n. 3 Maggio 2015 ISTITUTO SCOLASTICO PARITARIO SUORE SACRAMENTINE Via S. Antonino, 8 - 24122 BERGAMO - Tel. 035.270.027 - Fax 035.224.965 [email protected] [email protected] www.scuolesacramentinebergamo.it La redazione di “Segnali di Fumo” ringrazia tutti i ‘Reporter’ che hanno collaborato alla realizzazione del Giornalino Scolastico con i loro numerosi articoli e i fantasiosi e divertenti racconti di avventura e augura a tutti voi…. ______________________________________________________________________________ Buon La redazione di Segnali di Fumo Docente: Santagata Maria Vittoria e la collaborazione dei Docenti delle varie classi della Scuola Secondaria di primo grado. Reporter: studenti della Scuola di primo grado. 2 dadi; non c'è garanzia che vinceremo o che perderemo, ma non si saprà finché non si tenta. Quindi accettando rischi nella vita vuol dire vivere la vita al massimo. Celine Polepole 3^A La vita IL VALORE DELLE COSE Vivere la vita non è una cosa facile, ma non bisogna aver paura di avere sogni che sembrano lontani a inverosimili, non bisogna aver paura di prendere una decisione, di commettere errori e di essere tutto ciò che si può essere. Alcune persone si auto-convincono di non poter fare nulla per il loro futuro e passano la maggior parte del tempo a soffermarsi sul passato. Spesso permettiamo alla gente di influenzare la nostra vita anche se non vogliamo ammetterlo. Ci sono persone negative che vedono solo aspetti brutti della vita, quasi come essere all’interno di un tunnel senza uscita. Vivere assieme a persone pessimiste può , talvolta, portarci alla rovina: ciò accade quando cominciamo a essere d'accordo con loro e a perdere la nostra passione per le cose in cui abbiamo sempre creduto nella nostra vita. Le persone negative uccidono i sogni, sono quelle che ti dicono che il sogno che possiedi è una perdita di tempo, sono quelle che sono sempre a criticarci e a frenarci, quelle che ridono di noi, dicendoci che non ce la faremo mai! Queste persone trovano sempre qualcosa di sbagliato nella vita, in modo che non fanno nulla per renderla migliore. Inoltre la vita si basa su valori religiosi e familiari che aiutano a costruire il carattere e la personalità di una persona e la aiuta a determinare ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. I valori morali possono dare senso e scopo alla nostra vita. Nella nostra vita, la morale è qualcosa che si sviluppa sin dalla nascita. Essere genitore non è un “lavoro” molto facile perché si deve saper trasmettere al proprio figlio un buon esempio: molte delle nostre decisioni sono state influenzate dai genitori man mano si cresce. Per questo i genitori e la famiglia in generale, hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita. Ho appena iniziato a imparare il significato della vita a identificare i miei desideri e bisogni, i miei obiettivi e sogni. Credo che ognuno di noi sia stato messo sulla terra per un motivo. Se viviamo la nostra vita nella paura non riusciremo a raggiungere il nostro scopo. Ognuno deve correre rischi e affrontare paure per avere una vita piena di divertimenti e avventure. Prendendo un rischio ci offriamo una possibilità, ci giochiamo le nostre carte, tiriamo i nostri Mi è capitato di riflettere su una domanda in particolare che, a parer mio, molte persone si pongono prima o poi nella vita: “Il valore di ciò che si perde si apprezza maggiormente in seguito?”. Io non penso che perdendo qualcosa il valore di ciò che si possiede, sia per breve tempo che per sempre, venga apprezzato in maggior misura. Infatti, io penso che comunque smarrendo qualcosa di valore cerchiamo in tutti i modi di ritrovarlo, perché ci manca. D’altra parte, è altrettanto vero che si pensi di più ad essa, ma ciò non vuol dire che si appezzi in maggior misura. Lo stesso avviene con le persone care. Pensiamo ad esse, ai momenti che si sono passati insieme e a com’è la vita senza di loro, ma non si apprezzano di più, ci si pensa solo di più. Questa è secondo me una piccola sfumatura che mi preme in modo particolare. A me è capitato di perdere qualcuno, per esempio, mia nonna poco tempo fa. A me manca molto, e non c’è giorno in cui non la pensi. Mi vengono in mente tutte le passeggiate nei campi di casa sua: mi insegnava a distinguere i fiori e mi ha aiutato a crescere insegnandomi a “trovare” la bellezza della vita nella natura. Io apprezzavo molto mia nonna, ma la apprezzo anche adesso nello stesso modo, perché so ancora che lei è accanto a me e che non l’ho mai persa. Io penso, quindi, che le cose di valore non si gradiscano di più quando si perdono, ma si apprezzano sempre allo stesso modo. Io so comunque che le persone che si perdono sono felici, perché hanno una casa lassù e che hanno uno spazio di infinito solo per loro, nel nostro petto, nel nostro cuore. Cesare Pesenti 3^B Un luogo per riflettere Un luogo che mi permette di riflettere nei momenti di più estrema debolezza e di scoprire aspetti della vita a mio parere importanti, che mi hanno portato a comprendere la bellezza 3 come occasione di arricchimento dell’animo, è quello che io definisco “Il mio posto ideale”. Non distante da casa mia, è un luogo che conosco solo io, molto bello in mezzo ad uno degli sterminati parchi di Levate, il paese in cui abito. Questo posto, essendo in mezzo alla natura, è circondato dal verde più incontaminato ed da altissimi alberi che sembrano, dal basso, tocchino il celo. Mi reco in questo posto ogni volta che sono triste o che ho litigato con qualcuno, soprattutto con la mia famiglia. Mi reco lì perché alcune volte ho bisogno di riflettere in un luogo appartato, senza che nessuno mi disturbi, per capire ad esempio, ciò che sbaglio quando mi capita di litigare o anche per capirne la causa oppure mi serve solo per rilassarmi o rasserenarmi, così da ritrovare un equilibrio mentale. Questo luogo rappresenta per me una fonte di svago e di riflessione nella quale rifugiarmi nei momenti di crisi, per riprendermi e migliorarmi. Ho scoperto questo posto per caso, in un pomeriggio d’estate nel quale, come al solito stavo facendo una passeggiata nel parco. Quel giorno, avevo deciso di proseguire inoltrandomi nel centro di esso, in quanto prima ne ero sempre rimasto all’entrata, vicino alle altalene. Camminando e riflettendo, ero inciampato in un sasso, piantato nel terreno, così caddi dentro ad un grande cespuglio; dopo un primo smarrimento, in esso ritrovai un luogo armonioso e sereno e cominciai a provare una serie di emozioni quali serenità, tranquillità, libera riflessione e felicità, tutte emozioni che solo quel luogo sapeva darmi, così che divenne il mio luogo ideale. Da allora mi reco sempre lì da solo, in quanto non ci ho mai portato nessuno, nemmeno mia madre che è la persona più importante per me in questo mondo. Posso vivamente affermare che possedere un posto nel quale riflettere e potersi rilassare serve, in quanto io, prima di scoprire il mio, mi sfogavo sempre con mia mamma, la quale si innervosiva a sua volta, mi sgridava e mi dava castighi. Ora però questo luogo mi dà conforto, sicurezza e libera riflessione. Posso perciò dire che questo ambiente mi ha cambiato la vita in positivo, naturalmente. Io amo “Il mio posto ideale”e non lo cambierei mai, perché credo che proprio Dio abbia voluto farmelo trovare in quel pomeriggio di estate, in quanto aveva capito che ne avevo bisogno. Avendo fede in Dio, ho sperato in Lui ed ho ricevuto aiuto, così la mia vita è stata resa migliore, per questo dico grazie a coloro che hanno fatto sì che la mia più grande necessità si realizzasse. Roberto Caverzaghi 3^B L’età difficile Prima di tutto: cosa è l’adolescenza? La parola ‘adolescenza’ deriva dal latino adolescentia, derivato dal verbo adolescĕre, «crescere» ed è quel tratto dell'età evolutiva caratterizzato dal passaggio dallo stato infantile a quello dell'individuo adulto. L'adolescenza è il periodo della vita durante il quale l'individuo affronta profonde trasformazioni sia fisiche, sia psichiche, che lo portano all'equilibrio della sua personalità e al riconoscimento del suo ruolo di adulto nella società a cui appartiene. Tale fase di maturazione può comportare difficoltà, disagi e malessere che spesso il giovane avverte confusamente o consapevolmente dentro di sé, comunicando con estrema difficoltà a coloro con cui quotidianamente entra in contatto. L'adolescenza è sicuramente un momento assai difficile da vivere, perché in questo periodo il ragazzo deve riuscire ad affrontare tutta una serie di problemi e responsabilità che lo porteranno ad una totale maturazione, nel momento in cui sarà divenuto adulto. Si può dire quindi che l’adolescente è un essere instabile, che facilmente può commettere errori, perciò bisognerebbe aiutarlo e guidarlo per non commettere errori il più delle volte irreparabili come questo di cui sto per scrivere. Spesso, accendendo la televisione, si sente parlare delle così dette “stragi del sabato sera” i giovani si recano nelle discoteche o nei locali dove bevono grandi quantitativi di alcool e assumono sostanze stupefacenti; poi, presi dall’euforia e dall’estasi, cominciano a provocare altri ragazzi, arrivando alla rissa fino a uccidersi. Spesso anche i minorenni si trovano in questa situazione, coinvolti da amici più grandi che, invece, dovrebbero dare loro il buon esempio. Spesso per entrare a far parte di un gruppo, si è costretti a bere alcool, praticare attività sessuali, a fumare o addirittura a drogarsi, dagli ultimi episodi avvenuti a Baltimora (USA) e a Milano nel giorno dell’inaugurazione dell’Expo, vediamo giovani che si lasciano trascinare dal fascino della rivolta organizzata da adulti. Inoltre la legge italiana 4 dichiara che prima di vendere alcool, nei locali e nei supermercati, e le sigarette nelle tabaccherie, bisognerebbe chiedere la carta d’identità alle persone sospettate di essere minorenni. Purtroppo questa legge, non viene rispettata e, come risultato, si vedono giovani che liberamente vanno in giro con bottiglie di bevande alcoliche o fumano. Molti, però, non sanno (o fanno finta di non sapere) le conseguenze e i danni che queste sostanze nocive apportano al nostro organismo. Il nostro fegato, fa fatica a smaltire grandi quantità d’alcool e per questo si va in coma etilico, rischiando la morte. Inoltre l’alcool “brucia” i neuroni (cioè le cellule del nostro cervello) e una volta bruciati non si possono riprodurre e quindi si apporta al cervello un danno permanente! La sigaretta contiene sostanze nocive (tra cui la nicotina) per il nostro organismo: il sangue trasporta ossigeno al cervello ma a chi fuma ne trasporta in minor quantità, i polmoni non sono più sani perché inquinati da fumo nocivo che può essere attivo o passivo. Il fumo attivo è quello che un fumatore introduce nel proprio corpo; mentre il fumo passivo è quello che viene espulso e che andrà a nuocere gli altri! Quindi, cosa si può fare per evitare che i giovani cadano in questi sbagli? Secondo me, prima di tutto bisogna informare i ragazzi con serietà, tramite la famiglia e la scuola perché non commettano tali errori e far conoscere le conseguenze che potrebbero subire. Ad esempio la nostra professoressa di italiano, tramite un articolo di giornale, ci ha fatto discutere su tale argomento, facendoci riflettere molto. Talvolta si ha paura di affrontare tale argomento perché si teme di spiegarlo in modo errato, dicendo quello che non si vorrebbe mai dire. In più oggi i genitori (ovviamente non tutti), sono molto presi dal lavoro e da altri impegni e quindi tendono a non creare un rapporto di dialogo profondo con i figli. Di conseguenza non si creerà mai un dialogo serio e per poter spiegare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. compagno che si chiama Edoardo e mi ha aiutato a comprendere che cosa sia l’amicizia quando mi assiste volentieri se ho difficoltà nel risolvere i compiti. Era la mattina del 15 Settembre 2014, quando l’ho incontrato, il primo giorno di scuola ed ero entrato in classe con i miei compagni. Accanto a me c’era Edoardo Belotti. Edoardo è un ragazzo magnanimo, di corporatura robusta e alta con un viso allegro; in classe viene chiamato con dei soprannomi, come: “Edo”, “Il Pacifista”, “Panther” o “Belotti”. Comunque, appena sono entrato in classe, mi sono presentato ad Edoardo, perché mi è sembrato simpatico per le sue guance “pacioccose” che suscitano allegria. Non ha avuto problemi ad inserirsi nel gruppo classe, perché è parso a tutti simpatico. Mi ha fatto capire cosa sia l’amicizia già alla fine del primo giorno di scuola, quando mi ha presentato sua madre e mi ha portato a casa in macchina. Lo stesso pomeriggio, l’ho chiamato perché avevo dei dubbi, ma lui me li ha chiariti senza problemi. Da quando ho incontrato Edoardo, la mia vita è diventata più felice di prima, perché mi ha fatto “ingranare” la marcia “superfelicità”. Anche adesso Edo continua a farmi “accelerare” verso la meta di ogni ragazzo: L’AMICIZIA!!! Alessandro De Nicola 1^B La pena di morte Chi ha il diritto di togliere la vita ad un altro individuo? Nessuno! Nonostante ciò, oggi alcuni Paesi, per la precisione 58, ancora applicano la pena di morte. Io credo che non sia corretto uccidere una persona, perché ha commesso un errore, anche se grave. Provate ad immaginare di essere nei panni di questa persona, come vi sentireste? A tutti è concesso di sbagliare e a tutti bisogna dare una seconda possibilità, non credete? Alcuni di voi penseranno: "Almeno per i reati molto gravi, è ammesso ricorrere alla pena di morte!". Ma se il sospettato verrà giustiziato, non potrà mai riflettere sul proprio sbaglio e provare a rimediare. Certamente i colpevoli dovranno subire una pena adeguata al reato commesso, con un lungo tempo di riabilitazione, per avere l’opportunità di comprendere l'errore Celine Polepole 3^A Che cos’è per me l’amicizia? Secondo me l’amicizia è un’emozione che ti porta ad aiutare gli altri e ad essere loro simpatico. Me lo ha fatto capire un mio 5 compiuto. Nessuno è nato "cattivo", ma per diversi motivi lo si diventa crescendo. In tutti le carceri dovrebbero essere introdotti percorsi di riabilitazione per i criminali, che inoltre dovranno vivere in condizioni dignitose e non disumane e non dovranno essere maltrattati, perché altrimenti potrebbero sentire dentro di sé un desiderio di vendetta, di cui chiunque potrà essere la vittima. Anche "Amnesty International"(organizzazione non governativa dedicata alla protezione dei diritti umani), si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola crudele, disumana e degradante. La pena di morte solitamente si usa con l'intenzione di punire duramente i criminali, ma lo Stato non dovrebbe voler punire e infliggere sofferenza, bensì limitarsi a proteggere i propri cittadini. La pena di morte è praticata sin dal’antichità e principalmente nel Medioevo, questo significa che la nostra mentalità è rimasta uguale a quella dell'uomo medievale e perciò anche se il tempo è passato, noi non siamo migliorati e non ci siamo evoluti. Cosa penseranno di noi in un futuro in cui la pena di morte sarà abolita in tutti i Paesi? La stessa identica opinione che noi abbiamo studiando il passato. Dovremmo imparare a guardare alla storia come "maestra di vita" e a non ripetere gli stessi errori, migliorando e progredendo. grandi occhioni blu mi chiese se volevo giocare al salto dell’elastico, ed io ti risposi con un debole si. Eravamo in squadra insieme, mi avevi scelto di proposito perché sapevi quanto ci tenessi a stare con qualcuno con cui avevo già parlato e che quindi conoscevo. Vincemmo per tre volte di seguito e da lì capii che saremmo diventate grandi amiche. In un batter d’occhio ci ritrovammo alle elementari e come se qualcosa di magico ci volesse tenere unite, eravamo anche nella stessa classe. Passavamo intere giornate a giocare, a ballare e a fere la cosa più importante, che ci ha sempre tenute unite : cantare, la nostra unica passione. Cantare era una cosa speciale per noi, quasi come se fosse il nostro legame magico. Volemmo così comporre la nostra canzone, e sottolineo “nostra” perché nessuno aveva il privilegio di poterla cantare, tranne noi, altrimenti sarebbe finito di certo in un mare di guai; mi sembra ovvio, c’era il diritto d’autore. Come dimenticare quel giorno in cui decretammo il nostro futuro, la nostra vita? Era un giorno come tanti altri, e decidemmo di andare al parco come eravamo solite fare così raggiungemmo il nostro albero e stabilimmo che quello sarebbe stato il nostro punto di ritrovo, incidemmo le nostre iniziali che sarebbero diventate “il nostro per sempre”. Ma niente è per sempre! Un giorno d’estate, avevo già intuito che era una mattina “no” fin dal momento in cui ti vidi in camera mia con le lacrime agli occhi, mi dicesti che dovevi trasferirti in Inghilterra per questioni famigliari, e che dovevi partire in quel preciso momento. Riuscii a dirti “ti voglio bene”, e ci promettemmo che ci saremmo riviste, ricordi ? Io non ho mai smesso di aspettarti al nostro albero, il nostro luogo d’incontro, il nostro luogo di molte avventure, giorni di pioggia di grandine, io ti aspettavo, e ancora oggi nonostante siano passati sessantatré anni, io ti aspetto ancora. Ti scrivo questa lettera per chiederti scusa se non ho mai risposto alle tue centotre lettere, ma non l‘ho fatto non perché non volevo più avere contatti con te, l’ho fatto solamente per non soffrire più, sappi che ti voglio e ti vorrò per sempre un mondo di bene. Ti aspetterò sempre Wild Rose, sempre! Camilla Pasini 3^C Wild Rose Cara Sara o forse dovrei dire cara “Wild Rose” è passato molto tempo dall’ultima volta che ci vedemmo, esattamente 63 anni , forse non ti ricorderai più chi sono io. Sono Stella, ricordi? Quella ragazza dai lunghi capelli ondulati con delle sfumature bionde, quella ragazza che provava vergogna a cambiarsi davanti alle altre perché si sentiva diversa, si proprio quella ragazza che si faceva vedere forte come un leone fuori, ma che in realtà si sentiva come un vaso di terracotta, circondata da molti vasi di ferro. Mi ricordo ancora il nostro primo incontro come se fosse ieri: eravamo all’asilo, io ero seduta sotto un bellissimo salice piangente, la mia pianta preferita, quando una bambina dai La tua dolce BFF Stella Chiara Capelli 3^A 6 devo dire che siamo una classe fantastica, inseparabile. Non dimenticherò mai le prime interrogazioni che ci davano la possibilità di conoscere meglio il tuo “compagno di interrogazione” oppure i nostri primi tempi da “iper-attiva sezione A”. In poco tempo siamo diventati una famiglia unica, e quei gruppettini di poche persone si sono fusi insieme fino a formare la nostra classe. Ho sempre pensato che siamo l’annata migliore del mondo e che non potevo desiderare dei compagni più matti di voi. Nonostante sia una classe con soggetti molto diversi, dal “secchione”, all’ “anima della festa” della classe e con passioni molto distinte, bhe…., penso che siano proprio queste differenze a farci conoscere meglio e rendere la classe bella com’ è. Subito, da semplici “compagni di classe” siete passati ad “amici” e questo mi rende molto felice perché chissà, magari fra 20 anni ci troveremo e ci racconteremo cosa ne è stato della nostra amata 3^A. Questo periodo per noi è un po’ teso per via degli esami, ma, passati gli esami, ci sarà l’estate tutta da godere e quindi bisogna solo tener duro ancora un pochino. Mi mancherete tantissimo, non so come farò senza di voi a Settembre in una nuova scuola, ringrazio il progresso che mi permette di tenermi in contatto con voi tramite il cellulare. Potremmo organizzarci per andare a ritrovare i nostri cari ex professori, che di sicuro a me mancheranno, ma a qualcuno magari no. Abbiamo visto cambiare targhetta dell’aula ben tre volte: prima A, seconda A e terza A. Anche se non tutti sono rimasti un ricordo speciale va a Sergio, il nostro caro vecchio amico Paleari, e alle due inseparabili Mayra e Alessia Tomasoni, tanto amiche del nostro Alessio. In più abbiamo accolto a braccia aperte Laura e Marco, che fortunatamente sembrano essersi abituati alla nostre strane avventure. Insomma mi mancherete, si è capito? Vi voglio bene Terza A!! Vi stavo pensando e ho provato ad immaginare come sarà la mia vita senza di voi… ma non ci riesco, sembra impossibile. Tutto ebbe inizio tre anni fa, era il primo giorno di scuola, ero davvero elettrizzata al pensiero di avere nuovi compagni! Vorrei dirvi che il mio è stato un amore a prima vista … ma mentirei, perché, appena vi ho avuto davanti, ho pensato che sarebbe stato meglio rimanere a casa, eravate tutti troppo seri, sembravate così noiosi e per i primi giorni durante i cambi dell’ora stavate tutti tranquilli e seduti, ma ecco che dopo pochissimo tempo le cose cambiarono, ad un certo punto volò un astuccio in aria e all’improvviso nacque un caos mai visto e fu li che capii che non eravate affatto noiosi e seri, eravate la 1^-2^-3^A, la classe che avevo sempre desiderato. Sarà dura l’anno prossimo non vedervi più ogni mattina addormentati su quei banchi, non sentirvi strillare, non vedervi agitati per le interrogazioni … mi mancherete davvero tanto, sono stati solo tre anni e cosa sono tre anni in confronto a tutta una vita? Ma sono stati anni che mi hanno cambiato, anni stupendi … Ne abbiamo passate davvero tante insieme. Siete stati e sarete degli amici fantastici, quegli amici che mi fanno ridere e mi rendono la vita migliore, quelli che riescono a strapparmi un sorriso anche quando sono triste, quelli che non scorderò mai. GRAZIE di tutto. Francesca Silvestro 3^A Ciao a tutti, Arianna Locatelli 3^A sono Arianna. Volevo condividere questo mio pensiero affinché i miei compagni di classe lo leggessero. Sono passati quasi 3 anni da quella mattina in cui, tutti silenziosi, ci siamo messi in un banco a caso in mezzo a diciannove facce sconosciute, da quella mattina piena di discorsi della preside, presentazioni dei professori e delle materie che avrebbero insegnato a noi, che eravamo piccoli soggetti indifesi in quel mondo enorme allora a noi totalmente sconosciuto. All’inizio mi ricordo che ci furono molti gruppettini e tra di noi non c’era per nulla collaborazione ma ora, bhe….., BERGAMO 9 MAGGIO 2015, ORE 21,57 Cari compagni, stavo pensando a voi ed è per questo che ora vi sto scrivendo questa lettera. Inizio con il dirvi che l’anno prossimo mi mancherete più di ogni altra cosa, come farò senza le vostre risate, i vostri sorrisi e le nostre battute pessime come: “……ho fatto uno scherzo a Niagara” “…..ci è cascata” ahahah, battute da funerale… Stavo pensando anche a 7 tutti i momenti che abbiamo condiviso, a quelli belli e a quelli meno belli, insomma, stavo pensando a noi, alla 3^A, la classe migliore e anche quella più matura…. si, maturi come i kiwi a luglio. Ne abbiamo passate tante insieme, da Garibaldi che fu ferito ad una gamba e non muore alle barbabietole da zucchero che sono coltivate ovunque, anche in Groenlandia… potremmo provare a coltivarle su Marte, siamo la 3^A. L’anno prossimo mi mancherete tutti, chi più chi meno, ma mi mancherete, voglio ringraziare specialmente alcune persone, che in questi tre anni mi hanno supportato e sopportato… Per esempio Giuly, Fra, Lodo ed Ele, le “befane” che mi hanno sempre aiutato in qualsiasi cosa e che mi hanno sempre voluto bene, grazie <3. Un altro ringraziamento speciale va a Simone… colui che non è mai stanco e che non ha mai saltato un giorno di scuola in tre anni. Lui si che ama la scuola. Senza di lui le lezioni sarebbero più noiose. Ringrazio poi Giorgio che ormai ha sviluppato la pazienza di Buddha, dopo aver subito per tre anni bullismo sul suo astuccio ed infine ringrazio Alessandro, che con le sue spalle da nuotatore batterebbe a braccio di ferro anche tutta la difesa del Milan messa insieme, bhe…, non è difficile battere la difesa del Milan… comunque…. Dovrei ringraziare altri miei compagni, ma sono assonato e quindi andrò a dormire, ma solo dopo avervi detto che vi voglio bene e che sarete sempre nel mio cuore. Buona Notte, Ale. Malala è una ragazza di dodici anni che vive in un Paese, il Pakistan, pieno di severe regole e divieti, ma va a scuola, ama imparare e vuole diventare medico. A fermare questo suo sogno sono i Talebani che, tra un bombardamento e l’altro nella valle dove vive Malala con la sua famiglia e tutte le sue amiche e compagne di scuola, vietano l’accesso all’istruzione alle ragazze al di sopra di una certa età. Il divieto diventa sempre più radicale e tutte le scuole femminili vengono chiuse, così le ragazze devono stare a casa senza poter imparare più nulla. Malala, quindi, inizia a scrivere un diario dove racconta la sua esperienza; esso viene pubblicato online da un giornalista e poi appare in televisione, scatenando l’indignazione dei talebani. Infatti, qualche giorno dopo, il suo “scuolabus” ( o per meglio dire pick-up ) viene attaccato dai Talebani e lei viene ferita gravemente. Viene portata in Europa, in Inghilterra, dove viene curata e da lì potrà riprendere la sua battaglia. La trama è lineare, la narrazione è in terza persona e segue l’ordine cronologico. Il linguaggio,semplice e quotidiano, spesso usa termini specifici della cultura pakistana. L’autrice narra in modo abbastanza distaccato le vicende di questa piccola eroina dei giorni nostri. A mio parere, è un libro fantastico e lo consiglierei a chiunque, grandi e piccini, perché trasmette una carica positiva che spinge a non arrendersi mai e a superare le difficoltà, anche se gravi. Inoltre, mi invoglia a sfruttare l’occasione che ho di imparare in una buona scuola. Infatti, pensando a Malala che è stata colpita da un’arma da fuoco solo perché voleva andare a scuola, mi rendo conto della grande occasione che ho io, in quanto posso studiare liberamente, aumentare le mie conoscenze e costruirmi un futuro. Ovviamente, la tematica è valida tutt’oggi, infatti, la vicenda di Malala si è svolta solo qualche anno fa e recentemente le è stato assegnato il Premio Nobel. Mi ha colpito molto il suo carattere di guerriero e combattivo e la sua volontà di superare le difficoltà con serenità pur essendo una ragazzina molto giovane. Per me, è diventata un modello da seguire! Alessio Nembrini 3^A “Storia di Malala” un libro per riflettere “Storia di Malala”, scritto da Viviana Mazza, è un romanzo sociale pubblicato dalla casa editrice Mondadori nel luglio 2013. La prime di copertina presenta una foto di Malala, protagonista del libro. Viviana Mazza è una giornalista del “Corriere della Sera”, scrive per la redazione estera, seguendo storie di donne e uomini dall’Alaska al Pakistan. Nel 2010, ha vinto il premio giornalistico “Marco Lucchetta” dedicato ai bambini vittime della guerra. Michele Ferretti 3^B 8 UNA MATTINATA A L’ECO DI BERGAMO divulga le informazioni che poi i giornalisti elaborano informandosi sul fatto. Un giornalista deve sempre rispettare la regola delle 5 W (cioè: What / Cosa – Why / Perché – Where / Dove – Who / Chi – When / Quando), poi deve cercare informazioni online su molti siti e confrontare i vari risultati, fare interviste sulla scena e anche fotografie che documentino i fatti. Successivamente, siamo andati in un’altra stanza, cioè gli studi di “Bergamo Tv”, munita di tante telecamere; nel lato della stanza c’era uno schermo speciale, il “Gobbo”, da cui il giornalista legge le notizie che deve annunciare; ci sono anche degli schermi e dietro ad essi delle persone stanno sedute: sono “il pubblico”. Infine vi si trovano anche microfoni e ripetitori. Questa visita è stata interessante perché mi ha fatto approfondire le mie conoscenze sul giornale e sulla TV, mezzi di comunicazione spesso presenti nella nostra realtà. Con la mia classe lunedì 23 Febbraio ci siamo recati presso la redazione del giornale locale “L’ECO DI BERGAMO” per avere notizie sulla sua produzione e sugli studi di “Bergamo Tv”, l’emittente televisiva della nostra città. Ci hanno ricevuto due persone: un signore anziano che da cinquant’anni è il direttore de L’Eco di Bergamo e una signora più giovane più esperta nelle nuove tecnologie di produzione del giornale. Il direttore ci ha raccontato dei momenti significativi della storia del giornale di cui erano appesi al muro articoli, come per esempio, l’elezione di Papa Giovanni XXIII: ci hanno detto che hanno trovato il modo di scrivere il titolo in rosso invece che in nero; tra di essi c’erano anche l’inizio della prima guerra mondiale e alcuni altri eventi storici importanti. Quel “veterano” del giornale ci ha spiegato la lenta evoluzione del quotidiano bergamasco: al principio il giornale era un foglio solo, perché le notizie erano scritte ancora con i caratteri di Gutenberg e quindi non si riuscivano a stampare più fogli; più avanti, il giornale diventò di quattro o sei fogli, grazie alla Linotype (una macchina stampante americana con un processo innovativo: mettevano il metallo fuso sulle lastre con le lettere e così si stampava il giornale); in tempi di guerra e soprattutto per mancanza di carta, il quotidiano veniva stampato piegandolo a metà (quindi anche se sembrava che avesse più pagine di prima, invece era soltanto piegato); si è poi passati alla stampante moderna, quella a colori che permette di scrivere e stampare molte più pagine rispetto ai vecchi metodi. Fino a qualche anno fa, si usava il formato normale, ma da poco sono entrati in commercio i giornali a formato “tabloid” (cioè più piccoli in dimensioni e perciò più maneggevoli rispetto ad altri). Ora la tecnologia è fondamentale per produrre il giornale, perché attualmente è anche acquistabile su tablet, smartphone e molti altri dispositivi, ma ad un prezzo inferiore, quasi dimezzato: questo è importante anche per proteggere l’ambiente, per abbattere meno alberi (anche se il giornale è già ecologico perché è stampato su carta riciclata). La tecnologia è fondamentale per apprendere le notizie dall’Ansa che è una società che Giulio Leidi 3^B UN GENIO PER AMICO IN CHAT Loredana detta La Molesta navigava in internet e sgranocchiava, chattava con gli amici e si ingozzava di patatine fritte, senza un pensiero al mondo. - Che schifo. Sei veramente disgustosa - disse una voce. Molesta alzò la testa dallo schermo. Chi aveva parlato? Era sola nella sua stanza. Si leccò le dita guardandosi intorno, perplessa. - BLEAH!!! Non osare toccarmi adesso! Tieni la tua saliva lontana dal MIO schermo! Molesta fissò di nuovo lo smartphone, che stava vibrando tutto. Era apparsa una specie di faccia schiacciata contro il vetro, dall'interno. - Ma... sei un video? Come fai a vedermi? Sei su Whatsapp? - chiese lei. - Macché Whatsapp! Sono l'upgrade del software e ho tre desideri inclusi - rispose la faccia. - Ma non so se te li meriti. Quelle dita unte... insomma, questo è un TOUCH, potresti anche evitare! - Quindi sei una specie di genio del telefonino? chiese ancora Molesta, interessata. 9 - Mi piace che mi chiami genio - rispose il telefonino, vibrando d'orgoglio - Ho anche una fantastica App per imparare l'inglese. Oppure i tre desideri. Cosa scegli? - Di sicuro i tre desideri! - esclamò Molesta, già pensando a cosa poteva ordinare. - Te lo dico da amico: i tre desideri vanno sempre a finire male. Invece con l'inglese ti garantisci un futuro. Sei sicura della tua scelta? - sondò il genio con un sospiro. - Sicurissima! Voglio esprimere tre desideri, subito! - Come vuoi. Sappi però che non posso far apparire oggetti, tipo una friggitrice nuova, e non posso resuscitare i morti. Ora vai a lavarti le mani. E sgrassami lo schermo, per favore. Molesta andò in bagno un po’ perplessa. “Sarà tutto un sogno?” pensò e si guardò allo specchio: era una ragazzina dall’aspetto poco gradevole, alta, ma un po' sgraziata, la testa ricoperta di “rasta” verdi, come un cespuglio. Nel viso, sempre pallido e pieno di brufoli, si scorgevano due occhi di color verde spento dall’apatia. Le occhiaie, che non sparivano mai, erano di colore grigio-verde. Odiava farsi la doccia e chi le stava accanto lo faceva davvero con tanta fatica! Bisogna aggiungere che aveva davvero un caratteraccio. Era arrogante e quasi sempre sgarbata con chiunque avesse avuto il coraggio di rivolgerle la parola e più il tempo passava, e più si inaspriva, tanto che i suoi amici non la sopportavano più. Avevano infatti iniziato ad ignorarla, anzi, la evitavano proprio! Abitava a Smartphone, in via I-Phone numero 8, in una casa solitaria e ipertecnologica. Aveva quattordici anni e, come molti suoi coetanei, spesso marinava la scuola, isolandosi in qualche luogo solitario. Dato che era senza amici, passava tutto il santo giorno davanti al telefonino, specialmente su Facebook, a postare foto che venivano sempre commentate negativamente da tutti. Loredana decise di fare quello che le aveva chiesto l’upgrade del software, perciò andò a lavarsi le mani, poi, tornata in camera, sgrassò lo schermo del cellulare. Tutto sommato, quella strana proposta la incuriosiva … chissà quali stravaganti avventure stava per vivere! Si sdraiò sul suo letto, meditò a lungo per scegliere molto attentamente i tre desideri da esprimere. Stranamente, però, la sua fervida fantasia sembrava in standby, così si rivolse al suo cellulare che la stava guardando impaziente: “Tu cosa mi suggerisci?”. Questi la guardò sconfortato e non rispose, poi la trasportò in una specie di “limbo” fuori dal mondo, dove, improvvisamente, le apparvero tre porte alquanto singolari. La ragazza, perplessa, gli domandò: “Io ti ho chiesto tre desideri, non tre inutili passaggi!”. “Quanto sei superficiale, Loredana! Queste non sono solo tre porte! Varcandole, i desideri che hai in mente si avvereranno! Adesso entra in una di loro ed esprimine uno!” rispose spazientito. La Molesta non se lo fece ripetere, attraversò il primo ingresso e desiderò di essere la regina di un mondo straripante di tecnologia e patatine. Ed ecco che venne accolta da due Fonzies gialli e bitorzoluti che le annunciarono con entusiasmo che era giunta nel mondo di Patatecno. Quel posto era il sogno di Loredana fin da quando era bambina! Il cielo era rosato in ogni momento della giornata e c’era un fantastico mare azzurro pieno di pesciwindows. Il monte Iphone era il più alto e in cima c’era un castello traboccante di patatine croccanti e saporite. Dopo un giro turistico pieno di assaggi, i Fonzies condussero Loredana alle Dixiboat che l’avrebbero portata di fronte alla Chipsterscalinata del castello, con i suoi fruscianti gradini gialli. In cima ad essa si sarebbero spalancate le Porte Rustiche, orgoglio di Patatecno e ingresso alla sala regale. Compiuto tutto il percorso, Molesta si sedette subito sul trono e le fu posizionato di fronte uno schermo, dove incominciò a leggere pettegolezzi online su Justin Bieber e Selena Gomez, mangiando un tubo di Pringles alla paprika. Fantastico! Il suo sogno si era avverato! Dopo qualche ora, Loredana sentì un caos tremendo. Si affacciò dal balcone e vide un uomo gigantesco e spaventoso intento a divorare gli abitanti di Patatecno. Questi, terrorizzati, si rivolsero a lei, la regina, per chiedere aiuto, ma La Molesta preferì non affrontare le sue responsabilità rifiutandosi di intervenire, così i pochi abitanti rimasti la scacciarono. Tornata nel “limbo”, dove il telefonino la stava aspettando, la ragazza volle subito attraversare la seconda porta per non fare altre figuracce. Vi entrò correndo e improvvisamente su una spiaggia vide di fronte a sé il suo idolo: Fernando Torres in persona! “Ciao Loredana, ti stavo aspettando!”.“Che gioia sentirtelo dire, sei il mio idolo! Vieni, ti aspetto in 10 riva al mare per sgranocchiare qualcosa di classico con te!”. Fernando annuì e Molesta se andò di corsa a preparare tutto: forchette d’argento, piatti dorati e, per darsi un tono, una montagna di patatine “classiche”. Appena arrivò il calciatore, Loredana gli porse trionfante un piatto traboccante di patatine unte e croccanti. Ci fu poi un attimo di silenzio e subito dopo Fernando, disgustato, esclamò: “Ma come fai a mangiare certe cose? Mi fai proprio pena! Sono così unte e grasse che mi sto sentendo male al solo vederle! Io mi devo mantenere in forma e anche tu dovresti farlo! Ti ho accolto alle Hawaii, uno dei posti più belli del mondo, e tu come mi ringrazi? Portandomi questa roba?!”. La ragazza offesa se ne uscì imbestialita anche dalla seconda porta Il telefonino, che l’aveva continuamente spiata, cercò di incoraggiarla: “Loredana, non devi prendertela così! I tuoi erano solo dei desideri infantili! Vedrai che la prossima volta andrà meglio, se ascolterai il tuo cuore!”. Loredana stizzita gli rispose: “Tu non puoi capire! Comunque, adesso voglio godermi in tutto e per tutto l’ultima porta!”. “Ok, ma devi stare attenta, perché tutto quello che succederà lì dentro, diverrà perenne!” le raccomandò il telefonino con apprensione. La ragazza attraversò l’ultima porta, ma si ritrovò una stanza vuota, tutta nera. Disorientata, chiese spiegazioni al telefonino che ribadì: “Io ti avevo avvisato! Il terzo desiderio deve venire dal profondo del tuo cuore! Questa oscurità non ti suggerisce niente?”. Indispettita, tornò indietro e spense il cellulare con irritazione. Poi, però, si mise a riflettere. In realtà, con i desideri precedenti si era accorta di quanto la sua vita fosse vuota e che il cibo, il potere e i falsi amici non servivano a renderla felice. Si ripromise allora che avrebbe provato ad essere più graziosa, a curare di più il suo aspetto e il suo carattere, che si sarebbe aperta alle persone con più benevolenza e avrebbe smesso di essere maleducata e arrogante. Determinata e convinta, riaccese il cellulare, chiese al genio di cancellare i tre desideri ed egli, soddisfatto, decise di accontentarla: via il castello con il trono, via il falso “principe azzurro” ... Era tornata la Molesta di sempre! Giunta a casa, regalò la sua scorta di patatine ad alcuni bambini poveri del quartiere. Poi, iniziò lavorare su se stessa: come prima cosa, si lavò regolarmente, si tagliò quei rozzi e sporchi “rasta” e tornò visibile il bel colore castano dei suoi ormai corti capelli. Iniziò a seguire una dieta salutare ed equilibrata che l’aiutò a ritrovare la forma fisica e a guarire dall’acne. Decise anche di andare a letto presto per evitare le profonde occhiaie e mettere in luce i suoi bellissimi occhi verdi. Come ultima cosa, la più importante, si impegnò a modificare il suo carattere scortese e arrogante. Si rese disponibile per aiutare chiunque fosse in difficoltà, imparò a non pensare solo a se stessa e frequentò dei corsi di galateo per ritrovare la sua femminilità, la sua eleganza e la sua raffinatezza. In poco tempo, divenne un’altra persona: una ragazza ben educata, curata e intelligente, che studiava e andava a scuola con regolarità. Incominciò anche a frequentare il parco vicino a casa, dove giocavano i suoi compagni; divennero amici e si divertivano come matti trascorrendo insieme i pomeriggi. Un giorno, Alice, la sua compagna di banco, inciampò e cadde malamente. Loredana la soccorse subito. “Grazie mille, Loredana! Sei una vera amica! Sono così contenta di averti fra noi!” esclamò con entusiasmo Alice. Finalmente, Loredana aveva ritrovato gli amici i quali non la chiamavano più “La Molesta”, ma affettuosamente “Dana”. Aveva recuperato il sorriso e la felicità, era in pace con sé stessa e stava bene con tutti! Intanto, il cellulare magico occhieggiava compiaciuto dalla tasca del suo zaino. La classe 1^B Il vaso di Ade Una ragazza molto carina e aperta con tutti, di nome Ludovica, era in vacanza con la sua famiglia; camminando sulla spiaggia un giorno trovò un misterioso coccio appartenente ad un antico vaso greco. Ludovica lo raccolse e lo osservò. Era fatto di terracotta, con diversi disegni geometrici di colore nero e, nel mezzo, la raffigurazione di un aedo intento a suonare la cetra. Non fece però in tempo ad osservarlo bene, perché arrivò dal mare un bagliore accecante e la ragazza si coprì gli occhi. Quando li riaprì, si ritrovò dentro un paesino molto antico, con l'intero vaso in mano. Solo in quel momento si accorse che sul vaso c'era scritto: “Olio profumato alla morte”. Non riusciva a capirne il significato ma, mentre se lo chiedeva, vide una folla di contadini che correva verso di lei e gridava: “Ha il vaso, prendiamola!”. Era confusa e lo fu ancor di più quando una 11 mano l'afferrò e la trascinò in un bosco. “Lasciami andare! Chi sei tu?” urlò Ludovica e una giovane rispose: “Mi chiamo Elena e, se ti lascio, muori, capito? Seguimi e sta’ zitta!”. Elena era una ragazza piuttosto alta e magra, aveva i capelli castani e gli occhi di un verde brillante. Aveva una tunica bianca e dei sandali in cuoio. Nei capelli aveva un fiore blu e al collo indossava una collana dorata. Camminarono a lungo, poi arrivarono in una radura con una piccola capanna e lì si fermarono. “Che cosa volevano da me? Io non so neanche che posto sia questo!” chiese Ludovica. “Siamo in Grecia, in un villaggio dedicato al dio Ade e loro vogliono quel vaso. La scritta lo illustra perfettamente: è un olio profumato ma chiunque lo annusa muore, perché è velenoso. Questo è l'ultimo vaso esistente in tutta la Grecia e si dice che chi ne sia in possesso può decidere se diventare re o regina del paese in cui l'ha trovato, per questo ti rincorrevano.” rispose Elena. “Grazie Elena, ma io devo tornare a casa. Tieni questo vaso.” “Dov'è la tua casa?”. “Nel futuro mia cara, o almeno credo”. “Tu vieni dal futuro?” domandò Elena balbettando. “Sì, ora devo andare:” “Non puoi andare, per farlo dovresti arrivare in città e pregare con il vaso in mano, ma ti vedrebbero!” l'avvertì Elena. “Poi dovresti donare i tuoi averi agli dei.” continuò. “Gli dei non esistono e, anche se fosse vero, io non ho niente!” urlò Ludovica così forte che nel bosco gli uomini che le davano la caccia lo udirono e cominciarono a correre verso la capanna. Elena li sentì arrivare e circondare la sua capannina, perciò cominciò a pregare la dea Atena. Intanto, Ludovica cercava disperatamente una via di fuga. Ad un certo punto, gli uomini abbatterono la fragile porta. Presa dal panico, Ludovica fece cadere a terra il vaso contenente il veleno ed Elena si gettò su di lei per salvarla, ma nel farlo respirò quella sostanza e svenne. A tutti gli uomini accadde lo stesso, ma la ragazza, quando l'effetto fu passato, si alzò e trascinò Elena sul carretto con il quale erano venuti gli uomini, poi notò un coccio uguale a quello che aveva trovato sulla spiaggia nel suo mondo e decise di tenerlo come ricordo della sua vita nella realtà, pensando che non sarebbe più potuta tornare indietro. Guidò il carretto fino al palazzo reale, dove il re della piccola città ascoltò l'accaduto con interesse e dove le ancelle guarirono Elena con un fiore che le fece riprendere i sensi. Finito di ascoltare il racconto, il re si congratulò con Ludovica per aver estinto completamente la leggenda del vaso di Ade, perché molte persone avrebbero voluto prendere il suo posto. In quel momento, nella stanza entrò Elena, che corse subito incontro a Ludovica. Quest'ultima le chiese: “Sono contenta che tu stia bene, ma perché mi avevi detto che respirandolo si muore se non è vero?”. “Io ti ho detto la verità, ma ne ho respirato pochissimo, perciò sono solo svenuta!” rispose allegramente Elena. Intervenne poi il re: “È ora che tu torni a casa, Ludovica. Vai sulla spiaggia dietro il palazzo, chiudi gli occhi, stringi il coccio e concentrati”: “Grazie, maestà!” rispose Ludovica. Poi fece ciò che le era stato detto e in un attimo si ritrovò sulla spiaggia e sentì la voce della mamma chiamarla per cena. Raccolse il coccio e tornata a casa comprò una teca e celo mise dentro come ricordo. Zoe Mazzucconi 1^B James, un ragazzo di dodici anni che amava la Scienza e l’Epica, era alto, snello, molto sportivo, bellissimo, ma non molto loquace. Era in vacanza con la sua famiglia: suo padre Gustavo, sua madre Katy e i suoi fratelli Budda Bob, Logan, Kendall e Carlos. Stavano camminando sul bagnasciuga della spiaggia, quando James trovò un coccio misterioso probabilmente provenente da un vaso greco; lo prese in mano e lo spolverò. Il ragazzo si accorse, grazie alle sue conoscenze, che il coccio rappresentava un aedo, ma, appena lo ebbero toccato tutti i fratelli, furono teletrasportati sull’Olimpo. Era un luogo limpido, il terreno e le pareti erano soffici e gli dei erano grandi come i ragazzi i quali si spaventarono per lo strano luogo, ma la dea Atena scoprì James. La Dea allora disse: “Sarà questo bellissimo ragazzo a scegliere chi fra Zeus, Ares o Poseidone sia il più forte!” 12 James capì in che situazione era: la stessa della “Mela d’oro”!. Il ragazzo si mise davanti agli dei con un po’ di soggezione. I doni di Ares erano tante spade magiche, quello di Zeus era la capacità di scagliare saette e Poseidone gli prometteva il controllo del Mar Maeditterraneo. James era indeciso, ma alla fine scelse Ares che gli diede cinque spade: una per lui e una per i fratelli che si fecero scoprire solo allora. James ringraziando uscì dall’Olimpo insieme ai fratelli e alle spade magiche. Automaticamente, i fratelli furono teletrasportati sulla spiaggia dai genitori che gli chiesero cosa fossero quelle spade. I fratelli cercarono di spiegare tutto ai genitori che li presero per pazzi. Allora James disse: “Resterà il nostro piccolo segreto…” La famiglia, dopo la passeggiata, tornò all’hotel dove soggiornava. di casa che le avrebbero dato e se lei avesse trovato un abito adatto. La poverina corse in camera sua e tolse dall’ armadio un abito molto vecchio ma comunque perfetto per quell’ occasione e lo mise sul letto. Genoveffa e Anastasia diedero alla loro sorellastra un mucchio di lavoro per dispetto, ma lei riuscì in fretta a finirlo tutto poco prima di andare in discoteca. Cenerentola si mise il suo vestito e corse giù per le scale. Quando le sue sorellastre la videro, gelose, le strapparono il vestito e lo buttarono via. La povera ragazza corse in giardino e iniziò a piangere e continuò così per ore e ore………..pensava che il suo sogno di conoscere il giovane ragazzo si fosse ormai spezzato. Non aveva più speranze. Intanto le due sorellastre, contente, andarono con il loro elicottero privato alla discoteca, orgogliose di quello che avevano fatto . Cenerentola andò in camera delle sue sorellastre, accese il computer e cercò su amazon.it un abito adatto ai balli scatenati e molto luccicante, poi cercò anche un paio di scarpe adatte al tutto. I vestiti arrivarono dopo mezz’ora ma la poveretta non aveva soldi; tuttavia il corriere preso da confusione, le disse che glieli avrebbe prestati, però doveva restituirli a mezzanotte precisa. Cenerentola prese una mountain bike e pedalò a tutta velocità, finchè non arrivò davanti all’entrata della discoteca. Intanto le due sorellastre si stavano presentando al ragazzo, che però fu attratto dalla bella fanciulla che stava entrando nell’edificio. Senza chiedere informazioni il ragazzo andò dalla fanciulla, che era proprio Cenerentola e la invitò al salir sul palco per ballare con lui. Tra i due nacque un sentimento d’ amore molto forte, tutte le persone prestarono attenzione ai due ragazzi che ballavano, e le due sorellastre erano molto invidiose della ragazza, che aveva qualcosa di familiare. Cenerentola sentì suonare l’ orologio del dj. Oh, no! Era suonata mezzanotte e con tutta fretta corse verso la sua mountain bike ma, mentre scendeva dalle scale perse una scarpa perché non se le era allacciate bene. Il ragazzo la rincorse ma la perse di vista e tutto triste e pensieroso ritornò a ballare. Si era proprio innamorato di Cenerentola, senza sapere la sua identità e allora scrisse sul suo profilo di instagram, ask e facebook che cercava una ragazza che aveva perso una vans azzurro cristallino sulla scala della discoteca. Subito le due sorellastre inviarono il loro indirizzo di casa al ragazzo che, il giorno dopo, si presentò con la Alessandro De Nicola 1^B una fanciulla che si chiamava Cenerentola, aveva due sorellastre di nome: Genoveffa e Anastasia, che si vestivano solo con abiti firmati Abercrombie, Hollister e Subdwed. Genoveffa e Anastasia maltrattavano e odiavano la loro sorellastra Cenerentola, perché dicevano che non era alla loro altezza. Mentre Cenerentola lavorava e puliva i pavimenti con swiffer e con la aspirapolvere, Genoveffa e Anastasia si divertivano a vederla lavorare e intanto si facevano dei selfie che postavano sul loro profilo di instagram. Avevano tantissimi seguaci e tutti le conoscevano, erano molto famose e sapevano tutto di tutti. Una sera su whattsapp le due sorellastre ricevettero un sms con scritto che il ragazzo più bello della città andava in discoteca. Così le due ragazze si affrettarono a fare shopping per colpire il giovane ragazzo. Cenerentola sentì urlare dalle due sorellastre l’ accaduto e subito la povera ragazza chiese alla matrigna e alle sue sorellastre se poteva andare anche lei a ballare in discoteca ma loro dissero che avrebbe potuto andare solo se avesse finito di fare tutti i lavori 13 sua ferrari rossa davanti alla porta di casa. Aprì la matrigna che aveva rinchiuso Cenerentola nella sua stanza. Nel frattempo le due sorellastre lo accolsero con emozione invitandolo a bere un te con loro e a mangiare dei squisiti muffins che aveva fatto Cenerentola, prendendo spunto da Master Chef. Dopo un po’ il giovane ragazzo provò la scarpa alle due sorellastre, a cui però non andava proprio bene. Il ragazzo prima di andare chiese se loro erano le uniche ragazze in questa casa e subito la matrigna rispose che aveva assolutamente ragione, ma proprio in quel momento Cenerentola, con le sue forcine dei capelli, riuscì ad aprire la porta e a fermare il giovane ragazzo, a cui si illuminarono gli occhi. Cenerentola scese dalle scale e si sedette sulla poltrona per provare la scarpa, ma la matrigna buttò con il suo bastone nel camino la scarpa che prese fuoco. Cenerentola però aveva tenuto l’altra scarpa e se la provò, il ragazzo sorrise e capì che aveva trovato la ragazza di cui si era innamorato. Il giovane ragazzo chiamò la polizia che arrestò la matrigna e le due sorellastre per sfruttamento minorile e dopo poco tempo i giovani si fidanzarono e dopo un bel po’ di anni i giovani ragazzi ormai adulti si sposarono e vissero felici e contenti. iniziali S.P.A. che stavano a significare: Super Puzza Assoluta!!!! Un giorno d’estate però giunse al villaggio un ricco e meraviglioso principe dagli abiti eleganti, ricamati ed impreziositi con ogni genere di pietra preziosa, che curava nei minimi particolari il suo nobile aspetto! Quando sorpassò il confine del villaggio si vide di fronte un’alta torre con una grande insegna che enunciava: S.P.A. Così al galoppo del suo cavallo il principe raggiunse la piccola porticina arrugginita della torre e pensando si trattasse di un grande centro di bellezza, raggiunse furtivamente il salone centrale, dove però trovò seduta su un piccolo sgabello un poco malandato, una giovane: Rapuzzel. Sorpreso il principe iniziò a chiedere alla ragazza chi fosse ed il motivo di questo suo sgradevole abbigliamento … La ragazza,a questo punto, sconfortata si inchinò ai piedi del principe ed interrottamente cominciò a piangere ed a raccontagli il motivo di questa sua orribile sgradevolezza … Gli disse che da molto tempo lei era stata abbandonata dalla sua famiglia e purtroppo non aveva il denaro necessario per comprarsi dei abiti più eleganti e puliti. Così, volenteroso, il principe decise di aiutarla a migliorare il suo aspetto. Infilatosi i suoi candidi guanti di seta cominciò a ripulire dalla sporcizia i capelli ed il viso della povera ragazza, riscoprendo in lei una meravigliosa fanciulla dagli occhi azzurri ed infiniti come l’oceano. L’espressione della fanciulla alla fine era un po’ impaurita, spaesata, ma allo stesso tempo riconoscente nei confronti del principe. Specchiandosi la ragazza ebbe le lacrime agli occhi e così si gettò fra le braccia del giovane ragazzo che era stato così dolce e premuroso nei suoi confronti. Le accarezzò il viso e la spinse a ripresentarsi al villaggio senza più paura di sentirsi rifiutata; ormai era una ragazza nuova e tutti la accolsero, si scusarono ed oltre ad accettarla come una bellissima fanciulla riconobbero in lei anche un animo buono, allegro, ma soprattutto umile! Fu così che tutti al villaggio quella sera festeggiarono il ritorno di Rapuzzel che da quel giorno venne chiamata col suo vero nome che in tutti quegli anni era stato dimenticato: Elisa Bonazzi & Daniela Rota 2^A C’era una volta una ragazza dai capelli biondi, lunghi, ma soprattutto sporchi!!!! Da tutti veniva chiamata ormai da tempo, Rapuzzel ed era la ragazza più odiata del suo villaggio, era infatti per gli abitanti un vero e proprio incubo di bellezza … era davvero, davvero, davvero …. sgradevole! Di certo non amava il sapone e mai curava i suoi lunghi capelli ormai pieni di lische di pesce, foglie secche e, cosa più orribile … resti di spazzatura! Ogni volta che annusava i fiori del suo piccolo giardino essi subito reclinavano il capo ed appassivano ad ogni suo sospiro … proprio per questo infatti venne isolata dal popolo e cacciata dalla città. Dunque fu costretta a rifugiarsi in un’alta torre ricoperta d’edera rampicante, sul fronte un enorme cartello con le Rapunzel !!!!!! Sofia Fumagalli & Francesca Barbieri 2^A 14 divertivano. Ma le risate furono spente dall’arrivo di grandi grossi draghi sputafuoco, chiamati da tutti “Black Block”. Pianti e urla strazianti riempirono l’aria e gran parte dell’evento fu distrutto dall’ira dei mostri. Ma i cittadini non si scoraggiarono e con grande forza d’animo ricostruirono tutto. Tante persone provenienti da regni lontani vennero a Milano per vedere di persona l’evento, che ormai era sulla bocca di tutti e venne soprannominato Il re che leggeva nel pensiero C’era una volta un re tanto forte e tanto potente che solo sentendo il suo nome la gente tremava sbigottita. Si raccontavano di lui strane leggende: che fosse capace di leggere nel pensiero i segreti più intimi e fosse capace di prevedere il futuro grazie alla lettura del pensiero. Nessuno osava mai sfidarlo perché la gente era troppo spaventata da lui e soprattutto il re era molto autoritario e chi lo sfidava veniva subito giustiziato. Arrivò un giorno un mago con un ragazzo di nome piccolo dal fatto che era molto piccolo lo sfidarono subito il mago venne ucciso da una freccia e così doveva avvenire anche per piccolo ma riuscì a scappare. Piccolo si rifugiò nella casa del mago che tramite un incantesimo che gli aveva insegnato rese invisibile. Si allenò per 10 anni e all’ età di venti anni partì alla volta del regno. Si introdusse nel castello dove vide il re al quale lanciò la sfida ovviamente preparato schivò tutte le frecce e allora passò allo scontro corpo a corpo. Il re si dimostrò subito più potente per via dei suoi poteri ma piccolo ricordò un insegnamento del mago “agisci d’istinto non pensare “ ora comprese le parole per poterlo battere doveva improvvisare se no pensando il re lo prevedeva. Alla fine grazie a questo insegnamento riuscì a prevalere sul re diventò re e governo con saggezza per il resto dei suoi giorni. EXPO L’EXPO cambiò la mentalità di tutte le persone. In quel nuovo mondo non c’erano più sprechi, non c’erano più differenze, non c’erano più persone che morivano ma tutti erano amici. Caterina Bonacina e Elisa Re 2^A FURTO A MILANO In una villa privata nella periferia di Milano,viveva una donna molto ricca che aveva tanti gioielli, e tra quelli più preziosi c’era una collana di diamanti con un valore inestimabile che si aggirava intorno ai 3.000.000di euro. Conservava tale oggetto in una cassaforte d’acciaio. La donna, di nome Laura, era rimasta vedova e i suoi due figli erano partiti per lavoro all’estero. Laura spesso usciva con un uomo, Victor Le Blank, che aveva conosciuto in casa della sua amica. Un giorno fu invitata da Victor al ristorante, quando arrivò, vide Victor seduto ad un tavolo e lo raggiunse; iniziarono a parlare, finché Laura, con la scusa di doversi lavare le mani, andò in bagno, intanto Victor mise nel bicchiere di Laura un sonnifero molto potente. Appena Laura tornò al tavolo Victor propose di brindare alla salute e Laura bevve, così dopo pochi secondi la donna cadde a terra. Victor ne approfittò per frugare nella borsa di Laura e trovò le chiavi di casa e un bigliettino su cui c’era scritto la combinazione della cassaforte. Per non fare insospettire nessuno disse al proprietario del locale che Laura si era addormentata per la troppa stanchezza. Portò a casa Laura addormentata e con il bigliettino e i guanti aprì la cassaforte, prese la collana e scappò. Laura, appena si svegliò, noto che la Filippo Trovesi e Filippo Nozza 2^A L’EXPO! Una favola….. che si avvera!!! C’era una volta un mondo molto lontano, chiamato terra. In quel regno c’era una grande crisi, infatti mentre i ricchi buttavano grandi quantità di cibo, i poveri morivano di fame. Così il re ordinò ai suoi sudditi di creare un evento che potesse abbattere le differenze che c’erano in quel grande regno. Dopo 5 anni di lunga attesa, finalmente il sogno tanto atteso da tutti si realizzò. All’inaugurazione tutti i cittadini festeggeranno con danze e balli. Tutti erano felici e si 15 collana era sparita e allora chiamò la polizia. Ad occuparsi del caso fu il commissario Francesco Villa. Il commissario chiese alla donna cosa avesse fatto la sera del furto e lei disse che era uscita per andare in un ristorante con Victor Le Blank e poi … la donna non ricordava più nulla. Ispezionando la cassaforte, il commissario trovò dei capelli e facendoli esaminare dalla polizia scientifica scoprì chi fosse il colpevole: era proprio Victor Le Blank. Così lo cercarono, ma scoprirono che l’uomo non era più il Italia, bensì in Svizzera . Il commissario lo cercò e appena lo trovò gli gridò: ”Fermo, la dichiaro in arresto!” Victor tentò di scappare e il poliziotto dovette iniziare a corrergli dietro. Ansimanti i due si fermarono e Victor venne arrestato. Tornarono in Italia dove la donna aspettava impaziente la sua collana che poi venne restituita alla proprietaria, che felice ringraziò il poliziotto. Mentre Ben stava indagando nella pizzeria di Andrea, Marika era in casa sua e, superata la crisi di pianto, stava meditando sugli avvenimenti della giornata. Improvvisamente si ricordò di aver visto un signore che sembrava molto attratto dagli orecchini, proprio pochi minuti prima dell’omicidio. Telefonò subito a Ben raccontandogli quello che si era ricordata; Ben incaricò Hellery Hall, il suo aiutante, di indagare su questo misterioso signore, mentre lui avrebbe continuato a pedinare Andrea. Hall e Marika indagando su quel misterioso signore avevano scoperto che era recentemente andato a casa di Claudio, il commesso del negozio. Quando Ben li raggiunse si precipitarono lì, ma trovarono la casa deserta e si misero a cercare indizi. Ad un certo punto Hellery frugando in un cassetto scoprì un doppio fondo e dentro trovò … gli orecchini rubati! Ben, Hellery e Marika decisero di restare nascosti e di aspettare che Claudio tornasse a casa. Quando finalmente s’aprì la porta d’ingresso, tutti e tre trattennero il fiato e rimasero molto sorpresi nel veder entrare Claudio i l misterioso signore e … Alessandro Manchavat. Dovete sapere che Alessandro Manchavat era il proprietario della “Gioielleria del Corso”. I tre confabulavano fitto fitto, e non si accorsero degli intrusi che riuscirono a cogliere stralci di conversazione: “Dobbiamo assolutamente trovare… sicuro per gli orecchini!” “… venderli a qualcuno che non … domande?” “tutta la città … furto!” “basta abbiamo sentito abbastanza!”disse Ben “signori vi dichiaro in arresto!”. Prima che potessero accorgersene, i tre delinquenti si trovarono in manette. I tre vuotarono il sacco: era stato Claudio, il misterioso signore e Alessandro Manchavat a compiere il furto e il movente erano semplicemente i soldi ricavati dalla vendita degli orecchini. Ben, stanco per la lunghissima giornata trascorsa, decise di festeggiare con una pizza quest’ultimo caso risolto. Matilde Papis e Valeria Sacchi 2^A Ben e il furto alla gioielleria Uganda Era un tranquillo sabato pomeriggio a Taormina e Vincenzo, il proprietario della gioielleria Uganda era felicissimo perché aveva appena esposto dei nuovi, bellissimi orecchini d’oro, con smeraldi e zaffiri che stava presentando ai suoi clienti. Ad un certo punto si spensero le luci e Vincenzo gridò: “aiuto!” Subito dopo si sentì uno sparo e Marika, la figlia di Vincenzo riaccese tempestivamente le luci. La scena che si presentò ai suoi occhi era agghiacciante: suo padre era riverso per terra con un proiettile nel petto e Claudio, l’aiutante del signor Vincenzo, dal retrobottega era accorso in negozio per vedere che cosa fosse successo. Marika scoppiò in lacrime e Claudio chiamò i soccorsi denunciando l’accaduto. Ben l’ispettore si recò subito sul luogo del delitto e iniziò a interrogare i presenti mentre arrivava l’ambulanza a prendere il corpo ormai inerte di Vincenzo. Indagando, sul pavimento del negozio trovò, vicino alla teca un paio di orecchini e una pistola sulla cui scoprì le iniziali A.M. Ben si ricordò che proprio nella via accanto c’era una pizzeria di proprietà di Andrea Mengoni. A quel punto pensò di pedinarlo per scoprire se fosse lui il colpevole. Emma Veneziani e Lucia D’Amore 2^A 16 IL MARE Ed è qualcosa da cui non puoi scappare… il mare… Ma soprattutto il mare chiama … non smette mai. Continuerà a chiamarti senza spiegarti nulla. Per me il mare è un ambiente di svago! Il panorama stupefacente del mio mare Sulla spiaggia stesa al sole, mi accoglieva come un fiore Rebecca Carlessi 1^ B il panorama stupefacente della sabbia fine che si muove MARE D’ESTATE lentamente Ricordo quel mare, azzurro e trasparente come un cristallo, vedevo riflesso il mio viso e pensavo di essere in paradiso. insieme all’ondeggiare del lungo mare. Scrasc scrasc è il suo dolce suonare. I miei pensieri tornano spesso laggiù Dove il cielo era blu, e la voglia di tornarci mi viene sempre di più. Scrasc scrasc è il suo invitare. Il blu e il verde sono i suoi colori, la gentilezza e la pace sono i suoi Camilla Ghezzi 1^B amori che trasmettono allegria insieme alla simpatia. LA NEVE Il suo calore affettuoso, La neve che cade sul prato avvolge tutto con la sua candida freschezza e diffonde fiocchi che piano piano sui tetti si posano. è sempre generoso e si rivolge a tutti con tono melodioso. Elisabetta Federici 1^B I RICORDI DEL MARE Jasmin Caccia 1^B Tra le onde del limpido mare, La campagna del nonno uno scoglio sta per affiorare e le piccole navi si fanno cullare. La campagna del nonno I bambini giocano sulla spiaggia è un po’ magica e incantata, tra loro divertiti forse anche un po’ stregata, costruendo castelli di sabbia ci son palme dappertutto, e attorno, granchi incuriositi. pini che son grattacieli Gli ombrelloni di mille colori e una nonna piantameli ricoprono i visi dei nuotatori così poi da stregare che stanchi giacciono al sol. quelli che stan per arrivare. Giulia Moschini 1^B Perricone Diletta 1^B 17 Il poeta di Praia a Mare LA PALESTRA É un ambiente chiuso, che è concluso con un canestro che sembra un cesto, è di un blu intenso che richiama il mare immenso. Per me è importante la palestra, come una maestra! Ho visto un poeta di Praia a Mare che su di una barca era a pescare. Ma si aprì una falla e per stare a galla smise di remare e si mise a rimare. Quel poeta di Praia a Mare. Filippo Ferretti 1^B IL Il mare M’affaccio al mio balcone e vedo il mare, MIO SOGNO D’ESTATE immenso, Io guardo il mare infinito il mio pensiero si perde nell’incanto tiepida è l’acqua toccata dal mio dito. in un tessuto azzurro Con lo scrosciare dell’onda trasportato dal tremolio delle onde sulla spiaggia c’è una baraonda, che sembrano leggere, nei miei ricordi. i bambini che giocano a pallone Una barca di pescatori s’avvicina, lenta, tirandolo in alto come un aquilone. ma la gente è operosa, Intanto, io mi immergo nel mare alita il ventoche profuma di pesca, azzurro come il cielo essenza che si diffonde alle colline che mi avvolge come fosse un velo. degradanti. Carlotta Naibo 1^B Io, là, a bere quel sorso freschissimo di tranquillità. Un Cagnolino Bergamasco Giovanni Parisi 1^B Un cagnolino bergamasco Il calcio…che passione Che portava sempre il casco Venne legato alla moto Quando entri, tutto cambia: pensi ai tiri non riusciti, ai rigori andati male, ai falli subiti. Ma senti la forza di non mollare, di andare avanti e riprovare. In undici siamo, tutti combattiamo, noi ci crediamo. Quel campo non mente: se segui un goal, credici sempre. Se alla fine perderai, all’avversario la mano darai, perché un esempio resterà. Di un ragazzo assai noto Quel povero cagnolino bergamasco! Zoe Mazzucconi 1^B La dama della Val Brembana Una dama della Val Brembana scolava tre botti a settimana, era sempre in cantina già brilla la mattina, più che dama era una damigiana! Quella dama della Val Brembana Tommaso Rinaldi 1^B 18 COME GUADAGNARE SOLDI ALLE MEDIE !!! Apple è un’ azienda statunitense che produce sistemi operativi, computer e dispositivi multimediali. Ha sede in California a Cupertino ed è una delle aziende più produttive al mondo. Il 1° Aprile del 1976 è stata fondata da Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne. Precedentemente era conosciuta come Apple Computer Company, conosciuta in tutto il mondo dagli anni 80 grazie alla vasta gamma di computer Macintosh. A partire dall’ agosto 2011, Apple è l’azienda più grande del mondo. Wozniak era un hacker e programmatore per l’ HP che nel 1975 progettò il primo modello di computer venduto da Apple. Nell’estate del 1975, Steve Jobs lavorò in una piantagione di mele in Oregon e fu proprio in quel periodo che il nome cominciò ad apparirgli unico ed interessante . Il primo logo , utilizzato solo per gli APPLE fu disegnato da Ronald Wayne all’epoca socio di Jobs Wozniak . La Apple conosciuta oggi realizza i seguenti prodotti: Tutti noi, almeno una volta, abbiamo avuto bisogno di soldi per oggetti che ci affascinano, ma che i nostri genitori non ci vogliono comprare. È semplice guadagnare, non pensate? Vediamo tantissimi film che parlano di giovani ragazzi che vorrebbero racimolare un po’ di soldi per comprarsi un oggetto: vendono limonata, fanno i biscotti, girano video, l’unico problema per noi è che... NON SIAMO IN AMERICA!!! Per i ragazzi americani, è facile guadagnare, perché per loro oggi una persona praticamente può essere una sconosciuta e domani la migliore amica, quindi hanno tanti “clienti”, ma noi, cittadini italiani, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo sempre pregare i nostri genitori di darci dei soldi? È no cari miei! Non è che chiediamo qualcosa e…. PUFF, magia! Ecco quello che volevamo dire! Non funziona così! Il mio consiglio quindi è questo: se avete fratelli o sorelle maggiori, vorranno di sicuro la sera avere il monopolio della televisione, quindi, fatevi pagare per fare scegliere a loro il programma, però attenzione: i prezzi non devono essere troppo alti, perché sennò non vi daranno nulla. Potete anche fare qualche lavoretto in casa, però, prima di lavorare, stabilitene il prezzo, perché altrimenti: ciao ciao soldi! Provate anche a fare dei biscotti e andate a venderli ai vicini presentandovi con una faccia da cane bastonato e così magari, oltre che a comprarvi i biscotti, vi daranno anche una mancia! Insomma, è tutta una questione di furbizia: faccia da cane bastonato, farsi pagare per la televisione, stabilire il prezzo prima di lavorare… Basta avere iniziativa e darsi da fare e vedrete che giungerete a ottimi risultati.! Computer - Serie Macintosh Classic Serie Macintosh Performa Serie iMac - MacBook MacBook Air - MacBook Pro Mac mini - eMac Book - Mac Pro Tablet - iPad 2 iPad 3 (detto "Il nuovo iPad") iPad 4 (detto "iPad con Retina Display") iPad 5, "iPad Air" - iPad Air 2 iPad Mini - iPad Mini 1 iPad Mini 2 - iPad mini 3 Smartphone - Stella Zanardi 1^B iPhone 2g (detto "iPhone EDGE") iPhone 3G - iPhone 3GS iPhone 4 - iPhone 4S iPhone 5 - Phone 5C iPhone 5s - iPhone 6 iPhone 6 Plus Azienda fortemente consigliata da Giulia Zappa, Sofia Pelizzari e Rachele Spada 1^C 19 diverso nello stesso individuo; corpo robusto e compatto; torace profondo e zampe forti e dritte. La coda, folta e cespugliosa, è tenuta bassa quando l'animale è intento al lavoro o riposa, mentre descrive un arco a forma di falce diretta verso l'alto quando il cane è in tensione. SIBERIAN HUSKY Paola Ferrabue e Il Siberian husky è un cane che ha avuto origine diversi secoli fa nella Siberia nord orientale. Questo cane è bellissimo e abbastanza elegante da calcare le passerelle, ma è un cane da lavoro atletico e che ha bisogno di stimoli mentali e fisici. Dal momento che ama le persone, tra un’ attività e l’altra, è un compagno affettuoso, dolce e vivace che ama far parte della famiglia. Caratterialmente il Siberian husky è risoluto, con un forte istinto di caccia: non è la scelta ideale per un proprietario poco esperto. Sviluppata dal popolo dei Chukchi in Siberia come cane da slitta, la razza fu introdotta negli U.S.A. attorno al 1900. Negli ultimi anni è diventato sempre più popolare e diffuso. Purché sia adeguatamente impegnato, la sua natura amichevole lo rende un buon cane per famiglie, anche se i cuccioli possono essere troppo bruschi per i bambini piccoli. Gli husky non sono cani da città: hanno bisogno di spazio. Dovrebbero avere un ampio giardino o un recinto spazioso per correre e recinzioni solide, dato che possono saltare, rosicchiare o scavare. Il forte istinto di caccia li rende poco amati nelle zone dove c’ è la presenza di animali da allevamento. il Siberian Husky è un cane per persone attive all’aperto, che possano offrigli una guida ferma e capace e amino le attività canine. Non è adatto a chi vuole un cane che corra libero nel parco e risponda a richiamo: è adatto per chi fa jogging e per escursionisti. In questa razza di media taglia: l’altezza al garrese del maschio è compresa tra i 53 e i 60 cm, per un peso variabile fra i 23 e i 27 kg , mentre la femmina è alta, sempre al garrese, dai 51 ai 56 cm e pesa dai 16 ai 23 kg . Il Siberian husky ha un doppio mantello in cui il sottopelo consiste in una pelliccia soffice e fitta, mentre il pelo di copertura, morbido, conferisce a questo cane un aspetto ben curato, in netto contrasto con quello più arruffato e disordinato di altre razze di cani da slitta, come l' Alaskan malamute e l'Eschimese. Di solito il pelo del Siberian husky è grigio, nero o focato, reso più vario da chiazze o striature, numerose soprattutto intorno alla testa. Caratteristiche della razza sono un cranio di media grandezza, moderatamente arrotondato; orecchie dritte attaccate alte sul capo; occhi marroni o azzurri, a volte di colore Iris Giavazzi 1^C BRADIPI I bradipi sono mammiferi appartenenti alla famiglia dei BRADIOPODI, che vivono nelle zone tropicali del centro e del sud America. Il termine deriva dal greco che significa “ Piede lento” molto probabilmente riferito alla lentezza dell’animale. Esistono due specie di bradipi: il Bradypus e il Choloepus. Le specie più comuni sono il bradipo a tre dita o “Ai-ai”, e il bradipo a due dita detto anche “Unau” comune. I bradipi misurano tra i 50 e i 70 cm di lunghezza, hanno la coda molto corta, o del tutto assente, e arti lunghi con grandi unghie uncinate. Questo meraviglioso animale ha strane abitudini difatti dorme 19 ore al giorno e in natura vive in media 12 anni. Il peso di un bradipo varia tra i 4 e i 7 kg. Il capo è piccolo e tondeggiante e ha un muso corto ricoperto da peluria. Questi animali sono dotati di un collo straordinariamente mobile: possono infatti ruotarlo fino a 270 gradi senza muovere il corpo; si nutrono solo di foglie e conducono una vita nascosto nelle foreste dell’HONDURAS, del PARAGUAY e dell’ARGENTINA SETTENTRIONALE. La loro principale abitudine è di star la maggior parte del tempo aggrappati ai rami degli alberi della foresta tropicale e si spostano in continuazione da un ramo all’altro con il dorso rivolto verso il basso. Il corpo è ricoperto di pelo che il cui corpo ha il colore che ricorda quello delle alghe, cioè verdastro. I bradipi vivono solamente in ambienti umidi e a clima mite tutto l’anno e la temperatura ambientale ideale per loro è intorno ai 22 gradi centigradi. Mentre i maschi vivono per tutta la vita su un unico albero, le femmine si muovono di albero in albero una volta che il loro cucciolo raggiunge la maturità lasciando il loro vecchio albero al figlio. La loro temperatura corporea può variare dai 32 ai 20 gradi a seconda di quella esterna e sono considerati il simbolo di pigrizia e di lentezza perché sul terreno si muovono a rallentatore 20 con evidente goffaggine, alla velocità di 0,24 km\h, mentre, al contrario, in acqua il bradipo risulta essere un ottimo nuotatore. L’alimentazione del bradipo è a base di frutta e verdura. Non beve acqua, che assume da tali alimenti, l’estensione del territorio in cui si nutre varia a seconda del bradipo, nel caso dei bradipi bidattii si arriva a 140 ettari, mentre nel caso del bradipo tridattilo si arriva a 0,3 a 15 ettari, inoltre quest’ ultimo si nutre solo di alcune foglie e alghe che crescono sul proprio ramo. Nonostante il periodo fertile duri tutto l’anno, la riproduzione avviene solitamente nei mesi di marzo ed aprile. L’accoppiamento ha luogo a terra e, successivamente, i maschi non svolgono alcun ruolo nella crescita dei piccoli. Il periodo di gestazione è di sei mesi circa, conclusi i quali, nasce un solo bradipo, di circa 300-500 grammi circa. Per i sei mesi successivi, il piccolo non si separa dalla madre, rimanendo saldamente aggrappato alla sua pelliccia, ma iniziando a cibarsi autonomamente da tale posizione già nel primo mese di vita. A sei mesi circa dalla nascita, la madre, lascia l’albero al piccolo, il quale eredita la sua parte di territorio che, se maschio, non abbandonerà più per il resto della vita. La maturità sopraggiunge fra il terzo e il quarto anno di vita. All’inizio del 2012 ha iniziato a pubblicare le sue canzoni su Vevo, soprattutto la sua 1°canzone PUT YOUR HEARTS UP,mentre su You tube è stata pubblicata la 3° colonna sonora di VICTORIUS. Nel 2013 sono stati prodotti I seguenti album: Yours truly, The way, Baby, Right there. Dopo l’album Everything, il 24 agosto 2014, ha cantato PROBLEM con IGGY ZALEA un’artista australiana e, dopo questo concerto, ha prodotto la canzone LOVE ME HARDER che ha fatto impazzire il mondo perché è, probabilmente, la sua più bella canzone. Il suo primo album di inediti è stato pubblicato il 2 settembre 2013 nel REGNO UNITO, e un giorno dopo negli STATI UNITI d’AMERICA . All’inizio del 2014 lei stessa ha annunciato di essersi messa al lavoro su un nuovo progetto . Il 29 luglio 2014 ha collaborato con JESSIE J. e la rapper Nick Minaj nel nuovo singolo BANG BANG. Elisa de Jesus e Ester Pesenti 1^C Vi presento… Ivan Zaytsev Matteo Bolis e Agostino Suardo 1^C Ivan Zaytsev, nato a Spoleto il 2 Ottobre 1988 e figlio del pallavolista russo Vjaceslav Zajcev e della nuotatrice Irina Pozdnjakova, comincia la propria carriera nel 2001, come palleggiatore, giocando nelle giovanili del Perugia Volley, per poi entrare a far parte della prima squadra, in serie A1, nella stagione 2004/05. Nella stagione 2006/07 passa alla M. Roma Volley, mentre la stagione successiva viene ceduto alla Top Volley di Latina; nel 2008 ottiene anche le prime convocazioni in nazionale, con la quale vince l’oro ai Giochi del Mediterraneo: lo stesso giorno, cioè il 12 Maggio, ottiene a tutti gli effetti la cittadinanza italiana. Nell’annata 2008/09, cambiando anche ruolo in schiacciatore, ritorna alla squadra di Roma, retrocessa intanto in Serie A2, con la quale vince nella stagione 2009/10 la coppa Italia di categoria, venendo premiato anche come MVP, ed ottiene la promozione nel massimo campionato italiano. Nel 2011 con la nazionale, vince l’argento al campionato europeo, mentre nel 2012 vince la medaglia di bronzo ai Giochi della XXX Olimpiade di Londra. Nella stagione 2012/13 viene ingaggiato nell’Associazione ARIANA GRANDE ARIANA GRANDE – BUTERA detta ARIANA GRANDE nata il 26 giugno 1993 è una cantautrice statunitense di origine italiana. La sua voce viene spesso paragonata a quelle di MARIAH CAREY E WHITNEY HOUSTON . Ha un timbro “ melodico” e la sua musica è generalmente pop e R&B contemporaneo con alcune influenze funk e hip-hop. È divenuta famosa grazie al ruolo di CAT VALENTINE nelle sit-com di successo di VICTORIUS e SAM & CAT su NICKELODEON. Nell’Agosto del 2011 è uscita la prima colonna sonora di VICTORIUS dove canta con ELIZABETH GILLES (JADE WEST).E’ anche doppiatrice, infatti presta la sua voce alla principessa DIASPORA nel cartone animato WINX CLUB. 21 Sportiva Volley Lube di Macerata, club con il quale cambia nuovamente ruolo, spostato nella posizione di opposto, e dove resta per due annate, con la quale vince la Supercoppa Italiana, ricevendo anche il premio di miglior giocatore e lo scudetto nella stagione 2013/14; con la nazionale, nel 2013, vince la medaglia di bronzo alla World League, bissata anche nell’edizione 2014, e alla Grand Champions Cup e quella d’argento al campionato europeo. Per il campionato 2014/15 si trasferisce in Russia, nel Volejbol’nyj Klub Dinamo Moskva, militante nella Superliga, con cui si aggiudica la Coppa CEV. Ivan, non solo ha avuto tante soddisfazione nella pallavolo, ma anche nella vita privata: infatti il 18 maggio 2013 ha sposato la sua fidanzata Ashling. I tornei più importanti sono quelli del Grande Slam: Wimbledon, Roland Garros, Australian Open e U.S. Open. A Roma si svolge, invece, il prestigioso torneo “Master 1000” BNL d’Italia. I nostri giocatori preferiti “ATP” sono Roger Federer e Rafael Nadal, mentre quelle “WTA” sono Ana Ivanovic e Caroline Wozniaki. La nostra coppia di doppio preferita “ATP” è quella dei fratelli Brayan, mentre la nostra coppia “WTA” è quella delle giocatrici italiane Errani e Vinci che, però, recentemente, hanno purtroppo annunciato che non gareggeranno più insieme. Lodovica Montaruli & Sofia Nembrini 1^C. Giulia Ambiveri 1^C Il tennis Il tennis è uno sport conosciuto in tutto il mondo. Si tratta di un gioco sia maschile, sia femminile, diviso però in due distinte categorie: “WTA”, per le donne - la cui numero 1 al mondo è Serena Williams- e “ATP”, per gli uomini - il cui numero 1 è Novak Djokovic-. Di solito i due sessi giocano separatamente, a parte il caso del “doppio misto” in cui si confrontano due coppie, ciascuna formata da un maschio e una femmina. Infatti, il tennis può essere individuale o a coppie. Si disputano anche gare a squadre, ovvero le giocatrici o i giocatori più forti di una nazione gareggiano in squadra. Il torneo delle squadre femminili si chiama “Fed Cup”, mentre quello maschile si chiama “Coppa Davis”. Questo sport si può praticare in tutte le stagioni dell’anno, ma ovviamente in inverno al coperto. Il campo varia le sue dimensioni a seconda della gara che si disputa. Se un campo viene utilizzato per un singolare, sarà lungo 23 m e largo 8 m, mentre se viene utilizzato per un match di doppio, esso avrà la stessa lunghezza di 23 m, ma sarà largo 10 m, per l’utilizzo dei cosiddetti corridoi. Il campo può avere superfici diverse: i più comuni sono in terra rossa, in cemento, in playit, in erba o in erbetta sintetica. Nel corso dell’anno, si disputano tornei internazionali in varie parti del mondo, distinti in diverse categorie. La pesca <E’ vero, papà, che si possono pescare i treni?> <Ma cosa dici, Marchino?> <E allora a cosa serve la RETE ferroviaria?> Le materie La mamma alla sua bambina :<Perché metti tutti i libri nel frigorifero?> e la bambina :<La maestra mi ha detto che devo dare una rinfrescata alle materie!> Professioni La maestra al piccolo Aldo: <Che lavoro fa tuo papà?> <Il meccanico !>, <E tua mamma?>, <Credo faccia l’elettricista perché ha appena dato alla luce un bambino!> con l’ immagine nascosta Quante facce vedi? 22 Riesci a trovare il volto nascosto tra i chicchi di caffè? Riesci a vedere il leone? Una tigre la vedo benissimo, l’altra, dove è? (per trovarla bisogna saper leggere l’ inglese) Riesci a vedere il viso di un uomo? Illusione ottica Quante persone riesci a contare? Che animale vola tra i fiori? In questa foto ci sono 9 persone, riesci a vederle? Riesci a vedere un viso? Un cervo lo vedo, l’altro? Valeria Rodriguez 1^C 23