- Prima lezione - Fondamenti di Neuropsicologia Dott. sa Camilla C. SCALCO Psicologa Psicoterapeuta Spec. in Psicotarapia Cognitivo Comportamentale, Spec. in Disturbi dell'Alimentazione e Obesità Il cervello umano è di gran lunga la struttura più complessa dell'universo conosciuto. Questo ha permesso all'homo sapiens di dominare la terre, di cambiare il corso dell'evoluzione con l'ingegneria genetica, di camminare sulla luna, di creare arte e musica di rara bellezza. I limiti della mente umana sono tuttavia sconosciuti. Il cervello umano è costituito da più di 100 miliardi di cellule singole chiamate neuroni. Un neurone è costituito da un corpo cellulare, che contiene il nucleo e da un certo numero di fibre che generano da esso . La funzione del neurone è quella di trasmettere le informazioni ad altre cellule tramite una sola fibra, l'assone. Tutte le altre diramazioni, dette dendriti, ricevono le informazioni da altri neuroni. Gli assoni possono essere lunghi anche più di un metro. L'assone termina con delle piccole diramazioni, dette sinapsi, che rappresentano il punto di connessione tra due cellule nervose. La terminazione sinaptica è il sito in cui l'informazione viene trasmessa. Il numero delle possibili connessioni sinaptiche fra i neuroni di un singolo cervello umano è superiore al numero di particelle atomiche che costituiscono l'Universo conosciuto. Le più importanti vie di comunicazione sinaptica che si sviluppano nel sistema nervoso sono sotto il controllo genetico e si formano prima della nascita. Alcune connessioni si modificano nel corso della vita. Esse vengono modificate e adattate dall'esperienza e si ritiene che possano rappresentare la struttura di base della memoria. Il sistema nervoso si divide in : SN Periferico: - nervi somatici (motilità muscolatura scheletrica) - nervi autonomici (risposte emotive-SN Simpatico, organi interni SN Parasimpatico) - nervi cranici (origine encefalo I-XII) SN Centrale: - midollo spinale (riflessi spinali e attività sovraspinali) - encefalo L'encefalo è suddiviso secondo la teoria di Mac Lean (1973) in tre aree con età evoluzionistica diversa IL CERVELLO TRIPARTITO (Mc. Lean 1973) Cervello Rettiliano (antico millenni) Cervello Limbico (mammiferi inferiori) Cervello Neocorticale (mammiferi superiori) Cervello rettiliano Il cervello rettiliano con il cervelletto e il midollo che porta alla formazione del sistema nervoso nel corpo, ha funzioni identiche a 200 milioni di anni fa e provvede alla sopravvivenza dell’organismo attraverso gli Istinti: •Predazione •Esplorazione •Territorialità •Sessualità istinti Cervello Limbico Il cervello limbico si sovrappone al cervello rettiliano dei mammiferi inferiori. Controlla gli impulsi primari come le sensazioni, le emozioni, il metabolismo, gli istinti sessuali… Vi si collocano l’ipofisi e l’ipotalamo, l’ippocampo, l’amigdala. SMI •Attaccamento •Accudimento •Agonismo •Sessuale •Cooperazione Emozione Semplice Cervello Neocorticale Propria solo di alcuni mammiferi superiori (uomo, alcune scimmie e delfini). Permette processi neurali, memoria avanzata, creatività, logica, linguaggio costruito, … Affiliazione: •gruppale •sociale •culturale Emozione Complessa Linguaggio Coscienza LE FUNZIONI LIMBICHE: I Sistemi Motivazionali Interpersonali SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI Sistemi mentali di regole innate che predispongono l’individuo a organizzare l’esperienza interpersonale, sono costituiti da: •emozioni •attività cognitiva Producono: •scopi impliciti •credenze su se e gli altri •cicli interpersonali REGOLANO LE INTERAZIONI SOCIALI DEI MAMMIFERI Sono guidati dal mandato biologico evoluzionistico che regola quali scopi sono fondamentali per la sopravvivenza la riproduzione dell'individuo e per il suo adattamento all'ambiente in cui vive. Ecco come la mente sia il prodotto di : - Regole Innate (specie specifiche) - Anatomia Cerebrale - Ambiente (=Relazioni) 1. SMI DELL'ATTACCAMENTO Regola la ricerca di vicinanza protettiva ai conspecifici in condizioni di sofferenza, pericolo, vulnerabilità. Scopo biologico/evoluzionistico: sopravvivenza, nutrimento, cure. Mezzi: segnali innati specie-specifici (es. pianto del bambino) corredati di riflessi (es. suzione prensione, ecc...) 2. SMI DELL'ACCUDIMENTO Predispone ad accogliere le richieste di vicinanza protettiva del conspecifico ed organizza le offerte di conforto, aiuto e protezione. Scopo: garantire la sopravvivenza del piccolo, sopravvivenza della progenie. Mezzi: innata predisposizione a cogliere segnali specifici, con relativa modificazione dell'attività cerebrale e del rilascio di neurotrasmettitori (es. ossitocina...) 3. SMI SESSUALE Regola la formazione della coppia sessuale attraverso il corteggiamento ed il coito. Scopo biologico: riproduzione, trasmissione del proprio corredo genetico. Mezzi: segnali innati (es. manifestazioni speciespecifiche tipiche della disponibilità all'accoppiamento nei mammiferi: canto negli uccelli, calore nei gatti, ecc...) 4. SMI AGONISTICO Controlla la competizione per il rango sociale di dominanza o subordinazione (aggressività rituale) Scopo biologico: accesso a risorse limitate, protezione del branco, organizzazione di gerarchie. Mezzi: segnali rituali di aggressività e dominanza. 5. SMI DELLA COOPERAZIONE SOCIALE Organizza i comportamenti finalizzati a conseguire un obiettivo comune. Scopo biologico: ottenere scopi non raggiungibili da un singolo individuo. Mezzi: fronteggiare insieme l'attacco dei predatori, procurarsi cibo, esplorare congiuntamente nuovi territori. Ogni SMI media, in risposta a segnali non-verbali emessi da un conspecifico, la produzione di specifici messaggi non-verbali ad alto contenuto emozionale. Ogni SMI è attivato da segnali non-verbali di un conspecifico. Tali segnali sono espressione tipica di uno specifico SMI. (recettività a particolari segnali sotto-soglia difficilmente percepibili dal soggetto, come ad es. l'attrazione sessuale; potenza del linguaggio non verbale rispetto a quello verbale, esempi). Gli SMI di due individui interagenti sono in intrinseco accoppiamento strutturale. LE FUNZIONI NEOCORTICALI L’aumento della complessità delle rappresentazioni mentali, dei significati richiede un sistema di integrazione (working memory) Regolazione delle relazioni… Regolazione delle emozioni degli SMI… Comunicazione… Linguaggio… Coscienza… Metacognizione… Le funzioni neocorticali differenziano l'uomo dagli altri mammiferi. Sono responsabili delle funzioni più fini e complesse che costituiscono ciò che possiamo definire la mente umana, o la coscienza, ovvero l'insieme di: Memoria storica, Attribuzione di significato, Aspettative, credenze su di se e sugli altri; Teoria della mente, Sentimenti Senso di continuità e identita, Ecc... la forma della mente è legata all’ambiente in cui opera e per gli scopi per cui si è evoluta La mente è una funzione del SN per interagire con l’ambiente relazionale dei conspecifici: - Evoluzione delle specie - Aumento complessità del cervello - Aumento della complessità dei rapporti sociali Aumento nella complessità dei rapporti sociali L'adattamento all'ambiente in cui vive è una funzione essenziale per la sopravvivenza della specie. L'ambiente socio-culturale di riferimento gioca nell'essere umano un ruolo chiave nell'influenzamento delle scelte, dei valori e dei modelli di esempio. Con l'evolversi della società, cambiano anche i nostri giudizi ed il nostro sistema di credenze (tra cui gusti, status symbol, ecc...) Anni '50 Anni '60 Anni '80 Anni '90 '2000 Emozioni al femminile La chirurgia estetica I disturbi del comportamento alimentare I disturbi da uso di sostanze - neur. specchio - smi e “amore”come es. della complessità delle differenze individuali - le organizzaz di pers. come differenti modi di vedere le cose il mondo e di credere... LA TEORIA DELL'ATTACCAMENTO (JOHN BOWLBY, 1907- 1990) È una teoria basata sul concetti si SMI, quindi presuppone una concezione relazionale ed interattiva dello sviluppo psicologico individuale. Gli SMI dell'attaccamento e dell'accudimento sono complementari e fanno della diade bambino-madre (o padre o caregiver) un sistema vero e proprio (diade relazionale). Tale vincolo ha come scopo il mantenimento della sicurezza poiché la sopravvivenza del piccolo di specie umana è strettamente legata alla possibilità di prossimità con una figura adulta che offra protezione e nutrimento (sopravvivenza fisica). Il piccolo ha la consapevolezza di poter superare le difficoltà, e di suscitare un emozione-risposta nel caregiver. E' in relazione all'adeguatezza che tali persone dimostrano di rivestire rispetto ai compiti di accudimento, protezione e conforto, che vengono gettate le basi dell'organizzazione cognitiva e comportamentale dell'individuo. Si misura in termini di sicurezza acquisita il grado di adattamento e di integrazione affettiva ed interpersonale che l'individuo mostra in età adulta, in relazione al tipo di esperienza vissuta all'interno delle relazioni primarie. ATTACCAMENTO SICURO (B) Un caregiver capace di comprender le esigenze del suo bambino e di provvedere con risposte adeguate suscita nel piccolo una sensazione di benessere. Questa emerge da esperienze prevedibili e ripetitive di interazione positiva e crea ciò che Bowlby chiama Base Sicura, e che permette al bambino di crescere e di affrontare il mondo in modo ottimale il mondo. Sintonizzazione affettiva (comprensione e risposta ai segnali) Equilibrio (generato dalla sintonizzazione, permette la regolazione degli stati fisiologici) Coerenza (senso di integrazione interna e relazionale che si sviluppa a partire dall'equilibrio) Esempio interazione Il bambino ha fame, inizia a piangere, il padre lo sente, posa il giornale e si avvicina per comprendere le cause del disagio. Lo prende in braccio con tenerezza, lo guarda negli occhi e chiede “ cosa c'è che non va, bimbo mio?vuoi giocare? O forse hai fame?”. Lo porta con se in cucina, mentre prepara il latte gli parla e gli dice che la pappa è quasi pronta, poi si siede e gli da il latte tenendolo in braccio. Il bambino guarda il viso del padre, soddisfatto per il latte e per il calore dell'interazione. Si sente bene. Da questa e da altre esperienze simili e ripetute il bimbo impara che ciò che sente internamente (disagio), può essere compreso e rispettato dal padre, che è capace di fornirle risposte adeguate. Si sente sentito e sente che i suoi tentativi di interagire col mondo possono avere successo. “ Se comunico qualcosa, il mondo è in grado di provvedere alla soddisfazione dei miei bisogni”. I MODELLI OPERATIVI INTERNI Esperienze consecutive e ripetute di interazioni con esito positivo fanno si che il bambino costruisca delle aspettative rispetto al caregiver e le generalizzi al mondo esterno. Oltre un periodo di tempo preciso (circa 8/12 mesi di età) queste aspettative si stabilizzano dando origine ai cosidetti MODELLI OPERATIVI INTERNI (Bowlby) I MOI guideranno il comportamento del bambino nelle relazioni, nonché il suo sviluppo cerebrale, cognitivo ed emotivo, costruendo delle teorie su di sé, sugli altri e sul mondo stabili e durature. ATTACCAMENTO INSICURO Se sintonia, equilibrio e coerenza non vengono raggiunti con regolarità, ripetitività e stabilità ne derivano forme di attaccamento insicuro. A causa delle caratteristiche naturali dell'essere umano, il bambino deve sviluppare comunque un approccio organizzato alla relazione con il genitore e fa quindi del suo meglio per adattarsi all'ambiente che lo circonda (mandato biologico/istinto di sopravvivenza che agisce in modo innato allo scopo di adattività). Questa tendenza relazionale si cristallizza (MOI) e viene applicata anche nei rapporti con altre persone esterne alla famiglia. STABILITA' E TRANGENERAZIONALITA' DEGLI STILI DI ATTACCAMENTO/ACCUDIMENTO L'uso di primordiali meccanismi di adattamento in nuove situazioni, nelle relazioni, con insegnanti e più tardi amici e partner sentimentali, crea esperienze simili a quelle dei nostri primi anni di vita e rinforza questi stessi pattern di adattamento. Possiamo quindi arrivare a essere profondamente convinti che il mondo sia, dal punto di vista emotivo, un luogo: - sterile e vuoto oppure - inaffidabile e fonte di continua incertezza ATTACCAMENTO (INSICURO) EVITANTE (A) Il genitore manifesta atteggiamenti di aperto rifiuto verso il figlio, oppure è ripetutamente non disponibile. Le comunicazioni sono fredde e distanti. Poiché le richieste di accudimento e cure trovano stabilmente una risposta negativa, distanziante o un rifiuto, il bambino si adatta alla situazione imparando (contro la predisposizione innata) a: - inibire il più possibile l 'attivazione del sistema di attaccamento, - evitare il coinvolgimento emozionale con il genitore. IL BAMBINO EVITANTE (A) Il bambino tollera male la frustrazione ripetuta dei suoi bisogni ed il rifiuto, così evita di esporsi per quanto possibile a tali interazioni negative che producono malessere. Impara prestissimo a fare da se, a non disturbare, a cavarsela da solo (comportamenti che in genere vengono apprezzati e rinforzati dall'adulto) e può anche imparare che il modo per stabilire vicinanza col caregiver è quello di fornirgli cure a sua volta (inversione dell'attaccamento). IL GENITORE DISTANZIANTE (A) In questi casi i genitori sono a loro volta cresciuti in ambienti e famiglie caratterizzati da povertà affettiva e non hanno compreso né il senso di quelle difficili esperienze emozionali, né i processi mediante i quali hanno dovuto adattarsi a relazioni che non soddisfacevano le loro esigenze di attaccamento. ATT. (INSICURO) AMBIVALENTE (C) I bambini percepiscono le comunicazioni del genitore come incoerenti e intrusive. Il genitore è disponibile in modo incostante ed incoerente, è del tutto imprevedibile, il bambino non può quindi fare affidamento su di lui per il suo bisogno di sintonizzazione affettiva. Sviluppa un senso di ansia e incertezza perché non sanno cosa aspettarsi dalle interazioni col genitore. Questa ambivalenza nel rapporto col genitore da origine a un senso di insicurezza che per il bambino si estende alle relazioni col resto del mondo. IL BAMBINO ANSIOSO/RESISTENTE © Impara presto che ad una sua richiesta di accudimento il genitore potrà rispondere ora in modo ansioso, ora in modo inappropriato (es. offrendo cibo invece di coccole). La sintonizzazione fallisce, perciò il bambino impara segnali alternativi per comunicare il suo malessere. Una strategia efficace in queste relazioni è quella di manifestare disagi e malattie fisiche, che in genere attirano l'attenzione del genitore. Presto il bambino associa ai bisogni emotivi uno stato di debolezza fisica, imparando a sentire il proprio malessere emotivo a livello somatico, e non diventando in grado di riconoscere e descrivere i propri stati emotivi. In casi estremi si tratta di bambini coercitivi (es. mal di pancia per non andare all'asilo, ecc...) IL GENITORE AMBIVALENTE © Si tratta di un genitore molto ansioso e con sentimenti di non essere adeguato a comprendere il linguaggio di un neonato. In genere sono madri (o padri) solleciti e attenti ai bisogni ed alle cure fisiche (pulizia, medicinali, fame, ecc..), ma poco capaci a riconoscere e fornire a loro volta conforto affettivo. Spesso rispondono con interventi sul corpo a richieste di vicinanza emotiva, risultando con le loro ansiogene cure intrusivi. Un classico esempio di comportamento ambivalente è quello della madre che, dopo aver lasciato il figlio dai nonni, al momento del ricongiungimento chiede “Ha mangiato? Ha dormito?” piuttosto che “Come è stato? Ha pianto?”. ATTACCAMENTO (INSICURO) DISORGANIZZATO (D) Si ha quando il bisogno di accudimento non viene soddisfatto ed il genitore induce disorientamento o terrore. I bambini con attaccamento D hanno ripetute esperienze di comunicazione in cui i comportamenti del genitore risultano eccessivi, caotici e fonte di paura. Il bambino cerca vicinanza e conforto nei momenti di disagio, ma trova nella figura di attaccamento allarme e confusione. La figura di conforto diventa in quel momento la fonte del terrore da cui il bambino sta cercando di scappare. Questa condizione prende il nome di “paura senza IL BAMBINO SPAVENTATO (D) In situazioni di questo tipo il bambino rimane come paralizzato, ha davanti a se un dilemma che non può risolvere, non riesce a trovare una spiegazione, né sviluppare processi organizzati di adattamento. Fallendo l'istinto biologico dell'adattamento, per il sistema di attaccamento l'unica risposta possibile è diventare disorganizzato e caotico. Nella pratica il bambino congela le proprie emozioni (freezing) che diventano intollerabili, e si dissocia dallo stato contingente (mimica facciale, postura del corpo). La ripetitività di queste esperienze determina una frammentazione del senso di se. Effetti fisiologici, cognitivi ed emotivo-affettivi: L'abuso da parte dei genitori provoca alterazioni a carico di aree cerebrali coinvolte nei processi di integrazione neurale. La compromissione di tali processi costituisce uno dei meccanismi che portano alle difficoltà in termini di regolazione delle emozioni, di capacità sociali e rendimento scolastico, nonché alla tendenza violenza interpersonale e alla predisposizione alla dissociazione (frammentazione delle funzioni cerebrali normalmente integrate). IL GENITORE “SPAVENTATO/SPAVENTANTE” D Genitori con traumi non risolti, con esperienze di abuso subito, o lutti non risolti (o ancora: abuso e dipendenza da alcol e sostanze psicoattive, psicopatologia o condizioni di vita caratterizzate da povertà affettiva e violenza) possono manifestare comportamenti che spaventano i propri figli, quando non apertamente aggressivi. Spesso si tratta di genitori abusanti. Un esempio pratico: LA STRANGE SITUATION (M. Ainswort, 1969) Stile di attaccamento SICURO B Organizzazione cognitiva In età adulta Stile di attaccamento EVITANTE A ANSIOSO AMBIVALENTE C DISORGANIZZATO D Psicopatologia in età adulta Possibili patologie in età adulta I NEURONI SPECCHIO