Gazzettino 4-06-2011:Gazzettino-nuovo 1 03/06/11 23:19 Pagina 5 > S E T T I M A N A L E IDG speciale di Giarre N. 1 9 • s abato 4 giugno 2011 5 Notiziando qua e là I lavori dei piccoli “giornalisti” del Corso P.O.N. “Laboratorio di Scrittura Creativa” della Scuola Media annessa al Liceo Artistico “R. Guttuso” di Giarre Le “firme” di questa pagina: sedute (da sinistra) Maria Patanè, Sharon Vitti, Giorgia Denaro e Giulia Vicari; in piedi (da sinistra) Michaela Leotta, Giovanni Cavallaro e Virginia Ardizzone Con le visite alla redazione del “Gazzettino” ed alla sofisticata rotativa dell’“Eurografica La Rocca”, in cui il nostro settimanale viene stampato, si è conclusa la felice esperienza del Corso di Giornalismo e Scrittura Creativa “Io giornalista: notiziando qua e là”, realizzato per il secondo anno consecutivo nell’ambito del P.O.N. 20072013 al fine di ampliare ed ulteriormente qualificare l’offerta formativa destinata agli studenti delle classi seconde della Scuola Media annessa al Liceo Artistico “R. Guttuso” di Giarre, guidato dal dirigente Alfredo Pappalardo. I sedici “giornalisti” in erba, che hanno sin da subito mostrato spiccate attitudini per le attività di comunicazione, sono stati seguiti dalla Prof.ssa Gabriella Sorbello (docente-tutor) e dagli esperti esterni Corrado Petralia (nella fase introduttiva) e Rodolfo Amodeo (in quella teorico-pratica), rispettivamente condirettore e redattore del “Gazzettino”. E’ questa, dunque, la terza ed ultima pagina speciale che dedichiamo agli articoli ed ai servizi che i giovani corsisti hanno elaborato in queste settimane mettendo in atto le competenze e le abilità acquisite; sulla base del principio fondamentale che la “missione” del giornalista consiste nel trasmettere e spiegare agli altri ciò che meglio si conosce, è stata data ai ragazzi la possibilità di occuparsi di argomenti e tematiche rispondenti ai loro interessi ed inclinazioni. Giarre, ma che bell’ambiente!... Nostro “viaggio” tra le tante situazioni di invivibilità e degrado della popolosa cittadina etnea: smog automobilistico, cassonetti stracolmi, verde non curato e strade “colabrodo” L a popolosa cittadina etnea di Giarre è diventata, ormai da alcuni anni, un agglomerato urbano inquinato dallo smog automobilistico, dai rifiuti abbandonati lungo le strade e dal verde pubblico non curato: tutti fattori prevalentemente determinati dalla negligenza dei cittadini. Lo smog, nella maggior parte dei casi, a Giarre è prodotto dai troppi autoveicoli in circolazione, che rilasciano gas dannosi all’ambiente ed a chi vi risiede. I mezzi motorizzati, infatti, inquinando l’atmosfera terrestre diventano nocivi per gli esseri umani. Lo smog, in particolare, è causa di diverse malattie respiratorie che colpiscono sia adulti e sia, purtroppo, bambini (allergie, asma, patologie polmonari e persino tumori). E di malattie infettive è causa pure l’abbandono dei rifiuti lungo le strade; ma anche il cittadino “esemplare” che li ripone nei cassonetti, nonostante la sua “buona volontà” non conclude nulla: que- G Il Libro si racconta Intervista “impossibile” al pilastro per eccellenza della cultura, il quale lamenta di essere stato abbandonato dalle nuove generazioni, che preferiscono leggere dal “freddo” schermo del pc Scene di “ordinario degrado” nelle vie di Giarre… sti contenitori, infatti, rimangono a lungo stracolmi d’immondizia perché quest’ultima non viene mai raccolta nei tempi previsti. Giarre, dunque, è diventata una vera e propria “discarica”. Non parliamo, poi, della raccolta differenziata: essa dovrebbe servire a raggruppare i vari rifiuti (carta, plastica, vetro, batterie esauste, medicinali scaduti, ecc.) nei rispettivi contenitori; ma quanti cittadini giarresi si preoccupano di operare questa selezione? Abbiamo appreso che sono appena la metà; gli inottemperanti alla raccolta differenziata, dal canto loro, si giustificano dicendo che non hanno i relativi cassonetti posizionati vicino casa e che, in ogni caso, la spazzatura non viene raccolta in maniera puntuale. Altre note dolenti sono il verde pubblico, che nelle strade del centro etneo viene scarsamente curato, ed il decoro urbano: le erbacce proliferano a dismisura e, per di più, la popolazione getta a terra cartacce, plastica, vetro e quant’altro, all’aria aperta, può arrecare problemi vari: la carta, infatti può facilmente incendiarsi, così come la plastica, la cui combustione è particolarmente nociva per l’atmosfera. Il vetro a terra, infine, potrebbe arrecare lacerazioni al corpo degli animali. Questa “desolante” realtà è frutto dello scarso senso civico dei cittadini di Giarre i quali, dimostrandosi poco sensibili nei confronti della salvaguardia dell’ambiente, non si accorgono del danno che producono all’ecosistema e, quindi, a se stessi. Infine, in tale critico contesto ambientale non possiamo non segnalare il degrado del manto delle strade, evidentemente non ben asfaltate, che spesso e volentieri si presentano costellate di buche (a volte vere e proprie “voragini”); ed anche quando si interviene per ripararle (a seguito delle continue lamentele dei cittadini), al successivo acquazzone l’asfalto “salta” nuovamente. Meditiamo giarresi, meditiamo… Giulia Vicari Maria Patanè Michaela Leotta Studenti di Giarre Hippy e Punk alla scoperta di Noto “colpiscono” ancora li alunni della Scuola Media annessa al Liceo Artistico “Renato Guttuso” di Giarre si sono recati in gita, nei giorni scorsi, nella rinomata cittadina siciliana di Noto. E’ stata una splendida occasione per ritrovarsi insieme alle migliaia di turisti che hanno assistito alla trentaduesima edizione della suggestiva manifestazione dell’“Infiorata”, con cui quella che viene definita la “capitale siciliana del Barocco” saluta la Primavera adornando la sua artistica Via Nicolaci di pittoresche composizioni floreali. L’evento ha il suo momento “clou” la terza domenica di maggio. In realtà, ancor prima di Noto fu il Comune di Genzano, nel Lazio, ad allestire questo tipo di iniziativa; e quando, nel 1980, i netini decidevano di dotare la loro città di una manifestazione dal grande richiamo turistico ed in grado di esaltare ulteriormente la bellezza del suo elegante centro storico, pensarono di ispirarsi a quanto organizzavano i maestri genzanesi, ai quali chiesero apposita consulenza. Nacque, così, quel tripudio di caldi colori lungo Via Nicolaci, una strada in leggera salita che, come tale, consente al visitatore di abbracciare Noi del “Gazzettino” li ringraziamo perché queste pagine dedicate ai loro lavori non sono state semplici “esercitazioni scolastiche”, ma vere e proprie cronache che hanno ulteriormente arricchito la nostra testata di contenuti interessanti, originali ed, in alcuni casi, anche legati alla realtà territoriale; il tutto espresso con quello stile semplice e diretto che anche i giornalisti “adulti” dovremmo utilizzare. con un unico sguardo l’intero panorama floreale. Ma c’è anche un altro aspetto di Noto che ha affascinato gli studenti giarresi: quell’autentico “gioiello” dell’architettura settecentesca che è la Cattedrale. Malgrado i diversi crolli riportati nei secoli (gli ultimi sono stati causati dal cosiddetto “terremoto di S. Lucia” del 13 dicembre 1990 e, il 13 marzo 1996, da un difetto di costruzione che ha determinato il cedimento della cupola, di due navate e del transetto), il mirabile esempio di Barocco è sempre ritornato al suo splendore originario grazie agli accurati interventi di ricostruzione voluti non solo dalle istituzioni religiose, ma anche da quelle civili, a riprova della grande considerazione di cui gode tale sontuoso edificio sacro. La magnifica Cattedrale e tutti gli altri suoi pregevoli edifici barocchi hanno fatto meritare a Noto la prestigiosa inclusione, da parte dell’Unesco, nella lista dei luoghi mondiali “Patrimonio dell’Umanità”. Sharon Vitti I l termine “moda” deriva dal latino “modus”, cioè “maniera”. Con riferimento all’abbigliamento, dunque, la moda non è altro che la “maniera” di presentarsi esteriormente agli altri. A partire dagli Anni Settanta, però, questa “maniera” viene sempre più influenzata ed imposta da fattori esterni anziché essere stabilita da ognuno di noi autonomamente. Spesso, quindi, seguire la moda è causa di stress e sprechi di denaro: oggi si acquista un determinato capo di vestiario perché è “di tendenza”, ma dopo un paio di mesi, malgrado non si sia ancora sgualcito, bisogna metterlo da parte perché è già “passato di moda”. Una volta, invece, il modo di vestire dei giovani lo decidevano i genitori, mentre adesso sono i mass media e la cosiddetta “società dei consumi” a dirci cosa indossare. Sono sostanzialmente due gli stili che hanno maggiormente influenzato i gusti delle giovani generazioni dagli Anni Settanta ad oggi: prima l’abbigliamento “Hippy”, all’insegna di tessuti leggeri con su impressi disegni di fiori dai colori sfavillanti, e poi, tra gli Anni Ottanta e Novanta, il fenomeno “Punk”, caratterizzato da capi in pelle, jeans sdruciti, catene, spille e pettinature a cresta. Ed il “trasgressivo” Punk, in qualche misura, “sopravvive” ancora oggi: a differenza di una volta, infatti, i ragazzi non si vergognano a mostrarsi con pantaloni strappati, scuciti o rattoppati; nei decenni scorsi erano, questi, segni di trasandatezza, mentre adesso significano “essere alla moda”. Ma nell’abbigliamento giovanile contemporaneo, specie femminile, ritroviamo anche qualcosa di Hippy, come i capi colorati adornati da motivi floreali. Il modo di vestire dei giovani, pertanto, esprime voglia di trasgressione e di libertà; ma, a voler riflettere bene, che libertà è se, anziché decidere con la propria testa cosa indossare, ci si adegua ai modelli imposti dalla società?!... In ogni caso, non emarginiamo chi non si veste “alla moda”: perché la vera “bellezza” non è tanto quella esteriore, quanto l’insieme di valori, cultura e personalità che ci portiamo dentro. Giorgia Denaro Una buona regola del giornalismo è quella di dare voce a tutte le componenti della società e non solo a chi ha successo o riveste posizioni di potere. Abbiamo, quindi, ritenuto doveroso intervistare un vecchio amico caduto un po’ nel dimenticatoio perché offuscato dalle nuove tecnologie. – Signor Libro, cosa pensa delle nuove generazioni che non si prendono più cura di lei? «Purtroppo mi hanno abbandonato! Anche se ancora, per fortuna, molti autorevoli intellettuali mi tengono in alta considerazione. Mi rendo conto che i ragazzi preferiscono le nuove tecnologie, più comode, più interattive e più economiche; ma il freddo schermo di un computer non ha certo il mio profumo, la mia veste grafica, i miei colori…». – Ma come ci si sente ad essere rifiutato? «Mi sento molto deluso e tradito. A volte provo un senso di inferiorità rispetto alle tecnologie avanzate che mi hanno sostituito, perché riconosco che sono più accattivanti di me. Io stesso ho letto su Internet i testi di alcune sceneggiature per fiction televisive scritte da ragazzi: devo ammettere che sono molto interessanti ed auguro ai loro giovani autori di diventare scrittori a tutti gli effetti stampando sulle mie pagine ciò che producono; perché – scusate l’immodestia… – ancora oggi la vera consacrazione di un’opera dell’ingegno avviene con la pubblicazione su carta». - Ricordando i vecchi tempi, ci può descrivere cosa provava quando veniva stampato? «Era una sensazione bellissima. Quanto mi piaceva condividere le emozioni dei personaggi di un romanzo, le loro vicende, le loro aspirazioni!...». - Quando e come ha debuttato? «Era il lontano 1455, quando ancora erano in pochi a sapermi leggere. Mi presentai in modo intensamente nobile e spirituale; mi chiamarono “Bibbia”. La mia mamma era la macchina della stampa, inventata da tal Johann Gutenberg, che considero quindi il mio papà. Quella mia prima uscita come Bibbia è conservata presso la Biblioteca Mazarine di Parigi». - Quale è la più famosa opera venuta al mondo grazie a lei? «E’ la prima in assoluto, ossia, come ho appena accennato, la “Sacra Bibbia”. Personalmente, però, sono molto orgoglioso anche di quella attestatasi al quarto posto quanto a popolarità, ossia la “Divina Commedia” di Dante Alighieri: è un’opera di divulgazione universalmente apprezzata, ed è stato per me un grande onore fare da veicolo di trasmissione di quei contenuti che servono all’uomo per capire che la via del male va abbandonata e che, invece, va seguita solo la via della Luce. La “Divina Commedia” presenta una bellezza letteraria unica che offre ben quattro modi di interpretazione: il senso letterale, l’allegorico, il morale e l’anagogico. Chi la legge intraprende un viaggio virtuale nei vizi, nelle cattiverie, nella generosità e nella capacità di amare della specie umana». – Caro Signor Libro, la ringraziamo per averci dedicato un po’ del suo tempo prezioso e le auguriamo buona fortuna nella sua “battaglia” contro i nuovi mezzi di diffusione della cultura. «Grazie a voi per avermi dato voce. Spero che chi leggerà quest’intervista capisca il mio valore e mi tiri fuori dalla sua libreria per farmi vivere ancora nuove emozioni. Non depongo l’ascia di guerra: non sono un tipo facile, Io!!!...». Virginia Ardizzone Giovanni Cavallaro