CULTURA Corriere della Sera Mercoledì 13 Maggio 2015 37 # Ebook Kobo, nuovo ereader e aiuto telefonico La sfida ad Amazon di Alessia Rastelli «Vendiamo libri e non ci interessano gli abbonamenti. L’obiettivo è offrire il titolo più adatto a ogni lettore». Michael Tamblyn, presidente e responsabile dei contenuti Kobo, è in Italia per il Salone di Torino (al via domani). Un’occasione per sottolineare le differenze dal gigante Amazon, rivenditore non solo di libri, che ha lanciato il servizio Kindle Unlimited per leggere quanto si vuole a 9,99 euro al mese. Kobo è una compagnia Il presidente di Kobo, Michael Tamblyn canadese che offre ebook e dispositivi di lettura, presente in 190 Paesi (4,7 milioni i titoli nel catalogo, in 72 lingue, il 12% del venduto proveniente dalla piattaforma di self-publishing Kobo writing life). In Italia l’azienda è partner di Mondadori e Feltrinelli. «Forniamo l’infrastruttura, poi per i contenuti cerchiamo alleanze con le librerie dei vari Stati, che meglio conoscono il pubblico nazionale», spiega Tamblyn. A © RIPRODUZIONE RISERVATA «Io sono Alfa» (Frassinelli) al Lingotto L’incipit Attentati e segreti Il nostro mondo va a pezzi e Patrick Fogli ci fa un romanzo Nessuno aveva tempo di alzare gli occhi. E nessuno la vide di Giorgio Faletti L a piuma arrivò risalendo il vento. Nessuno si accorse di questo strano fenomeno, forse nemmeno il vento stesso, che per natura ha canne da piegare e foglie da girare sulle dita e stagni da stupire con gocce di pioggia che lasciano cerchi improvvisi e bolle sulla superficie immota dell’acqua. Tracciando il suo invisibile sanscrito nel cielo, la piuma sorvolò un villaggio popolato di uomini, che come tali prestavano attenzione solo a ciò che avveniva in terra, davanti ai loro occhi. Un fabbro batteva il ferro rovente di una lama chiedendosi se sarebbe stata una buona spada, un Ognuno dei personaggi rappresenta qualcosa: il Potere, la Religione, la Bellezza... Soltanto l’ultimo verrà premiato alla fine per la sua curiosità e sensibilità cosa con la lettera iniziale maiuscola. Il re è il Potere. Il cardinale è la Religione (versione temporale). La ballerina è la Bellezza. La prostituta è il Sesso (variante mercenaria). Solo l’ultimo dei personaggi (non vi dico chi è) si accorge della piuma. La sua sensibilità e curiosità verranno premiate con il regalo più bello che un abitante della Terra possa sognare. La piuma non diventerà più un musical. Non andrà in scena con accompagnamento di orchestra, sfavillio di luci, dispiego di coreografie e scenografie. Non sarà mai lo spettacolo che Faletti aveva immaginato per riunire in un’opera sola i suoi molteplici talenti, quello letterario, quello musicale, quello teatrale, quello figurativo. Il destino ha deciso altrimenti. La piuma è diventata il commiato di Faletti dal suo pubblico. Un commiato per voce sola anche se, quando la si legge, la favola rivela una musicalità segreta. Roberta Faletti, raccontando in una piccola nota al testo di come lavorava il marito, scrive: «C’erano giorni in cui il ticchettio sulla tastiera di un computer, dove si inseguivano lettere a costruire parole, si alternava al rumore più attutito di dita sui tasti di un pianoforte, dove si inseguivano note, prima incerte poi sem- contadino seminava il suo campo chiedendosi se sarebbe stato un buon raccolto, le donne stavano al fiume a lavare i panni chiedendosi se sarebbero diventati bianchi e immacolati. Solo i bambini correvano senza nulla chiedersi, giocando e schiamazzando per le anguste vie del villaggio, fra le case di fango e paglia, inseguiti da cani festanti che, pur senza capire, si univano al gioco. Alcuni cavalli erano impastoiati davanti alla locanda dove cavalieri senza macchia e senza paura sostavano per stordirsi di vino, procurandosi macchie sulle vesti mentre cercavano di dimenticare la loro paura. Nessuno riuscì a vedere la piuma perché nessuno aveva tempo a sufficienza per alzare gli occhi al cielo e riuscire anche solo a guardarla. © EREDI GIORGIO FALETTI / BALDINI&CASTOLDI La storia doveva diventare un musical. Ricorda la moglie Roberta che certi giorni il ticchettio della tastiera si alternava alle note prodotte dal pianoforte Il cd «L’ultimo giorno di sole» Il disco, lo spettacolo: la musica continua di Pasquale Elia C’ è la grande lezione di Gaber, ma c’è soprattutto la voglia di raccontare schegge di vita senza seguire rassicuranti rituali letterari, tantomeno sonori. È la sensazione che si prova nell’ascoltare L’ultimo giorno di sole, l’album postumo di Giorgio Faletti interamente composto (testi e musiche) dall’autore prematuramente scomparso lo scorso anno. Il disco, che esce il 26 maggio, mette insieme i brani dell’omonimo spettacolo che Faletti scrisse per la sua amica Chiara Buratti. Spettacolo che debutterà ad Asti il 4 luglio, giorno dell’anniversario della morte di Faletti. In scena ci sarà Chiara (accompagnata dalla pianista Giulia Mazzoni) a cantare i brani finiti su disco intervallati da sette monologhi. Nemmeno un chilo, La donna che non c’era, Unisex, Confessioni di un pianoforte sono alcuni dei pezzi (arrangiati da Andrea Mirò) che si inseguono nel cd assumendo l’aspetto di «racconti nel racconto», di suggestioni afferrate al volo da Giorgio e fermate su carta. Per rimettere insieme le tante emozioni di un mondo visto da un artista che così tornerà a nascere il 4 luglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’autore pre più chiare, a costruire melodie». Ecco, La piuma è una favola che non sembra scritta con i tasti del computer ma con quelli del pianoforte. Più di ogni altra cosa, Faletti sognava di diventare un grande cantante e musicista. Già ai tempi di Drive In, la trasmissione che negli anni Ottanta lo lanciò come comico, lo prendevano in giro per questo suo debole canoro. Non gli è bastato quasi vincere da perfetto outsider un Festival di Sanremo (con il rap antimafia Signor tenente), non gli è bastato che Mina abbia dato un’accorata, struggente interpretazione di Compagna di viaggio, una delle sue canzoni più belle e delicate, Faletti avrebbe voluto di più dalla musica e avrebbe voluto dare di più alla musica. La lontanissima origine della Piuma è proprio in una canzone scritta da Faletti per Angelo Branduardi, La regola del filo a piombo. I primi versi dicono: «Anche il peso di una piuma scende / se c’è un soffio d’aria che se la riprende / per follia di vento può salire su ma poi torna giù». È lì che comincia questa storia. La canzone risale agli anni Novanta, ben prima di Io uccido, ben prima di tutto. La piuma non era stata pensata come commiato, non era nata per essere un messaggio in bottiglia da affidare alle onde del mare con consegna postuma, non voleva né doveva essere un addio. Ma il caso ha disposto altrimenti. La piuma è diventata un addio preterintenzionale (se così si può dire). Eppure non ci poteva essere uscita di scena più giusta. Le ultime parole di Faletti sono le parole di una favola e contengono una morale, leggera come il vento che soffia in tutto il racconto. Faletti, che sapeva raccontare storie assai truci, era nella vita un ragazzo gentile, quasi settecentesco nel modo di fare. Mina, nel suo necrologio, ha detto che era una persona «garbata». Il garbo di chi lascia come eredità una favola scritta nel cielo da una piuma in un linguaggio arcano ed elegantissimo (un «invisibile sanscrito»). Perché la piuma di Faletti è una penna. Una penna come quelle delle aquile albine e delle fenici. Ma anche una penna come quella degli scrittori. Il testamento di Faletti è un elogio della fantasia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giorgio Faletti (Asti 1950 — Torino 2014) è stato attore, compositore, cantante e comico. Ha esordito nella narrativa con Io uccido (Baldini & Castoldi, 1992) La piuma esce venerdì 15 da Baldini & Castoldi (tavole di Paolo Fresu, pp. 96, e 13). Presentazione sabato 16 (Sala Gialla, ore 18) al Salone di Torino con Roberta Bellesini Faletti e Antonio D’Orrico; leggono Euridice Axen e Sebastiano Filocamo, al pianoforte Cesare Picco Il volume di Vivian Lamarque edito da Battello a vapore Oaic! La bimba timida dice ciao al contrario di Cristina Taglietti L Torino verrà lanciato Kobo Glo Hd (punti di forza: la qualità dello schermo e il prezzo di 129 euro). L’ereader arriverà sul mercato il primo giugno, quando sarà attivato anche Kobo welcome, servizio telefonico che guida il lettore nel primo utilizzo e gli suggerisce l’ebook da cui iniziare. I clienti Kobo non sono solo giovanissimi né sempre esperti di tecnologia: in Europa l’ età media è 47 anni. a timida Timmi è così timida che quando è emozionata le parole le escono al contrario. Così, invece di dire ciao dice «oaic», invece di scusi «isucs». Molti piccoli lettori conoscono già le sue avventure con la maestra Surgelata, fredda come il ghiaccio, e la maestra Violetta, dolce e profumata, l’amicizia con Linda, la simpatia per Rosso, il bambino della III C. Timmi è timida come lo era la sua creatrice, Vivian Lamarque, poetessa e scrittrice dal tocco leggero, delicata autrice di libri per bambini. Una doppia anima che mostrerà al Salone di Torino dove omaggerà con i suoi versi la memoria di Wislawa Szymborska, nell’incontro in cui viene presentata Cianfrusaglie dal passato (Adelphi) la biografia che Anna Bikont e Joanna Szczesna hanno dedicato alla poetessa premio Nobel, mentre il suo nuovo libro (pp. 146, e 9, dai 7 anni), La timida Timmi cambia scuola, uscito ieri con le inconfondibili illustrazioni di Nicoletta Costa, è una delle novità del Battello a vapore al Lingotto. La bambina è cresciuta, rispetto al primo libro. Là andava in prima elementare, qui è ormai in quarta ma i motivi di ansia ci sono sempre perché ha cambiato casa e quindi scuola. Cioè insegnanti, compagni, amici. Raccontando i pensieri e i turbamenti della bambina, Vivian Lamarque tratteggia il tipo psicologico del timido che, per esempio, ha più fantasia degli altri, forse perché le energie che risparmia parlando poco le usa per costruire castelli in aria. Come quelli che hanno come protagonista proprio il Rosso che Timmi immagina disperato perché lei non c’è più e si ritrova costretto a pedinarla. I timidi, per L’autrice Vivian Lamarque sarà al Salone del libro di Torino il 17 maggio (Caffè letterario, h 16) con Andrea Ceccherelli, Anna Bikont e Joanna Szczesna. esempio, non hanno mai il coraggio di iniziare un discorso, ma adorano scrivere perché non è necessario alzare la voce. Nella vita di Timmi c’è tutto l’universo dei bambini di oggi: i telefonini, i tablet (ma anche un diario come ai vecchi tempi), i film di paura guardati sul divano con un pacchetto di patatine accanto. Ci sono i fratelli e i «fratellastrini», le compagne smorfiose che la escludono, i compagni che vengono da lontano, come Ravi, che arriva dall’India e non capisce una parola di italiano. La scrittrice fa incursione anche nei programmi scolastici offrendo una parafrasi sui generis della poesia di Giovanni Pascoli Orfano («Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca») che propone, attraverso Timmi, di titolare invece Ninna-nanna, spogliando il poeta di quell’aura di tristezza che l’ha reso indigesto a molti bambini. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Ranieri Polese C olpiscono senza motivo, senza rivendicazioni. Lasciano solo un segno, la lettera greca alfa, pitturata in rosso. In pochi giorni, in diverse città d’Italia, seminano stragi. Una, due, tre scuole: nelle prime due impiegano esplosivi manovrati con un telecomando; nella terza sparano dal tetto di una casa vicina. Tocca anche alla chiesa dove si tengono i funerali solenni delle vittime di una scuola: hanno imbottito i confessionali di esplosivo ed è un massacro. Chi sono, quanti sono, perché lo fanno? Le reazioni del governo sono drastiche ancorché inefficaci: coprifuoco, creazione di un corpo speciale che procede ad arresti indiscriminati e interrogatori con torture. L’ordine è di sparare a vista a chi circola nelle ore proibite. I negozi chiudono, la gente si barrica in casa, il terrore genera sospetti, si registrano casi di linciaggio di barboni innocenti. La convivenza civile è abolita, si sopravvive in uno stato di polizia. Senza peraltro trovare una traccia che possa servire a identificare i terroristi. In un post scriptum del suo nuovo romanzo Io sono Alfa, Patrick Fogli dice che l’idea era nata molto prima, quando ancora «l’Isis era una sigla che non significava nulla, e “Charlie Hebdo” non aveva neppure pubblicato le prime vignette su Maometto». L’idea si era presentata come una domanda: quali conseguenze producono nelle nostre società gli attacchi dei terroristi? Quanto possono reggere, agli assalti della paura, le nostre libertà civili? Il romanzo si svolge in un tempo indeterminato, ma anche molto vicino: le cose narrate potrebbero accadere dopodomani, fra un mese. E ora che nuovi gruppi di terrore, nuove sigle si aggiungono ogni giorno nelle cronache dei giornali, l’ipotesi di Fogli non sembra per niente inverosimile. Un affresco corale di un mondo che va a pezzi, una tragedia collettiva. Sul cui sfondo si ritagliano alcune figure, tre personaggi con una loro distinta individualità, una propria storia. Francesca, chirurgo d’urgenza, ha perso il marito e una figlia nell’attentato alla prima scuola: non vuole più vivere nella città dove tutto è cambiato, prende con sé l’altra figlia e torna nel paesino sui monti (Trentino?) da cui era venuta via tanti anni prima. Gualtiero, senatore di lungo corso di un partito un tempo al potere (la Dc?), una sera in un talkshow televisivo pronuncia amare parole: Alfa è l’inevitabile prodotto dello sfascio congiunto di politica e società, il mondo, il nostro mondo, abituato a vivere di corruzione non poteva non evocare queste forze di distruzione senza una ragione, senza un perché. Infine Paolo, giornalista cinquantenne, che ha buone conoscenze nel corpo speciale antiterrorismo, riceve messaggi da un agente dei servizi segreti, addirittura frequenta un misterioso membro di un gruppo di controinformazione, stile Wikileaks: sarà lui ad arrivare il più vicino al nucleo terrorista. Ancora una volta, con Io sono Alfa, Fogli combina descrizioni del Paese in cui viviamo con elementi di fiction. Ne II tempo infranto (2010) si evocavano le ombre della P2 e il terrorismo della fine degli anni Settanta. Con Non voglio il silenzio. Il romanzo delle stragi (2011, scritto con Ferruccio Pinotti) c’era il ricordo delle morti dei magistrati antimafia. In tutt’e due i romanzi, personaggi di invenzione finivano per essere coinvolti in un pericoloso ritorno dell’orrore di ieri. Nel nuovo libro, Fogli guarda al futuro prossimo venturo. E, come in una profezia o in un esorcismo, mostra l’estrema vulnerabilità della nostra società, e forse manda un allarme a chi governa. © RIPRODUZIONE RISERVATA R L’appuntamento: Il libro di Patrick Fogli, Io sono Alfa (Frassinelli, pp. 268, e 16) sarà presentato domenica 17 alle ore 14, al Caffè letterario del Salone del Libro Codice cliente: 8727381