department
azienda Hidra
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ceramica
dimensioni lavabo 650mm, vaso e bidet profondità 540mm
firm Hidra
year of realization 2014
material ceramic
dimensions sink 650mm, wc and bidet 540mm deepness
Forme che rimandano a un immagine conosciuta e familiare, linee
che riattualizzano in chiave contemporanea stilemi di un passato
fatto di sostanza e prodotti di qualità: Focus è la nuova collezione
di Hidra. Non solo una nuova proposta ma un aggiornamento di
Pluvia, una delle serie storiche dell’azienda, che viene rivista secondo
i nuovi canoni estetici e le attuali tendenze del settore. La collezione
realizzata interamente in ceramica, comprende sanitari a terra o
sospesi e lavabi a colonna o sospesi, caratterizzati da un bordo
dallo spessore importante che è il tratto distintivo della collezione.
Un elemento che di fatto si stacca visivamente dal resto del volume
senza che l’immagine complessiva degli elementi perda armonia,
anzi conferendo un’impressione di dinamicità all’insieme. Grazie
a un rapporto proporzionale equilibrato e a dimensioni ampie e
generose, Focus conferisce all’ambiente bagno un’atmosfera familiare
e accogliente. Una proposta versatile di fascia media per ampliare
il range dell’offerta e intercettare diverse aree di gusto.
Forms that recall a known and familiar image, lines that reinterpret
stylistic features from the past, made up of substance and quality
products, in a contemporary key. Focus is the new collection of Hidra.
It is not only a new collection, but an update of Pluvia, one of the
company’s historic series, reinterpreted according to new aesthetic
canons and current trends in the sector. The collection is entirely in
ceramic, including floor-based or suspended sanitary fittings and
suspended or column washbasins, featuring a thick border that is its
distinctive feature. This element stands out visually from the rest of
the volume without the overall image of the elements losing harmony,
and gives a dynamic impression to the whole. Thanks to its balanced
proportions and large, generous dimensions, Focus gives bathrooms
a familiar, welcoming atmosphere. A versatile, mid-range collection
to increase the range of supply and capture different areas of taste.
milanoslim franco sargiani
azienda Fantini
anno realizzazione prodotto 2014
materiale acciaio inossidabile
dimensioni H1500mm, larghezza 60mm, profondità soffione 540mm
finiture lucido o spazzolato
firm Fantini
year of realization 2014
material stainless steel
dimensions H1500mm, width 60mm, depth of shower head 540mm
finishes shiny or brushed
Un nuovo sistema doccia che nasce come naturale completamento
della Serie Milano; un progetto che parte dallo stesso modulo base di
60mm per dar vita a un prodotto dall’estetica essenziale e rigorosa e
dal contenuto tecnologico innovativo: Milanoslim ottimizza la minima
quantità d’acqua per offrire il massimo comfort e una diversificata
pluralità di getti. La cascata, ad esempio, ha un fronte ampio e un
getto sottile che arriva alle spalle con estrema efficacia e basso
consumo d’acqua. Tutto il progetto Milanoslim ruota attorno all’idea di
un elemento a “striscia” e alla possibilità di combinazione dello stesso
elemento con funzionalità diverse. Il sistema a colonna è costituito da
3 strisce combinate tra loro o inserite l’una nell’altra, per dare origine
a soluzioni formali differenziate.
Il risultato è un minimalismo figurativo accentuato dall’estrema
riduzione visiva degli ingombri e dei rilievi che permette al sistema
di inserirsi al meglio in qualsiasi ambiente, di integrarsi con qualsiasi
tipologia di cabina doccia, di offrire una soluzione versatile e poco
ingombrante per spazio anche di dimensione ridotta.
A new shower system that is a natural complement to the Milano
Series. The design is based on the same basic 60mm module to
produce a product with essential, minimalist aesthetics and innovative
high tech content. Milanoslim optimises the minimum quantity of
water to offer maximum comfort and a range of powerful jets. For
example, the cascade has a broad front and a fine jet that reaches
the shoulders with extreme effectiveness and low water consumption.
The whole Milanoslim project revolves around the idea of a ’strip’
element and the possibility of combining the same element with
different functions. The column system has 3 strips that are combined
or inserted one inside another, to create a range of formal solutions.
The result is figurative minimalism accentuated by extremely reduced
visual encumbrance and reliefs that allow the system to fit perfectly
in any type of environment, to combine with any type of shower
cabin, offering a versatile and compact solution that is also suitable
for small spaces.
© Santi Caleca
Sottile,
essenziale,
assoluto: Milanoslim
è il sistema doccia che
associa un ingombro minimo
a massime prestazioni.
Thin, essential, absolute:
Milanoslim is a shower
system that combines
minimum encumbrance
with maximum
performance.
XXII
design focus object
bucket giovanna talocci
azienda Scarabeo
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ceramica
dimensioni Ø405xH350mm, Ø250/350/500xH60/220mm
firm Scarabeo
year of realization 2014
material ceramic
dimensions Ø405xH350mm, Ø250/350/500xH60/220mm
Un design estremamente semplice e lineare ma al tempo stesso
originale, che si può adattare a ogni ambiente e stile: nasce così la
serie di lavabi e lavamani Bucket che trae ispirazione dalla forma
del secchiello, geometrica ed essenziale; un tronco di cono in
versione “parete” o “appoggio” che contiene il bacino per l’acqua.
La superficie esterna, molto liscia, si presta facilmente ad accogliere
i vari tipi di decorazione. Il manico in acciaio inox che completa la
figura del secchiello con la sua necessaria impugnatura e si presta
a essere un utile portasciugamani.
L’idea originaria del secchiello viene oggi declinata nello sviluppo
dell’intera serie con i sanitari sospesi, water e bidet di forma
troncoconica e due serie di lavabi d’appoggio circolari declinati in
più dimensioni. La prima è alta solo 6cm, leggera, essenziale, adatta
a chi ama linee pulite ma di grande personalità; la seconda, molto
più capiente, declina gli stessi diametri della prima ma con un’altezza
di 22cm. Tutti i prodotti sono proposti nella versione “total white”,
ma si prestano, su richiesta, ad accogliere diversi decori.
An extremely simple and linear, yet original design, which can
adapt to any space or style: this is the behind the series of Bucket
washbasins and hand basins, which take their inspiration from the
shape of a bucket. The wash basin has an essential, geometric shape,
a wall attached or leaning truncated cone containing the water basin.
The very smooth external surface can easily be used for various types
of decoration. The stainless steel control that completes the bucket,
with its essential handle, can be a useful towel holder.
The original idea of the bucket is today seen in the whole series of
suspended bathroom fittings, toilets and bidets with a truncated cone
shape and two ranges of circular wash basins in various sizes.
The first is only 6cm high. It is light, essential and suitable for those
who like a simple design with a big personality. The second, which
is much more capacious, has the same diameter as the first, but is
22cm high. All the products are available in “total white”, but can
also be decorated on request.
Un’immagine
armoniosa ed
elegante generata
dall’intersezione quasi
inconciliabile di geometrie
molto lontane tra loro.
A harmonious and elegant
image produced by the almost
irreconcilable intersection
of very different
geometries.
intersezione luca scacchetti
azienda Gattoni Rubinetteria
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ottone cromato
dimensioni H 172/320mm
firm Gattoni Rubinetteria
year of realization 2014
material chrome-plated brass
dimensions H 172/320mm
“Sono decisamente votato al superamento di quello che è il canone
ottocentesco dello stile e questa serie di rubinetteria, come dice il nome
stesso, aiuterà a rendere giustizia a quella contaminazione tra antico e
moderno che traduce il gioco sapiente dell’Intersezione tra due culture,
solo apparentemente in contrasto”. Così Luca Scacchetti descrive
il nuovo miscelatore disegnato per Gattoni. Intersezione è infatti la
somma paradossale di due mondi molto diversi, costretti in un rapporto
quasi inconciliabile senza mediazione o passaggi, ma semplicemente
matematico, uno più uno. Geometrie lontane, come la panciuta, a
vaso, sinuosa e la prismatica, dura e tagliente, generano riflessi inediti
e insospettate visioni d’insieme per un prodotto che sembra essere per
certi versi il sunto della storia del rubinetto, tra le formose rotondità
otto-novecentesche e l’assolutezza geometrica e lo stile minimale
contemporaneo. Alle valenze formali Intersezione aggiunge una
tecnologia evoluta attenta ai consumi dell’acqua oltre alla massima
funzionalità che permette all’intero corpo del rubinetto di venir “sfilato”
dalla sua sede per poter intervenire direttamente sulla cartuccia.
“I strongly want to go beyond 19th century canons of style and
this series of taps, as the name suggests, will help do justice to the
combination of old and modern that embodies the conscious interplay
of intersection between two cultures, which are only apparently
contrasting ones”. This is how Luca Scacchetti describes the new mixer
he designed for Gattoni. Intersezione is the paradoxical sum of two
very different worlds, forced into an almost irreconcilable relationship
without mediation or steps, but simply through mathematics: one
plus one. Far-removed geometries, like the rounded, vase-shaped,
sinuous and the prismatic and sharp, produce brand new reflections
and an unexpected vision of the whole, with shapely 19th-20th
century rotundity and absolute geometry and minimal modern style.
Intersezione combines high tech with its formal virtues, centred on
water consumption and maximum functionality, which allows the
whole body of the tap to be ‘pulled out’ of its housing to focus directly
on the cartridge.
XXIV design focus object
silence e reflection cosentino design department
azienda Cosentino Group
anno realizzazione prodotto 2014
materiale Silestone®
dimensioni formato dimensionale personalizzabile
firm Cosentino Group
year of realization 2014
material Silestone®
dimensions dimensional customizable format
Due nuovi lavabi che vanno a completare la rivoluzionaria Cosentino
Bath Collection: Silence e Reflection sono caratterizzati da un
formato dimensionale personalizzabile che consente di ridurre al
minimo le giunture per un’estetica ancora più elegante. Come tutti
gli elementi in Silestone®, i lavabi risultano così modulabili e si
adattano perfettamente agli spazi, per un ambiente davvero esclusivo
caratterizzato da un numero minimo di elementi realizzati in un unico
materiale. Con questi modelli, la collezione comprende oggi dieci
lavabi, personalizzabili in larghezza da 40 a 60cm e in lunghezza
da 80 a 280cm, oltre a sette modelli di piatti doccia, anch’essi
prodotti su misura fino a 130cm di larghezza e da 75 fino a 200cm
di lunghezza.
La Bath Collection offre inoltre altri componenti ideali per decorare
l’ambiente: dalle piastrelle alle pavimentazioni, dai rivestimenti alle
sedute, dalle vasche da bagno ai battiscopa, disponibili in tutti i
colori della gamma Silestone® ed Eco by Cosentino®, la linea di
superfici ecologiche realizzate in materiale riciclato.
Two new washbasins that complete the revolutionary Cosentino Bath
Collection: Silence and Reflection feature a customised size format
that reduces joins to the minimum, for even more elegant aesthetics.
Like all the elements in Silestone®, the washbasins are modular and
adapt perfectly to spaces, for a truly exclusive environment featuring
a minimum number of elements in a single material. With these
models the collection now includes ten washbasins, which can be
customised in widths from 40 to 60cm and in lengths from 80 to
280cm, as well as seven shower tray models also made to measure
up to 130cm wide and from 75 to 200 long.
The Bath Collection also offers other components that are ideal for
decorating the space: tiles, floors, coverings, seats, bath tubs and
skirting boards, available in all the colours of the Silestone® range
and Eco by Cosentino®, the range of ecological surfaces created
from recycled material.
pura 5000 new duka design department
azienda duka
anno realizzazione prodotto 2014
materiale cristallo
dimensioni standard e su richiesta
firm duka
year of realization 2014
material plate glass
dimensions standard and on request
L’attenzione ai dettagli è da sempre uno dei tratti distintivi dell’attività
di duka e della sua ampia gamma prodotti. Protagonista della nuova
proposta pura 5000 new è l’esclusiva cerniera, composta da più
di 50 componenti e ricoperta di un velo sottile di vetro, smaltato
di bianco o nero, che la rende preziosa ed esteticamente perfetta.
La cerniera permette l’apertura della porta sia all’interno sia
all’esterno, senza limitazioni e in completa sicurezza. È dotata di un
meccanismo sali/scendi, che consente alla porta di alzarsi di pochi
millimetri da terra al momento dell’utilizzo, impedendo il consumo
della sua guarnizione. Il sistema automatic close assicura una mobilità
della porta e una chiusura soft per evitare urti e danneggiamenti.
Dalla funzionalità all’estetica: la maniglia ergonomica in alluminio,
studiata per una presa comoda e sicura, è disponibile in tre differenti
versioni, per integrarsi alla cerniere. Le cabine doccia della collezione
pura 5000 new sono un luogo intimo dove ritagliarsi il proprio angolo
di benessere, ideali sia in ambito privato, sia per progetti contract.
Attention to detail has always been a distinctive feature of duka and
its wide range of products. The protagonist of pura 5000 new is the
exclusive hinge, made up of over 50 components and covered by
a fine layer of white or black lacquered glass that makes it precious
and aesthetically perfect. It allows the door to be opened both from
the outside and inside, without limitations and in complete safety. The
hinge has an up/down mechanism that allows the door to rise a few
millimetres from the ground when it is used, to avoid wear and tear of
the seal. The automatic close system guarantees door mobility and soft
closing to avoid bumps and damage.
From practicality to aesthetics: the ergonomic aluminium handle,
designed to be comfortable and secure to hold, is available in three
different versions, to match the hinges. The shower cabins in the pura
5000 new collection are an intimate space where you can create
a true corner of well being, both at home and in the contract sector.
Elevato
standard
qualitativo, massima
purezza grazie all’assenza
dei profili a parete: pura 5000
new è uno spazio nel quale
vivere un’esperienza.
A high standard of quality
and maximum purity thanks
to the lack of wall profiles:
pura 5000 new is a space
to experience.
XXVI design focus object
Contenuti
tecnologici
innovativi per
un radiatore sottile e
funzionale dalla forma
morbida ed elegante: è Zehnder
Vitalo, design King & Miranda.
Innovative high tech content
for a thin, functional radiator
with a soft, elegant shape:
it is Zehnder Vitalo,
design by King &
Miranda.
vitalo king & miranda
azienda Zehnder Group Italia
anno realizzazione prodotto 2013
materiale alluminio, rame, grafite
dimensioni 500/600xH1200/1500/1800mm, 700xH1800mm
firm Zehnder Group Italia
year of realization 2013
material aluminium, copper and graphite
dimensions 500/600xH1200/1500/1800mm, 700xH1800mm
Aspetto organico e scanalature leggermente curve che riscaldano
teli e salviette: Zehnder Vitalo è un radiatore elegante e funzionale in
grado di inserirsi in qualsiasi ambiente, grazie alla purezza estetica,
ma anche all’utilizzo di materiali di alta qualità, quali alluminio, rame
e grafite, che garantiscono una conducibilità termica particolarmente
efficiente. Elementi innovativi che permettono di avere un bassissimo
contenuto di acqua, soli 16mm di profondità e un peso molto ridotto,
circa il 50% in meno rispetto ai tradizionali scaldasalviette. Vitalo
deve la propria speciale performance e l’efficienza energetica al suo
sofisticato funzionamento interno: un tubo di rame immerso in una
struttura a nido d’ape realizzata in alluminio, conduce ottimamente
il calore o lo cede rapidamente all’ambiente circostante tramite la
parte frontale. La struttura a nido d’ape in alluminio è riempita di
grafite. Questa innovativa tecnologia assicura la rapida e uniforme
distribuzione di calore in tutta la parte frontale del radiatore. Un
telaio perimetrale in poliammide nera regala a Vitalo un profilo unico
e peculiare e una struttura chiusa particolarmente igienica.
An organic appearance with slightly curved channelling that heats
bath and hand towels: Zehnder’s Vitalo is an elegant yet practical
radiator that is perfect for any space, thanks to its aesthetic purity but
also to the use of high quality materials such as aluminium, copper
and graphite, which offer particularly efficient heat conduction. These
innovative elements have an extremely low water content, are just
16mm deep and very lightweight: around 50% lighter than traditional
towel heaters. Vitalo owes its special performance and energy
efficiency to its sophisticated internal functioning: a copper tube
immersed in an aluminium honeycomb structure offers optimal heat
conduction and transfers it rapidly to the surrounding space through
the front of the radiator. The aluminium honeycomb structure is filled
with graphite. This innovative technology ensures rapid and uniform
heat distribution across the whole front of the radiator. A surrounding
black polyamide frame gives Vitalo a unique outline and a particularly
hygienic.
bonola jasper morrison
azienda Ceramica Flaminia
anno realizzazione prodotto 2013 (ampliamento gamma 2014)
materiale ceramica
dimensioni Ø460/500xH155mm (lavabo tondo da appoggio),
Ø460/500xH850mm (lavabo a colonna)
firm Ceramica Flaminia
year of realization 2013 (range expanded in 2014)
material ceramic
dimensions Ø460/500xH155mm (round countertop sink),
Ø460/500xH850mm (column sink)
Una collezione composta da oggetti calibrati e senza tempo che
raccontano, attraverso la loro perfetta semplicità, la precisione
stilistica del segno e la raffinata creatività del progettista inglese, oltre
alla qualità di Flaminia nella lavorazione della ceramica: presentata
lo scorso anno con i lavabi su colonna e da appoggio, Bonola si
arricchisce di un vaso e di un bidet sospesi e lascia aperta la porta
a ulteriori ampliamenti di gamma. Le forme bombate, morbide e
arrotondate pensate da Jasper Morrison, definiscono un’immagine
gentile e armoniosa, danno vita a una presenza rassicurante molto
naturale e permettono una continuità delle superfici che rende i bacini
e le sedute accoglienti e invitanti. La collezione è disponibile nelle
finiture lucida (nei colori bianco, nero, rosa, azzurro, champagne,
grigio e ardesia) o opaca (nei colori latte, grafite, antracite e grigio
lava) e si combina perfettamente con i rubinetti e gli accessori della
gamma Flaminia.
A collection of timeless, calibrated items perfectly representing the
British designer’s simplicity, stylistic precision and refined creativity,
plus all the quality traditionally associated with Flaminia ceramics.
Presented last year as a collection of column-mounted and countertop
sinks, the Bonola collection now also includes a wall-hung toilet
and bidet and is open to further expansion. Jasper Morrison’s
soft, rounded, convex shapes create a genteel, harmonious look,
a very natural, reassuring presence establishing a continuity of
surfaces that gives basins and seats a welcoming, inviting feel. The
collection is available with a glossy finish (in white, black, pink, light
blue, champagne, grey or slate) or a matt finish (in milk, graphite,
anthracite or lava grey), and goes perfectly with the taps and
accessories in the Flaminia range.
XXVIII design focus object
specchi per bagno j&j design department
azienda J&J
anno realizzazione prodotto 2014
materiale vetro
dimensioni su misura
firm J&J
year of realization 2014
material glass
dimensions made to measure
Specchi personalizzati e su misura per l’arredo bagno caratterizzati
da esclusività e artigianalità, per soddisfare qualsiasi richiesta estetica
e di stile: nata nel 1985 J&J si è specializzata nella produzione di
manufatti realizzati a mano con materiali pregiati e finiture di grande
raffinatezza.
Qualità, eleganza e tradizione si associano in oggetti 100% made
in Italy che arredano lo spazio con personalità e forte identità e che
mantengono inalterato il loro valore nel tempo al di là di mode o
tendenze. L’aspetto tridimensionale delle cornici, le tonalità preziose
e le finiture superficiali sofisticate conferiscono profondità e volume
a ogni specchio, rendendolo un vero e proprio oggetto d’arredo che
diventa protagonista della stanza.
L’esperienza accumulata in questi anni ha consentito a J&J di
diventare un punto di riferimento nel settore, di estendere le proprie
collaborazioni a partner di grande livello per diventare la più grande
vetreria italiana specializzata nel vetro fuso curvato.
Exclusive, handcrafted, customised and made-to measure bathroom
mirrors of all styles and for all tastes: established in 1985, J&J
specialises in production of items made by hand out of quality
materials with refined finishes.
Quality, elegance and tradition come together in entirely Italian-made
items to decorate spaces with a strong personality and identity of their
own, maintaining their value unaltered over the years and outliving
the fads and trends. Frames with a 3D look, precious hues and
sophisticated surface finishes add depth and volume to every mirror,
making it an item of furniture that truly stands out in the room.
The experience gathered over the years has made J&J a landmark in
the industry, working with top partners and becoming Italy’s greatest
glassmaker specialising in curved molten glass.
i naturali laminam design department
azienda Laminam
anno realizzazione prodotto 2014
materiale lastre Laminam
dimensioni 1000x3000mm, spessore 3/5,6mm
tipologie marmi, pietre, gemme
firm Laminam
year of realization 2014
material Laminam sheets
dimensions 1000x3000mm, thickness 3/5,6mm
types marble, stone and gems
La forza e l’eleganza unica e irripetibile degli elementi naturali
trasferita su superfici tecnologiche dalle eccellenti caratteristiche
prestazionali: I Naturali è una serie esclusiva che rende possibile
riproporre l’estetica su grande dimensione dei materiali naturali
maggiormente diffusi, per offrire a progettisti e designer possibilità
inesplorate nella realizzazione di progetti di grande rilievo
architettonico. Declinata in tre tipologie, la serie riproduce fedelmente
l’essenza tecnica ed estetica dei materiali da cui trae ispirazione
rivelando texture ad alto valore tecnologico. Nelle Pietre la forza
primordiale della natura e dei sensi prende vita in superfici fluide e
sorprendentemente strutturate, nei Marmi, le evoluzioni metamorfiche
del materiale naturale si trasferiscono sulle lastre con mutevoli venature,
nelle Gemme le superfici dal sapore antico e prezioso si caratterizzano
per la brillantezza dei disegni e la maestosa lucentezza dei contrasti
cromatici. Accanto a queste valenze estetiche le lastre Laminam offrono
una notevole resistenza ai graffi, all’abrasione profonda, al fuoco, al
gelo e una grande adattabilità a qualsiasi condizione climatica.
The unique and unrepeatable strength and elegance of natural
elements transferred to high tech surfaces offering excellent
performance: the Naturali Series is an exclusive collection that offers
the aesthetics of the most common natural materials on a large scale,
to give architects and designers unexplored possibilities in creating
large-scale architectural projects. Available in three versions, the
series faithfully reproduces the technical and aesthetic essence of the
materials from which it draws inspiration, revealing high tech textures.
In Pietre the primeval force of nature and the senses comes to life in
fluid and surprisingly structured surfaces, in Marmi, the metamorphic
development of the natural material is transferred onto stone sheets
with changing veins and in Gemme surfaces with an ancient, precious
feel feature brilliant designs and the majestic brilliance of chromatic
contrasts. Together with these aesthetic values, Laminam sheets offer
high resistance to scratches, profound abrasion, fire and ice and are
extremely adaptable to almost any climate.
Esclusive
e uniche come
le Pietre, ricche di
memoria come i Marmi,
preziose come le Gemme:
ecco la nuova collezione
I Naturali.
Exclusive and unique like Pietre,
full of memories like Marmi
and precious like Gemme:
here is the new collection
I Naturali.
XXX
design focus object
district garage refin design department
azienda Ceramiche Refin
anno realizzazione prodotto 2014
materiale grès porcellanato
dimensioni 750/250x1500mm
colori Sugar, Cream, Mint, Toffee
firm Ceramiche Refin
year of realization 2014
material stoneware
dimensions 750/250x1500mm
colours Sugar, Cream, Mint, Toffee
Una collezione dal gusto metropolitano ma anche un po’ vintage
che si inserisce nel percorso di ricerca di Ceramiche Refin, legato
al mondo dei materiali e alle contaminazioni provenienti da mondi
diversi. Ne sono nate proposte originali ed esclusive, dalla forte
personalità, in grado di trasmettere sensazioni particolari e di dar
vita ad atmosfere ricercate. District presenta un’identità decisamente
multimaterica per offrire un’ampia gamma di materiali diversi, che
vanno dagli asfalti fino ai legni usurati. Il riferimento immediato e di
grande attualità è a quei contesti urbani, che con le loro archeologie
industriali, sono diventati protagonisti delle maggiori città del mondo,
da Londra a New York passando per i docks delle grandi aree
portuali, in piena rinascita.
Alle ceramiche dalla finitura che ricorda l’asfalto (Road), si abbinano
materiali vintage dall’effetto metallico, tipici delle officine o marmi
di vecchie botteghe di macellai o barbieri (Garage), fino ai legni
rovinati ispirati alle pavimentazioni dei velodromi o ai piccoli mattoni
che ne rivestono le pareti interne (Track).
A collection with a metropolitan flavour and a touch of vintage style
that is part of Ceramiche Refin’s research into the world of materials
and influences from other areas. This has created original and
exclusive products with a strong personality, able to transmit special
sensations and create elegant atmospheres. District has a decidedly
multilateral personality, offering a wide range of different materials,
ranging from fine asphalt to distressed wood. The immediate
reference is extremely contemporary, fitting with the urban settings
whose industrial archaeology have become leading features in the
world’s biggest cities, from London to New York, through the docks
in port areas that are now in the middle of a Renaissance.
The ceramic of the finishes that recall asphalt (Road), are combined
with vintage materials with a metallic effect, typical of garages and
marble from old butcher’s or barber’s shops (Garage), as well as
distressed wood inspired by the floor of velodromes or small bricks
that cover the inside walls (Track).
Vissuto,
consumato,
volutamente usurato:
la serie in grès porcellanato
District Garage ripropone
l’estetica vintage dello “used”.
Lived in, consumed,
deliberately worn: stoneware
District Garage collection
reinterprets ‘used’
aesthetics
of vintage.
déco d’antan tagina design department
azienda Tagina Ceramiche d’Arte
anno realizzazione prodotto 2014
materiale grès porcellanato e bicottura in pasta bianca
dimensioni 600x600mm, 300x600mm, 200x600mm,
100x600mm, 200x200mm, 100x100mm
decori fleur, filet, etoile, petite mosaique, tressage, fondo rayè
firm Tagina Ceramiche d’Arte
year of realization 2014
material porcelain stoneware and double-fired white body tiles
dimensions 600x600mm, 300x600mm, 200x600mm,
100x600mm, 200x200mm, 100x100mm
decoration fleur, filet, etoile, petite mosaique, tressage, fondo rayé
Colore, decori e contrasti sono gli elementi distintivi della collezione
Déco d’Antan di Tagina Ceramiche d’Arte. Non solo una nuova linea
per pavimenti e rivestimenti, ma un vero e proprio progetto ceramico
dedicato a vestire con rinnovata eleganza spazi residenziali ma anche
progetti contract dalla forte personalità. La ripetizione di decori legati
alla tradizione crea accostamenti di grande contemporaneità, adatti
per qualsiasi tipologia di ambiente e offre a progettisti e clienti una
grande leggerezza visiva e la massima libertà compositiva. Il servizio
taylor made, uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, permette infatti
di creare la propria miscela personalizzata con la quale soddisfare
qualsiasi richiesta estetica. I pattern geometrici e i decori floreali
a rilievo esaltano la superficie fino a diventare dei veri e propri
complementi di arredo, morbidi al tatto e preziosi alla vista grazie
al mix sapiente degli smalti e della polvere di graniglia. La collezione
Déco d’Antan è disponibile nei colori fondo rayè blanc/noir, noir,
blanc, noir-blanc, sable-noir, blanc-gris.
Colour, decorations and contrasts are the distinctive elements of the
Déco d’Antan collection by Tagina Ceramiche d’Arte. Not only a new
range of floors and coverings, but a real ceramic project dedicated
to elegantly dressing residential spaces and contract projects with
a strong personality. The repetition of decorations linked to tradition
creates extremely contemporary effects, suitable for any type of
space, and offers designers and clients visual lightness and maximum
freedom of composition. The tailor made service, which is the jewel
in the company crown, allows the client to create their own mixture
of any aesthetic needs. The geometric pattern and floral decoration
in relief enhance the surface to become real interior design items,
soft to the touch and precious to the eye, thanks to the skilful mix of
varnishes and composite powder. Déco d’Antan collection is available
rayé blanc/noir, noir, blanc, noir-blanc, sable-noir and blanc-gris.
XXXII design focus object
juta lorenzo palmeri
azienda Stone Italiana (con Jannelli&Volpi)
anno realizzazione prodotto 2014
materiale ricomposto a base quarzo
dimensioni 3000x1400mm, spessore 20/30mm
firm Stone Italiana (with Jannelli&Volpi)
year of realization 2014
material quartz based engineered stone
dimensions 3000x1400mm, 20/30mm thick
Un nuovo prodotto nato da Stone Circus, il fortunato progetto di
sharing promosso da Stone Italiana, che prevede la condivisione del
proprio know-how con quello di altre aziende protagoniste del settore
dell’arredo e dell’architettura ma non solo. Le aziende coinvolte,
ognuna con la sua specifica identità e ricco bagaglio di esperienza,
condividono dunque un progetto che mette insieme, valorizzandole,
le diverse competenze. Dall’incontro con Jannelli&Volpi, assoluta
protagonista nel settore delle decorazioni murarie e delle carte
da parati in particolare, ha preso vita la collezione Juta, naturale
proseguimento ed espansione della collaborazione nata lo scorso
anno con tre modelli di lastre “Stonewallpaper”, sviluppate grazie
alla tecnologia della sublimazione che ha permesso la trasposizione
delle texture della carta da parati sulle lastre Stone Italiana. Con Juta si
entra nella terza dimensione trasportando la trama dell’omonima carta
sulle lastre in quarzo di Stone Italiana. Carta e pietra, rivestimenti
accomunati da texture materiche dal forte carattere, si fondono e si
declinano in varianti colore dalle tonalità neutre.
A new product from Stone Circus, an exciting shared project
created by Stone Italiana, which involves sharing its know-how with
other leading companies in the furniture, architecture and other
sectors. Each company has its own specific identity and a wealth
of experience and together they are taking part in a project that
combines and focuses on their different skills. Jannelli&Volpi, leaders
in the wall decoration and wallpaper sector, have produced the Juta
collection, the natural continuation and extension of the partnership
that began last year with three models of “Stonewallpaper” sheets,
developed using sublimation, which transposed the textures of
wallpaper onto Stone Italiana sheets. Juta enters the third dimension,
by transporting the weave of jute onto Stone Italiana quartz sheets.
Paper and stone - coverings that share striking material textures blend
and are available in a range of neutral shades.
Juta è il
primo gesto del
progetto “micro 3d”
che vuole dare espressione
ai più piccoli movimenti della
superficie.
Juta is the first step in the
“micro 3D” project that give
a sense and expression
to the smallest
movements of
a surface.
onda benzima
azienda Romagna Plastic
anno realizzazione prodotto 2014
materiale legno, metacrilato, acciaio
dimensioni profondità e larghezze personalizzabili
firm Romagna Plastic
year of realization 2014
material wood, methacrylate and steel
dimensions depth and width can be customised
Nelle case contemporanee lo spazio è spesso contenuto e soprattutto
la stanza da bagno soffre di una cronica e costante riduzione delle
dimensioni. Tutti gli elementi che vi entrano a far parte devono tenere
conto anche di questo aspetto perché ogni centimetro sia sfruttato al
meglio. Da sempre attenta ad associare aspetti funzionali a valenze
estetiche nelle definizione dei sistemi per l’organizzazione dello
spazio interno dei mobili, Romagna Plastic ha sviluppato la collezione
Onda, firmata dallo Studio Benzima, che si arricchisce oggi di nuovi
accessori e finiture. Nella sua nuova evoluzione, Onda scompone
le soluzioni dedicate a cassetto e cestone, per declinarli anche nella
versione da anta. Non più solo organizzazione del cassetto quindi,
ma anche del mobile a colonna e dell’anta sotto-lavabo, completando
così la linea di accessori compatti e capienti rendendoli adatti a
ogni tipo di mobile per il bagno. La collezione sorprende anche nelle
finiture, con nuovi colori e superfici capaci di trasmettere sensazioni
diverse: la finitura soft-touch, ad esempio, trasforma l’interno del
mobile da bagno in un’area elegante e raffinata.
Space is often at a premium in modern homes and the bathroom
especially suffers from chronic and constant reductions in size. All
elements in the bathroom must also take this aspect into account
because every centimetre needs to be used to the full. Romagna
Plastic has always been aware of associating functional aspects with
aesthetic appeal in creating systems for organising space within
furniture and has developed the Onda range, by Studio Benzima,
which is today enriched with new accessories and finishes.
In its new evolution, Onda deconstructs solutions dedicated to large
drawers and baskets to decline them in a version with a door.
Not only drawer organisers, but also column units and an under
washbasin door complete the range of compact, spacious accessories
and make them suitable for any type of bathroom furniture.
The collection also has surprising finishes, with new colours and
surfaces that are able to transmit a range of sensations. For example,
the soft-touch finish transforms the inside of bathroom furniture into an
elegant, refined space.
XL
design focus showroom
showroom marazzi, milano
la ceramica e la città
ceramics and the city
text by Davide Cattaneo
È stata inaugurata solo un anno fa, in occasione del Salone
del Mobile 2013, ma è già un punto di riferimento per architetti,
progettisti, addetti ai lavori ma anche clienti finali che vogliano
conoscere tutto in materia di superfici, rivestimenti e arredo bagno:
la showroom Marazzi di Milano, è uno spazio di circa 400mq,
inserito in uno dei design district più vitali della città meneghina.
Uno spazio flessibile e razionale, accogliente e operativo, un
ambiente tecnico ma dall’atmosfera conviviale, nel quale al fascino
del poter toccare con mano le infinite proposte dell’azienda si
affianca la certezza di trovare competenza e personale qualificato
per soddisfare qualsiasi esigenza progettuale.
Più che uno showroom tradizionale, questo spazio vuole essere un
omaggio alla metropoli milanese e in particolare alla sua bellezza
spesso sconosciuta perché fatta di piccole scoperte, di angoli
nascosti, di corti mascherate, di meraviglie che riescono ad attirare
l’attenzione solo di chi ha la fortuna di viverla quotidianamente.
Proprio l’identità della città è stata il filo conduttore di alcune scelte
progettuali che hanno trovato compimento nella realizzazione di una
skyline a misura d’uomo con facciate di edifici riproposti in chiave
ceramica che si confondono con grandi immagini catturate al volo,
come quelle delle vie della moda, il riflesso del duomo o un vecchio
tram che sferraglia sulle rotaie.
Così l’architetto Gianluca Rossi dello studio Uainot riassume il
concept del progetto “In questo showroom Milano rivive nella
ceramica; abbiamo voluto ricreare uno scorcio della città che tutti
conosciamo e amiamo, ma che spesso diamo per scontata. Un
prodotto versatile come la ceramica ci ha dato l’occasione perfetta
per farlo e la vasta gamma di prodotti Marazzi e di sistemi costruttivi
Marazzi Engineering ci hanno permesso di trovare risposta a
qualsiasi necessità”.
Una Milano, che in parte non c’è più, che rivive nei pavimenti
in marmo dell’alta borghesia, riproposti in materiale ceramico
da Marazzi, o ancora negli splendidi parquet usurati dal tempo,
anch’essi riattualizzati con le collezioni in grès effetto legno.
Insomma una contaminazione continua tra nuovo e antico, tra
bellezza e tecnologia, tra reinterpretazioni di materiali unici propri
dell’architettura attraverso le nuove possibilità espressive della
ceramica.
Lo spazio è composto da zone su più livelli dedicate ai clienti finali,
con ambienti arredati Marazzi, e al mondo dei professionisti con
le innovative soluzioni per la progettazione proposte da Marazzi
Engineering (pavimenti sopraelevati e facciate ventilate) e Marazzi
Tecnica (sistemi di materie, colori, formati e superfici). Soluzioni
versatili e performanti, capaci di dare vita a pavimenti e rivestimenti
di grande bellezza e dalle straordinarie caratteristiche tecniche,
ma anche materiali ceramici che guardano al futuro e si propongono
per utilizzi inediti e innovativi.
Aree specifiche sono dedicate a Progetto Triennale, la nuova
edizione della piastrella “4 volte curva” disegnata da Gio Ponti,
alle nuove proposte di piastrelle sottili e al mondo bagno Marazzi,
con soluzioni espositive che permettono all’utente di immergersi
nello spazio.
Il pavimento ceramico è un susseguirsi di finiture e di materiali che
si alternano in maniera volutamente scomposta e all’apparenza
casuale, perché il visitatore, come accade in città, possa scegliere
la propria strada e selezionare il percorso più congeniale, possa
curiosare nel giardino nascosto dietro alla vetrina o leggersi una
rivista seduto al tavolino sotto una grande luna che con la sua
morbida luce bagna sia i prospetti che i visitatori, o ancora possa
sbirciare dentro alle finestre di una facciata ventilata (fin troppo
moderna) o riposarsi sul soppalco guardando quanto accade al
piano di sotto, come se fosse in terrazza.
Più riservato e domestico il piano interrato, nel quale sono
state ricreate quattro stanze da bagno, nelle quali riproporre
ambientazione e stili dell’abitare contemporaneo e valorizzare
l’impiego del materiale nel dialogo con gli elementi che compongono
lo spazio come sanitari, lavabi, box doccia.
Lo showroom viene aggiornato continuamente per presentare le
ultime novità delle collezioni Marazzi, come Blend, che unisce sulla
stessa superficie memorie di materiali e tecniche differenti, Block,
la proposta che contamina resina e cemento e alterna superfici
spatolate con effetti lux e matt o Treverkchic, il grès effetto legno
Marazzi che interpreta il calore e la raffinatezza delle essenze Noce
e Teak più rare e prestigiose.
Proprio delle collezioni Treverk fa parte la nuova proposta
Treverkever, presentata a Cersaie 2014, che troverà presto posto
nello showroom milanese.
Il successo e l’alta affluenza registrata in poco più di un anno hanno
confermato oltre alla bontà delle scelte strategiche e progettuali,
la capacità di questo spazio di essere un luogo di incontro e di
scambio di opinioni interessante e vivace, in grado di aprirsi alla
città e di coinvolgere i suoi principali attori, siano essi professionisti
o clienti finali.
Lo showroom di Milano rientra nell’articolata strategia di supporto
alla rete distributiva di Marazzi che prevede l’apertura di spazi
monomarca, attraverso i quali di esprimere al meglio la propria
identità aziendale, far percepire la capacità di soddisfare le
esigenze architettoniche più diverse e più in generale trasferire
parte di quel prezioso sapere che fa di Marazzi uno degli assoluti
protagonisti del mondo della Ceramica.
It opened only a year ago, during the 2013 Salone del Mobile, but
it is already a landmark for architects, designers, people in the trade
and end customers who want to know all about surface coverings
and bathroom furnishings: Marazzi’s 400 square metre showroom
is located in one of Milan’s liveliest design districts.
A flexible, rational, welcoming and highly practical space, it is a
high-tech facility with a convivial atmosphere where the opportunity
to see the company’s infinite range first-hand is backed up by the
certainty of finding highly skilled, qualified personnel to provide
assistance with all design requirements.
The space is not a traditional showroom but a true homage to the city
of Milan, and particularly its often hidden beauty, made up of little
discoveries, hidden corners, inner courtyards and other marvels that
only come to your attention if you live and work in the city every day.
The identity of this wonderful city is the key to a number of design
choices which resulted in creation of a city skyline on a human scale,
with the façades of buildings represented in ceramics, blending into
large-scale snapshots of characteristic parts of the city such as the
fashion district, the reflection of the cathedral, or an old-fashioned
tram on its tracks.
Architect Gianluca Rossi of Uainot sums up the project concept:
“In this showroom Milan is brought to life in the form of ceramics;
we have recreated views of the city we all know and love, but often
take for granted. Being such a versatile product, ceramic offered us
the perfect opportunity to do something like this, and the vast range
of Marazzi products and Marazzi Engineering construction systems
offer the response to any need”.
Not all of the Milan potrayed here has survived, but it is brought
back to life in Marazzi’s ceramic reconstruction of the marble
flooring of old upper-class homes, or in the splendid time-worn
parquet recreated in porcelain tiles. In short, there is an on-going
cross-contamination between the old and the new, between beauty
and technology, between new interpretations of the unique materials
of architecture through the new expressive possibilities offered by
ceramics.
The showroom includes spaces for end customers on various levels,
decorated with Marazzi products, as well as spaces intended for
professionals in the field featuring innovative design solutions from
Marazzi Engineering (raised floors and ventilated façades) and
Marazzi Tecnica (systems of materials, colours, sizes and surfaces).
XLII
design focus showroom
Versatile, high performing solutions capable of creating beautiful
floor and wall coverings with outstanding technical properties,
and ceramic materials that look forward to the future and suggest
innovative new uses. There are specific areas for the Triennale
Project, a new version of the “4 times curved” tile designed by Gio
Ponti, for the new thin tiles and for the Marazzi bathroom, featuring
display solutions that allow users to immerse themselves in the spaces.
The ceramic floor features a series of different finishes and materials
arranged in an intentionally disordered, apparently random way, so
that visitors can make their own way and choose their own routes as
they wish, just as they do on the city streets, peeking into the hidden
garden behind the glass or reading a magazine at a little table
underneath a big moon whose soft light bathes prospective clients
and visitors,, look into the windows of a super-modern ventilated
façade, or rest in the loft, watching what is going on below, as if they
were on an apartment balcony.
The underground level is more reserved and private, featuring
a recreation of four bathrooms, where the settings and styles of
contemporary living are represented with a focus on use of materials
in dialogue with the elements making up the space: bathroom
fixtures, sinks and shower stalls.
The showroom is continually updated to present Marazzi’s latest
new collections, such as Blend, that presents on the same surface
memories and traces of different materials and techniques, Block,
a tile that contaminates resins and concrete, alternating brushed with
lux and matt surfaces, or Treverkchic, the new wood-effect porcelain
stoneware by Marazzi that interprets the warmth and the refinement
of the most prestigious and rare Teak and Walnut essences.
The Treverk collections include the new Treverkever tile presented
at Cersaie 2014, which will soon be featured in the showroom
in Milan.
The showroom’s success and the large number of visitors who have
been to see it in just over a year confirm not only the validity of the
company’s strategic and design choices but the showroom’s potential
as a place for professionals in the trade and end clients to get
together for a lively, interesting discussion and exchange of opinions.
The Milan showroom is part of Marazzi’s supporting strategy of the
distribution network setting up single-brand showrooms to express its
corporate identity, demonstrate its ability to meet a great variety
of architectural requirements and transfer some of the precious knowhow that makes Marazzi one of the big names in Ceramics today.
Treverkever è l’ultima proposta delle collezioni Treverk, la linea
di lastre in grès porcellanato a effetto legno. Le superfici dal tono
caldo e naturale sono impreziosite da nodi e leggeri passaggi di tono
e rimandano a un’atmosfera vissuta e a superfici usurate dall’uomo e
dal trascorrere del tempo. Ideale per l’utilizzo in ambienti residenziali,
prevalentemente a pavimento e per spazi commerciali (leggero),
Treverkever è oggi presentato nel formato 20x120cm e nei colori
Ash, Natural, Sand, Clove Musk.
Treverkever is the latest new addition to the Treverk collections: a line
of wood-effect stoneware porcelain tiles. The warm, natural surfaces
of the material feature knots and subtle changes in hue, and have the
lived-in feel of surfaces worn by use and by the passage of time. Ideal
for use in the home and in commercial spaces with light pedestrian
traffic, Treverkever is now available in the 20x120cm size and in the
colours Ash, Natural, Sand and Clove Musk.
casalgrande
padana
Solidità e coerenza, concretezza e organizzazione ma anche innovazione,
creatività, qualità dei dettagli e stile inconfondibile. Casalgrande Padana è
tutto questo, è da oltre cinquant’anni un punto di riferimento nel settore della
ceramica, proprio per la sua capacità di combinare entrambi gli aspetti
dell’attività aziendale: creativo e produttivo. Ciò è possibile grazie a una
guida forte e preparata, a un team di lavoro affiatato, alla correttezza dei
rapporti e al senso di partecipazione di tutti al risultato finale. Solo così oggi
si può fare impresa in Italia, solo in questo modo si può produrre nel nostro
paese ed esportare in tutto il mondo. Casalgrande Padana fa del presente
il trampolino per il futuro e non dimentica il territorio e il pianeta in cui vive:
responsabilità sociale d’impresa, cultura del progetto e della produzione
associate a innovazione sostenibile danno vita a superfici esclusive!
Solidity and cohesion, concreteness and organisation, as well as innovation,
creativity, quality details and unmistakable style. Casalgrande Padana is
all this, and for over 50 years it has been a reference point in the ceramics
sector, for its ability to combine both the creative and the productive
aspects of its company. All this is possible thanks to a strong, experienced
management, a close-knit work team, honest relationships and a sense
that everyone is participating in the end result. This is the only way to do
business in Italy today, only in this way can we produce here at home and
export worldwide. Casalgrande Padana makes the present a launchpad for
the future, while bearing in mind the local area and the planet on which we
live: corporate social responsibility, design and production culture, together
with sustainable innovation produce exclusive surfaces!
XLVI
design focus factory
casalgrande padana
superfici evolute e sostenibili
advanced, sustainable surfaces
text by Davide Cattaneo
photo by Ferdinando Sacco
Una città nella città, con funzioni ben definite, impianto chiaro e
gerarchicamente consolidato, logistica perfetta e flessibile, insomma
un micro tessuto urbano che accorpa tutte le attività necessarie
allo sviluppo del processo produttivo delle superfici ceramiche:
l’headquarter di Casalgrande Padana è un mix di edifici diversi,
di stabilimenti, di palazzine uffici, tutti con un’identità ben precisa
indispensabile per contribuire a trasformare una materia che viene
dalla terra in un prodotto unico, ricco di contenuti innovativi, di qualità
e nonostante tutto, di futuro.
Il mondo Casalgrande Padana ruota proprio attorno alla terra nel
senso più completo del termine, perché è dalla terra che si ricava
la materia prima, è dalla terra, anzi da un territorio che ha in sé
questa vocazione, che l’azienda trae il proprio radicamento e le
competenze necessarie per raggiungere l’eccellenza ed è ancora alla
terra, o meglio all’ambiente, che sono rivolte le attenzioni in materia
di sostenibilità e risparmio energetico. Uno spirito “green” radicato
nel dna aziendale, come conferma Franco Manfredini, Presidente di
Casalgrande Padana: “Sin dai primi passi della nostra lunga storia
produttiva abbiamo messo la sostenibilità, la sicurezza e la salute sul
lavoro al primo posto, dialogando con le comunità locali, creando
progetti speciali rivolti al sociale e al bene comune. Tutto questo con
l’obiettivo di realizzare un corretto equilibrio tra crescita economica,
innovazione, rispetto dell’ambiente e responsabilità sociale. Nella
nostra filosofia, made in Italy non significa solo bellezza o lusso, ma
anche eticità, impegno e senso di responsabilità. Valori che ci hanno
permesso di trasformare un prodotto in un’esperienza da condividere”.
Casalgrande Padana è stata la prima azienda del distretto, ormai
molto tempo fa, a puntare decisamente sul grès porcellanato, e
oggi questa tipologia di prodotto costituisce l’80% della produzione
complessiva. Un materiale dalle caratteristiche eccellenti, dalla qualità
evoluta, che richiede però un ciclo perfetto per poter esprimere al
meglio le proprie potenzialità, un percorso all’insegna dell’eccellenza
che deve necessariamente partire da materie prime di qualità.
Le argille di provenienza europea, le sabbie italiane, i feldspati
italiani o turchi, il talco e tutte gli additivi o le materie complementari:
tutti materiali di altissimo livello che entrano nello stabilimento e
trovano posto nelle diverse tramogge suddivisi per tipologia e
granulometria. Dal magazzino materie prime vengono poi avviati
al processo produttivo, grazie a un calcolatore automatico che
richiama specificatamente un materiale in base alle esigenze della
produzione. Una volta caricato, il materiale entra nei silos dedicati,
dai quali verrà prelevato nella corretta quantità per comporre la
miscela, che è il vero primo segreto della produzione, la ricetta che
dosa la giusta quantità di ingredienti (materiali base e pigmenti)
necessari per ottenere il risultato desiderato. L’impasto così ottenuto,
viene addizionato con acqua all’ingresso dei mulini di macinazione.
L’azienda dispone di mulini impiegati per ottenere basi diverse fra
loro per il colore di fondo (chiara, media o scura). All’interno dei
mulini, che sono divisi in tre camere e ruotano attorno al proprio asse
longitudinale, il materiale viene macinato grazie all’utilizzo di sfere in
allumina sinterizzata ad alta densità e viene ridotto allo stato fluido;
la cosiddetta “barbottina” viene raccolta per caduta nelle vasche
interrate. Dalle vasche il materiale viene poi iniettato ad alta pressione
nell’atomizzatore, all’interno del quale, incontrando l’aria calda, verrà
nebulizzato e ridotto in polvere (l’atomizzato appunto) dalla perfetta
granulometria. In questo processo la percentuale d’acqua contenuta
nella barbottina (34%) viene ridotta al 5% dell’atomizzato, che
viene poi raccolto nei 100 silos da 450 quintali ciascuno. Dai silos
l’atomizzato viene avviato alle presse, ciascuna delle quali predisposta
per una particolare tipologia di prodotto, che compattano il materiale
nelle dimensioni e spessori previsti. La piastrella così ottenuta,
ancora priva di qualsiasi resistenza, entra nell’essicatore a torre
nel quale rimane per circa 2 ore. Qualora il prodotto debba invece
essere smaltato, accederà all’essiccatura solo dopo le operazioni
di smaltatura e decorazione superficiale, che possono essere svolte
tramite le più tradizionali stampanti a rullo o le innovative stampanti
digitali, grazie alle quali è possibile ricreare qualsiasi disegno o
decoro. Casalgrande Padana dispone di forni a gas, all’interno
dei quali la curva della temperatura consente di completare la
vetrificazione/greificazione del materiale. Si susseguono in sequenza
preriscaldamento, rammollimento e cottura vera e propria (nel quale
il prodotto raggiunge la temperatura massima di 1.230°C) e infine
raffreddamento per un ciclo complessivo che varia per tipologia
e dimensione del prodotto tra i 37 e i 65 minuti circa.
Dopo la cottura l’aspetto e il colore delle piastrelle sarà completamente
diverso rispetto al materiale ancora crudo; in fase di progettazione
e di preparazione dell’impasto è pertanto necessario calcolare queste
variazioni dettate dalla trasformazione degli ossidi e dei pigmenti
contenuti nella miscela. Accanto all’aspetto estetico occorre tener conto
anche di quello dimensionale, attraverso il calcolo del ritiro che il
materiale subirà durante l’essicazione e la successiva cottura. Queste
comparazioni rientrano nella normale attività delle “staffette”, ossia
quelle piastrelle campione che dopo ogni fase del processo vengono
verificate minuziosamente per validare il processo stesso, per verificare
ogni parametro di riferimento e confermare che quanto ottenuto fino a
quel momento sia conforme agli standard previsti.
Le piastrelle in uscita dal forno, vengono stoccate nel magazzino
del “cotto”, dalla quale verranno scelte per la vendita oppure avviate
alla fase di rettifica. In questa operazione grazie a nastri abrasivi
diamantati verrà asportato il materiale in eccesso per ottenere quattro
lati perfettamente rettificati. Infine tutte le piastrelle vengono imballate
automaticamente e predisposte per la spedizione immediata o per il
magazzino del prodotto finito.
Il processo produttivo occupa una parte considerevole dell’impianto
di Casalgrande, nel quale sono ospitati, oltre agli uffici, altri spazi
fondamentali come il Creative Center, un nuovo edificio dedicato
al progetto e alla formazione, un punto di riferimento per clienti
e visitatori, per architetti e progettisti, un luogo a diretto contatto
con la fabbrica, capace di far interagire innovazione e creatività,
coniugando dimensione espositiva, comunicazione, informazione
tecnica e attività di laboratorio.
Un tassello che rientra nel più ampio programma di servizi offerti
Cinquant’anni di esperienza
e successi hanno permesso a
Casalgrande Padana di mettere
a frutto un grande bagaglio
di conoscenza nel campo della
ceramica per l’architettura.
Prima azienda in Italia nel
settore ceramico ad avere
posto al centro della propria
produzione il grès porcellanato,
oggi Casalgrande Padana
può contare su oltre 1.000
dipendenti e 6 stabilimenti,
nel cuore del distretto ceramico
più qualificato del mondo,
per 700.000mq di superficie
totale dedicata agli impianti
industriali. Il marchio è
presente in tutti i continenti
con una distribuzione che
copre 100 paesi: il presidio
dell’azienda nei diversi paesi
non si limita al prodotto, ma
anche a un ventaglio di servizi
e consulenze progettuali che
pongono Casalgrande Padana
al livello di vera eccellenza
internazionale del comparto.
50 years’ experience and
success have allowed
Casalgrande Padana to
develop a range of knowledge
in the field of ceramics for
architecture. It is the first
company in Italy in the ceramics
sector to focus on porcelain
stoneware production and
today Casalgrande Padana can
count on over 1,000 employees
and 6 plants in the heart of
the most expert ceramic area
in the world, with 700,000 m2
of total surfaces dedicated to
industrial plants. The brand
is present on every continent,
with a distribution network
that covers 100 countries: the
company’s established presence
in various countries is not
limited merely to products, but
also to a range of services and
design consultancies that place
Casalgrande Padana at a level
of true international excellence
in the sector.
Casalgrande Padana spa
via Statale 467, 73
42013 Casalgrande (RE)
tel 0522 9901 – fax 0522 996121
www.casalgrandepadana.it
XLVIII design focus factory
dall’azienda, un sistema integrato così evoluto da dare vita a Padana
Engineering, una struttura dedicata che segue la commessa in tutte
le sue fasi, per affiancare il cliente e soddisfare le sue esigenze in
qualsiasi contesto.
Anche in un momento di forte crisi come quello che sta vivendo
da tempo l’edilizia, Casalgrande prosegue l’attività di ricerca e la
continua sperimentazione di nuove miscele e materiali, per dar vita
a superfici ideali per molteplici campi d’applicazione: dai rivestimenti
di facciata, tradizionali o con parete ventilata, ai pavimenti e
rivestimenti per l’architettura d’interni; dai pavimenti sopraelevati per
gli ambienti di lavoro contemporanei ai pavimenti galleggianti per
esterni (con piastrelle di spessore maggiorato); dalle pavimentazioni
industriali alle lastre a spessore ridotto, perfette per le ristrutturazioni;
dalle soluzioni pensate per favorire la massima fruibilità degli
spazi pubblici e l’abbattimento delle barriere architettoniche, ai
rivestimenti per piscine; non da ultimo le ceramiche bioattive, una
nuova ed esclusiva generazione di prodotti con caratteristiche
assolute e certificate nel campo dell’abbattimento dell’inquinamento
ambientale, dell’autopulizia e della capacità di abbattere i principali
ceppi batterici. Casalgrande Padana realizza materiali ecologici per
l’architettura utilizzando impianti industriali e procedure di politica
ambientale decisamente orientate alla sostenibilità, attraverso un
processo produttivo a ciclo chiuso che permette il riciclo di tutte le
componenti, con emissioni e dispersioni in pratica nulle.
Proprio dall’assoluta qualità e dall’ampia gamma dei prodotti, nasce
lo straordinario rapporto di collaborazione tra azienda e progettisti.
Un rapporto proficuo e costruttivo per entrambi che ha dato vita nel
1990 con il Grand Prix, un premio biennale dedicato a opere di
architettura nelle quali siano stati utilizzati i prodotti di Casalgrande
Padana. Sono numerose le collaborazioni con importanti protagonisti
del panorama architettonico mondiale nate durante il Gran Prix e poi
sviluppatesi con una fidelizzazione che è espressione tangibile di
una professionalità e qualità unica nel panorama del settore. Come
quella con il maestro giapponese Kengo Kuma, che ha sposato in
pieno la filosofia e la capacità di innovare Casalgrande Padana e ne
è diventato testimonial d’eccezione in occasione delle celebrazioni
dei 50 anni dell’azienda. Dalla sua creatività è nato uno spettacolare
landmark architettonico, il Casalgrande Ceramic Cloud, costruzione
simbolica innalzata davanti alla sede dell’azienda come “Porta
d’accesso ovest” al distretto ceramico emiliano. Un progetto a cavallo
tra architettura e land art che occupa una rotonda della Strada
Pedemontana che scorre accanto allo stabilimento, una costruzione
che si sviluppa per oltre 40m di lunghezza e sette di altezza.
Contesto diverso ma stessa capacità di declinare il progetto secondo
il proprio approccio e di esprimere l’identità aziendale attraverso
le scelte architettoniche per l’Old House, un interessante intervento
di riqualificazione di una tipica casa colonica, situata all’interno
del sito produttivo aziendale, restaurata e recuperata per svolgere
la funzione di archivio storico e di documentazione di Casalgrande
Padana, nonché luogo destinato ad accogliere mostre, incontri ed
eventi culturali. Uno spazio di grande fascino che porta con sé tracce
evidenti di una memoria industriale fatta di passione e voglia di fare,
ma che grazie al progetto dell’architetto giapponese diventa anche
luogo contemporaneo di trasmissione del sapere, di condivisione
dell’esperienza, di programmazione del futuro. L’Old House diventa il
paradigma ed essenza dell’attività di Casalgrande Padana, un mondo
nel quale la tradizione incontra l’innovazione, la cultura alimenta
l’innovazione, il gusto del bello e del ben fatto si sposano per costruire
l’architettura di domani.
A city within a city, with well-defined functions, a clear and
hierarchically consolidated system and perfect, flexible logistics: in
short, a micro urban framework that brings together all the activities
needed to develop the production process of ceramic surfaces. The
Casalgrande Padana headquarters is a combination of various
buildings, plants and office blocks, all with a clearly – defined identity,
which is essential in helping to transform a material that comes from
the earth into a unique product, full of innovative content, quality and –
despite everything – a future.
The Casalgrande Padana world revolves around the earth in the most
complete sense of the word, because the raw material is extracted from
the earth, it is in the earth – or rather in an area that has this vocation
– that the company has founded its roots and the skills needed to
achieve excellence and it is once again the earth, or rather the
environment, that it has focused on as regards themes of sustainability
and energy saving. This ’green’ spirit is rooted in the company DNA,
as is confirmed by Franco Manfredini, Casalgrande Padana President:
“From the very first steps in our company’s long history of production,
we have placed sustainability and health and safety at work at the
forefront, engaging in dialogue with local communities and creating
special projects aimed at social and local welfare. All this with the aim
of finding the right balance between economic growth, innovation,
respect for the environment and social responsibility. In our philosophy
“Made in Italy” doesn’t only mean luxury and beauty, but also ethics,
commitments and a sense of responsibility. These values have allowed
Un ciclo completo e sostenibile,
in cui tutto concorre al risultato
finale, in cui ogni dettaglio trova
il suo posto nell’ingranaggio,
condizione imprescindibile per
riuscire a produrre ogni giorno circa
24.000mq di materiale diverso per
dimensioni, finitura e colori.
A complete, sustainable cycle in
which everything is aimed at a final
result, in which every detail is a cog
in a wheel – the essential condition
for producing around 24,000m2 of
materials in different sizes, finishes
and colours every day.
L
design focus factory
us to transform a product into a shared experience”.
Casalgrande Padana was the first company in the sector, in the now
far-off past, to focus on porcelain stoneware, and today this kind of
product makes up 80% of its overall production. It is a material with
excellent features and advanced quality which, however, requires
a perfect production cycle in order to express its potential to the full,
a pathway focussed on excellence that must start from quality raw
materials. Clay from Europe, Italian sand, Italian or Turkish feldspar,
talc and all other additives or complementary materials must be
top quality. They enter the plant and are placed in various hoppers
according to type and particle size. Raw materials are sent from the
warehouse for production by an automatic calculator that specifically
selects a material according to production needs. Once loaded,
the material goes into special silos from which the correct amount is
extracted to make up the mixture: the first real secret of production
is the recipe, which calculates the right quantity of ingredients (base
materials and pigments) needed to obtain the result desired. Water is
added to the mixture that is obtained when it enters the grinding mills.
The company has mills that are used to obtain different bases with
varying base colours (pale, medium and dark). Inside the mills, which
are divided into 3 chambers and rotate on their own longitudinal axis,
the material is ground using high density sintered aluminium spheres
and then reduced to a fluid state. This so-called ’slip’ is collected as
it drips into underground pools. The material is then injected from
the pools at high pressure into an air spray, in which it meet warm
air, is nebulised and reduced to powder (the atomised material) with
a perfect grain size. In this process the percentage of water in the
slip (34%) is reduced to 5% of the atomised material, which is then
collected in 100 silos of 450,000 kilos each. From these silos the
atomised material is sent to presses, each one of which is prepared for
a typical type of product, which compacts the material to the required
size and thickness. The tile obtained, which still has no resistance,
goes into the drying tower where it remains for approximately 2 hours.
When the product has to be varnished, it only goes to the dryer after
varnish and surface decorations have been applied. These can be
applied using traditional roller printers or innovative digital printers
that can create any design or decoration. Casalgrande Padana has
gas ovens, inside which the temperature curve allows vitrification of
the material to take place. There is then a sequence of pre-heating,
softening and final baking (in which the product reaches a maximum
temperature of 1,230°C) followed by cooling, with an overall cycle
that varies according to the type and size of the product between 37
and 65 minutes.
After baking, the appearance and colour of the tiles will be completely
different compared to the raw material. During the design phase
and the preparation of the mixture we therefore have to calculate for
variations produced by the transformation of oxides and pigments
contained in the mixture. As well as the aesthetic aspect, we also have
to take size into account, by calculating how much the material will
shrink during drying and baking. These comparisons are normally
made using samples with tiles that are painstakingly measured after
every phase of the process to assess the process itself, to check every
parameter of reference and to confirm that what has been obtained up
to that point conforms to established standards.
When tiles are removed from the oven, they are stored in the
’baked’ warehouse, from which they will be taken for sale or sent for
rectification. This operation involves diamond-studded abrasive belts
that remove excess material to obtain four perfectly rectified sides.
Finally, all the tiles are automatically packed and sent for immediate
delivery or to the finished product warehouse.
The production process occupies a considerable area of the
Casalgrande plant, which also houses offices and other vital spaces
A destra: Casalgrande Ceramic
Cloud, progettato da Kengo Kuma
nel 2010, è un grande muro
tridimensionale che sperimenta
innovativi utilizzi applicativi dei
componenti ceramici di ultima
generazione. La struttura è infatti
costituita da speciali lastre di grandi
dimensioni in grès porcellanato Bios
Self Cleaning®.
A sinistra: la misura e il sottile
equilibrio compositivo, propri
della cifra stilistica dell’architetto
giapponese Kengo Kuma, sono
i fili conduttori dell’Old House, la
riqualificazione di una casa colonica
inserita nel perimetro aziendale
e caratterizzata oggi da dettagli
raffinatissimi, combinazioni eccellenti
di materiali e continui rimandi tra
nuovo e antico.
On right: Casalgrande Ceramic
Cloud designd by Kengo Kuma
in 2010, is a large 3-D wall that
experiments with innovative applied
uses of latest generation ceramic
components. The structure is made
up of special, large-scale Bios Self
Cleaning® stoneware tiles.
On left: the size and the subtle
compositional balance, which are
a feature of Japanese architect
Kengo Kuma’s style, are the through
line of Old House, the regeneration
of a farmhouse on the edge of
the company’s property, which
today features extremely elegant
details, an excellent combination of
materials and continual echoes of
contemporary and antique.
like the Creative Centre, a new building dedicated to design and
training, a reference point for clients and visitors, architects and
designers, a place that is in direct contact with the factory, able
to combine innovation and creativity in a display, communication,
technical information and workshop space.
This is part of the wider programme of services offered by the
company, an integrated system so advanced that it has produced
Padana Engineering, a special structure to follow every phase of a
commissioned project, assisting the client and meeting his needs in any
context.
Even during a serious downturn, like the one that the construction
sector has been experiencing for some time now, Casalgrande
continues its research activity and experiments with new mixtures
and materials, to produce surfaces that are ideal for a wide range
of applications: from traditional or ventilated wall facade coverings,
to floors and coverings for interior design. From raised flooring for
modern workspaces to floating pavements for exteriors (often with
much thicker tiles). From industrial flooring to thin slabs, perfect for
renovation. From solutions designed to get the maximum use out of
public spaces and eliminate architectural barriers, to coverings for
swimming pools. And last but not least, bio-active ceramics, a new and
exclusive generation of products with absolute features certified for the
reduction of their environmental pollution, self-cleaning properties and
ability to reduce the main strains of bacteria. Casalgrande Padana
produces ecological building materials using decidedly sustainable
environmental procedures in its industrial plants, in a closed cycle
productive process which permits recycling of all components with
practically no emissions or dispersion.
This absolute quality and wide range of products has lead to an
extraordinary partnership between the company and designers.
It is a constructive and beneficial relationship for both, which began
in 1990 with the Grand Prix, a two-yearly award dedicated to
architectural projects using Casalgrande Padana products. Many
important partnerships with leading architects were born during the
Gran Prix and then developed through loyalty, which is a tangible
expression of professionalism and unique quality in the sector today.
One is example is leading Japanese designer Kengo Kuma, who is
in complete agreement with Casalgrande Padana’s philosophy and
ability to innovate and who was an exceptional spokesperson for the
company’s 50th anniversary. His creativity produced a spectacular
architectural landmark, the Casalgrande Ceramic Cloud, a symbolic
construction in front of the company headquarters that is a “Western
Gateway” to the Emilia Romagna ceramic district. It is a project that
combines architecture and land art, occupying a roundabout on the
Pedemontana Road that runs next to the plant. The construction is over
40m long and 7m high.
A different context, but the same ability to interpret a project according
to one’s own approach and to express company identity through
architectural choices can be seen in Old House, the interesting renewal
of a typical farmhouse, located on the company’s production site,
restored and recovered to be a historic archive and documentation
centre for Casalgrande Padana, as well as a space destined to house
exhibitions, meetings and cultural events. It is an extremely attractive
space that contains evident traces of industrial memory, made up
of passion and entrepreneurship, but which, thanks to its design by
the Japanese architect, also becomes a contemporary space for the
transmission of knowledge, for sharing experiences and for planning
the future. The Old House is the paradigm and essence of Casalgrande
Padana’s activity, a world in which tradition meets innovation, culture
feeds innovation and a taste for what is beautiful and well-made
combine to build tomorrow’s architecture.
136
elements
40
Vo Trong Nghia Architects/
House for Trees
text by Vo Trong Nghia Architects
photo by Jordi Surroca
2
presentazione/introduction
Fundamentals for architecture
text by Marco Casamonti
6
editoriale/editorial
50
David Chipperfield Architects
with TAAU / Oscar Rodríguez/
Museo Jumex
text by David Chipperfield
Architects
photo by Simon Menges
Elements of Architecture:
Delirious Venice
text by Marco Casamonti
60
scenari di architettura/
architectural scenario
Archea Associati/
CDD Center for Disability
text by Massimiliano Giberti
photo by Pietro Savorelli 60
14
Álvaro Siza with
Carlos Castanheira/
Shihlien Chemical Office Building
photo by FG + SG Fotografia
de Arquitectura
text by Carlos Castanheira
72
MVRDV/Glass Farm
text by MRDV
photo by MVRDV, Persbureau van
Eijndhoven, ScagliolaBrakke,
Thomas Mayer
26
Alberto Campo Baeza/
House of the Infinite
photo by Javier Callejas Sevilla
text by Alberto Campo Baeza
There we have erected a house as
if it were a jetty facing out to sea.
A house that is a podium crowned
by an upper horizontal plane. On
this resoundingly horizontal plane,
bare and denuded, we face out to
the distant horizon traced by the sea
where the sun goes down. A horizontal plane on high built in stone,
Roman travertine, as if it were sand,
an infinite plane facing the infinite
sea. Nothing more and nothing less.
80
Fumihiko Sano studio
PHENOMENON/MoyaMoya
text by studio PHENOMENON
photo by Daisuke Shimokawa/
Nacása&Partners Inc
92
132
178
Pezo von Ellrichshausen/
Solo House
text by Pezo von Ellrichshausen
photo by Cristobal Palma
spbr arquitetos/House in Ubatuba
text by spbr arquitetos
photo by Nelson Kon
itinerario contemporaneo/
contemporary itinerary
The main access to the house is
made in a “upside down” way.
The terrace on top is at same level of
the street. A bridge connects the street to the main entrance of the house,
allowing different views through the
trees to the sea and the hills.
Lisbon
in collaboration with
ProViaggiArchitettura
edited by João Alves
150
100
Andreas Fuhrimann
Gabrielle Hächler Architekten/
Finish Tower Rotsee
text by Andreas Fuhrimann
Gabrielle Hächler Architekten
photo by Valentin Jeck
Inês Lobo Arquitectos/
Row Houses – Bom Sucesso
Design Resort
text by Inês Lobo Arquitectos
photo by Leonardo Finotti
188
esiti concorsi/competitions
text by Alessandro Massarente
150
112
C+S/Chiarano Primary School
text by C+S
photo by Alessandra Bello
The building is porous. It allows the
territory and the light to flow inside
the spaces. A glazed facade, facing
the South-West side, opens the view
on the sorrounding countryside.
Adept/Dalarna University Library
text by Adept
photo by Wilhelm Rejnus & Linus
Flodin, Kåre Viemose
158
Radionica arhitekture/
Museum of Vucedule Culture
text by Radionica arhitekture
194
recensioni mostre e libri/
exhibition and book reviews
texts by Aldo De Poli, Federica
Arman, Lorenzo Bonfietti,
Monica Bruzzone, Claudio
Dolci, Alessandro Massarente,
Alessandro Massera, Carmine
Piscopo, Filippo Turchi
122
Lussi+Halter Partner/
Twin Houses Kastanienbaum
text by Lussi+Halter Partner
photo by Leonardo Finotti
200
166
new media
Architecture Project/
Barrakka Lift
text by Architecture Project
photo by Luis Rodriguez Lopez
176
elements bibliography
edited by Aldo De Poli
edited by Monica Bruzzone
6
Elements of Architecture: Delirious Venice
Marco Casamonti
Nella presentazione di questo numero di Area
abbiamo letto criticamente l‘ipotesi di studio
proposta da Rem Koolhaas con la sua mostra
Elements of Architecture evidenziando alcuni spunti
di riflessione incentrati sulla considerazione che
la mostra inverte programmaticamente
i “fondamentali“ della disciplina confondendo
i mezzi con i fini, l‘architettura con gli elementi
costruttivi fino al punto di affermare, non solo
che in questa Biennale non sono presenti
intenzionalmente gli architetti, ma incidentalmente,
a mio giudizio, neanche l‘architettura (se non
suoi frammenti o parti di questa): scale, rampe,
ascensori, corridoi, porte, balconi, sanitari,
caminetti, finestre, muri, controsoffitti, facciate
e così via.
Tuttavia, se la sottolineatura dell‘importanza della
conoscenza del valore evolutivo dei singoli elementi
costruttivi costituisce un‘intuizione felice che sottrae
il progetto dalla schiavitù del gesto eclatante
e creativo, rimane da verificare prioritariamente
la coerenza della proposta ed in secondo luogo
la sua utilità rispetto ai temi e i compiti a cui è
chiamato oggi il progetto di architettura.
Si tratta di due questioni differenti, la prima attiene
alla valutazione del rigore scientifico con cui è stato
condotto questo lavoro di ricerca sugli elementi –
giudizio che tuttavia non mina il significato
intrinseco della mostra – la seconda riguarda
viceversa la correttezza e la congruità con il fare
contemporaneo di una simile lettura retrospettiva,
problematica che invece richiede una attenta
verifica in grado di confermare o vanificare
l‘efficacia di quanto supposto.
L‘indagine sulla coerenza della trattazione delle
diverse sezioni si compie confutando quanto
esposto proprio in relazione a quei fondamenti
disciplinari a cui la mostra intende fornire nuove
indicazioni, viceversa le ricadute e le prospettive
rispetto al progetto di una simile lettura richiedono
una verifica puntuale dei temi attraverso casi studio
– architetture – selezionati per studiare l‘opportunità
di una analisi grammaticale – per parti – del testo
architettonico.
The presentation of this issue
of Area contains a critical
reading of the research
hypothesis proposed by Rem
Koolhaas with his exhibition
Elements of Architecture in
which we highlight some
salient points worthy of
examination, which essentially
pivot on the consideration
that the exhibition
programmatically inverts
the “fundamentals“ of the
discipline, confusing the means
with the ends and architecture
with building elements, to the
point of asserting not only that
the absence of architects from
this biennial is intentional,
but incidentally – as I see
it – that the same applies to
architecture if we exclude
its fragments or parts: stairs,
ramps, lifts, corridors, doors,
balconies, toilets, fireplaces,
windows, walls, ceilings,
facades and so on.
However - while the
accentuation of the importance
of, and knowledge about, the
evolutionary value of single
building elements represents a
felicitous intuition which allows
architectural design to escape
the striking and creative
gesture - the coherence and
value of the proposal, and in
the second place its utility with
respect to the issues and duties
necessary in architecture, has
yet to be verified. It is a matter
of two different questions. The
first concerns the valuation of
the scientific rigour with which
the research on elements has
been conducted; a judgment
which nevertheless by no
means undermines the intrinsic
significance of the exhibition.
The second, conversely, has
to do with the correctness
and congruity with the
contemporary approach of
a similar retrospective reading.
And this, on the contrary,
is a problem that calls for
an attentive verification, and
that is capable of confirming
or undermining the validity of
the premises.
The fifteen booklets
composing the catalogue
Elements of Architecture.
14th International
Architecture Exhibition,
Venice.
1) L‘individuazione degli elementi, la loro
classificazione e comparazione.
I fondamenti della ricerca scientifica poggiano
le proprie basi sulla classificazione attraverso
l‘individuazione di comportamenti o caratteristiche
comuni a famiglie di soggetti o elementi selezionati
in base alle loro differenze o similarità a partire
dall‘appartenenza riconosciuta ed evidente ad
una determinata specie o un determinato genere.
Tale rigore non è assolutamente derogabile poiché
renderebbe opinabile il valore stesso della ricerca.
Se ciò è vero, la selezione dei diversi elementi
oggetto dello studio proposto da Koolhaas e
l‘accostamento di alcuni elementi, così diversi tra
loro, appare discutibile. Come si fa ad esempio
a confrontare un caminetto con un corridoio?
Un antico sistema di climatizzazione della casa
utilizzato per riscaldare i diversi ambienti con un
elemento di distribuzione e collegamento spaziale
tra le varie parti di un edificio? O ancora un
gabinetto, ovvero, come esposto, una collezione di
tazze con modelli fluttuanti dall‘antichità classica
ad oggi, con un balcone? La mostra presenta infatti
elementi che appartengono a generi diversi, alcuni
riguardano specificità tecnico-strumentali per lo
svolgimento di particolari funzioni che appartengono
alla vita dell‘uomo, altri invece riguardano il
funzionamento dell‘organismo architettonico
palesando ruoli e significati difficilmente
confrontabili.
Moreover, the verification
of the coherence of the
approach adopted in the
different sections results in
a confutation of the exposition
precisely with regard to those
disciplinary foundations which
the exhibition aims to enrich
with new suggestions; vice
versa, the repercussions
and prospects in relation
to architectural design of
a similar reading call for
a careful verification of the
themes through case studies –
works of architecture – chosen
in order to study the adequacy
of a grammatical analysis – by
parts – of the architectural text.
1) The identification of the
elements, their classification
and comparison.
The fundamentals of scientific
research are based on
classification through the
identification of behaviours
or characteristics common
to families of subjects or
elements, chosen on the
basis of their differences or
similarities, first and foremost
a recognized and evident
belongingness to a certain
species or genre. This rigour
is not absolutely indispensable,
as this would cast doubt on
the value of the self-same
research.
Così se il tetto e il muro sono elementi strutturali
attraverso i quali, da sempre, si definisce la
costruzione dello spazio fisico di un edificio
attraverso l‘azione del recingere e del coprire, il
pavimento è senza dubbio un elemento di finitura
che ha a che vedere con la decorazione o l‘uso di
un determinato ambiente anche se, impropriamente,
nel catalogo, risulta mescolato con i solai i quali,
come noto, sono elementi strutturali orizzontali.
Ma non è soltanto la differenza di genere a
rendere difficile una lettura trasversale comparata
dei diversi elementi quanto il modo diverso con cui
ciascun elemento viene trattato. Per alcuni la lettura
si muove geograficamente e quindi spazialmente
confrontando temi che evidenziano la loro diversità
in relazione all‘intorno culturale di appartenenza,
per altri risulta decisivo il dato temporale per
cui si confrontano esempi nella loro evoluzione
storica. Nella sala dedicata alle facciate vi sono
frammenti in scala reale di rivestimenti di edifici
contemporanei, mentre l‘analisi evolutiva è relegata
all‘interno del catalogo. Per la sezione dedicata
al tetto la mostra propone la visione di modelli
di sistemi di copertura appartenenti alla cultura
cinese lasciando pochissimo spazio per un‘analoga
analisi rivolta ai modelli occidentali, oltre esempi di
membrane e coperture continue che certamente non
esauriscono la vastità dell‘argomento. La finestra,
elemento che da sempre caratterizza la calligrafia
e quindi il carattere di un determinato involucro
architettonico, sia esternamente, disegnando
la partitura delle facciate, sia internamente,
regolando il modo con cui la luce penetra lo
spazio dell‘abitare, è trattata come un banale
meccanismo di apertura e chiusura dell‘involucro.
If this is the case, the very
selection of the different
elements subject of the analysis
presented by Koolhaas
and the juxtaposition of so
different elements appears
questionable. For instance,
how is it possible
to compare a fireplace with
a corridor? That is to say,
a system used in antiquity
to regulate the temperature
of the home and heat different
rooms, with an element
of spatial distribution and
connection between different
building parts? Or a bathroom
or, as exhibited, a collection
of toilet bowls with a
selection of models from
classic antiquity until today,
with a balcony? In fact, the
exhibition features elements
belonging to different genres
and species, some of which
represent technical-instrumental
details facilitating particular
aspects of human life,
and others which one the
contrary concern the way
the architectural organism
functions, and which cast light
upon roles and significances
that are hard to compare.
Consequently, if the roof and
the wall are structural elements
which have always served to
define the construction of the
physical space of a building
as elements of enclosure and
covering, the floor undoubtedly
represents a finishing element
related to decoration or the
use of a certain room even
if it, incorrectly, confused
with floor slabs – horizontal
structural elements – in the
catalogue.
However, it is not only
the differences in genre
which come in the way of
a transversal comparative
reading of the different
elements, but also the different
ways in which each element
is treated. In the case of some
elements the reading ranges
geographically and thus
spatially, comparing themes
which reveal how they differ
from one cultural context to
another, in other cases it is
time which is determinant,
due to which examples are
compared with respect to their
historical evolution.
Pages from the catalogue
Elements of Architecture –
window section.
In the next page:14th
International Architecture
Exhibition, Central
Pavilion – “Elements
of Architecture“ – room
dedicated to the element:
window.
In the room dedicated to
facades there are full-size
fragments
of facing materials used
in contemporary buildings,
while the evolutionary
analysis only appears in the
catalogue; as to the roofs,
the exhibition features a
reconstruction through models
of roofing systems used in
ancient China, whereas very
little attention is dedicated
to an analogous analysis of
Western models; and the list
could go on. The window,
an element which has always
characterized the calligraphy
and thus the character of a
certain architectural shell,
both externally as element
determining the score of the
façade, and internally where
it regulates how the light enters
the living space, is treated as
a banal mechanism for the
opening and closing of the
shell.
The theme of the window
is evidently associated with
casements understood as
instrument, a confusion
revealed by the central role
assigned, in interior design,
to the mechanisms that serve
to open and close an
aluminium frame in order
to verify the validity and
resistance of hinges and
handles; analogously the
display of the metallic
scaffolding on which such
parts and mechanisms are
arranged in order to be
anodized appears out of
context. In the final analysis,
the exhibition does not
indicate any different between
the architectural element and
the design of the technical
component which may
not be such an important
part of the self-same element.
9 editoriale editorial
Evidentemente il tema della finestra è associato al
serramento inteso come strumento, una confusione
palesata dal protagonismo dato nell‘allestimento al
macchinario che apre e chiude un telaio in alluminio
per verificare la validità e la resistenza di cerniere
e maniglie. Analogamente appare fuori contesto,
per una trattazione sull‘architettura, la visione
del castello metallico dove gli stessi componenti
e minuterie sono pronte per l‘anodizzazione. In
definitiva la mostra non segna alcuna differenza tra
l‘elemento architettonico e il design del componente
tecnico che magari è parte non significativa di
quello stesso elemento. In egual modo alcuni
elementi sono trattati in maniera tanto basica da
risultare del tutto superflui per l‘architetto, come
l‘ingresso del padiglione dove l‘occasione della
cupola affrescata da Galileo Chini offre lo spunto
per affrontare il tema delle controsoffittature quali
elementi di definizione dello spazio architettonico,
mentre nell‘attualità risultano vani di carattere
più tecnico dove scorrono tubature, le canalette
degli impianti elettrici e le canalizzazioni della
climatizzazione. Analogamente privo di interesse
per l‘architetto ma, ritengo, anche per il pubblico
dei “non addetti ai lavori“, il dettaglio costruttivo di
una scala mobile con tanto di frammento al vero di
tre gradini metallici, mentre risulta del tutto riduttiva
l‘ipotesi che le rampe, all‘interno o all‘esterno di
un architettura, si realizzino prioritariamente per
risolvere il problema delle barriere architettoniche.
Tale accento è il risultato di una macchina espositiva
ed un allestimento che evidentemente non ha
funzionato correttamente perché, a ben vedere,
nel catalogo – pensato sotto forma di pregevoli
libretti descrittivi dei singoli lavori di ricerca – la
rampa è trattata in modo sufficientemente completo
rivelando il proprio ruolo di elemento architettonico
indipendentemente dalla sua valenza tecnica o dalla
sua utilità d‘uso per talune tipologie di fruitori.
Probabilmente tale assenza di rigore e coerenza
nelle diverse ricerche e quindi nelle diverse sezioni
– al pari della discrasia mostra / catalogo, ora
ricordata, che desta più di una perplessità in chi
scrive – deve essere considerata come intenzionale o
del tutto ininfluente per l‘autore nel momento in cui le
diverse ricerche sono condotte da gruppi eterogenei
di studiosi. Inoltre il carattere didattico-divulgativo
dell‘intera trattazione lascia intravedere l‘interesse
del direttore per un pubblico generico o di studenti
totalmente digiuni di studi legati all‘architettura
altrimenti risulterebbe poco spiegabile anche
l‘esposizione del notissimo modello della Maison
Dom-Ino ricostruito in legno e posto proprio davanti
all‘entrata del padiglione centrale.
Likewise, some elements
are discussed in so accessible
terms as to prove wholly
superfluous for an architect,
as the entrance to the pavilion
where the dome frescoed by
Galileo Chini for the occasion
serves as pretext for discussing
the theme of the lower ceiling
as means of defining the
architectural space, while
they today actually serve
as compartments of a more
technical character, which
house pipes, electrical wiring
and air ducts.
Another element consider
uninteresting for an architect,
but probably also
for an “uninitiated“ public,
is the constructive detail of
an escalator with
no less than a full-size
fragment with three metal
steps, while the hypothesis
that ramps positioned inside
or outside an architectural
construction principally serve
to eliminate architectural
barriers is overly simplistic.
This emphasis, however, is the
result of an exhibition system
and design which clearly
has not functioned properly
because a closer examination
reveals that in the catalogue –
conceived in the form of small
and precious books describing
the single research projects
– the ramp is discussed in a
sufficiently exhaustive manner,
and its role as architectural
element regardless of technical
valences and its utility for
certain types of users given
the due emphasis.
Pages from the catalogue
Elements of Architecture –
fireplace section.
In the next page:14th
International Architecture
Exhibition, Central
Pavilion – “Elements
of Architecture“ – room
dedicated to the element:
fireplace.
Indipendentemente dal rigore della trattazione dei
singoli temi occorre anche verificare se tale lettura
per elementi, certamente efficace in chiave di analisi
storico-critica rivolta al passato, abbia una reale
efficacia o utilità rispetto al progetto contemporaneo.
In particolare è necessario e interessante valutare
se rispetto alla complessità odierna l‘ipotesi di
Koolhaas, cioè che questa “ … si manifesti in tutta la
sua portata solo osservando le sue parti costituenti al
microscopio“ – quindi valutando la realtà per parti
distinte, attraverso frammenti – sia un‘ipotesi corretta
e coerente rispetto a quella stessa complessità
di cui ci viene suggerito il metodo di studio e
conseguentemente la conoscenza. Contrariamente
a ciò che sembra Rem Koolhaas è di gran lunga il
principale esponente di una cultura post-moderna
che guarda al passato come fonte inesauribile
di ispirazione; se in tale visione si possono
riconoscere tutti coloro che considerano il progetto
come frutto di conoscenza, e principalmente una
attività intellettuale e umanistica, non altrettanto
condivisibile appare, proprio della cultura postmoderna, il gusto della citazione, del frammento,
della riproposizione per parti di scritture e testi
che appartengono a ciò che possiamo definire “la
catena evolutiva del pensiero“: una storia ricca di
esemplificazioni che devono essere lette e comprese
nella loro interezza, in relazione al contesto storicoculturale, economico e politico, che le ha generate
e rese possibili. Di questa catena evolutiva Koolhaas
dimentica intenzionalmente uno dei passaggi più
discussi e cruciali, il moderno rifacendosi ad una
lettura per parti che pare derivare più dai trattatisti
e dalla tradizione classica che non dalle ipotesi
rivoluzionarie ed integrali delle avanguardie, dal
Bauhaus ai Radical.
This lack of rigour and
coherence in the different
studies, and thus in the relative
sections, analogously with the
aforementioned discrepancies
between exhibition and
catalogue, which elicits more
than one perplexity in the
undersigned, must probably
be considered as intentional
or wholly uninfluential to the
author, since the different
research projects and studies
have been conducted
by heterogeneous groups
of scholars.
Moreover, the general
infotainment-style approach
suggests an interest, on the
part of the director, aimed at
a general public or students
who are wholly unfamiliar
with architecture, as it would
otherwise be hard to explain
also the exhibition of the
famous model of the Maison
Dom-ino, reconstructed in
wood and installed right in
front of the entrance to the
central pavilion.
2) The coherence with
contemporary architectural
design of the classification
and identification of the single
building elements.
Regardless of the rigour with
which the single themes are
treated, it is necessary to
verify whether this reading by
elements, which is certainly
efficient for purposes of a
historico-critical analysis of the
past, is really valid or useful
when applied to contemporary
architectural design.
Specifically, it is necessary and
interesting to evaluate whether
the study method suggested by
Koolhaas‘ hypothesis, i.e. that
it “…is manifested in all its
importance only by observing
its constitutive parts under
the microscope“ and thus by
evaluating reality through
distinct parts or fragments, is
a correct and coherent means
of obtaining knowledge in
the light of the present-day
complexity.
As I have been repeating
for some time, Rem Koolhaas
is undoubtedly the leading
representative of a postmodern
culture which looks to the past
as an inexhaustible source of
inspiration. And while all those
who consider architectural
design as a fruit of knowledge
and principally an intellectual
and humanistic activity may
identify with that vision,
it seems more difficult to agree
with the taste for quotations,
fragments, for reproposing
by parts of writings and texts
belonging to what they define
“the evolutionary chain
of thought“ which is, precisely,
characteristic of the
postmodern culture. This
history and these examples
must be read
and understood as a whole,
in relation to the historicocultural, economic and
political context which gave
rise to them and made them
possible.
11 editoriale editorial
2) La coerenza con il progetto contemporaneo della
classificazione e individuazione dei singoli elementi
costruttivi.
14th International
Architecture Exhibition,
Central Pavilion –
“Elements
of Architecture“ –
constructive detail of
an escalator.
In the next page: pages
from the catalogue
Elements of Architecture –
escalator section.
Non è sufficiente inserire nelle proprie letture a
fianco del tetto, del muro, della facciata, della
finestra, novità derivate da invenzioni strumentali
del XX secolo come l‘ascensore e la scala mobile
per essere “al passo con i tempi“, o meglio aver
compreso l‘oggi come il semplice passaggio dalla
tradizione classica alla tradizione moderna.
“ …Le stringhe di DNA …“ (per usare le sue esatte
parole) verso cui guarda Koolhaas sembrano non
giungere all‘attualità per fermarsi a quel dualismo
classico-anticlassico espresso per punti secondo
il quale il tetto non è a falde ma piano, anzi un
giardino, la facciata non ha partitura, ma è libera,
il muro non esiste, ma ci sono i pilotis, e così via.
Si tratta di una contesa che ha caratterizzato per
intero il secolo scorso che pensavamo consumata e
quindi superata sia nella iterazione della tradizione
classica, sia nella sua versione oppositiva, sia nei
rigurgiti post international style, per approdare
ad una contemporaneità dove tutto si mescola e
confonde, dove il concetto di elemento architettonico
singolo, di tipologia, evolve verso una multiculturalità
nella quale molti dei nostri piccoli frammenti e
delle nostre certezze si intrecciano e si perdono.
Per essere più chiari e pragmatici, il tetto, come
elemento architettonico, un tempo coronamento
dell‘edificio realizzato nella tradizione occidentale
tramite falde rettilinee, o inclinate ad andamento
curvilineo secondo la tradizione cino-orientale,
trasformato con il moderno in un lastrico solare, più
raramente in un giardino, è oggi un elemento più
complesso e “multitasking“ che si mescola con altri
elementi, come la facciata e il balcone; può ospitare
finestre e si usa in moltissimi modi: dalla palestra,
all‘eliporto fino a generare nuovo suolo coltivabile
o ulteriormente costruibile come avviene negli hi-rise
buildings di Hong Kong.
Koolhaas forgets, evidently
intentionally, one of the most
debated and crucial passages
of this evolutionary chain, that
is to say modernity, by basing
his work on a reading by
parts which seems to derive
from treatise writers and the
classical tradition rather than
the revolutionary and integral
hypotheses of the avant-gardes
from the Bauhaus to the
Radicals.
It is not sufficient to include
in one‘s readings alongside
with the roof, the wall, the
façade and the window,
novelties deriving from the
instrumental inventions of the
20th century such as the lift
and the escalator, to keep
“abreast of the times“ or rather
to have understood the present
time as the transition following
the classical tradition and the
modern one.
The “DNA strings…“ (to use
his exact words) that Koolhaas
is looking to do not seem to
reach present time but to stop
at the classical-anticlassical
dualism expressed by points,
according to which the roof is
not pitched but flat, or even a
garden, the façade does not
have a score but is free, there
are no walls but pilotis, and so
on. It is a matter of a dispute
which has characterized
the entire 20th century and
which we believed had been
exhausted and thus overcome
both in terms of the repetition
of the classical tradition
and its opposite version,
and in the post-international
regurgitations, in favour of a
contemporary reality where
everything is mixed and
confused, where the concept
of single architectural element,
of typology, is evolving
towards a multicultural
dimension where many of our
small fragments and certainties
are intertwined.
To state it in more clear and
pragmatic terms, the roof, as
architectural element – which
once crowned the building
made in the Western tradition
with straight pitches, or
inclined towards a curvilinear
development according to the
Chino-oriental tradition, and
which has with modernity
turned into a solar slab or
more rarely into a garden,
is today a more complex and
“multitasking“ element mixed
with other elements as the
façade and the balcony;
it contains windows and is
used in a great many ways,
from gym to heliport, or even
new farmland or plots for
other buildings, as in the case
of high-rise buildings in Hong
Kong.
Does it, therefore, make
sense to observe it through
the microscope, isolate it as
separate element, studying
it as fragment?
And moreover, the façade
with its structure and own
rules, which modernism in
an attempt to destroy has
ended up with reasserting,
at the same time “freeing“
it and making it the key
element of one of the five
dogmas of its propagandistic
manifesto, is today much more
than a single architectural
element, as it has over the
years come to incorporate
the window, the roof or the
balcony and, since the Centre
Pompidou and many other
more recent examples, the lift,
the escalator, the systems.
The contemporary reality thus
only allows a partial reading
of the façade as architectural
element, or perhaps it is
rather a matter of a vision
or proposal which is wholly
partial, and thus inadequate
to explain the tendencies in
progress in the contemporary
reality?
It is evident that the
examples and dissertations
could concern each of
the architectural elements
for which Koolhaas today
proposes an evolutionary
reading according to a
partial vision which only
comprises a study of the past,
and which is little suited to
the contemporary situation
because it focuses only on
the detail on a micro scale.
The present gaze takes in
everything at once, both
through the microscope and
from the satellite, and must
reflect on and tackle the ease
with which we zoom from
the detail to the general and
vice versa; we are used to do
so, both when we look at the
world or a house with google
map and when we draw on
our computers without any
scale, from the aggregate to
the detail, from the general
to the infinitesimal, simply
rotating the cursor of the
mouse which we all have on
our desk. It is a matter of an
instrumental device, but it has
changed our way to imagine
and observe things, and thus
to catalogue, study and design
them.
13 editoriale editorial
Ha senso allora osservarlo al microscopio,
isolarlo come elemento a se stante, studiarlo come
frammento?
E ancora la facciata con la sua struttura e le proprie
regole che il moderno nel tentativo di distruggere ha
finito per riaffermare rendendola “libera“ ma allo
stesso tempo cardine di uno dei cinque dogmi del
proprio manifesto propagandistico, è oggi molto di
più che un singolo elemento architettonico avendo
assorbito, nel suo alveo, tanto la finestra, quanto
la copertura o il balcone e, dal Centre Pompidou
in poi, così come in moltissimi altri esempi d‘oggi,
l‘ascensore, la scala mobile, gli impianti. L‘attualità
ci consente allora una lettura parziale della facciata
come elemento architettonico o non si tratta piuttosto
di una visione inadeguata per spiegare le tendenze
in atto nella contemporaneità?
Gli esempi e le dissertazioni, come risulta evidente,
potrebbero riguardare ciascuno degli elementi
architettonici la cui lettura evolutiva ci è proposta
oggi da Koolhaas secondo una visione parziale
che comprende solo lo studio del passato e che
mal si adatta all‘attualità perché tutta compiuta
sul particolare alla scala micro. L‘oggi propone
una visione simultanea comprensibile tanto al
microscopio quanto in modalità satellitare e
deve corrispondere e confrontarsi con la nostra
opportunità e facilità a “zoomare“ dal particolare
al generale e viceversa; siamo abituati a farlo, tanto
osservando il mondo o una casa con Google Maps,
quanto disegnando sui nostri computer in assenza
di scala, dall‘assieme al dettaglio, dal generale
all‘infinitesimo, ruotando semplicemente il cursore
del mouse che ciascuno tiene sul proprio tavolo, un
apparato strumentale che tuttavia ha modificato il
nostro modo di immaginare e osservare le cose e
quindi di catalogarle, studiarle, progettarle.
Ci fu un tempo in cui i grandi artisti erano maestri in
arti diverse, in cui non vi era distinzione tra le belle
arti e non ci si specializzava in una o nell’altra. Gli
artisti erano interessati ad ogni forma di arte e si
sperimentavano in ognuna di esse.
Penso a tutte quelle forme d’arte che hanno a che
vedere con lo spazio; il controllo di questo, il modo
in cui viene utilizzato e percepito, anche a livello
emotivo, penso a quello che lo spazio è.
L’architettura deve essere scultura, esattamente come
la scultura è architettura nel suo modo di trasformare
lo spazio; deve migliorare lo spazio urbano,
renderlo più bello e maggiormente percettibile.
Deve conferirgli una dimensione, a volte perfino una
certa “grandeur”, a volte bellezza.
L’idea che la scultura sia un qualcosa di
indipendente o che l’architettura sia qualcosa di
prettamente tecnico è un errore dei nostri tempi,
tempi in cui vige una vera e propria ossessione per
la velocità e la specializzazione.
At one time the great artists
were masters of many arts and
did not differentiate between
the fine arts nor specialize in
any one in particular.
They were interested in all the
arts. They worked in them all.
I am thinking in particular
about those forms of art that
relate to space. The control of
space, the way it is used, how
it is perceived, how it is felt,
how it is.
Architecture must be sculpture,
just as sculpture is architecture,
in the sense that it transforms
space. It can enhance urban
space, making it more
beautiful, more perceptible.
Giving it scale. Sometimes
grandeur. Sometimes beauty.
The idea that sculpture is
something independent or
that architecture is purely
something technical is an
error of the times we live in,
obsessed as we are by speed
and specialization.
18
C’è qualcosa che ricorda l’uomo rinascimentale in
Álvaro Siza, nel suo desiderio di dar vita a sculture,
nel suo modo di dipingere e scrivere. Il desiderio
che egli esprime di voler esplorare la bellezza è
parte essenziale e complementare del suo modo
di controllare lo spazio, di dare forma allo spazio
temporale.
Procedendo verso la sede amministrativa principale
della Shihlien, al di sotto del volume in cui si trova
l’accesso all’edificio, ci attendono tre figure con le
loro forme curvilinee, tre figure che corrono in ogni
direzione.
Ci accolgono, ci salutano, rendono omaggio a chi
arriva o parte; controllano chi si avvicina all’edificio,
dominano lo spazio, creano gerarchie, ombre,
riflessi, creano dimensione e soprattutto, creano
architettura.
All’interno, un’altra scultura va a sottolineare
qualcosa di speciale: “l’amicizia tra coloro che
hanno contribuito alla realizzazione di quegli spazi
ed attività. L’amicizia è immortalata simbolicamente
in due pezzi di marmo, legati tra loro in un gesto
elegante, un abbraccio, un gesto di rispetto
reciproco.
Ora che la scultura è là, inserita nell’architettura,
è come se ci fosse sempre stata, era già nei
bozzetti, nei disegni, nei dettagli, nei materiali.
Non dovrebbe l’architetto essere anche scultore?
Proprio come accadeva quando non vi era
specializzazione?
There is something of the
Renaissance Man in Álvaro
Siza, in his wish to create
sculpture, to draw and to
write. This will to explore
beauty is revealed as an
essential complement to his
controlling of space and giving
of form to temporal space.
Approaching the main office
building of the Shihlien factory,
below the mass of the volume
that marks the entrance, three
figures await us with their
curvilinear forms running in
various directions.
They receive us. They greet
us. Like a tribute to someone
arriving. Or leaving.
They control anyone who
approaches, dominating the
space, creating hierarchies,
shadows, reflections,
dimension and overall,
architecture.
Inside, another sculpture
marks a special thing: the
“Friendship“ between the
people who contributed to
make the realization of all
those spaces and activities
possible. Friendship is
symbolically immortalized in
two pieces of marble wound
together in an elegant gesture,
in an embrace, but also in a
gesture of respect. Mutual.
Now that the sculpture is there
in the architecture, we can see
that it wasalways there. This
can be found by analyzing
the sketches, the drawings,
the models, the details, the
materials.
Should the architect not also
be a sculptor?
As it used to be when there
was no specialization?
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contemporary itinerary: Lisbon
in collaboration with Roberto Bosi - ProViaggiArchitettura
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edited by João Alves
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01. Bank Of Portugal Refurbishment, João Pedro Falcão
de Campos / Gonçalo Byrne
02. Mude Design Museum, Ricardo Carvalho /
Joana Vilhena Arquitectos
03. Fanqueiros Building, José Adrião
04. Assisted Path, João Pedro Falcão de Campos
05. Archeological Museum São Jorge Castle, João Luís
Carrilho da Graça / João Gomes da Silva
06. Auto-silo Portas Do Sol, zAires Mateus Arquitectos
07. Lisbon’s Cruise Terminal, João Luís Carrilho da Graça
08. EDP Head Office, Aires Mateus Arquitectos,
Frederico Valsassina, José Maria Assis, Jorge P. Silva
38
09. Terraços Bragança Housing Complex, Álvaro Siza Vieira
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10. Santa Catarina Residential Building,
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João Luís Carrilho da Graça
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11. Júlio Pomar Museum Studio, Álvaro Siza Vieira
12. Railway Station Rossio, Broadway Malyan
13. Calçada Do Lavra Building, Jorge Mealha
14. Capitão Renato Baptista Building,
Appleton & Domingos Arquitectos
15. Inspira Santa Marta Hotel, Promontorio
16. Heritage Britannia Hotel, Promontorio
17. Polytechnical Theatre, Barbas Lopes Arquitectos
18. Cold Greenhouse - Estufa Fria, João Pedro Falcão
de Campos / Appleton & Domingos Arquitectos
19. Amoreiras Building, João Luís Carrilho da Graça
20. Two Houses In Santa Isabel, Ricardo Bak Gordon
21. Tourism and Hotelary School, Teresa Nunes da Ponte
22. Josefa De Óbidos Secondary School,
a
Atelier Central arquitectos
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23. Contemporary Art Museum - Porto Côvo Palace, dom va
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Federico Valsassina
24. Mais Bank, Gonçalo Byrne Arquitectos
25. Bar Le Chat, José Maria Cumbre / Nuno Sousa Caetanorua ped
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26. Cais 24 Residential Building, Aires Mateus Arquitectos
27. Oriente Museum, João Luís Carrilho da Graça / Rui Francisco
28. Conde da Ponte Residential Building,
Aires Mateus Arquitectos
29. Cover For Alcântara Wasterwater Treatment Plant,
Aires Mateus Arquitectos, Frederico Valsassina, João Nunes
30. Ajuda House, Extrastudio
31. Rainha Dona Amélia Secondary School,
Gonçalo Byrne Arquitectos / José Laranjeira
32. Garage Films Headquarters, Inês Lobo
33. Broughams Museum, Paulo Mendes da Rocha,
MMBB, Bak Gordon Arquitectos
34. Documentation and Information Centre
at the Palácio de Belém, João Luís Carrilho da Graça
35. Bar À Margem, João Pedro Falcão de Campos /
José Ricardo Vaz
36. Altis Belém Hotel, RISCO
37. Marine Traffic Control Tower, Gonçalo Byrne Arquitectos
38. Day Care and Elderly Residential Center, CVDB Arquitectos
39. School of Music, João Luís Carrilho da Graça
40. Luz Hospital, RISCO
41. Vergílio Ferreira Secondary School,
Atelier Central arquitectos
42. Cycling And Pedestrian Bridge, MXTSTUDIO
43. German School, João Luís Carrilho da Graça
44. Natura Towers, GJP Arquitectos
45. São Tomás Private School, Federico Valsassina
46. Rainha D. Leonor Secondary School, Atelier dos Remédios
47. Entrecampos Housing, Promontorio
48. D. Pedro V Secondary School, Ricardo Bak Gordon
49. Thalia Theatre, Gonçalo Byrne / Barbas Lopes Arquitectos
50. D. Dinis Secondary School, Ricardo Bak Gordon
51. Refer Lisbon Operational Command Center,
GLCS – Arquitectos
52. Railway Station Lisboa Oriente, Santiago Calatrava
53. Epal Central Laboratory, Gonçalo Byrne Arquitectos
54. Oriente Office and Housing Complex, Promontorio
55. Knowledge Pavilion, João Luís Carrilho da Graça
56. Lisbon Aquarium New Extension, Pedro Campos Costa
57. Portuguese Pavilion, Álvaro Siza Vieira
58. Mythos Building, ARX Portugal
59. Imar do Oriente Building, Aires Mateus Arquitectos
60. Residential Building At Parque Expo, Aires Mateus Arquitectos
61. Braamcamp Freire Secondary School , CVDB Arquitectos
62. Santa Marta Lighthouse Museum, Aires Mateus Arquitectos
63. Casa das Histórias Museum, Eduardo Souto de Moura
64. Parque Kindergarten, Promontorio
AMA
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01
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A
Bank of Portugal
Refurbishment
tipology service
architect João Pedro Falcão
de Campos /
Gonçalo Byrne
realization 2012
address
Rua do Comércio 148
project
tipology
architect
Mude Design Museum
cultural
Ricardo Carvalho /
Joana Vilhena
Arquitectos
realization 2009
address
Rua Augusta 24
project
tipology
architect
realization
address
05
06
07
A
Archeological Museum
São Jorge Castle
tipology cultural/public space
architect João Luís Carrilho
da Graça / João Gomes
da Silva
realization 2010
address
São Jorge Castle
A
project
tipology
architect
Auto-Silo Portas Do Sol
parking/public space
Aires Mateus
Arquitectos
realization 2005
address
Portas do Sol,
Alfama Quarter
A
A
project
project
04
03
Fanqueiros Building
housing
José Adrião
2011
Rua Dos Fanqueiros
73-85
A
project
tipology
architect
Lisbon’s Cruise Terminal
harbour building
João Luís Carrilho
da Graça
realization 2015
address
Av. Infante D. Henrique,
Santa Apolónia
project
tipology
architect
Assisted Path
public space
João Pedro Falcão
de Campos
realization 2013
address
Baixa Quarter São Jorge Castle
08
A
project
tipology
architect
EDP Head Office
offices
Aires Mateus
Arquitectos,
Frederico Valsassina,
José Maria Assis,
Jorge P Silva
realization 2014
address
Avenida 24 de Julho
G
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B
A
C
09
A
project
Terraços Bragança
Housing Complex
tipology housing
architect Álvaro Siza Vieira
realization 2004
address
Rua do Alecrim 26-30
10
11
A
A
project
Santa Catarina
Residential Building
tipology housing
architect João Luís Carrilho
da Graça
realization 2010
address
Calçada do Combro
117-137,
Santa Catarina Quarter
12
A
Júlio Pomar
Museum Studio
tipology cultural
architect Álvaro Siza Vieira
realization 2012
address
Rua do Vale 7
project
tipology
architect
realization
address
15
16
Railway Station Rossio
train station
Broadway Malyan
2008
Restauradores Square,
Rossio Square
N
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project
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13
A
project
Calçada Do Lavra
Building
tipology housing
architect Jorge Mealha
realization 2011
address
Calçada do Lavra
2
5
14
A
project
Capitão Renato
Baptista Building
tipology housing
architect Appleton & Domingos
Arquitectos
realization 2008
address
Rua Capitão
Renato Baptista,
Desterro Quarter
B
project
Inspira Santa
Marta Hotel
tipology hotel
architect Promontorio
realization 2010
address
Rua de Santa Marta 48
B
project
tipology
architect
realization
address
Heritage Britannia Hotel
hotel
Promontorio
2005
Rua Rodrígues
Sampaio 17
G
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B
20
B
project
tipology
architect
Polytechnical Theatre
cultural
Barbas Lopes
Arquitectos
realization 2011
address
Jardim Botânico,
Rua da Escola
Politécnica
project
Cold Greenhouse Estufa Fria
tipology cultural
architect João Pedro Falcão de
Campos / Appleton &
Domingos Arquitectos
realization 2010
address
Parque Eduardo VII
project
tipology
architect
Amoreiras Building
housing
João Luís Carrilho
da Graça
realization 2009
address
Travessa da Fábrica das
Sedas, Amoreiras
Quarter
project
21
22
23
24
B
project
Tourism And Hotelary
School
tipology
educational
architect Teresa Nunes da Ponte
realization 2010
address
Rua Saraiva de
Carvalho 39 - 41
B
C
project
Josefa De Óbidos
Secondary School
tipology
educational
architect Atelier Central
arquitectos
realization 2009
address
Rua Coronel Ribeiro
Viana 11, Campo de
Ourique Quarter
B
project
Contemporary
Art Museum Porto Côvo Palace
tipology
cultural
architect Frederico Valssassina
realization 2009
address
Rua de São Domingos
à Lapa
Two Houses In Sta.
Isabel
tipology
housing
architect Ricardo Bak Gordon
realization 2010
address
Santa Isabel Quarter
B
project
tipology
architect
Mais Bank
services
Gonçalo Byrne
Arquitectos
realization 2006
address
Av. 24 de Julho 98
G
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B
A
C
26
B
27
C
C
28
C
project
tipology
architect
Bar Le Chat
bar
José Maria Cumbre /
Nuno Sousa Caetano
realization 2010
address
Jardim 9 de Abril
project
Cais 24 Residential
Building
tipology
housing
architect Aires Mateus
Arquitectos
realization 2009
address
Avenida 24 de Julho,
Alcântara Quarter
project
tipology
architect
Oriente Museum
cultural
João Luís Carrilho da
Graça / Rui Francisco
realization 2008
address
Av. Brasília,
Alcântara Quarter
project
29
30
31
32
C
C
project
Cover for Alcântara
Wasterwater Treatment
Plant
tipology
water treatment
architect Aires Mateus
Arquitectos, Frederico
Valsassina, João Nunes
realization 2006
address
Av. de Ceuta,
Vale de Alcântara
project
tipology
architect
realization
address
C
Ajuda House
housing
Extrastudio
2009
Alto da Ajuda Quarter
project
Rainha Dona Amélia
Secondary School
tipology
educational
architect Gonçalo Byrne
Arquitectos /
José Laranjeira
realization 2009
address
Rua Jau,
Alcântara Quarter
Conde Da Ponte
Residential Building
tipology
housing
architect Aires Mateus
Arquitectos
realization 2010
address
Travessa Conde
da Ponte,
Alcântara Quarter
185 itinerario contemporaneo: lisbon contemporary itinerary: lisbon
25
C
project
Garage Films
Headquarters
tipology
offices
architect Inês Lobo
realization 2006
address
Travessa Paulo Jorge
11, Junqueira Quarter
EDIFÍCIO DA ADMINISTRAÇÃO
alçado nascente
+24.50
+24.50
+24.50
+24.50
ESTACIONAMENTO 3
ESTACIONAMENTO 2
ESTACIONAMENTO 1
+23.30
+23.30
corte longitudinal
ET.70
ET.80
ET.90
ET.101
ET.104
ET.110
20
01
G
F
D
E
H
B
A
C
33
C
34
C
35
C
36
C
project
tipology
architect
Broughams Museum
cultural
Paulo Mendes da
Rocha, MMBB, Bak
Gordon Arquitectos
realization 2012
address
Belém Quarter
project
Documentation
and Information Centre
at the Palácio De Belém
tipology public building
architect João Luís Carrilho
da Graça
realization 2008
address
Belém Palace,
Belém Quarter
project
tipology
architect
Bar à Margem
bar
João Pedro Falcão de
Campos / José Ricardo
Vaz
realization 2006
address
Doca do Bom Sucesso,
Belém
project
tipology
architect
realization
address
37
38
39
40
C
project
Marine Traffic
Control Tower
tipology control
architect Gonçalo Byrne
Arquitectos
realization 2003
address
Av. Marginal,
Algés Quarter
C
project
Day Care and Elderly
Residential Center
tipology health services
architect CVDB Arquitectos
realization 2007
address
Portela de Carnaxide,
Oeiras
D
project
tipology
architect
School of Music
educational
João Luís Carrilho
da Graça
realization 2008
address
Av. Gomes Pereira,
Benfica Quarter
Altis Belém Hotel
hotel
Risco
2010
Doca do Bom Sucesso,
Belém
D
project
tipology
architect
realization
address
Luz Hospital
health services
Risco
2007
Luz Quarter
G
F
D
E
H
B
A
C
41
D
42
D
43
E
44
C
E
project
Vergílio Ferreira
Secondary School
tipology
educational
architect Atelier Central
arquitectos
realization 2011
address
Rua Seminário,
Carnide Quarter
project
Cycling and
Pedestrian Bridge
tipology
public
architect MXTSTUDIO
realization 2014
address
Av. General Norton
de Matos, Luz Quarter
project
tipology
architect
German School
educational
João Luís Carrilho
da Graça
realization 2010
address
Rua Filipe Duarte,
Telheiras Quarter
project
tipology
architect
realization
address
45
46
47
48
E
project
São Tomás
Private School
tipology
educational
architect Frederico Valssassina
realization 2007
address
Av. Maria Helena
Vieira da Silva,
Quinta das Conchas
E
project
Rainha D. Leonor
Secondary School
tipology
cultural
architect Atelier dos Remédios
realization 2011
address
Rua Maria Amália Vaz
de Carvalho
E
project
Entrecampos
Housing
tipology
housing
architect Promontorio
realization 2011
address
Avenida das Forcas
Armadas
Natura Towers
offices
GJP Arquitectos
2009
Rua Frederico
George 37,
Telheiras Quarter
E
project
D. Pedro V Secondary
School
tipology
educational
architect Ricardo Bak Gordon
realization 2010
address
Estrada das Laranjeiras
122, Sete-Rios Quarter
G
F
D
E
H
B
A
C
49
E
50
F
51
52
F
C
F
project
tipology
architect
Thalia Theatre
housing/service
Gonçalo Byrne,
Barbas Lopes
Arquitectos
realization 2012
address
Estrada das Laranjeiras
205
project
D. Dinis Secondary
School
tipology
educational
architect Ricardo Bak Gordon
realization 2008
address
Rua Manuel Teixeira
Gomes, Chelas Quarter
project
Refer Lisbon
Operational Command
Center
tipology
services
architect GLCS – Arquitectos
realization 2007
address
Braço de Prata Station
project
53
54
55
56
F
project
tipology
architect
Epal Central Laboratory
laboratories
Gonçalo Byrne
Arquitectos
realization 2010
address
Av. Pádua, Olivais
F
project
Oriente Office
and Housing Complex
tipology
office/residential/
commercial
architect Promontorio
realization 2004
address
Alameda dos Oceanos,
Parque das Nações
Quarter
F
Railway Station
Lisboa Oriente
tipology
railway, bus,
metro station
architect Santiago Calatrava
realization 1998
address
Avenida D. João II,
Parque das Nações
Quarter
F
project
tipology
architect
Knowledge Pavilion
cultural
João Luís Carrilho
da Graça
realization 1998
address
Alameda dos Oceanos,
Parque das Nações
Quarter
project
Lisbon Aquarium
New Extension
tipology
cultural
architect Pedro Campos Costa
realization 2011
address
Passeio Ulisses,
Parque das Nações
Quarter
G
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D
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H
B
A
C
F
project
tipology
architect
realization
address
F
F
Portuguese Pavilion
cultural
Álvaro Siza Vieira
1998
Alameda dos
Oceanos, Parque das
Nações Quarter
61
G
project
59
58
Braamcamp Freire
Secondary School
tipology educational
architect CVDB Arquitectos
realization 2012
address
Pontinha Quarter
project
tipology
architect
realization
address
Mythos Building
office
ARX Portugal
2012
Avenida D. João II,
Parque das Nações
Quarter
62
H
project
Santa Marta
Lighthouse Museum
tipology cultural
architect Aires Mateus
Arquitectos
realization 2008
address
Forte de Santa Marta,
Cascais
60
F
project
tipology
architect
Mar Do Oriente Building
office/commercial
Aires Mateus
Arquitectos
realization 2008
address
Alameda dos Oceanos,
Parque das Nações
Quarter
project
63
64
H
project
Casa Das Histórias
Museum
tipology
cultural
architect Eduardo Souto
de Moura
realization 2009
address
Av. da República 300,
Cascais
Residential Building
at Parque Expo
tipology housing
architect Aires Mateus
Arquitectos
realization 2005
address
Avenida Boa Esperança,
Parque das Nações
Quarter
189 iitinerario contemporaneo: lisbon contemporary itinerary: lisbon
57
H
project
tipology
architect
realization
address
Parque Kindergarten
educational
Promontorio
2010
Rua Cesário Verde 395,
Pampilheira, Cascais
Scarica

Álvaro Siza / Alberto Campo Baeza / Vo Trong Nghia