informal community
Italia € 12,00 Canada CAD 39.95/Germany € 24.80/UK GBP 19.50/Greece € 22.00/Portugal € 22.00/Spain € 22.00/Switzerland CHF 30,00/USA $ 40.95/Belgium € 22,00
Rivista Bimestrale/Poste Italiane SpA - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB Bologna
Motta Architettura
santiago de chile itineraries
128
rivista di architettura e arti del progetto maggio/giugno 2013
128
area
informal
community
Emilio and Matteo Caravatti / Kéré Architecture / Urban Nouveau* / TYIN tegnestue Architects / ELEMENTAL /
Urban Think Tank – Alfredo Brillembourg, Hubert Klumpner / Vigliecca & Associados / M3 Arquitetura /
Jan Kudlicka / Archea Associati / photography Leonardo Finotti / design focus lighting
design
focus
lighting
essay
II Alfonso Morone
VI Paolo Giardiello
zoom
VIII Euroluce 2013
XII
XIII
XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XIX
object
Objective, Jean Nouvel/Artemide
Lunaire, Ferréol Babin/FontanaArte
Ascent, Daniel Rybakken/Luceplan
String Lights, Michael Anastassiades/Flos
Stick, Matali Crasset/Fabbian Illuminazione
Candy Collection, Doriana e Massimiliano Fuksas/Zonca
Zero51, Lucifero’s design department/Lucifero’s
Diamo, Zumtobel design department/Zumtobel
XX
XXI
XXII
XXIII
project
Megazip/Simes
LINEARlight POWER Flex/Osram
Moove, Dafne, Milo, Shop line 156/Martini
SL 787/Performance in Lighting - Spittler
XXIV review
factory
XXXIII Antrax IT
II
design focus essay
dal modernismo al moderno
attraverso gli apparecchi di illuminazione
from modernism to modern
through lighting apparatuses
text by Alfonso Morone
... le
lampade
dei fondatori della
progettazione industriale,
sono oggi apprezzate e riprodotte
come modello di una estetica
senza scadenza, atemporale e
apparentemente definitiva.
... lamps designed by the founders
of industrial design are today
appreciated and reproduced
as models of a style that never
fades, that is timeless and
apparently definitive.
Ci sono nella storia del design dei rari momenti in cui si concentra
una forza inventiva che condiziona e continua a permeare anche
gli anni a venire.
Gli oggetti e le architetture frutto di questi tempi nodali sono
continuamente ripresi e rieditati, in un lavoro di scavo e di
reinterpretazione che riconosce a questi riferimenti il valore di icone
che sfuggono alla ciclicità del tempo e delle mode.
Uno di questi momenti mitici è stato certamente quella fase storica
che portò dal Modernismo, ancora ampiamente impastato di una
cultura artigianale, al Movimento Moderno e ad una nuova estetica
compiutamente industriale.
La generazione del nuovo che si manifestò in questo periodo era
fatta di una visione unitaria che coinvolgeva, assieme all’architettura,
l’intero panorama degli oggetti quotidiani e, tra questi, i nuovi
manufatti tecnici come gli apparecchi di illuminazione.
Piantane, applique murali, lampade a sospensione o da tavolo che
hanno, ancora oggi, una particolare carica evocativa che conserva
tutta intera l’attualità della ricerca svolta in quegli anni. Non è quindi
un caso se partendo da Francis Jourdain e Bernard-Albin Gras, per
passare a Le Corbusier e Charlotte Perriand e sino a Jean Prouvé
e Serge Mouille, le lampade di questi fondatori della progettazione
industriale, sono oggi apprezzate e riprodotte come modello di una
estetica senza scadenza, atemporale e apparentemente definitiva.
Volendo individuare i primi passi di questa storia, dobbiamo
necessariamente risalire agli anni Venti.
Esattamente nel 1922, infatti, Bernard-Albin Gras creò a Parigi una
prima serie di lampade per l’industria e per l’ufficio. La Lampada
Gras è, ancora oggi, straordinaria per la sua ergonomia e la
semplicità della sua meccanica: non ha viti o punti di saldatura,
utilizza un meccanismo di eccezionale robustezza basato su un
semplice snodo rotazionale. Una pallina in bakelite inserita nella
base forma una articolazione a rotula che permette la completa
rotazione del braccio della lampada. Anche il diffusore che
contiene la lampadina è mobile ed orientabile. Le Corbusier, sedotto
dalla sua semplicità funzionalista, la adotta nell’arredo del suo
studio e poi finisce per utilizzarla in molte delle sue realizzazioni
architettoniche. La lampada Gras entra così nella leggenda.
A Le Corbusier seguiranno Robert Mallet-Stevens, Jacques Ruhlmann,
Eileen Gray, ma ugualmente numerosi pittori come Sonia Delaunay
e Georges Braque. È la prima volta nella storia dell’illuminazione
che la stessa lampada è così diffusamente utilizzata negli studi e
nelle abitazioni di architetti ed artisti diventando un’icona di una
nuova estetica basata sulla semplicità industriale.
Superati gli esordi sono, però, gli anni Cinquanta quelli della
completa maturazione nel campo dell’illuminazione di una nuova
estetica modernista.
Cronologicamente l’esordio di questo decennio cruciale è
dato dall’applique, Potence, che Jean Prouvé realizzò con la
collaborazione di Charlotte Perriand per la sua famosa abitazione
industrializzata Tropicale.
Si tratta di una lampada a parete articolata mediante un solo
braccio aggettante di circa 2 metri dal filo murario. Esso è
realizzato attraverso un unico tubolare metallico ruotante sul piano
orizzontale al cui terminale è posta una lampadina a vista, senza
alcun diffusore. Recentemente questa lampada è stata rieditata
da Vitra.
Solo qualche anno dopo troviamo un altro classico come la applique
a muro, detta Lampe de Marseille, che Le Corbusier creò nel 1954
proprio per arredare gli interni della sua Cité Radieuse.
Si tratta di una lampada, ispirata agli apparecchi di illuminazione
industriale dell’epoca, a doppio cono che emana luce dall’alto
e dal basso ed è fissata a muro attraverso un braccio snodabile,
l’alimentazione è fornita attraverso un cavo di alimentazione
con presa diretta. Data l’altezza da terra della fonte luminosa,
l’apparecchio si presta molto bene a fornire una luce diretta sul
tavolo pranzo in sostituzione di una lampada a sospensione. Nella
sua sobrietà e funzionalità è un vero emblema delle ricerche formali
che hanno attraversato gli anni Cinquanta.
Sempre nello stesso anno Le Corbusier, per gli interni dell’Alta Corte
di Chandigarh, disegnò un apparecchio di illuminazione noto come
Projecteur 365. All’epoca il progetto rimase a livello di bozza
grafica, sotto forma di una semplice vista laterale. Il prodotto restò
inedito sino al 2012, quando il bozzetto è stato finalmente ripreso
ed ingegnerizzato da Nemo in collaborazione con la Fondazione
Le Corbusier.
Data la scarsità degli elementi documentali originali, il lavoro
è stato quello di una vera e propria ricostruzione che ha portato
alla realizzazione di un oggetto che ha conservate intatte le
suggestioni delle costruzioni navali presenti nel primo bozzetto
completandole con la scelta di materiali e finiture coerenti con
l’ispirazione originaria. È stato così realizzato un modello tecnico
disponibile in tre differenti versioni: a sospensione, staffa e terra,
tutte caratterizzate dalla finitura “Blue Sablé” e da galletti di
chiusura neri.
Possiamo idealmente concludere questa breve sintesi delle ricerche
che hanno attraversato gli anni Cinquanta con la sola citazione
del più famoso designer modernista francese di apparecchi di
illuminazione, Serge Mouille. Data la celebrità delle sue lampade
questa brevissima citazione resta quale semplice omaggio ad
una vicenda che, per brevità, sarebbe impossibile estendere oltre.
In the history of design there are some rare moments in which an
inventive force that continues to wield its influence also in later years
appears to be concentrated. The objects and architectures born in
these unique moments continue to be restudied and remade in new
editions, in a work of excavation and reinterpretation that attribute
them the value of icons that remain unaffected by the cyclicality
of time and fashions. One such mythical moment has certainly been
that phase in history that led from Modernism, still closely tied
to a craftsmanship culture, to the Modern Movement and a new,
wholly industrial aesthetics.
The generation of novelties that appeared in that period was based
on a unitary vision which not only involved architecture but the whole
IV
design focus essay
scenario of everyday objects, including new technical products
as lighting devices.
It is a matter of standard lamps, sconces, ceiling lamps and table
lamps which even today retain a fascinating aura, preserving all
the freshness of the research done in those years. And it should
come as no surprise that many lamps designed by leading figures
of the period – we are referring to the founders of industrial design,
from Francis Jourdain and Bernard-Albin Gras, to Le Corbusier and
Charlotte Perriand and finally to Jean Prouvé and Serge Mouille –
are today appreciated and reproduced as models of a style that
never fades, that is timeless and apparently definitive.
If we want to identify the first steps of this history, we have to go
back to the Twenties of last century. In 1922 Bernard-Albin Gras
created a first series of lamps for industries and the office in Paris.
Even today the Gras Lamp remains extraordinary by virtue of its
ergonomic design and the simplicity of its mechanical system: it
has no screws or welded points, and uses an exceptionally sturdy
mechanism based on a simple rational junction: a Bakelite ball
inserted in the base forms a ball-and-socket joint which makes
it possible to rotate the lamp’s arm in every direction. Also the
diffuser containing the bulb is mobile and adjustable. Le Corbusier,
fascinated by its functionalistic simplicity, used it to furnish his atelier
and later in many of his architectural creations. The Gras Lamp has
thus become legendary. Others have followed the example of Le
Corbusier: designers as Robert Mallet-Stevens, Jacques Ruhlmann,
Eileen Gray, but also many painters as Sonia Delaunay and Georges
Braque. It is the first time in the history of illumination that one and
the same lamp has been so widely used in the ateliers and homes
of architects and artists, becoming an icon of a new aesthetics based
on industrial simplicity.
But after these early debut years, it was the Fifties that saw the full
maturation of a new modernist aesthetics in the field of lighting
design.
The opening of this crucial decade may be pinpointed
chronologically to the Potence sconce created by Jean Prouvé
realized in collaboration with Charlotte Perriand for Tropicale, his
famous industrialized dwelling.
It is a matter of a lamp installed on the wall, with a single arm
projecting about 2 meters from the wall. It consists of a single metal
tube rotating horizontally, with a bulb without any diffuser at the end.
A new edition of this lamp has recently been presented by Vitra.
Only a few years later we find another classic, namely the wall
applique called Lampe de Marseille, especially created by Le
Corbusier in 1954 to furnish the interiors of his Cité Radieuse.
It is a matter of a lamp inspired by the industrial lighting apparatuses
of the period, with two cones that provide light, upwards and
downwards, fixed to the wall by an articulated arm. Electricity is
supplied by a cable connected directly to the power outlet. As it
is installed high above the floor, the apparatus is ideal for casting
a direct light on a dining table, instead of a lamp hung from the
ceiling. With its sobriety and functionality, it is a true emblem of the
formal research characterizing the Fifties.
In the same year Le Corbusier also designed another lamp for the
interior of the High Court of Chandigarh, known as the Projecteur
365. At that time the project remained on paper, in the form of a
graphic sketch of the lamp seen in profile. It remained unpublished
until 2012, when the drawing was rediscovered and finally taken
up again and engineered by Nemo in collaboration with the Le
Corbusier Foundation.
As the original document provided little information, the work has
consisted of a true reconstruction which has led to the realization
of an object which recreates the inspiration from naval constructions
featured by the first draft, completing it with materials and surface
treatments coherent with the original inspiration. The result is a
technical model available in three different versions: suspended,
articulated and floor lamp, all characterized by the “Blue Sablé”
finish and by black wing nuts.
We may ideally conclude this brief overview of the researches
characterizing the Fifties by mentioning the most famous French
modernist designer of lamps, Serge Mouille. Given the fame of
his lamps, this mention remains as a simple homage to a story
that cannot be described in more detail by a brief summary as the
present one.
Bibliografia / Bibliography
Potence, Jean Prouvé, 1950, ©Vitra
(foto Hans Hansen).
Nella pagina precedente: Lampe
de Marseille, Le Corbusier, 1954
(2010), Nemo Cassina Lighting.
Potence, Jean Prouvé, 1950, ©Vitra
(photo by Hans Hansen).
On the previous page: Lampe de
Marseille, Le Corbusier, 1954 (2010),
Nemo Cassina Lighting.
– G. Moreau, E. Touchaleaume, Le Corbusier Pierre Jeanneret
- L’Aventure Indienne, Design Art Architecture, Édition Gourcuff
Gradenigo / Éric Touchaleaume, p. 600.
– P. Sulzer, Jean Prouvé Oeuvre complète volume 3: 1944 / 1954,
Birkhaûser, Berlin 2005, pp. 168, 169.
– D. Teissonière, La Lampe Gras, Éditions Norma, Paris 2008.
– P.E. Pralus, Serge Mouille Un classique français, Éditions du Mont
Thou, Saint Cyr au Mont d’Or, 2006.
– C.& D. Krzentovski, The Complete Designer’s Lights (1950-1990),
Editions JRP Ringier, Zurich 2012.
– AA.VV., Jean Prouvé, Editions Galerie Patrick Seguin, Paris 2007.
VI
design focus essay
essere luce
being light
text by Paolo Giardiello
Ci sono lampade che “fanno luce”, com’è naturale aspettarsi, altre che,
invece, vanno oltre tale compito essenziale e divengono, esse stesse,
“luce”. La differenza tra “fare luce” ed “essere luce” è significativa:
alcuni corpi illuminanti infatti riescono (solo) a produrre la luce
adeguata a determinate necessità, situazioni e funzioni, altri invece
si “inventano” atmosfere, toni, effetti di luce ed ombra, sfumature di
colori capaci di andare oltre i bisogni, proponendo caratteri e sensi
che pervadono gli spazi, segnandoli e definendoli. Non solo, ciò che
“fa luce” di solito è un oggetto dalla morfologia e dai tratti precisi e
segnati, è un prodotto visibile e riconoscibile, tanto che si può dire che
lo sforzo del progettista, in questi casi, è rivolto proprio all’oggetto, al
suo aspetto e figurazione, quindi al “manufatto” inteso come elemento
che “supporta le lampadine”; ciò che “è luce”, invece, rinuncia ad
una sua propria forma, cerca quasi di smaterializzarsi, di annullare la
propria presenza fisica a vantaggio della luce che diffonde. Elemento
semplice e, a volte, astratto che trascende e omette il suo lato tecnico
con cui, tuttavia, plasma e disegna l’ambiente, lo spazio, lo cela o lo
mette in risalto, lo sfuma o lo esalta, lo nega o lo conferma. Insomma,
volendo ulteriormente accentuare tale suddivisione, il designer di
ciò che “fa luce” disegna il prodotto, la cosa che illumina, colui che
invece pensa e realizza ciò che “è luce”, progetta l’ambiente, o meglio
predispone e concepisce precise e dettagliate “ambientazioni”.
Prevede cioè alterazioni dello spazio preesistente, immaginando vere
e proprie “scene” di vita pervase di senso e contenuto, dettate e
definite dalla luce, modificando ed innovando totalmente l’habitat
quotidiano, riscattandolo dal suo anonimato, facendolo diventare forma
e sostanza di precise narrazioni, di bisogni e di necessità estetiche.
Il panorama dei sistemi illuminanti è sempre stato diviso, pur
inconsapevolmente, in queste due categorie, ma negli ultimi anni si
è assistito ad un fenomeno inaspettato: il passaggio a nuovi sistemi
La luce
artificiale torna
ad essere vero e proprio
“materiale da costruzione”,
mezzo attraverso il quale ottenere
il soddisfacimento di bisogni non
solo fisici e misurabili, ma anche
psicologici e del tutto personali.
Artificial light once more becomes
a true “building material”, a means
of satisfying needs, not only
physical and measurable but
also psychological and
wholly personal.
Moschea di Santa Sofia a Istanbul
(foto Paolo Giardiello).
Hagia Sophia mosque in Istanbul
(photo by Paolo Giardiello).
di illuminazione, l’abbandono progressivo dei bulbi ad incandescenza
a favore, prima delle lampadine a risparmio energetico fluorescenti
dalle forme bizzarre quanto improbabili, poi dei LED aggregati
in diversi modi, ha comportato il necessario adeguamento delle
normali armature illuminanti già in commercio evitando, tuttavia,
il loro stravolgimento. A ciò va aggiunto anche il proliferare di
prodotti, promossi come nuovi, in realtà semplicemente “derivati”
da lampade famose e riconoscibili a cui sono stati imposti i nuovi
elementi tecnologici. Questa deriva ha caratterizzato una impasse
nella definizione di nuovi corpi illuminanti e quindi sempre più ad
una tensione verso il disegno di “lampade” piuttosto che di “luce”,
ad esclusione, ed è facile comprendere la ragione, di prodotti molto
tecnici per situazioni specifiche (commercio, ufficio, esterni) che si sono
lentamente appropriati dei nuovi mezzi offerti dal mercato.
Per questo va segnalata l’edizione 2013 di Euroluce, il Salone
Internazionale dell’Illuminazione di Milano, in cui finalmente si è
potuto assistere ad una inversione di tendenza: molti nuovi prodotti
nati intorno ai più sofisticati ed innovativi sistemi illuminanti, oggetti
pensati per i LED e con i LED e non adattati a tale tecnologia. Niente
di clamoroso, per carità, ma finalmente progetti di design coerenti con
le richieste di un mercato sempre più esigente ma anche specializzato
e le possibilità derivanti dalle nuove frontiere della ricerca tecnologica.
Passeggiando tra gli stand si perdevano di vista le forme delle lampade
o il disegno delle strutture e rimanevano impressi nella retina solo
aureole di luce, linee e geometrie ardite, coni e fasci, insomma luce
come sostanza dello spazio abitato e non come effetto. Luce per ogni
esigenza, rigorosamente controllata, luce per ogni bisogno o necessità,
calcolata e verificata, ma in ogni caso luce, quasi a prescindere dai
sistemi fisici in grado di produrla. Luci che controllano finanche la loro
stessa “assenza”, che disegnano cioè anche le ombre, proponendo
sulle superfici che delimitano lo spazio disegni in chiaroscuro più
affascinanti e presenti degli stessi elementi che li producono che, al
contrario, fanno di tutto per sparire, per mimetizzarsi, o addirittura per
compenetrarsi nelle pareti e nei soffitti. Il LED, punto discreto e isolato,
aggregato ora in linea, ora in superfici, si addensa e si dirada, si flette
e si torce, componendo quasi spontaneamente, come i singoli pixel di
una immagine digitale, il volto dello spazio desiderato.
È evidente che si è all’inizio, ma il percorso è stato intrapreso e per
colui che progetta gli interni, non il designer o il tecnico, ma proprio
l’architetto o l’arredatore, si aprono nuove opportunità per creare
sensazioni e condizioni in cui far vivere l’uomo. La luce artificiale,
com’è stata per secoli quella naturale, torna ad essere vero e proprio
“materiale da costruzione”, mezzo attraverso il quale ottenere il
soddisfacimento di bisogni non solo fisici e misurabili, ma anche
psicologici e del tutto personali. Insomma di nuovo uno strumento per
costruire lo spazio, per pensare una architettura capace di emozionare
e di raccontare, dove raccogliere sogni e desideri, avvolgendoli in un
abbraccio – di luce – morbido e sensuale.
Some lamps “provide light”, something which is only to be expected;
others go beyond this essential task and “become light”. The difference
between “providing light” and “being light” is an important one: in
fact, some illuminating devices (only) manage to produce light that is
adequate for certain needs, situations and functions, while others on the
contrary “invent” atmospheres, tones, light and shade effects, nuances
of colour that go beyond mere necessities, creating characters and
sensations that permeate the spaces, giving them identity and character.
Furthermore, the object which “provides light” usually features a precise
and marked morphology: it is a visible and recognizable product, to
the point that we may say that the effort of the designer is in such cases
aimed precisely at the object, its appearance and figuration, and thus
at the “product” understood as an element which “supports the bulb”,
which on the contrary “is light”, renouncing its form, as if in an attempt
to dematerialize, to cancel its physical presence in favour of the light
it diffuses. It is a matter of a simple and sometimes abstract element
that goes beyond and omits its technical side, by means of which it
nevertheless moulds and designs the environment, the space; it conceals
or highlights it, shades or exalts it, denies or confirms it. In short, if
we want to further accentuate this division, the designer of the object
that “provides light” designs the product, the thing that illuminates,
while the one who on the contrary ideates and realizes the “light as
such” designs the environment, or rather arranges and conceives
precise and detailed “environmental settings”. The latter designer thus
imagines how to change the existing space, creating true “scenes” of
light imbued with meaning and content, determined and defined by the
light, changing and totally renewing the everyday habitat, redeeming
it from anonymity, making it become the form and substance of specific
narrations, of aesthetic needs and desires.
The scenario of lighting systems has always been divided, even if
unconsciously, in these two categories, but in recent years we have
witnessed an unexpected phenomenon: the transition to new means
of illumination, the gradual abandonment of incandescent bulbs, first
in favour of fluorescent energy-saving bulbs with weird and improbable
shapes, and then of LEDs aggregated in various ways. This has
called for an indispensable adaptation of the normal lamps that were
already in commerce, however without any radical alterations of these
apparatuses. Another development has consisted of the proliferation of
products, passed off as new but really mere “derivations” from famous
and recognizable lamps adapted to the new technological elements.
This situation has been accompanied by an impasse in the definition
of new illuminating bodies, and thus an increasing prioritizing of the
design of “lamps” rather than of “light,” with the exclusion – and it is
not hard to understand why – of highly technical products for specific
situations (shops, offices, outdoor lighting) which have gradually taken
advantage of the new possibilities available in the market.
This is why the 2013 edition of Euroluce, the International Illumination
Fair of Milan, deserves mention: it has finally been possible to witness
an inversion of the trend: many new products based on the most
sophisticated and innovative lighting systems, objects ideated for LEDs
and with LEDs, and not adapted to this technology. Nothing clamorous,
by all means, but finally designs that are coherent with the requirements
of a market that is increasingly demanding, but also specialized, and
with the possibilities offered by the latest technological developments.
Walking around the stands at the fair, one lost sight of the shapes of
the lamps, or the design of the structures: what remained impressed
on the retina was only halos of light, bold lines and geometries, cones
and bands; in short, light as substance of the inhabited space and not
as effect. Light for every need, rigorously controlled, light for every
situation and requirement, calculated and verified, but in every case
light, almost as if the physical systems required to produce it were a
negligible detail. Light that controls even its own “absence” or that in
other words also designs the shades, creating chiaroscuro effects on the
surfaces defining the space that are more fascinating and striking than
the very elements that produce them, which on the contrary seem to do
everything in their power to disappear, to blend with the surroundings,
or even to become a part of the walls or the ceiling. LEDs, sometimes
discreet and isolated points and sometimes united to form lines and
surfaces, close together or spread out, bent and twisted, seem to
spontaneous compose, like the individual pixels of a digital image,
the desired visual effect.
It is evident that we are only at the beginning, but the path has been
staked out and for those who design interiors – not the designer or
technician but the architect or decorator – new opportunities to create
sensations and conditions for living spaces have opened up. Just like
daylight has been for centuries, artificial light once more becomes a
true “building material”, a means of satisfying needs, not only physical
and measurable but also psychological and wholly personal. In short,
it has once again become an instrument for building space, for ideating
architecture capable of touching and narrating, of housing dreams and
desires, enveloping it in a soft and sensual embrace made of light.
VIII
design focus zoom
euroluce 2013
il futuro passa dai “grandi maestri“
the way to the future is through
the “great masters”
text by Davide Cattaneo
Riproposte, riviste, ripensate, riattualizzate: possiamo utilizzare molti
modi per definire le “Riedizioni“ grandi protagoniste dell’edizione 2013
di Euroluce, senza dubbio una delle note più liete dello scorso Salone.
Brought back, revised, rethought, brought up to date: there are many
ways we could define the “new versions” that were in the limelight at
Euroluce 2013, undoubtedly one of the highlights of the most recent
edition of the event.
Euroluce 2013 ha dimostrato come attorno al mondo dell’illuminazione
ci sia oggi un gran fermento (almeno dal punto di vista progettuale),
alimentato soprattutto dalla ricerca attorno alle nuove sorgenti.
Il settore è stato interessato in questi anni dal passaggio
fondamentale dalla classica lampadina a una varietà di tecnologie
illuminotecniche innovative, che hanno creato nuove opportunità per
il design e per la produzione delle lampade.
Se alcune caratteristiche vincenti delle nuove fonti luminose
(prestazioni eccellenti, risparmio energetico e durata nel tempo)
sono ormai consolidate e conosciute da tutti, è venuto il momento
di capire come concretizzare queste potenzialità in apparecchi
funzionali ma anche belli, in lampade che sappiano illuminare
perfettamente ma che siano contemporaneamente accattivanti per
la forma, piacevoli per il design, interessanti per il progetto che le
ha generate. Oggi disegnare una lampada non vuol dire solamente
creare un oggetto intorno a una data fonte luminosa: significa
disegnare la fonte luminosa stessa. Proprio per razionalizzare
questo grande sforzo di ricerca sulle nuove opportunità progettuali,
è stato forse naturale fermarsi un’attimo, guardare indietro a qualche
anno fa, ai cosidetti “Grandi Maestri” e ai loro pezzi che hanno
fatto la storia del design italiano, lo hanno reso celebre nel mondo
e hanno permesso alle aziende del nostro paese di diventare un
punto di riferimento del settore. Un omaggio dovuto alla “cultura
del fare” ma anche un’occasione per tornare all’essenza di tutto,
all’unico strumento in grado di garantire ancora oggi un successo
duraturo nel tempo: il progetto, quello semplice ma ben fatto, quello
impegnato ma ironico, quello concreto ma rivoluzionario.
Rilancio di marchi prestigiosi, omaggi espliciti a protagonisti del
passato, riattualizzazione di progetti storici in chiave futura, messa
in produzione di vecchi progetti rimasti per molto tempo sulla carta:
la ricerca della qualità è il filo conduttore di queste operazioni,
condizione imprescindibile perché non diventino sterili riproposizioni
di cose già viste, ma approfondite reinterpretazioni del passato e
delle sue eccellenze, per farle rivivere, per valorizzarle, per portarle
nel futuro...
Un’operazione spesso rischiosa perché accostarsi a queste pietre
miliari del design per provare a rileggerle in chiave moderna, può
portare a risultati presuntuosi, privi di sostanza, del tutto inadatti
a reggere il confronto con i loro inarrivabili modelli.
Non è sicuramente il caso di Flos, che ha chiesto a Kostantin Grcic
di reinterpretare in chiave contemporanea una delle più belle
lampade mai progettate: la Parentesi. L’idea originale di Pio Manzù,
di creare una fonte luminosa che potesse scorrere verticalmente dal
soffitto a terra e ruotare a 360° sul suo asse, fu poi adattata da
Achille Castiglioni in seguito alla morte prematura del suo giovane
amico. La lampada che in assoluto ha celebrato il bulbo tradizionale
nel modo più affascinante ed efficace fu lanciata nel 1972 e da
allora continuamente prodotta.
Quarant’anni dopo, molto è cambiato. Ai puristi e agli ortodossi
estimatori dell’originale, OK, così si chiama il progetto di Grcic,
potrà far storcere il naso, ma anche questa volta il designer tedesco,
sicuramente annoverabile come degno erede di Castiglioni per
la continua sperimentazione sui materiali, la sensibilità progettuale
e il gusto per le forme essenziali, è riuscito a coniugare tecnologia
innovativa e semplicità delle forme in un riuscito omaggio al
maestro.
OK è un disco che irradia, un sole appeso a un filo, una forma
circolare, una superficie ultrapiatta a Led, con tecnologia ’edge
lighting’, direzionabile a 360° e con un cavo che funge da binario
e che si dipana dal soffitto fino a terra. Il tubo sagomato, a forma
di parentesi appunto, della lampada originale, si trasforma in una
piccola scatola rettangolare che ospita le componenti elettroniche
e uno switch a tecnologia soft-touch. Il contrappeso cilindrico di una
volta è sostituito da una forma conica di più semplice installazione.
Solo l’attacco al soffitto, il rosoncino magnificamente disegnato da
Achille Castiglioni, rimane identico, lo stesso pezzo di metallo sottile.
Operazione simile per Martinelli Luce, che ha voluto ricordare
una delle assolute protagoniste del design italiano, scomparsa lo
scorso Ottobre: Gae Aulenti. Emiliana Martinelli, oggi alla guida
dell’azienda fondata dal padre Elio nel 1950, ricorda la sua
collaborazione di lunga data con Aulenti “Era una donna autoritaria,
che sapeva quello che voleva e come ottenerlo, bravissima e sempre
decisa nelle sue idee, come ho potuto constatare in molte occasioni.
L’ho conosciuta quando avevo circa 16 anni. Ero con mio padre
quando nel 1965 vide per la prima volta i disegni del Pipistrello
e da li iniziò l’avventura”.
Pipistrello segnò un vero e proprio spartiacque nel design
dell’illuminazione degli anni ’60, diventando presto un’icona del
design internazionale, grazie ad un design morbido e avveniristico
ma allo stesso tempo ad una forma perfetta come un’ala di
pipistrello. Martinelli Luce, che ancora oggi la produce, ha deciso di
rendere omaggio alla “Signora dell’architettura” con Minipipistrello
New a tecnologia Led, una versione ridotta e attualizzata disponibile
in bianco o testa di moro, che mantiene inalterato il grande fascino
delle linee Art Nouveau e la forza espressiva del capolavoro
originale.
Da sempre legata a doppio filo al lavoro di Le Corbuiser, Cassina,
con la sua azienda di illuminazione Nemo, ha finalmente dato
vita ad un progetto del padre fondatore del Movimento Moderno,
datato 1954: il Projecteur era stato infatti pensato per l’Alta Corte di
Chandigarh ed è rimasto inedito fino al 2012.
Ricostruito sulla base dell’unico documento disponibile, un disegno
che lo ritrae di profilo ritrovato negli archivi della Fondazione Le
Corbusier a Parigi, il Projecteur trova ora una declinazione del tutto
inedita. Alle varianti nelle dimensioni originali identificate dal suffisso
365, si aggiunge ora la famiglia Projecteur 165 dalle dimensioni
ridotte, disponibile con pinza o staffa per il montaggio a parete
o a sospensione. L’ampliamento di gamma, sviluppato in stretta
collaborazione con la Fondazione Le Corbusier, origina un prodotto
dal gusto industriale, utilizzabile, nella versione a pinza, in diversi
ambiti dell’ambiente domestico: sopra uno specchio, su una libreria,
sulla testata di un letto.
Merita particolare attenzione, perché non riguarda il recupero di un
solo progetto ma il rilancio di un marchio storico dell’illuminazione
italiana, l’avventura imprenditoriale di Massimo Anselmi che
ha voluto fortemente dare nuova linfa a Stilnovo (nata nel 1946
dall’intuizione di Bruno Gatta). L’obiettivo è ridar vita a progetti
iconici realizzati da alcuni tra i designer più importanti del Made
in Italy e mettere le basi per nuove collezioni da sviluppare con lo
stesso approccio progettuale, che vedeva la passione per il lavoro
prevalere sulle leve commerciali troppo spesso insite nelle dinamiche
del design e della produzione odierna.
“Topo” e “Triedro” disegnati da Joe Colombo, la “Lucetta“ di Cini
Boeri, la “Valigia” di Ettore Sottsass nella finitura rosso e nero,
il “Periscopio” di Danilo e Corrado Airoldi e ancora “Alfiere“ e
“Lampiatta” di Jonathan De Pas, Donato D’urbino e Paolo Lomazzi
e il “Paralume” firmato da Antonio Macchi Cassia con Roberto
Beretta, sono alcune delle lampade presentate durante la Design
Week negli splendidi spazi ex-industriali della Galvotecnica Bugatti
in Zona Tortona.
“Abbiamo rieditato queste lampade”, afferma Massimo Anselmi
“perché ancora oggi mantengono un disegno attualissimo e ci
attendiamo che il mercato risponda positivamente alle riedizioni
che vogliamo proporre”. Nel manifesto in dieci punti, redatto dal
Comitato Scientifico di Stilnovo, si ricorda come sia indispensabile,
nell’attività di oggi, considerare al centro dell’esperienza
imprenditoriale il tema del design thinking, della conoscenza e
dell’esperienza del sapere. Proprio come si faceva cinquant’anni fa,
quando grandi maestri e grandi aziende si incontrarono per regalare
al mondo il “gusto italiano”.
X
design focus zoom
Euroluce 2013 demonstrated that there is a lot going on in the world
of lighting today (at least in terms of design), inspired primarily by
research into new light sources. The world of lighting has come
through an important time of transition, from the classic light bulb
to a variety of innovative lighting technologies that have created new
opportunities for lamp design and production. While a number of the
popular features of the new light sources (outstanding performance,
energy conservation and durability) are now well-established and
known to all, the time has come to understand how to make use of
this potential in functional but beautiful light fixtures, lamps that light
up the room perfectly and are also attractive in shape, with pleasing
design created through an interesting process. Designing a lamp
today doesn’t just mean creating an object around a given light
source: it means designing the light source itself. To rationalise this
major effort in research into new design opportunities, it was only
natural that the industry should stop for a moment, look back at its
past, at the “Great Masters” and their creations which have made
he history of Italian design, made it famous the world over and made
our country’s producers a landmark in the lighting industry. Paying
due homage to Italian “know-how” and offering an opportunity to go
back to basics, to the only way of guaranteeing long-lasting success,
even today: the key is design, simple but well-made, committed but
ironic, concrete but revolutionary.
Re-launching historic brands, explicitly paying homage to key
designers of the past, updating historic designs for the future, making
old designs that stayed on paper for years into reality: a focus on
quality is the common thread running through all these operations,
an essential condition for making sure they don’t become just sterile
reproductions of things we have already seen, but well thought-out
reinterpretations of the past and its excellence, to bring it back to life,
improve on it and take it into the future...
This can be a risky operation, because approaching these milestones
in design to attempt to reread them in a contemporary style can lead
to presumptuous results that have no substance of their own and are
entirely unsuitable for comparison with the prestigious models that
inspired them.
This is definitely not the case of Flos, which asked Kostantin Grcic
to come up with a contemporary reinterpretation of one of the most
beautiful lamps ever designed: Parentesi. Pio Manzù’s original idea
of creating a light source that can slide vertically from floor to ceiling
and rotate 360° on its axis was adapted by Achille Castiglioni
after his friend’s early death. The lamp which most successfully and
effectively celebrates the traditional light bulb was launched in 1972
and has never gone out of production since.
Forty years later, much has changed. The purists and orthodox
worshippers of originality may not be happy with OK, as Grcic’s
project is called, but once again the German designer, definitely
a worthy heir to Castiglioni for his on-going experimentation with
materials, design sensibility and preference for simple forms, manages
to combine innovative technology with simple forms in a successful
homage to the great master.
OK is a light-emitting disc, a sun hanging from a wire, a luminous
circle, an ultra-flat Led surface with ’edge lighting’ technology, which
may be oriented in any direction, with a cable acting as a rail from
the ceiling to the floor. The specially shaped tube in the form of the
parenthesis after which the original lamp was named is transformed
into a little rectangular box containing the electronic components and
a soft-touch switch. The old cylindrical counterweight is replaced by
a conical shape which is easier to install.
Only the connection to the ceiling, Achille Castiglioni’s magnificent
rose, is still identical, the same piece of thin metal.
Martinelli Luce did something similar in memory of one of the greatest
Nella prima pagina: con OK,
disegnata per Flos, Konstantin Grcic
reinterpreta in chiave contemporanea
la mitica Parentesi di Achille
Castiglioni. Nella pagina accanto:
la lampada Lucetta, design Cini
Boeri, riproposta da Stilnovo e la
Minipipistrello, omaggio di Martinelli
Luce a Gae Aulenti. In questa pagina:
il Projecteur 365 di Nemo, realizzata
su progetto originale di Le Corbusier.
On the first page: in OK, designed
for Flos, Konstantin Grcic reinterprets
Achille Castiglioni’s legendary
Parentesi in a contemporary vein.
On the opposite page: the Lucetta
lamp designed by Cini Boeri,
brought back by Stilnovo, and the
Minipipistrello, Martinelli Luce’s
homage to Gae Aulenti. On this
page: Nemo’s Projecteur 365, based
on an original design by Le Corbusier.
designers Italy has produced, who died last October: Gae Aulenti.
Emiliana Martinelli, now at the helm of the company founded by
her father Elio in 1950, recalls the designer’s long-term partnership
with the designer. “She was a very authoritative woman, very bold;
she knew exactly what she wanted and how to get it. She was very
talented, always perfectly convinced of her ideas, as I had occasion
to note many times. I met her when I was about 16. I was with my
father when I first saw the drawings of the Pipistrello in 1965, and
that’s where the adventure began”.
The Pipistrello marked a turning point in lighting design in the ’60s
and soon became an icon of design the world over with its soft,
futuristic design and perfect batwing shape. Martinelli Luce, which still
makes it today, decided to pay homage to the “Lady of architecture”
with Minipipistrello New featuring Led technology, a smaller, updated
version available in white or dark brown which preserves all the
charm of the Art Nouveau lines and the expressive power of the
original masterpiece.
Always closely tied to the work of Le Corbuiser, Cassina and his
lighting company Nemo finally brought to life a design by the founder
of the Modernist movement dating back to 1954: the Projecteur had
been designed for Chandigarh High Court and was not made until
2012, when it was reconstructed on the basis of the only available
document, a drawing showing it in profile found in the Le Corbusier
Foundation’s Paris archives. The Projecteur has now taken on a new
form. In addition to the original size variations identified by the suffix
365, there is now a smaller Projecteur 165 family, available with
a clamp, wall-mounting bracket or as a pendant lamp. The expansion
of the range, developed in close collaboration with the Foundation
Le Corbusier, has resulted in a product with an industrial flavour which
can be used in a variety of different spaces in the home, in the clamp
version: above a mirror, on bookshelves, on the head of a bed.
Nuove sorgenti,
nuove forme, nuove
“esperienze di luce”:
progetti per il futuro che non
dimenticano la storia
del design.
New light sources, new shapes,
new “light experiences”:
projects for the future that
don’t forget the history
of design.
Massimo Anselmi’s current enterprise is worthy of special attention
because it does not involve recovery of a single design but the relaunching of a historic Italian lighting brand, Stilnovo (established
in 1946 by Bruno Gatta). The goal is to give new life to the iconic
designs of a number of Italy’s most important designers and lay the
foundations for new collections to be developed on the basis of the
same approach, in which dedication to the work of design is given
more importance than the commercial factors which are often given
priority in today’s design and production dynamics.
“Topo” and “Triedro”, designed by Joe Colombo, Cini Boeri’s
“Lucetta”, Ettore Sottsass’ red and black “Valigia”, Danilo and
Corrado Airoldi’s “Periscopio”, Jonathan De Pas, Donato D’urbino
and Paolo Lomazzi’s “Alfiere” and “Lampiatta” and the “Paralume”
designed by Antonio Macchi Cassia with Roberto Beretta are only
a few of the lamps presented during Design Week in the splendid
former Galvotecnica Bugatti factory in Zona Tortona.
“We have brought these lamps back to life”, says Massimo Anselmi,
“because their design is still very relevant today, and we expect the
market to respond positively to the new versions we offer”. The tenpoint manifesto written by a Stilnovo scientific committee states that
it is essential to put design thinking, know-how and the experience
of knowledge at the centre of enterprise today. Just as they did half
a century ago, when great masters and great manufacturers came
together to offer “Italian taste” to the whole world.
XII
design focus object
objective jean nouvel
azienda Artemide
anno realizzazione prodotto 2013
materiale alluminio (corpo), materiale termoplastico (diffusore)
dimensioni Ø72mm, H371mm
firm Artemide
year of realization 2013
material aluminium (body), thermoplastic material (diffusor)
dimensions Ø72mm, H371mm
“Oggi la tecnologia ci permette di nascondere il tecnicismo.
È l’estetica del miracolo”. Jean Nouvel ha progettato per Artemide
una piccola lampada da tavolo costituita da un cilindro scomposto
in quattro parti, ciascuna con movimenti e funzioni proprie: una base,
un segmento vetrato, una prima testa, una seconda testa. L’immagine
finale dell’oggetto, sostanzialmente un tubo con l’alloggiamento di
diverse ottiche, rimanda immediatamente all’obiettivo fotografico
o cinematografico con i tre i diversi segmenti caratterizzati ciascuno
da un diverso movimento. La luce esce magicamente da questo volume
elementare e permette un’interpretazione personale dello spazio
secondo tre livelli percettivi ottenuti grazie a due sorgenti di luce a LED.
Il primo livello è una luce d’ambiente proveniente dal segmento vetrato
che si diffonde morbidamente sul piano. Al secondo livello l’ottica
della prima testa ruota di 360° sull’asse orizzontale, e permette di
direzionare la luce in diverse zone del piano di lavoro.
Il terzo livello è rappresentato da una luce puntata verso l’alto dal
proiettore della seconda testa, orientabile sull’asse verticale tra 0 e 45°.
“Today it is technology that allows us to hide the technical aspect.
It is the aesthetics of the miracle”. Jean Nouvel designed a small table
lamp for Artemide consisting of a cylinder broken down into four parts,
each with its own movements and functions: a base, a glass segment,
a first head, a second head. The character of the object – essentially
a tube containing different sets of optics – recalls the lens of a still or
movie camera, with the three different segments each characterised
by a different movement. Light comes magically from this elementary
volume, permitting a personal interpretation of space on the basis
of the three levels of perception obtained with two LED light sources.
The first level is ambient light from the glass segment that is diffused
softly over the surface. On the second level the optics in the first
head turn 360° on the horizontal axis, allowing light to be directed
to different parts of the work surface.
The third level is represented by light directed upwards from the
spotlight in the second head, which may be adjusted on the vertical
axis between 0 and 45°.
lunaire ferréol babin
azienda FontanaArte
anno realizzazione prodotto 2013
materiale alluminio (riflettore e disco frontale), metacrilato (diffusore)
dimensioni Ø750x110mm
colori riflettore e disco frontale bianco, riflettore bianco e disco
frontale nero
firm FontanaArte
year of realization 2013
material aluminium (reflector and front disc), methacrylate (diffusor)
dimensions Ø750x110mm
colours white reflector and front disc, white reflector and black
front disc
Il riferimento piuttosto esplicito è quello del fenomeno di luce naturale
prodotto dalle eclissi; il risultato è la possibilità di stupire dando vita
con un semplice tocco ad atmosfere inedite e sorprendenti: con la
lampada a parete Lunaire, il giovane designer francese Ferréol Babin,
permette ad ogni utilizzatore di calibrare la tipologia di illuminazione
in base alle specifiche esigenze del momento. Interessato nei suoi
progetti all’interazione tra gli utenti e gli oggetti, Babin ha dato vita
ad una luce che cambia immediatamente tirando verso di se, oppure
spingendo, il disco frontale in alluminio verniciato ospitato da un
grande riflettore dalla forma concava. Il disco, che alloggia al suo
interno la fonte luminosa, produce una luce diversa in base a come
si posiziona rispetto al diffusore in metacrilato trasparente sabbiato:
diffondente posteriore quando il disco frontale è chiuso cioè spinto
verso il muro; si sprigiona frontalmente, riflettendosi sul diffusore,
quando è aperto. Grazie alle notevoli dimensioni del diffusore,
Lunaire è ideale per l’illuminazione di grandi spazi, sia in ambito
domestico che contract.
The reference is quite explicit: the natural light phenomenon produced
by an eclipse. The result is the ability to amaze by creating new and
unusual atmospheres with a single touch: with the Lunaire wall lamp,
young French designer Ferréol Babin allows every user to calibrate
the type of light on the basis of his or her specific requirements at
the time. Interested in his projects to interaction between users and
objects, Babin has created a light that changes immediately if we
pull toward us, or push away, the smaller front disc made of painted
aluminium set inside the large concave reflector. The disc, which
contains the light source, produces different kinds of light depending
on how it is positioned with respect to the frosted clear methacrylate
diffusor: diffusing light from the back when the front disc is closed,
pressed toward the wall; or releasing it from the front, reflecting it
on the diffusor, when it is open. The large size of the diffusor makes
Lunaire ideal for illuminating large spaces in the home or the contract
industry.
XIV
design focus object
ascent daniel rybakken
azienda Luceplan
anno realizzazione prodotto 2013
materiale alluminio (testa), tecnopolimero (stelo), acciaio (base)
dimensioni H640mm (con perno); H650mm, base 170x170mm
(con base); Ø85mm (testa)
colori nero
firm Luceplan
year of realization 2013
material aluminium (head), technopolymer (stem), steel (base)
dimensions H640mm (with anchor bolt); H650mm, base
170x170mm (with base); Ø85mm (head)
colours black
Un progetto concettuale ed intimista ma ad alto contenuto
tecnologico, un oggetto sofisticato ed essenziale proprio dello stile
“magico” del designer norvegese: l’innovazione tecnica e formale,
che da sempre contraddistingue l’attività di Luceplan, definisce anche
la nuova lampada da tavolo Ascent, un’idea di luce che inverte le
proporzioni tra paralume e corpo e propone una gestualità inedita
per l’accensione, regolazione dell’intensità e spegnimento. Grazie
infatti ad un semplice movimento, si fa scorrere verticalmente il
piccolo paralume lungo lo stelo sottile con un movimento fluido
e continuo, dall’alto verso il basso e viceversa.
Il circuito elettronico, collocato proprio sullo stelo, trasmette degli
imput al microprocessore che interpreta il cambio di stato della
lampada per una dimmerizzazione precisa e puntuale dell’intensità
luminosa. Disponibile in due versioni, con perno fisso da tavolo e con
base, Ascent ha una calotta in alluminio con finitura verniciata dal
tocco morbido e uno stelo in termoplastico da estrusione che lasciano
intravedere il circuito elettronico.
A conceptual, intimistic design incorporating advanced technology;
a sophisticated yet simple object characteristic of the Norwegian
designer’s “magical” style. The technical and formal innovation that
has always been associated with Luceplan also describes the new
Ascent table lamp, a lighting concept that reverses the proportions
between the lampshade and the body of the light and proposes a new
way of turning on the light, adjusting its intensity and turning it off.
A simple gesture slides the little head along the thin stem, with a fluid,
continuous motion from the top downwards or vice versa.
The electronic circuit in the stem sends input to the microprocessor,
which interprets the change in the lamp’s status with precise, accurate
dimmering of the intensity of the light. Available in two versions, with
an anchor bolt to fix to the table or a base, Ascent has an aluminium
head with a soft painted finish and an extruded thermoplastic stem
that allows us to glimpse the electronic circuit within.
string lights michael anastassiades
azienda Flos
anno realizzazione prodotto 2013
materiale filo elettrico, metacrilato pressofuso
dimensioni Ø190mm (diffusore sferico), Ø190xH160mm
(diffusore conico)
colori nero
firm Flos
year of realization 2013
material electric wire, die-cast methacrylate
dimensions Ø190mm (spherical diffusor), Ø190xH160mm
(conical diffusor)
colours black
Un filo elettrico nero entra in relazione con l’architettura di uno
spazio, inserendosi in modo preciso nelle linee formate dalle pareti
di una stanza, come i fili della luce che si allungano tra i pali per
delimitare uno spazio esterno, ad esempio una piazza di un paese
durante una festa notturna: concettualmente semplice ma ardita
String Lights è l’originale lampada a sospensione concepita per
Flos dal designer cipriota Michael Anastassiades, da sempre alla
ricerca dell’essenza primigenia delle forme e dei materiali. “Il mio
lavoro nasce da un’idea di sottrazione. Perché un oggetto spogliato
e riportato alla propria nuda essenzialità è l’ultima, definitiva
espressione della bellezza”.
Dai fili, che si proiettano nello spazio secondo il disegno e le
traiettorie preferite da chi lo vive, scendono due differenti fonti
di luce, conica o sferica, che diffondono una calda luce a LED.
La tridimensionalità è garantita da un sistema di tensori che rende
volumetrica la forma tratteggiata da questa cordicella leggera che
gioca con lo spazio generando un precario equilibrio.
A black electric wire sets up a relationship with the architecture of
a space, precisely becoming part of the lines formed by the walls
of a room, like lighting cables suspended between poles bordering
an outdoor space, such as a village square during a party at night:
conceptually simple yet bold, String Lights is an original suspension
lamp designed for Flos by Cypriot designer Michael Anastassiades,
always in search of the original essence of shapes and materials.
“My work springs from an idea of subtraction. Because a naked
object brought back to its bare essentiality is the ultimate, definitive
expression of beauty.”
From the cables, which are projected in space on the basis of the
user’s preferred design and trajectories, come two different pendant
light sources, conical or spherical, giving off a warm LED light.
Three-dimensionality is ensured by a tensor system that adds volume
to the shape designed by this lightweight cord that plays with space
to generate a precarious equilibrium.
Minimale,
poetica, eterea
ma concreta…
come un tratto di matita
disegnato nell’etere per
esprimere al meglio il concetto
di sospensione
Minimal, poetic, ethereal yet
concrete… like a pencil line
drawn in ether to expressing
the concept
of “suspension”
XVI
design focus object
stick matali crasset
azienda Fabbian Illuminazione
anno realizzazione prodotto 2013
materiale listelli in legno Ayous (intelaiatura), metallo (struttura)
dimensioni Ø350xH1600/1850mm (da terra); Ø430xH650mm,
Ø500xH970mm (a sospensione); Ø330xH650mm (da tavolo
e applique)
firm Fabbian Illuminazione
year of realization 2013
material strips of Ayous wood (frame), metal (structure)
dimensions Ø350xH1600/1850mm (floor lamps);
Ø430xH650mm, Ø500xH970mm (suspension lamps);
Ø330xH650mm (table lamp and wall lamp)
Un modulo in legno Ayous ispirato alla forma di una pinza che si ripete
dando vita ad una famiglia di lampade: Stick è la collezione disegnata
da Matali Crasset. La forma del modulo, due elementi piegati e tesi
da un supporto centrale, e la sua texture, permettono il diffondersi
di una luce morbida e calda, mentre proprio la sua ripetizione crea
un gioco di grafismi e di ombre inattese. Così la designer francese
descrive il concept del progetto: “Si parte da un unico modulo che
si comporta al pari di una materia plasmabile: in questo modo si
riveste la sorgente luminosa, la si “addomestica” e si diffonde una luce
sfumata dalla levigatezza del legno. Lo scopo da raggiungere è che la
luce sviluppandosi nell’ambiente, possa creare delle aree separate e,
al tempo stesso, filtri senza delimitare totalmente gli spazi; questo tipo
di effetto è ottenuto grazie a degli “oggetti-spazio” che hanno questa
doppia funzione. È un ritorno all’essenza e un modo di mostrare che
il design è innanzitutto forza creativa.” La collezione si compone
di una lampada da tavolo, un’applique, quattro piantane e cinque
lampade a sospensione declinate in quattro diverse forme del diffusore.
Ayous wood modules resembling oversized pincers are repeated to
create a family of lampshades: Stick is a lighting collection designed
by Matali Crasset. The shape of the module, two elements folded and
held tense by a central support, and its texture allow it to diffuse a
soft, warm light, while the repetition of the modules creates an effect
of unexpected graphics and shadows. The French designer describes
the concept behind the project: “It all starts with a single module which
behaves like a pliant material: this way, the light source is covered
and ‘tamed’ and a veiled light is diffused from the smoothness of the
wood. The goal to be achieved is for the light to develop in the interior,
creating separate areas and, at the same time, to filter without fully
delimiting the spaces; this type of effect is achieved thanks to ‘spaceobjects’ which have this dual function. It is a return to the essence and
a way of showing that design is first and foremost creative strength.”
The collection includes a table lamp, a wall lamp, four floor lamps
and five suspension lamps available with four different diffusor shapes.
candy collection doriana e massimiliano fuksas
azienda Zonca
anno realizzazione prodotto 2013
materiale metallo microforato
dimensioni 240x180mm (piccolo), 370x270mm (medio),
410x310mm (grande)
colori fucsia, giallo, arancione, verde acido, turchese, grigio, nero, bianco
firm Zonca
year of realization 2013
material micro-perforated metal
dimensions 240x180mm (small), 370x270mm (medium),
410x310mm (large)
colours fuchsia, yellow, orange, acid green, turquoise, grey, black, white
Doriana e Massimiliano Fuksas hanno sviluppato per Zonca una
collezione di lampade dal design geometrico ed essenziale, ma
dall’immagine complessiva ironica, divertente e preziosa allo stesso
tempo. Dodici facce pentagonali realizzate in metallo colorato
microforato danno vita ad uno scrigno di luce che si muove nello
spazio per appoggiarsi al muro o al tavolo o rimanere sospeso
nell’aria. A questa versione si accompagna una seconda tipologia,
completamente priva di facce e superfici e caratterizzata unicamente
dalla sua struttura, un’ossatura lasciata a vista. Una collezione di
lampade che diventano veri e propri oggetti d’arredo con i quali
creare ambientazioni uniche e suggestive. La forma e le caratteristiche
delle lampade permettono di accostarle fra loro, di sovrapporle e
incastonarle per dar vita a installazioni più ampie, percorsi e sculture
luminose in grado di conferire nuova identità ad ogni ambiente.
Un prisma pentagonale stilizzato, realizzato con colori diversi dal
corpo della lampada, può essere incastonato su ogni apparecchio
e svolge il compito di direzionare il fascio di luce.
Doriana and Massimiliano Fuksas have come up with a collection of
lamps for Zanca characterised by simple geometric design with a fun,
ironic, precious image. Twelve pentagonal faces of micro-perforated
coloured metal create a treasure chest of light that moves in space
to rest on the wall or table or hang suspended in the air. This version
is accompanied by a second type without any faces or surfaces
at all, characterised simply by its structure, a skeleton left in view.
The collection of lamps becomes a set of items of décor with which
to create unique, evocative spaces. The lamps’ shape and features
allow them to be combined, overlapped and set together to create
bigger installations, paths and light sculptures that can renew the
identity of any space.
A stylised pentagonal prism in different colours from the body of
the lamp may be set on each light fixture to direct the beam of light.
XVIII design focus object
Robustezza,
resistenza, tattilità e…
sorprendente leggerezza:
un nuovo materiale per una
collezione che dialoga
con l’architettura
Strength, toughness, tactility
and… surprising lightness:
a new material for
a collection that interact
with architecture
zero51 lucifero’s design department
azienda Lucifero’s
anno realizzazione prodotto 2012
materiale Piumacemento®
dimensioni Ø700/1000/1300mm
firm Lucifero’s
year of realization 2012
material Piumacemento®
dimensions Ø700/1000/1300mm
Una gamma di apparecchi di illuminazione da interni e da esterni
innovativi e funzionali, una collezione di prodotti che parla il
linguaggio dell’architettura per offrire al progettista veri e propri
oggetti d’arredo. Realizzati in Piumacemento®, un materiale brevettato
che ha l’aspetto del cemento ma che ne supera i limiti d’impiego
legati al peso, perché fatto solo in parte del materiale base, i prodotti
della collezione iCementi pesano fino all’80% in meno di forme
analoghe realizzate in cemento tradizionale e coniugano l’aspetto
estetico, la sensazione tattile, la robustezza e la resistenza agli agenti
atmosferici del cemento alla leggerezza, malleabilità produttiva
e facilità di trasporto e di installazione. L’intera collezione è studiata
per alloggiare sorgenti LED di ultima generazione.
Zero51 è il nuovo apparecchio a plafone o sospensione per
illuminazione d’interni a luce diffusa diretta, con corpo in
Piumacemento® nella finitura “cemento lisciato”realizzata a mano
e schermo diffondente in PMMA opalino bianco.
A range of innovative and functional indoor and outdoor lighting
equipment, a collection of products that speak the language of
architecture in order to offer designers genuine furnishing items. Made
of Piumacemento®, a patented material and which looks like concrete
but overcomes its limits in terms of use due to its weight as it is actually
only partly made of concrete. The products of the iCementi collection
weigh up to 80% less than similar shapes made of conventional
concrete and combine the appearance, the touch, the strength and
the resistance to weathering of concrete with lightness, production
pliability and ease of transport and installation. The whole collection
has been designed to house latest-generation LED sources of light.
Zero51 is the new fixture for ceiling mounting or suspension, for
lighting interiors with direct diffused light. The casing is made of
Piumacemento® with the had-made “smoothed cement” finish, while
the light-diffusing shield is made of white opalescent PMMA.
diamo zumtobel design department
azienda Zumtobel
anno realizzazione prodotto 2013
materiale alluminio (armatura e riflettori)
dimensioni Ø68mm, H98mm
firm Zumtobel
year of realization 2013
material aluminium (cage and reflector lights)
dimensions Ø68mm, H98mm
Luce di qualità, effetto brillante punto per punto, massima precisione
in uno spazio minimo: sviluppato in stretta collaborazione con il
laboratorio di luce Bartenbach Lichtlabor, il downlight Diamo di
Zumtobel può contare su una tecnologia esclusiva che lo colloca ai
massimi livelli nel panorama degli apparecchi da incasso miniaturizzati.
I moduli LED di potenza che generano un flusso luminoso che supera
i 1250 Lumen, consentono un’efficace illuminazione d’accento e una
luce di qualità complessiva eccellente, mentre i riflettori speciali in
alluminio puro sono studiati per una perfetta distribuzione fotometrica
della luce che associa precisione assoluta senza dispersioni, ottima
schermatura e un effetto molto brillante.
L’impiego di LED ad elevata potenza è reso possibile dalla compatta
e pregiata armatura in pressofusione di alluminio che assicura una
perfetta dissipazione in un volume comunque contenuto (68mm di
diametro del foro nel soffitto).
Caratteristiche tecniche e prestazioni rendono Diamo ideale per
applicazioni di pregio in hotel, negozi e uffici.
Quality light, a point by point brilliant effect, maximum precision
in a minimal space: developed by working closely together with the
Bartenbach Lichtlabor lighting workshop, the Diamo downlight by
Zumtobel can count on an exclusive technology that places it at the top
of the range in the overview of miniaturised equipment for flush-mounting.
The LED power modules that generate a flow of light exceeding 1250
Lumina enable effective spotlighting and an excellent overall quality
of the light, while the special pure aluminium reflector lights were
designed for perfect photometric distribution of the light, associating
absolute precision without dispersion, excellent shielding and a very
brilliant effect.
The use of high-power LEDs is made possible by the compact and
quality die-cast aluminium case which ensures perfect dissipation within
a volume that is in any case limited (diameter of the hole in the ceiling:
68mm).
Diamo has ideal technical characteristics and performance levels for
quality applications in hotels, shops and offices.
XX
design focus project
progetto Kilden Performing Arts Centre
luogo Kristiansand (Norvegia)
progettista Finske ALA Architects in collaborazione con SMS Arkitekter
committente Sørlandet IKS
anno di realizzazione 2011
project Kilden Performing Arts Centre
location Kristiansand (Norway)
designer Finske ALA Architects in collaboration with SMS Arkitekter
client Sørlandet IKS
year of realization 2011
Un edificio iconico inserito nel tessuto urbano di Kristiansand, in
Norvegia, ubicato in prossimità del mare e chiamato ad ospitare
teatro e sala concerti: Simes ha partecipato alla realizzazione
del Kilden Konserthus, la struttura dedicata all’arte, alla cultura
e allo spettacolo progettata dallo Studio finlandese ALA. Lo Studio
Cowi ha curato la progettazione illuminotecnica sotto ogni aspetto
funzionale ed emozionale utilizzando gli apparecchi illuminotecnici
Simes per esaltare al meglio le scelte architettoniche della costruzione
norvegese. La parete del foyer è stata illuminata, dal basso verso
l’alto, con apparecchi installati a terra che ne esaltano la dinamicità
delle forme. Sono stati utilizzati i calpestabili Megazip nella versione
customizzata e dimmerabile, di forma tonda con anello in acciaio
Inox e diffusore in vetro acidato. Grazie alla tecnologia delle
lampade, ai filtri antiabbagliamento e alla corretta scelta dell’ottica,
è stato possibile assicurare una perfetta uniformità di distribuzione
della luce sull’aggetto ligneo, assicurando contemporaneamente
un pieno confort visivo.
An iconic building that is part of the urban fabric of Kristiansand,
in Norway, situated close to the sea and called upon to house a
theatre and a concert hall: Simes played a part in creating the Kilden
Konserthus, a structure dedicated to art, culture and shows designed
by the Finnish firm ALA. Cowi took care of every functional and
emotional aspect of this activity, using Simes lighting fixtures to show
off the architectural choices of the Norwegian construction in the
best possible way. The wall of the foyer was lit from the bottom up
with equipment installed on the floor to highlight the dynamic nature
of the forms. Megazip devices, which can be walked on, were used
in the customised dimmable version. They are round in shape and
each has a stainless steel ring and an acid-etched glass light diffuser.
Thanks to the technology of the lamps, the anti-dazzling filters and the
correct choice of optics, it was possible to ensure perfect uniformity
of distribution of the light over the wooden surface, providing at the
same time complete visual comfort.
Iwan Baan
megazip simes
linearlight power flex osram
progetto cantina vinicola “Il Carapace”
luogo Bevagna (PG)
progettista Arnaldo Pomodoro, Arch. Giorgio e Luca Pedrotti
committente Famiglia Lunelli
anno di realizzazione 2012
project “Il Carapace” wine cellar
location Bevagna (PG)
designer Arnaldo Pomodoro, Architects Giorgio and Luca Pedrotti
client The Lunelli Family
year of realization 2012
Arte, natura e tecnologia: Osram illumina il Carapace di Arnaldo
Pomodoro, il “guscio” adagiato nella tenuta di Castelbuono a
Bevagna che ospita le cantine della famiglia Lunelli. Lo studio Barbara
Balestreri Lighting Designer ha progettato il sistema di illuminazione
di questo edificio-scultura, con soluzioni che esaltano il valore artistico
dello spazio. Grazie alla tecnologia LED è stato possibile convogliare
le esigenze sculturali e ambientali in un complesso esteticamente
armonico e integrato nel paesaggio circostante. Piccole dimensioni,
consumi ridotti, lunga durata, bassissima emissione di calore:
le strisce LED flessibili Osram consentono una progettazione molto
creativa e possono essere inserite in ambienti diversi con la massima
flessibilità. In particolare, per questo progetto è stata impiegata
la famiglia LINEARlight POWER Flex, che impiega LED di ultima
generazione e garantisce un incremento del 77% del flusso luminoso
e del 90% dell’efficacia luminosa. Queste versatili strisce LED ad alta
potenza si prestano a molteplici applicazioni, grazie al collegamento
dei moduli che avviene senza la necessità di saldature.
Art, nature and technology: Osram has illuminated Arnaldo
Pomodoro’s “Il Carapace”, the shell resting in the Castelbuono
estate in Bevagna containing the wine cellars of the Lunelli family.
The Barbara Balestreri Lighting Designer firm designed the lighting
system of this building-cum-sculpture with solutions that highlight the
artistic value of the area. Thanks to LED technology, it was possible to
combine sculptural and environmental requirements in an aesthetically
harmonious complex that fits well into the surrounding landscape.
Small, low consumption, long-lasting, very low heat emission: Osram
flexible LED strips enable highly creative design and can be installed
in different environments with the greatest flexibility. Specifically, for
this project the LINEARlight POWER Flex family was chosen. It uses
latest-generation LEDs and ensures a 77% increase if the light flow
and a 90% increase of the lighting effectiveness. These versatile strips
of high-power LEDs can be used for a number of different applications,
thanks also to the fact that the connections can be made with no need
for welding.
XXII
design focus project
moove, dafne, milo, shop line 156 martini
progetto Libreria Feltrinelli
luogo Pistoia
progettista Martini Staff
committente Feltrinelli
anno di realizzazione 2012
project Feltrinelli bookshop
location Pistoia
designer Martini Staff
client Feltrinelli
year of realization 2012
Un luogo accogliente e invitante, nel quale oltre all’acquisto di
prodotti sia possibile vivere piacevoli esperienze sociali e culturali: è
questo l’obiettivo dei punti vendita Feltrinelli, collocati in diverse città
italiane, per i quali Martini è stata chiamata a sviluppare un sistema di
illuminazione funzionale alla lettura ma che conferisse allo stesso tempo
una sensazione di un ambiente “caldo” e familiare. Per la libreria di
Pistoia, che trova posta all’interno di un palazzo storico nel centro della
città, Martini staff ha fornito e installato quattro apparecchi luminosi
scelti all’interno dell’ampia gamma di soluzioni tecniche proposte
dall’azienda. Moove, l’apparecchio progettato per l’illuminazione di
interni a luce indiretta o indiretta/parzialmente diretta, è stato scelto
per la semplicità del suo disegno e la capacità sia di scomparire
all’interno dell’ambiente illuminato, sia di diventare elemento di
decorazione. Leggerezza e sinuosità delle forme caratterizzano invece
Dafne, la famiglia di apparecchi a sospensione e applique a luce
indiretta, ideale per dare identità a qualsiasi spazio. In questo progetto
sono stati utilizzati anche Shop line 156 e il proiettore Milo.
A cosy, inviting place where people can not only buy books but enjoy
social and cultural experiences: this is the purpose of the Feltrinelli
bookshops located in various Italian cities, for which Martini was
asked to develop a lighting system that would facilitate reading while
creating a feeling of warmth and cosiness. For the Pistoia bookshop,
located in a historic building in the city centre, Martini staff supplied
and installed four light fixtures selected from the company’s vast range
of technical solutions. Moove, a light fixture designed for illuminating
interiors with indirect or indirect/partially direct light, was chosen for
the simplicity of its design and its ability to disappear in the space
it lights up or become a part of the décor. Lightness and curvaceous
forms characterise Dafne, a family of suspension lights and wall lights
for indirect lighting, ideal for defining the identity of any space. In this
project Martini also used its Shop line 156 and Milo spotlight.
sl 787 performance in lighting - spittler
progetto Museo di Arti Figurative
luogo Lipsia
progettista Hufnagel Pütz Rafaelian Architekten
committente Municipalità di Lipsia
anno di realizzazione 2012
project Museum of Figurative Arts
location Leipzig
designer Hufnagel Pütz Rafaelian Architekten
client Leizig City Council
year of realization 2012
Sorge nel centro della città di Lipsia, accanto alla Chiesa di St.
Nikolai e al vecchio municipio, il nuovo Museo di Arti Figurative,
una struttura rettangolare lineare e trasparente progettata da Hufnagel
Pütz Rafaelian Architekten. Il progetto illuminotecnico ripropone
il carattere dell’essenzialità proprio dell’edificio, attraverso profili
e soffitti luminosi che garantiscono un’illuminazione uniforme di sfondo
e una concentrazione soltanto sulle opere esposte.
I soffitti sono realizzati in vetro multistrato laminato di sicurezza, con
lamine integrate che assicurano una dispersione ed una trasmissione
della luce eccellenti. Il progetto ha previsto l’installazione di luci
fluorescenti combinate con unità ballast elettroniche dimmerabili che
creano scenografie di illuminazione personalizzata per ciascun spazio
espositivo. Gli apparecchi SL 787 del marchio Spittler, rappresentano
una soluzione flessibile, sia dal punto di vista progettuale che
realizzativo. Questi corpi illuminanti garantiscono ottime performance
e un considerevole risparmio energetico grazie all’elevata efficienza
e all’uso delle tecnologie di illuminazione più innovative.
The new Museum of Figurative Arts stands at the centre of the city
of Leipzig, next to the Church of St Nikolai and to the old Town Hall.
It is a linear and transparent rectangular structure, designed by the
firm Hufnagel Pütz Rafaelian Architekten. The lighting project reproposes the essentiality that is proper to the building through bright
sections and ceilings that guarantee uniform background lighting and
concentration only on the works on show.
The ceilings are made of multiple layer laminated safety glass,
with incorporated laminas that ensure excellent dispersion and light
transmission. The project called for the installation of fluorescent
lights combined with dimmerable electronic ballast units that create
customised lighting for each exhibition area. Spittler SL 787 fixtures
are a flexible solution, both from the design point of view and from
that of realisation. These lights ensure excellent performance and
considerable energy savings thanks to their high efficiency and use
of the most innovative lighting technology.
XXIV design focus review
Framework Axo Light
design Manuel Vivian
Linee semplici e geometriche per
Framework, la cornice di forma
quadrata o rettangolare, realizzata
in alluminio verniciato bianco, nella
quale la luce non è mai diretta ma
si distribuisce morbidamente lungo
i lati del profilo. Le diverse dimensioni
e altezze permettono di accavallare
le strutture per ottenere numerose
composizioni formali che diventano
elemento decorativo dello spazio.
Simple geometric lines distinguish
Framework, a square or rectangular
white aluminium frame in which light
is never direct but softly distributed
along all sides of the profile. Different
sizes and heights allow the fixtures
to be overlapped to create a variety
of different formal compositions that
become decorative elements in the
room.
Axo Light srl
via Moglianese, 44 – 30037 Scorzè (VE)
tel 041 5845193 – fax 041 584506
www.axolight.it – [email protected]
Leaf Buzzi & Buzzi
design Andrea Sensoli
Una lampada da semi incasso che
esalta le caratteristica dell’Aircoral®,
il materiale di nuova concezione ecoattivo, anti-inquinante e antibatterico,
in grado di purificare l’aria: Leaf,
installabile orizzontalmente o
verticalmente sia a parete che a soffitto,
esce delicatamente dalla superficie
grazie alla sua purezza formale e alla
forma delicata. Utilizzata a grappolo
accentua la sua immagine magica.
A semi-inset lamp enhancing the
features of Aircoral®, a new ecoactive, anti-pollutant and antibacterial
material that purifies the air: Leaf, which
may be installed either horizontally
or vertically, on the wall or ceiling,
emerges delicately from the surface with
its formal purity and delicate form. May
be used in bunches to accentuate its
magical yet discrete image.
Buzzi & Buzzi
via Pascoli, 5 – 24040 Canonica d’Adda (BG)
tel 02 9094942 – fax 02 9094944
www.buzzi-buzzi.it – [email protected]
Lumination™ LED Linear GE Lighting
Design pulito, profilo ultra-sottile,
doppio asimmetrico: Lumination™ LED
Linear è un apparecchio a sospensione
che garantisce una distribuzione
uniforme della luce, dotato di
tecnologia Intrinsix™ che consente
di massimizzare le performance,
il controllo e l’efficienza dei LED
utilizzati. Da acceso emette una luce
perfettamente omogenea e uniforme,
da spento, diventa quasi trasparente.
Clean design and an ultra-thin, doubly
asymmetrical profile: Lumination™
LED Linear is a suspension light
guaranteeing even distribution of
light, featuring Intrinsix™ technology
permitting maximisation of the
performance, control and efficiency
of the LEDs used in the light fixture.
When turned on it emits perfectly even
light, and when off it becomes almost
transparent.
GE Lighting Italia
Centro Dir. Colleoni, Palazzo Andromeda, B1 - 3°P
via Paracelso, 16 – 20864 Agrate Brianza (MB)
www.ge.com
Universal Design Spot Hella
Apparecchio in pressofusione di
alluminio dalla forma compatta e
dallo spessore di incasso di soli 50mm
dotato di efficienza cromatica superiore
al 90%. Il doppio circuito con cui è
realizzato, consente di ottenere ad
apparecchio spento, un anello di luce
di colore ambra, che durante le ore
diurne permette di sfruttare la luce
solare, ma di mantenere inalterata
l’atmosfera accogliente dell’ambiente.
A die cast aluminium light fixture with
a very compact form, only 50mm
thick, with a chromatic efficiency of
more than 90%. The double circuit
with which it is made creates a ring
of amber light when it is turned off,
exploiting sunlight in daytime while
maintaining the room’s warm, cosy
atmosphere.
Hella spa
via Bruno Buozzi, 5 – 20090 Caleppio di Settala (MI)
tel 02 98835241-242-243 – fax 02 98835838
www.hella.it
Yoko Foscarini
design Anderssen & Voll
Una luce bianca che viene dal nord,
riflessi e sfumature delicate, colori
leggeri e accennati propri dello stile
scandinavo: immateriale ed eterea,
la lampada da tavolo Yoko rimanda
all’immagine impalpabile della bolla
di sapone che si libra leggera nello
spazio. Un oggetto discreto e raffinato,
ottenuto tramite un processo di blown
moulding e grazie a un materiale
sottovalutato come il PMMA.
A northern white light, with delicate
hues barely hinting at light colours,
characteristic of Scandinavian style:
immaterial, ethereal Yoko table lamp
brings to mind the impalpabile image
of a soap bubble rising freely into
space. A discrete, refined object,
expressed through a process of blown
moulding technique and through
a overlooked like the polymethyl
methacrylate.
Foscarini srl
via delle Industrie, 27 – 30020 Marcon (VE)
tel 041 595 3811 – fax 041 595 3820
www.foscarini.com – [email protected]
Cellulae Danese
design OBR
Un sistema aperto costituito da una
serie di moduli che creano energia e
l’accumulano localmente, che si nutrono
di anidride carbonica e producono
ossigeno. Nel modulo Luce, una piastra
di led RGB o RWB è continuamente
declinabile e combinabile con altri
moduli per creare nuove esperienze
percettive. La luce interagisce con
superfici diverse attivandole e dando
vita a nuovi processi.
An open system consisting of a series
of modules that create energy and
accumulate it locally, feeding on carbon
dioxide and producing oxygen.
In the Light module, a plate of RGB or
RWB leds may be continually oriented
and combined with other modules
to create new perceptive experiences.
Light interacts with different surfaces,
activating them and giving life to new
processes.
Danese Milano
via Antonio Canova, 34 – 20145 Milano
tel 02 349611 – fax 02 349611
www.danesemilano.com – [email protected]
Twist Karman
design Studio Bizzarri
L’intreccio e la sua rilettura in chiave
contemporanea sono le idee guida
del concept di Twist, la lampada
realizzata i-Mesh, il tessuto tecnologico
in nylon, kevlar, basalto o carbonio
di derivazione velica. Un materiale
leggero e resistente, che può essere
tessuto in modo industriale seguendo
il disegno prescelto e che viene
inglobato nel paralume trasparente. Da
sospensione, da appoggio o da terra.
Interweaving reinterpreted in a
contemporary style is the concept
behind Twist, a lamp made of i-Mesh,
a high-tech nylon, kevlar, basalt
or carbon fabric used in sails. This
light, strong material can be woven
industrially on the basis of a selected
design and incorporated in the clear
lampshade. Available in suspension,
tabletop and freestanding versions.
Karman srl
z.i. San Martino del Piano – 61034 Fossombrone (PU)
tel 0721 715042
www.karmanitalia.it – [email protected]
Albero iGuzzini
design Enzo Eusebi - Nothing Studio
Il tema è quello del sostegno
all’elemento illuminante: il palo per
l’outdoor Albero lavora sul concetto
della modularità, smontando la
tradizionale monoliticità del supporto
e proponendo un sistema di settori
componibili. Ne deriva un sistema di
illuminazione molto flessibile in grado
di supportare la luce ma anche altri
elementi di comunicazione, come
webcam, pannelli solari o frangisole.
The theme is support for the light
source: the pole for the outdoor
Albero is based on the concept of
modularity, dismantling the traditional
monolithic base and offering a system
of sectors which may be put together
as desired. The result is a particularly
flexible lighting system capable of
supporting not only the light but other
communication units, such as webcams,
solar panels or sunbreaks.
iGuzzini illuminazione spa
via Mariano Guzzini, 37 – 62019 Recanati (MC)
tel 071 75881 – fax 071 7588295
www.iguzzini.com – [email protected]
XXVI design focus review
Cloche Leucos
design Danilo De Rossi
Una lieve linea a campana generata
da una forma pura ingentilita da
una morbida apertura verso la
base: Cloche è la lampada in vetro
borosilicato disponibile nelle versioni
da terra e da sospensione. La ramatura
o la cromatura esterna le conferiscono
un aspetto solido, quasi compatto, ma
una volta accesa la luce si dissolvono
magicamente, svelando l’anima bianca
e luminosa del prezioso diffusore.
A light bell-shaped line generated
by a pure form softened by gentle
flaring towards the base: Cloche is a
borosilicate glass lamp available in
freestanding and suspension versions.
Copper or chrome-plating gives it a
solid, almost compact look, but when
the light is turned on it dissolves as if
by magic to reveal the bright white core
of the precious diffusor.
Leucos spa
via delle Industrie, 16/B – 30030 Solzano (VE)
tel 041 5741111 – fax 041 57 41321
www.leucos.com – [email protected]
Peacock Kundalini
design Noé Duchaufour Lawrance
La mitologia e il mondo naturale
offrono lo spunto progettuale per
Peacock, un chandelier a dodici
braccia la cui immagine rievoca
l’ordinato grafismo delle eleganti code
dei pavoni. Ogni sorgente luminosa
è racchiusa in un petalo schermato
da un diffusore in vetro ed è proprio la
perfetta progettazione di ogni singolo
elemento, a determinare la bellezza
e il fascino dell’insieme.
Mythology and the natural world offer
the inspiration for Peacock, a twelvearmed chandelier with an image
evoking the orderly graphic form
of a peacock’s tail. Each light source
is enclosed in a petal, screened by
a glass diffusor, and it is the perfect
design of each individual element that
gives the whole its beauty and charm.
Kundalini srl
viale L. da Vinci, 277 – 20090 Trezzano sul Naviglio (MI)
tel 02 36538950 – fax 02 36538964
www.kundalini.it – [email protected]
Everest Litek
Un’armatura stradale, compatta,
autopulente, modellata per non creare
alcuna resistenza al vento: il corpo
illuminante Everest garantisce ottime
prestazioni illuminotecniche grazie
all’utilizzo di tecnologia LED (4000K),
ottiche ad alta efficienza e vetro di
sicurezza temperato. La scatola di
connessione cavi, con accesso separato
da vano ottico, implementa un sistema
anticondensa brevettato GORE-TEX®.
A compact self-cleaning street light,
designed so as not to create resistance
to the wind. Everest luminaire ensures
an excellent lighting performance
thanks to the use of LED technology
(4000K), high-efficiency optics and
tempered safety glass. The junction box
for connecting the wiring, with separate
access from the optical compartment,
features a patented GORE-TEX®
condensation-prevention system.
Litek srl
via delle Industrie, 3b – 47824 Poggio Berni (RN)
tel 0541627208 – fax 0541627396
www.litek.it – [email protected]
Mcube Luxit
Una forma geometrica essenziale ma
un’identità polivalente che consente di
diffondere la luce in modo dinamico:
flessibile nelle forme e nelle sorgenti,
Mcube permette di realizzare varie
composizioni adatte a loft, negozi,
uffici, alberghi. Può essere utilizzata
come lampada singola, oppure in
composizioni di più volumi a creare
infinite combinazioni e può impiegare
tutte le sorgenti luminose disponibili.
Luxit Italiana srl
via delle More, 1 – 24030 Presezzo (BG)
tel 035 603511 – fax 035 464823
www.luxit.it – [email protected]
A simple geometric shape and a multifaceted identity permitting dynamic
diffusion of light: flexible in its shapes
and sources, Mcube makes it possible
to create a variety of compositions
for lofts, shops, offices and hotels.
It can be used as a single light fixture
or in compositions of multiple volumes
to create infinite combinations, and
it can use any available light source.
Fylo Linea Light
Una famiglia di elementi architettonici
luminosi, facilmente personalizzabili,
pensati per l’applicazione su
cartongesso: Fylo fonde in un’unica
soluzione architettura e luce, forma
e funzione, materia ed emozione.
Proposto con diverse sagome, anche
realizzabili su progetto, è un sistema
brevettato composto da un profilo
sagomato in polistirene espanso ad alta
densità ed un circuito a LED integrato.
A family of luminous architectural
elements that are easy to customise,
intended for application to
plasterboard: Fylo combines
architecture and light, form and
function, material and emotion in a
single element. Available in different
shapes, it is a patented system
including a specially shaped high
density expanded polystyrene profile
and a built-in LED circuit.
Linea Light Group
via Della Fornace, 59 z.i. – 31023 Castelminio di Resana (TV)
tel 0423 7868 – fax 0423 786900
www.linealight.com – [email protected]
Calle Linea Zero
design Manuel Barbieri
Forme ondeggianti, curve e armoniose
come le onde del mare, le dune della
sabbia o i petali di un fiore: Calle,
disegnata da Manuel Barbieri, art
director dell’azienda, si compone
di due sospensioni, due applique
e una lampada da tavolo. Il bianco
è il colore dominante, mentre una
leggera trasparenza consente un’ottima
diffusione della luce che illumina gli
ambienti e li rende accoglienti.
Wavy shapes, curved and harmonious
as ocean waves, sand dunes or
flower petals: Calle, designed by the
company’s art director Manuel Barbieri,
includes two suspension lamps, two
sconces and a table lamp. White
is the dominant colour, while slight
transparency permits optimal diffusion
of light to illuminate the room and give
it a cosy feel.
Linea Zero sas
via Vivaldi, 14/C – 37024 Negrar (VR)
tel 045 989600 – fax 045 8510027
www.lineazero.It – [email protected]
Flo Metal Lux
design Andrea Lazzari
Flo è la lampada a sospensione
costituita da un corpo sospeso centrale
decorato in metallo cromato lucido,
in cui la sorgente luminosa viene
volutamente nascosta tra l’elemento
decorativo formato da componenti
in vetro propendenti verso lo spazio
esterno, che creano così un gioco di
luce e ombre nell’ambiente circostante.
È disponibile in tre diverse colorazioni.
Flo is a suspension lamp consisting of a
suspended central body decorated with
glossy chrome-plated metal, in which
the light source is intentionally hidden
between the decorative element made
up of glass components extending
toward the external space to create
light and shadow effects around it.
Available in three different colours.
Metal Lux snc
via Piave, 35 – 35017 Torreselle di Piombino Dese (PD)
tel 049 5746206 – fax 049 5746206
www.metalluxlight.com – [email protected]
Fluida Martinelli Luce
design Studio Natural
Leggera, sinuosa, libera di
muoversi nello spazio dando vita a
conformazioni diverse: Fluida è la
lampada da tavolo a luce indiretta
formata da una fascia flessibile con
Led unita alle estremità a due basi in
metallo. Grazie ai magneti contenuti
nelle due basi può assumere molteplici
posizioni, modificando l’orientamento
della fascia led creando ogni volta
performance luminose diverse.
Light, sinuous, free to move about
in space and create different
conformations: Fluid is a table lamp
with indirect light formed of a flexible
strip with leds joined at the ends to two
metal bases. The magnets contained
in the two bases allow it to be used in a
variety of different positions, modifying
the orientation of the led beam to create
different light performances.
Martinelli Luce spa
via Teresa Bandettini – 55100 Lucca
tel 0583 418315 – fax 0583 419003
www.martinelliluce.it – [email protected]
XXVIII design focus review
Reverse Modo Luce
design Paolo Grasselli
Reverse è una sospensione a luce
diffusa dalla forma basica a tronco
di cono nella quale la flessibile
conformazione della struttura della
lampada consente, al momento
dell’installazione, di orientare il
diffusore con la base maggiore verso
l’alto o verso il basso. Viene proposta
nelle eleganti versioni in plissè ribbon
fasciato a mano e plissè classic, oppure
bicolore in cotone.
Reverse is a suspension lamp producing
diffuse light with a basic truncated
cone shape in which the flexible
conformation of the lamp’s structure
permits orientation of the diffusor at the
time of installation, putting the larger
base at the top or at the bottom.
It is offered in elegant classic and
hand-gathered pleated versions or
in two-tone cotton, in contrasting or
coordinated colours.
Modo Luce srl
via Venezia, 13 – 31028 Vazzola (TV)
tel 0438 488076 – fax 0438 488132
www.modoluce.com – [email protected]
Transformer Metal Spot
design Gabriele Paglione
Si gira, si volta, guarda in su, guarda
in giù, si compone, si traveste, si
colora: Transformer è il proiettore
trasformista. Un sistema versatile sia
nelle funzioni che nell’aspetto, formato
da un cilindro centrale contenente la
sorgente luminosa e l’elettronica e da
un secondo involucro personalizzabile
nel colore e nella fisionomia.
È la soluzione ideale per l’ambito
contract, retail e museale.
It rotates, turns, looks up, looks down,
is composed, disguised and coloured:
Transformer is a transforming spotlight.
A versatile system in terms of both
function and appearance, it is made up
of a central cylinder containing the light
source and electronics and a second
wrapper which may be customised
in colour and physiognomy. The ideal
solution in contract, retail and museum
buildings.
Metal Spot spa
via T. Tasso, 44 – 20089 Rozzano (MI)
tel 02 577711 – fax 02 8257853
www.metalspot.com – [email protected]
Lys Oluce
design AngelettiRuzza
Slanciata su un treppiedi e dotata di
una testa a campanula, Lys, con la
sua sofisticata eleganza, caratterizza
lo spazio senza ingombrarlo
eccessivamente. Proposta anche
nella tradizionale versione alogena,
si arricchisce di una nuovissima
versione a led. A distinguere le due
versioni un disco di metacrilato che,
appoggiato superiormente, disegna
un cerchio di luce, una piccola aureola.
Slender on its tripod, with its bluebellshaped head, the sophisticated
elegance of Lys adds character to
a space without taking up too much
room. Also available in a traditional
halogen version, it has now come out in
a new led version. The two versions are
made recognisable by a methacrylate
disc resting on top of them to form
a little halo of light.
Oluce srl
via Brescia, 2 – 20097 San Donato Milanese (MI)
tel 02 98491435 – fax 02 98490779
www.oluce.com – [email protected]
Arianna Pallucco
design Baldessari e Baldessari
Dalla memoria delle nostre tradizioni
torna l’immagine dell’arcolaio,
riattualizzato per diventare un
espressivo e innovativo gioco luminoso:
Arianna è una lampada che dialoga
con lo spazio circostante restituendo
imprevedibili tessiture di luci. Realizzata
con aste in legno di ciliegio e struttura
telescopica in metallo cromato perlato
ha un escursione da un minimo di
160mm ad un massimo di 980mm.
Out of the memory of tradition
comes the image of the wool-winder,
updated to become an innovative
and expressive light effect: Arianna is
a lamp that interacts with the space
around it, giving it back unpredictable
weaves of light. Made with cherry
wood rods and a chrome-plated metal
telescopic structure with a pearly finish,
it has an excursion of a minimum of
160mm to a maximum of 980mm.
Pallucco srl
via Azzi, 36 – 31038 Castagnole di Paese (TV)
tel 0422 438800 – fax 0422 438555
www.pallucco.com – [email protected]
antrax it
Un’azienda giovane ma con le idee chiare, una squadra affiatata e
collaudata con diverse anime e personalità, che associa competenze tecnico
industriali a creatività e spirito di innovazione, con un solo obiettivo comune: il
progetto, quello vero, quello che parte dall’idea e si sviluppa nella ricerca sui
materiali, che passa dall’analisi delle possibilità produttive e si concretizza in
un prodotto solo dopo averne verificato fattibilità, costi, opzioni. Ne nascono
proposte di identità diversa, nei quali le note stilistiche dei designer vengono
tradotte in soluzioni concrete grazie al know how di tecnici e progettisti
dell’azienda. La qualità è il filo conduttore di elementi radianti innovativi,
scalda salviette eleganti e caminetti ecologici che diventano protagonisti
dell’ambiente domestico, portando calore, design e stile in ogni spazio.
A young company with perfectly clear ideas, a well-tested and integrated
team combining different spirits and personalities, technical and industrial
skills, creativity and innovative spirit, sharing a single goal: design above
all, true design that starts with an idea and develops with research into
materials, starting with analysis of the feasibility of production and taking
concrete form in a product only when its feasibility and costs and all the
various available options have been given due consideration. The result
is proposals based on different identities in which the stylistic notes of the
designers are translated into concrete solutions through in-house technicians’
and designers’ know-how. Quality is the common thread shared by all the
company’s innovative radiators, elegant towel-warmers and ecological
chimneys that play a key role in the home, bringing warmth, design and
style into every room.
XXXIV design focus factory
antrax it
forme sartoriali per il calore
tailored forms for heat
text by Davide Cattaneo
photo by Ferdinando Sacco
Creatività, innovazione, ricerca, in una parola sola: progetto.
Di qualsiasi tipo, non solo legato alla propria attività principale, quella
nel settore del riscaldamento e dei radiatori in particolare, ma anche a
tutto ciò che ruota attorno ad un’azienda che vuole esprimere un made
in italy che è un modo d’essere, di lavorare, di pensare, di agire. Ecco
allora le iniziative culturali, le proposte progettuali legate al territorio,
la collaborazione con le università, la contaminazione e l’integrazione
di discipline diverse: Antrax IT è tutto questo, è un mondo complesso,
da scoprire lasciandosi trasportare dallo spirito creativo della famiglia
Crosetta, quello trasmesso da Ivano ai figli Alberico, Andrea e Luigi che
oggi seguono tutta l’attività: dalla selezione dei progetti e dei designer
allo studio di fattibilità, dalla realizzazione di ogni prodotto, soluzione,
sistema alla sua commercializzazione.
Proprio Alberico, oggi AD di Antrax IT, è stata la nostra guida
d’eccezione nella visita allo stabilimento di Resana, una struttura
in continua evoluzione, inserita in un contesto industriale che come
troppo spesso accade nelle nostre città, risulta privo di particolari
attenzioni e qualità dal punto di vista formale e compositivo. Ecco
allora che il primo progetto prende vita ancora fuori dai capannoni
in cui si producono i radiatori e i corpi riscaldanti dell’azienda.
Perché è l’azienda stessa ad aver pensato ad un Parco del Design,
un’area verde limitrofa all’insediamento produttivo, nel quale dar
vita uno spazio per la comunità e il suo tempo libero, un luogo di
incontro e scambio culturale, insomma uno spazio usufruibile da
tutti! Il progetto, in fase di realizzazione, sarà un’occasione per
parlare di Antrax ma non solo, per esporre prodotti che diventano
installazioni e opere d’arte site specific, per far percepire anche a
chi non è addetto ai lavori quanto impegno ed energia ci sia nella
realizzazione di un radiatore o di un caminetto, per completare
quel processo di “sdoganamento” dei “caloriferi” che l’azienda
porta avanti fin dai suoi esordi: da semplice elemento scaldante ad
oggetto d’arredo vero e proprio, da strumento meramente funzionale
a protagonista dell’ambiente bagno ma non solo, da interfaccia in
grado di trasmettere calore ma anche di generare atmosfere e spazi
accoglienti, ospitali, “caldi”. Creatività e funzionalità, estetica e
concretezza, attenzione al dettaglio e capacità di lavorare su scala
industriale: sono le idee guida dell’attività dell’azienda, concetti
chiave che si traducono in un modus operandi attento ma flessibile,
rigoroso ma versatile, capace di intuire le occasioni di cambiamento e
di anticipare le tendenze, ma anche di alimentare il proprio business
migliorando continuamente i propri processi consolidati. Proprio questa
duplice vocazione sartoriale/industriale è riscontrabile immediatamente
appena si accede alla produzione. Perché accanto a macchine e a
robot automatici, che svolgono le operazioni standard ed assemblano
i radiatori “tradizionali”, ci sono unità e stazioni dedicate, banchi di
lavoro progettati ad hoc per un nuovo modello, operatori specializzati
in grado di interpretare e a tradurre manualmente ciò che è stato
disegnato dai progettisti. Valorizzare quest’identità camaleontica
e questo equilibrio sottile tra ordinario e straordinario è la vera
vocazione dell’azienda, da sempre attenta a dare un “vestito” più
bello e interessante ad un corpo scaldante costruito a regola d’arte
in grado di soddisfare gli standard d’eccellenza del settore. L’attività
di Antrax IT corre pertanto su un duplice binario: dal punto di vista
tecnico per tener conto delle innovazioni tecnologiche e della ricerca
sui materiali che possano incrementare le prestazioni dei propri
prodotti, sotto il profilo estetico invece per valutare le proposte formali
che le vengono sottoposte da designer di fama internazionale.
Solo integrando questi due aspetti è infatti possibile essere oggi
competitivi in un mercato sempre più soggetto all’attacco di produttori
internazionali che spesso non guardano alla qualità del prodotto
ma solo al suo valore finale. Accanto al prodotto diventa quanto
mai indispensabile garantire un’eccellente servizio, per essere scelti
all’interno delle realizzazioni contract, un settore sempre più importante
per le aziende italiane e anche per Antrax. Da questi progetti contract
possono poi arrivare spunti per la produzione standard, dalla capacità
dell’azienda di personalizzare ogni elemento e soddisfare le richieste
dei progettisti possono nascere procedure da trasferire anche ad altri
prodotti, per ampliare sempre più la propria offerta e le possibilità di
personalizzazione. All’interno della produzione l’equilibrio raggiunto
tra quantità e qualità dei prodotti viene garantito dalla dotazione
tecnologica e dagli impianti automatici installati, che consente di
produrre buone quantità di pezzi “standard” ma di essere allo stesso
tempo flessibili e veloci per soddisfare eventuali picchi di produzione
di determinati modelli.
Ogni radiatore ha la sua storia, ogni pezzo la sua identità, ogni
progetto nasce con caratteristiche che vengono analizzate, modificate,
trasformate e successivamente verificate. A partire dai materiali, con
la scelta tra acciaio e alluminio, ciascuno con le sue caratteristiche,
specificità, capacita di modellarsi in base alle esigenze del disegno.
Per passare poi alla forma, pensata e sviluppata attraverso prototipi e
step successivi sotto la regia di Andrea Crosetta, il designer di famiglia;
forma più volte modificata e calibrata perché alla gradevolezza
estetica spesso non corrispondono prestazioni soddisfacenti dal punto
di vista della diffusione del calore. Senza dimenticare le dimensioni,
per far fronte alle esigenze di spazio dell’edilizia contemporanea
ma anche per poter garantire il giusto apporto di calore ad ogni
singolo ambiente. O ancora i colori e le finiture, pensati e rinnovati
continuamente per soddisfare le esigenze estetiche e per una
personalizzazione sempre più estrema di ciascun elemento. Spesso nei
radiatori gli accessori e i componenti tecnici (valvole, raccordi, attacchi)
sono trascurati o considerati solamente dal punto di vista funzionale:
per Antrax non è così, anzi lo studio e la definizione di un dettaglio
può diventare il vero elemento caratterizzante di un progetto.
All’interno dello stabilimento, il cui layout è stato definito nel 2001
e rivisto nel tempo in base alle specifiche esigenze dell’azienda, ogni
fase del processo viene gestita con attenzione: dal ricevimento del
materiale grezzo, all’assemblaggio e saldatura dei tubolari e collettori
mediante macchine automatiche o robot; dal collaudo di ogni elemento
con aria ad alta pressione, alla verniciatura del radiatore, già montato,
in un impianto in linea; dall’utilizzo delle nanotecnologie per il
trattamento delle superfici alla finitura manuale o meccanica su richiesta
del cliente; dall’imballaggio alla spedizione di ogni prodotto.
Specializzata nella produzione
di radiatori e caminetti,
Antrax IT ha fatto della qualità
l’obiettivo primario della
propria attività, ricorrendo da
subito a tecnologie produttive
d’avanguardia e affidandosi
alla collaborazione di designer
di fama internazionale.
Nonostante la giovane età,
l’azienda nata nel 2003 si
colloca tra le protagoniste
del settore del riscaldamento,
grazia a soluzioni che associano
eccellenti prestazioni tecniche
a design e stile contemporaneo.
Una realtà flessibile e vivace,
con un dinamismo che deriva
dalla curiosità progettuale di
tutti i componenti della famiglia
Crosetta. Spirito d’innovazione
e che non si limita alla
produzione, ma che coinvolge
tutta l’attività dell’azienda:
dalla comunicazione alla
partecipazione a fiere di
settore, dalla distribuzione
commerciale alle iniziative e ai
progetti speciali. In questo senso
nel 2009 è stato inaugurato
il nuovo spazio Antrax IT di
Atene, il primo di una serie
di nuovi flagship store che
l’azienda intende aprire nelle
più importanti città europee,
in America e in estremo oriente.
Specialising in production
of radiators and chimneys,
Antrax IT has made quality
its key goal, using advanced
production technologies and
working with world-famous
designers right from the
start. Despite its youth, the
company, established in 2003,
is already a landmark in the
heating industry thanks to its
solutions combining outstanding
technical performance with
contemporary design and style.
This lively, flexible enterprise
draws on the curiosity and
interest in design shared by all
the members of the Crosetta
family. Their innovative spirit
is not limited to production,
but permeates everything
the company does: from
communications to participation
in trade fairs, from commercial
distribution to special projects
and initiatives. In 2009 the
company inaugurated its new
Antrax IT space in Athens, the
first in a series of new flagship
stores it intends to open in the
most important cities in Europe,
America and the Far East.
Antrax IT srl
via Boscalto, 40
31023 Resana (TV)
tel 0423 7174
www.antrax.it – [email protected]
XXXVI design focus factory
L’impianto di verniciatura interno consente di alternare prodotti
bianchi ed elementi colorati (circa 250 colori disponibili) con notevole
flessibilità e ha permesso all’azienda di sviluppare e testare vernici
speciali che assicurano miglior rendimento sui differenti materiali
utilizzati. Materiali e geometria dei profili sono sempre oggetto di
revisioni e aggiustamenti: dall’acciaio, indispensabile in alcuni modelli
per le sue prestazioni in termini assoluti, all’alluminio, che consente
un’ottima resa termica e contemporaneamente un ridotto contenuto
d’acqua soddisfacendo i parametri richiesti nelle abitazioni ad alta
efficienza energetica.
I “best sellers” Antrax nascono dalla collaborazione con designer di
fama internazionale, che hanno dato vita a prodotti che hanno ottenuto
importanti risultati commerciali e di mercato, oltre ad aver consentito
al marchio di raggiungere notorietà internazionale e un riconoscimento
ufficiale della comunità internazionale del design, come testimoniato
dai numerosi premi ottenuti.
Da Tubone, disegnato da Andrea Crosetta, un radiatore dalla forma
semplice e lineare che ha ottenuto il primo premio al concorso
internazionale di design industriale Bañeo 2007, indetto dalla Fiera
di Valencia in occasione del Cevisama e la Segnalazione Compasso
d’Oro Adi) a Saturn & Moon, progettato da Peter Rankin e premio
Best Design 2006, grazie al suo elemento sferico radiante dall’aspetto
scultoreo e plastico (Moon) e al maniglione incorporato, che diventa
pratico porta salviette (Saturn); da Vu, disegnato da Massimo Iosa Ghini
ed esposto al Neue Sammlung, la nuova collezione di arte applicata
della pinacoteca di Monaco di Baviera, a Zero-Otto, progettato da
Francesco Lucchese, selezionato per l’ADI Design Index 2008, ha
ricevuto nel 2009 il premio Design Plus e nel 2010 il premio Red Dot
Design. Per finire con Oreste&Emma di Andrea Crosetta, coppia di
radiatori molto iconografici pensati per riscaldare con un tocco di
allegria, e Teso di Dante O. Benini e Luca Gonzo, presenza discreta e
accomodante, essenziale e mai invadente, ma contemporaneamente
gancio provvidenziale per appendere qualsiasi cosa.
Tra le ultime novità merita particolare attenzione Flaps, il progetto
di Victor Vasilev, che nasce dall’osservazione delle forme e del
funzionamento del calorifero a piastra. Un radiatore in alluminio
riciclabile ad alta efficienza termica, contraddistinto da un estrema
pulizia formale; una figura geometrica pura, una superficie
perfettamente planare che acquista tridimensionalità grazie
all’inserimento dell’elemento necessario per agganciare salviette
o accappatoio.
Essenzialità, rigore e multifunzionalità caratterizzano anche la Serie T
di Matteo Thun e Antonio Rodriguez; non solo un radiatore ma
un elemento d’arredo importante ma discreto, leggero ma prezioso,
presente ma non ingombrante. Un elemento di personalità, anzi
una famiglia di configurazioni ottenibili attraverso un unico profilo
di alluminio a “T” che originano mensole, scaffali, portaoggetti, porta
salviette. Un radiatore sartoriale, nel senso più completo del termine,
perché oltre ad essere disponibile sia nella versione verticale sia in
quella orizzontale e nelle misure standard di 150cm e 200cm, può
essere realizzato su misura nella lunghezza desiderata (minimo 100cm,
massimo 250cm). Un prodotto per il bagno ma non solo, un progetto
articolato e completo che nasce da un‘idea semplice, direi geniale,
attorno al quale prende vita un sistema complesso e articolato con
il quale progettare uno spazio, creare un atmosfera, dar forma al
calore…come piace ad Antrax…
Creativity, innovation, research: in a single word, design. Of any
kind, not only in the company’s primary area of business, which is
heating systems and specifically radiators, but in everything that is
“made in Italy”, interpreted as a way of working, thinking and acting.
This is the philosophy behind the company’s cultural initiatives, its
design proposals with roots in the local area, its partnerships with
universities, and its habit of cross-contamination and integration of
different disciplines: Antrax IT is all this, a complex world to discover,
letting yourself be carried away by the Crosetta family’s creative spirit,
handed down from Ivano to his sons Alberico, Andrea and Luigi, who
now oversee all aspects of the business: from selection of projects
and designers to feasibility studies and production and sale of the
company’s products, solutions and systems.
Antrax IT managing director Alberico Crosetta led us on a guided
tour of the company’s plant in Resana, a continually evolving facility
in an industrial zone which, like many in Italian cities, has not
been given particular attention and direction to ensure formal and
compositional quality. And so the company’s first project takes form
outside the buildings in which it produces its radiators and heaters: a
Design Park, a green area located next to the plant, a space for use
by the community during leisure hours, a meeting place and cultural
centre open to all. The project, currently being implemented, offers an
opportunity to talk about Antrax and display its products, which will
become installations and site-specific artworks demonstrating to the
general public how much hard work and energy goes into making
a radiator or a chimney, to complete the process of “redemption”
of “heaters” that has been the company’s true mission ever since it
was founded: elevating the radiator’s status from a simple heating
Tutta la produzione Antrax è just
in time; viene perciò prodotto
unicamente ciò che è stato ordinato
e venduto. In questo modo l’azienda
riesce a garantire una consegna
in 3/4 settimane dalla richiesta
offrendo un servizio, oltre che un
prodotto, garantito e di alta qualità.
All production Antrax is “just
in time”; only the materials that
have been ordered and sold are
produced. This allows the company
to guarantee delivery within 3 to 4
weeks of ordering, offering a service,
as well as a product, of guaranteed
high quality.
XXXVIII
design focus factory
element to a true item of décor, from a merely functional utensil to
a focus of design in the bathroom and elsewhere, from an interface
conveying warmth to a key to creation of a “warm”, cosy, hospitable
atmosphere. Creativity and functionality, aesthetics and concreteness,
a focus on detail and an ability to operate on an industrial scale: these
are the keys to what the company does, guidelines translating into a
painstaking yet flexible way of working which is strict yet versatile,
capable of sniffing out opportunities for change and anticipating the
trends, but also able to streamline its own business with continual
improvement of established business processes.
This dual vocation for craftsmanship and industrial production is
immediately apparent in the production area, for alongside the
machines and automated robots that perform standard operations and
assemble “conventional” radiators there are special units and stations,
work benches designed ad hoc for new models, specialised workers
capable of interpreting the designers’ drawings and translating them
into manual tasks. Making the most of this chameleon-like identity
and this fine balance between the ordinary and the extraordinary is
the company’s true vocation, ever attentive to the need for a prettier,
more interesting “dress” for its heating elements, which are constructed
to the highest standards to meet the level of excellence required in
the industry. Antrax IT therefore works in two directions: technical
implementation of technological innovations and research into materials
to improve its products’ performance, and aesthetic improvement
based on formal propositions made by world-famous designers. Only
by integrating these two aspects is it possible to compete on today’s
market, increasingly under attack by international manufacturers who
don’t bother with quality but only consider final market value. Along
with quality products, excellent service is also essential if a company is
to be chosen by the contract sector: an increasingly important clientele
for Italian companies such as Antrax. Contract projects can offer
inspiration and insights for standard production, while the company’s
capacity to customise every single element and meet the designers’
demands can result in procedures that can be transferred to other
products to expand its range and permit customisation. The balance
between quantity and quality that the company has achieved in its
production is guaranteed by the technological facilities and automatic
systems installed in its plant, which make it possible to produce large
quantities of “standard” items while maintaining all the flexibility and
speed needed to respond to peaks in demand for production of certain
models.
Each radiator has a history of its own, each piece has an individual
identity, and each project is born with certain properties that are
analysed, modified, transformed and verified. Starting with materials,
choosing between steel and aluminium, each of which has its own
properties, specific features, and capacity to be modelled on the basis
of the requirements of the design. And continuing with form, conceived
and developed through prototypes and subsequent steps under the
direction of Andrea Crosetta, the designer in the family; form may be
repeatedly modified and calibrated, because a pleasing appearance
does not always permit satisfactory performance diffusing heat. Without
forgetting size, to respond to the demands of contemporary living and
make sure that each room gets the right amount of heat. Or colours and
finishes, designed and renewed continually in response to the aesthetic
demands of more and more extreme customisation of each element. In
radiator design, accessories and technical components (valves, unions,
connections) are only too often neglected or considered merely from the
functional point of view: this is not the case of Antrax, for the study and
definition of a small detail may become the key element characterising
a design.
In the plant, with its layout planned in 2001 and revised since then in
response to the company’s specific needs, every stage in the process
Nella pagina precedente a sinistra:
Teso, di Dante O. Benini e Luca Gonzo,
è il radiatore dal design semplice
ed essenziale dotato di gancio per
appendere qualsaisi oggetto; a destra:
il radiatore Flaps, design Victor Vasilev,
è personalizzabile in oltre 200 colori
e nasce da una piastra essenziale
dello spessore di 3mm, interrotta da
“pieghe”, flaps appunto, che fungono
da portasalviette.
In questa pagina: versatile e
multifunzione, la serie T, di Matteo Thun
e Antonio Rodriguez, nasce da un unico
profilo a “T” che permette molteplici
combinazioni e può assumere una
lunghezza a piacere per inserirsi al
meglio in qualsiasi tipologia di spazio.
On the previous page on the left: Teso,
design Dante O. Benini e Luca Gonzo,
is a radiator with an essential and
simple design equipped by a hook to
hang things up; on the right: the Flaps
radiator designed by Victor Vasilev may
be customised in more than 200 colours,
and is based on a simple plate 3mm
thick, interrupted by flaps for use as
towel rails.
On this page: The versatile,
multifunctional Serie T by Matteo Thun
and Antonio Rodriguez is born out of
a single T-shaped profile permitting
multiple combinations, and may be
made in any length to fit into any kind
of space.
is overseen with great care: from receiving raw materials to assembly
and welding of tubes and collectors with automatic machines or robots;
from testing each element with air under high pressure to painting
the assembled radiator with an online painting system; from use of
surface treatment nanotechnologies to manual or mechanical finishes in
response to the customer’s requests; from packaging to shipping of all
products.
The in-house painting system permits highly flexible alternation of white
and coloured elements (with a range of about 250 available colours),
allowing the company to develop and test special paints offering better
yield on specific materials. Materials and profile geometry are often
revised and adjusted: from steel, indispensable in certain models for
its absolute performance, to aluminium, which permits optimal thermal
performance with reduced water content, meeting the requirements
for energy efficient homes.
Antrax’s “bestsellers” are the product of its partnerships with worldrenowned designers, whose products not only sell well but have
allowed the brand to rise to a position of international leadership
and official recognition by the international design community, as
demonstrated by the many prizes its products have won.
From Tubone, designed by Andrea Crosetta, a radiator of simple, linear
shape that won the first prize in Bañeo 2007, an international industrial
design competition held by Feria Valencia on the occasion of Cevisama
and an honourable mention in ADI’s Compasso d’Oro award, to Saturn
& Moon, designed by Peter Rankin, which won the 2006 Best Design
award with its sculptural, plastic spherical radiating element (Moon)
and built-in handle, becoming a convenient towel rail (Saturn); from Vu,
designed by Massimo Iosa Ghini and exhibited at Neue Sammlung, the
international design museum in Munich, to Francesco Lucchese’s ZeroOtto, which was included in ADI’s 2008 Design Index and won the
2009 Design Plus Award and the 2010 Red Dot Design Award.
Ending with Andrea Crosetta’s Oreste&Emma, a pair of highly
iconographic radiators designed to keep spaces warm with a fun
touch, and Dante O. Benini and Luca Gonzo’s Teso, a discrete,
accommodating presence, essential but never invasive, which also
provides a very convenient place to hang things up.
Noteworthy new products include Flaps by Victor Vasilev, inspired by
observation of the form and function of the plate heater: a recyclable
aluminium radiator offering high thermal efficiency and extremely clean
form; a pure geometric shape, a perfectly flat surface that becomes
three-dimensional thanks to the inclusion of the element required to hang
up a towel or dressing-gown.
Simplicity, severity and multifunctionality also characterise Matteo Thun
and Antonio Rodriguez’s Serie T; not just a radiator, it is an important
but discrete item of décor, light but valuable, present without taking
up too much room. An element of the room’s personality, or rather, a
family of configurations that may be obtained from a single T-shaped
aluminium profile from which shelves, containers and towel holders
originate. A custom-made radiator, in the most complete sense of the
term, because it is not only available in either a vertical or a horizontal
version in the standard sizes 150cm and 200cm, but it can be made to
measure with the desired length (minimum 100cm, maximum 250cm).
A product for the bathroom and not only: an articulated, complete
project inspired by a simple, ingenious idea, around which a complex,
articulated system is created with which to design a space, create an
atmosphere, and give form to heat… which is what Antrax likes to do!
128
area
area n°128 anno XXIV
2013 maggio/giugno
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4
slum history: timeline
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text by Urban-Think Tank,
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18
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Community School
40
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48
Urban Nouveau*
Incremental Housing Strategy
58
TYIN tegnestue Architects
Klong Toey Community Lantern
66
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74
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82
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Re-thinking the informal city
text by Rahul Mehrotra
106
Vigliecca & Associados
Parque Novo Santo Amaro V
118
M3 Arquitetura
H30 PARK
128
Jan Kudlicka
Favela Rocinha
136
Archea Associati
Favela Babilonia e Chapéu Mangueira
fotografia/photography
148
Leonardo Finotti
Babilonia and Chapeu Mangueira favelas
160
informal community bibliography
itinerario contemporaneo/contemporary itinerary
162
Santiago de Chile itinerary
170
esiti concorsi/competitions
176
recensioni mostre e libri/
exhibition and book reviews
182
new media
Informal Community
Marco Casamonti
2
Comunità informali
Se nella prima sala delle corderie dell’Arsenale
realizzata da Sir Norman Foster per l’ultima
edizione della Biennale di Venezia, intitolata
“Common ground”, campeggiavano immagini di
slums, comunità informali e spontanee, favelas,
comunque luoghi urbani della povertà e del disagio,
significa che il fenomeno è diventato talmente
grande ed importante che anche il più sofisticato
degli architetti, ancora oggi impegnato nella
costruzione tecnologica di sedi bancarie, opulenti
grattacieli ed aeroporti, ha sentito un “cambiamento
climatico” che spinge la cultura architettonica a
modificare il proprio sguardo sull’esistente. In effetti
pur trattandosi di una eccezione conseguente al
tema della rassegna, la questione delle comunità
, di un abitare sottratto alle regole del mercato e
autoregolato dalle necessità della sopravvivenza,
occupa spazi quantitativamente rilevantissimi di
alcune aree del pianeta, dal sud America all’Africa,
dall’India alla Cina fino ad interessare gran parte
del sud est asiatico. Dalla presenza di queste zone
grigie antiurbane non sono esclusi neanche i ricchi
Stati Uniti d’America come è facilmente rilevabile
oltrepassando i neon sfavillanti di Las Vegas per
addentrarsi nei sobborghi limitrofi dove tra roulotte,
camper e casette prefabbricate o improvvisate
vivono i lavoratori (camerieri, cuochi, inservienti)
della città dell’inganno e del denaro. In ogni
caso è ovvio che la questione deflagra in quelle
megalopoli come Città del Messico, Caracas, San
Paolo o Rio de Janeiro dove la dimensione delle
comunità spontanee risulta maggioritaria, per
estensione superficiale ed abitanti, rispetto alla
città formale o legale circostante in cui il concetto
occidentale di ghetto si ribalta completamente
trasformando in comunità ristrette e chiuse i
compound della borghesia e delle fasce sociali più
ricche che cercano di isolarsi e chiudersi rispetto
al resto della città. Incredibile il caso di Hong
Kong dove per mancanza di spazio le superfici
residuali sono trovate dagli abitanti del disagio
sui tetti dei grattacieli dove vivono comunità di
emarginati che non hanno la possibilità di accedere
al normale mercato della casa. Per questo se il
problema è globale la sua soluzione, o il tentativo
di superamento della condizione di inabitabilità
in cui risiedono miliardi di persone, non si può
ricercare in una strategia unitaria che prescinda
dalle condizioni climatiche, politico sociali e
dimensionali del fenomeno. Quando il fenomeno
è talmente esteso da risultare non risolvibile non
esistono strategie d’urto incentrate sulla demolizione
e ricostruzione – che significherebbe inevitabilmente
anche deportazione – bensì occorrono ricerche e
soluzioni in grado di valorizzare le strutture urbane
che queste comunità spontanee hanno saputo
generare.
If images of slums, informal
and spontaneous communities,
favelas or whatever we want
to call urban areas of poverty
and hardship dominated the
first room of the Corderie
dell’Arsenale at the last Venice
Biennial – titled “Common
Ground” – realized by Sir
Norman Foster, then the
phenomenon has become
so great and important that
even the most sophisticated
of architects, still committed
to designing technologically
advanced bank headquarters,
opulent skyscrapers and
airports, has felt a “change
of climate” that makes the
architectonic culture see the
existing reality in a new light.
In fact, even if it is a matter
of an exception linked to the
theme of the exhibition, the
question of communities, of
a way to live without heeding
market mechanisms, selfregulated and motivated by
the need to survive, occupies
quantitatively very large
spaces in some areas of the
planet, from South America to
Africa, from India to China,
and much of the continent of
South-Eastern Asia. And the
wealthy United States are not
exempt from this phenomenon
of grey anti-urban areas, as
one may easily ascertain
if one ventures beyond the
sparkling neon lights of Las
Vegas and into the outer
suburbs where the workers
(waiters, cooks, servants etc.)
of the city of money and
deceit live in mobile homes,
campers and prefabricated
and improvised small houses.
It is in any case obvious
that the issue is exploding
in metropolises as Mexico
City, Caracas, San Paolo
or Rio de Janeiro where the
spontaneous communities are
greater in terms of surface and
inhabitants than the formal
or legal city; a situation in
which the Western concept or
image of ghetto is completely
overturned and the compounds
of the middle and upper
classes, who seek to isolate
themselves and keep apart
from the rest of the city, are
transformed into limited and
closed communities.
The case of Hong Kong is
incredible: due to the lack of
space, makeshift dwellings
have been built on the roofs of
the skyscrapers, inhabited by
communities of marginalized
people who are unable to
afford a normal home. In
other words, the problem may
be global but the solution or
attempt to resolve the condition
of inhabitability suffered by
millions of people cannot
take the form of a unitary
strategy that fails to consider
the climatic, socio-political and
dimensional conditions of the
phenomenon. It is certain that
when a problem has become
so extensive as to appear
unresolvable, no quick-fix
systems based on demolition
and reconstruction will work,
as this would inevitably also
mean deportation.
What is needed is researches
and solutions capable of
improving the urban structures
that these spontaneous
communities have succeeded
in generating, resolving the
critical problems caused by a
lack of utilities and insufficient
hygienic conditions without
altering the positives aspects
which, if we look closely,
are an essential part of the
very genesis of spontaneous
communities, as the lack of
streets, thoroughfares and
parking spaces, due to which
one may focus on alternative
mobility systems in many
favelas, as the funiculars built
in Caracas or the lifts in the
favelas of Rio de Janeiro.
Babilonia
and Chapéu Mangueira
Favela, Rio de Janeiro.
Photo by Leonardo Finotti.
Cercando di risolvere per gradi le criticità indotte
dalla mancanza di reti e condizioni igieniche
generali senza alterare quelle positività che a ben
vedere sono insite nella genesi delle comunità
spontanee, puntando sulla creazione di sistemi di
mobilità alternativa come le funicolari realizzate
a Caracas o gli ascensori nelle favelas di Rio de
Janeiro. La contemporaneità non limita certamente
le possibilità tecnologiche di risoluzione di un
problema che richiede avanzati studi sociali ed
urbani per essere risolto, per adesso tuttavia
è decisivo accorgersi che il fenomeno esiste;
discuterne, analizzarlo e porlo all’attenzione della
comunità internazionale che per decenni ha finto di
ignorarlo è già, per adesso, risolutivo.
There are certainly no limits
today to the technological
ways to solve a problem that
can only be tackled with
advanced social and urban
studies. But for now the
important thing is to realize
that the phenomenon exists,
discuss it, analyse it and
call it to the attention of the
international community which
has pretended to ignore it for
decades. That is already,
as such, decisive.
slum history: timeline
by Laura Arrighi
1870
Il termine slum oggi è molto inflazionato.
Si parla di insediamenti informali in modo più o meno scientifico
e riferendosi a realtà diverse. La facilità con cui si pronuncia questa
parola non esprime però la complessità della sua storia.
In una breve genealogia contenuta ne ’Il pianeta degli slums’,
Mike Davis, richiama la prima definizione di slum attribuendola ad un
testo del 1812 in cui è sinonimo di “racket” o di “traffico criminale”.
Il termine slum veniva usato per indicare non un luogo ma una
condizione sociale disagiata.
Verso la fine dell’800 compaiono le prime definizioni spaziali del
fenomeno.
Da quel momento il termine viene sdoganato dal gergo strettamente
criminologico e utilizzato per indicare un luogo fisico: il Cardinale
Wiseman, primo Arcivescovo di Westmister lo utilizza per indicare
“spazi in cui si praticavano bassi traffici”, ma è solo nel 1889
che il sociologo Charles Booth realizza una mappa della povertà
e delle ineguaglianze a Londra e definisce gli slums come luoghi
caratterizzati da abitazioni fatiscenti, sovraffollamento, malattia
e vizio.
Charles Booth, Life
and Labour of the
People in London
/The first map of
poverty revealing the
spatial distribution
of poverty and
inequality is
produced.
The streets are
coloured according
to the economic
class of the residents
1910
Patrick Geddes,
in Lewis Mumford,
“The city of History”,
New York, 1968
/ “Slum, semislum
e superslum …. a
questo è arrivata
l’evoluzione delle
città”.
Patrick Geddes,
in Lewis Mumford,
“The city of History”,
New York, 1968
/ “Slum, semislum
and superslum ….
to this has come the
evolution of the city”.
1910
Pierce Egan, Life
in London / Slum
means “squalid
district, an unusual
part of the city”.
Charles Dickens, A
December Vision /
“I saw innumerable
hosts, fore-doomed
to darkness, dirt,
pestilence, obscenity,
misery and early
death”.
Charles Booth, Life
and Labour of the
People in London /
Viene prodotta la
prima carta della
povertà in cui
viene evidenziata
la distribuzione
spaziale della
povertà e delle
ineguaglianze.
Le strade sono
colorate in base alla
classe economica
dei residenti.
1900
Pierce Egan,
Life in London /
Slum significa
“bassofondo, parte
non comune della
città”.
Cardinal Wiseman,
Devil’s Acre in
Westminster / “Close
under the Abbey of
Westminster there lie
concealed labyrinths
of lanes and courts,
and alleys and slums,
nests of ignorance,
vice, depravity,
and crime, as
well as of squalor,
wretchedness, and
disease; whose
atmosphere is typhus,
whose ventilation is
cholera”.
1870
1821
1812
1800
James Hardy Vaux,
Vocabulary of the
Flash Language /
Slum is synonymous
with “racket” or
“criminal trade”
or backroom, rear
entrance of any
house or activity.
1821
Charles Dickens,
Una Visione
di Dicembre /
“Ho visto folle
innumerevoli,
predestinate
all’oscurità,
la sporcizia,
la pestilenza,
l’oscenità, la miseria
e la morte precoce”.
1850
James Hardy Vaux,
Vocabulary of the
Flash Language /
Slum è sinonimo di
“racket” o “traffico
criminale” o stanza
posteriore, ingresso
sul retro di qualsiasi
casa o locale.
1889
1889
1850
1812
Cardinal Wiseman,
Devil’s Acre in
Westminster /
“In prossimità
dell’Abbazia di
Westminster si
trovano nascosti
labirinti di vicoli
e bassifondi, nidi
di ignoranza, vizio,
depravazione
e criminalità, nonché
di squallore, miseria
e malattie, la cui
atmosfera è tifo, la
cui ventilazione
è colera”.
Dagli inizi del ‘900 quello degli insediamenti informali è divenuto
un argomento di interesse sempre maggiore: autori come Patrick
Geddes, Charles Abrams, Jacinta Prunty e Emmett Larkin, lo trattano
per affrontare i temi paralleli della crescita della città e dell’aumento
della povertà, ma bisogna aspettare il nuovo secolo per avere
la prima trattazione ‘scientifica’ del tema.
The Challenge of Slums, rapporto di UN-Habitat del 2003 è il primo
studio sistematico sul fenomeno degli slums che raccoglie dati sulla
povertà, sulle condizioni degli insediamenti informali e sulla politica
abitativa in trentaquattro metropoli mondiali.
Utilizza un database comparativo che incorpora dati sulle famiglie,
sui redditi, sul tasso di crescita della popolazione.
La ricchezza del rapporto sta nel rendere comparabile il problema
a livello mondiale, studiandolo in base ad indici comuni che
riguardano le caratteristiche fisiche e giuridiche degli insediamenti.
Da allora sono numerosi i rapporti che UN-Habitat ha prodotto
e produce tuttora periodicamente, proponendo insieme all’analisi,
progetti di vario tipo e confrontando di volta in volta i progressi
ottenuti.
1964
2006
Alice Coleman,
Utopia on Trial:
Vision and Reality in
Planned Housing
The expression slum is being used far too indiscriminately today.
One speaks of informal settlements in more or less scientific terms,
referring to different realities. However, the facility with which the term
is pronounced fails to do justice to the complexity of its history.
In a short genealogy contained in “Planet of Slums” Mike Davis
retraces the first definition of slum, attributing it to a text from 1812
in which it appears as a synonym of “racket” or “criminal trade”.
The term was not used to indicate a place, but a disadvantaged social
condition. The first spatial definitions of the phenomenon appeared
in the late 19th century.
Since then the term has migrated from the strictly criminological jargon
and become widely used to indicate a physical place. Cardinal
Wiseman, the first Archbishop of Westminster used it to indicate
“spaces where low-life trade was conducted” but it was not until 1889
that the sociologist Charles Booth traced a map of the poverty and
inequality in London and defined slums as places characterized by
dilapidated dwellings, overcrowding, disease and vice.
As of the early 20th century informal settlements have become subject
of growing interest: authors as Patrick Geddes, Charles Abrams,
Jacinta Prunty and Emmett Larkin examine it to tackle the parallel
themes of urban growth and worsening of poverty, but we have to
wait until the next century to see the first ‘scientific’ analysis of the
theme.
Nazioni Unite,
Challange of slums
/ Rapporto sugli
insediamenti umani,
primo censimento
globale degli slums.
United Nations,
Challenge of slums
/ Report on human
settlements, first
global census of
slums.
Mike Davis, Il
pianeta degli slums
/ La rapida crescita
urbana nel contesto
dell’adeguamento
strutturale, della
svalutazione della
moneta, e della
riduzione dello Stato
è stata un‘inevitabile
ricetta per la
produzione di massa
di slums.
Mike Davis, Planet
of slums / rapid
urban growth in the
context of structural
adjustment, currency
devaluation and
state retrenchment
has been an
inevitable recipe for
the mass production
of slums.
Fabrizio Floris,
Eccessi di città.
Baraccopoli, campi
profughi e città
psichedeliche /
Racconto su tre
forme di nuove
realtà urbane: una
baraccopoli, un
campo profughi
e una periferia
marginalizzata.
Fabrizio Floris,
Urban excesses.
Shantytowns,
refugee camps and
psychedelic cities
/ Tale on three
forms of new urban
realities:
a shantytown,
a refugee camp
and a marginalized
district on the city
outskirts
2007
Alice Coleman,
Utopia sotto
processo: visione
e realtà in alloggi
pianificata
Tekin Latife, Tales
from the garbage
hills / “One night
a group of about
7 families invaded
a garbage dump
on the outskirts of
Istanbul and built
some tiny shacks
from scraps of
wood, tin and
cardboard found in
the dump”.
2003
2006
Jacinta Prunty and
Emmett Larkin,
Dublin Slums, 18001925: A study in
Urban Geography
/ The poorest
neighbourhoods of
Dublin are explored
1985
2000
Jacinta Prunty e
Emmett Larkin,
Slums di Dublino,
1800-1925: uno
studio di geografia
urbana / Vengono
esplorati i quartieri
più poveri della città
di Dublino.
1995
1970
2003
Tekin Latife, Fiabe
delle colline dei
rifiuti / “Una notte
un gruppo di circa
7 famiglie invase
una discarica alla
periferia di Istanbul
e costruì alcune
baracche di piccoli
pezzi di legno, latta
e cartone trovato
nella discarica”.
1985
1936
McGonigle, GCM
and J. Kirby /
Poverty and public
health.
1964
McGonigle, GCM e
J. Kirby / La povertà
e la salute pubblica.
1950
1936
Charles Abrams,
Man‘s Struggle
for Shelter: In an
Urbanizing World
/ A contribution to
the understanding
of the different
national programs
and the efforts
of international
agencies towards an
agrarian reform and
a correct housing
policy.
2007
1995
1970
Charles Abrams, La
lotta dell’uomo per il
riparo in un mondo
urbanizzato / Viene
offerto un contributo
alla comprensione
dei vari programmi
nazionali e degli
sforzi delle agenzie
internazionali per
una riforma agraria
e una corretta
politica di housing.
The Challenge of Slums report by UN-Habitat from 2003 is the first
systematic study on the phenomenon of slums which unites data on
poverty, on the conditions of informal settlements and on housing
politics in thirty-four metropolises across the world. It utilizes
a comparative database with information on families, income
and the growth rate of the population.
The value of the report lies in the fact that it offers a comparative
study of the problem on an international level, studying it on the
basis of common indicators concerning the physical and juridical
characteristics of the settlements.
Since then UN-Habitat has produced, and is still producing, numerous
reports at regular intervals, which combine analyses, projects of
various types and comparisons – applicable to the individual studies –
of the progress made.
Community School
.
28
Emilio and Matteo Caravatti
Fansirà Corò, Repubblica del Mali, Africa
architect of the school: Emilio
Caravatti, Matteo Caravatti
collaborators of the school: Paul
Tienou, Emile Coulibaly, Moussà
Traorè, Adriano Konatè, Cristina
Traorè, Francis Bananà Panero,
Jean Paul Ouattarà
architect of the architectural
laboratory: Anna Martini Camarà,
Elena Verri
collaborators of the architectural
laboratory: Lazare Konatè,
Emile Coulibaly, Emilio Caravatti,
Cristina Boghetto, Silvia Nesticò,
Cristiana Zerosi, Roberto Sidibè
location: Yelekebougou municipality,
Fansirà Corò village, Circle di Katì,
Mali Republic
construction: Fansirà Corò
inhabitants / EOC
construction period: 2010-2011
building’s purpose: public
infrastructures
building contractor: Africabougou
Onlus / Commune rural de
Yelekebougou
brick type: unfired mud bricks
surfaces: 250sqm
cost: 26.000 euro
photo by Emilio Caravatti,
Anna Martini Camarà, Elena Verri
www.emiliocaravatti.it
www.africabougou.org
La realizzazione della scuola comunitaria nel
villaggio di Fansirà Corò si inserisce in un
programma per infrastrutture pubbliche promosso
da AFRICABOUGOU, associazione onlus italiana,
a sostegno di opere di scolarizzazione nel comune
rurale di Yelekebougou. Nella regione nord
occidentale della Repubblica del Mali, una tra
le nazioni più povere al mondo a stento sostenuta
da un’economia di sussistenza, legata ai pochi
prodotti della terra, molta della popolazione non
ha possibilità di accesso alle minime infrastrutture
(acqua, sanità, scuola). In un territorio di piena
savana, il villaggio di Fansirà Corò, uno dei 17
villaggi che compongono il comune rurale, accoglie
circa 450 abitanti di etnia bambarà,
in prevalenza dedita alla coltivazione dei campi.
In questo contesto la realizzazione è opportunità
per sperimentare in tutte le sue fasi un processo
di collaborazione partecipativa con gli abitanti,
futuri utilizzatori della struttura.
The building of a public
school in the village of
Fansirà Corò is part of
a public infrastructure
program promoted by
AFRICABOUGOU, an Italian
non-profit organization that
furthers education initiatives
in the rural community of
Yelekebougou, in the northwestern region of the Republic
of Mali, one of the world’s
poorest countries, which
barely gets by on a sustenance
economy based on a few
farming products, and where
a large part of the population
has no access to minimal
infrastructures (water, health
care and school).
Surrounded by savannah
on every side, Fansirà Corò
is one of 17 villages forming
a rural municipality. It has
about 450 inhabitants
belonging to the bambarà
ethnicity, which mainly
dedicates itself to farming
the land. Within this context
the building project is an
opportunity to experiment
all phases of a process of
participative collaboration with
the inhabitants and future users
of the structure. The schedules,
materials and construction
methods have been agreed
on during meetings and
gatherings, and the works
have been planned so as to
assure compatibility with the
materials found in the area
and, most importantly, with the
availability of workers, that
is to say during seasons when
there is less work to be done
in the fields. The new school,
which had become necessary
because of the unsuitability
of an existing building erected
about ten years ago, is to be
found inside a small forest of
neem trees planted in the midNineties.
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
1.
2.
3.
4.
5.
classroom
executive floor
courtyard
neem wood
existing school
wood + school, 1995
axonometric exploded
Tempi, materiali e lavorazioni sono concordate in
riunioni ed assemblee; il programma delle opere
é studiato compatibilmente ai materiali reperibili
sul mercato locale e soprattutto sulla base della
disponibilità di manodopera, legata alle stagioni
di lavoro nei campi.
La nuova scuola, resasi necessaria a causa delle
impossibili condizioni di un esistente edificio
realizzato una decina di anni prima, sorge
all’interno di un piccolo bosco di neem, piantato alla
metà degli anni Novanta. Lo schema planimetrico
è semplice. Intorno ad uno spazio centrale i
tre volumi delle aule si inseriscono nella qualità
del verde stabilendo nuovi spazi aperti ad uso
delle classi, dove piccole panche e tappeti di
pavimentazione in pietra sottolineano i luoghi dello
stare. L’intero sistema si raccorda con l’esistente
scuola – da riadattare in futuro ad abitazione
per maestri e depositi – rispettandone i limiti che
racchiudono le proiezioni dei tre nuovi volumi.
La tonda pavimentazione centrale suggerisce
gerarchie e allineamenti dell’intero progetto.
In questo spazio le tre aule si guardano di scorcio
attraverso oblò di terracotta. Misuratamente sfalsate,
in una regola di rinvii asimmetrici, il sistema si
conferma e si invalida in uno dei tre volumi che
si arricchisce verso il villaggio di un modulo per
accogliere la direzione scolastica.
community school, 2011
The plan is simple. The three
bodies housing the classrooms
are arranged around a central
space, in such a way as to
make the most of its green
surroundings and to create
new open spaces that may be
used by the classes, with small
benches and stone pavements
where the pupils may gather.
The whole system is connected
to the existing school building
– which will be converted into
dwellings for teachers and
storage areas – respecting the
limits that close the projection
of the three new volumes.
The circular central pavement
suggests the hierarchies and
alignments of the project as
a whole. In this area it is
possible to catch glimpses
of the three classrooms through
terracotta windows.
Slightly shifted, according
to a rule of asymmetric
references, the system confirms
and invalidates itself in one
of the three volumes, which
vaunts a more elaborate
structure in the part nearest
the village, in the form of a
module housing the school
management.
Following local traditions,
the main building material is
earth. The planners have taken
care to limit the use
of imported technologies that
are foreign to the natural
inclination to self-construction
typical of people in rural
districts, and that above
all lead to economic and
commercial dependency.
This has led to the study and
application of the Nubian
vault, an alternative technique
based on the use of roofs in
crude earth built without the
use of sheet metal, wood or
formwork, and which makes
it possible to build interiors
with a very good thermal
performance.
The building of classrooms,
which must be of standard
dimensions established by the
Ministry of Education, has
made it necessary to update
and adapt this typology by
developing an experimental
hybrid system where the vaults
with inclined courses are
combined with concrete beams
shaped as inverted T, in order
to create open spans
of considerable dimensions.
Two beams and three vaults
form the classroom module
which, after only ten days
of work necessary to prepare
the casting of the beams, has
made it possible to erect a
building built entirely from
earth, with instruments and
manpower found in the
village.
Expert workers from adjacent
villages, in which buildings
have already been realized
with this technique, have
assisted the construction works
of the local community, which
has guaranteed the production
of 30,000 unfired earth bricks
for the load-bearing walls and
15,000 smaller bricks for the
construction of the roof vaults.
The women have made sure
there was no lack of water for
the production of the bricks
and the earth mortar.
The whole village, including
the children, has participated
and assisted in the
construction, guaranteeing the
contribution and presence of
young apprentices who have
begun to learn the first basics
of the building method,
in their turn becoming masons
in a single building site
season. These young farmers
turned apprentices will then
work on other constructions,
also outside their own region.
31 scenari di architettura architectural scenario
village
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
32
longitudinal section
east elevation
0
2
5
Emilio Caravatti
cross section
south elevation
0
2
5
Architecture workshops for
children.
The workshop was realized
as the last step in the project
aimed at building a school
for Fansirà Corò, on the basis
of the premise that children
play a crucial role in the
process of appropriation of an
architectural construction on
the part of the community.
The design approach
is extended to include
unmissable opportunities
associated with the realization
of the building. The primary
intention has been to give
even the smallest members
of the community the means
of reading the change which
is taking place. Architecture
may, for all effects and
purposes, represent
an appropriate means
towards this end because
its manifestation in the real
world helps the children to
identify the different phases
of the process – yesterday
the old school, today the new
building, tomorrow the shared
project – and at the same
time it succeeds, thanks to
its quality, in inspiring them,
transmitting a curiosity and
desire to find out more about
the environments they spend
their time in, teaching them
to give a value to the space
they live in. The architectonic
process is elevated to a
pedagogic device in the hope
that they may, starting with
the analysis of a familiar
place, apply this means of
discovering the secrets of
everyday life to any scenario.
The itinerary has been
developed, with the aid of
participatory methodologies,
individual exercises and
group activities which have,
starting from the discovery and
in-depth analysis of specific
themes, led the children to
realize a project in the open,
using recycled tyres found by
the only gas station, alongside
the tarmac, a few kilometres
from the village.
Emilio Caravatti
The structure of the building,
with foundations, walls and
roofs, has been completed
during the dry season, in three
months of construction, while
the finishing works (lime wash,
floors and furniture) have been
completed in the beginning
of the following season. The
building of the school has
required five months of work
and has cost about 26,000
euro. Once the work is
completed a management
committee formed of men and
women from the village will
guarantee the maintenance
and management of the
building. The result of this
continuous exchange between
planning and process is pencil
notes on a cigarette pack of
the outline of the new halls,
new self-construction projects
for homes with Nubian vaults,
and a growing number of
persons interested in learning
the technique. All this suggests
that the project will per force
go beyond the opening of the
school, the moment the pupils
enter the classrooms, and that
it will continue and turn into
even greater results, extending
beyond the building and
furthering integration in the
community with projects aimed
at awareness creation, as for
instance the first architecture
workshop for children that was
held precisely in the school in
Fansirà Corò at the beginning
of the new school year.
It is a matter of an architecture
project that looks for answers
to evident needs: its chief
resources are the earth
and hands, backed by the
participation of the local
inhabitants. This guarantees
that the construction will be
perceived and experienced
as an asset belonging to the
community, which will thus
care for it and contribute to
it with the greatest possible
autonomy and responsibility.
In such an environment every
decision associated with the
design, construction, strategy
or composition depends on a
direct confrontation with the
evident needs of the places,
the people, the climate and
the technical and practical
possibilities, in order to find
a logical link between method
(in architecture) and social
commitment. An experience
of design, work, and personal
reflection on the role of
architecture, on how one can
and why one should intervene
also in places like these.
Emilio Caravatti
34
Come nella tradizione locale la terra è il materiale
principale di costruzione. La cura nel limitare
l’impiego di tecnologie importate, estranee alla
naturale predisposizione all’auto-costruzione propria
della popolazione rurale, e soprattutto portatrici di
dipendenze economiche e commerciali, ha spinto
alla ricerca e all’applicazione della volta nubiana,
un’alternativa tecnica basata sull’uso di coperture in
terra cruda costruite senza l’uso di lamiera, legno
o casseforme e che permette la realizzazione di
ambienti con condizioni termiche particolarmente
favorevoli. La costruzione di aule scolastiche, per
le quali si necessitano dimensioni standard fornite
dal Ministero dell’educazione, ha spinto a definire,
in un processo di attualizzazione ed adattamento
tipologico e strutturale, un sistema sperimentale
ibrido che impiega, accanto a delle volte a corsi
inclinati, una trave di cemento a T rovesciata
che serve per realizzare luci libere di notevole
dimensione; due travi e tre volte formano il modulo
di una aula che, dopo solo dieci giorni di lavoro
per impostare i getti delle travi, offre la possibilità
di costruire, con strumenti e manodopera presenti in
villaggio, un edificio completamente di terra.
Manodopera esperta proveniente dai villaggi vicini,
nei quali si sono già realizzati edifici con questa
tecnica, ha supportato il lavoro di cantiere della
comunità locale che ha garantito la fabbricazione
dei 30.000 mattoni in terra cruda per i muri portanti
e dei 15.000 mattoni di più piccolo formato per
le costruzione delle volte di copertura. Le donne
si sono incaricate di non far mancare l’acqua per
la realizzazione dei mattoni e della malta in terra.
L’intero villaggio, bambini compresi, ha partecipato
con quotidiano appoggio alla costruzione
garantendo l’assistenza e la presenza di giovani
apprendisti che hanno cominciato ad imparare i
primi rudimenti della tecnica costruttiva divenendo a
loro volta muratori in una sola stagione di cantiere.
Da coltivatori quali erano, i giovani apprendisti
saranno poi impegnati in altre costruzioni anche
al di fuori della propria regione. La struttura
dell’edificio, con fondazioni muri e coperture,
è stata realizzata durante la stagione secca in
tre mesi di cantiere, mentre le opere di finitura
(intonaci pavimentazioni ed arredi) sono state
terminate all’inizio della stagione successiva. Per
la realizzazione della scuola si sono spesi cinque
mesi di lavori per un costo complessivo di circa
26.000 euro. Ad opera realizzata, un comitato di
gestione, al quale prendono parte uomini e donne
del villaggio, assicurerà la manutenzione e la
gestione dell’edificio. Risultato di questo scambio
continuo tra progetto e processo sono gli appunti
a matita su un pacchetto di sigarette delle sagome
delle nuove aule, i nuovi cantieri in autocostruzione
per le proprie abitazioni in volta nubiana, il numero
crescente di persone interessate all’apprendimento
della tecnica. Tutto questo indica che l’intervento
non può terminare con l’inaugurazione della scuola,
quando gli allievi entrano in classe, ma perdura
e si trasforma in risultati ancor più significativi
estendendosi oltre l’edificio stesso, sostenendone
l’integrazione nella comunità con progetti di
sensibilizzazione come di recente accaduto per
i primi laboratori di architettura per bambini
inaugurati propria nella scuola di Fansirà Corò
all’inizio del nuovo anno scolastico.
Elena Verri
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
Anna Martini Camarà
Emilio Caravatti
The whole village,
including the children,
has participated in the
construction, guaranteeing
the contribution and
presence of young
apprentices who have
begun to learn the first
basics of the building
method.
Emilio Caravatti
36
Un progetto di architettura che cerca risposte
alle evidenti necessità: la terra e le mani sono le
risorse principali, alimentati dalla partecipazione
della popolazione, affinché ciò che si realizza
venga percepito e vissuto come bene appartenente
alla propria collettività, e quindi da preservare
e sostenere con il massimo dell’autonomia e
responsabilità. In un ambito così caratterizzato,
ogni scelta progettuale, costruttiva, strategica
o compositiva vive di un confronto diretto con i
bisogni evidenti dei luoghi, delle persone, del clima,
delle possibilità tecniche e pratiche, necessario
per ricercare un nesso logico tra metodo (in
architettura) e impegno sociale. Una esperienza di
progetto, di lavoro, riflessione personale sul ruolo
dell’architettura, sul come e perché intervenire anche
in luoghi come questi.
Laboratori di architettura per bambini
Il laboratorio è stato realizzato come strumento
conclusivo del progetto di costruzione della scuola
di Fansirà Corò partendo dal presupposto che
durante il processo di appropriazione del manufatto
architettonico da parte della comunità, i bambini
svolgono un ruolo determinante.
La prospettiva di progetto si allunga per giungere ad
irrinunciabili occasioni connesse alla realizzazione
dell’edificio. Intento primario diventa fornire anche
ai protagonisti più piccoli degli strumenti per leggere
il cambiamento che si sta realizzando. L’architettura
può essere a tutti gli effetti un mezzo appropriato
per perseguire questo obiettivo perchè, la sua
manifestazione nel mondo reale aiuta i bambini a
specificare le differenti fasi del processo – ieri la
vecchia scuola, oggi il nuovo edificio, domani un
progetto condiviso – e allo stesso tempo, grazie
alle sue qualità, riesce a stimolarli, trasmettendo
la curiosità di scoprire gli ambienti che abitano
insegnando loro ad attribuire valore allo spazio che
vivono. Il processo architettonico viene nobilitato
a dispositivo pedagogico con la speranza che,
a partire dall’analisi di un luogo a loro familiare,
possano, a lungo termine, immagazzinare questo
modo di penetrare la quotidianità per estenderlo
a qualsiasi scenario. Il percorso è stato sviluppato,
con l’impiego di metodologie partecipate, attività
singole e di gruppo, che partendo dalla scoperta e
dall’approfondimento di temi specifici, hanno portato
i bambini alla realizzazione di un progetto nello
spazio aperto utilizzando degli pneumatici riciclati
presso l’unica stazione di servizio presente ai bordi
dell’asfalto a qualche chilometro di distanza dal
villaggio.
The new school,
which had become
necessary because
of the unsuitability of
an existing building
erected about ten years
ago, is to be found
inside a small forest of
neem trees planted in
the mid-Nineties.
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
Emilio Caravatti
contemporary itinerary: Santiago de Chile
in collaboration with Roberto Bosi - Proviaggiarchitettura
01.
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26.
27.
Centro Gabriela Mistral GAM, Lateral + Cristian Fernandez
Biblioteca Central UDP, Mathias Klotz
Centro Cultural Palacio La Moneda, Undurraga Deves arquitectos
Centro de Eventos Alto San Francisco, Juan Carlos Sabbagh
Edificio GEN, Felipe Assadi + Francisca Pulido
Edificio FEN, Marsino Arquitectos
Torre Huérfanos, Juan Carlos Sabbagh
Apart-Hotel Ismael 312, Estudio Larraín
Hostal Caracol Santiago, FOAA (Felipe Ortiz)
Mercado Tirso de Molina, Iglesis Prat Arquitectos
Biblioteca Pública de Independencia, Marsino Arquitectos
Edificio Consistorial Recoleta, Prado Arquitectos
Museo, Centro cultural y Teatro Carabineros de Chile, Gonzalo
Mardones Viviani
Edificio Corporativo DUOC, Juan Carlos Sabbagh
Edificio Plaza Bellet, Alemparte-Morelli & Asociados Arquitectos
Edificio Ombu, Mas Fernandez Arquitectos
Edificio Los Héroes, Murtinho y Asociados Arquitectos
Torre Titanium, Abraham Senerman Lamas
Edificio Manantiales, Izquierdo Lehmann Arquitectos
Torre Alto el Golf, Handel Architects + UNO arquitectos
Edificio Vitacura, Mathias Klotz
Hotel NOI, Jorge Figueroa + Asociados Arquitectos
Municipalidad Vitacura, Iglesis Prat Arquitectos
Memorial en el Parque Bicentenario, Gonzalo Mardones Viviani
Cumarú Restaurante, Gonzalo Mardones Viviani
Edificio Cruz del Sur, Izquierdo Lehmann Arquitectos
Centro Clinico Manquehue Oriente de Clínica Alemana,
edited by Katia Carlucci
Marcela Quilodrán B, Gustavo Greene W
28. Edificio Transoceanica, +Arquitectos
29. Centro Cultural Amanda, 01ARQ
30. Torre Alto Oriente, Alemparte-Morelli & Asociados Arquitectos +
Oltmann Alhers Arquitectos Asociados
31. Ermita San Antonio, Undurraga Deves Arquitectos
32. Oficinas Costanera La Dehesa, Alemparte-Morelli & Asociados
Arquitectos + Oltmann Alhers Arquitectos Asociados
33. Edificio Plaza San Damian, Alemparte-Morelli & Asociados Arquitectos
+ Oltmann Alhers Arquitectos Asociados
34. Centro Deportivo y Cultural Chimkowe, Gubbins Arquitectos +
Loi Arquitectos
35. Edificio Corporativo Vespucio Sur, +Arquitectos
36. Restaurante Dominó, Mathias Klotz
37. Universidad Adolfo Ibañez, José Cruz Ovalle
38. Museo Interactivo Mirador MIM, Juan Baixas
39. Muebles Gacitua, DX arquitectos
40. Facultad de Economía y Empresa UDP, Mathias Klotz
41. Parque Bicentenario de la Infancia, Elemental
42. Planta Hunter Douglas, Mathias Klotz
43. Hospital Clinico Mutual de Seguridad y Clinica Bicentenario,
Mobil arquitectos
44. Espacio M, Gonzalo Martinez de Urquidi
45. Museo de la memoria, Estudio América
46. Proingas, Wa Arquitectos
47. Ferreteria O’Higgins, GH+A Arquitectos
48. Parroquia San Gabriel, Estudio Valdés
lib
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42
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21
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12
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01
A
02
A
project
Centro Gabriela Mistral
GAM
tipology cultural
architect Lateral + Cristian
Fernandez
realization 2013
address
Avenida Libertador
Bernardo O’Higgins
227
project
tipology
architect
realization
address
05
06
A
project
tipology
architect
Edificio GEN
residential/office
Felipe Assadi +
Francisca Pulido
realization 2010
address
Avenida Portugal 415
A
A
Biblioteca Central UDP
educational
Mathias Klotz
2012
Vergara 332
project
Centro Cultural Palacio
La Moneda
tipology cultural
architect Undurraga Deves
arquitectos
realization 2005
address
Plaza de la Ciudadania
26
project
07
08
Edificio FEN
office
Marsino Arquitectos
2011
Avenida Diagonal
Paraguay
project
tipology
architect
realization
address
Centro de Eventos Alto
San Francisco
tipology ballet room
architect Juan Carlos Sabbagh
realization 2011
address
Calle San Francisco 75
A
A
A
project
tipology
architect
realization
address
04
03
Torre Huérfanos
office
Juan Carlos Sabbagh
2012
Huérfanos 656
project
tipology
architect
realization
address
312
Apart-Hotel Ismael 312
hotel/residential
Estudio Larraín
2012
Ismael Valdés Vergara
09
10
B
project
tipology
architect
realization
address
B
Hostal Caracol Santiago
hotel
FOAA (Felipe Ortiz)
2010
General Ekdhal 151
13
C
project
Museo, Centro cultural y
Teatro Carabineros de
Chile
tipology cultural
architect Gonzalo Mardones
Viviani
realization 2010
address
Avenida Antonio Varas
11
B
12
B
project
Mercado Tirso
de Molina
tipology commercial
architect Iglesis Prat arquitectos
realization 2011
address
Avenida Artesanos
project
Biblioteca Pública
de Independencia
tipology library
architect Marsino Arquitectos
realization 2009
address
Avenida Independencia
1101
project
14
15
16
C
project
Edificio Corporativo
DUOC
tipology office
architect Juan Carlos Sabbagh
realization 2007
address
Av. Antonio Varas 666
C
project
tipology
architect
Edificio Plaza Bellet
office
Alemparte-Morelli &
Asociados Arquitectos
realization 2011
address
Antonio Bellet 444
Edificio Consistorial
Recoleta
tipology office
architect Prado Arquitectos
realization 2013
address
Avenida Recoleta 2774
C
project
tipology
architect
Edificio Ombu
office
Mas Fernandez
Arquitectos
realization 2009
address
Av. Andres Bello 2115
17
18
C
D
C
19
D
project
tipology
architect
Edificio Los Héroes
office
Murtinho y Asociados
Arquitectos
realization 2007
address
Calle Holanda 64,
Providencia
project
tipology
architect
project
tipology
architect
21
22
23
D
project
tipology
architect
realization
address
Torre Titanium
office
Abraham Senerman
Lamas
realization 2010
address
Av. Isidora Goyenechea
2800
D
C
Edificio de Vitacura
office
Mathias Klotz
2013
Avenida Vitacura 3561
project
tipology
architect
Hotel NOI
hotel
Jorge Figueroa +
Asociados Arquitectos
realization 2009
address
Avenida Nueva
Costanera 3736
Edificio Manantiales
office, commercial
Izquierdo Lehmann
Arquitectos
realization 1997
address
Av. Isidora Goyenechea
3120
D
project
Municipalidad
de Vitacura
tipology office
architect Iglesis Prat Arquitectos
realization 2006
address
Avenida Bicentenario
8300
20
D
project
tipology
architect
Torre Alto el Golf
office
Handel Architects +
UNO arquitectos
realization under construction
address
Avenida Vitacura 2969
24
D
project
Memorial en el Parque
Bicentenario
tipology public
architect Gonzalo Mardones
Viviani
realization 2011
address
Recoleta
25
26
D
E
Cumarú Restaurante
restaurant
Gonzalo Mardones
Viviani
realization 2012
address
Vitacura
E
28
E
project
tipology
architect
Edificio Cruz del Sur
office, commercial
Izquierdo Lehmann
Arquitectos
realization 2009
address Av. Apoquindo 4501
project
Centro Clinico
Manquehue Oriente de
Clínica Alemana
tipology hospital
architect Marcela Quilodrán B,
Gustavo Greene W
realization 2012
address Vitacura
project
tipology
architect
realization
address
30
31
32
Edificio Transoceanica
office
+Arquitectos
2010
Avenida Santa Maria
5888
CORTE 3 - 3
project
tipology
architect
27
CORTE 2 - 2
CORTE 1 - 1
CORTE 1 - 1
CORTE 3 - 3
CORTE 2 - 2
PLANTA PRIMER PISO
0
1
2
5
10
29
E
project
tipology
architect
realization
address
E
Centro Cultural Amanda
commercial/cultural
01ARQ
2008
Embajador
Doussinague 1767
project
tipology
architect
Torre Alto Oriente
office
Alemparte-Morelli &
Asociados Arquitectos
+ Oltmann Ahlers
Arquitectos Asociados
realization 2011
address
Av. Presidente Kennedy
9070
E
project
tipology
architect
Ermita San Antonio
housing
Undurraga Deves
Arquitectos
realization 2000
address
Lo Barnechea
E
project
Oficinas Costanera
La Dehesa
tipology office
architect Alemparte-Morelli &
Asociados Arquitectos
+ Oltmann Ahlers
Arquitectos Asociados
realization 2010
address
Av. Raúl Labbé 12613
33
E
34
F
36
35
F
F
project
Edificio Plaza
San Damian
tipology office
architect Alemparte-Morelli &
Asociados Arquitectos
+ Oltmann Ahlers
Arquitectos Asociados
realization 2010
address
Av. Las Condes 11285
project
Centro Deportivo y
Cultural Chimkowe
tipology cultural, sport
architect Gubbins Arquitectos +
Loi Arquitectos
realization 2008
address
Av. Grecia 8787,
Peñalolén
project
Edificio Corporativo
Vespucio Sur
tipology commercial
architect +Arquitectos
realization 2005
address Avenida Vespucio Sur
project
tipology
architect
realization
address
37
38
39
40
F
project
Universidad Adolfo
Ibañez
tipology educational
architect José Cruz Ovalle
realization 2011
address Diagonal Las Torres
2640
F
project
Museo Interactivo
Mirador MIM
tipology cultural
architect Juan Baixas
realization 2000
address
Punta Arenas 6711
F
project
tipology
architect
realization
address
Restaurante Dominó
restaurant
Mathias Klotz
2009
Calle Irarrázaval
F
Muebles Gacitua
office/showroom
DX arquitectos
2010
San Miguel
project
Facultad de Economía
y Empresa, UDP
tipology educational
architect Mathias Klotz
realization 2006
address
Avenida Santa Clara
797
42
F
43
C
F
project
Parque Bicentenario
de la Infancia
tipology public
architect Elemental
realization 2012
address
Perù 1001
project
tipology
architect
realization
address
44
G
Planta Hunter Douglas
office
Mathias Klotz
2007
San Bernardo
G
project
Hospital Clinico
Mutual de Seguridad
y Clinica Bicentenario
tipology hospital
architect Mobil Arquitectos
realization 2011
address
Estación Central
project
tipology
architect
Espacio M
office
Gonzalo Martinez
de Urquidi
realization under construction
address
Compañia 1230
47
48
8
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12
Francisco Silva
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Avenida Perú
J
B
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A
45
46
G
project
tipology
architect
realization
address
H
Museo de la Memoria
cultural
Estudio América
2009
Matucana 501
project
tipology
architect
realization
address
H
Proingas
office, production
Wa Arquitectos
2012
Pudahuel
project
tipology
architect
realization
address
H
Ferreteria O’Higgins
production
GH+A Arquitectos
2011
Pudahuel
project
tipology
architect
realization
address
Parroquia San Gabriel
religious
Estudio Valdés
2007
Los Canelos, Lo Prado
169 itinerario contemporaneo: santiago del cile contemporary itinerary: santiago de chile
41
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AREA 128 - Architetti nell`Altotevere Libera Associazione