- Prima lezione -
Fondamenti di
Psicologia
Dott. sa Camilla C. SCALCO
Psicologa Psicoterapeuta
Spec. in Psicotarapia Cognitivo Comportamentale,
Spec. in Disturbi dell'Alimentazione e Obesità
Nel corso di secoli innumerevoli pensatori, teorici,
filosofi e scienziati hanno prodotto altrettante teorie,
studi ed esperimenti per spiegare il fenomeno del
pensiero, del comportamento , dell'intenzionalità
nell'uomo. Il problema non è semplice e per
affrontarlo è necessario definire con precisione
l'oggetto in questione.
Lo studio tout-court dell'anatomia e del
funzionamento cerebrale non sono in grado di
spiegare totalmente il comportamento umano.
Allo stato attuale la scienza di riferimento per
comprendere il comportamento dell'uomo è la
psicologia.
La necessità di validità scientifica ha imposto alle
scienze psicologiche un avvicinamento alle scienze
neurologiche ed alla teoria evoluzionistica.
Lo studio del comportamento umano, e di ciò che
noi definiamo “mente”, non possono prescindere
dalle scienze che studiano la struttura, lo sviluppo e
le funzioni cerebrali, e come queste si siano
modificate nel corso dell'evoluzione allo scopo di
rendere l'individuo in grado di adattarsi all'ambiente
in cui vive.
Cos'è la mente?
L'esperienza, il comportamento, il senso di
identità personale, sono tutte “creazioni” del
cervello.
La psicobiologia è la scienza che indaga come il
cervello e il resto del sistema nervoso generino
tali prodotti.
Psicologia Evoluzionista
- La mente è un fenomeno naturale
(psicologia come scienza della natura)
- La mente è frutto dell’evoluzione
come tutti i fenomeni naturali e
le sue funzioni sono gerarchizzate
- Risponde alle leggi dell’evoluzione
- E’ uno strumento relazionale
lo studio della forma della mente non può prescindere
dallo scopo per cui
si è evoluta, dall’ambiente naturale in cui agisce e e
dalla struttura della
materia che la produce.
a forma della mente è legata all’ambiente in cui opera e
per gli scopi per cui si è evoluta
La mente è una funzione del SN per interagire
con
l’ambiente relazionale dei conspecifici:
Evoluzione delle specie
Aumento complessità del cervello
Aumento della complessità dei rapporti sociali
Evoluzione delle specie
Aumento della complessità del cervello
Aumento nella complessità dei rapporti sociali
IL CERVELLO TRIPARTITO
(Mc. Lean 1973)
Cervello Rettiliano (antico millenni)
Cervello Limbico (mammiferi inferiori)
Cervello Neocorticale (mammiferi superiori)
Cervello rettiliano
Il cervello rettiliano con il cervelletto e il midollo che porta
alla formazione del sistema nervoso nel corpo, ha funzioni
identiche a 200 milioni di anni fa e provvede alla
sopravvivenza dell’organismo attraverso gli
Istinti:
•Predazione
•Esplorazione
•Territorialità
•Sessualità
istinti
Cervello Limbico
Il cervello limbico si sovrappone al cervello rettiliano dei
mammiferi inferiori. Controlla gli impulsi primari come le
sensazioni, le emozioni, il metabolismo, gli istinti sessuali…
Vi si collocano l’ipofisi e l’ipotalamo, l’ippocampo, l’amigdala.
SMI
•Attaccamento
•Accudimento
•Agonismo
•Sessuale
•Cooperazione
Emozione Semplice
Cervello Neocorticale
Propria solo di alcuni mammiferi superiori (uomo, alcune
scimmie e delfini). Permette processi neurali, memoria
avanzata, creatività, logica, linguaggio costruito, …
Affiliazione:
•gruppale
•sociale
•culturale
Emozione Complessa
Linguaggio
Coscienza
LE FUNZIONI LIMBICHE:
I Sistemi Motivazionali Interpersonali
SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI
Sistemi mentali di regole innate che predispongono
l’individuo a organizzare l’esperienza
interpersonale, sono costituiti da:
•emozioni
•attività cognitiva
Producono:
•scopi impliciti
•credenze su se e gli altri
•cicli interpersonali
REGOLANO LE INTERAZIONI SOCIALI DEI
MAMMIFERI
Sono guidati dal mandato biologico evoluzionistico
che regola quali scopi sono fondamentali per la
sopravvivenza la riproduzione dell'individuo e per il
suo adattamento all'ambiente in cui vive.
Ecco come la mente sia il prodotto di :
- Regole Innate (specie specifiche)
- Anatomia Cerebrale
- Ambiente (=Relazioni)
1. SMI DELL'ATTACCAMENTO
Regola la ricerca di vicinanza protettiva ai
conspecifici in condizioni di sofferenza, pericolo,
vulnerabilità.
Scopo biologico/evoluzionistico: sopravvivenza,
nutrimento, cure.
Mezzi: segnali innati specie-specifici (es. pianto del
bambino) corredati di riflessi (es. suzione
prensione, ecc...)
2. SMI DELL'ACCUDIMENTO
Predispone ad accogliere le richieste di vicinanza
protettiva del conspecifico ed organizza le offerte di
conforto, aiuto e protezione.
Scopo: garantire la sopravvivenza del piccolo,
sopravvivenza della progenie.
Mezzi: innata predisposizione a cogliere segnali
specifici, con relativa modificazione dell'attività
cerebrale e del rilascio di neurotrasmettitori (es.
ossitocina...)
3. SMI SESSUALE
Regola la formazione della coppia sessuale
attraverso il corteggiamento ed il coito.
Scopo biologico: riproduzione, trasmissione del
proprio corredo genetico.
Mezzi: segnali innati (es. manifestazioni speciespecifiche tipiche della disponibilità
all'accoppiamento nei mammiferi: canto negli
uccelli, calore nei gatti, ecc...)
4. SMI AGONISTICO
Controlla la competizione per il rango sociale di
dominanza o subordinazione (aggressività rituale)
Scopo biologico: accesso a risorse limitate,
protezione del branco, organizzazione di gerarchie.
Mezzi: segnali rituali di aggressività e dominanza.
5. SMI DELLA COOPERAZIONE SOCIALE
Organizza i comportamenti finalizzati a conseguire
un obiettivo comune.
Scopo biologico: ottenere scopi non raggiungibili da
un singolo individuo.
Mezzi: fronteggiare insieme l'attacco dei predatori,
procurarsi cibo, esplorare congiuntamente nuovi
territori.
Ogni SMI media, in risposta a segnali non-verbali
emessi da un conspecifico, la produzione di
specifici messaggi non-verbali ad alto contenuto
emozionale.
Ogni SMI è attivato da segnali non-verbali di un
conspecifico. Tali segnali sono espressione tipica di
uno specifico SMI.
(recettività a particolari segnali sotto-soglia
difficilmente percepibili dal soggetto, come ad es.
l'attrazione sessuale; potenza del linguaggio non
verbale rispetto a quello verbale, esempi).
Gli SMI di due individui interagenti sono in
intrinseco accoppiamento strutturale.
LE FUNZIONI NEOCORTICALI
L’aumento della complessità delle rappresentazioni
mentali, dei significati richiede un sistema di
integrazione (working memory)
Regolazione delle relazioni…
Regolazione delle emozioni degli SMI…
Comunicazione…
Linguaggio…
Coscienza…
Metacognizione…
Le funzioni neocorticali differenziano l'uomo dagli
altri mammiferi. Sono responsabili delle funzioni più
fini e complesse che costituiscono ciò che
possiamo definire la mente umana, o la coscienza,
ovvero l'insieme di:
Memoria storica,
Attribuzione di significato,
Aspettative, credenze su di se e sugli altri;
Teoria della mente,
Sentimenti
Senso di continuità e identita,
Ecc...
LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO
(JOHN BOWLBY, 1907- 1990)
È una teoria basata sul concetti si SMI, quindi
presuppone una concezione relazionale ed
interattiva dello sviluppo psicologico individuale.
Gli SMI dell'attaccamento e dell'accudimento sono
complementari e fanno della diade bambino-madre
(o padre o caregiver) un sistema vero e proprio
(diade relazionale). Tale vincolo ha come scopo il
mantenimento
della
sicurezza
poiché
la
sopravvivenza del piccolo di specie umana è
strettamente legata alla possibilità di prossimità con
una figura adulta che offra protezione e nutrimento
(sopravvivenza fisica).
Il piccolo ha la consapevolezza di poter superare le
difficoltà, e di suscitare un emozione-risposta nel
caregiver.
E' in relazione all'adeguatezza che tali persone
dimostrano di rivestire rispetto ai compiti di
accudimento, protezione e conforto, che vengono
gettate le basi dell'organizzazione cognitiva e
comportamentale dell'individuo. Si misura in termini
di sicurezza acquisita il grado di adattamento e di
integrazione affettiva ed interpersonale che
l'individuo mostra in età adulta, in relazione al tipo di
esperienza vissuta all'interno delle relazioni
primarie.
ATTACCAMENTO SICURO (B)
Un caregiver capace di comprender le esigenze del
suo bambino e di provvedere con risposte adeguate
suscita nel piccolo una sensazione di benessere.
Questa emerge da esperienze prevedibili e ripetitive
di interazione positiva e crea ciò che Bowlby
chiama Base Sicura, e che permette al bambino di
crescere e di affrontare il mondo in modo ottimale il
mondo.
Sintonizzazione affettiva
(comprensione e risposta ai segnali)
Equilibrio
(generato dalla sintonizzazione, permette la
regolazione degli stati fisiologici)
Coerenza
(senso di integrazione interna e relazionale che si
sviluppa a partire dall'equilibrio)
Esempio interazione
Il bambino ha fame, inizia a piangere, il padre lo sente, posa
il giornale e si avvicina per comprendere le cause del
disagio. Lo prende in braccio con tenerezza, lo guarda negli
occhi e chiede “ cosa c'è che non va, bimbo mio?vuoi
giocare? O forse hai fame?”. Lo porta con se in cucina,
mentre prepara il latte gli parla e gli dice che la pappa è
quasi pronta, poi si siede e gli da il latte tenendolo in braccio.
Il bambino guarda il viso del padre, soddisfatto per il latte e
per il calore dell'interazione. Si sente bene. Da questa e da
altre esperienze simili e ripetute il bimbo impara che ciò che
sente internamente (disagio), può essere compreso e
rispettato dal padre, che è capace di fornirle risposte
adeguate. Si sente sentito e sente che i suoi tentativi di
interagire col mondo possono avere successo.
“ Se comunico qualcosa, il mondo è in grado di provvedere
alla soddisfazione dei miei bisogni”.
I MODELLI OPERATIVI INTERNI
Esperienze consecutive e ripetute di interazioni con
esito positivo fanno si che il bambino costruisca delle
aspettative rispetto al caregiver e le generalizzi al
mondo esterno.
Oltre un periodo di tempo preciso (circa 8/12 mesi di
età) queste aspettative si stabilizzano dando origine ai
cosidetti
MODELLI OPERATIVI INTERNI (Bowlby)
I MOI guideranno il comportamento del bambino
nelle relazioni, nonché il suo sviluppo cerebrale,
cognitivo ed emotivo, costruendo delle teorie su di
sé, sugli altri e sul mondo stabili e durature.
ATTACCAMENTO INSICURO
Se sintonia, equilibrio e coerenza non vengono
raggiunti con regolarità, ripetitività e stabilità ne
derivano forme di attaccamento insicuro.
A causa delle caratteristiche naturali dell'essere
umano, il bambino deve sviluppare comunque un
approccio organizzato alla relazione con il genitore
e fa quindi del suo meglio per adattarsi all'ambiente
che lo circonda (mandato biologico/istinto di
sopravvivenza che agisce in modo innato allo
scopo di adattività).
Questa tendenza relazionale si cristallizza (MOI) e
viene applicata anche nei rapporti con altre persone
esterne alla famiglia.
STILI DI ATTACCAMENTO/ACCUDIMENTO
L'uso di primordiali meccanismi di adattamento in
nuove situazioni, nelle relazioni, con insegnanti e
più tardi amici e partner sentimentali, crea
esperienze simili a quelle dei nostri primi anni di vita
e rinforza questi stessi pattern di adattamento.
Possiamo quindi arrivare a essere profondamente
convinti che il mondo sia, dal punto di vista emotivo,
un luogo:
- sterile e vuoto
oppure
- inaffidabile e fonte di continua incertezza
ATTACCAMENTO (INSICURO) EVITANTE (A)
Il genitore manifesta atteggiamenti di aperto rifiuto
verso il figlio, oppure è ripetutamente non
disponibile. Le comunicazioni sono fredde e
distanti. Poiché le richieste di accudimento e cure
trovano stabilmente una risposta negativa,
distanziante o un rifiuto, il bambino si adatta alla
situazione imparando (contro la predisposizione
innata) a:
- inibire il più possibile l 'attivazione del sistema
di attaccamento,
- evitare il coinvolgimento emozionale con il
genitore.
IL BAMBINO EVITANTE (A)
Il bambino tollera male la frustrazione ripetuta dei
suoi bisogni ed il rifiuto, così evita di esporsi per
quanto possibile a tali interazioni negative che
producono malessere. Impara prestissimo a fare da
se, a non disturbare, a cavarsela da solo
(comportamenti che in genere vengono apprezzati
e rinforzati dall'adulto) e può anche imparare che il
modo per stabilire vicinanza col caregiver è quello
di fornirgli cure
a sua volta (inversione
dell'attaccamento).
IL GENITORE DISTANZIANTE (A)
In questi casi i genitori sono a loro volta cresciuti
in ambienti e famiglie caratterizzati da povertà
affettiva e non hanno compreso né il senso di
quelle difficili esperienze emozionali, né i processi
mediante i quali hanno dovuto adattarsi a relazioni
che non soddisfacevano le loro esigenze di
attaccamento.
ATT. (INSICURO) AMBIVALENTE (C)
I bambini percepiscono le comunicazioni del
genitore come incoerenti e intrusive. Il genitore è
disponibile in modo incostante ed incoerente, è del
tutto imprevedibile, il bambino non può quindi fare
affidamento su di lui per il suo bisogno di
sintonizzazione affettiva. Sviluppa un senso di ansia
e incertezza perché non sanno cosa aspettarsi dalle
interazioni col genitore.
Questa ambivalenza nel rapporto col genitore da
origine a un senso di insicurezza che per il bambino
si estende alle relazioni col resto del mondo.
IL BAMBINO ANSIOSO/RESISTENTE ©
Impara presto che ad una sua richiesta di accudimento
il genitore potrà rispondere ora in modo ansioso, ora in
modo inappropriato (es. offrendo cibo invece di
coccole). La sintonizzazione fallisce, perciò il bambino
impara segnali alternativi per comunicare il suo
malessere. Una strategia efficace in queste relazioni è
quella di manifestare disagi e malattie fisiche, che in
genere attirano l'attenzione del genitore. Presto il
bambino associa ai bisogni emotivi uno stato di
debolezza fisica, imparando a sentire il proprio
malessere emotivo a livello somatico, e non diventando
in grado di riconoscere e descrivere i propri stati
emotivi. In casi estremi si tratta di bambini coercitivi (es.
mal di pancia per non andare all'asilo, ecc...)
IL GENITORE AMBIVALENTE ©
Si tratta di un genitore molto ansioso e con
sentimenti di non essere adeguato a comprendere il
linguaggio di un neonato. In genere sono madri (o
padri) solleciti e attenti ai bisogni ed alle cure fisiche
(pulizia, medicinali, fame, ecc..), ma poco capaci a
riconoscere e fornire a loro volta conforto affettivo.
Spesso rispondono con interventi sul corpo a
richieste di vicinanza emotiva, risultando con le loro
ansiogene cure intrusivi. Un classico esempio di
comportamento ambivalente è quello della madre
che, dopo aver lasciato il figlio dai nonni, al
momento del ricongiungimento chiede “Ha
mangiato? Ha dormito?” piuttosto che “Come è
stato? Ha pianto?”.
ATTACCAMENTO (INSICURO) DISORGANIZZATO
(D)
Si ha quando il bisogno di accudimento non viene
soddisfatto ed il genitore induce disorientamento o
terrore. I bambini con attaccamento D hanno
ripetute esperienze di comunicazione in cui i
comportamenti del genitore risultano eccessivi,
caotici e fonte di paura.
Il bambino cerca vicinanza e conforto nei momenti
di disagio, ma trova nella figura di attaccamento
allarme e confusione.
La figura di conforto diventa in quel momento la
fonte del terrore da cui il bambino sta cercando di
scappare.
Questa condizione prende il nome di “paura senza
IL BAMBINO SPAVENTATO (D)
In situazioni di questo tipo il bambino rimane come
paralizzato, ha davanti a se un dilemma che non
può risolvere, non riesce a trovare una spiegazione,
né sviluppare processi organizzati di adattamento.
Fallendo l'istinto biologico dell'adattamento, per il
sistema di attaccamento l'unica risposta possibile è
diventare disorganizzato e caotico.
Nella pratica il bambino congela le proprie emozioni
(freezing) che diventano intollerabili, e si dissocia
dallo stato contingente (mimica facciale, postura del
corpo).
La ripetitività di queste esperienze determina una
frammentazione del senso di se.
Effetti fisiologici, cognitivi ed emotivo-affettivi:
L'abuso da parte dei genitori provoca alterazioni a
carico di aree cerebrali coinvolte nei processi di
integrazione neurale. La compromissione di tali
processi costituisce uno dei meccanismi che
portano alle difficoltà in termini di regolazione delle
emozioni, di capacità sociali e rendimento
scolastico, nonché alla tendenza violenza
interpersonale
e
alla
predisposizione
alla
dissociazione (frammentazione delle funzioni
cerebrali normalmente integrate).
IL GENITORE “SPAVENTATO/SPAVENTANTE” D
Genitori con traumi non risolti, con esperienze di
abuso subito, o lutti non risolti (o ancora: abuso e
dipendenza da alcol e sostanze psicoattive,
psicopatologia o condizioni di vita caratterizzate da
povertà affettiva e violenza) possono manifestare
comportamenti che spaventano i propri figli, quando
non apertamente aggressivi. Spesso si tratta di
genitori abusanti.
Un esempio pratico:
LA STRANGE SITUATION
(M. Ainswort, 1969)
Stile di attaccamento
SICURO B
Organizzazione cognitiva
In età adulta
Stile di attaccamento
EVITANTE A
ANSIOSO AMBIVALENTE
C
DISORGANIZZATO D
Psicopatologia in età
adulta
Possibili patologie in
età adulta
I NEURONI SPECCHIO
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Fondamenti di psicologia 1 - Dott.ssa Camilla Cristina Scalco