> S E T T I M A N A L E IDG
di Giarre
ANNO XXXIV • N. 6 • GIARRE, SABATO 1 MARZO 2014 • € 1,00 • A DIFFUSIONE REGIONALE • SPED. IN A.P.
ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 FIL. DI CATANIA • PUBBL. INF. 45% • www.gazzettinodigiarre.it
> Rovettazzo, contrada sperduta?
> Quasi un teatrino della politica
Giarre: l’amministrazione risponde ai
residenti dell’area ma non si conoscono
ancora i tempi di risoluzione dei problemi
> a pag. 2
Riposto: Consiglio comunale spaccato
sulla proposta di non fare attività ispettiva
in assenza di alcune “personalità politiche”
> a pag. 6
“Metto in conto tante cose…”
L’ex Primo cittadino Teresa Sodano continua a raccontare i suoi anni
di amministrazione e getta una luce differente sull’attuale gestione del Comune
C
ome si difende dall’accusa di aver stipulato
contratti di telefonia
troppo onerosi per il
Comune?
«I contratti di telefonia avevano un
costo assolutamente compatibile con
quello che era il servizio che riceveva il
Comune. Ora mi dicono che è stato tolto
il telefonino, che aveva un costo irrisorio, a dipendenti che devono assicurare
la reperibilità, con grandi disservizi. Fu
anche sollevata la questione del servizio
Whatsapp, che avevano alcuni dipendenti, da parte di consiglieri comunali
che in campagna elettorale volevano
evidentemente andare contro certi dipendenti che non erano stati benevoli
con le loro richieste. Purtroppo, la campagna elettorale scatena meccanismi
che riesce difficile controllare».
- Cosa risponde a chi dice che la
sua Amministrazione abbia fatto un
ricorso eccessivo alle consulenze
esterne?
«Sulle consulenze c’è pure molta
malafede, perché io ho avuto una sola
consulente, che era la Dott.ssa Privitera, persona indispensabile per il reperimento dei finanziamenti, regionali, nazionali e comunitari ed è una figura che
hanno, per necessità, tutti i Sindaci. Fra
l’altro, si tratta di una persona di grande professionalità, che ha fatto avere un
ritorno notevolissimo al Comune di
Giarre in termini di finanziamenti. Poi,
se vogliamo spacciare per consulenze
gli incarichi legali, dati ai vari avvocati
per difendere l’Ente, allora è un altro
discorso. Sono incarichi dati perché non
avevamo un ufficio interno, perché non
si raggiunse mai l’accordo – anche politicamente – per poterne creare uno e poi
c’era già un contenzioso notevolissimo,
affidato a diversi legali, quindi abbiamo
cercato, soprattutto, di pagare le parcelle. Nel 2008, pagammo somme rilevanti anche per gli incarichi della precedente Amministrazione, che non venivano pagati da prima del mio insediamento. Oggi, si parla di un nucleo di legali. Per quanto riguarda le controver-
sie di natura tributaria, ad esempio, della difesa dell’Ente si occupava un nostro dirigente, senza oneri aggiuntivi,
quindi non so quale sarà il nuovo risparmio».
- È vero che lo staff del nuovo Sindaco è più snello del suo?
«Tutta questa snellezza non la vedo.
È vero che avevo un capo di gabinetto
che però era una figura importantissima
nella gestione dei rapporti con il personale. Mentre il nuovo Sindaco ha assunto come consulente Tracia - che io, per
un certo periodo, avevo assunto affidandogli l’incarico di direttore generale
quanto l’ente poteva averne uno -, ha un
consulente per il bilancio, non so quali
risparmi abbia fatto».
- Forse Bonaccorsi realizzerà un
ingente risparmio con la vendita dell’Audi A6 del Comune?
«Se poi il risparmio è la vendita della macchina del Sindaco questa cosa mi
fa parecchio sorridere. È ridicolo, non
capisco quale utilità possa avere. Anche
nel piano di riequilibrio è scritto che il
Sindaco ha rinunciato alla macchina,
ma quella macchina serviva perché io
ho fatto viaggi continuamente a Palermo, perché spesso i risultati si ottengono solo se si va a seguire personalmente
le pratiche alla Regione – a parte il fatto
che per il contratto di quartiere di via
Teatro siamo stati anche a Roma –.
Però, la vendita della macchina fu un
fatto dimostrativo perché in un bilancio
di 40 milioni di euro vorrei capire come
può influire il ricavato della vendita di
una macchina, che fu comprata già di
seconda mano. Non so nemmeno se è
stata venduta e quanto ha potuto ricavare. Se voleva, invece, come si suol dire
“tagliare la faccia” al Sindaco precedente, perché lui ne fa a meno, questi sono atteggiamenti non da amministratore
serio, di un ente serio, ma di altre consorterie».
- Cosa ne pensa del progetto promosso da Bonaccorsi di ampliamento
di Piazza Duomo. In una città che ha
gravi problemi di traffico e di stato
del manto stradale, le pare una priorità?
«Questa di piazza Duomo, quando
l’ho sentita, mi è sembrata una notizia
aberrante. Giarre ha avuto sempre problemi di viabilità, quando fu sindaco
l’On. Russo, che aveva la possibilità di
trovare finanziamenti, fu impedito di
realizzare una circonvallazione, che sarebbe servita tantissimo a snellire il
traffico nelle due arterie principali di
via Callipoli e Corso Italia. Non avendola realizzata, abbiamo una viabilità
limitatissima e voler ampliare una piazza, già grande, come piazza Duomo,
chiudendo quella piccola bretella che è
l’unico sfogo per chi si trova nella parte
alta di Giarre, mi riferisco alla zona di
Piazza Immacolata via Garibaldi, mi
sembra un atto di irriverenza nei confronti degli amministratori illuminati
del tempo, che vollero via Callipoli e
Corso Italia così come furono realizzati
e già per quei tempi erano di notevoli dimensioni e ampiezza. Poi, mi sembra irrispettoso nei confronti dei cittadini per
quanto riguarda la sicurezza. Io, nelle
mie amministrazioni, ho sempre mirato
alla sicurezza, specie per il rischio idrogeologico. Ora si vuole chiudere quella
piccola bretella, che consente di smistare il traffico, di aprirlo verso Riposto,
che è anche una via d’uscita per chi in
un territorio come il nostro, altamente
sismico, non possa svicolare dal viale
Don Minzoni. Si pensi ai ragazzi della
scuola media “Verga”, sarebbero costretti a scendere da via Garibaldi e do-
ve verrebbero convogliati? In quel budello che porta al parcheggio multipiano, in quella stradina strettissima? È
un’idea senza fondamento e un’offesa
alla sicurezza dei cittadini».
- Se dovesse fare un confronto tra
i primi risultati di Bonaccorsi e i suoi
cosa vedrebbe?
«Dalla Giunta Bonaccorsi non ho
visto niente, anche perché si è insediata
da otto mesi, è anche presto, anche se
devo dire che il rispetto al mio programma dei primi cento giorni c’è un
abisso. Ora c’è la vendita della macchina, il 10% in meno sulla tassa dei rifiuti, che era previsto dalla legge, cose ridicole. Io trovai l’emergenza dovuta al
terremoto del 2002, un grosso contenzioso con la Regione che si concluse con
una transazione molto favorevole al Comune, 16 persone che rischiavano di
perdere la pensione per un vuoto contributivo e pagammo 16 mila euro dopo 15
giorni dal nostro insediamento».
- Quali sono le opere in corso di
esecuzione e ancora da iniziare frutto
dei finanziamenti ottenuti dalla sua
Amministrazione?
«Io ho lasciato7 cantieri aperti,
Giarre ha avuto in questi anni una mole
di finanziamenti non comune. Tra i cantieri aperti, oggi, ci sono 20 milioni di finanziamenti: è stata inaugurata da poco, per 500mila euro, la palestra del
Macherione, piazza De Andrè per
850mila euro, un milione per il duomo,
1 milione e 800mila euro per le strade
nella zona Peep, 3 milioni per il rischio
idrogeologico, di cui due già spesi un
cantiere concluso a S. Maria la Strada e
uno in corso a Trepunti, per il quale i lavori sono sospesi perché il Comune non
ha provveduto a spostare un tubo dell’acqua. Tra quelli bloccati troviamo la
rotatoria all’uscita dai caselli autostradali (il cui decreto di finanziamento è
del 4 gennaio 2013), e ricordiamo che
per ottenere il cofinanziamento noi partecipammo ad un bando per la sicurezza
stradale, e poi la Zona Franca Urbana,
Gustavo La Piazza
>CONTINUA A PAG. 2
Primum vivere,
deinde philosophari!
“P
rimum vivere, deinde philosophari”, sì, “In primo
luogo bisogna vivere, poi fare filosofia”: un adagio
– neo premier Matteo Renzi – che invita a condurre
una vita attiva e che pospone a questa ogni attività speculativa.
Pur se la fonte puntuale di questo adagio non è nota, la massima parte della contrapposizione fra vita attiva e otium speculativo, già presente in Aristotele (Politica, 1333° 35, 1334° 16,
1337b 34), ritorna ripetutamente in ambito greco.A parte il fatto che esisteva una tradizione gnomica secondo cui prima di
dedicarsi alla sapienza e alla virtù bisognava procurarsi il necessario per vivere. Interessante un passo di Focilide (poeta
greco del IV sec. A.C.), ripreso dalla tradizione paremiografica: «Bisogna cercare il vitto, e la virtù quando si ha da vivere».
Un’ultima indicazione, che può peraltro esserti d’aiuto oltreché di indirizzo, giovane neo premier Matteo Renzi, è l’ammaestramento che il politico, oratore e filosofo romano Marco
Aurelio Cicerone dà al figlio (Epistulae ad Marcum filium, fr.
2), secondo cui «Philosophiae quidem praecepta noscenda, vivendum autem esse civiliter», e cioè che «bisogna certo conoscere gli insegnamenti della filosofia, ma si deve soprattutto
vivere da buoni cittadini». Ammaestramento, questo, che ci è
pervenuto grazie a Firmiano Lattanzio (250-324 ca) – scrittore
latino di origine africana, maestro di retorica a Nicomèdia,
convertitosi al cristianesimo – il quale lo cita all’interno della
sua violenta requisitoria contro la filosofia pagana intesa come
maestra di saggezza e verità.
Un adagio, quello iniziale, e poi tutti i riferimenti riportati
che potrebbero, a prima vista, non aver niente a che fare o a
che vedere, egregio premier Matteo Renzi, con quello che
sarà, anzi, che è già il tuo percorso di vita pubblica. E invece,
no, perché in “Primum vivere, deinde philosophari” c’è quel
quid – quel qualcosa di indeterminato, di indefinibile – che dovrebbe stare alla base di chi o di quanti hanno responsabilità
pubbliche. A cosa serve, infatti, fare filosofia, quando non si
riesce ad avere il necessario per vivere dignitosamente? Là dove – poveri noi! –, in quanti hanno avuto responsabilità pubbliche, fare filosofia ha significato, almeno sino ad oggi, parlare e
promettere. Sì: questo ed altro ancora, senza però mai tradurre
le parole e le promesse in fatti.
Saprai ora tu, giovane neo premier Matteo Renzi – che hai
promesso sin dalla tua prima comparsa sulla scena politica nazionale di far cambiare verso al Paese Italia –, tradurre le parole in fatti? Gli Italiani lo sperano, lo sperano tanto, anche
quanti fino ad oggi, pur ammirandoti per la vis messa in campo
– intendendo per vis: forza, vigore, potenza, impeto, energia,
efficacia –, concretamente non sono stati dalla tua parte. Sì,
anche per gli Italiani che sino ad oggi concretamente non sono
stati dalla tua parte, tu, giovane neo premier Matteo Renzi,
rappresenti la speranza per un domani migliore, vivibile. Sì,
principalmente «per consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione», una frase, questa, presa a prestito
dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi.
Sì, perché “Laus nova nisi oritur, etiam vetus amittitur”!
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N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
giarre
di Giarre
Rovettazzo, contrada sperduta?
Giunge l’attesa risposta da parte dell’amministrazione ai residenti dell’area
ma non si conoscono ancora i tempi certi per la risoluzione dei loro problemi
U
na vecchia segnalazione
presentata presso l’ufficio
protocollo del Comune di
Giarre dai residenti di via Damiani
Lanza e via Rovettazzo risalente al
16 maggio 2012 è approdata in Consiglio comunale lo scorso 12 dicembre, per voce del consigliere comunale Patrizia Lionti, appartenente al
gruppo politico “Città Viva”. Il consigliere comunale, ribadendo l’assenza di risposta da parte della precedente Amministrazione comunale, guidata dall’allora sindaco Sodano, si è fatta portavoce delle richieste dei cittadini che lamentano ancora – come si legge dal documento
presentato durante l’attività ispettiva – “la mancanza di segnaletica
orizzontale e verticale, l’insufficienza di cassonetti per il conferimento
dei rifiuti, la massiccia presenza di
erbacce e rovi di estese dimensioni
e la conseguente e assoluta mancanza di pulizie delle vie”.
Nel documento redatto dai residenti si segnalava “inoltre, lo stazionamento di mezzi pesanti di
grosse dimensioni, che nello svolgere operazioni di carico scarico delle
merci, hanno provocato evidenti
danni al manto stradale e alle annesse grate per la raccolta delle acque piovane e ciò – unitamente alla
mancata pulizia dei tombini che, ormai intasati, non raccolgono efficientemente l’acqua piovana – causa, così, un pericoloso allagamento
delle strade”. Ed ancora, la presenza di “una pseudo siepe, le cui dimensioni sono tali da impedire la
visuale sia agli automobilisti che ai
pedoni che attraversano entrambe
le parti della carreggiata; dell’esistenza di un enorme scavo, non ade-
guatamente protetto per evitare pericoli, e di un serbatoio di accumulo
d’acqua per uso cantiere, mai utilizzato e lasciato incustodito che, è anche causa dell’insalubre proliferazione di zanzare ed insetti vari”. Si
denunciava inoltre l’assenza di controlli e vigilanza da parte della polizia locale.
L’attività ispettiva sollecitava
l’Amministrazione comunale “ad
intervenire con prontezza e con modalità adeguatamente risolutive”,
anche perché in tutti questi anni (le
prime segnalazioni risalgono già all’anno 2003) i residenti hanno dovuto autonomamente, e a proprie
spese, arginare gli effetti sorti a causa dell’incuria, senza poter intervenire sulle cause: hanno tagliato alberi cresciuti ai margini della carreggiata, tagliato i rovi che infestavano i marciapiedi, provveduto alla
derattizzazione e alla bonifica delle
aiuole abbandonate!
Lo scorso 18 febbraio è arrivata,
finalmente, la risposta all’attività
svolta dalla consigliera di “Città Viva”, firmata dall’attuale sindaco
Bonaccorsi, il quale allega una nota
a firma del tecnico capo servizio
Rompineve e di Russo, dirigente
della IV area. A proposito della
mancanza di segnaletica stradale, si
legge che la manutenzione compete
agli uffici preposti “facenti parte a
quest’area in base alle risorse annualmente disponibili e alla programmazione collegata per l’intero
territorio comunale. Resta inteso
che in mancanza di provvedimenti,
la materia è regolata dal codice della strada”. In merito all’insufficienza di cassonetti, l’ufficio rimanda al
rientro a regime del servizio di raccolta dei rifiuti che avverrà “nel momento in cui si svolgerà la nuova
gara per il servizio ambientale e
quindi la localizzazione dei nuovi
preside di raccolta”. “Per quanto
attiene ai danni alle grate di raccolta acque piovane – si legge ancora
sulla nota – si è accertato, a seguito
sopralluogo, che le stesse in atto
non costituiscono pericolo per la
pubblica incolumità, mentre la
mancata pulizia (intasati da materiale vario), si fa rilevare che tutta
la zona edificata, facente parte di
un piano di lottizzazione, è stata dotata della rete per lo smaltimento
acque meteoriche, che in atto non è
allacciata ad alcuna rete primaria
perché inesistente nella zona”.”Per
quel che attiene alle siepe lungo lo
spartitraffico di via Rovettazzo,
sarà cura di quest’Area provvedere
in tempi adeguati, alla sua manutenzione”. Infine, circa il controllo e
la vigilanza del territorio, ovviamente si legge che “spetta alla Polizia Locale”.
Il documento consegnato alla
consigliere Lionti non risponde, tuttavia, in merito ai rovi che, provenienti dagli attigui terreni, invadono
i marciapiedi e che possono provocare, come avvenuto già nel passato, lo scoppio di incendi; niente viene detto in merito al profondo scavo
non recintato presente ai margini
della via Rovettazzo; nessun riferimento si fa rispetto al serbatoio
d’acqua, lasciato incustodito, che è
causa del proliferare di insetti vari.
È chiaro che, probabilmente, vi è
una responsabilità dei privati verso
tutti gli altri aspetti per il quale l’ente non risponde, ma è altresì vero
che, in presenza di un pericolo per la
collettività, dovrebbero intervenire
gli amministratori comunali attraverso il personale addetto e sollecitare l’eliminazione dei pericoli, prima con le apposite determine e poi,
qualora non bastassero, con interventi mirati e diretti ai privati inadempienti, compreso quello di intervenire con mezzi propri del Comune ed addebitare poi i costi al cittadino.
Detto questo, una cosa è certa su
tutte: stante la risposta, le aspettative dei residente dovranno ancora attendere prima di essere accolte.
Armando Castorina
Nuovi impegni per la comunità
Costituita ufficialmente l’Associazione “Giarre Futura” che dà seguito
all’esperienza della lista civica presentata alle elezioni comunali del 2013
I
l panorama politico giarrese si
arricchisce di una nuova realtà
politica organizzata, sorta sulla
scia del buon risultato elettorale ottenuto nelle elezioni amministrative
del 2013. Nei giorni socrsi, infatti, è
stata costituita ufficialmente l’Associazione “Giarre Futura”, un soggetto politico-culturale apartitico
che si occuperà, come hanno dichiarato i responsabili, dei problemi sociali e politici della città di Giarre. Il
nuovo soggetto, come più volte sottolineato, dando seguito all’impegno elettorale per le ultime elezioni
comunali del 2013 della lista civica
“Giarre Futura”, nasce come una associazione che si propone di continuare e migliorare quel percorso politico, attraverso l’aggregazione sia
di chi si è speso all’interno di quella
esperienza politica, sia chi ha deciso
nell’ultimo periodo di spendersi per
la collettività. Grazie ad una attenta
analisi dei problemi cittadini, prima
di tutto il problema sanitario dell’ospedale, accanto ad iniziative valide
di proposta da avviare all’interno
della comunità cittadina, l’Associazione si prefigge lo scopo di fornire
un luogo di pensiero e di azione a
tutta la collettività giarrese.
Il neo presidente Tino Bonaccorsi, nella sua prima dichiarazione
all’atto dell’insediamento, ha sottolineato «l’importanza di una collaborazione fattiva con i rappresentanti istituzionali dell’associazione,
ovvero con il gruppo consiliare di
“Giarre Futura” formato dai consiglieri Camarda e Turrisi”. L’Associazione dovrà rappresentare per la
loro azione politica uno sprone con-
tinuo ed incessante di idee e di proposte verso il lavoro che questi dovranno svolgere all’interno del consiglio comunale di Giarre».
Nel corso della prima seduta sono stati anche eletti gli organi direttivi dell’associazione, composti dal
presidente, Tino Bonaccorsi; dal vicepresidente, Orazio Pennisi; dal
segretario organizzativo, Giovanni
Leotta; dall’addetto stampa, Andrea
Camarda; dalla responsabile del
Programma, Enrica Sorbello; dal responsabile del rapporto con le altre
associazioni e movimenti politici,
Maria Rosaria Musmarra; dal responsabile del rapporto con le organizzazione sindacali e produttive
del territorio, Giovanni Corsaro; dal
responsabile del settore giovanile,
Michele Di Paola; dal responsabile
del settore culturale, Alessandro
Muscolino; dal responsabile del tesseramento, Giordano Carani.
Salvatore Rubbino
da pag. 1 - “Metto in conto tante cose...”
per la quale sono amareggiata».
- Dopo tutte le accuse che le sono state rivolte come mai proprio il
varo della Zona Franca Urbana è
per lei fonte di amarezza?
«Nessuno si è fatto sentire - come
per l’inaugurazione della palestra
della Macherione per la quale ottenni
ingenti finanziamenti - ma questo della ZFU è l’ultimo dei finanziamenti
che ho ottenuto, per oltre 6milioni di
euro. Per fare inserire Giarre nell’elenco delle ZFU ci fu un gran lavoro
sia da parte mia che della dott.ssa
Privitera, perché c’erano dei parametri abbastanza complessi, che siamo riusciti a sostenere, sia per partecipare al bando che poi per ricevere i
fondi. Riuscimmo a ottenere, dopo
molti viaggi a Palermo dall’assessore Armao, che le ZFU, inizialmente
prevista per sole 4 città, sarebbe stata estese anche a noi. Si tratta di un
grosso risultato, a seguito di un no-
stro grande lavoro che però è stato
ignorato dalla nuova Amministrazione. Altri 356 mila euro devono pervenire per la Macherione e 187 mila euro per la scuola di Carrubba. E poi ci
sono i 6 milioni e 500 mila euro del
contratto di quartiere di via Teatro».
- Il nuovo Sindaco sostiene di
aver rimesso all’opera impiegati
imboscati, di aver ricollocato in
strada i vigili e di aver rivoluzionato la macchina amministrativa. Lei,
che effetti vede nella città e sul funzionamento del Comune?
«A parte la soluzione della questione dei rifiuti, che anche noi, con
la cessazione di un certo modo di gestire il servizio, saremmo riusciti a risolvere - tra l’altro il sindaco poteva
liberarsi dell’Ato già a giugno e ha
preferito prorogarne la gestione fino
a settembre, che era la scadenza ultima, e la ditta che ora gestisce il servi-
zio è la medesima individuata già da
noi - non vedo nessun miglioramento.
Si so che c’è stata una rivoluzione…
ma noi avevamo attinto a risorse adibite ad altro proprio perché la coperta si è andata via via restringendosi.
Probabilmente, la gente imboscata
c’è adesso, se tutti i giardinieri sono
tornati a fare i giardinieri, da quello
che si vede in giro, questo servizio
non è espletato come si dovrebbe.
Mentre mi dicono che ci sono uffici
con grosse carenze (come nell’ufficio
accertamento tributi che avevamo costituito) ed a me la macchina amministrativa sembra inceppata da tutti gli
interventi che vengono spacciati per
chissà quali cose. E poi c’è anche un
modo di rappresentare l’attività, nella cronaca di Giarre, che tante volte
io pure mi vergogno, come quando
leggo che l’ufficio manutenzione va a
fare un sopralluogo in una scuola,
dove c’è un’infiltrazione d’acqua e si
chiede alla dirigente “è contenta,
soddisfatta?”. Cosa deve dire quella? Ma qual è il compito di un ufficio
manutenzione? Non penso che meriti
un articolo non solo il fatto che l’intervento non venga effettuato, ma che
venga compiuto il sopralluogo. Questa per dirne una, poi ce ne sono tantissimi episodi di un modo di amplificare le notizie dove si riscontra molto
fumo, molta capacità di comunicare e
poca sostanza».
- Quanto all’inchiesta a suo carico, sulla illegittimità della determina 75 bis, teme per sé un esito
sfavorevole?
«No. Assolutamente. Quella della
75 bis fu un’esigenza di bilancio.
Qualcuno fece una denuncia e mi è
stato comunicato… metto in conto
anche questo».
Gustavo La Piazza
Ecco la prima
sconfitta
La capolista Giarre cede l’intera
posta in palio alla Leonzio.
Il Comprensorio Normanno
ne approfitta portandosi ad una
sola lunghezza di distanza
N
el big match della nona giornata di ritorno del campionato
di Promozione, la capolista Giarre incassa il primo stop
stagionale. A beneficiare dei tre punti è la Leonzio, che, in
virtù del risultato di 2-1 ai danni della formazione gialloblu, si porta a sole due lunghezze della stessa. Si riapre così un campionato
già chiuso, sebbene l’undici bianconero, che non ha ancora abbandonato la terza posizione, sarà chiamato ad osservare un turno di
riposo insieme alla vice-capolista Paternò. In una suggestiva cornice di pubblico che rievoca immagini risalenti ad un passato glorioso per entrambe le compagini, spicca la presenza degli ultras
gialloblu, capaci di intonare cori di incitamento la cui intensità sorprende i sostenitori locali.
Per la sfida contro la terza forza del campionato, mister Romeo
schiera Nicotra tra i pali, collocando i due terzini Villani e Timpano a supporto del pacchetto centrale composto dal duo Patanè-Licciardello. A centrocampo invece, Patti e La Spina rappresentano le
prime scelte dell’allenatore, il quale affida le fasce ai due cursori
Sottile e Nirelli. Infine, il reparto avanzato è di competenza del
tandem Lu Vito-Aleo. Parte subito forte la formazione di casa, con
una sventola che costringe Nicotra a volare per deviare la sfera in
angolo. Sugli sviluppi del calcio d’angolo che ne consegue, il colpi
di testa di Bonelli si stampa sulla traversa ma Costanzo è lesto a
spingere in rete, di collo pieno, la palla dell’1-0 per la Leonzio.
Il Giarre, però, non appare affatto stordito. Anzi. La rete dello
svantaggio scuote i gialloblu. Ed è così che una spizzata di testa
propizia la volata di Aleo verso l’area di rigore avversaria. L’attaccante gialloblu approfitta di una difesa avversaria toppo alta per
bucarla e trafiggere con un poderoso rasoterra il portiere. È 1-1.
Esplode così l’incontenibile entusiasmo degli ultras gialloblu presenti nel settore ospiti. La Leonzio sembra accusare il colpo, e così
Timpano arriva sul fondo per poi scodellare un cross sul quale Lu
Vito si avventa con una spettacolare rovesciata. Tuttavia, la sua
acrobazia si spegne alta sopra la traversa. Il Giarre però non demorde e ci riprova con Timpano che, da fondo campo, rischia di
centrare il jolly. La Leonzio allora riprende in mano le redini del
gioco e, grazie ad un cross su sventagliata dalla sinistra, trova una
rete che si sostanzia nell’imparabile inzuccata di Nicotra.
Nella ripresa, il Giarre, chiamato a ribaltare il risultato di 2-1,
gradualmente si spegne. Complice una condizione atletica precaria, i gialloblu faticano ad imporre i soliti ritmi tambureggianti ad
un avversario già sconfitto all’andata. Lo spostamento di Villani a
centrocampo e l’impiego del giovane Di Mauro lungo la corsìa di
sinistra, servono soltanto a blindare il binario predetto. Il neoentrato Galiano prova a riorganizzare la manovra ma la Leonzio controlla la gara senza affanni. Nemmeno l’ingresso in campo dell’attaccante Grasso sposta gli equilibri in favore della squadra gialloblu, che, al triplice fischio, è costretta a consegnare l’intera posta
in palio agli avversari. I supporters gialloblu non negano comunque l’applauso di incoraggiamento alla formazione Jonica, che
adesso è chiamata a difendere il primato dall’assalto del Paternò,
distante una sola lunghezza ma con una partita in più.
Il calo fisico accusato dal Giarre nell’ultimo mese cosparge di
nubi il futuro della capolista. Tuttavia, l’irrefrenabile anelito di
promozione della band di Romeo, potrebbe ricaricare le batterie di
un collettivo voglioso di riscatto.
Umberto Trovato
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di Giarre
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caleidoscopio
di Giarre
N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
Eccellenza di gran pregio
Lo sviluppo dell’industria serica catanese ricostruita dallo storico
Francesco Tornabene nel corso di un suo intervento del 1857
A
bbiamo ripreso i
dati storici da varie
fonti librarie di biblioteche pubbliche
e da un testo del
professore di botanica P. D. Francesco Tornabene che
ricostruisce la storia dell’imprenditoria serica a Catania nel momento in
cui, nel 1857, prende la parola per il
“Discorso pronunziato nel conferire
la medaglia di premio del Regio Istituto di incoraggiamento a sette catanesi il 4 ottobre 1857”. Egli è Priore
benedettino in Catania, docente universitario di botanica, segretario generale dell’Accademia Gioenia, docente di agraria al “Regio Istituto
Tecnico di Catania”, oggi “I.I.S.S.
Carlo Gemmellaro”. Nel momento
in cui l’oratore parla su fatti e personaggi della filiera tessile in Catania
sono presenti in città circa un migliaio di telai di tessitura e 170 telai
modello Jacquard.
Il Tornabene, nel ricostruire la
storia dell’esistenza a Catania della
manifattura dei tessuti di seta, rinomati, concorrenziali, afferma che
questa produzione ha superato quella
delle altre città e centri urbani dell’isola dove essa è stata esercitata. Egli
prosegue citando i titolari di questa
particolare filiera industriale, che
hanno concorso a produrre, con l’esercizio di macchine dotate con un
particolare pettine che produce
tessuti di sette palmi (in misura), con produzione di scelto
crespo, di scelto arsoe, a organzino, rasati, lucidi, misti (tabì),
fazzolettini, stoffe rasati, crò,
terzanelli, lustrini, le nobiltà, le
taffetà, le marcelline; mentre
antica è l’arte di dare l’onda alle
stoffe, fin dalla metà del ‘500.
Tanto è la validità di produzione di questo comparto industriale che in una mostra regionale dell’industria siciliana, tenutasi il 31 luglio del 1837, all’imprenditore della seta Mariano Zuccarello Sergi di Catania,
per la qualità del tessuto prodotto, è assegnata la medaglia d’oro di seconda classe per avere
condotto la produzione dei tessuti pari a livello europeo.
Il Tornabene focalizza l’attenzione degli ascoltatori citando che nel monastero di San Nicolò
l’Arena si possedeva, fatto dono dalla regina Bianca (di Navarra): un piviale, una pianeta, due tunicelle, un
pallio d’altare di colore scarlato, a
disegno regolare, a scudo e a strisce; tutta produzione in seta e filo
d’oro d’alto pregio e di alto costo
economico, che nel suo intervento di
cerimonia lo ha messo in confronto e
in parallelo con il Exarentasmata
(parola tecnica latino-tardomedieva-
le che definisce una modalità del tessere il filo d’oro con il filo di seta),
tipologia di tessuti di seta che venivano prodotti nell’Ergasterion di Palazzo dei Normanni di Palermo. Egli
afferma, inoltre, di averlo mostrato
(in un momento precedente) a un
vecchio e sperimentato setajolo di
Catania, il quale gli ha confermato
che questo modo di tessere con il telaio insieme il filo di seta e il filo
d’oro, in quella modalità, si è sempre
operato e prodotto in questa
città. Vi è di più, per la buona
gola dei suoi concittadini, ha
ricordato ed evidenziato che
a Catania si produceva della
ottima cioccolata fondente,
detta cioccolatta della buona
salute, priva di burro e di aromi, in elenco per la omeopatica, per l’uso medico, quindi
con potenzialità antiossidante.
Non solo questa: vi sono
altre filiere in Sicilia e in Catania, del cotone, del lino, del
vino, dello zolfo, e di altri
prodotti
dell’agricoltura.
L’imprenditoria serica è stata
presente prevalentemente in
Val Demone, da Messina a
Catania, sulla riviera tirrenica, in Acireale, in Mascali,
Taormina, Giardini Naxos,
con la piana dell’Alcantara,
Linguaglossa (nel cui territorio esisteva un bosco di gelsi), verso Forza
d’Agrò, nella contrada San Clemente, nella fiumara e contrada Zaera. A
Mirto (Messina) vi è il “Museo del
Costume e della Moda Siciliana”
con i campioni dei vestiti di seta prodotti in Sicilia, esposti in un edificio
a tre ordini di costruzione, testimonianze della produzione e del commercio dei tessuti di seta.
Tonio Troina
H
3
c
Humana
umanaconsilia
onsilia
di Urty Tagay
Rem tene, verba sequentur
Sii padrone dell’argomento,
le parole verranno
È
un precetto dello scrittore latino Marco Porcio
Catóne il Censore (Tuscolo 234 – Roma 149 a.C.),
un precetto che si adatta benissimo al suo modo
d’essere, e principalmente alla sua vita di oratore e di politico. Di famiglia plebea di agricoltori, partecipò alla battaglia del Metauro, fiume delle Marche, che oggi ricade nella provincia di Pesaro, dove nel 207 a.C. si combatté la seconda guerra punica: l’esercito romano vi sconfisse i Cartaginesi di Asdrubale, che morì in battaglia. A seguito della quale, Catone il Censore ebbe modo di arricchire il suo
cursus honorum, raggiungendo nel 195 a.C. anche il consolato. E quindi, un uomo politico e insieme un oratore di
grande levatura: tra le sue prese di posizione, celebre quella in favore della distruzione di Cartagine, “Carthago delenda est” (“Cartagine deve essere distrutta”), cosa che poi
avvenne nel 146 a.C.
Un precetto, questo del “Rem tene, verba sequentur”,
che gli viene attribuito da Giulio Vittore in “Ars rhetorica” (I). E però, si discute anche su una sua possibile fonte
greca: infatti, lo scrittore e retore greco Dionigi di Alicarnasso, vissuto a Roma dopo il 30 a.C., parlando dell’oratore Lisia, di cui era grande ammiratore, scriveva: «In lui i
contenuti non sono asserviti alle parole, ma sono le parole
a venir dietro ai contenuti». Affermazione che nella latinità, secondo Giulio Vittore, era considerata «una norma
quasi divina». E anche il poeta latino Quinto Orazio Flacco (8.12.65 a.C. – 27.11.8 a.C.) nella sua opera “Ars poetica”, trattato in forma di epistola metrica, sottolinea: «Verbaque provisam rem non invita sequentur» (“Le parole seguiranno spontanee ad un argomento ben meditato”).
Mentre, per H. Walther, la sentenza compare in ambito
medievale, tant’è che, con il presente al posto del futuro –
ossia «Sii padrone dell’argomento, le parole vengono» –,
è tuttora conosciuta e usata in tal senso.
Tra cambiamento e scomparsa
Il Pd giarrese tra le primarie regionali ed il bivio del nuovo corso per la segreteria cittadina
R
aciti 84, Monastra 41, Lupo
10, numeri impietosi segnano la bassa affluenza al voto
delle Primarie giarresi per l’elezione del Segretario Regionale del Pd
e a poco deve essere servito che in
ciascuna delle liste per l’assemblea
regionale del partito, collegate al
candidato segretario, ci fosse un
esponente giarrese, segnatamente
Tania Spitaleri per Fausto Raciti
(29 anni, deputato nazionale e segretario dei Giovani Democratici,
candidato di renziani e cuperliani
di Sicilia, segno di una pax siciliana al vertice del partito); Luigi Magaraci per Antonella Monastra
(consigliere comunale a Palermo,
espressione del gruppo Civati in
Sicilia), Giovanni Patanè per Giuseppe Lupo (Segretario Regionale
uscente, radici nella Cisl, esponente di Areadem).
È la quarta occasione elettorale, dopo l’assemblea di circolo per
la selezione dei candidati per le
Primarie dell’otto dicembre, le Primarie Nazionali medesime, l’elezione dei membri dell’assemblea
provinciale e del segretario provinciale e la fase di circolo della convenzione regionale e, ultime, le primarie regionali di domenica scor-
sa. E, sebbene si sia votato molte
volte, si è discusso poco, in linea
con una tendenza generalizzata nel
partito e nella vita politica italiana:
si procede a ripetute conte numeriche come se nel solo fuoco delle
urne, più o meno piene, si potesse
rigenerare la vitalità di un partito e
della politica tutta. Si è pensato che
le somme dei voti avrebbero restituito, come in un automatismo, una
sintesi politica senza che fosse necessario condurre fino in fondo un
sano, vivo, anche a tratti aspro, dibattito. Il fatto che ciò non sia avvenuto, e che specie nei congressi
locali gli apparati si siano pesati,
ha, per un verso, inibito la partecipazione del voto libero – quello per
intenderci delle primarie per il segretario nazionale, fondato su una
autonoma formazione del consenso
– facendo smarrire la natura stessa
del primarie aperte, rivolte più all’attivismo scevro da cooptazione
ed ai simpatizzanti in funzione mobilitante. Sull’altro verso, ha appiattito il tono del dibattito stesso
sui numeri, che hanno silenziato il
fascino della politica come narrazione, e rappresentazione, interdictum tra cittadini elettori e cittadini eletti.
Circostanza aggravante è poi
che non si è voluto, o non si è potuto, far coincidere sotto il profilo logistico più appuntamenti nella medesima data, moltiplicando le occasioni di voto, rendendo complessivamente disorganico e frazionato il
cammino verso il cambiamento di
linea, che il partito andava assumendo in questa stagione congressuale. È stata sollecitata più volte la
partecipazione democratica, tra buchi comunicativi, diffuso deficit
informativo, insufficiente dibattito
nella cosiddetta base, sino a raggiungere i picchi negativi di affluenza alle primarie regionali, con
un surplus di partecipazione schizofrenica, che ha finito per ratificare le decisioni degli apparati. Questo è stato l’esito, in fondo scontato, di questa convulsa stagione politica. “Est modus in rebus”, si sarebbe potuto dire. Le forme e le
formalità della procedura democratica avrebbero potuto essere più accoglienti, coinvolgenti e questo
snodo dovrebbe aprire una riflessione profonda sulla forma partito,
pietra angolare delle democrazie
parlamentari.
Anche Giarre non ha fatto registrare una distonia con l’andamen-
to generalizzato. Qui dove il blocco cuperliani-renziani-megafono
schierava Tania Spitaleri, consigliere comunale in carica, ci si
aspettava qualcosa di più di in termini di partecipazione al voto, e
qualcosa di più dell’ottantina di voti rimediati da Raciti, ma la rivelazione sono forse stati i consensi per
Antonella Monastra che, in percentuale, sono il 30% circa, un segno
di dissenso, sottotraccia, nell’ala
maggioritaria del partito, e fanno
registrare uno dei migliori risultati
in provincia di Catania della civatiana. Adesso il PD giarrese, dovendo ancora svolgere il congresso
comunale per l’elezione del segretario, si trova al bivio tra la strada
della matematica elementare, fatta
di somme e divisioni tra fazioni e
un nuovo corso, che metta su un
cantiere in grado di restituire l’ambizione perduta di costruire il cambiamento in una città stanca e che
ha smarrito la sua identità di città di
scuole, dell’artigianato, dei servizi
e del commercio.
Il Partito Democratico può ancora indugiare nelle schermaglie al
suo interno o costruirsi, e costruire
con la città, una centralità politica e
uno schieramento di forze progres-
siste e civiche, che per ora sia opposizione alla giunta di centrodestra, ma che nei prossimi anni possa pensare, a partire da un insediamento sociale più radicato, ad una
nuova storia amministrativa per
Giarre. C’è da riannodare i fili del
partito - l’organizzazione prima di
tutto - e ritessere la tela della partecipazione: i giarresi, come tanti cittadini della provincia italiana, sono
stati relegati ad un ruolo di marginalità nel quadro politico. Spetta al
Pd, come partito democratico, far
recuperare loro il protagonismo
nella vita amministrativa e politica,
affrontando i nodi intricati di rappresentanza e narrazione, una miscela di rappresentazione degli interessi, attraverso il continuo rapporto tra cittadini eletti nelle istitu-
Per uno sviluppo concreto
Un 2013 ricco di eventi, tradizioni, folklore e promozione turistica per la
Pro Loco di Giarre che ha già approntato il nuovo programma di iniziative
T
empo di bilanci per la Pro Loco di
Giarre che, sulla base delle attività
proposte nel 2013, si appresta a completare il programma degli appuntamenti che
contraddistingueranno la sua attività di promozione per il nuovo anno. Come ha spiegato il presidente, Salvo Zappalà, “il nostro ente turistico ha riposto grande impegno nelle
attività di I.A.T. e socio-ricreative, tendenti
alla promozione turistica ed alla valorizzazione del territorio. Nelle attività svolte durante l’anno 2013, si è cercato di privilegiare tutte quelle iniziative e manifestazioni
che, concretamente, hanno promosso ed incentivato lo sviluppo turistico di questo Comune. Giarre è, infatti, una città ricca di tradizioni, che potrebbe vivere solo sfruttando
le risorse del proprio territorio a scopi turistici e commerciali, favorendo così lo svilup-
po di tantissime realtà, non solo economiche, ma anche sociali. È importante evidenziare, attraverso alcune specifiche iniziative,
che gran parte delle prospettive di sviluppo
turistico del nostro Comune dipendono, essenzialmente, da una positiva ed efficiente
integrazione nel circuito dell’asse relativo al
porto turistico e l’Etna, la vicina Taormina,
il barocco di Acireale. In tale contesto Giarre può, e deve, svolgere un ruolo di primaria
importanza”.
L’intenso anno di attività della Pro loco
giarrese è trascorso all’insegna della valorizzazione del patrimonio culturale, monumentale e archeologico della città, puntando allo
sviluppo di nuovi circuiti turistici ed alla
creazione di nuove forme di collaborazione
tra Amministrazioni pubbliche e privati
coinvolti nel settore. Un aspetto fondamen-
tale per la promozione turistica è stato l’aggiornamento del sito (www.prolocogiarre.it)
con una visita annuale di 20.000 contatti, accanto al profilo Facebook con oltre 5000
contatti. Tra le proposte realizzate nel 2013,
sono state ricordate, tra le altre, la 10ª Gara
podistica d’epifania “Stragiarre”; la ripresa
dell’antico carnevale della Città di Giarre; il
“7° Premio di Poesia San Valentino”; l’apertura gratuita dei musei nel mese di aprile; la
terza edizione di “Tuttoinunanottegiarrese La Notte Si Veste Di colori”, svoltasi sabato
13 luglio; la rassegna del teatro “Opera dei
pupi Kallipolis”; la quinta edizione della
“Giornata del Folk e del Carretto Siciliano Premio Carretto d’Argento e Folk d’Argento”; la nona passeggiata dell’Etna a cavallo
& calesse; il 12° Concorso “La tradizione
del Presepe nell’hinterland Jonico-etneo”.
Un anno
di intensa attività, realizzata
con il contributo e la collaborazione dei soci della Pro loco, dei vari Enti pubblici quali la Regione Siciliana, la Provincia Regionale di Catania,
l’Unpli. Adesso, l’attenzione è già rivolta alle nuove iniziative messe in programma dal
CdA per l’anno 2014, confidando nella disponibilità e nella collaborazione del Comune di Giarre. Tra le anticipazioni, troviamo la
quarta edizione di “Tuttoinunanottegiarrese”, la riproposizione della “27ª Sagra delle
Ciliegie e delle Rose” e la VI edizione della
“Giornata del Folk e del Carretto Siciliano,
per concludersi con la notte di Capodanno
del 31 dicembre 2014.
Sonia Santamaria
zioni e cittadini elettori, e descrizione di un orizzonte nuovo di un
partito come comunità politica che
si sforza di costruire una città più
giusta, dove ambire a vivere e creare una famiglia ed un futuro, dove
la marginalità sociale si combatta e
ci si (pre)occupi degli ultimi. È
questo è il bivio che aspetta questo
Pd giarrese, ancora giovane per
non smettere di essere litigioso, ma
già abbastanza adulto da aver
smarrito l’innocenza dei sogni. E
allora, va ritrovata la capacità di
sognare, e forse può tornare utile
ascoltare quell’eco kennediana:
«Alcuni vedono le cose come sono
e si chiedono perché, io sogno cose
che non sono state mai e mi chiedo
perché no».
Dario Li Mura
H
o visto nascere
due bellissime stelle
Insieme a te guardo il mare,
mentre le colombe
volano verso di noi.
Io sono felice
di essere in questo luogo
insieme a te,
il silenzio ci fa compagnia.
Prima di amarti,
una notte d’estate
ti ho sognato…
dal profumo di quel sogno,
ho visto nascere
due bellissime stelle.
Vito Cutuli
4
> S E T T I M A N A L E IDG
catania e provincia
N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
di Giarre
S. Venerina: e nacque la nuova realtà
G
Primo incontro della serie dedicata alla celebrazione degli 80 anni di autonomia comunale
iovedì 20 febbraio, nei locali
del Centro diurno
“Arcobaleno” a
Santa Venerina, si
è svolto l’incontro sul tema “Santa Venerina: 80
anni in comune” per il ciclo Giovediamoci, ideato dall’associazione
culturale “Sto.Cu.Svi.T” (Storia,
Cultura e Sviluppo Territoriale) e
presentato dal prof. Giovanni Vecchio. Trattasi del primo momento
di informazione a carattere storico
e documentario sul Comune di
Santa Venerina, a cui ne
seguiranno altri più specifici fino al 2016, quando
ricadrà l’anniversario della vera e propria attivazione del nuovo ente locale.
Dopo i saluti del presidente della suddetta associazione, dr. Domenico
Strano, e di Antonino
Russo, presidente del
Centro, la serata ha avuto
inizio con il video realizzato e montato dal dott. Salvatore
Sciacca, riportante immagini dei
luoghi più significativi dell’intero
territorio comunale com’erano in
passato e come sono oggi, molto
apprezzato dai presenti specialmente per la rarità di alcune foto o
cartoline d’epoca. Il prof. Vecchio
ha percorso, poi, l’itinerario per l’istituzione del nuovo Comune di
Santa Venerina con i tentativi falliti dal 1838 fino al 1895, con l’ausilio delle letture di pagine e documenti da parte di Teresa Maccarrone e Franco Cannata, per poi passare al XX secolo e alla Delibera del
Fascio di Combattimento di Santa
Venerina del 10 giugno 1928, indirizzata al Prefetto della provincia
di Catania, con la quale si ribadiva
che si erano ormai determinate le
condizioni richieste per l’istituzio-
ne del nuovo Comune. In effetti, le
condizioni socio-economiche del
territorio erano molto migliorate
grazie, soprattutto, alla varie distillerie che avevano acquistato anche
fama internazionale e al superamento dell’analfabetismo che ave-
va caratterizzato il secolo precedente.
Con il Regio Decreto
19 febbraio 1934 n°412,
e la conversione in legge
dello stesso il 7 giugno
1934, fu finalmente istituito il Comune di Santa
Venerina, con una parte
proveniente dal Comune
di Acireale (S. Venerina,
Linera, Cosentini), un’altra da
Giarre (Dagala del Re, Monacella,
Dagala Sottana) e un’altra ancora
da Zafferana Etnea (Bongiardo).
Non poche le “grane” che i primi
commissari prefettizi dovettero affrontare dopo il Regio Decreto n.
1294 dell’8 giugno 1936 per amalgamare sul piano politico, economico e spirituale la nuova entità,
come hanno spiegato il professore
e il dott. Strano, tra queste la delimitazione interna o la denominazione dello stesso Comune.
Il relatore ha accennato alle polemiche sorte a seguito della richiesta del 1948 (ovvero dopo 12 anni
di vita del Comune) da parte di un
comitato di cittadini del quartiere
di Bongiardo di aggiungere alla denominazione S. Venerina quella,
appunto, di Bongiardo, istanza che
fu accolta dalla Provincia di Catania, ma che provocò forti reazioni
dai rappresentanti delle undici im-
Per l’acese Fausto Raciti l’elezione
a segretario regionale del Pd diventa
punto di partenza per nuove sfide
Rollata
di mortadella e provola
di Ragusa con pistacchio
A
N
verde di Bronte
Ingredienti per 6 persone
1 rotolo di pasta sfoglia già
pronta
100 gr di mortadella affettata
finemente (quella arricchita
dal nostro meraviglioso pistacchio)
100 gr di provola ragusana affettata finemente anch’essa
50 gr di granella di pistacchio
verde di Bronte
1 tuorlo d’uovo
Stendete la sfoglia su un piano di
lavoro, lasciando
sotto la carta forno
che avvolge la stessa sfoglia, copritela
con le fette di mortadella lasciando un
centimetro di bordo
libero in tutti i lati. Spolverate
metà della granella sopra la
mortadella e coprite tutto con
la provola. A questo punto,
arrotolate la sfoglia lasciando
all’interno il “prezioso” ripieno, sigillando bene tutte le
“giunture” per evitare fuoriuscite di formaggio… fate delle piccole incisioni sulla parte
superiore dello strudel, che
andrà spennellato col tuorlo,
cosparso della granella di pistacchio di Bronte rimasta, e
messo in freezer per circa dieci minuti. Il riposo in congelatore (o in frigo, per 30 minuti)
provoca uno shock termico
che favorisce la “sfogliatura”
della sfoglia, quindi ne migliora la resa in cottura.
Infine, mettete in forno
dei provvedimenti più importanti
delle varie Amministrazioni che
sono succedute dal 1946 ad oggi
presentando, intanto, le foto di tutti
i Sindaci del secondo dopoguerra.
Durante la conferenza, la Scuola di formazione musicale Etra di
Linera, diretta da Cristina Mammino, ha allietato il numeroso pubblico presente mediante le voci di Valentina Abramo, Alfio Calì, Veronica Grasso e Eliana Battiato, che
hanno eseguito brani degli anni
Trenta e Quaranta in abiti d’epoca.
Un indirizzo di saluto è stato rivolto dal Sindaco di S. Venerina, arch.
Salvatore Greco, mentre in sala era
presente anche il dott. Antonino
Arcidiacono che, in passato, per
ben tre volte, ha ricoperto la carica
di Sindaco. La lettura di una poesia
“Alla città di Santa Venerina” di
Giovanni Formisano jr (poeta e
drammaturgo), nipote del grande
Giovanni Formisano, autore del testo di “E vui durmiri ancora” e della commedia “Matrimoni e viscuvati”, ha concluso la ricca serata,
tra gli applausi del pubblico e gli
assaggi di prodotti tipici stagionali
del territorio, messi a disposizione
dai soci dell’associazione organizzatrice.
Nhora Caggegi
Un impegno che cresce
In cucina con Dadra
ntipasto veloce e gustoso. Pochi gesti, risultato garantito! Con
materie prime di qualità si ottengono sempre risultati eccellenti anche in preparazioni
semplici come questa!
portanti distillerie locali note in
tante parti del mondo con il toponimo S. Venerina, agli amministratori comunali che deliberarono, invece, a maggioranza, per il mantenimento della denominazione originaria e fecero appello alla Regione
Siciliana in tal senso. Ci fu anche
un serrato confronto di posizioni
sui quotidiani dell’epoca (specialmente nell’anno 1949). Si aggiunsero i parroci delle parrocchie locali, che indirizzarono delle petizioni
per il mantenimento del nome anche alle autorità di governo nazionale e regionale e ai rappresentanti
nazionali e locali della politica.
Tra le delibere illustrate merita
di essere segnalata quella del 28
aprile 1949 (designazione capoluogo del Comune e determinazione
delle frazioni), che poneva fine alla
annosa questione di quale doveva
esser considerato il territorio del
centro del nuovo ente locale (comprendente unitariamente S. Venerina, Bongiardo e Dagala Sottana),
luoghi nei quali avrebbero potuto
essere allocati gli uffici comunali
unitari.
Il prof. Vecchio ha, dunque, illustrato, con ampia documentazione, i fatti e le ragioni che hanno
portato all’istituzione del nuovo
Comune ed ha espresso il proposito
di proseguire la ricerca con l’esame
caldo, 180°, per circa 30 minuti, o il tempo necessario a
far gonfiare e dorare il tutto.
Fate attenzione… non dovrà
bruciarsi il delicato e prezioso
pistacchio e se nella foto ho
utilizzato la granella fine, voi,
se potete, utilizzate quella un
po’ più grossolana!
Il mio blog: http://lestortedidadra.blogspot.com/
el numero 24
del Gazzettino (29 giugno 2013) abbiamo
presentato nell’articolo
“Un’ascesa
da....giovane”,
il
cammino dell’acese
Fausto
Raciti,
trent’anni il prossimo
8 marzo, eletto deputato nazionale nel Pd
il 24 e 25 febbraio del
2013, al suo esordio
politico.
Ritorniamo volentieri sul giovane
on.le acese Raciti nonché segretario nazionale dei Giovani Democratici dal
2009, perchè dal 16 febbraio scorso è
anche il segretario regionale del Pd. Non
sta a noi fare analisi politiche o confronti di alcun genere, sta a noi riferire che il
Sicily & Co.
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61% dei votanti crede
in lui, nella sua cultura, nelle sue idee e
nei principi di socialismo libertario di
Vittorio Foa e Bruno
Trentin, nella sua
azione pragmatica
semplice e lineare. E
la sua Acireale, ovviamente, ha superato la quota media di
preferenza del 61%
arrivando all’85%!
In una nota del
Pd acese, al termine
della sfida per la leadership regionale, così si legge, in conclusione: “Siamo certi che Fausto svolgerà il proprio compito con dedizione,
serietà, passione e con la competenza
che tutti gli riconosciamo”.
Camillo De Martino
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> S E T T I M A N A L E IDG
attualità
di Giarre
N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
5
Amy Lyon: nubi all’orizzonte Viterbo, un processo farsa!
Alla corte palermitana, il nuovo secolo si aprì
con una imprevedibile notizia di cronaca rosa
C
on sessantaquattro primavere sulle spalle il primo ministro, sir John
F r a n c i s
Edward Acton (nel dipinto),
che sembrava destinato a rimanere scapolo per il resto dei
suoi giorni, stava per sposare
una nipotina tredicenne (Sir
William e lady Emily furono
testimoni delle nozze), figlia
del fratello Joseph, maresciallo
di campo dell’esercito borbonico. L’annuncio provocò
commenti salaci anche da parte di Maria Carolina, che in anni lontani aveva stretto legami
fin troppo affettuosi con Acton, tanto da determinare la gelosia
del re.
Ma, improvvisamente, l’orizzonte della regina si incupì: apprese da Londra che sir William, da
trentasei anni ambasciatore nelle
Due Sicilie, era stato silurato. Doveva definitivamente rientrare in
patria, e lasciare il posto ad un giovane parlamentare, Arthur Paget,
non ancora trentenne. In un primo
momento, Maria Carolina evitò di
riferire la notizia all’amica, con la
speranza che potesse intervenire
un ripensamento da parte del governo britannico. Nel corso di un
incontro, per lei molto imbarazzante, si limitò a chiederle vagamente
se c’erano novità, se a palazzo Palagonia era giunto qualche messaggio importante da Londra. E ricevuta risposta negativa, aveva lasciato cadere il discorso, salutandola con particolare effusione. Poi,
giunse alla conclusione che non
poteva tenerla all’oscuro di quanto
aveva appreso e le inviò il dispaccio dell’ambasciatore napoletano
oltre Manica, il marchese di Circello, aggiungendo una lettera, in
cui manifestava il dolore e lo sgomento che non aveva saputo esprimere a voce per una decisione che
considerava una sventura. Sinceramente sconvolta, la regina Maria
Carolina si diceva pronta a tutto
pur di bloccare il provvedimento,
chiedeva suggerimenti sulle azioni
da intraprendere.
In effetti, il richiamo in patria
di lord Hamilton non giungeva come un fulmine a ciel sereno. A
Londra, il coinvolgimento dell’ambasciata e di Nelson in episodi
particolarmente truci della restaurazione aveva indignato l’opinione
pubblica, già scossa da un ménage
a tre – “Tria iuncta in uno”, come
più volte spiegato da sir William –,
che aveva scatenato i vignettisti e
dai giornali era approdato nelle riviste. Un attacco di estrema durezza l’aveva sferrato, nella seduta
parlamentare del 3 febbraio 1800,
Charles James Fox, il potente leader dell’opposizione. «Quello che
qui viene definito un grande successo», aveva detto il capo dei
Whig dopo le dichiarazioni del governo, «è stato macchiato e contaminato da delitti così feroci e da
crudeltà così abominevoli che il
cuore rabbrividisce nell’udirli».
C’erano accuse per tutti nel suo infuocato discorso, rivolto a Nelson,
alla marina e all’Inghilterra.
Del resto, che il vento non spirasse in loro favore era ben noto sia
agli Hamilton che all’ammiraglio, i
quali avevano raccolto negli ultimi
tempi chiari segnali di diversa provenienza. Se in patria erano posti
sul banco degli imputati, altrove
non si risparmiavano frecciate, più
o meno velenose, al loro sodalizio.
Una doccia fredda erano state per
Nelson le ultime righe di una lettera inviatagli dal generale russo Suvorov, nominato da poco principe
d’Italia per i meriti acquisiti nell’ambito della seconda coalizione
antifrancese. Augurandogli «vittoria, gloria e prosperità» per il nuovo anno, questi lo aveva definito
ammiraglio di primo piano e aveva
esaltato ampiamente le sue benemerenze. Poi, aveva rovinato tutto
in un post scriptum: «Credevo che
vi foste trasferito da Malta in Egitto per schiacciare i resti degli atei
del nostro tempo. Palermo non è
Citerà». L’allusione alle vicende
sentimentali che lo distoglievano
dai suoi compiti e il monito finale,
destinato a ricordargli che la capitale siciliana non andava confusa
con l’isola greca consacrata a Venere, avevano reso furibondo l’ammiraglio, inducendolo a troncare i
rapporti col generale.
Il richiamo in patria sconvolse
profondamente gli Hamilton, tanto
che reagirono alla decisione del
governo e agli attacchi che coinvolgevano l’eroe di Abukir con la
rabbia di chi abbia ricevuto la più
grave delle offese. Ormai si consideravano insostituibili.
Forte dell’appoggio di Maria
Carolina, Emily cercò di convincere anche il re a scrivere all’ambasciatore Circello perché esercitasse
ogni forma di pressione sugli amici
londinesi per ottenere la riconferma di sir William. Ma Ferdinando
era di tutt’altro avviso. Affermò
che la questione non lo riguardava,
e perdette del tutto la calma di
fronte alle insistenze dell’ambasciatrice, la quale a un certo punto
gli fece addirittura notare, alzando
la voce, che aveva l’obbligo di tendere la mano a chi gli aveva salvato il trono.
Certo è che volarono parole
grosse nel corso dell’incontro, come si rileva da una lettera che la regina, il giorno dopo, fece recapitare all’amica: «Ieri, quando siete
andata via, ho dovuto subire una
scenata terribile: strilli, urli, minacce di uccidervi, di gettarvi dal-
la finestra, di chiamare vostro
marito per lamentarsi che gli
giravate le spalle (...). Sono
estremamente infelice e, con
tante preoccupazioni, ho soltanto due alternative dinanzi a
me: o andarmene o morire di
dolore».
Questi erano i sentimenti
della regina, mentre Ferdinando, superata la crisi di nervi
provocata dal comportamento
offensivo dell’ambasciatrice, si
apprestava ad accogliere a braccia aperte il successore di sir
William. Ora che aveva rimesso insieme i pezzi delle Due Sicilie, non voleva tra i piedi personaggi divenuti troppo ingombranti. Era ben felice di affrontare l’Ottocento proponendo l’immagine di un re senza tutori.
Se Emily aveva assunto un atteggiamento addirittura aggressivo
nei confronti del re, sir William,
pur conservando la flemma abituale, nulla tralasciò per mettere in
difficoltà il nuovo ambasciatore,
giunto a Palermo nei primi giorni
di aprile e subito accolto come un
intruso. Avendo già programmato
un viaggio a Malta, il suo obiettivo
era quello di guadagnare tempo e
ridurre al minimo la permanenza a
Palermo da semplice cittadino. E
lo fece capire chiaramente al successore al quale chiese anche insistentemente, ricevendo sempre un
rifiuto, di poter visionare le istruzioni che gli erano state impartite
da Londra. Ricorrendo a questi e
ad altri ostruzionismi, lord Hamilton riuscì a ritardare di una quindicina di giorni la fine della sua missione: solo il 21 aprile il giovane
Paget ebbe la possibilità di presentare le credenziali ai sovrani.
La notizia dell’arrivo di Paget
provocò ovviamente anche l’ira di
Nelson, preoccupato soprattutto
dello stato di prostrazione dell’amante, sconvolta da un provvedimento che la costringeva a concludere bruscamente una splendida
carriera di primadonna. Ma l’ammiraglio ebbe soltanto la possibilità di inoltrare qualche protesta,
essendo rientrato a Palermo, dopo
una missione nel Mediterraneo durata un paio di mesi, quando il
“maledetto Paget” era già in viaggio verso la Sicilia. Per Emily si
trattava di una magra consolazione. Ci voleva ben altro per aiutarla
a superare il dramma di cui si considerava la prima vittima, certa
com’era che il marito si sarebbe
ben presto rassegnato a cambiare
vita. Comunque le fu di sollievo
un’ulteriore dichiarazione d’amore
dell’ammiraglio. Qualche settimana prima le aveva scritto: «Io ti venero, meglio ti adoro». Ora le comunicava che l’avrebbe seguita in
Inghilterra e che nulla avrebbe potuto separarli.
Per alleviare la malinconia generale per l’imminente rientro in
patria, Nelson suggerì una crociera
a Siracusa e Malta. Al ritorno gli
Hamilton sarebbero immediatamente partiti per Londra.
(18. – “Amy Lyon: una lady
alla Corte di Napoli” 2013-2014)
Roberta Mangano
Salvatore Musumeci
«La vera donna non aspetta il destino, ma lo attrae a sé» (Fabrizio Mazzucco)
N
Nel corso del dibattimento, iniziato il 12 giugno 1950
quando Aspanu era latitante e Giuliano ancora vivo,
Pisciotta dichiarò di aver eliminato Turiddu
ell’udienza del 16 aprile 1951, il difensore di Pisciotta, davanti a una folla di giornalisti, consegnò
alla Corte una lettera contenente il seguente testo:
«Dall’aula della corte di assise, 11 aprile - Caro avvocato
Anselmo Crisafulli, notando in voi un uomo coscienzioso e
soprattutto onesto e riponendo in voi la massima fiducia,
mi voglio permettere, essendo scoccata l’ora, di metterla a
conoscenza di quanto segue. Avendolo io personalmente
concordato con il ministro dell’interno Mario Scelba, Giuliano è stato ucciso da me. Per tale uccisione mi riservo di
parlare nell’aula di Viterbo. Ora prego voi di dare atto del
seguente esposto al primo procuratore generale presso la
sezione di accusa di Roma. Vostro Pisciotta Gaspare».
L’avvocato aggiunse che Giuliano aveva redatto un “vero”
memoriale, diverso da quello spedito ai giudici, in cui sosteneva che a Portella c’era stato un tragico errore di mira,
con i nomi dei mandanti della strage.
Intanto, il colonnello Luca, appena promosso generale, in un’intervista sosteneva di essersi
servito di Pisciotta per catturare Giuliano, ma non specificava chi fosse stato a
ucciderlo. Pisciotta, furibondo, durante
il processo, prese la parola per smentirlo.
Il 14 maggio iniziò l’interrogatorio
di Aspanu. Questi per la prima volta, fece i nomi dei mandanti politici della
strage, raccontando dettagliatamente
tutti gli incontri e le trattative fra banditi
e uomini delle istituzioni, con tanto di
promesse di impunità: «Servimmo con
lealtà e disinteresse i separatisti, i monarchici, i democristiani e tutti gli appartenenti a tali partiti che sono a Roma
con alte cariche, mentre noi siamo stati
scaricati in carcere. Banditi, mafia e carabinieri eravamo
tutti una cosa sola, come la Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo!». E ancora: «Io ho liquidato Giuliano
senza alcun vantaggio materiale. Chiedo che Luca venga a
deporre: voglio proprio vedere se riuscirà a dimostrare di
avermi dato una sola lira dei 50 milioni della taglia. Sono
un bandito, sissignori, ma un bandito onesto!».
Riferì di essere stato tradito, assieme a tutta la banda di
Montelepre, da tutti i politici che, a vario titolo, avevano
avuto contatti con loro: sostenendo che quando Giuliano
lasciò l’indipendentismo per imbarcarsi con monarchici e
democristiani, egli lo avrebbe messo in guardia: «Non ti
mettere con quelli, ci tradiranno come gli altri». Ma Turiddu gli aveva risposto: «In caso di vittoria della Dc,
avremo tutti l’impunità. Se invece le cose andassero male,
potremo emigrare in Brasile nelle terre del principe Alliata. A quel punto – spiegò Pisciotta –, essendo gravemente
malato, mi staccai da Giuliano».
Alla domanda del presidente dell’Assise su chi erano
le persone con cui Giuliano era entrato in contatto, Aspanu
declinò quattro nomi eccellentissimi: l’onorevole Bernardo Mattarella, il ras più potente della Dc siciliana; il principe Giovanni Francesco Alliata e Giacomo Geloso Cusumano, deputati monarchici; l’onorevole Leone Tommaso
Marchesano, dell’Uomo Qualunque. Poi raccontò degli incontri fra Giuliano e gli uomini della polizia, cioè con gli
«ispettori generali di pubblica sicurezza che si susseguirono a Palermo, da Messana a Spanò a Verdiani».
Nel suo primo interrogatorio, svoltosi a Palermo e datato 15 gennaio 1951, Pisciotta non aveva parlato di mandanti. Lo faceva a Viterbo… Probabilmente, inviava dei
messaggi!
Per avere un quadro più chiaro dello svolgersi del dibattimento, seguiamo il verbale di interrogazione, n.
4/1954 reg. gen. dell’Ufficio Istruzione, che si trova presso
l’Archivio Generale della II Corte di Appello di Roma, riportando alcuni stralci delle deposizioni (a domanda risponde), rese dal Pisciotta, tra verità e contraddizioni, che
a nostro avviso risultano eloquenti, inserendo tra parentesi
qualche nostra riflessione.
D. R. «Ero autista e facevo dei trasporti con un camioncino 501 il cui cofano era verniciato in rosso e la cassa in azzurro» (particolare, all’epoca, poco rilevante, ma
che oggi confermerebbe il contenuto del Confidential Report 1° May 1947, National Archives Oss - Usa, secondo
cui il Pisciotta portò da Boccadifalco a Portella il commando di tiratori scelti della X Mas, richiesto dai Servizi Segreti).
D. R. «Sono innocente della strage di Portella della
Ginestra, anzi respingo la parola strage con disprezzo» (in
effetti, Aspanu non imbracciò armi; si limitò ad aspettare
che il commando eseguisse la sua opera, per riportarlo a
Boccadifalco, dove c’era un aereo pronto a decollare).
D. R. «Non presi parte agli assalti alle sedi dei partiti
comunisti perché non sono un sanguinario come mi hanno
dipinto».
D. R. «Sono conosciuto con il soprannome di Chiaravalle».
Contestatogli che diversi degli imputati lo portavano
presente alla riunione ai Cippi e poi anche a Portella della
Ginestra, rispose: «La riunione ai Cippi non c’é stata».
Contestatogli che anche Giuliano nel memoriale ai fogli 38, 39 e 40 del processo verbale di dibattimento parlava
di una riunione che precedette l’andata a Portella della Ginestra, dichiarò: «Non è vero, il memoriale è una cosa balordissima di Giuliano ed io lo qualifico in tal modo perché esso fu fatto fare a Giuliano». Aggiungendo: «Io non
sono un bandito né per mestiere né per rubare. Non mi vergogno di dire che ho fatto parte della banda e del movimento separatista, né mi vergogno di dire quello che ho
fatto come si vergognano il sig. Duca di Carcaci, Finocchiaro Aprile, La Motta e l’on. Gallo che ha assassinato 8
carabinieri (in realtà, furono uccisi dalla banda Avila,
nda). Prima incominciammo con questi signori, poi dopo
l’amnistia, intervennero il Partito monarchico e la Democrazia Cristiana i quali ci promisero che se avessero ottenuto la vittoria nelle elezioni noi tutti saremmo stati liberi
e che altrimenti ci avrebbero fatto andare tutti in Brasile
nelle terre del principe Alliata».
D. R. «Ciò a me disse Giuliano
ed io cercai di convincerlo di non
mettersi con costoro ed a propositogli
dissi: come ci hanno venduto i primi,
ci venderanno anche questi altri. Giuliano non volle però ascoltarmi e ricominciò a sparare».
D. R. «Io conoscevo solo una
persona: Giacomo Geloso Cusumano
e posso dire che nel 1946 vi furono
degli abboccamenti fra Giuliano ed il
Cusumano, il quale faceva da ambasciatore tra la banda e Roma».
D. R. «Si svolsero dei colloqui
tra Giuliano e gli on. Marchesano,
Alliata e Bernardo Mattarella. Io
ho assistito ai colloqui che avvennero tra costoro e
Giuliano e fu precisamente da questi che Giuliano fu mandato a sparare a Portella della Ginestra».
D. R. «Io non fui a Portella della Ginestra e se mi ci
fossi trovato sarei stato io a sparare contro coloro che
sparavano sulla folla».
D. R. «All’epoca dei fatti di Portella e precisamente
dal 25 aprile al 15 o 20 maggio 1947 io mi trovai ammalato a Monreale nella casa di Nino Miceli, e durante tale malattia restai sempre a letto».
D. R. «Il 1° Maggio 1947, su indicazione del dott. Fici
di Palermo andai in casa del dott. Grado per sottopormi a
radiografia. Fu da questa casa che verso le ore 11,30 vidi
passare delle autoambulanze e degli automezzi della Polizia che trasportavano i feriti di Portella della Ginestra. Il
1° Maggio però non mi poté essere fatta la radiografia
perché a causa della celebrazione della festa del Crocifisso, non vi era energia elettrica sufficiente. Ritornai il 2
maggio ed in questo giorno la radiografia mi fu fatta sotto
il nome di Faraci Giuseppe».
D. R. «Faraci Giuseppe non esiste, tali generalità furono da me inventate e sotto tale nome riuscii anche ad ottenere una tessera di riconoscimento rilasciatami dall’Ispettore Messana fattami recapitare tramite Ferreri Salvatore, che era il confidente del Messana. Il Ferreri aveva
il compito di riferire se Giuliano avesse deciso di passare
al comunismo; perché in tal caso doveva essere soppresso» (Aspanu confermava il suo alibi, utilizzato nei confronti di Giuliano, evidenziando, nel contempo, la sua posizione di confidente delle forze dell’ordine).
D. R. «Non so chi abbia preso parte ai fatti di Portella
della Ginestra e se anche ne fossi a conoscenza non direi
nulla. Chi è a conoscenza di ciò dovrebbe presentarsi dinanzi questa Corte e dire i nomi dei partecipanti senza far
soffrire ancora degli innocenti che da quattro anni sono in
carcere» (rassicura, chi di dovere, di essere ancora un leale
collaborazionista).
D. R. «Ho preso parte alla banda Giuliano per i fatti
dell’EVIS».
D. R. «Mi distaccai da Giuliano una decina di giorni
prima dei fatti di Portella a causa della mia malattia. Ritornai con Giuliano nel 1949 tramite l’Ispettore Generale
di PS. Verdiani il quale, me presente, ebbe vari colloqui
con Giuliano. Posso aggiungere che tutto l’Ispettorato di
Polizia era in
continuo contatto con Giuliano».
Richiesto cosa intendesse dire per Polizia rispose:
«L’Ispettorato di P. S., escludo i carabinieri che invece andavano a morire. Non ho preso parte neppure agli assalti
delle sedi dei partiti comunisti».
Contestatogli che nei loro interrogatori i coimputati
avevano parlato di una riunione ai Cippi, affermò: «Tutti
coloro che hanno parlato della riunione ai Cippi lo hanno
fatto in conseguenza delle botte ricevute, essi sono tutti innocenti».
D. R. «Ripeto che non so i nomi di coloro che spararono a Portella della Ginestra, o altrove, coloro che vi parteciparono dovrebbero farne i nomi».
(2. – “Aspanu, luogotenente di Giuliano” 2014)
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6
> S E T T I M A N A L E IDG
N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
catania e provincia
Quasi un teatrino della politica
Riposto: Consiglio comunale piuttosto movimentato che si divide su una proposta
della maggioranza che prevede di non effettuare attività ispettiva in assenza
di alcune “personalità politiche”. Ed arriva il gruppo di Articolo 4
T
ornano i tempi dell’accesa conflittualità, quasi
un teatrino direbbe qualcuno non avvezzo alle
dinamiche ed alle contrapposizioni tipiche di
questo consesso, in seno al Consiglio
comunale di Riposto. A scatenare divisioni e polemiche, nel corso della seduta dello scorso 20 febbraio, è stata la
proposta del consigliere di maggioranza Antonino Facchi, di sospendere l’attività ispettiva in assenza di alcuni
esponenti della maggioranza. Nello
specifico, si trattava del presidente del
Consiglio comunale, Mariella Di
Guardo (per l’occasione sostituita dal
vice presidente Michele D’Urso), e
dell’assessore Paola Strano. Esponenti
definiti dal vice sindaco Pappalardo
Fiumara come “personalità politiche,
la cui assenza farebbe ritenere utile il
rinvio delle interrogazioni”.
Un intervento ben articolato, quello del vicesindaco, che non ha risparmiato bacchettate al consigliere di opposizione Bergancini, “reo” di aver ricordato che il Civico consesso ripostese aveva dedicato soltanto 5 sedute alle
interrogazioni, sulle 17 convocazioni
totali. Un conteggio non ritenuto veritiero dal vicesindaco Pappalardo Fiumara, pronto a replicare ricordando
che “il dibattito fa parte delle interrogazioni e voi avete stravolto uno strumento democratico”. Capito? Le inter-
rogazioni si fanno
solo in alcuni momenti, e che non
venga in mente a
qualcuno di sfruttare altre occasioni.
Bisogna rimanere
ognuno al proprio
posto, bisogna! Disciplina ci vuole!
Disciplina! E soltanto in presenza
delle “personalità
politiche”, diamine!
Ora, a prescindere dalla reazione veemente dell’opposizione, come si può definire un individuo una “personalità politica” ed
un’altro no? Per il colore dei capelli?
Per le scuole frequentate? Dallo stilista
che ha disegnato l’abito indossato al
momento dell’insediamento? Dal “padrino” politico di riferimento? Dalla
cilindrata dell’automobile? Dagli incarichi già ricevuti? Oppure si deve guardare al segno zodiacale? Ai voti ricevuti? Sono tanti i criteri che si potrebbero adottare. Purtroppo, e di questo ce
ne rammarichiamo, al momento della
discussione della proposta, il vice sindaco Pappalardo Fiumara non ha specificato il criterio di selezione adottato
per l’inserimento nella lista “vip” delle
“personalità politiche”. Aspettiamo il
secondo atto consiliare, sperando che
la intricata matassa possa essere dipa-
nata e chissà se, un giorno, anche qualche altro esponente politico in auge
possa, superando dure prove di iniziazione, assurgere al rango di “personalità politica”.
Ma la seduta del 20 febbraio ha anche messo a dura prova le capacità di
resistenza del vice presidente del Consiglio comunale, Michele D’Urso.
Messo di fronte alla veemenze del dibattito politico, all’altitudine delle argomentazioni, ai conteggi con “ditini”
e “documenti”, a voli pindarici di pensieri e parole, per riuscire a far rientrare nei ranghi di un più terreno livello il
confronto verbale e dialettico (livello
accessibile ai cittadini, ai frequentatori
dell’aula consiliare, ai comuni mortali,
insomma …), il presidente del Consiglio vicario è stato costretto all’uso
dell’arma estrema: l’urlo intimidato-
rio. Risuonando tra le
pareti dell’aula consiliare il suo “Aoo! Chi è
favorevole?”, seguito
da un enfatico “Forza!”, le parti contrapposte sono state riportate all’ordine. Certo, il
cons. Bergancini ha
voluto subito ridurre
all’impotenza l’arma
estrema: “Il presidente
è a casa sua e sta parlando alla sua famiglia!”. Come ti dissacro un mito! E tutto ritorna all normalità…
Intanto, nella seduta consiliare del
25 febbraio, rientrato il presidente del
Consiglio comunale, è stata effettuata
l’attività ispettiva. Ma, a tenere banco,
è stato soprattutto l’annuncio della costituzione del gruppo di Articolo 4,
composto dai consiglieri Pappalardo
Fiumara, Facchi e Alfio Caltabiano.
Tutto come avevamo già annunciato
giorni addietro. E potrebbe essere inquadrata in un prossimo avvicinamento ad Articolo 4 l’uscita del cons. Cerra
dal Megafono, pur rimanendo lo stesso
consigliere su posizioni di opposizione? Non lo sappiamo, vedremo cosa ci
racconteranno nella “FantaRiposto”
che tanti fuggono ma che in molti temono.
Corrado Petralia
Un ponte per due regioni
Giarre: borsa di studio della Rotary Foundation per un anno di ricerca in Spagna
sulla comunicazione e tecnologia di formazione a distanza in contesto carcerario
C
on uno sguardo alle fasce più deboli della società o più esposte al
disagio, domenica 23 febbraio
scorso, è stato celebrato il
109° anniversario della fondazione del Rotary international.
E, per l’occasione, è stata ufficializzata l’offerta, da parte
della Rotary foundation, di
una borsa di studio del valore
di 30mila dollari per finanziare un anno di ricerca su comunicazione e tecnologie di formazione a distanza in contesto
carcerario. A usufruire di questa borsa di studio sarà un giovane dottorato di ricerca dell’Università di Catania, il dott. Giuseppe Pillera, che per
un anno studierà presso l’Università di
Siviglia. La notizia è stata ufficializzata nel Salone degli specchi del Municipio di Giarre, dal presidente del Rotary
club di Giarre riviera ionico-etnea,
Mario C. Cavallaro, che ha riferito la
comunicazione data dal Governatore
del Distretto Rotariano Sicilia-Malta,
Maurizio Triscari. Il dott. Giuseppe
Pillera, originario di Fiumefreddo di
Sicilia, si è laureato a Bologna in comunicazione, è dottore di ricerca in
“Fondamenti e metodi dei processi formativi” presso il dipartimento di
Scienza della Formazione dell’Università di Catania, ove collabora con la
prof.Marinella Tomarchio in un labo-
ratorio di didattica. La prof. Tomarchio è presidente del Centro
studi “Paolo Borsellino”, ente
che ha un accordo con il Miur
per la creazione di un osservatorio sulle scuole carcerarie e
gli istituti penitenziari minorili.
«Il progetto – ha spiegato ai
presenti il dott. Pillera – prevede la comparazione tra modelli
sperimentali spagnolo e italiano e l’elaborazione di un nuovo
modello da applicare in due regioni mediterranee: l’Andalusia e la Sicilia. Si tratta di un
progetto che si inserisce nell’ambito di un accordo tra il Ministero
dell’Istruzione e il Ministero della
Giustizia, che punta ad incrementare
le attività formative nelle carceri al fine di favorire il reinserimento lavorativo dei detenuti».
In occasione dell’incontro, l’ing.
Alfio Grassi, presidente di commissione distrettuale, ha presentato il progetto “Shelterbox” e il tipo di soccorso
che viene prestato alle popolazioni,l a
seguito di un calamità naturale, per il
montaggio delle tende e la fornitura di
tutto l’occorrente in fase emergenziale.
«Il Rotary international – ha spiegato il presidente Cavallaro – è impegnato su più fronti per fini sociali. Per
citare uno dei principali impegni assunti, possiamo indicare il progetto
“Polio Plus”, che assorbe una parte
considerevole delle risorse della Rotary Foundation, ma con l’obiettivo finale ormai quasi raggiunto. Mancano
all’appello solamente 3 Stati per considerare debellata a livello planetario
la poliomelite. Gli ultimi focolai resistono esclusivamente nelle zone di
guerra dove i volontari rotariani non
possono svolgere il proprio servizio. In
ambito locale, il Club di Giarre svolge
la propria attività a fianco dei giovani
nelle scuole ed a difese delle fasce deboli della popolazione come gli anziani».
Mario Di Nuzzo
Terra rossa… tante glorie
S
Inizio d’anno spumeggiante al Circolo Tennis Le Rocce di Mascali
che ha ospitato la 1ª prova del torneo di 4ª Categoria Circuito Sicilia
i è conclusa domenica, presso i
campi in terra rossa del CT Le
Rocce la 1ª prova del torneo di 4ª
Categoria Circuito Sicilia con le canoniche finali di Singolare maschile e
femminile e la finale del torneo di
Doppio maschile, disciplina, quest’ultima, che proprio da quest’anno agonistico ha uno specifico circuito federale.
Hanno preso parte alla competizione
ben 122 atleti, tra donne e uomini, che
si sono dati battaglia per tutte e due le
settimane del torneo. Si sono viste ottime partite, sia dal punto di vista tecnico che, soprattutto, agonistico, caratterizzate da incontri molto equilibrati, i
quali hanno reso avvincenti tutti gli incontri disputati. Ottime e di buon livello le partite di doppio.
Il torneo di Singolare maschile ha
visto trionfare una vecchia conoscenza
del Circuito di 4ª Categoria: parliamo
dell’evergreen Mauro Susinno che, in
finale, ha avuto la meglio al terzo set
su Nino Manzitto, altro
vecchio volpone dei
campi da tennis, con il
risultato 46 63 62. Ottimo il torneo disputato
dall’atleta di casa Gianandrea Costanzo, un
under 16 di buone prospettive, sconfitto in semifinale proprio dal
vincitore del torneo e da
Davide Romeo,
quest’ultimo
superato in semifinale da Nino Manzitto, a
seguito di un
incontro duro e
combattuto.
Francesca
Milazzo, in campo femminile, ha dominato su Paola La Porta, in una partita
a senso unico vinta per 60 62. In questo
caso, a differenza del torneo maschile,
sono giunte in finale due
giocatrici under, rispettivamente una under 16,
la vincitrice del Torneo,
ed una giovanissima tredicenne, la quale, in semifinale, ha sconfitto piuttosto nettamente l’ostica e tenace Rita Terhost.
Questo la dice lunga sulla qualità delle
ragazze finaliste, di sicuro avvenire!
Il torneo di Doppio maschile ha visto imporsi la coppia Laccoto-Turiano sulla coppia Manzitto-Pappalardo, quest’ultimo vecchia conoscenza
de Le Rocce: infatti, agli inizi
degli anni ‘90, disputò alcune
prove del Torneo Nazionale di
Categoria B organizzato dal
Circolo. Positiva la gestione
del Torneo da parte del giudice
arbitro Leonardo Clementini,
sapientemente coadiuvato da
Mariano Garozzo, giudice arbitro di livello nazionale. Folta la presenza di pubblico durante tutte e due le
settimane del Torneo. La stagione al
Circolo Tennis Le Rocce continuerà
con diversi altri Tornei del Circuito
Nazionale e Regionale e, dal 27 aprile,
con il Campionato Nazionale Maschile
a squadre di Serie A2.
Amalia C.R. Musumeci
di Giarre
E la pena diventa
servizio
San Giovanni la Punta:
siglato un accordo con il
Tribunale che permette ai
contravventori del Codice della
strada di risarcire mediante
lavori di pubblica utilità
S
ottoscritto tra il presidente del Tribunale di Catania, dott. Bruno Di Marco, ed il Sindaco del Comune di San Giovanni La Punta, dott. Andrea
Messina, un accordo per lo svolgimento del lavoro di
pubblica utilità. In pratica, il giudice può applicare, su
richiesta dell’imputato in relazione a contravvenzione
per violazione del Codice della strada, di cui gli articoli
186 e 187, la pena del lavoro di pubblica utilità che consiste nella prestazione di attività non retribuita in favore
della collettività, da svolgere, in questo caso, a beneficio
del Comune.
L’Amministrazione comunale, in questa prima fase
sperimentale, ha dato la disponibilità di accogliere due
soggetti, da destinare a svolgere attività di custodia, assistenza, vigilanza, parchi e strutture comunali per la durata di un anno, riservandosi di ampliare sia il numero
che i settori di attività in cui impiegare i soggetti. Tutta
la procedura è stata seguita dal vice segretario, dirigente
Affari generali, avvocato Antonino Di Salvo. Si tratta,
come spiegato dai vertici dell’Amministrazione comunale, di una ulteriore opportunità, oltre ad una forma di
“redenzione”, che la stessa Amministrazione concede a
chi si trova ad incorrere in queste sanzioni di cui, naturalmente, può avvalersi anche il cittadino puntese.
“Abbiamo condiviso l’invito del Tribunale di Catania, raggiungendo così, attraverso lo strumento innovativo della riforma della giustizia, due obiettivi – ha dichiarato il sindaco, Andrea Messina –: da un lato, l’opportunità, per il cittadino, di chiedere al giudice la commutazione della pena detentiva in svolgimento di lavori
di pubblica utilità per reati minori e, dall’altro, ottenere
il vantaggio per il nostro Comune di avere manodopera
gratuita a beneficio del pubblico interesse”.
Michele Milazzo
Volontari nel
tessuto sociale
Nel rinnovo del Consiglio
direttivo del Centro Assistenza
alla Famiglia della diocesi la
continuità di un impegno
sempre costante
I
l C.A.F. (centro assistenza famiglia) della diocesi,
operante in Acireale in piazza S. Francesco d’Assisi
6, nell’assemblea del 20 febbraio scorso, ha proceduto anche al rinnovo del suo consiglio direttivo, per il
triennio 2013/2016. Sono risultati eletti Giovanni Vadalà, Anna Rosaria Gioeni, Rosario Musumeci, Patrizia
Trovato e Cristoforo Furnari che hanno, subito dopo,
proceduto alla distribuzione delle cariche.
Il consiglio direttivo risulta così composto: presidente il dott. Giovanni Vadalà (primo da sinistra nella
foto), ex funzionario di un istituto di credito nazionale,
residente ad Aci Castello, impegnato nella parrocchia
San Mauro quale segretario del consiglio pastorale parrocchiale; vice presidente il dottore Rosario Musumeci
(secondo da destra nella foto), medico libero professionista, direttore sanitario della Fratres di Acireale; segretaria la dott.ssa Patrizia Trovato (terza da sinistra nella
foto), psicologa; tesoriere il prof. Cristoforo Furnari
(primo da destra nella foto), ex funzionario Enel; consigliere, la teologa che tutta Italia ci invidia, la dott.ssa
Anna Rosaria Gioeni (seconda da sinistra nella foto),
che con il marito Giacomo Trovato, diacono, è responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia.
“Sono alla guida del C.A.F. dal 2003 – dichiara il
presidente Vadalà –, pertanto ringrazio tutti i soci per
questa loro costante stima nei miei confronti, e ringrazio di cuore gli attuali componenti del Consiglio direttivo per la disponibilità dimostrata nell’accettare l’incarico, gravoso, di promuove la famiglia sotto diversi
aspetti e offrire un contributo nella problematica dei
rapporti tra genitori e figli”.
Dal Gazzettino i complimenti per la composizione
di questa bella rosa di volontari professionisti e auguri di
buon lavoro.
Camillo De Martino
> S E T T I M A N A L E IDG
alcantara
di Giarre
N. 6 • Sabato 1 Marzo 2014
7
Dai nostri “inviati” di Francavilla a Sanremo…
Il cantante Maurizio Lombardo ed i musicisti-impresari Massimiliano e Salvatore Riolo hanno vissuto in prima
persona la recente edizione del Festival della Canzone Italiana al seguito del “big” in gara Francesco Sarcina.
Una settimana di incontri “vip” e grandi emozioni, tra cui quelle procurate dal “mitico” teatro Ariston
Q
uale miglior occasione, per un “acchiappavip”, frequentare la ridente cittadina ligure
di Sanremo durante la settimana del glorioso Festival? A Francavilla di Sicilia lo sa
bene Maurizio Lombardo, fresco
reduce dalla città dei fiori e delle
canzoni, dove ha potuto ulteriormente incrementare la sua già ricca
collezione di foto che lo ritraggono
insieme ai più acclamati divi del
pop e dello spettacolo in genere.
Maurizio, che nel Comune dell’Alcantara esercita l’attività di calzolaio “ipertecnologico”, è anche
un apprezzato cantante, con all’attivo pure un intenso e trascinante
motivo inedito intitolato “Ancora
non va”. Al Festival appena conclusosi avrebbe senz’altro meritato
di concorrere (molto meglio lui di
tanti altri “campioni”!…), ma si è
“accontentato” di seguirlo dall’esterno al seguito di Francesco Sarcina. L’ex frontman della band “Le
Vibrazioni”, in gara con i brani
“Nel tuo sorriso” ed “In questa
città”, annovera infatti tra i suoi
agenti esclusivisti i fratelli Massimiliano e Salvatore Riolo, anche
loro provetti musicisti di Francavilla di Sicilia (attualmente impegnati
nel progetto “Experimenta” da cui
è nato l’accattivante singolo “You
are to me”) nonché titolari a Giarre
del noto disco-pub “Macbeth”, dove Maurizio Lombardo è spesso
mattatore con le sue coinvolgenti
serate musicali.
I tre francavillesi dell’agenzia
“Riolo Spettacoli” hanno, quindi,
trascorso un’indimenticabile settimana al fianco di Sarcina, ma anche di tutti gli altri protagonisti
(cantanti, presentatori, direttori
d’orchestra, giornalisti, discografici, ecc.) della colossale kermesse
“nazionalpopolare”, i quali nelle
giornate del festival amano pure lo-
Maurizio Lombardo con (ai lati) la Littizzetto ed i fratelli Riolo e (al centro) sul palco dell’Ariston e con Beppe Vessicchio
ro mischiarsi tra la folla che, per
l’occasione, prende d’assalto la rinomata località della riviera ligure.
- Caro Maurizio, hai avuto
difficoltà nell’accostarti ai tanti
“vip” sanremesi per farti fotografare accanto a loro?
«Devo dire che quasi tutti si
sono mostrati disponibili ed alla
mano. Oltre che con Francesco
Sarcina, della “scuderia” degli
amici Riolo, personalmente ho instaurato dei bei rapporti con Francesco Renga, col maestro Beppe
Vessicchio e col simpaticissimo
Pif. A “tirarsela” ed a dare poca
confidenza alla gente erano solo
Checco dei “Modà” (sicuramente
il più antipatico), Ron, Noemi e la
vincitrice Arisa. Sono riuscito a rubare una foto anche a Luciana Littizzetto, la quale inizialmente si fa-
ceva pregare, ma poi l’ho “intenerita” dicendole che per venire a
Sanremo avevo fatto un… mutuo».
- Com’era la vostra giornatatipo durante questa “vacanza-lavoro” a Sanremo?
«Diciamo che… non dormivamo mai, in quanto al festival ufficiale del teatro “Ariston” fanno da
corollario numerosi eventi ed iniziative collaterali che si svolgono a
tutte le ore (anche a notte fonda)
nei vari angoli della cittadina e
con la partecipazione di artisti già
affermati (come, ad esempio, Povia, che ha tenuto un concerto in
una particolare piazza di Sanremo). E mi piace sottolineare che, in
tutto questo grandissimo “fermento”, a Sanremo, persino nel bar accanto al teatro Ariston, un caffè lo
si paga appena un euro! Se il Festi-
val fosse stato dalle nostre parti,
credo che lo stesso caffè sarebbe
costato almeno il quintuplo… In linea di massima, comunque, il sottoscritto ed i fratelli Riolo avevamo
libero accesso alle prove pomeridiane e preserali al teatro Ariston
(esilarante vedere la Littizzetto che
aveva paura di entrare nella “terrificante” scatola di Silvan…).
L’organizzazione ci ha poi fornito i
biglietti per poter assistere ad una
delle serate comodamente seduti
nella sedicesima fila della platea;
devo dire che da lì abbiamo pienamente gustato le quattro ore di
spettacolo, mentre chi siede nelle
primissime file è paradossalmente
penalizzato in quanto, per esigenze
di ripresa televisiva, il palco dell’Ariston è parecchio sollevato da
terra e, quindi, impedisce a chi ne è
vicino una visione complessiva della scena».
- A proposito del leggendario
palco dell’Ariston: una di quelle
sere, intrufolandoti tra tecnici ed
addetti ai lavori, anche tu, sia
pur a telecamere e microfoni ormai spenti, sei riuscito a calcarlo…
«Ed è stata quella l’emozione
più grande che mi ha procurato
questa trasferta sanremese. Ero lì
lì per svenire pensando di stare
calpestando il suolo da cui era
passata la “storia” della musica,
della televisione e, più in generale,
dello spettacolo italiano ed internazionale. Mi sono messo al centro
(dove solitamente si posizionano i
presentatori ed i cantanti solisti),
ho guardato la sala e, in quei pochi
indimenticabili istanti, ho creduto
di vivere un sogno… Parecchi anni
fa, partecipando ad una selezione
per “Sanremo Giovani”, ero stato
sul palco del “PalaFiori”, ma non
è la stessa cosa».
- Trasferendoci dal palco alla… platea, cosa ne pensi del tentato suicidio dei due operai campani senza stipendio?
«Sospetto che si sia trattato di
qualcosa di combinato in quanto,
girovagando nel teatro durante le
prove, ho potuto personalmente
appurare che raggiungere la balaustra da cui i due hanno minacciato di lanciarsi era pressoché impossibile, specie se si pensa all’imponente spiegamento di forze dell’ordine e personale della security
che c’era attorno».
- Al di là della sicuramente
esaltante esperienza che tu ed i
fratelli Riolo avete vissuto in prima persona, cosa ne pensi, in tutta sincerità, di questa particolarmente discussa sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo?
«Diciamo che mi ritengo un
“privilegiato” perché, guardandolo da casa, anch’io mi sarei sicuramente annoiato. A parte la qualità
non eccelsa della maggior parte
delle canzoni in gara, è andato in
scena uno spettacolo piuttosto monotono, ravvivato solo dagli spassosi interventi della Littizzetto, con
una conduzione di Fabio Fazio rivelatasi lenta e pesante. Ma c’è anche da dire che la tv non rende certo giustizia alla musica. Perché
ascoltare di presenza al teatro Ariston i brani di Giusy Ferreri (che,
a mio modesto avviso, avrebbe meritato la vittoria al posto di Arisa)
o di Frankie Hi Nrg non è certo la
stessa cosa di sentirli “uscire” dalle casse, sia pur tecnologicamente
avanzatissime, del televisore: è tutta un’altra… musica».
Rodolfo Amodeo
A Firenze i “ricordi”
di Antonio Sgarlata
Gaggi, nessuna bonifica
per l’ex discarica
Il Consiglio Regionale della Toscana ha invitato il pittore originario
di Giardini Naxos ad esporre le sue originali opere in
una personale tenutasi nello storico Palazzo Panciatichi.
Molto apprezzate le tele evocanti la Sicilia
U
A
Gaggi la ex discarica di contrada
Guardia sembra non avere ancora un serio progetto di bonifica.
Con la delibera di giunta municipale n.
93 l’amministrazione comunale sembra
voler ripeter lo stesso sbaglio commesso
nell’ultimo progetto.
Com’è noto a tutti, i lavori di bonifica della discarica sono finiti sotto
indagine nel marzo del 2012 quando una
lettera anonima denunciava le irregolarità commesse durante l’esecuzione. Il
progetto, ultimato nel 2010, prevedeva
opere di consolidamento e recupero ambientale della ex discarica, che furono
eseguite in modo sommario; il muro, infatti; cedette nel 2011, neanche un anno
dopo la consegna dei lavori, mentre del
recupero ambientale non vi fu traccia.
Il dissequestro del sito, avvenuto nel
dicembre del 2012, è stato accompagnato da una nota dell’Autorità Giudiziaria
che di fatto obbligava l’amministrazione
a “mettere in sicurezza l’area”. Per ottemperare questa richiesta, l’amministrazione incaricava il geologo Sergio
Dolfin di redigere una seconda
redazione geologica; la prima era stata
effettuata nel marzo 2011 e acquisita al
protocollo generale del comune ad aprile
2011 dal geologo che aveva seguito il
progetto originale del 2001.
Successivament, con deliberazioni
di giunta municipale n. 17 e 18 del febbraio 2013 si procedeva al conferimento
degli incarichi al geologo Sergio Dolfin
e all’ing. Stefano Falzea per la redazione
di uno studio di fattibilità dei lavori necessari per la messa in sicurezza e di
eventuali opere urgenti per la mitigazione del rischio di inquinamento.
Oggi a distanza di quasi un anno dalla seconda relazione geologica e dalle
indagini geognostiche, accertato il fatto
che esiste un rischio di inquinamento
che andrebbe mitigato effettuando una
bonifica, la messa in sicurezza di questa
discarica sembra voler seguire lo stesso
iter precedente, che ha portato ad un
opera di consolidamento ma non alla
bonifica vera e propria.
La speranza è che almeno ora per il
muro si utilizzi più cemento armato.
Alexandra Ieni
n seducente “mix” tra i
capolavori della pittura
di tutti i tempi e le calde atmosfere della terra di Sicilia ha ulteriormente arricchito,
nei giorni scorsi, i suggestivi
ambienti dello storico Palazzo
Panciatichi di Firenze, sede del
Consiglio Regionale della Toscana che ha promosso e patrocinato la mostra “I ricordi del
passato”, interamente incentrata sulla ricca produzione pittorica del maestro Antonio Sgarlata, nativo di Giardini Naxos
ma molto conosciuto anche a
Francavilla di Sicilia.
L’artista siciliano (nel riquadro sulle foto di due sue
opere) risiede ormai da parecchi anni in Toscana (esattamente a Vernio, in provincia di
Prato), dove ha avuto la capacità di imporre il proprio estro
creativo all’attenzione di eminenti critici del settore ed organizzatori di eventi, che spesso
lo invitano ad esporre le sue
opere in prestigiose ed esclusive location.
Quaranta le tele che Sgarlata ha messo in mostra alla sua
recente personale fiorentina e
che hanno ben rappresentato
tutto il suo percorso artistico,
iniziato con i cosiddetti “falsi
d’autore”, ossia le riproduzioni
fedelissime dei grandi classici
della pittura personalizzati con
l’aggiunta di qualche nuovo
elemento, per poi approdare alla pittura a rilievo, ovvero una
tecnica originale che consente
all’artista siculo-toscano di poter esprimere appieno la sua
voglia di trasmettere emozioni
in maniera plastica e colorata.
Ma, al di là di stili e tecniche, Sgarlata non ha mai “perso
di vista” la sua Sicilia, i cui
suggestivi paesaggi all’insegna
di solari atmosfere ricorrono
spesso nella sua produzione.
«Sono orgoglioso di quest’ulti-
ma mia esposizione – ci ha, infatti, dichiarato il pittore a mostra conclusa - soprattutto perché ho sentito le autorità intervenute, i critici d’arte ed i numerosi visitatori parlare in termini estremamente positivi della nostra Sicilia, musa ispiratrice di parecchie delle mie tele».
Al taglio del nastro della
personale tenuta a Firenze da
Antonio Sgarlata erano presenti, tra gli altri, il presidente del
Consiglio Regionale della Toscana, Alberto Monaci, il vice
di quest’ultimo Roberto Bene-
detti, il consigliere Alberto
Magnolfi ed il critico d’arte
Paolo Bongini. Tutti hanno
avuto parole di elogio per
quanto esposto dal protagonista della mostra, esaltandone,
in particolare, la solare “sicilianità” e la mirabile fusione fra
tradizione, presente nei contenuti, e modernità, ossia lo stile
innovativo impiegato dall’artista nel riprodurre i capolavori
pittorici del passato ed i paesaggi.
R.A.
8
> S E T T I M A N A L E IDG
attualità
N. 6 • Sabato 1 Ma rzo 2014
di Giarre
I nodi vengono al pettine
Giardini Naxos: Amministrazione Lo Turco sempre al centro delle critiche,
spesso ingenerose, dopo un periodo carico di aspettative forse eccessive
S
ui muri delle case dei
cittadini Naxioti, gli
eredi della mitica
Naxos, distrutta in una
calda serata dell’agosto
del 403 a.C. dalle orde
del siracusano Dionisio, complice il
traditore Prokles, cominciano a
comparire manifesti che tentano di
scrollarsi di dosso responsabilità e
collusioni che durano nel tempo. Il
bersaglio di tali manifesti è l’Amministrazione Lo Turco, anzi è il Sindaco in persona.
Pancrazio Lo Turco, l’uomo dell’impossibile nel campo delle competizioni, nel 2010, riesce laddove
nessuno mai era riuscito, ad ottenere
nella sua lista, contenente forze eterogenee lontane da afflati ideali e legami ideologici, il voto di una persona su tre. Pur di sconfiggere l’avversario del tempo, di umiliarlo, quasi
fosse il diavolo, i giardinesi lo votano
plebiscitariamente: un trionfo.
Votano il bravo ragazzo, così viene definito, dal quale si aspettano
molto, sicuramente più di quanto
avrebbe potuto dare. Gli schieramenti
politici degli uomini
componenti la sua lista scompaiono; sono
oscurati. Si parla solamente del vincitore, di colui che ha saputo riunire
nella sua persona, tutti i malumori del
paese, tutti i bisogni della popolazione, tutte le sofferenze e le necessità di
un paese, nel passato massacrato nella sua interezza paesaggistica e distrutto nella sua integrità territoriale.
Pancrazio Lo Turco, diventa il
Mantra della situazione politica ed
amministrativa giardinese. La gente
vede in Lui lo strumento magico attraverso il quale risolvere i gravissimi
ed annosi problemi del paese. Viene
caricato di una enorme responsabilità
che sicuramente non riuscirà a sopportare. Tutti gli occhi sono puntati
sulla sua persona; diventa il perso-
naggio carismatico: quasi l’uomo del
domani. Nessuno fa notare, tranne chi
scrive, che il suo Consiglio è un consesso non sempre all’altezza del compito che lo sovrasta. Un Consiglio
spesso litigioso e insofferente delle
regole di una vera e sincera associazione democratica. Non c’è riunione
consiliare durante la quale, il Consiglio del Sindaco Lo Turco, non manifesti segni di discordanza che spesso
degenerano in manifestazioni di rottura e in clamorose prese di posizione
personali, quando si trattano lottizzazioni o speciali concessioni edilizie,
riguardanti cooperative. E tutto ciò
avviene nel silenzio dei partiti, i quali
lo hanno appoggiato ed i cui consiglieri, ancora oggi, fanno parte della
sua maggioranza e lo sostengono e lo
rappresentano. A nessuno viene in
mente di esaminare i componenti della sua giunta, ballerina nel tempo. Si
dimentica che Giunta e Consiglio, soprattutto Consiglio, sono gli strumenti con i quali si governa un comune.
Se piove o fa bel tempo si scarica
sul Sindaco. È Lui il parafulmine. Al
novello Cesare, incoronato dal popolo, non gli si perdona l’eclatante vit-
toria. Diventa la cassa di risonanza
sulla quale scaricare quanto non và. E
così il tanto osannato Re, diventa
ogni giorno più solo e più nudo. Le
liste che hanno espresso il Consiglio
si mimetizzano ed i partiti politici che
lo hanno appoggiato fingono di non
vedere, per non intervenire. E mentre
il tempo passa la situazione giardinese si complica. Succedono cose che
non dovrebbero succedere in una
Amministrazione attenta ed oculata.
Il tutto nella più completa assenza degli schieramenti politici presenti in
Consiglio. E allora nasce spontanea
una domanda: “Ma tu dov’eri in questi anni passati? Perché se le cose non
andavano sei rimasto a far parte dell’Amministrazione Lo Turco?”.
È vero, molte, moltissime cose
non vanno. Tre anni sono passati e le
speranze dei giardinesi sono rimaste
solo speranze. Sono state rilasciate
concessioni edilizie dove gli stessi organi di controllo del comune, le strutture tecniche che debbono controllare
gli iter burocratici dei. Pareri, esprimono pareri discordanti, l’uno in
contrasto con l’altro ed i cui tecnici
ancora oggi sono al loro posto. Si
hanno Consigli comunali dove voci
esterne ricordano che la bocciatura
del Bilancio comporta lo scioglimento del consiglio, quasi un larvato mormorio dei Frati Trappisti, che ad ogni
ora ripetono: “fratello ricordati che
devi morire!”.
Lottizzazioni ripresentate parecchie volte perché Consiglieri ballerini
di maggioranza e minoranza votano
in modo difforme alle direttive avute
dai loro schieramenti. Si ignora o si
vuole dimenticare il Piano Regolatore Generale ed il gravoso carico delle
tasse non viene nemmeno attenzionato. È vero, verissimo; l’Amministrazione è carente ma perché parlarne
solamente oggi? Cui prodest? Sicuramente non agli schieramenti politici
nelle cui file militano componenti
dell’attuale maggioranza. È giusto
che quanto non va, venga ricordato.
Ricordato però non solamente per
farne una colpa, che è di molti, e che
sicuramente c’è, ma per cercare di rimediare. Sarebbe necessario che si finisse di sparare sul pianista, che è una
creatura di tanti padri, e si parlasse di
simbiosi, di cooperazione, di iniziative comuni, di proposte condivise.
Spogliamo il Re di quanto di immortale ha, poniamolo nelle responsabilità cui è soggetto, addossandoci
ognuno per la sua sfera di competenza, i nostri sbagli, i nostri silenzi o le
nostre connivenze e proponiamo
qualcosa o qualcuno che possa finalmente, assieme al Sindaco, far uscire
il paese dalla stagnazione in cui si trova. Idee nuove e uomini nuovi sono
sempre bene accetti. Nello Lo Turco
è un uomo e come uomo è limitato.
Non facciamo, ancora, lo sbaglio di
continuare a considerarlo un “super
uomo”. Non lo è: non lo è mai stato.
Non potrà mai esserlo. Ha avuto, diciamolo la sfortuna di aver più voti di
quanti ne potesse amministrare. Ma
non è un Dio e quindi non può fare
miracoli. È un uomo e come tale ha
mancato.
Aiutiamolo negli anni che verranno e sono ancora tanti ornare ad essere quello in cui i cittadini credevano.
Aiutiamolo, non con le critiche che
sono sempre bene accette, quando
mirano a costruire, ma con suggerimenti e con cooperazione a realizzare
il programma presentato. Ben vengano i manifesti indignativi, ma non è
con l’indignazione che si risolveranno i problemi del paese, né si potranno allontanare responsabilità pregresse dovute alla permanenza nell’Amministrazione Lo Turco.
Francesco Bottari
Riceviamo e pubblichiamo
Ill/mo Signor direttore
Giornale “Il Gazzettino di Giarre”
GIARRE
I
ll/mo Signor direttore, alla sua
cortese attenzione e alla sua disponibilità affidiamo alcune precisazioni, in riferimento all’articolo
pubblicato sul suo giornale in data
25/01/14 dal titolo “Salasso” a
firma
Alessandra
Ieni,
non
sempre bene
informata, ma molto disattenta, quando fa
pubblicare foto che niente hanno
a che fare con il Comune di Giardini
Naxos.
Con l’augurio che chi scrive sia
sempre bene informato, perché “Verba volant sed Scripta manent”, distintamente La salutiamo e La ringraziamo.
Nello Lo Turco, Sindaco di Giardini Naxos
Sandra Sanfilippo, Assessore
Giardini Naxos, 20 febbraio 2014
1) Le fatture ATO ME4 (società
che gestisce il servizio integrata dei
RR.SS.UU.) che vengono inviate dalla stessa ai Comuni Soci, quindi al
comune di Giardini Naxos, sono
conformi ai dettami dell’Assemblea
dei Soci (composta da 32 Comuni
della provincia di Messina). Infatti si
fatturano i soli costi sostenuti per la
gestione del servizio, che vengono ripartiti sui singoli Comuni serviti (28
Comuni) sulla base dei quantitativi di
rifiuti che ogni singolo Ente produce.
2) È errato affermare che la raccolta differenziata non porti nessun
vantaggio; negli anni 2012/2013 con
il sistema porta a porta, nel Comune
di Giardini Naxos si è raggiunta una
percentuale, che si attesta sull’11 %,
solo per quanto riguarda la frazione
secca. Si deve tener conto, che non
essendoci impianti di trattamento e
lavorazione della frazione organica,
vicini al nostro comprensorio, non si
è in grado di poter effettuare la R.D.
anche per la frazione organica a costi
contenuti.
3) Il paragone con il Comune di
Santa Teresa di Riva non regge, in
quanto i due Comuni hanno una popolazione equivalente del tutto diversa. Infatti il numero dei posti letto
delle strutture alberghiere non è confrontabile. Sicuramente, per qualcuno, il polo turistico di Santa Teresa di
Riva è uguale a quello di Giardini
Naxos. Errore. I dati storici comprovanti l’errore sono a disposizione del
suo Giornale e della sua corrispondente.
3) Per precisione, conoscenza e
corretta informativa nel territorio del
F
acendo riferimento alle vostre note di precisazione indirizzate al direttore del
Gazzettino di Giarre, riferite all’articolo dal titolo “Salasso” a firma della sottoscritta, si precisa
quanto segue:
Si prende atto del risultato ottenuto dal servizio di raccolta differenziata effettuato nel Comune
di Giardini Naxos, che ha realizza-
Comune di Giardini Naxos si è sempre svolto il servizio domenicale e festivo, per tutto l’anno. Quindi, quanto
scritto non risulta a verità.
5) Invitando ad una maggiore attenzione, facciamo presente che le foto pubblicate non si riferiscono al Comune di Giardini Naxos, ma sicuramente ad altro comune servito da altra ditta. Come si evince bene, dall’adesivo dei cassonetti, l’adesivo non è
dell’ATO ME 4. L’ATO ME 4 utilizza adesivi di altro genere per tipo e
colore.
to la percentuale dell’11% per la
frazione secca nel periodo
2012/2013. Sicuramente, questo
risultato ha portato evidenti benefici al territorio e ai cittadini che
diligentemente effettuano la differenziata. Ci si augura che a breve
si possano raggiungere delle percentuali da comune virtuoso.
Complimenti e buon lavoro.
Alexandra Ieni
La vetrina dei migliori
D
ni: 1° Francesco Longhitano, 2° Giuseppe Fiume, 3° Damiano Puglisi;
Esordienti: 1° Nicol Di Stefano, 2°
Vita Marchese, 3° Mattia Marchese e
Dario Vitale a pari merito;
Cadetti/Juniores: 1° Santo Currenti,
2° Marco Trovato e 3° Valerio Vitale
e Giorgio Musumeci a pari merito;
Seniores/Cinture Nere: 1° Alfio Zappalà, 2° Giuseppe Leo, 3° Aldo Puglisi e Salvatore Trovato a pari merito;
Principi Bambini: 1° Samuele Leonardi; Principi Esordienti/Cadetti/ Juniores: 1° Valerio Vitale, 2° Marco
Trovato e 3° Nicol Di Stefano; Principi Seniores/Cinture Nere: 1° Salva-
Brillanti risultati per gli atleti
della “Scuola Judo Samurai”
di Riposto del M° Nuccio
Tomarchio, alla I Coppa
Trinacria Csen
di Bastone siciliano
Il Maestro Ben. Nuccio e Giovanni Tomarchio, il Maestro
Ben. Giovanni Tomarchio, gli Ufficiali di Gara Sig.ra Giuseppina Tomarchio, Anna Settembre, i Maestri Giuseppe Cucè,
Sandro Grasso, e il Maestro Angelo Toscano e gli atleti della
“Scuola Judo Samurai”: Paola e Antonio Tomarchio, Chiara
e Serena Cristaldi, Giovanni Mancuso, Vincenzo Mammino,
Andrea Capilli, Marco Marano, Aldo Torrisi
L
a palestra comunale “Livatino” di Riposto ha ospitato
la 1ª Coppa Trinacria C.S.E.N. di Bastone Siciliano
dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano (il
Settore Nazionale di Bastone Siciliano è parte integrante del
C.O.N.I. – C.S.E.N. Centro Sportivo Educativo Nazionale).
L’Asd “Scuola Judo Samurai” di Riposto del Maestro Nuccio Tomarchio, ha avuto l’onore di organizzare questa importante gara, che rientra nei Circuiti Nazionali del C.S.E.N.:
“Gran Premio CSEN Master 2014” e “Golden Cup CSEN
2014”. Come prima tappa è stata scelta la città di Riposto, la
gara ha registrato la partecipazione di numerosi atleti provenienti dalla Sicilia. Durante la cerimonia di apertura il benvenuto è stato dato dal Presidente nazionale di settore, M° Nuccio Tomarchio, e dal vicepresidente nazionale M° Silvestro
Del Popolo. Subito dopo, è stata annunciata l’apertura di una
nuova palestra in Sardegna e, con molta felicità e con particolare orgoglio di tutto il Direttivo nazionale, è stato annunciato l’apertura, nei prossimi mesi, nella città di Lima, in
Perù, di un centro per la promozione e la divulgazione del
Bastone Siciliano, e di conseguenza l’ apertura di un centro
Csen Perù.
Il Maestro Sandro Grasso, della “Scuola Judo Samurai”,
ha comunicato l’inizio dei corsi di bastone siciliano, che
coinvolgeranno gli alunni di Riposto degli istituti scolastici
del Geometra e del Nautico. Altra bella iniziativa è stata la
presentazione della rivista sportiva e culturale, dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano, denominata “U Vastuni”
curata dal Responsabile Nazionale Allenatore, Sandro Del
Popolo, e che, già alla prima uscita on-line, ha riscosso notevole successo ed apprezzamento da parte della Direzione nazionale del Csen. La competizione, data l’importanza, ha subito evidenziato dei bei combattimenti, dal forte carattere
agonistico, ma con una elevata sportività di tutti i partecipanti. I Tecnici hanno avuto a loro disposizione uno spazio dove
seguire e dare dei piccoli consigli ai propri atleti durante la
competizione.
Gli atleti della “Samurai”, seguiti a bordo area dal Capo
delegazione Maestro Angelo Toscano, hanno raggiunto la
vittoria nelle seguenti categorie: “Bambini” (Antonio Tomarchio, medaglia d’oro); “Fanciulli” (Vincenzo Mammino,
medaglia d’oro); “Ragazzi” (Serena Cristaldi medaglia d’argento); “Esordienti A” (Paola Tomarchio, medaglia d’argento, Giovanni Mancuso, medaglia di bronzo e Marco Marano,
dopo una bella prestazione, al 5° posto); “Esordienti B” (Aldo Torrisi, medaglia d’oro, Chiara Cristaldi e Andrea Capilli
medaglie di bronzo); “Maestri” (Angelo Toscano, conquistava una meritata medaglia di Bronzo). La classifica generale
delle società si chiudeva con la Asd Bastone Siciliano “A.
Spina” di Roccalumera vincitrice della Coppa Trinacria, seguita dall’Asd “Scuola Judo Samurai”, classificata al secondo posto, e dalla Asd “Baston Krav” di Acireale, classificata
al terzo posto. Il Maestro Nuccio Tomarchio ha voluto donare a tutti i Tecnici e gli Ufficiali di gara, un distintivo dell’Associazione Nazionale Bastone Siciliano.
Antonio Percolla
Puntare alla professionalità
Successo agli Open di Liu-Bo,
con la “Bonfiglio” al primo posto
omenica scorsa si sono svolti,
al PalaJungo di Giarre, il 5°
Trofeo Giovanissimi ed il 5°
Trofeo Open d’Italia di Liu-bo, sport
italiano nell’arte del bastone siciliano, codificato dal Maestro fondatore
Lio Tomarchio. La manifestazione è
stata organizzata, sotto l’egida del
Comitato olimpico nazionale italiano
(Coni) e del Centro sportivo italiano
(Csi), dall’associazione sportiva dilettantistica “Judo club Giovanni
Bonfiglio” di Giarre, stella Coni al
merito sportivo.
Questa la classifica al termine
delle gare: Categoria Pulcini/Bambi-
Quando l’impegno
è… successo
P
tore Trovato, 2° Orazio Messina e 3°
Giuseppe Leo. Classifica per società:
prima la “Judo Club Giovanni Bonfiglio” di Giarre, seconda la “Team
Sporting Liu-bo” di Fiumefreddo e
terza la “Paradise” di S. Venerina.
M.V.
resso il salone comunale del caseggiato Mannino, a
San Pietro Clarenza, si è svolto un incontro del Ggg
(Gruppo Giudici di Gara) Sicilia della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera). Ha presenziato il fiduciario
regionale del gruppo, Angelo Battaglia, e l’incontro è stato
seguito anche dai neo-giudici provinciali catanesi che ne
hanno approfittato per fare un aggiornamento sulle nuove
normative regolamentari.
Ha fatto gli onori di casa il Sindaco di San Pietro Clarenza, Giuseppe Bandieramonte, presenti giudici nazionali, tra
cui il fiduciario provinciale del Ggg Catania, Agata Fonte, ed
il presidente del Comitato Provinciale della Fidal, Catania,
Davide Bandieramonte, che ha così commentato: “L’ottica
di questo incontro è cercare di migliorare la professionalità
nel nostro nuovo gruppo giudicante ma, soprattutto, aggiornare i più veterani sulle nuove disposizioni dettate dalla
IAAF, ossia l’organo internazionale di atletica leggera”.
Michele Milazzo
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Gazzettino 01-03-2014