E il vino italiano in Nuova Zelanda? Giusy Andreacchio ci racconta
Mi sono così tanto concentrata sui vini neozelandesi che quasi quasi dimenticavo di informare i
nostri lettori su come si muove laggiù il nostro caro vino ‘Made in Italy’. In realtà nei miei due
mesi di permanenza, ho avuto modo di dare un’occhiata in giro per capire come si posiziona il
mercato del vino italiano in quella terra lontana e discusso la questione con dei
distributori…Come varie volte sottolineato, la regione di Marlborough, nell’isola del Sud dove
sono stata per la maggior parte del tempo trascorso lì, produce l’80% della produzione
nazionale di Sauvignon Blanc e questo dato è indicativo di quanto sia difficile trovare vini
prodotti in altre parti del mondo nella piccola cittadina di Blenheim, che è il centro principale
della regione.
La presenza del vino italiano è molto limitata se si considera il fatto che la qualità
rapporto-prezzo dei vini neozelandesi è molto alto. Si trovano ottimi spumanti metodo
tradizionale a circa 9NZ$ che quindi si posizionano ad un livello superiore rispetto ad un
Prosecco italiano il cui prezzo è superiore, entrando in gioco fattori come tasse di importazione
e trasporto. Nelle famose catene di supermercati come New World o Countdown gli scaffali
sono colmi di vini neozelandesi e australiani ma il contributo italiano si limita a qualche Chianti
DOCG sconosciuto, Lambrusco e qualche Brunello di Montalcino DOCG poco noto.
I vini francesi e tedeschi, in particolare Riesling e Gewürztraminer, sono facilmente reperibili
sicuramente perchè questi due vitigni sono ampiamente coltivati. Molto diffusi i Pinot Noir e
Chardonnay della Francia, opposti per caratteristiche a quelli neozelandesi, mentre poco
reperibili i dessert wines francesi. Anche questo si iscrive nella tendenza di quel paese di
produrre ‘late-harvest wines’ con uve locali tipo Sauvignon Blanc, Riesling, Pinot Gris e
Gewürztraminer, sebbene con residui zuccherini inferiori ai vini del Vecchio Mondo.
Al centro della cittadina di Blenheim, si trova l’unica enoteca internazionale dal nome Wino’s
Liquor, dove si possono trovare tutti i vini prodotti nella regione ma di italiano solo 6 vini in
totale: un Pinot Grigio Antinori, un Chianti in fiasco, un Chianti Rufina e unico costoso il
Guidalberto di Tenuta San Guido a 84.99NZ$. Ho avuto modo di intervistare uno dei proprietari,
David, il quale mi ha detto che i vini italiani stanno iniziando ad essere richiesti ma ancora,
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nell’isola del Sud, non c’è grande apertura nei confronti del vino italiano. I clienti locali
preferiscono acquistare vini che conoscono e preferiscono quasi sempre comprare vini
regionali. Il mercato sembra essere molto diverso nell’isola del Nord, ad Auckland in particolare,
molto internazionale e più vicina al mercato UK, che è spesso un canale per importare vini
italiani. ‘Se qualche cliente, sostiene David, decide di assaggiare un vino italiano, è disposto a
spendere intorno a 20NZ$, non di più. Non corrono il rischio con vini troppo costosi,
preferiscono acquistare un Sauvignon prodotto localmente e ben rinomato, a 50NZ$ per
un’occasione speciale.
Purtroppo la conoscenza del vino italiano è quasi nulla: i consumatori conoscono il Prosecco,
che vendiamo abbastanza bene (sebbene ne abbiamo solo uno nel nostro portfolio, sostiene
David) e il Pinot Grigio perché è un’uva che cresce qui a Marlborough ma si ferma qui la loro
conoscenza del vino italiano.’ Alla domanda: Pensa di importare nuovi vini dall’Italia? La
risposta è stata: ‘Non credo, per adesso mi limito a vendere il Chianti che sta andando bene ma
ci vuole tempo per fare in modo che il consumatore si affezioni ad un vino e non posso rischiare
pertanto di importare altro’. Molto vasta la selezione di liquori e superalcolici che si possono
acquistare nel negozio.
Assolutamente diverso il panorama dei vini italiani nell’isola del Nord, e cioè a Wellington dove,
rispetto a Blenheim, si riesce a trovare maggiore varietà di vini nei supermercati ma è Auckland
la città dove si può spaziare nella scelta del vino italiano. Qui infatti sono di base molti
importatori di vino italiano, sia italiani che neozelandesi. Uno di questi è il piccolo wine shop ma
anche distributore, Caro’s Wines, vincitore del premio, Best Wine Store, per ben 9 anni
consecutivi, col quale ho lavorato in passato.
I proprietari, John e Richard Caro, aprirono il wine shop circa 18 anni fa e oggi è rimarchevole la
selezione di vini italiani che mettono a disposizione dei clienti. L’Italia è presente con un
portfolio di tutto rispetto: grandi nomi del Barolo e vari crus, grandi nomi toscani, vini siciliani,
pugliesi, abruzzesi.. Insomma un portfolio di tutto rispetto che riesce a vendersi bene.
Innanzitutto bisogna ricordare che Auckland è una città molto europea, di stampo britannico
dove lo standard di vita è alto rispetto ad altre regioni della Nuova Zelanda e si registra peraltro
un altissimo numero di ex-pats Inglesi. Questo fa si che il mercato del vino italiano sia ricercato’.
John mi ha raccontato la sua storia: si è formato a Londra, dove ha lavorato per Enotria
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Winecellars a Wandsworth e studiato alla WSET circa 20 anni fa. Conosce bene l’Italia dove
lavorò per due vendemmie, in Toscana, e dove ritorna almeno una volta all’anno, spesso
portando con sé un gruppo di clienti affezionati per effettuare wine tours/tastings. Il fratello
Richard cura la parte amministrativa e tre rappresentanti sono impiegati per la vendita presso la
ristorazione.
Il wine shop venne da lui aperto quando decise di ritornare nel suo paese e stabilirvisi, e si
portò dietro con sé la passione per il vino francese e italiano. Nella piccola cantina del negozio
ci sono importanti vini di Bordeaux e Bourgogne, oltre a una svariata selezione di vini spagnoli,
tedeschi e portoghesi, tra i quali i fortificati.
Alla domanda, quale sia il vino più venduto tra quelli italiani, la risposta di John è stata: ‘Il
Barolo, che il consumatore di Auckland conosce bene. Oggi vendiamo circa 30 casse alla
settimana che è un buon numero per la nostra piccola realtà e per questo vogliamo ampliare la
gamma ancora di più. Ci ha aiutato la Francia: visti i prezzi dei Bordeaux, i consumatori si
trovano a scegliere un altro vino a un prezzo accettabile. Pertanto il Barolo, che oscilla tra i
70NZ$ e i 140NZ$ per il più costoso, si è rivelato un ottimo sostituto perché sebbene il dollaro
neozelandese sia forte, comunque anche qui si sentono gli effetti negativi della recessione
economica e i clienti non possono spendere cifre esasperate per una bottiglia di vino.’ John
spera che questa tendenza continui perché il mercato del Barolo sta crescendo a vista d’occhio.
‘In generale, i nostri clienti scelgono vini i cui nomi conoscono (Chianti, Brunello, Barbaresco
ecc..) mentre i vitigni meno conosciuti (Aglianico, Fiano, Falanghina..) fanno ancora fatica a
imporsi. Noi comunque li importiamo perché ci piace avere varietà. Io e mio fratello siamo dei
grandi amanti del vino italiano e siamo sicuri che se educhiamo bene il nostro pubblico
riusciremo ad allargare il mercato’.
John e Richard organizzano molti tastings in house settimanali, proprio per far conoscere ai
loro clienti più abbienti i nuovi vini italiani e cercare così di far aumentare la consapevolezza del
vino italiano nel loro lontano paese. È un atto encomiabile e rischioso allo stesso tempo, se si
considera che la Nuova Zelanda è un forte paese produttore di vino e le difficoltà sono quindi
maggiori, ma è proprio laddove è più difficile creare un mercato del vino italiano che il riuscirci si
trasforma in una grande vittoria.
Giuseppina Andreacchio
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