> S E T T I M A N A L E IDG di Giarre ANNO XXXIV • N. 6 • GIARRE, SABATO 1 MARZO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it > Rovettazzo, contrada sperduta? > Quasi un teatrino della politica Giarre: l’amministrazione risponde ai residenti dell’area ma non si conoscono ancora i tempi di risoluzione dei problemi > a pag. 2 Riposto: Consiglio comunale spaccato sulla proposta di non fare attività ispettiva in assenza di alcune “personalità politiche” > a pag. 6 “Metto in conto tante cose…” L’ex Primo cittadino Teresa Sodano continua a raccontare i suoi anni di amministrazione e getta una luce differente sull’attuale gestione del Comune C ome si difende dall’accusa di aver stipulato contratti di telefonia troppo onerosi per il Comune? «I contratti di telefonia avevano un costo assolutamente compatibile con quello che era il servizio che riceveva il Comune. Ora mi dicono che è stato tolto il telefonino, che aveva un costo irrisorio, a dipendenti che devono assicurare la reperibilità, con grandi disservizi. Fu anche sollevata la questione del servizio Whatsapp, che avevano alcuni dipendenti, da parte di consiglieri comunali che in campagna elettorale volevano evidentemente andare contro certi dipendenti che non erano stati benevoli con le loro richieste. Purtroppo, la campagna elettorale scatena meccanismi che riesce difficile controllare». - Cosa risponde a chi dice che la sua Amministrazione abbia fatto un ricorso eccessivo alle consulenze esterne? «Sulle consulenze c’è pure molta malafede, perché io ho avuto una sola consulente, che era la Dott.ssa Privitera, persona indispensabile per il reperimento dei finanziamenti, regionali, nazionali e comunitari ed è una figura che hanno, per necessità, tutti i Sindaci. Fra l’altro, si tratta di una persona di grande professionalità, che ha fatto avere un ritorno notevolissimo al Comune di Giarre in termini di finanziamenti. Poi, se vogliamo spacciare per consulenze gli incarichi legali, dati ai vari avvocati per difendere l’Ente, allora è un altro discorso. Sono incarichi dati perché non avevamo un ufficio interno, perché non si raggiunse mai l’accordo – anche politicamente – per poterne creare uno e poi c’era già un contenzioso notevolissimo, affidato a diversi legali, quindi abbiamo cercato, soprattutto, di pagare le parcelle. Nel 2008, pagammo somme rilevanti anche per gli incarichi della precedente Amministrazione, che non venivano pagati da prima del mio insediamento. Oggi, si parla di un nucleo di legali. Per quanto riguarda le controver- sie di natura tributaria, ad esempio, della difesa dell’Ente si occupava un nostro dirigente, senza oneri aggiuntivi, quindi non so quale sarà il nuovo risparmio». - È vero che lo staff del nuovo Sindaco è più snello del suo? «Tutta questa snellezza non la vedo. È vero che avevo un capo di gabinetto che però era una figura importantissima nella gestione dei rapporti con il personale. Mentre il nuovo Sindaco ha assunto come consulente Tracia - che io, per un certo periodo, avevo assunto affidandogli l’incarico di direttore generale quanto l’ente poteva averne uno -, ha un consulente per il bilancio, non so quali risparmi abbia fatto». - Forse Bonaccorsi realizzerà un ingente risparmio con la vendita dell’Audi A6 del Comune? «Se poi il risparmio è la vendita della macchina del Sindaco questa cosa mi fa parecchio sorridere. È ridicolo, non capisco quale utilità possa avere. Anche nel piano di riequilibrio è scritto che il Sindaco ha rinunciato alla macchina, ma quella macchina serviva perché io ho fatto viaggi continuamente a Palermo, perché spesso i risultati si ottengono solo se si va a seguire personalmente le pratiche alla Regione – a parte il fatto che per il contratto di quartiere di via Teatro siamo stati anche a Roma –. Però, la vendita della macchina fu un fatto dimostrativo perché in un bilancio di 40 milioni di euro vorrei capire come può influire il ricavato della vendita di una macchina, che fu comprata già di seconda mano. Non so nemmeno se è stata venduta e quanto ha potuto ricavare. Se voleva, invece, come si suol dire “tagliare la faccia” al Sindaco precedente, perché lui ne fa a meno, questi sono atteggiamenti non da amministratore serio, di un ente serio, ma di altre consorterie». - Cosa ne pensa del progetto promosso da Bonaccorsi di ampliamento di Piazza Duomo. In una città che ha gravi problemi di traffico e di stato del manto stradale, le pare una priorità? «Questa di piazza Duomo, quando l’ho sentita, mi è sembrata una notizia aberrante. Giarre ha avuto sempre problemi di viabilità, quando fu sindaco l’On. Russo, che aveva la possibilità di trovare finanziamenti, fu impedito di realizzare una circonvallazione, che sarebbe servita tantissimo a snellire il traffico nelle due arterie principali di via Callipoli e Corso Italia. Non avendola realizzata, abbiamo una viabilità limitatissima e voler ampliare una piazza, già grande, come piazza Duomo, chiudendo quella piccola bretella che è l’unico sfogo per chi si trova nella parte alta di Giarre, mi riferisco alla zona di Piazza Immacolata via Garibaldi, mi sembra un atto di irriverenza nei confronti degli amministratori illuminati del tempo, che vollero via Callipoli e Corso Italia così come furono realizzati e già per quei tempi erano di notevoli dimensioni e ampiezza. Poi, mi sembra irrispettoso nei confronti dei cittadini per quanto riguarda la sicurezza. Io, nelle mie amministrazioni, ho sempre mirato alla sicurezza, specie per il rischio idrogeologico. Ora si vuole chiudere quella piccola bretella, che consente di smistare il traffico, di aprirlo verso Riposto, che è anche una via d’uscita per chi in un territorio come il nostro, altamente sismico, non possa svicolare dal viale Don Minzoni. Si pensi ai ragazzi della scuola media “Verga”, sarebbero costretti a scendere da via Garibaldi e do- ve verrebbero convogliati? In quel budello che porta al parcheggio multipiano, in quella stradina strettissima? È un’idea senza fondamento e un’offesa alla sicurezza dei cittadini». - Se dovesse fare un confronto tra i primi risultati di Bonaccorsi e i suoi cosa vedrebbe? «Dalla Giunta Bonaccorsi non ho visto niente, anche perché si è insediata da otto mesi, è anche presto, anche se devo dire che il rispetto al mio programma dei primi cento giorni c’è un abisso. Ora c’è la vendita della macchina, il 10% in meno sulla tassa dei rifiuti, che era previsto dalla legge, cose ridicole. Io trovai l’emergenza dovuta al terremoto del 2002, un grosso contenzioso con la Regione che si concluse con una transazione molto favorevole al Comune, 16 persone che rischiavano di perdere la pensione per un vuoto contributivo e pagammo 16 mila euro dopo 15 giorni dal nostro insediamento». - Quali sono le opere in corso di esecuzione e ancora da iniziare frutto dei finanziamenti ottenuti dalla sua Amministrazione? «Io ho lasciato7 cantieri aperti, Giarre ha avuto in questi anni una mole di finanziamenti non comune. Tra i cantieri aperti, oggi, ci sono 20 milioni di finanziamenti: è stata inaugurata da poco, per 500mila euro, la palestra del Macherione, piazza De Andrè per 850mila euro, un milione per il duomo, 1 milione e 800mila euro per le strade nella zona Peep, 3 milioni per il rischio idrogeologico, di cui due già spesi un cantiere concluso a S. Maria la Strada e uno in corso a Trepunti, per il quale i lavori sono sospesi perché il Comune non ha provveduto a spostare un tubo dell’acqua. Tra quelli bloccati troviamo la rotatoria all’uscita dai caselli autostradali (il cui decreto di finanziamento è del 4 gennaio 2013), e ricordiamo che per ottenere il cofinanziamento noi partecipammo ad un bando per la sicurezza stradale, e poi la Zona Franca Urbana, Gustavo La Piazza >CONTINUA A PAG. 2 Primum vivere, deinde philosophari! “P rimum vivere, deinde philosophari”, sì, “In primo luogo bisogna vivere, poi fare filosofia”: un adagio – neo premier Matteo Renzi – che invita a condurre una vita attiva e che pospone a questa ogni attività speculativa. Pur se la fonte puntuale di questo adagio non è nota, la massima parte della contrapposizione fra vita attiva e otium speculativo, già presente in Aristotele (Politica, 1333° 35, 1334° 16, 1337b 34), ritorna ripetutamente in ambito greco.A parte il fatto che esisteva una tradizione gnomica secondo cui prima di dedicarsi alla sapienza e alla virtù bisognava procurarsi il necessario per vivere. Interessante un passo di Focilide (poeta greco del IV sec. A.C.), ripreso dalla tradizione paremiografica: «Bisogna cercare il vitto, e la virtù quando si ha da vivere». Un’ultima indicazione, che può peraltro esserti d’aiuto oltreché di indirizzo, giovane neo premier Matteo Renzi, è l’ammaestramento che il politico, oratore e filosofo romano Marco Aurelio Cicerone dà al figlio (Epistulae ad Marcum filium, fr. 2), secondo cui «Philosophiae quidem praecepta noscenda, vivendum autem esse civiliter», e cioè che «bisogna certo conoscere gli insegnamenti della filosofia, ma si deve soprattutto vivere da buoni cittadini». Ammaestramento, questo, che ci è pervenuto grazie a Firmiano Lattanzio (250-324 ca) – scrittore latino di origine africana, maestro di retorica a Nicomèdia, convertitosi al cristianesimo – il quale lo cita all’interno della sua violenta requisitoria contro la filosofia pagana intesa come maestra di saggezza e verità. Un adagio, quello iniziale, e poi tutti i riferimenti riportati che potrebbero, a prima vista, non aver niente a che fare o a che vedere, egregio premier Matteo Renzi, con quello che sarà, anzi, che è già il tuo percorso di vita pubblica. E invece, no, perché in “Primum vivere, deinde philosophari” c’è quel quid – quel qualcosa di indeterminato, di indefinibile – che dovrebbe stare alla base di chi o di quanti hanno responsabilità pubbliche. A cosa serve, infatti, fare filosofia, quando non si riesce ad avere il necessario per vivere dignitosamente? Là dove – poveri noi! –, in quanti hanno avuto responsabilità pubbliche, fare filosofia ha significato, almeno sino ad oggi, parlare e promettere. Sì: questo ed altro ancora, senza però mai tradurre le parole e le promesse in fatti. Saprai ora tu, giovane neo premier Matteo Renzi – che hai promesso sin dalla tua prima comparsa sulla scena politica nazionale di far cambiare verso al Paese Italia –, tradurre le parole in fatti? Gli Italiani lo sperano, lo sperano tanto, anche quanti fino ad oggi, pur ammirandoti per la vis messa in campo – intendendo per vis: forza, vigore, potenza, impeto, energia, efficacia –, concretamente non sono stati dalla tua parte. Sì, anche per gli Italiani che sino ad oggi concretamente non sono stati dalla tua parte, tu, giovane neo premier Matteo Renzi, rappresenti la speranza per un domani migliore, vivibile. Sì, principalmente «per consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione», una frase, questa, presa a prestito dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi. Sì, perché “Laus nova nisi oritur, etiam vetus amittitur”! 2 > S E T T I M A N A L E IDG N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 giarre di Giarre Rovettazzo, contrada sperduta? Giunge l’attesa risposta da parte dell’amministrazione ai residenti dell’area ma non si conoscono ancora i tempi certi per la risoluzione dei loro problemi U na vecchia segnalazione presentata presso l’ufficio protocollo del Comune di Giarre dai residenti di via Damiani Lanza e via Rovettazzo risalente al 16 maggio 2012 è approdata in Consiglio comunale lo scorso 12 dicembre, per voce del consigliere comunale Patrizia Lionti, appartenente al gruppo politico “Città Viva”. Il consigliere comunale, ribadendo l’assenza di risposta da parte della precedente Amministrazione comunale, guidata dall’allora sindaco Sodano, si è fatta portavoce delle richieste dei cittadini che lamentano ancora – come si legge dal documento presentato durante l’attività ispettiva – “la mancanza di segnaletica orizzontale e verticale, l’insufficienza di cassonetti per il conferimento dei rifiuti, la massiccia presenza di erbacce e rovi di estese dimensioni e la conseguente e assoluta mancanza di pulizie delle vie”. Nel documento redatto dai residenti si segnalava “inoltre, lo stazionamento di mezzi pesanti di grosse dimensioni, che nello svolgere operazioni di carico scarico delle merci, hanno provocato evidenti danni al manto stradale e alle annesse grate per la raccolta delle acque piovane e ciò – unitamente alla mancata pulizia dei tombini che, ormai intasati, non raccolgono efficientemente l’acqua piovana – causa, così, un pericoloso allagamento delle strade”. Ed ancora, la presenza di “una pseudo siepe, le cui dimensioni sono tali da impedire la visuale sia agli automobilisti che ai pedoni che attraversano entrambe le parti della carreggiata; dell’esistenza di un enorme scavo, non ade- guatamente protetto per evitare pericoli, e di un serbatoio di accumulo d’acqua per uso cantiere, mai utilizzato e lasciato incustodito che, è anche causa dell’insalubre proliferazione di zanzare ed insetti vari”. Si denunciava inoltre l’assenza di controlli e vigilanza da parte della polizia locale. L’attività ispettiva sollecitava l’Amministrazione comunale “ad intervenire con prontezza e con modalità adeguatamente risolutive”, anche perché in tutti questi anni (le prime segnalazioni risalgono già all’anno 2003) i residenti hanno dovuto autonomamente, e a proprie spese, arginare gli effetti sorti a causa dell’incuria, senza poter intervenire sulle cause: hanno tagliato alberi cresciuti ai margini della carreggiata, tagliato i rovi che infestavano i marciapiedi, provveduto alla derattizzazione e alla bonifica delle aiuole abbandonate! Lo scorso 18 febbraio è arrivata, finalmente, la risposta all’attività svolta dalla consigliera di “Città Viva”, firmata dall’attuale sindaco Bonaccorsi, il quale allega una nota a firma del tecnico capo servizio Rompineve e di Russo, dirigente della IV area. A proposito della mancanza di segnaletica stradale, si legge che la manutenzione compete agli uffici preposti “facenti parte a quest’area in base alle risorse annualmente disponibili e alla programmazione collegata per l’intero territorio comunale. Resta inteso che in mancanza di provvedimenti, la materia è regolata dal codice della strada”. In merito all’insufficienza di cassonetti, l’ufficio rimanda al rientro a regime del servizio di raccolta dei rifiuti che avverrà “nel momento in cui si svolgerà la nuova gara per il servizio ambientale e quindi la localizzazione dei nuovi preside di raccolta”. “Per quanto attiene ai danni alle grate di raccolta acque piovane – si legge ancora sulla nota – si è accertato, a seguito sopralluogo, che le stesse in atto non costituiscono pericolo per la pubblica incolumità, mentre la mancata pulizia (intasati da materiale vario), si fa rilevare che tutta la zona edificata, facente parte di un piano di lottizzazione, è stata dotata della rete per lo smaltimento acque meteoriche, che in atto non è allacciata ad alcuna rete primaria perché inesistente nella zona”.”Per quel che attiene alle siepe lungo lo spartitraffico di via Rovettazzo, sarà cura di quest’Area provvedere in tempi adeguati, alla sua manutenzione”. Infine, circa il controllo e la vigilanza del territorio, ovviamente si legge che “spetta alla Polizia Locale”. Il documento consegnato alla consigliere Lionti non risponde, tuttavia, in merito ai rovi che, provenienti dagli attigui terreni, invadono i marciapiedi e che possono provocare, come avvenuto già nel passato, lo scoppio di incendi; niente viene detto in merito al profondo scavo non recintato presente ai margini della via Rovettazzo; nessun riferimento si fa rispetto al serbatoio d’acqua, lasciato incustodito, che è causa del proliferare di insetti vari. È chiaro che, probabilmente, vi è una responsabilità dei privati verso tutti gli altri aspetti per il quale l’ente non risponde, ma è altresì vero che, in presenza di un pericolo per la collettività, dovrebbero intervenire gli amministratori comunali attraverso il personale addetto e sollecitare l’eliminazione dei pericoli, prima con le apposite determine e poi, qualora non bastassero, con interventi mirati e diretti ai privati inadempienti, compreso quello di intervenire con mezzi propri del Comune ed addebitare poi i costi al cittadino. Detto questo, una cosa è certa su tutte: stante la risposta, le aspettative dei residente dovranno ancora attendere prima di essere accolte. Armando Castorina Nuovi impegni per la comunità Costituita ufficialmente l’Associazione “Giarre Futura” che dà seguito all’esperienza della lista civica presentata alle elezioni comunali del 2013 I l panorama politico giarrese si arricchisce di una nuova realtà politica organizzata, sorta sulla scia del buon risultato elettorale ottenuto nelle elezioni amministrative del 2013. Nei giorni socrsi, infatti, è stata costituita ufficialmente l’Associazione “Giarre Futura”, un soggetto politico-culturale apartitico che si occuperà, come hanno dichiarato i responsabili, dei problemi sociali e politici della città di Giarre. Il nuovo soggetto, come più volte sottolineato, dando seguito all’impegno elettorale per le ultime elezioni comunali del 2013 della lista civica “Giarre Futura”, nasce come una associazione che si propone di continuare e migliorare quel percorso politico, attraverso l’aggregazione sia di chi si è speso all’interno di quella esperienza politica, sia chi ha deciso nell’ultimo periodo di spendersi per la collettività. Grazie ad una attenta analisi dei problemi cittadini, prima di tutto il problema sanitario dell’ospedale, accanto ad iniziative valide di proposta da avviare all’interno della comunità cittadina, l’Associazione si prefigge lo scopo di fornire un luogo di pensiero e di azione a tutta la collettività giarrese. Il neo presidente Tino Bonaccorsi, nella sua prima dichiarazione all’atto dell’insediamento, ha sottolineato «l’importanza di una collaborazione fattiva con i rappresentanti istituzionali dell’associazione, ovvero con il gruppo consiliare di “Giarre Futura” formato dai consiglieri Camarda e Turrisi”. L’Associazione dovrà rappresentare per la loro azione politica uno sprone con- tinuo ed incessante di idee e di proposte verso il lavoro che questi dovranno svolgere all’interno del consiglio comunale di Giarre». Nel corso della prima seduta sono stati anche eletti gli organi direttivi dell’associazione, composti dal presidente, Tino Bonaccorsi; dal vicepresidente, Orazio Pennisi; dal segretario organizzativo, Giovanni Leotta; dall’addetto stampa, Andrea Camarda; dalla responsabile del Programma, Enrica Sorbello; dal responsabile del rapporto con le altre associazioni e movimenti politici, Maria Rosaria Musmarra; dal responsabile del rapporto con le organizzazione sindacali e produttive del territorio, Giovanni Corsaro; dal responsabile del settore giovanile, Michele Di Paola; dal responsabile del settore culturale, Alessandro Muscolino; dal responsabile del tesseramento, Giordano Carani. Salvatore Rubbino da pag. 1 - “Metto in conto tante cose...” per la quale sono amareggiata». - Dopo tutte le accuse che le sono state rivolte come mai proprio il varo della Zona Franca Urbana è per lei fonte di amarezza? «Nessuno si è fatto sentire - come per l’inaugurazione della palestra della Macherione per la quale ottenni ingenti finanziamenti - ma questo della ZFU è l’ultimo dei finanziamenti che ho ottenuto, per oltre 6milioni di euro. Per fare inserire Giarre nell’elenco delle ZFU ci fu un gran lavoro sia da parte mia che della dott.ssa Privitera, perché c’erano dei parametri abbastanza complessi, che siamo riusciti a sostenere, sia per partecipare al bando che poi per ricevere i fondi. Riuscimmo a ottenere, dopo molti viaggi a Palermo dall’assessore Armao, che le ZFU, inizialmente prevista per sole 4 città, sarebbe stata estese anche a noi. Si tratta di un grosso risultato, a seguito di un no- stro grande lavoro che però è stato ignorato dalla nuova Amministrazione. Altri 356 mila euro devono pervenire per la Macherione e 187 mila euro per la scuola di Carrubba. E poi ci sono i 6 milioni e 500 mila euro del contratto di quartiere di via Teatro». - Il nuovo Sindaco sostiene di aver rimesso all’opera impiegati imboscati, di aver ricollocato in strada i vigili e di aver rivoluzionato la macchina amministrativa. Lei, che effetti vede nella città e sul funzionamento del Comune? «A parte la soluzione della questione dei rifiuti, che anche noi, con la cessazione di un certo modo di gestire il servizio, saremmo riusciti a risolvere - tra l’altro il sindaco poteva liberarsi dell’Ato già a giugno e ha preferito prorogarne la gestione fino a settembre, che era la scadenza ultima, e la ditta che ora gestisce il servi- zio è la medesima individuata già da noi - non vedo nessun miglioramento. Si so che c’è stata una rivoluzione… ma noi avevamo attinto a risorse adibite ad altro proprio perché la coperta si è andata via via restringendosi. Probabilmente, la gente imboscata c’è adesso, se tutti i giardinieri sono tornati a fare i giardinieri, da quello che si vede in giro, questo servizio non è espletato come si dovrebbe. Mentre mi dicono che ci sono uffici con grosse carenze (come nell’ufficio accertamento tributi che avevamo costituito) ed a me la macchina amministrativa sembra inceppata da tutti gli interventi che vengono spacciati per chissà quali cose. E poi c’è anche un modo di rappresentare l’attività, nella cronaca di Giarre, che tante volte io pure mi vergogno, come quando leggo che l’ufficio manutenzione va a fare un sopralluogo in una scuola, dove c’è un’infiltrazione d’acqua e si chiede alla dirigente “è contenta, soddisfatta?”. Cosa deve dire quella? Ma qual è il compito di un ufficio manutenzione? Non penso che meriti un articolo non solo il fatto che l’intervento non venga effettuato, ma che venga compiuto il sopralluogo. Questa per dirne una, poi ce ne sono tantissimi episodi di un modo di amplificare le notizie dove si riscontra molto fumo, molta capacità di comunicare e poca sostanza». - Quanto all’inchiesta a suo carico, sulla illegittimità della determina 75 bis, teme per sé un esito sfavorevole? «No. Assolutamente. Quella della 75 bis fu un’esigenza di bilancio. Qualcuno fece una denuncia e mi è stato comunicato… metto in conto anche questo». Gustavo La Piazza Ecco la prima sconfitta La capolista Giarre cede l’intera posta in palio alla Leonzio. Il Comprensorio Normanno ne approfitta portandosi ad una sola lunghezza di distanza N el big match della nona giornata di ritorno del campionato di Promozione, la capolista Giarre incassa il primo stop stagionale. A beneficiare dei tre punti è la Leonzio, che, in virtù del risultato di 2-1 ai danni della formazione gialloblu, si porta a sole due lunghezze della stessa. Si riapre così un campionato già chiuso, sebbene l’undici bianconero, che non ha ancora abbandonato la terza posizione, sarà chiamato ad osservare un turno di riposo insieme alla vice-capolista Paternò. In una suggestiva cornice di pubblico che rievoca immagini risalenti ad un passato glorioso per entrambe le compagini, spicca la presenza degli ultras gialloblu, capaci di intonare cori di incitamento la cui intensità sorprende i sostenitori locali. Per la sfida contro la terza forza del campionato, mister Romeo schiera Nicotra tra i pali, collocando i due terzini Villani e Timpano a supporto del pacchetto centrale composto dal duo Patanè-Licciardello. A centrocampo invece, Patti e La Spina rappresentano le prime scelte dell’allenatore, il quale affida le fasce ai due cursori Sottile e Nirelli. Infine, il reparto avanzato è di competenza del tandem Lu Vito-Aleo. Parte subito forte la formazione di casa, con una sventola che costringe Nicotra a volare per deviare la sfera in angolo. Sugli sviluppi del calcio d’angolo che ne consegue, il colpi di testa di Bonelli si stampa sulla traversa ma Costanzo è lesto a spingere in rete, di collo pieno, la palla dell’1-0 per la Leonzio. Il Giarre, però, non appare affatto stordito. Anzi. La rete dello svantaggio scuote i gialloblu. Ed è così che una spizzata di testa propizia la volata di Aleo verso l’area di rigore avversaria. L’attaccante gialloblu approfitta di una difesa avversaria toppo alta per bucarla e trafiggere con un poderoso rasoterra il portiere. È 1-1. Esplode così l’incontenibile entusiasmo degli ultras gialloblu presenti nel settore ospiti. La Leonzio sembra accusare il colpo, e così Timpano arriva sul fondo per poi scodellare un cross sul quale Lu Vito si avventa con una spettacolare rovesciata. Tuttavia, la sua acrobazia si spegne alta sopra la traversa. Il Giarre però non demorde e ci riprova con Timpano che, da fondo campo, rischia di centrare il jolly. La Leonzio allora riprende in mano le redini del gioco e, grazie ad un cross su sventagliata dalla sinistra, trova una rete che si sostanzia nell’imparabile inzuccata di Nicotra. Nella ripresa, il Giarre, chiamato a ribaltare il risultato di 2-1, gradualmente si spegne. Complice una condizione atletica precaria, i gialloblu faticano ad imporre i soliti ritmi tambureggianti ad un avversario già sconfitto all’andata. Lo spostamento di Villani a centrocampo e l’impiego del giovane Di Mauro lungo la corsìa di sinistra, servono soltanto a blindare il binario predetto. Il neoentrato Galiano prova a riorganizzare la manovra ma la Leonzio controlla la gara senza affanni. Nemmeno l’ingresso in campo dell’attaccante Grasso sposta gli equilibri in favore della squadra gialloblu, che, al triplice fischio, è costretta a consegnare l’intera posta in palio agli avversari. I supporters gialloblu non negano comunque l’applauso di incoraggiamento alla formazione Jonica, che adesso è chiamata a difendere il primato dall’assalto del Paternò, distante una sola lunghezza ma con una partita in più. Il calo fisico accusato dal Giarre nell’ultimo mese cosparge di nubi il futuro della capolista. Tuttavia, l’irrefrenabile anelito di promozione della band di Romeo, potrebbe ricaricare le batterie di un collettivo voglioso di riscatto. Umberto Trovato > S E T T I M A N A L E IDG di Giarre Direttore responsabile: Salvatore Agati Condirettore: Corrado Petralia Già Direttore: Angelo Patanè Editore: Società Cooperativa di Lavori e Servizi Sant’Isidoro a r.l. Sede: Via Callipoli n. 18 - 95014 Giarre (CT) Tel. 095/9895138 - Fax 095/9895036 Reg. al Tribunale di Catania N. 557 del 1980 Nuova edizione 16-12-1994 Registro Naz. della Stampa N. 6419 del 1996 e-mail: [email protected] Stampa: Eurografica s.r.l. S.S. 114 Orientale Sicula - RIPOSTO (CT) Tel. 095 931661 - Fax 095 7799108 Abbonam. Soci: € 5,20 Ordinario: € 48,00 Sostenitore: € 258,00 C/C Postale N. 18201954 L’importo dell’abbonamento è detraibile dal reddito Pubblicità: Manchettes di testata € 130,00 cad., pubblicità modulo (44x36 mm.) € 41,40; commerciale, culle, nozze, ecc. € 2,00 mm.; sentenze e legali € 2,50; redazionali € 1,50 mm.; necrologi € 0,25 a parola nome in neretto e titoli € 1,50 a parola, croce € 8,00; pubblicità a colori +35%; posizione di rigore +10%; pubblicità politico € 2,50 mm. I.V.A. 20% esclusa. Il giornale si riserva in ogni caso il diritto di rifiutare qualsiasi inserzione. Dei testi, dei disegni e delle foto riprodotti in questo numero del giornale è vietata la riproduzione. I manoscritti pervenuti in redazione, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Le opinioni degli Autori degli articoli non impegnano necessariamente la responsabilità del «Gazzettino» e sono liberamente espresse e offerte. Ai privati una prima inserzione viene concessa gratuitamente per un massimo di 30 parole. > S E T T I M A N A L E IDG caleidoscopio di Giarre N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 Eccellenza di gran pregio Lo sviluppo dell’industria serica catanese ricostruita dallo storico Francesco Tornabene nel corso di un suo intervento del 1857 A bbiamo ripreso i dati storici da varie fonti librarie di biblioteche pubbliche e da un testo del professore di botanica P. D. Francesco Tornabene che ricostruisce la storia dell’imprenditoria serica a Catania nel momento in cui, nel 1857, prende la parola per il “Discorso pronunziato nel conferire la medaglia di premio del Regio Istituto di incoraggiamento a sette catanesi il 4 ottobre 1857”. Egli è Priore benedettino in Catania, docente universitario di botanica, segretario generale dell’Accademia Gioenia, docente di agraria al “Regio Istituto Tecnico di Catania”, oggi “I.I.S.S. Carlo Gemmellaro”. Nel momento in cui l’oratore parla su fatti e personaggi della filiera tessile in Catania sono presenti in città circa un migliaio di telai di tessitura e 170 telai modello Jacquard. Il Tornabene, nel ricostruire la storia dell’esistenza a Catania della manifattura dei tessuti di seta, rinomati, concorrenziali, afferma che questa produzione ha superato quella delle altre città e centri urbani dell’isola dove essa è stata esercitata. Egli prosegue citando i titolari di questa particolare filiera industriale, che hanno concorso a produrre, con l’esercizio di macchine dotate con un particolare pettine che produce tessuti di sette palmi (in misura), con produzione di scelto crespo, di scelto arsoe, a organzino, rasati, lucidi, misti (tabì), fazzolettini, stoffe rasati, crò, terzanelli, lustrini, le nobiltà, le taffetà, le marcelline; mentre antica è l’arte di dare l’onda alle stoffe, fin dalla metà del ‘500. Tanto è la validità di produzione di questo comparto industriale che in una mostra regionale dell’industria siciliana, tenutasi il 31 luglio del 1837, all’imprenditore della seta Mariano Zuccarello Sergi di Catania, per la qualità del tessuto prodotto, è assegnata la medaglia d’oro di seconda classe per avere condotto la produzione dei tessuti pari a livello europeo. Il Tornabene focalizza l’attenzione degli ascoltatori citando che nel monastero di San Nicolò l’Arena si possedeva, fatto dono dalla regina Bianca (di Navarra): un piviale, una pianeta, due tunicelle, un pallio d’altare di colore scarlato, a disegno regolare, a scudo e a strisce; tutta produzione in seta e filo d’oro d’alto pregio e di alto costo economico, che nel suo intervento di cerimonia lo ha messo in confronto e in parallelo con il Exarentasmata (parola tecnica latino-tardomedieva- le che definisce una modalità del tessere il filo d’oro con il filo di seta), tipologia di tessuti di seta che venivano prodotti nell’Ergasterion di Palazzo dei Normanni di Palermo. Egli afferma, inoltre, di averlo mostrato (in un momento precedente) a un vecchio e sperimentato setajolo di Catania, il quale gli ha confermato che questo modo di tessere con il telaio insieme il filo di seta e il filo d’oro, in quella modalità, si è sempre operato e prodotto in questa città. Vi è di più, per la buona gola dei suoi concittadini, ha ricordato ed evidenziato che a Catania si produceva della ottima cioccolata fondente, detta cioccolatta della buona salute, priva di burro e di aromi, in elenco per la omeopatica, per l’uso medico, quindi con potenzialità antiossidante. Non solo questa: vi sono altre filiere in Sicilia e in Catania, del cotone, del lino, del vino, dello zolfo, e di altri prodotti dell’agricoltura. L’imprenditoria serica è stata presente prevalentemente in Val Demone, da Messina a Catania, sulla riviera tirrenica, in Acireale, in Mascali, Taormina, Giardini Naxos, con la piana dell’Alcantara, Linguaglossa (nel cui territorio esisteva un bosco di gelsi), verso Forza d’Agrò, nella contrada San Clemente, nella fiumara e contrada Zaera. A Mirto (Messina) vi è il “Museo del Costume e della Moda Siciliana” con i campioni dei vestiti di seta prodotti in Sicilia, esposti in un edificio a tre ordini di costruzione, testimonianze della produzione e del commercio dei tessuti di seta. Tonio Troina H 3 c Humana umanaconsilia onsilia di Urty Tagay Rem tene, verba sequentur Sii padrone dell’argomento, le parole verranno È un precetto dello scrittore latino Marco Porcio Catóne il Censore (Tuscolo 234 – Roma 149 a.C.), un precetto che si adatta benissimo al suo modo d’essere, e principalmente alla sua vita di oratore e di politico. Di famiglia plebea di agricoltori, partecipò alla battaglia del Metauro, fiume delle Marche, che oggi ricade nella provincia di Pesaro, dove nel 207 a.C. si combatté la seconda guerra punica: l’esercito romano vi sconfisse i Cartaginesi di Asdrubale, che morì in battaglia. A seguito della quale, Catone il Censore ebbe modo di arricchire il suo cursus honorum, raggiungendo nel 195 a.C. anche il consolato. E quindi, un uomo politico e insieme un oratore di grande levatura: tra le sue prese di posizione, celebre quella in favore della distruzione di Cartagine, “Carthago delenda est” (“Cartagine deve essere distrutta”), cosa che poi avvenne nel 146 a.C. Un precetto, questo del “Rem tene, verba sequentur”, che gli viene attribuito da Giulio Vittore in “Ars rhetorica” (I). E però, si discute anche su una sua possibile fonte greca: infatti, lo scrittore e retore greco Dionigi di Alicarnasso, vissuto a Roma dopo il 30 a.C., parlando dell’oratore Lisia, di cui era grande ammiratore, scriveva: «In lui i contenuti non sono asserviti alle parole, ma sono le parole a venir dietro ai contenuti». Affermazione che nella latinità, secondo Giulio Vittore, era considerata «una norma quasi divina». E anche il poeta latino Quinto Orazio Flacco (8.12.65 a.C. – 27.11.8 a.C.) nella sua opera “Ars poetica”, trattato in forma di epistola metrica, sottolinea: «Verbaque provisam rem non invita sequentur» (“Le parole seguiranno spontanee ad un argomento ben meditato”). Mentre, per H. Walther, la sentenza compare in ambito medievale, tant’è che, con il presente al posto del futuro – ossia «Sii padrone dell’argomento, le parole vengono» –, è tuttora conosciuta e usata in tal senso. Tra cambiamento e scomparsa Il Pd giarrese tra le primarie regionali ed il bivio del nuovo corso per la segreteria cittadina R aciti 84, Monastra 41, Lupo 10, numeri impietosi segnano la bassa affluenza al voto delle Primarie giarresi per l’elezione del Segretario Regionale del Pd e a poco deve essere servito che in ciascuna delle liste per l’assemblea regionale del partito, collegate al candidato segretario, ci fosse un esponente giarrese, segnatamente Tania Spitaleri per Fausto Raciti (29 anni, deputato nazionale e segretario dei Giovani Democratici, candidato di renziani e cuperliani di Sicilia, segno di una pax siciliana al vertice del partito); Luigi Magaraci per Antonella Monastra (consigliere comunale a Palermo, espressione del gruppo Civati in Sicilia), Giovanni Patanè per Giuseppe Lupo (Segretario Regionale uscente, radici nella Cisl, esponente di Areadem). È la quarta occasione elettorale, dopo l’assemblea di circolo per la selezione dei candidati per le Primarie dell’otto dicembre, le Primarie Nazionali medesime, l’elezione dei membri dell’assemblea provinciale e del segretario provinciale e la fase di circolo della convenzione regionale e, ultime, le primarie regionali di domenica scor- sa. E, sebbene si sia votato molte volte, si è discusso poco, in linea con una tendenza generalizzata nel partito e nella vita politica italiana: si procede a ripetute conte numeriche come se nel solo fuoco delle urne, più o meno piene, si potesse rigenerare la vitalità di un partito e della politica tutta. Si è pensato che le somme dei voti avrebbero restituito, come in un automatismo, una sintesi politica senza che fosse necessario condurre fino in fondo un sano, vivo, anche a tratti aspro, dibattito. Il fatto che ciò non sia avvenuto, e che specie nei congressi locali gli apparati si siano pesati, ha, per un verso, inibito la partecipazione del voto libero – quello per intenderci delle primarie per il segretario nazionale, fondato su una autonoma formazione del consenso – facendo smarrire la natura stessa del primarie aperte, rivolte più all’attivismo scevro da cooptazione ed ai simpatizzanti in funzione mobilitante. Sull’altro verso, ha appiattito il tono del dibattito stesso sui numeri, che hanno silenziato il fascino della politica come narrazione, e rappresentazione, interdictum tra cittadini elettori e cittadini eletti. Circostanza aggravante è poi che non si è voluto, o non si è potuto, far coincidere sotto il profilo logistico più appuntamenti nella medesima data, moltiplicando le occasioni di voto, rendendo complessivamente disorganico e frazionato il cammino verso il cambiamento di linea, che il partito andava assumendo in questa stagione congressuale. È stata sollecitata più volte la partecipazione democratica, tra buchi comunicativi, diffuso deficit informativo, insufficiente dibattito nella cosiddetta base, sino a raggiungere i picchi negativi di affluenza alle primarie regionali, con un surplus di partecipazione schizofrenica, che ha finito per ratificare le decisioni degli apparati. Questo è stato l’esito, in fondo scontato, di questa convulsa stagione politica. “Est modus in rebus”, si sarebbe potuto dire. Le forme e le formalità della procedura democratica avrebbero potuto essere più accoglienti, coinvolgenti e questo snodo dovrebbe aprire una riflessione profonda sulla forma partito, pietra angolare delle democrazie parlamentari. Anche Giarre non ha fatto registrare una distonia con l’andamen- to generalizzato. Qui dove il blocco cuperliani-renziani-megafono schierava Tania Spitaleri, consigliere comunale in carica, ci si aspettava qualcosa di più di in termini di partecipazione al voto, e qualcosa di più dell’ottantina di voti rimediati da Raciti, ma la rivelazione sono forse stati i consensi per Antonella Monastra che, in percentuale, sono il 30% circa, un segno di dissenso, sottotraccia, nell’ala maggioritaria del partito, e fanno registrare uno dei migliori risultati in provincia di Catania della civatiana. Adesso il PD giarrese, dovendo ancora svolgere il congresso comunale per l’elezione del segretario, si trova al bivio tra la strada della matematica elementare, fatta di somme e divisioni tra fazioni e un nuovo corso, che metta su un cantiere in grado di restituire l’ambizione perduta di costruire il cambiamento in una città stanca e che ha smarrito la sua identità di città di scuole, dell’artigianato, dei servizi e del commercio. Il Partito Democratico può ancora indugiare nelle schermaglie al suo interno o costruirsi, e costruire con la città, una centralità politica e uno schieramento di forze progres- siste e civiche, che per ora sia opposizione alla giunta di centrodestra, ma che nei prossimi anni possa pensare, a partire da un insediamento sociale più radicato, ad una nuova storia amministrativa per Giarre. C’è da riannodare i fili del partito - l’organizzazione prima di tutto - e ritessere la tela della partecipazione: i giarresi, come tanti cittadini della provincia italiana, sono stati relegati ad un ruolo di marginalità nel quadro politico. Spetta al Pd, come partito democratico, far recuperare loro il protagonismo nella vita amministrativa e politica, affrontando i nodi intricati di rappresentanza e narrazione, una miscela di rappresentazione degli interessi, attraverso il continuo rapporto tra cittadini eletti nelle istitu- Per uno sviluppo concreto Un 2013 ricco di eventi, tradizioni, folklore e promozione turistica per la Pro Loco di Giarre che ha già approntato il nuovo programma di iniziative T empo di bilanci per la Pro Loco di Giarre che, sulla base delle attività proposte nel 2013, si appresta a completare il programma degli appuntamenti che contraddistingueranno la sua attività di promozione per il nuovo anno. Come ha spiegato il presidente, Salvo Zappalà, “il nostro ente turistico ha riposto grande impegno nelle attività di I.A.T. e socio-ricreative, tendenti alla promozione turistica ed alla valorizzazione del territorio. Nelle attività svolte durante l’anno 2013, si è cercato di privilegiare tutte quelle iniziative e manifestazioni che, concretamente, hanno promosso ed incentivato lo sviluppo turistico di questo Comune. Giarre è, infatti, una città ricca di tradizioni, che potrebbe vivere solo sfruttando le risorse del proprio territorio a scopi turistici e commerciali, favorendo così lo svilup- po di tantissime realtà, non solo economiche, ma anche sociali. È importante evidenziare, attraverso alcune specifiche iniziative, che gran parte delle prospettive di sviluppo turistico del nostro Comune dipendono, essenzialmente, da una positiva ed efficiente integrazione nel circuito dell’asse relativo al porto turistico e l’Etna, la vicina Taormina, il barocco di Acireale. In tale contesto Giarre può, e deve, svolgere un ruolo di primaria importanza”. L’intenso anno di attività della Pro loco giarrese è trascorso all’insegna della valorizzazione del patrimonio culturale, monumentale e archeologico della città, puntando allo sviluppo di nuovi circuiti turistici ed alla creazione di nuove forme di collaborazione tra Amministrazioni pubbliche e privati coinvolti nel settore. Un aspetto fondamen- tale per la promozione turistica è stato l’aggiornamento del sito (www.prolocogiarre.it) con una visita annuale di 20.000 contatti, accanto al profilo Facebook con oltre 5000 contatti. Tra le proposte realizzate nel 2013, sono state ricordate, tra le altre, la 10ª Gara podistica d’epifania “Stragiarre”; la ripresa dell’antico carnevale della Città di Giarre; il “7° Premio di Poesia San Valentino”; l’apertura gratuita dei musei nel mese di aprile; la terza edizione di “Tuttoinunanottegiarrese La Notte Si Veste Di colori”, svoltasi sabato 13 luglio; la rassegna del teatro “Opera dei pupi Kallipolis”; la quinta edizione della “Giornata del Folk e del Carretto Siciliano Premio Carretto d’Argento e Folk d’Argento”; la nona passeggiata dell’Etna a cavallo & calesse; il 12° Concorso “La tradizione del Presepe nell’hinterland Jonico-etneo”. Un anno di intensa attività, realizzata con il contributo e la collaborazione dei soci della Pro loco, dei vari Enti pubblici quali la Regione Siciliana, la Provincia Regionale di Catania, l’Unpli. Adesso, l’attenzione è già rivolta alle nuove iniziative messe in programma dal CdA per l’anno 2014, confidando nella disponibilità e nella collaborazione del Comune di Giarre. Tra le anticipazioni, troviamo la quarta edizione di “Tuttoinunanottegiarrese”, la riproposizione della “27ª Sagra delle Ciliegie e delle Rose” e la VI edizione della “Giornata del Folk e del Carretto Siciliano, per concludersi con la notte di Capodanno del 31 dicembre 2014. Sonia Santamaria zioni e cittadini elettori, e descrizione di un orizzonte nuovo di un partito come comunità politica che si sforza di costruire una città più giusta, dove ambire a vivere e creare una famiglia ed un futuro, dove la marginalità sociale si combatta e ci si (pre)occupi degli ultimi. È questo è il bivio che aspetta questo Pd giarrese, ancora giovane per non smettere di essere litigioso, ma già abbastanza adulto da aver smarrito l’innocenza dei sogni. E allora, va ritrovata la capacità di sognare, e forse può tornare utile ascoltare quell’eco kennediana: «Alcuni vedono le cose come sono e si chiedono perché, io sogno cose che non sono state mai e mi chiedo perché no». Dario Li Mura H o visto nascere due bellissime stelle Insieme a te guardo il mare, mentre le colombe volano verso di noi. Io sono felice di essere in questo luogo insieme a te, il silenzio ci fa compagnia. Prima di amarti, una notte d’estate ti ho sognato… dal profumo di quel sogno, ho visto nascere due bellissime stelle. Vito Cutuli 4 > S E T T I M A N A L E IDG catania e provincia N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 di Giarre S. Venerina: e nacque la nuova realtà G Primo incontro della serie dedicata alla celebrazione degli 80 anni di autonomia comunale iovedì 20 febbraio, nei locali del Centro diurno “Arcobaleno” a Santa Venerina, si è svolto l’incontro sul tema “Santa Venerina: 80 anni in comune” per il ciclo Giovediamoci, ideato dall’associazione culturale “Sto.Cu.Svi.T” (Storia, Cultura e Sviluppo Territoriale) e presentato dal prof. Giovanni Vecchio. Trattasi del primo momento di informazione a carattere storico e documentario sul Comune di Santa Venerina, a cui ne seguiranno altri più specifici fino al 2016, quando ricadrà l’anniversario della vera e propria attivazione del nuovo ente locale. Dopo i saluti del presidente della suddetta associazione, dr. Domenico Strano, e di Antonino Russo, presidente del Centro, la serata ha avuto inizio con il video realizzato e montato dal dott. Salvatore Sciacca, riportante immagini dei luoghi più significativi dell’intero territorio comunale com’erano in passato e come sono oggi, molto apprezzato dai presenti specialmente per la rarità di alcune foto o cartoline d’epoca. Il prof. Vecchio ha percorso, poi, l’itinerario per l’istituzione del nuovo Comune di Santa Venerina con i tentativi falliti dal 1838 fino al 1895, con l’ausilio delle letture di pagine e documenti da parte di Teresa Maccarrone e Franco Cannata, per poi passare al XX secolo e alla Delibera del Fascio di Combattimento di Santa Venerina del 10 giugno 1928, indirizzata al Prefetto della provincia di Catania, con la quale si ribadiva che si erano ormai determinate le condizioni richieste per l’istituzio- ne del nuovo Comune. In effetti, le condizioni socio-economiche del territorio erano molto migliorate grazie, soprattutto, alla varie distillerie che avevano acquistato anche fama internazionale e al superamento dell’analfabetismo che ave- va caratterizzato il secolo precedente. Con il Regio Decreto 19 febbraio 1934 n°412, e la conversione in legge dello stesso il 7 giugno 1934, fu finalmente istituito il Comune di Santa Venerina, con una parte proveniente dal Comune di Acireale (S. Venerina, Linera, Cosentini), un’altra da Giarre (Dagala del Re, Monacella, Dagala Sottana) e un’altra ancora da Zafferana Etnea (Bongiardo). Non poche le “grane” che i primi commissari prefettizi dovettero affrontare dopo il Regio Decreto n. 1294 dell’8 giugno 1936 per amalgamare sul piano politico, economico e spirituale la nuova entità, come hanno spiegato il professore e il dott. Strano, tra queste la delimitazione interna o la denominazione dello stesso Comune. Il relatore ha accennato alle polemiche sorte a seguito della richiesta del 1948 (ovvero dopo 12 anni di vita del Comune) da parte di un comitato di cittadini del quartiere di Bongiardo di aggiungere alla denominazione S. Venerina quella, appunto, di Bongiardo, istanza che fu accolta dalla Provincia di Catania, ma che provocò forti reazioni dai rappresentanti delle undici im- Per l’acese Fausto Raciti l’elezione a segretario regionale del Pd diventa punto di partenza per nuove sfide Rollata di mortadella e provola di Ragusa con pistacchio A N verde di Bronte Ingredienti per 6 persone 1 rotolo di pasta sfoglia già pronta 100 gr di mortadella affettata finemente (quella arricchita dal nostro meraviglioso pistacchio) 100 gr di provola ragusana affettata finemente anch’essa 50 gr di granella di pistacchio verde di Bronte 1 tuorlo d’uovo Stendete la sfoglia su un piano di lavoro, lasciando sotto la carta forno che avvolge la stessa sfoglia, copritela con le fette di mortadella lasciando un centimetro di bordo libero in tutti i lati. Spolverate metà della granella sopra la mortadella e coprite tutto con la provola. A questo punto, arrotolate la sfoglia lasciando all’interno il “prezioso” ripieno, sigillando bene tutte le “giunture” per evitare fuoriuscite di formaggio… fate delle piccole incisioni sulla parte superiore dello strudel, che andrà spennellato col tuorlo, cosparso della granella di pistacchio di Bronte rimasta, e messo in freezer per circa dieci minuti. Il riposo in congelatore (o in frigo, per 30 minuti) provoca uno shock termico che favorisce la “sfogliatura” della sfoglia, quindi ne migliora la resa in cottura. Infine, mettete in forno dei provvedimenti più importanti delle varie Amministrazioni che sono succedute dal 1946 ad oggi presentando, intanto, le foto di tutti i Sindaci del secondo dopoguerra. Durante la conferenza, la Scuola di formazione musicale Etra di Linera, diretta da Cristina Mammino, ha allietato il numeroso pubblico presente mediante le voci di Valentina Abramo, Alfio Calì, Veronica Grasso e Eliana Battiato, che hanno eseguito brani degli anni Trenta e Quaranta in abiti d’epoca. Un indirizzo di saluto è stato rivolto dal Sindaco di S. Venerina, arch. Salvatore Greco, mentre in sala era presente anche il dott. Antonino Arcidiacono che, in passato, per ben tre volte, ha ricoperto la carica di Sindaco. La lettura di una poesia “Alla città di Santa Venerina” di Giovanni Formisano jr (poeta e drammaturgo), nipote del grande Giovanni Formisano, autore del testo di “E vui durmiri ancora” e della commedia “Matrimoni e viscuvati”, ha concluso la ricca serata, tra gli applausi del pubblico e gli assaggi di prodotti tipici stagionali del territorio, messi a disposizione dai soci dell’associazione organizzatrice. Nhora Caggegi Un impegno che cresce In cucina con Dadra ntipasto veloce e gustoso. Pochi gesti, risultato garantito! Con materie prime di qualità si ottengono sempre risultati eccellenti anche in preparazioni semplici come questa! portanti distillerie locali note in tante parti del mondo con il toponimo S. Venerina, agli amministratori comunali che deliberarono, invece, a maggioranza, per il mantenimento della denominazione originaria e fecero appello alla Regione Siciliana in tal senso. Ci fu anche un serrato confronto di posizioni sui quotidiani dell’epoca (specialmente nell’anno 1949). Si aggiunsero i parroci delle parrocchie locali, che indirizzarono delle petizioni per il mantenimento del nome anche alle autorità di governo nazionale e regionale e ai rappresentanti nazionali e locali della politica. Tra le delibere illustrate merita di essere segnalata quella del 28 aprile 1949 (designazione capoluogo del Comune e determinazione delle frazioni), che poneva fine alla annosa questione di quale doveva esser considerato il territorio del centro del nuovo ente locale (comprendente unitariamente S. Venerina, Bongiardo e Dagala Sottana), luoghi nei quali avrebbero potuto essere allocati gli uffici comunali unitari. Il prof. Vecchio ha, dunque, illustrato, con ampia documentazione, i fatti e le ragioni che hanno portato all’istituzione del nuovo Comune ed ha espresso il proposito di proseguire la ricerca con l’esame caldo, 180°, per circa 30 minuti, o il tempo necessario a far gonfiare e dorare il tutto. Fate attenzione… non dovrà bruciarsi il delicato e prezioso pistacchio e se nella foto ho utilizzato la granella fine, voi, se potete, utilizzate quella un po’ più grossolana! Il mio blog: http://lestortedidadra.blogspot.com/ el numero 24 del Gazzettino (29 giugno 2013) abbiamo presentato nell’articolo “Un’ascesa da....giovane”, il cammino dell’acese Fausto Raciti, trent’anni il prossimo 8 marzo, eletto deputato nazionale nel Pd il 24 e 25 febbraio del 2013, al suo esordio politico. Ritorniamo volentieri sul giovane on.le acese Raciti nonché segretario nazionale dei Giovani Democratici dal 2009, perchè dal 16 febbraio scorso è anche il segretario regionale del Pd. Non sta a noi fare analisi politiche o confronti di alcun genere, sta a noi riferire che il Sicily & Co. Via Novaluce, 38 Tremestieri Etneo (CT) www.favolesiciliane.it 61% dei votanti crede in lui, nella sua cultura, nelle sue idee e nei principi di socialismo libertario di Vittorio Foa e Bruno Trentin, nella sua azione pragmatica semplice e lineare. E la sua Acireale, ovviamente, ha superato la quota media di preferenza del 61% arrivando all’85%! In una nota del Pd acese, al termine della sfida per la leadership regionale, così si legge, in conclusione: “Siamo certi che Fausto svolgerà il proprio compito con dedizione, serietà, passione e con la competenza che tutti gli riconosciamo”. Camillo De Martino Azienda Agricola “La Contea” Via Novaluce, 69 Tremestieri Etneo (Ct) www.cantinelacontea.it > S E T T I M A N A L E IDG attualità di Giarre N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 5 Amy Lyon: nubi all’orizzonte Viterbo, un processo farsa! Alla corte palermitana, il nuovo secolo si aprì con una imprevedibile notizia di cronaca rosa C on sessantaquattro primavere sulle spalle il primo ministro, sir John F r a n c i s Edward Acton (nel dipinto), che sembrava destinato a rimanere scapolo per il resto dei suoi giorni, stava per sposare una nipotina tredicenne (Sir William e lady Emily furono testimoni delle nozze), figlia del fratello Joseph, maresciallo di campo dell’esercito borbonico. L’annuncio provocò commenti salaci anche da parte di Maria Carolina, che in anni lontani aveva stretto legami fin troppo affettuosi con Acton, tanto da determinare la gelosia del re. Ma, improvvisamente, l’orizzonte della regina si incupì: apprese da Londra che sir William, da trentasei anni ambasciatore nelle Due Sicilie, era stato silurato. Doveva definitivamente rientrare in patria, e lasciare il posto ad un giovane parlamentare, Arthur Paget, non ancora trentenne. In un primo momento, Maria Carolina evitò di riferire la notizia all’amica, con la speranza che potesse intervenire un ripensamento da parte del governo britannico. Nel corso di un incontro, per lei molto imbarazzante, si limitò a chiederle vagamente se c’erano novità, se a palazzo Palagonia era giunto qualche messaggio importante da Londra. E ricevuta risposta negativa, aveva lasciato cadere il discorso, salutandola con particolare effusione. Poi, giunse alla conclusione che non poteva tenerla all’oscuro di quanto aveva appreso e le inviò il dispaccio dell’ambasciatore napoletano oltre Manica, il marchese di Circello, aggiungendo una lettera, in cui manifestava il dolore e lo sgomento che non aveva saputo esprimere a voce per una decisione che considerava una sventura. Sinceramente sconvolta, la regina Maria Carolina si diceva pronta a tutto pur di bloccare il provvedimento, chiedeva suggerimenti sulle azioni da intraprendere. In effetti, il richiamo in patria di lord Hamilton non giungeva come un fulmine a ciel sereno. A Londra, il coinvolgimento dell’ambasciata e di Nelson in episodi particolarmente truci della restaurazione aveva indignato l’opinione pubblica, già scossa da un ménage a tre – “Tria iuncta in uno”, come più volte spiegato da sir William –, che aveva scatenato i vignettisti e dai giornali era approdato nelle riviste. Un attacco di estrema durezza l’aveva sferrato, nella seduta parlamentare del 3 febbraio 1800, Charles James Fox, il potente leader dell’opposizione. «Quello che qui viene definito un grande successo», aveva detto il capo dei Whig dopo le dichiarazioni del governo, «è stato macchiato e contaminato da delitti così feroci e da crudeltà così abominevoli che il cuore rabbrividisce nell’udirli». C’erano accuse per tutti nel suo infuocato discorso, rivolto a Nelson, alla marina e all’Inghilterra. Del resto, che il vento non spirasse in loro favore era ben noto sia agli Hamilton che all’ammiraglio, i quali avevano raccolto negli ultimi tempi chiari segnali di diversa provenienza. Se in patria erano posti sul banco degli imputati, altrove non si risparmiavano frecciate, più o meno velenose, al loro sodalizio. Una doccia fredda erano state per Nelson le ultime righe di una lettera inviatagli dal generale russo Suvorov, nominato da poco principe d’Italia per i meriti acquisiti nell’ambito della seconda coalizione antifrancese. Augurandogli «vittoria, gloria e prosperità» per il nuovo anno, questi lo aveva definito ammiraglio di primo piano e aveva esaltato ampiamente le sue benemerenze. Poi, aveva rovinato tutto in un post scriptum: «Credevo che vi foste trasferito da Malta in Egitto per schiacciare i resti degli atei del nostro tempo. Palermo non è Citerà». L’allusione alle vicende sentimentali che lo distoglievano dai suoi compiti e il monito finale, destinato a ricordargli che la capitale siciliana non andava confusa con l’isola greca consacrata a Venere, avevano reso furibondo l’ammiraglio, inducendolo a troncare i rapporti col generale. Il richiamo in patria sconvolse profondamente gli Hamilton, tanto che reagirono alla decisione del governo e agli attacchi che coinvolgevano l’eroe di Abukir con la rabbia di chi abbia ricevuto la più grave delle offese. Ormai si consideravano insostituibili. Forte dell’appoggio di Maria Carolina, Emily cercò di convincere anche il re a scrivere all’ambasciatore Circello perché esercitasse ogni forma di pressione sugli amici londinesi per ottenere la riconferma di sir William. Ma Ferdinando era di tutt’altro avviso. Affermò che la questione non lo riguardava, e perdette del tutto la calma di fronte alle insistenze dell’ambasciatrice, la quale a un certo punto gli fece addirittura notare, alzando la voce, che aveva l’obbligo di tendere la mano a chi gli aveva salvato il trono. Certo è che volarono parole grosse nel corso dell’incontro, come si rileva da una lettera che la regina, il giorno dopo, fece recapitare all’amica: «Ieri, quando siete andata via, ho dovuto subire una scenata terribile: strilli, urli, minacce di uccidervi, di gettarvi dal- la finestra, di chiamare vostro marito per lamentarsi che gli giravate le spalle (...). Sono estremamente infelice e, con tante preoccupazioni, ho soltanto due alternative dinanzi a me: o andarmene o morire di dolore». Questi erano i sentimenti della regina, mentre Ferdinando, superata la crisi di nervi provocata dal comportamento offensivo dell’ambasciatrice, si apprestava ad accogliere a braccia aperte il successore di sir William. Ora che aveva rimesso insieme i pezzi delle Due Sicilie, non voleva tra i piedi personaggi divenuti troppo ingombranti. Era ben felice di affrontare l’Ottocento proponendo l’immagine di un re senza tutori. Se Emily aveva assunto un atteggiamento addirittura aggressivo nei confronti del re, sir William, pur conservando la flemma abituale, nulla tralasciò per mettere in difficoltà il nuovo ambasciatore, giunto a Palermo nei primi giorni di aprile e subito accolto come un intruso. Avendo già programmato un viaggio a Malta, il suo obiettivo era quello di guadagnare tempo e ridurre al minimo la permanenza a Palermo da semplice cittadino. E lo fece capire chiaramente al successore al quale chiese anche insistentemente, ricevendo sempre un rifiuto, di poter visionare le istruzioni che gli erano state impartite da Londra. Ricorrendo a questi e ad altri ostruzionismi, lord Hamilton riuscì a ritardare di una quindicina di giorni la fine della sua missione: solo il 21 aprile il giovane Paget ebbe la possibilità di presentare le credenziali ai sovrani. La notizia dell’arrivo di Paget provocò ovviamente anche l’ira di Nelson, preoccupato soprattutto dello stato di prostrazione dell’amante, sconvolta da un provvedimento che la costringeva a concludere bruscamente una splendida carriera di primadonna. Ma l’ammiraglio ebbe soltanto la possibilità di inoltrare qualche protesta, essendo rientrato a Palermo, dopo una missione nel Mediterraneo durata un paio di mesi, quando il “maledetto Paget” era già in viaggio verso la Sicilia. Per Emily si trattava di una magra consolazione. Ci voleva ben altro per aiutarla a superare il dramma di cui si considerava la prima vittima, certa com’era che il marito si sarebbe ben presto rassegnato a cambiare vita. Comunque le fu di sollievo un’ulteriore dichiarazione d’amore dell’ammiraglio. Qualche settimana prima le aveva scritto: «Io ti venero, meglio ti adoro». Ora le comunicava che l’avrebbe seguita in Inghilterra e che nulla avrebbe potuto separarli. Per alleviare la malinconia generale per l’imminente rientro in patria, Nelson suggerì una crociera a Siracusa e Malta. Al ritorno gli Hamilton sarebbero immediatamente partiti per Londra. (18. – “Amy Lyon: una lady alla Corte di Napoli” 2013-2014) Roberta Mangano Salvatore Musumeci «La vera donna non aspetta il destino, ma lo attrae a sé» (Fabrizio Mazzucco) N Nel corso del dibattimento, iniziato il 12 giugno 1950 quando Aspanu era latitante e Giuliano ancora vivo, Pisciotta dichiarò di aver eliminato Turiddu ell’udienza del 16 aprile 1951, il difensore di Pisciotta, davanti a una folla di giornalisti, consegnò alla Corte una lettera contenente il seguente testo: «Dall’aula della corte di assise, 11 aprile - Caro avvocato Anselmo Crisafulli, notando in voi un uomo coscienzioso e soprattutto onesto e riponendo in voi la massima fiducia, mi voglio permettere, essendo scoccata l’ora, di metterla a conoscenza di quanto segue. Avendolo io personalmente concordato con il ministro dell’interno Mario Scelba, Giuliano è stato ucciso da me. Per tale uccisione mi riservo di parlare nell’aula di Viterbo. Ora prego voi di dare atto del seguente esposto al primo procuratore generale presso la sezione di accusa di Roma. Vostro Pisciotta Gaspare». L’avvocato aggiunse che Giuliano aveva redatto un “vero” memoriale, diverso da quello spedito ai giudici, in cui sosteneva che a Portella c’era stato un tragico errore di mira, con i nomi dei mandanti della strage. Intanto, il colonnello Luca, appena promosso generale, in un’intervista sosteneva di essersi servito di Pisciotta per catturare Giuliano, ma non specificava chi fosse stato a ucciderlo. Pisciotta, furibondo, durante il processo, prese la parola per smentirlo. Il 14 maggio iniziò l’interrogatorio di Aspanu. Questi per la prima volta, fece i nomi dei mandanti politici della strage, raccontando dettagliatamente tutti gli incontri e le trattative fra banditi e uomini delle istituzioni, con tanto di promesse di impunità: «Servimmo con lealtà e disinteresse i separatisti, i monarchici, i democristiani e tutti gli appartenenti a tali partiti che sono a Roma con alte cariche, mentre noi siamo stati scaricati in carcere. Banditi, mafia e carabinieri eravamo tutti una cosa sola, come la Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo!». E ancora: «Io ho liquidato Giuliano senza alcun vantaggio materiale. Chiedo che Luca venga a deporre: voglio proprio vedere se riuscirà a dimostrare di avermi dato una sola lira dei 50 milioni della taglia. Sono un bandito, sissignori, ma un bandito onesto!». Riferì di essere stato tradito, assieme a tutta la banda di Montelepre, da tutti i politici che, a vario titolo, avevano avuto contatti con loro: sostenendo che quando Giuliano lasciò l’indipendentismo per imbarcarsi con monarchici e democristiani, egli lo avrebbe messo in guardia: «Non ti mettere con quelli, ci tradiranno come gli altri». Ma Turiddu gli aveva risposto: «In caso di vittoria della Dc, avremo tutti l’impunità. Se invece le cose andassero male, potremo emigrare in Brasile nelle terre del principe Alliata. A quel punto – spiegò Pisciotta –, essendo gravemente malato, mi staccai da Giuliano». Alla domanda del presidente dell’Assise su chi erano le persone con cui Giuliano era entrato in contatto, Aspanu declinò quattro nomi eccellentissimi: l’onorevole Bernardo Mattarella, il ras più potente della Dc siciliana; il principe Giovanni Francesco Alliata e Giacomo Geloso Cusumano, deputati monarchici; l’onorevole Leone Tommaso Marchesano, dell’Uomo Qualunque. Poi raccontò degli incontri fra Giuliano e gli uomini della polizia, cioè con gli «ispettori generali di pubblica sicurezza che si susseguirono a Palermo, da Messana a Spanò a Verdiani». Nel suo primo interrogatorio, svoltosi a Palermo e datato 15 gennaio 1951, Pisciotta non aveva parlato di mandanti. Lo faceva a Viterbo… Probabilmente, inviava dei messaggi! Per avere un quadro più chiaro dello svolgersi del dibattimento, seguiamo il verbale di interrogazione, n. 4/1954 reg. gen. dell’Ufficio Istruzione, che si trova presso l’Archivio Generale della II Corte di Appello di Roma, riportando alcuni stralci delle deposizioni (a domanda risponde), rese dal Pisciotta, tra verità e contraddizioni, che a nostro avviso risultano eloquenti, inserendo tra parentesi qualche nostra riflessione. D. R. «Ero autista e facevo dei trasporti con un camioncino 501 il cui cofano era verniciato in rosso e la cassa in azzurro» (particolare, all’epoca, poco rilevante, ma che oggi confermerebbe il contenuto del Confidential Report 1° May 1947, National Archives Oss - Usa, secondo cui il Pisciotta portò da Boccadifalco a Portella il commando di tiratori scelti della X Mas, richiesto dai Servizi Segreti). D. R. «Sono innocente della strage di Portella della Ginestra, anzi respingo la parola strage con disprezzo» (in effetti, Aspanu non imbracciò armi; si limitò ad aspettare che il commando eseguisse la sua opera, per riportarlo a Boccadifalco, dove c’era un aereo pronto a decollare). D. R. «Non presi parte agli assalti alle sedi dei partiti comunisti perché non sono un sanguinario come mi hanno dipinto». D. R. «Sono conosciuto con il soprannome di Chiaravalle». Contestatogli che diversi degli imputati lo portavano presente alla riunione ai Cippi e poi anche a Portella della Ginestra, rispose: «La riunione ai Cippi non c’é stata». Contestatogli che anche Giuliano nel memoriale ai fogli 38, 39 e 40 del processo verbale di dibattimento parlava di una riunione che precedette l’andata a Portella della Ginestra, dichiarò: «Non è vero, il memoriale è una cosa balordissima di Giuliano ed io lo qualifico in tal modo perché esso fu fatto fare a Giuliano». Aggiungendo: «Io non sono un bandito né per mestiere né per rubare. Non mi vergogno di dire che ho fatto parte della banda e del movimento separatista, né mi vergogno di dire quello che ho fatto come si vergognano il sig. Duca di Carcaci, Finocchiaro Aprile, La Motta e l’on. Gallo che ha assassinato 8 carabinieri (in realtà, furono uccisi dalla banda Avila, nda). Prima incominciammo con questi signori, poi dopo l’amnistia, intervennero il Partito monarchico e la Democrazia Cristiana i quali ci promisero che se avessero ottenuto la vittoria nelle elezioni noi tutti saremmo stati liberi e che altrimenti ci avrebbero fatto andare tutti in Brasile nelle terre del principe Alliata». D. R. «Ciò a me disse Giuliano ed io cercai di convincerlo di non mettersi con costoro ed a propositogli dissi: come ci hanno venduto i primi, ci venderanno anche questi altri. Giuliano non volle però ascoltarmi e ricominciò a sparare». D. R. «Io conoscevo solo una persona: Giacomo Geloso Cusumano e posso dire che nel 1946 vi furono degli abboccamenti fra Giuliano ed il Cusumano, il quale faceva da ambasciatore tra la banda e Roma». D. R. «Si svolsero dei colloqui tra Giuliano e gli on. Marchesano, Alliata e Bernardo Mattarella. Io ho assistito ai colloqui che avvennero tra costoro e Giuliano e fu precisamente da questi che Giuliano fu mandato a sparare a Portella della Ginestra». D. R. «Io non fui a Portella della Ginestra e se mi ci fossi trovato sarei stato io a sparare contro coloro che sparavano sulla folla». D. R. «All’epoca dei fatti di Portella e precisamente dal 25 aprile al 15 o 20 maggio 1947 io mi trovai ammalato a Monreale nella casa di Nino Miceli, e durante tale malattia restai sempre a letto». D. R. «Il 1° Maggio 1947, su indicazione del dott. Fici di Palermo andai in casa del dott. Grado per sottopormi a radiografia. Fu da questa casa che verso le ore 11,30 vidi passare delle autoambulanze e degli automezzi della Polizia che trasportavano i feriti di Portella della Ginestra. Il 1° Maggio però non mi poté essere fatta la radiografia perché a causa della celebrazione della festa del Crocifisso, non vi era energia elettrica sufficiente. Ritornai il 2 maggio ed in questo giorno la radiografia mi fu fatta sotto il nome di Faraci Giuseppe». D. R. «Faraci Giuseppe non esiste, tali generalità furono da me inventate e sotto tale nome riuscii anche ad ottenere una tessera di riconoscimento rilasciatami dall’Ispettore Messana fattami recapitare tramite Ferreri Salvatore, che era il confidente del Messana. Il Ferreri aveva il compito di riferire se Giuliano avesse deciso di passare al comunismo; perché in tal caso doveva essere soppresso» (Aspanu confermava il suo alibi, utilizzato nei confronti di Giuliano, evidenziando, nel contempo, la sua posizione di confidente delle forze dell’ordine). D. R. «Non so chi abbia preso parte ai fatti di Portella della Ginestra e se anche ne fossi a conoscenza non direi nulla. Chi è a conoscenza di ciò dovrebbe presentarsi dinanzi questa Corte e dire i nomi dei partecipanti senza far soffrire ancora degli innocenti che da quattro anni sono in carcere» (rassicura, chi di dovere, di essere ancora un leale collaborazionista). D. R. «Ho preso parte alla banda Giuliano per i fatti dell’EVIS». D. R. «Mi distaccai da Giuliano una decina di giorni prima dei fatti di Portella a causa della mia malattia. Ritornai con Giuliano nel 1949 tramite l’Ispettore Generale di PS. Verdiani il quale, me presente, ebbe vari colloqui con Giuliano. Posso aggiungere che tutto l’Ispettorato di Polizia era in continuo contatto con Giuliano». Richiesto cosa intendesse dire per Polizia rispose: «L’Ispettorato di P. S., escludo i carabinieri che invece andavano a morire. Non ho preso parte neppure agli assalti delle sedi dei partiti comunisti». Contestatogli che nei loro interrogatori i coimputati avevano parlato di una riunione ai Cippi, affermò: «Tutti coloro che hanno parlato della riunione ai Cippi lo hanno fatto in conseguenza delle botte ricevute, essi sono tutti innocenti». D. R. «Ripeto che non so i nomi di coloro che spararono a Portella della Ginestra, o altrove, coloro che vi parteciparono dovrebbero farne i nomi». (2. – “Aspanu, luogotenente di Giuliano” 2014) S.M. Agricoltura - Giardinaggio - Brico - Enologia - Ricambi GIARRE (CT) - Via Continella, 2 (angolo via Ruggero I) Tel. e Fax: +39 095 8730434 - Cell.: 366 4173715 email: [email protected] 6 > S E T T I M A N A L E IDG N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 catania e provincia Quasi un teatrino della politica Riposto: Consiglio comunale piuttosto movimentato che si divide su una proposta della maggioranza che prevede di non effettuare attività ispettiva in assenza di alcune “personalità politiche”. Ed arriva il gruppo di Articolo 4 T ornano i tempi dell’accesa conflittualità, quasi un teatrino direbbe qualcuno non avvezzo alle dinamiche ed alle contrapposizioni tipiche di questo consesso, in seno al Consiglio comunale di Riposto. A scatenare divisioni e polemiche, nel corso della seduta dello scorso 20 febbraio, è stata la proposta del consigliere di maggioranza Antonino Facchi, di sospendere l’attività ispettiva in assenza di alcuni esponenti della maggioranza. Nello specifico, si trattava del presidente del Consiglio comunale, Mariella Di Guardo (per l’occasione sostituita dal vice presidente Michele D’Urso), e dell’assessore Paola Strano. Esponenti definiti dal vice sindaco Pappalardo Fiumara come “personalità politiche, la cui assenza farebbe ritenere utile il rinvio delle interrogazioni”. Un intervento ben articolato, quello del vicesindaco, che non ha risparmiato bacchettate al consigliere di opposizione Bergancini, “reo” di aver ricordato che il Civico consesso ripostese aveva dedicato soltanto 5 sedute alle interrogazioni, sulle 17 convocazioni totali. Un conteggio non ritenuto veritiero dal vicesindaco Pappalardo Fiumara, pronto a replicare ricordando che “il dibattito fa parte delle interrogazioni e voi avete stravolto uno strumento democratico”. Capito? Le inter- rogazioni si fanno solo in alcuni momenti, e che non venga in mente a qualcuno di sfruttare altre occasioni. Bisogna rimanere ognuno al proprio posto, bisogna! Disciplina ci vuole! Disciplina! E soltanto in presenza delle “personalità politiche”, diamine! Ora, a prescindere dalla reazione veemente dell’opposizione, come si può definire un individuo una “personalità politica” ed un’altro no? Per il colore dei capelli? Per le scuole frequentate? Dallo stilista che ha disegnato l’abito indossato al momento dell’insediamento? Dal “padrino” politico di riferimento? Dalla cilindrata dell’automobile? Dagli incarichi già ricevuti? Oppure si deve guardare al segno zodiacale? Ai voti ricevuti? Sono tanti i criteri che si potrebbero adottare. Purtroppo, e di questo ce ne rammarichiamo, al momento della discussione della proposta, il vice sindaco Pappalardo Fiumara non ha specificato il criterio di selezione adottato per l’inserimento nella lista “vip” delle “personalità politiche”. Aspettiamo il secondo atto consiliare, sperando che la intricata matassa possa essere dipa- nata e chissà se, un giorno, anche qualche altro esponente politico in auge possa, superando dure prove di iniziazione, assurgere al rango di “personalità politica”. Ma la seduta del 20 febbraio ha anche messo a dura prova le capacità di resistenza del vice presidente del Consiglio comunale, Michele D’Urso. Messo di fronte alla veemenze del dibattito politico, all’altitudine delle argomentazioni, ai conteggi con “ditini” e “documenti”, a voli pindarici di pensieri e parole, per riuscire a far rientrare nei ranghi di un più terreno livello il confronto verbale e dialettico (livello accessibile ai cittadini, ai frequentatori dell’aula consiliare, ai comuni mortali, insomma …), il presidente del Consiglio vicario è stato costretto all’uso dell’arma estrema: l’urlo intimidato- rio. Risuonando tra le pareti dell’aula consiliare il suo “Aoo! Chi è favorevole?”, seguito da un enfatico “Forza!”, le parti contrapposte sono state riportate all’ordine. Certo, il cons. Bergancini ha voluto subito ridurre all’impotenza l’arma estrema: “Il presidente è a casa sua e sta parlando alla sua famiglia!”. Come ti dissacro un mito! E tutto ritorna all normalità… Intanto, nella seduta consiliare del 25 febbraio, rientrato il presidente del Consiglio comunale, è stata effettuata l’attività ispettiva. Ma, a tenere banco, è stato soprattutto l’annuncio della costituzione del gruppo di Articolo 4, composto dai consiglieri Pappalardo Fiumara, Facchi e Alfio Caltabiano. Tutto come avevamo già annunciato giorni addietro. E potrebbe essere inquadrata in un prossimo avvicinamento ad Articolo 4 l’uscita del cons. Cerra dal Megafono, pur rimanendo lo stesso consigliere su posizioni di opposizione? Non lo sappiamo, vedremo cosa ci racconteranno nella “FantaRiposto” che tanti fuggono ma che in molti temono. Corrado Petralia Un ponte per due regioni Giarre: borsa di studio della Rotary Foundation per un anno di ricerca in Spagna sulla comunicazione e tecnologia di formazione a distanza in contesto carcerario C on uno sguardo alle fasce più deboli della società o più esposte al disagio, domenica 23 febbraio scorso, è stato celebrato il 109° anniversario della fondazione del Rotary international. E, per l’occasione, è stata ufficializzata l’offerta, da parte della Rotary foundation, di una borsa di studio del valore di 30mila dollari per finanziare un anno di ricerca su comunicazione e tecnologie di formazione a distanza in contesto carcerario. A usufruire di questa borsa di studio sarà un giovane dottorato di ricerca dell’Università di Catania, il dott. Giuseppe Pillera, che per un anno studierà presso l’Università di Siviglia. La notizia è stata ufficializzata nel Salone degli specchi del Municipio di Giarre, dal presidente del Rotary club di Giarre riviera ionico-etnea, Mario C. Cavallaro, che ha riferito la comunicazione data dal Governatore del Distretto Rotariano Sicilia-Malta, Maurizio Triscari. Il dott. Giuseppe Pillera, originario di Fiumefreddo di Sicilia, si è laureato a Bologna in comunicazione, è dottore di ricerca in “Fondamenti e metodi dei processi formativi” presso il dipartimento di Scienza della Formazione dell’Università di Catania, ove collabora con la prof.Marinella Tomarchio in un labo- ratorio di didattica. La prof. Tomarchio è presidente del Centro studi “Paolo Borsellino”, ente che ha un accordo con il Miur per la creazione di un osservatorio sulle scuole carcerarie e gli istituti penitenziari minorili. «Il progetto – ha spiegato ai presenti il dott. Pillera – prevede la comparazione tra modelli sperimentali spagnolo e italiano e l’elaborazione di un nuovo modello da applicare in due regioni mediterranee: l’Andalusia e la Sicilia. Si tratta di un progetto che si inserisce nell’ambito di un accordo tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Giustizia, che punta ad incrementare le attività formative nelle carceri al fine di favorire il reinserimento lavorativo dei detenuti». In occasione dell’incontro, l’ing. Alfio Grassi, presidente di commissione distrettuale, ha presentato il progetto “Shelterbox” e il tipo di soccorso che viene prestato alle popolazioni,l a seguito di un calamità naturale, per il montaggio delle tende e la fornitura di tutto l’occorrente in fase emergenziale. «Il Rotary international – ha spiegato il presidente Cavallaro – è impegnato su più fronti per fini sociali. Per citare uno dei principali impegni assunti, possiamo indicare il progetto “Polio Plus”, che assorbe una parte considerevole delle risorse della Rotary Foundation, ma con l’obiettivo finale ormai quasi raggiunto. Mancano all’appello solamente 3 Stati per considerare debellata a livello planetario la poliomelite. Gli ultimi focolai resistono esclusivamente nelle zone di guerra dove i volontari rotariani non possono svolgere il proprio servizio. In ambito locale, il Club di Giarre svolge la propria attività a fianco dei giovani nelle scuole ed a difese delle fasce deboli della popolazione come gli anziani». Mario Di Nuzzo Terra rossa… tante glorie S Inizio d’anno spumeggiante al Circolo Tennis Le Rocce di Mascali che ha ospitato la 1ª prova del torneo di 4ª Categoria Circuito Sicilia i è conclusa domenica, presso i campi in terra rossa del CT Le Rocce la 1ª prova del torneo di 4ª Categoria Circuito Sicilia con le canoniche finali di Singolare maschile e femminile e la finale del torneo di Doppio maschile, disciplina, quest’ultima, che proprio da quest’anno agonistico ha uno specifico circuito federale. Hanno preso parte alla competizione ben 122 atleti, tra donne e uomini, che si sono dati battaglia per tutte e due le settimane del torneo. Si sono viste ottime partite, sia dal punto di vista tecnico che, soprattutto, agonistico, caratterizzate da incontri molto equilibrati, i quali hanno reso avvincenti tutti gli incontri disputati. Ottime e di buon livello le partite di doppio. Il torneo di Singolare maschile ha visto trionfare una vecchia conoscenza del Circuito di 4ª Categoria: parliamo dell’evergreen Mauro Susinno che, in finale, ha avuto la meglio al terzo set su Nino Manzitto, altro vecchio volpone dei campi da tennis, con il risultato 46 63 62. Ottimo il torneo disputato dall’atleta di casa Gianandrea Costanzo, un under 16 di buone prospettive, sconfitto in semifinale proprio dal vincitore del torneo e da Davide Romeo, quest’ultimo superato in semifinale da Nino Manzitto, a seguito di un incontro duro e combattuto. Francesca Milazzo, in campo femminile, ha dominato su Paola La Porta, in una partita a senso unico vinta per 60 62. In questo caso, a differenza del torneo maschile, sono giunte in finale due giocatrici under, rispettivamente una under 16, la vincitrice del Torneo, ed una giovanissima tredicenne, la quale, in semifinale, ha sconfitto piuttosto nettamente l’ostica e tenace Rita Terhost. Questo la dice lunga sulla qualità delle ragazze finaliste, di sicuro avvenire! Il torneo di Doppio maschile ha visto imporsi la coppia Laccoto-Turiano sulla coppia Manzitto-Pappalardo, quest’ultimo vecchia conoscenza de Le Rocce: infatti, agli inizi degli anni ‘90, disputò alcune prove del Torneo Nazionale di Categoria B organizzato dal Circolo. Positiva la gestione del Torneo da parte del giudice arbitro Leonardo Clementini, sapientemente coadiuvato da Mariano Garozzo, giudice arbitro di livello nazionale. Folta la presenza di pubblico durante tutte e due le settimane del Torneo. La stagione al Circolo Tennis Le Rocce continuerà con diversi altri Tornei del Circuito Nazionale e Regionale e, dal 27 aprile, con il Campionato Nazionale Maschile a squadre di Serie A2. Amalia C.R. Musumeci di Giarre E la pena diventa servizio San Giovanni la Punta: siglato un accordo con il Tribunale che permette ai contravventori del Codice della strada di risarcire mediante lavori di pubblica utilità S ottoscritto tra il presidente del Tribunale di Catania, dott. Bruno Di Marco, ed il Sindaco del Comune di San Giovanni La Punta, dott. Andrea Messina, un accordo per lo svolgimento del lavoro di pubblica utilità. In pratica, il giudice può applicare, su richiesta dell’imputato in relazione a contravvenzione per violazione del Codice della strada, di cui gli articoli 186 e 187, la pena del lavoro di pubblica utilità che consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore della collettività, da svolgere, in questo caso, a beneficio del Comune. L’Amministrazione comunale, in questa prima fase sperimentale, ha dato la disponibilità di accogliere due soggetti, da destinare a svolgere attività di custodia, assistenza, vigilanza, parchi e strutture comunali per la durata di un anno, riservandosi di ampliare sia il numero che i settori di attività in cui impiegare i soggetti. Tutta la procedura è stata seguita dal vice segretario, dirigente Affari generali, avvocato Antonino Di Salvo. Si tratta, come spiegato dai vertici dell’Amministrazione comunale, di una ulteriore opportunità, oltre ad una forma di “redenzione”, che la stessa Amministrazione concede a chi si trova ad incorrere in queste sanzioni di cui, naturalmente, può avvalersi anche il cittadino puntese. “Abbiamo condiviso l’invito del Tribunale di Catania, raggiungendo così, attraverso lo strumento innovativo della riforma della giustizia, due obiettivi – ha dichiarato il sindaco, Andrea Messina –: da un lato, l’opportunità, per il cittadino, di chiedere al giudice la commutazione della pena detentiva in svolgimento di lavori di pubblica utilità per reati minori e, dall’altro, ottenere il vantaggio per il nostro Comune di avere manodopera gratuita a beneficio del pubblico interesse”. Michele Milazzo Volontari nel tessuto sociale Nel rinnovo del Consiglio direttivo del Centro Assistenza alla Famiglia della diocesi la continuità di un impegno sempre costante I l C.A.F. (centro assistenza famiglia) della diocesi, operante in Acireale in piazza S. Francesco d’Assisi 6, nell’assemblea del 20 febbraio scorso, ha proceduto anche al rinnovo del suo consiglio direttivo, per il triennio 2013/2016. Sono risultati eletti Giovanni Vadalà, Anna Rosaria Gioeni, Rosario Musumeci, Patrizia Trovato e Cristoforo Furnari che hanno, subito dopo, proceduto alla distribuzione delle cariche. Il consiglio direttivo risulta così composto: presidente il dott. Giovanni Vadalà (primo da sinistra nella foto), ex funzionario di un istituto di credito nazionale, residente ad Aci Castello, impegnato nella parrocchia San Mauro quale segretario del consiglio pastorale parrocchiale; vice presidente il dottore Rosario Musumeci (secondo da destra nella foto), medico libero professionista, direttore sanitario della Fratres di Acireale; segretaria la dott.ssa Patrizia Trovato (terza da sinistra nella foto), psicologa; tesoriere il prof. Cristoforo Furnari (primo da destra nella foto), ex funzionario Enel; consigliere, la teologa che tutta Italia ci invidia, la dott.ssa Anna Rosaria Gioeni (seconda da sinistra nella foto), che con il marito Giacomo Trovato, diacono, è responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia. “Sono alla guida del C.A.F. dal 2003 – dichiara il presidente Vadalà –, pertanto ringrazio tutti i soci per questa loro costante stima nei miei confronti, e ringrazio di cuore gli attuali componenti del Consiglio direttivo per la disponibilità dimostrata nell’accettare l’incarico, gravoso, di promuove la famiglia sotto diversi aspetti e offrire un contributo nella problematica dei rapporti tra genitori e figli”. Dal Gazzettino i complimenti per la composizione di questa bella rosa di volontari professionisti e auguri di buon lavoro. Camillo De Martino > S E T T I M A N A L E IDG alcantara di Giarre N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014 7 Dai nostri “inviati” di Francavilla a Sanremo… Il cantante Maurizio Lombardo ed i musicisti-impresari Massimiliano e Salvatore Riolo hanno vissuto in prima persona la recente edizione del Festival della Canzone Italiana al seguito del “big” in gara Francesco Sarcina. Una settimana di incontri “vip” e grandi emozioni, tra cui quelle procurate dal “mitico” teatro Ariston Q uale miglior occasione, per un “acchiappavip”, frequentare la ridente cittadina ligure di Sanremo durante la settimana del glorioso Festival? A Francavilla di Sicilia lo sa bene Maurizio Lombardo, fresco reduce dalla città dei fiori e delle canzoni, dove ha potuto ulteriormente incrementare la sua già ricca collezione di foto che lo ritraggono insieme ai più acclamati divi del pop e dello spettacolo in genere. Maurizio, che nel Comune dell’Alcantara esercita l’attività di calzolaio “ipertecnologico”, è anche un apprezzato cantante, con all’attivo pure un intenso e trascinante motivo inedito intitolato “Ancora non va”. Al Festival appena conclusosi avrebbe senz’altro meritato di concorrere (molto meglio lui di tanti altri “campioni”!…), ma si è “accontentato” di seguirlo dall’esterno al seguito di Francesco Sarcina. L’ex frontman della band “Le Vibrazioni”, in gara con i brani “Nel tuo sorriso” ed “In questa città”, annovera infatti tra i suoi agenti esclusivisti i fratelli Massimiliano e Salvatore Riolo, anche loro provetti musicisti di Francavilla di Sicilia (attualmente impegnati nel progetto “Experimenta” da cui è nato l’accattivante singolo “You are to me”) nonché titolari a Giarre del noto disco-pub “Macbeth”, dove Maurizio Lombardo è spesso mattatore con le sue coinvolgenti serate musicali. I tre francavillesi dell’agenzia “Riolo Spettacoli” hanno, quindi, trascorso un’indimenticabile settimana al fianco di Sarcina, ma anche di tutti gli altri protagonisti (cantanti, presentatori, direttori d’orchestra, giornalisti, discografici, ecc.) della colossale kermesse “nazionalpopolare”, i quali nelle giornate del festival amano pure lo- Maurizio Lombardo con (ai lati) la Littizzetto ed i fratelli Riolo e (al centro) sul palco dell’Ariston e con Beppe Vessicchio ro mischiarsi tra la folla che, per l’occasione, prende d’assalto la rinomata località della riviera ligure. - Caro Maurizio, hai avuto difficoltà nell’accostarti ai tanti “vip” sanremesi per farti fotografare accanto a loro? «Devo dire che quasi tutti si sono mostrati disponibili ed alla mano. Oltre che con Francesco Sarcina, della “scuderia” degli amici Riolo, personalmente ho instaurato dei bei rapporti con Francesco Renga, col maestro Beppe Vessicchio e col simpaticissimo Pif. A “tirarsela” ed a dare poca confidenza alla gente erano solo Checco dei “Modà” (sicuramente il più antipatico), Ron, Noemi e la vincitrice Arisa. Sono riuscito a rubare una foto anche a Luciana Littizzetto, la quale inizialmente si fa- ceva pregare, ma poi l’ho “intenerita” dicendole che per venire a Sanremo avevo fatto un… mutuo». - Com’era la vostra giornatatipo durante questa “vacanza-lavoro” a Sanremo? «Diciamo che… non dormivamo mai, in quanto al festival ufficiale del teatro “Ariston” fanno da corollario numerosi eventi ed iniziative collaterali che si svolgono a tutte le ore (anche a notte fonda) nei vari angoli della cittadina e con la partecipazione di artisti già affermati (come, ad esempio, Povia, che ha tenuto un concerto in una particolare piazza di Sanremo). E mi piace sottolineare che, in tutto questo grandissimo “fermento”, a Sanremo, persino nel bar accanto al teatro Ariston, un caffè lo si paga appena un euro! Se il Festi- val fosse stato dalle nostre parti, credo che lo stesso caffè sarebbe costato almeno il quintuplo… In linea di massima, comunque, il sottoscritto ed i fratelli Riolo avevamo libero accesso alle prove pomeridiane e preserali al teatro Ariston (esilarante vedere la Littizzetto che aveva paura di entrare nella “terrificante” scatola di Silvan…). L’organizzazione ci ha poi fornito i biglietti per poter assistere ad una delle serate comodamente seduti nella sedicesima fila della platea; devo dire che da lì abbiamo pienamente gustato le quattro ore di spettacolo, mentre chi siede nelle primissime file è paradossalmente penalizzato in quanto, per esigenze di ripresa televisiva, il palco dell’Ariston è parecchio sollevato da terra e, quindi, impedisce a chi ne è vicino una visione complessiva della scena». - A proposito del leggendario palco dell’Ariston: una di quelle sere, intrufolandoti tra tecnici ed addetti ai lavori, anche tu, sia pur a telecamere e microfoni ormai spenti, sei riuscito a calcarlo… «Ed è stata quella l’emozione più grande che mi ha procurato questa trasferta sanremese. Ero lì lì per svenire pensando di stare calpestando il suolo da cui era passata la “storia” della musica, della televisione e, più in generale, dello spettacolo italiano ed internazionale. Mi sono messo al centro (dove solitamente si posizionano i presentatori ed i cantanti solisti), ho guardato la sala e, in quei pochi indimenticabili istanti, ho creduto di vivere un sogno… Parecchi anni fa, partecipando ad una selezione per “Sanremo Giovani”, ero stato sul palco del “PalaFiori”, ma non è la stessa cosa». - Trasferendoci dal palco alla… platea, cosa ne pensi del tentato suicidio dei due operai campani senza stipendio? «Sospetto che si sia trattato di qualcosa di combinato in quanto, girovagando nel teatro durante le prove, ho potuto personalmente appurare che raggiungere la balaustra da cui i due hanno minacciato di lanciarsi era pressoché impossibile, specie se si pensa all’imponente spiegamento di forze dell’ordine e personale della security che c’era attorno». - Al di là della sicuramente esaltante esperienza che tu ed i fratelli Riolo avete vissuto in prima persona, cosa ne pensi, in tutta sincerità, di questa particolarmente discussa sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo? «Diciamo che mi ritengo un “privilegiato” perché, guardandolo da casa, anch’io mi sarei sicuramente annoiato. A parte la qualità non eccelsa della maggior parte delle canzoni in gara, è andato in scena uno spettacolo piuttosto monotono, ravvivato solo dagli spassosi interventi della Littizzetto, con una conduzione di Fabio Fazio rivelatasi lenta e pesante. Ma c’è anche da dire che la tv non rende certo giustizia alla musica. Perché ascoltare di presenza al teatro Ariston i brani di Giusy Ferreri (che, a mio modesto avviso, avrebbe meritato la vittoria al posto di Arisa) o di Frankie Hi Nrg non è certo la stessa cosa di sentirli “uscire” dalle casse, sia pur tecnologicamente avanzatissime, del televisore: è tutta un’altra… musica». Rodolfo Amodeo A Firenze i “ricordi” di Antonio Sgarlata Gaggi, nessuna bonifica per l’ex discarica Il Consiglio Regionale della Toscana ha invitato il pittore originario di Giardini Naxos ad esporre le sue originali opere in una personale tenutasi nello storico Palazzo Panciatichi. Molto apprezzate le tele evocanti la Sicilia U A Gaggi la ex discarica di contrada Guardia sembra non avere ancora un serio progetto di bonifica. Con la delibera di giunta municipale n. 93 l’amministrazione comunale sembra voler ripeter lo stesso sbaglio commesso nell’ultimo progetto. Com’è noto a tutti, i lavori di bonifica della discarica sono finiti sotto indagine nel marzo del 2012 quando una lettera anonima denunciava le irregolarità commesse durante l’esecuzione. Il progetto, ultimato nel 2010, prevedeva opere di consolidamento e recupero ambientale della ex discarica, che furono eseguite in modo sommario; il muro, infatti; cedette nel 2011, neanche un anno dopo la consegna dei lavori, mentre del recupero ambientale non vi fu traccia. Il dissequestro del sito, avvenuto nel dicembre del 2012, è stato accompagnato da una nota dell’Autorità Giudiziaria che di fatto obbligava l’amministrazione a “mettere in sicurezza l’area”. Per ottemperare questa richiesta, l’amministrazione incaricava il geologo Sergio Dolfin di redigere una seconda redazione geologica; la prima era stata effettuata nel marzo 2011 e acquisita al protocollo generale del comune ad aprile 2011 dal geologo che aveva seguito il progetto originale del 2001. Successivament, con deliberazioni di giunta municipale n. 17 e 18 del febbraio 2013 si procedeva al conferimento degli incarichi al geologo Sergio Dolfin e all’ing. Stefano Falzea per la redazione di uno studio di fattibilità dei lavori necessari per la messa in sicurezza e di eventuali opere urgenti per la mitigazione del rischio di inquinamento. Oggi a distanza di quasi un anno dalla seconda relazione geologica e dalle indagini geognostiche, accertato il fatto che esiste un rischio di inquinamento che andrebbe mitigato effettuando una bonifica, la messa in sicurezza di questa discarica sembra voler seguire lo stesso iter precedente, che ha portato ad un opera di consolidamento ma non alla bonifica vera e propria. La speranza è che almeno ora per il muro si utilizzi più cemento armato. Alexandra Ieni n seducente “mix” tra i capolavori della pittura di tutti i tempi e le calde atmosfere della terra di Sicilia ha ulteriormente arricchito, nei giorni scorsi, i suggestivi ambienti dello storico Palazzo Panciatichi di Firenze, sede del Consiglio Regionale della Toscana che ha promosso e patrocinato la mostra “I ricordi del passato”, interamente incentrata sulla ricca produzione pittorica del maestro Antonio Sgarlata, nativo di Giardini Naxos ma molto conosciuto anche a Francavilla di Sicilia. L’artista siciliano (nel riquadro sulle foto di due sue opere) risiede ormai da parecchi anni in Toscana (esattamente a Vernio, in provincia di Prato), dove ha avuto la capacità di imporre il proprio estro creativo all’attenzione di eminenti critici del settore ed organizzatori di eventi, che spesso lo invitano ad esporre le sue opere in prestigiose ed esclusive location. Quaranta le tele che Sgarlata ha messo in mostra alla sua recente personale fiorentina e che hanno ben rappresentato tutto il suo percorso artistico, iniziato con i cosiddetti “falsi d’autore”, ossia le riproduzioni fedelissime dei grandi classici della pittura personalizzati con l’aggiunta di qualche nuovo elemento, per poi approdare alla pittura a rilievo, ovvero una tecnica originale che consente all’artista siculo-toscano di poter esprimere appieno la sua voglia di trasmettere emozioni in maniera plastica e colorata. Ma, al di là di stili e tecniche, Sgarlata non ha mai “perso di vista” la sua Sicilia, i cui suggestivi paesaggi all’insegna di solari atmosfere ricorrono spesso nella sua produzione. «Sono orgoglioso di quest’ulti- ma mia esposizione – ci ha, infatti, dichiarato il pittore a mostra conclusa - soprattutto perché ho sentito le autorità intervenute, i critici d’arte ed i numerosi visitatori parlare in termini estremamente positivi della nostra Sicilia, musa ispiratrice di parecchie delle mie tele». Al taglio del nastro della personale tenuta a Firenze da Antonio Sgarlata erano presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Alberto Monaci, il vice di quest’ultimo Roberto Bene- detti, il consigliere Alberto Magnolfi ed il critico d’arte Paolo Bongini. Tutti hanno avuto parole di elogio per quanto esposto dal protagonista della mostra, esaltandone, in particolare, la solare “sicilianità” e la mirabile fusione fra tradizione, presente nei contenuti, e modernità, ossia lo stile innovativo impiegato dall’artista nel riprodurre i capolavori pittorici del passato ed i paesaggi. R.A. 8 > S E T T I M A N A L E IDG attualità N. 6 • Sabato 1 Ma rzo 2014 di Giarre I nodi vengono al pettine Giardini Naxos: Amministrazione Lo Turco sempre al centro delle critiche, spesso ingenerose, dopo un periodo carico di aspettative forse eccessive S ui muri delle case dei cittadini Naxioti, gli eredi della mitica Naxos, distrutta in una calda serata dell’agosto del 403 a.C. dalle orde del siracusano Dionisio, complice il traditore Prokles, cominciano a comparire manifesti che tentano di scrollarsi di dosso responsabilità e collusioni che durano nel tempo. Il bersaglio di tali manifesti è l’Amministrazione Lo Turco, anzi è il Sindaco in persona. Pancrazio Lo Turco, l’uomo dell’impossibile nel campo delle competizioni, nel 2010, riesce laddove nessuno mai era riuscito, ad ottenere nella sua lista, contenente forze eterogenee lontane da afflati ideali e legami ideologici, il voto di una persona su tre. Pur di sconfiggere l’avversario del tempo, di umiliarlo, quasi fosse il diavolo, i giardinesi lo votano plebiscitariamente: un trionfo. Votano il bravo ragazzo, così viene definito, dal quale si aspettano molto, sicuramente più di quanto avrebbe potuto dare. Gli schieramenti politici degli uomini componenti la sua lista scompaiono; sono oscurati. Si parla solamente del vincitore, di colui che ha saputo riunire nella sua persona, tutti i malumori del paese, tutti i bisogni della popolazione, tutte le sofferenze e le necessità di un paese, nel passato massacrato nella sua interezza paesaggistica e distrutto nella sua integrità territoriale. Pancrazio Lo Turco, diventa il Mantra della situazione politica ed amministrativa giardinese. La gente vede in Lui lo strumento magico attraverso il quale risolvere i gravissimi ed annosi problemi del paese. Viene caricato di una enorme responsabilità che sicuramente non riuscirà a sopportare. Tutti gli occhi sono puntati sulla sua persona; diventa il perso- naggio carismatico: quasi l’uomo del domani. Nessuno fa notare, tranne chi scrive, che il suo Consiglio è un consesso non sempre all’altezza del compito che lo sovrasta. Un Consiglio spesso litigioso e insofferente delle regole di una vera e sincera associazione democratica. Non c’è riunione consiliare durante la quale, il Consiglio del Sindaco Lo Turco, non manifesti segni di discordanza che spesso degenerano in manifestazioni di rottura e in clamorose prese di posizione personali, quando si trattano lottizzazioni o speciali concessioni edilizie, riguardanti cooperative. E tutto ciò avviene nel silenzio dei partiti, i quali lo hanno appoggiato ed i cui consiglieri, ancora oggi, fanno parte della sua maggioranza e lo sostengono e lo rappresentano. A nessuno viene in mente di esaminare i componenti della sua giunta, ballerina nel tempo. Si dimentica che Giunta e Consiglio, soprattutto Consiglio, sono gli strumenti con i quali si governa un comune. Se piove o fa bel tempo si scarica sul Sindaco. È Lui il parafulmine. Al novello Cesare, incoronato dal popolo, non gli si perdona l’eclatante vit- toria. Diventa la cassa di risonanza sulla quale scaricare quanto non và. E così il tanto osannato Re, diventa ogni giorno più solo e più nudo. Le liste che hanno espresso il Consiglio si mimetizzano ed i partiti politici che lo hanno appoggiato fingono di non vedere, per non intervenire. E mentre il tempo passa la situazione giardinese si complica. Succedono cose che non dovrebbero succedere in una Amministrazione attenta ed oculata. Il tutto nella più completa assenza degli schieramenti politici presenti in Consiglio. E allora nasce spontanea una domanda: “Ma tu dov’eri in questi anni passati? Perché se le cose non andavano sei rimasto a far parte dell’Amministrazione Lo Turco?”. È vero, molte, moltissime cose non vanno. Tre anni sono passati e le speranze dei giardinesi sono rimaste solo speranze. Sono state rilasciate concessioni edilizie dove gli stessi organi di controllo del comune, le strutture tecniche che debbono controllare gli iter burocratici dei. Pareri, esprimono pareri discordanti, l’uno in contrasto con l’altro ed i cui tecnici ancora oggi sono al loro posto. Si hanno Consigli comunali dove voci esterne ricordano che la bocciatura del Bilancio comporta lo scioglimento del consiglio, quasi un larvato mormorio dei Frati Trappisti, che ad ogni ora ripetono: “fratello ricordati che devi morire!”. Lottizzazioni ripresentate parecchie volte perché Consiglieri ballerini di maggioranza e minoranza votano in modo difforme alle direttive avute dai loro schieramenti. Si ignora o si vuole dimenticare il Piano Regolatore Generale ed il gravoso carico delle tasse non viene nemmeno attenzionato. È vero, verissimo; l’Amministrazione è carente ma perché parlarne solamente oggi? Cui prodest? Sicuramente non agli schieramenti politici nelle cui file militano componenti dell’attuale maggioranza. È giusto che quanto non va, venga ricordato. Ricordato però non solamente per farne una colpa, che è di molti, e che sicuramente c’è, ma per cercare di rimediare. Sarebbe necessario che si finisse di sparare sul pianista, che è una creatura di tanti padri, e si parlasse di simbiosi, di cooperazione, di iniziative comuni, di proposte condivise. Spogliamo il Re di quanto di immortale ha, poniamolo nelle responsabilità cui è soggetto, addossandoci ognuno per la sua sfera di competenza, i nostri sbagli, i nostri silenzi o le nostre connivenze e proponiamo qualcosa o qualcuno che possa finalmente, assieme al Sindaco, far uscire il paese dalla stagnazione in cui si trova. Idee nuove e uomini nuovi sono sempre bene accetti. Nello Lo Turco è un uomo e come uomo è limitato. Non facciamo, ancora, lo sbaglio di continuare a considerarlo un “super uomo”. Non lo è: non lo è mai stato. Non potrà mai esserlo. Ha avuto, diciamolo la sfortuna di aver più voti di quanti ne potesse amministrare. Ma non è un Dio e quindi non può fare miracoli. È un uomo e come tale ha mancato. Aiutiamolo negli anni che verranno e sono ancora tanti ornare ad essere quello in cui i cittadini credevano. Aiutiamolo, non con le critiche che sono sempre bene accette, quando mirano a costruire, ma con suggerimenti e con cooperazione a realizzare il programma presentato. Ben vengano i manifesti indignativi, ma non è con l’indignazione che si risolveranno i problemi del paese, né si potranno allontanare responsabilità pregresse dovute alla permanenza nell’Amministrazione Lo Turco. Francesco Bottari Riceviamo e pubblichiamo Ill/mo Signor direttore Giornale “Il Gazzettino di Giarre” GIARRE I ll/mo Signor direttore, alla sua cortese attenzione e alla sua disponibilità affidiamo alcune precisazioni, in riferimento all’articolo pubblicato sul suo giornale in data 25/01/14 dal titolo “Salasso” a firma Alessandra Ieni, non sempre bene informata, ma molto disattenta, quando fa pubblicare foto che niente hanno a che fare con il Comune di Giardini Naxos. Con l’augurio che chi scrive sia sempre bene informato, perché “Verba volant sed Scripta manent”, distintamente La salutiamo e La ringraziamo. Nello Lo Turco, Sindaco di Giardini Naxos Sandra Sanfilippo, Assessore Giardini Naxos, 20 febbraio 2014 1) Le fatture ATO ME4 (società che gestisce il servizio integrata dei RR.SS.UU.) che vengono inviate dalla stessa ai Comuni Soci, quindi al comune di Giardini Naxos, sono conformi ai dettami dell’Assemblea dei Soci (composta da 32 Comuni della provincia di Messina). Infatti si fatturano i soli costi sostenuti per la gestione del servizio, che vengono ripartiti sui singoli Comuni serviti (28 Comuni) sulla base dei quantitativi di rifiuti che ogni singolo Ente produce. 2) È errato affermare che la raccolta differenziata non porti nessun vantaggio; negli anni 2012/2013 con il sistema porta a porta, nel Comune di Giardini Naxos si è raggiunta una percentuale, che si attesta sull’11 %, solo per quanto riguarda la frazione secca. Si deve tener conto, che non essendoci impianti di trattamento e lavorazione della frazione organica, vicini al nostro comprensorio, non si è in grado di poter effettuare la R.D. anche per la frazione organica a costi contenuti. 3) Il paragone con il Comune di Santa Teresa di Riva non regge, in quanto i due Comuni hanno una popolazione equivalente del tutto diversa. Infatti il numero dei posti letto delle strutture alberghiere non è confrontabile. Sicuramente, per qualcuno, il polo turistico di Santa Teresa di Riva è uguale a quello di Giardini Naxos. Errore. I dati storici comprovanti l’errore sono a disposizione del suo Giornale e della sua corrispondente. 3) Per precisione, conoscenza e corretta informativa nel territorio del F acendo riferimento alle vostre note di precisazione indirizzate al direttore del Gazzettino di Giarre, riferite all’articolo dal titolo “Salasso” a firma della sottoscritta, si precisa quanto segue: Si prende atto del risultato ottenuto dal servizio di raccolta differenziata effettuato nel Comune di Giardini Naxos, che ha realizza- Comune di Giardini Naxos si è sempre svolto il servizio domenicale e festivo, per tutto l’anno. Quindi, quanto scritto non risulta a verità. 5) Invitando ad una maggiore attenzione, facciamo presente che le foto pubblicate non si riferiscono al Comune di Giardini Naxos, ma sicuramente ad altro comune servito da altra ditta. Come si evince bene, dall’adesivo dei cassonetti, l’adesivo non è dell’ATO ME 4. L’ATO ME 4 utilizza adesivi di altro genere per tipo e colore. to la percentuale dell’11% per la frazione secca nel periodo 2012/2013. Sicuramente, questo risultato ha portato evidenti benefici al territorio e ai cittadini che diligentemente effettuano la differenziata. Ci si augura che a breve si possano raggiungere delle percentuali da comune virtuoso. Complimenti e buon lavoro. Alexandra Ieni La vetrina dei migliori D ni: 1° Francesco Longhitano, 2° Giuseppe Fiume, 3° Damiano Puglisi; Esordienti: 1° Nicol Di Stefano, 2° Vita Marchese, 3° Mattia Marchese e Dario Vitale a pari merito; Cadetti/Juniores: 1° Santo Currenti, 2° Marco Trovato e 3° Valerio Vitale e Giorgio Musumeci a pari merito; Seniores/Cinture Nere: 1° Alfio Zappalà, 2° Giuseppe Leo, 3° Aldo Puglisi e Salvatore Trovato a pari merito; Principi Bambini: 1° Samuele Leonardi; Principi Esordienti/Cadetti/ Juniores: 1° Valerio Vitale, 2° Marco Trovato e 3° Nicol Di Stefano; Principi Seniores/Cinture Nere: 1° Salva- Brillanti risultati per gli atleti della “Scuola Judo Samurai” di Riposto del M° Nuccio Tomarchio, alla I Coppa Trinacria Csen di Bastone siciliano Il Maestro Ben. Nuccio e Giovanni Tomarchio, il Maestro Ben. Giovanni Tomarchio, gli Ufficiali di Gara Sig.ra Giuseppina Tomarchio, Anna Settembre, i Maestri Giuseppe Cucè, Sandro Grasso, e il Maestro Angelo Toscano e gli atleti della “Scuola Judo Samurai”: Paola e Antonio Tomarchio, Chiara e Serena Cristaldi, Giovanni Mancuso, Vincenzo Mammino, Andrea Capilli, Marco Marano, Aldo Torrisi L a palestra comunale “Livatino” di Riposto ha ospitato la 1ª Coppa Trinacria C.S.E.N. di Bastone Siciliano dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano (il Settore Nazionale di Bastone Siciliano è parte integrante del C.O.N.I. – C.S.E.N. Centro Sportivo Educativo Nazionale). L’Asd “Scuola Judo Samurai” di Riposto del Maestro Nuccio Tomarchio, ha avuto l’onore di organizzare questa importante gara, che rientra nei Circuiti Nazionali del C.S.E.N.: “Gran Premio CSEN Master 2014” e “Golden Cup CSEN 2014”. Come prima tappa è stata scelta la città di Riposto, la gara ha registrato la partecipazione di numerosi atleti provenienti dalla Sicilia. Durante la cerimonia di apertura il benvenuto è stato dato dal Presidente nazionale di settore, M° Nuccio Tomarchio, e dal vicepresidente nazionale M° Silvestro Del Popolo. Subito dopo, è stata annunciata l’apertura di una nuova palestra in Sardegna e, con molta felicità e con particolare orgoglio di tutto il Direttivo nazionale, è stato annunciato l’apertura, nei prossimi mesi, nella città di Lima, in Perù, di un centro per la promozione e la divulgazione del Bastone Siciliano, e di conseguenza l’ apertura di un centro Csen Perù. Il Maestro Sandro Grasso, della “Scuola Judo Samurai”, ha comunicato l’inizio dei corsi di bastone siciliano, che coinvolgeranno gli alunni di Riposto degli istituti scolastici del Geometra e del Nautico. Altra bella iniziativa è stata la presentazione della rivista sportiva e culturale, dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano, denominata “U Vastuni” curata dal Responsabile Nazionale Allenatore, Sandro Del Popolo, e che, già alla prima uscita on-line, ha riscosso notevole successo ed apprezzamento da parte della Direzione nazionale del Csen. La competizione, data l’importanza, ha subito evidenziato dei bei combattimenti, dal forte carattere agonistico, ma con una elevata sportività di tutti i partecipanti. I Tecnici hanno avuto a loro disposizione uno spazio dove seguire e dare dei piccoli consigli ai propri atleti durante la competizione. Gli atleti della “Samurai”, seguiti a bordo area dal Capo delegazione Maestro Angelo Toscano, hanno raggiunto la vittoria nelle seguenti categorie: “Bambini” (Antonio Tomarchio, medaglia d’oro); “Fanciulli” (Vincenzo Mammino, medaglia d’oro); “Ragazzi” (Serena Cristaldi medaglia d’argento); “Esordienti A” (Paola Tomarchio, medaglia d’argento, Giovanni Mancuso, medaglia di bronzo e Marco Marano, dopo una bella prestazione, al 5° posto); “Esordienti B” (Aldo Torrisi, medaglia d’oro, Chiara Cristaldi e Andrea Capilli medaglie di bronzo); “Maestri” (Angelo Toscano, conquistava una meritata medaglia di Bronzo). La classifica generale delle società si chiudeva con la Asd Bastone Siciliano “A. Spina” di Roccalumera vincitrice della Coppa Trinacria, seguita dall’Asd “Scuola Judo Samurai”, classificata al secondo posto, e dalla Asd “Baston Krav” di Acireale, classificata al terzo posto. Il Maestro Nuccio Tomarchio ha voluto donare a tutti i Tecnici e gli Ufficiali di gara, un distintivo dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano. Antonio Percolla Puntare alla professionalità Successo agli Open di Liu-Bo, con la “Bonfiglio” al primo posto omenica scorsa si sono svolti, al PalaJungo di Giarre, il 5° Trofeo Giovanissimi ed il 5° Trofeo Open d’Italia di Liu-bo, sport italiano nell’arte del bastone siciliano, codificato dal Maestro fondatore Lio Tomarchio. La manifestazione è stata organizzata, sotto l’egida del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e del Centro sportivo italiano (Csi), dall’associazione sportiva dilettantistica “Judo club Giovanni Bonfiglio” di Giarre, stella Coni al merito sportivo. Questa la classifica al termine delle gare: Categoria Pulcini/Bambi- Quando l’impegno è… successo P tore Trovato, 2° Orazio Messina e 3° Giuseppe Leo. Classifica per società: prima la “Judo Club Giovanni Bonfiglio” di Giarre, seconda la “Team Sporting Liu-bo” di Fiumefreddo e terza la “Paradise” di S. Venerina. M.V. resso il salone comunale del caseggiato Mannino, a San Pietro Clarenza, si è svolto un incontro del Ggg (Gruppo Giudici di Gara) Sicilia della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera). Ha presenziato il fiduciario regionale del gruppo, Angelo Battaglia, e l’incontro è stato seguito anche dai neo-giudici provinciali catanesi che ne hanno approfittato per fare un aggiornamento sulle nuove normative regolamentari. Ha fatto gli onori di casa il Sindaco di San Pietro Clarenza, Giuseppe Bandieramonte, presenti giudici nazionali, tra cui il fiduciario provinciale del Ggg Catania, Agata Fonte, ed il presidente del Comitato Provinciale della Fidal, Catania, Davide Bandieramonte, che ha così commentato: “L’ottica di questo incontro è cercare di migliorare la professionalità nel nostro nuovo gruppo giudicante ma, soprattutto, aggiornare i più veterani sulle nuove disposizioni dettate dalla IAAF, ossia l’organo internazionale di atletica leggera”. Michele Milazzo