n. 3 Maggio 2015
ISTITUTO
SCOLASTICO PARITARIO SUORE SACRAMENTINE
Via S. Antonino, 8 - 24122 BERGAMO - Tel. 035.270.027 - Fax
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La redazione di “Segnali di Fumo”
ringrazia tutti i ‘Reporter’
che hanno collaborato alla realizzazione
del Giornalino Scolastico
con i loro numerosi articoli e i fantasiosi e
divertenti racconti di avventura
e augura a tutti voi….
______________________________________________________________________________
Buon
La redazione di Segnali di Fumo
Docente: Santagata Maria Vittoria
e la collaborazione dei Docenti delle varie classi della
Scuola Secondaria di primo grado.
Reporter: studenti della Scuola di primo grado.
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dadi; non c'è garanzia che vinceremo o che
perderemo, ma non si saprà finché non si tenta.
Quindi accettando rischi nella vita vuol dire
vivere la vita al massimo.
Celine Polepole 3^A
La vita
IL VALORE DELLE COSE
Vivere la vita non è una cosa facile, ma non
bisogna aver paura di avere sogni che sembrano
lontani a inverosimili, non bisogna aver paura di
prendere una decisione, di commettere errori e
di essere tutto ciò che si può essere. Alcune
persone si auto-convincono di non poter fare
nulla per il loro futuro e passano la maggior
parte del tempo a soffermarsi sul passato.
Spesso permettiamo alla gente di influenzare la
nostra vita anche se non vogliamo ammetterlo.
Ci sono persone negative che vedono solo
aspetti brutti della vita, quasi come essere
all’interno di un tunnel senza uscita. Vivere
assieme a persone pessimiste può , talvolta,
portarci alla rovina: ciò accade quando
cominciamo a essere d'accordo con loro e a
perdere la nostra passione per le cose in cui
abbiamo sempre creduto nella nostra vita. Le
persone negative uccidono i sogni, sono quelle
che ti dicono che il sogno che possiedi è una
perdita di tempo, sono quelle che sono sempre
a criticarci e a frenarci, quelle che ridono di noi,
dicendoci che non ce la faremo mai! Queste
persone trovano sempre qualcosa di sbagliato
nella vita, in modo che non fanno nulla per
renderla migliore. Inoltre la vita si basa su valori
religiosi e familiari che aiutano a costruire il
carattere e la personalità di una persona e la
aiuta a determinare ciò che è giusto da ciò che è
sbagliato. I valori morali possono dare senso e
scopo alla nostra vita. Nella nostra vita, la
morale è qualcosa che si sviluppa sin dalla
nascita. Essere genitore non è un “lavoro”
molto facile perché si deve saper trasmettere al
proprio figlio un buon esempio: molte delle
nostre decisioni sono state influenzate dai
genitori man mano si cresce. Per questo i
genitori e la famiglia in generale, hanno un
ruolo fondamentale nella nostra vita. Ho
appena iniziato a imparare il significato della
vita a identificare i miei desideri e bisogni, i miei
obiettivi e sogni. Credo che ognuno di noi sia
stato messo sulla terra per un motivo. Se
viviamo la nostra vita nella paura non riusciremo
a raggiungere il nostro scopo. Ognuno deve
correre rischi e affrontare paure per avere una
vita piena di divertimenti e avventure.
Prendendo un rischio ci offriamo una possibilità,
ci giochiamo le nostre carte, tiriamo i nostri
Mi è capitato di riflettere su una domanda in
particolare che, a parer mio, molte persone si
pongono prima o poi nella vita: “Il valore di ciò
che si perde si apprezza maggiormente in
seguito?”.
Io non penso che perdendo qualcosa il valore di
ciò che si possiede, sia per breve tempo che per
sempre, venga apprezzato in maggior misura.
Infatti, io penso che comunque smarrendo
qualcosa di valore cerchiamo in tutti i modi di
ritrovarlo, perché ci manca.
D’altra parte, è altrettanto vero che si pensi di
più ad essa, ma ciò non vuol dire che si appezzi
in maggior misura.
Lo stesso avviene con le persone care.
Pensiamo ad esse, ai momenti che si sono
passati insieme e a com’è la vita senza di loro,
ma non si apprezzano di più, ci si pensa solo di
più. Questa è secondo me una piccola
sfumatura che mi preme in modo particolare.
A me è capitato di perdere qualcuno, per
esempio, mia nonna poco tempo fa. A me
manca molto, e non c’è giorno in cui non la
pensi. Mi vengono in mente tutte le passeggiate
nei campi di casa sua: mi insegnava a
distinguere i fiori e mi ha aiutato a crescere
insegnandomi a “trovare” la bellezza della vita
nella natura. Io apprezzavo molto mia nonna,
ma la apprezzo anche adesso nello stesso
modo, perché so ancora che lei è accanto a me
e che non l’ho mai persa.
Io penso, quindi, che le cose di valore non si
gradiscano di più quando si perdono, ma si
apprezzano sempre allo stesso modo.
Io so comunque che le persone che si perdono
sono felici, perché hanno una casa lassù e che
hanno uno spazio di infinito solo per loro, nel
nostro petto, nel nostro cuore.
Cesare Pesenti 3^B
Un luogo per riflettere
Un luogo che mi permette di riflettere nei
momenti di più estrema debolezza e di scoprire
aspetti della vita a mio parere importanti, che
mi hanno portato a comprendere la bellezza
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come occasione di arricchimento dell’animo, è
quello che io definisco “Il mio posto ideale”.
Non distante da casa mia, è un luogo che
conosco solo io, molto bello in mezzo ad uno
degli sterminati parchi di Levate, il paese in cui
abito. Questo posto, essendo in mezzo alla
natura, è circondato dal
verde più
incontaminato ed da altissimi alberi che
sembrano, dal basso, tocchino il celo.
Mi reco in questo posto ogni volta che sono
triste o che ho litigato con qualcuno,
soprattutto con la mia famiglia. Mi reco lì
perché alcune volte ho bisogno di riflettere in
un luogo appartato, senza che nessuno mi
disturbi, per capire ad esempio, ciò che sbaglio
quando mi capita di litigare o anche per capirne
la causa oppure mi serve solo per rilassarmi o
rasserenarmi, così da ritrovare un equilibrio
mentale.
Questo luogo rappresenta per me una fonte di
svago e di riflessione nella quale rifugiarmi nei
momenti di crisi, per riprendermi e migliorarmi.
Ho scoperto questo posto per caso, in un
pomeriggio d’estate nel quale, come al solito
stavo facendo una passeggiata nel parco. Quel
giorno, avevo deciso di proseguire inoltrandomi
nel centro di esso, in quanto prima ne ero
sempre rimasto all’entrata, vicino alle altalene.
Camminando e riflettendo, ero inciampato in un
sasso, piantato nel terreno, così caddi dentro ad
un grande cespuglio; dopo un primo
smarrimento, in esso ritrovai un luogo
armonioso e sereno e cominciai a provare una
serie di emozioni quali serenità, tranquillità,
libera riflessione e felicità, tutte emozioni che
solo quel luogo sapeva darmi, così che divenne
il mio luogo ideale. Da allora mi reco sempre lì
da solo, in quanto non ci ho mai portato
nessuno, nemmeno mia madre che è la persona
più importante per me in questo mondo.
Posso vivamente affermare che possedere un
posto nel quale riflettere e potersi rilassare
serve, in quanto io, prima di scoprire il mio, mi
sfogavo sempre con mia mamma, la quale si
innervosiva a sua volta, mi sgridava e mi dava
castighi.
Ora però questo luogo
mi dà conforto,
sicurezza e libera riflessione. Posso perciò dire
che questo ambiente mi ha cambiato la vita in
positivo, naturalmente. Io amo “Il mio posto
ideale”e non lo cambierei mai, perché credo che
proprio Dio abbia voluto farmelo trovare in quel
pomeriggio di estate, in quanto aveva capito
che ne avevo bisogno. Avendo fede in Dio, ho
sperato in Lui ed ho ricevuto aiuto, così la mia
vita è stata resa migliore, per questo dico grazie
a coloro che hanno fatto sì che la mia più
grande necessità si realizzasse.
Roberto Caverzaghi 3^B
L’età difficile
Prima di tutto:
cosa è l’adolescenza?
La
parola
‘adolescenza’
deriva
dal
latino adolescentia,
derivato
dal
verbo
adolescĕre, «crescere» ed è quel tratto dell'età
evolutiva caratterizzato dal passaggio dallo
stato infantile a quello dell'individuo adulto.
L'adolescenza è il periodo della vita durante il
quale
l'individuo
affronta
profonde
trasformazioni sia fisiche, sia psichiche, che lo
portano all'equilibrio della sua personalità e al
riconoscimento del suo ruolo di adulto nella
società a cui appartiene. Tale fase di
maturazione può comportare difficoltà, disagi e
malessere che spesso il giovane avverte
confusamente o consapevolmente dentro di sé,
comunicando con estrema difficoltà a coloro
con cui quotidianamente entra in contatto.
L'adolescenza è sicuramente un momento assai
difficile da vivere, perché in questo periodo il
ragazzo deve riuscire ad affrontare tutta una
serie di problemi e responsabilità che lo
porteranno ad una totale maturazione, nel
momento in cui sarà divenuto adulto. Si può
dire quindi che l’adolescente è un essere
instabile, che facilmente può commettere
errori, perciò bisognerebbe aiutarlo e guidarlo
per non commettere errori il più delle volte
irreparabili come questo di cui sto per scrivere.
Spesso, accendendo la televisione, si sente
parlare delle così dette “stragi del sabato sera” i
giovani si recano nelle discoteche o nei locali
dove bevono grandi quantitativi di alcool e
assumono sostanze stupefacenti; poi, presi
dall’euforia e dall’estasi, cominciano a
provocare altri ragazzi, arrivando alla rissa fino a
uccidersi. Spesso anche i minorenni si trovano in
questa situazione, coinvolti da amici più grandi
che, invece, dovrebbero dare loro il buon
esempio. Spesso per entrare a far parte di un
gruppo, si è costretti a bere alcool, praticare
attività sessuali, a fumare o addirittura a
drogarsi, dagli ultimi episodi avvenuti a
Baltimora (USA) e a Milano nel giorno
dell’inaugurazione dell’Expo, vediamo giovani
che si lasciano trascinare dal fascino della rivolta
organizzata da adulti. Inoltre la legge italiana
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dichiara che prima di vendere alcool, nei locali e
nei supermercati, e le sigarette nelle
tabaccherie, bisognerebbe chiedere la carta
d’identità alle persone sospettate di essere
minorenni. Purtroppo questa legge, non viene
rispettata e, come risultato, si vedono giovani
che liberamente vanno in giro con bottiglie di
bevande alcoliche o fumano. Molti, però, non
sanno (o fanno finta di non sapere) le
conseguenze e i danni che queste sostanze
nocive apportano al nostro organismo. Il nostro
fegato, fa fatica a smaltire grandi quantità
d’alcool e per questo si va in coma etilico,
rischiando la morte. Inoltre l’alcool “brucia” i
neuroni (cioè le cellule del nostro cervello) e
una volta bruciati non si possono riprodurre e
quindi si apporta al cervello un danno
permanente! La sigaretta contiene sostanze
nocive (tra cui la nicotina) per il nostro
organismo: il sangue trasporta ossigeno al
cervello ma a chi fuma ne trasporta in minor
quantità, i polmoni non sono più sani perché
inquinati da fumo nocivo che può essere attivo
o passivo. Il fumo attivo è quello che un
fumatore introduce nel proprio corpo; mentre il
fumo passivo è quello che viene espulso e che
andrà a nuocere gli altri! Quindi, cosa si può fare
per evitare che i giovani cadano in questi sbagli?
Secondo me, prima di tutto bisogna informare i
ragazzi con serietà, tramite la famiglia e la
scuola perché non commettano tali errori e far
conoscere le conseguenze che potrebbero
subire. Ad esempio la nostra professoressa di
italiano, tramite un articolo di giornale, ci ha
fatto discutere su tale argomento, facendoci
riflettere molto. Talvolta si ha paura di
affrontare tale argomento perché si teme di
spiegarlo in modo errato, dicendo quello che
non si vorrebbe mai dire. In più oggi i genitori
(ovviamente non tutti), sono molto presi dal
lavoro e da altri impegni e quindi tendono a non
creare un rapporto di dialogo profondo con i
figli. Di conseguenza non si creerà mai un
dialogo serio e per poter spiegare ciò che è
giusto e ciò che è sbagliato.
compagno che si chiama Edoardo e mi ha
aiutato a comprendere che cosa sia l’amicizia
quando mi assiste volentieri se ho difficoltà nel
risolvere i compiti.
Era la mattina del 15 Settembre 2014, quando
l’ho incontrato, il primo giorno di scuola ed ero
entrato in classe con i miei compagni. Accanto a
me c’era Edoardo Belotti.
Edoardo è un ragazzo magnanimo, di
corporatura robusta e alta con un viso allegro;
in classe viene chiamato con dei soprannomi,
come: “Edo”, “Il Pacifista”, “Panther” o
“Belotti”.
Comunque, appena sono entrato in classe, mi
sono presentato ad Edoardo, perché mi è
sembrato simpatico per le sue guance
“pacioccose” che suscitano allegria.
Non ha avuto problemi ad inserirsi nel gruppo
classe, perché è parso a tutti simpatico.
Mi ha fatto capire cosa sia l’amicizia già alla fine
del primo giorno di scuola, quando mi ha
presentato sua madre e mi ha portato a casa in
macchina. Lo stesso pomeriggio, l’ho chiamato
perché avevo dei dubbi, ma lui me li ha chiariti
senza problemi.
Da quando ho incontrato Edoardo, la mia vita è
diventata più felice di prima, perché mi ha fatto
“ingranare” la marcia “superfelicità”. Anche
adesso Edo continua a farmi “accelerare” verso
la meta di ogni ragazzo: L’AMICIZIA!!!
Alessandro De Nicola 1^B
La pena di morte
Chi ha il diritto di togliere la vita ad un altro
individuo? Nessuno!
Nonostante ciò, oggi alcuni Paesi, per la
precisione 58, ancora applicano la pena di
morte.
Io credo che non sia corretto uccidere una
persona, perché ha commesso un errore, anche
se grave.
Provate ad immaginare di essere nei panni di
questa persona, come vi sentireste?
A tutti è concesso di sbagliare e a tutti bisogna
dare una seconda possibilità, non credete?
Alcuni di voi penseranno: "Almeno per i reati
molto gravi, è ammesso ricorrere alla pena di
morte!".
Ma se il sospettato verrà giustiziato, non potrà
mai riflettere sul proprio sbaglio e provare a
rimediare. Certamente i colpevoli dovranno
subire una pena adeguata al reato commesso,
con un lungo tempo di riabilitazione, per avere
l’opportunità
di
comprendere
l'errore
Celine Polepole 3^A
Che cos’è per me l’amicizia?
Secondo me l’amicizia è un’emozione che ti
porta ad aiutare gli altri e ad essere loro
simpatico. Me lo ha fatto capire un mio
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compiuto. Nessuno è nato "cattivo", ma per
diversi motivi lo si diventa crescendo.
In tutti le carceri dovrebbero essere introdotti
percorsi di riabilitazione per i criminali, che
inoltre dovranno vivere in condizioni dignitose e
non disumane e non dovranno essere
maltrattati, perché altrimenti potrebbero
sentire dentro di sé un desiderio di vendetta, di
cui chiunque potrà essere la vittima.
Anche "Amnesty International"(organizzazione
non governativa dedicata alla protezione dei
diritti umani), si oppone incondizionatamente
alla pena di morte, ritenendola crudele,
disumana e degradante.
La pena di morte solitamente si usa con
l'intenzione di punire duramente i criminali, ma
lo Stato non dovrebbe voler punire e infliggere
sofferenza, bensì limitarsi a proteggere i propri
cittadini.
La pena di morte è praticata sin dal’antichità e
principalmente nel Medioevo, questo significa
che la nostra mentalità è rimasta uguale a quella
dell'uomo medievale e perciò anche se il tempo
è passato, noi non siamo migliorati e non ci
siamo evoluti.
Cosa penseranno di noi in un futuro in cui la
pena di morte sarà abolita in tutti i Paesi?
La stessa identica opinione che noi abbiamo
studiando il passato.
Dovremmo imparare a guardare alla storia
come "maestra di vita" e a non ripetere gli
stessi errori, migliorando e progredendo.
grandi occhioni blu mi chiese se volevo giocare
al salto dell’elastico, ed io ti risposi con un
debole si. Eravamo in squadra insieme, mi avevi
scelto di proposito perché sapevi quanto ci
tenessi a stare con qualcuno con cui avevo già
parlato e che quindi conoscevo. Vincemmo per
tre volte di seguito e da lì capii che saremmo
diventate grandi amiche. In un batter d’occhio
ci ritrovammo alle elementari e come se
qualcosa di magico ci volesse tenere unite,
eravamo anche nella stessa classe.
Passavamo intere giornate a giocare, a ballare e
a fere la cosa più importante, che ci ha sempre
tenute unite : cantare, la nostra unica passione.
Cantare era una cosa speciale per noi, quasi
come se fosse il nostro legame magico.
Volemmo così comporre la nostra canzone, e
sottolineo “nostra” perché nessuno aveva il
privilegio di poterla cantare, tranne noi,
altrimenti sarebbe finito di certo in un mare di
guai; mi sembra ovvio, c’era il diritto d’autore.
Come dimenticare quel giorno in cui
decretammo il nostro futuro, la nostra vita?
Era un giorno come tanti altri, e decidemmo di
andare al parco come eravamo solite fare così
raggiungemmo il nostro albero e stabilimmo
che quello sarebbe stato il nostro punto di
ritrovo, incidemmo le nostre iniziali che
sarebbero diventate “il nostro per sempre”. Ma
niente è per sempre!
Un giorno
d’estate, avevo già intuito che era una mattina
“no” fin dal momento in cui ti vidi in camera mia
con le lacrime agli occhi, mi dicesti che dovevi
trasferirti in Inghilterra per questioni famigliari,
e che dovevi partire in quel preciso momento.
Riuscii a dirti “ti voglio bene”, e ci
promettemmo che ci saremmo riviste, ricordi ?
Io non ho mai smesso di aspettarti al nostro
albero, il nostro luogo d’incontro, il nostro
luogo di molte avventure, giorni di pioggia di
grandine, io ti aspettavo, e ancora oggi
nonostante siano passati sessantatré anni, io ti
aspetto ancora.
Ti scrivo questa lettera per chiederti scusa se
non ho mai risposto alle tue centotre lettere,
ma non l‘ho fatto non perché non volevo più
avere contatti con te, l’ho fatto solamente per
non soffrire più, sappi che ti voglio e ti vorrò per
sempre un mondo di bene.
Ti aspetterò sempre Wild Rose, sempre!
Camilla Pasini 3^C
Wild Rose
Cara Sara o forse dovrei dire cara “Wild Rose” è
passato molto tempo dall’ultima volta che ci
vedemmo, esattamente 63 anni , forse non ti
ricorderai più chi sono io.
Sono Stella, ricordi? Quella ragazza dai lunghi
capelli ondulati con delle sfumature bionde,
quella ragazza che provava vergogna a
cambiarsi davanti alle altre perché si sentiva
diversa, si proprio quella ragazza che si faceva
vedere forte come un leone fuori, ma che in
realtà si sentiva come un vaso di terracotta,
circondata da molti vasi di ferro.
Mi ricordo ancora il nostro primo incontro come
se fosse ieri: eravamo all’asilo, io ero seduta
sotto un bellissimo salice piangente, la mia
pianta preferita, quando una bambina dai
La tua dolce BFF Stella
Chiara Capelli 3^A
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devo dire che siamo una classe fantastica,
inseparabile. Non dimenticherò mai le prime
interrogazioni che ci davano la possibilità di
conoscere meglio il tuo “compagno di
interrogazione” oppure i nostri primi tempi da
“iper-attiva sezione A”. In poco tempo siamo
diventati una famiglia unica, e quei gruppettini
di poche persone si sono fusi insieme fino a
formare la nostra classe. Ho sempre pensato
che siamo l’annata migliore del mondo e che
non potevo desiderare dei compagni più matti
di voi. Nonostante sia una classe con soggetti
molto diversi, dal “secchione”, all’ “anima della
festa” della classe e con passioni molto distinte,
bhe…., penso che siano proprio queste
differenze a farci conoscere meglio e rendere la
classe bella com’ è. Subito, da semplici
“compagni di classe” siete passati ad “amici” e
questo mi rende molto felice perché chissà,
magari fra 20 anni ci troveremo e ci
racconteremo cosa ne è stato della nostra
amata 3^A. Questo periodo per noi è un po’
teso per via degli esami, ma, passati gli esami, ci
sarà l’estate tutta da godere e quindi bisogna
solo tener duro ancora un pochino. Mi
mancherete tantissimo, non so come farò senza
di voi a Settembre in una nuova scuola,
ringrazio il progresso che mi permette di
tenermi in contatto con voi tramite il cellulare.
Potremmo organizzarci per andare a ritrovare i
nostri cari ex professori, che di sicuro a me
mancheranno, ma a qualcuno magari no.
Abbiamo visto cambiare targhetta dell’aula ben
tre volte: prima A, seconda A e terza A. Anche
se non tutti sono rimasti un ricordo speciale va a
Sergio, il nostro caro vecchio amico Paleari, e
alle due inseparabili Mayra e Alessia Tomasoni,
tanto amiche del nostro Alessio. In più abbiamo
accolto a braccia aperte Laura e Marco, che
fortunatamente sembrano essersi abituati alla
nostre strane avventure. Insomma mi
mancherete, si è capito? Vi voglio bene Terza A!!
Vi stavo pensando e ho provato ad immaginare
come sarà la mia vita senza di voi… ma non ci
riesco, sembra impossibile.
Tutto ebbe inizio tre anni fa, era il primo giorno
di scuola, ero davvero elettrizzata al pensiero di
avere nuovi compagni! Vorrei dirvi che il mio è
stato un amore a prima vista … ma mentirei,
perché, appena vi ho avuto davanti, ho pensato
che sarebbe stato meglio rimanere a casa,
eravate tutti troppo seri, sembravate così noiosi
e per i primi giorni durante i cambi dell’ora
stavate tutti tranquilli e seduti, ma ecco che
dopo pochissimo tempo le cose cambiarono,
ad un certo punto volò un astuccio in aria e
all’improvviso nacque un caos mai visto e fu li
che capii che non eravate affatto noiosi e seri,
eravate la 1^-2^-3^A, la classe che avevo sempre
desiderato.
Sarà dura l’anno prossimo non vedervi più ogni
mattina addormentati su quei banchi, non
sentirvi strillare, non vedervi agitati per le
interrogazioni …
mi mancherete davvero
tanto, sono stati solo tre anni e cosa sono tre
anni in confronto a tutta una vita? Ma sono
stati anni che mi hanno cambiato, anni stupendi
… Ne abbiamo passate davvero tante insieme.
Siete stati e sarete degli amici fantastici, quegli
amici che mi fanno ridere e mi rendono la vita
migliore, quelli che riescono a strapparmi un
sorriso anche quando sono triste, quelli che non
scorderò mai.
GRAZIE di tutto.
Francesca Silvestro 3^A
Ciao a tutti,
Arianna Locatelli 3^A
sono Arianna.
Volevo condividere questo mio pensiero
affinché i miei compagni di classe lo leggessero.
Sono passati quasi 3 anni da quella mattina in
cui, tutti silenziosi, ci siamo messi in un banco a
caso in mezzo a diciannove facce sconosciute,
da quella mattina piena di discorsi della preside,
presentazioni dei professori e delle materie che
avrebbero insegnato a noi, che eravamo piccoli
soggetti indifesi in quel mondo enorme allora a
noi totalmente sconosciuto. All’inizio mi ricordo
che ci furono molti gruppettini e tra di noi non
c’era per nulla collaborazione ma ora, bhe…..,
BERGAMO
9 MAGGIO 2015, ORE 21,57
Cari compagni, stavo pensando a voi ed è per
questo che ora vi sto scrivendo questa lettera.
Inizio con il dirvi che l’anno prossimo mi
mancherete più di ogni altra cosa, come farò
senza le vostre risate, i vostri sorrisi e le nostre
battute pessime come: “……ho fatto uno
scherzo a Niagara” “…..ci è cascata” ahahah,
battute da funerale… Stavo pensando anche a
7
tutti i momenti che abbiamo condiviso, a quelli
belli e a quelli meno belli, insomma, stavo
pensando a noi, alla 3^A, la classe migliore e
anche quella più matura…. si, maturi come i
kiwi a luglio. Ne abbiamo passate tante insieme,
da Garibaldi che fu ferito ad una gamba e non
muore alle barbabietole da zucchero che sono
coltivate ovunque, anche in Groenlandia…
potremmo provare a coltivarle su Marte, siamo
la 3^A. L’anno prossimo mi mancherete tutti,
chi più chi meno, ma mi mancherete, voglio
ringraziare specialmente alcune persone, che in
questi tre anni mi hanno supportato e
sopportato… Per esempio Giuly, Fra, Lodo ed
Ele, le “befane” che mi hanno sempre aiutato in
qualsiasi cosa e che mi hanno sempre voluto
bene, grazie <3. Un altro ringraziamento
speciale va a Simone… colui che non è mai
stanco e che non ha mai saltato un giorno di
scuola in tre anni. Lui si che ama la scuola. Senza
di lui le lezioni sarebbero più noiose. Ringrazio
poi Giorgio che ormai ha sviluppato la pazienza
di Buddha, dopo aver subito per tre anni
bullismo sul suo astuccio ed infine ringrazio
Alessandro, che con le sue spalle da nuotatore
batterebbe a braccio di ferro anche tutta la
difesa del Milan messa insieme, bhe…, non è
difficile battere la difesa del Milan…
comunque…. Dovrei ringraziare altri miei
compagni, ma sono assonato e quindi andrò a
dormire, ma solo dopo avervi detto che vi
voglio bene e che sarete sempre nel mio cuore.
Buona Notte, Ale.
Malala è una ragazza di dodici anni che vive in
un Paese, il Pakistan, pieno di severe regole e
divieti, ma va a scuola, ama imparare e vuole
diventare medico.
A fermare questo suo sogno sono i Talebani
che, tra un bombardamento e l’altro nella valle
dove vive Malala con la sua famiglia e tutte le
sue amiche e compagne di scuola, vietano
l’accesso all’istruzione alle ragazze al di sopra di
una certa età.
Il divieto diventa sempre più radicale e tutte le
scuole femminili vengono chiuse, così le ragazze
devono stare a casa senza poter imparare più
nulla.
Malala, quindi, inizia a scrivere un diario dove
racconta la sua esperienza; esso viene
pubblicato online da un giornalista e poi appare
in televisione, scatenando l’indignazione dei
talebani. Infatti, qualche giorno dopo, il suo
“scuolabus” ( o per meglio dire pick-up ) viene
attaccato dai Talebani e lei viene ferita
gravemente. Viene portata in Europa, in
Inghilterra, dove viene curata e da lì potrà
riprendere la sua battaglia.
La trama è lineare, la narrazione è in terza
persona e segue l’ordine cronologico. Il
linguaggio,semplice e quotidiano, spesso usa
termini specifici della cultura pakistana.
L’autrice narra in modo abbastanza distaccato
le vicende di questa piccola eroina dei giorni
nostri.
A mio parere, è un libro fantastico e lo
consiglierei a chiunque, grandi e piccini, perché
trasmette una carica positiva che spinge a non
arrendersi mai e a superare le difficoltà, anche
se gravi. Inoltre, mi invoglia a sfruttare
l’occasione che ho di imparare in una buona
scuola. Infatti, pensando a Malala che è stata
colpita da un’arma da fuoco solo perché voleva
andare a scuola, mi rendo conto della grande
occasione che ho io, in quanto posso studiare
liberamente, aumentare le mie conoscenze e
costruirmi un futuro.
Ovviamente, la tematica è valida tutt’oggi,
infatti, la vicenda di Malala si è svolta solo
qualche anno fa e recentemente le è stato
assegnato il Premio Nobel.
Mi ha colpito molto il suo carattere di guerriero
e combattivo e la sua volontà di superare le
difficoltà con serenità pur essendo una
ragazzina molto giovane. Per me, è diventata un
modello da seguire!
Alessio Nembrini 3^A
“Storia di Malala”
un libro per riflettere
“Storia di Malala”, scritto da Viviana Mazza, è
un romanzo sociale pubblicato dalla casa
editrice Mondadori nel luglio 2013.
La prime di copertina presenta una foto di
Malala, protagonista del libro.
Viviana Mazza è una giornalista del “Corriere
della Sera”, scrive per la redazione estera,
seguendo storie di donne e uomini dall’Alaska al
Pakistan. Nel 2010, ha vinto il premio
giornalistico “Marco Lucchetta” dedicato ai
bambini vittime della guerra.
Michele Ferretti 3^B
8
UNA MATTINATA A
L’ECO DI BERGAMO
divulga le informazioni che poi i giornalisti
elaborano informandosi sul fatto.
Un giornalista deve sempre rispettare la regola
delle 5 W (cioè: What / Cosa – Why / Perché –
Where / Dove – Who / Chi – When / Quando), poi
deve cercare informazioni online su molti siti e
confrontare i vari risultati, fare interviste sulla
scena e anche fotografie che documentino i
fatti.
Successivamente, siamo andati in un’altra
stanza, cioè gli studi di “Bergamo Tv”, munita di
tante telecamere; nel lato della stanza c’era uno
schermo speciale, il “Gobbo”, da cui il
giornalista legge le notizie che deve annunciare;
ci sono anche degli schermi e dietro ad essi
delle persone stanno sedute: sono “il pubblico”.
Infine vi si trovano anche microfoni e ripetitori.
Questa visita è stata interessante perché mi ha
fatto approfondire le mie conoscenze sul
giornale e sulla TV, mezzi di comunicazione
spesso presenti nella nostra realtà.
Con la mia classe lunedì 23 Febbraio ci siamo
recati presso la redazione del giornale locale
“L’ECO DI BERGAMO” per avere notizie sulla
sua produzione e sugli studi di “Bergamo Tv”,
l’emittente televisiva della nostra città.
Ci hanno ricevuto due persone: un signore
anziano che da cinquant’anni è il direttore de
L’Eco di Bergamo e una signora più giovane più
esperta nelle nuove tecnologie di produzione
del giornale.
Il direttore ci ha raccontato dei momenti
significativi della storia del giornale di cui erano
appesi al muro articoli, come per esempio,
l’elezione di Papa Giovanni XXIII: ci hanno detto
che hanno trovato il modo di scrivere il titolo in
rosso invece che in nero; tra di essi c’erano
anche l’inizio della prima guerra mondiale e
alcuni altri eventi storici importanti.
Quel “veterano” del giornale ci ha spiegato la
lenta evoluzione del quotidiano bergamasco: al
principio il giornale era un foglio solo, perché le
notizie erano scritte ancora con i caratteri di
Gutenberg e quindi non si riuscivano a stampare
più fogli; più avanti, il giornale diventò di
quattro o sei fogli, grazie alla Linotype (una
macchina stampante americana con un
processo innovativo: mettevano il metallo fuso
sulle lastre con le lettere e così si stampava il
giornale); in tempi di guerra e soprattutto per
mancanza di carta, il quotidiano veniva
stampato piegandolo a metà (quindi anche se
sembrava che avesse più pagine di prima,
invece era soltanto piegato); si è poi passati alla
stampante moderna, quella a colori che
permette di scrivere e stampare molte più
pagine rispetto ai vecchi metodi.
Fino a qualche anno fa, si usava il formato
normale, ma da poco sono entrati in commercio
i giornali a formato “tabloid” (cioè più piccoli in
dimensioni e perciò più maneggevoli rispetto ad
altri).
Ora la tecnologia è fondamentale per produrre
il giornale, perché attualmente è anche
acquistabile su tablet, smartphone e molti altri
dispositivi, ma ad un prezzo inferiore, quasi
dimezzato: questo è importante anche per
proteggere l’ambiente, per abbattere meno
alberi (anche se il giornale è già ecologico
perché è stampato su carta riciclata).
La tecnologia è fondamentale per apprendere
le notizie dall’Ansa che è una società che
Giulio Leidi 3^B
UN GENIO PER
AMICO IN CHAT
Loredana detta La Molesta navigava in internet e
sgranocchiava, chattava con gli amici e si
ingozzava di patatine fritte, senza un pensiero al
mondo.
- Che schifo. Sei veramente disgustosa - disse una
voce.
Molesta alzò la testa dallo schermo. Chi aveva
parlato? Era sola nella sua stanza. Si leccò le dita
guardandosi intorno, perplessa.
- BLEAH!!! Non osare toccarmi adesso! Tieni la tua
saliva lontana dal MIO schermo!
Molesta fissò di nuovo lo smartphone, che stava
vibrando tutto. Era apparsa una specie di faccia
schiacciata contro il vetro, dall'interno.
- Ma... sei un video? Come fai a vedermi? Sei su
Whatsapp? - chiese lei.
- Macché Whatsapp! Sono l'upgrade del software
e ho tre desideri inclusi - rispose la faccia. - Ma
non so se te li meriti. Quelle dita unte...
insomma, questo è un TOUCH, potresti anche
evitare!
- Quindi sei una specie di genio del telefonino? chiese ancora Molesta, interessata.
9
- Mi piace che mi chiami genio - rispose il
telefonino, vibrando d'orgoglio - Ho anche una
fantastica App per imparare l'inglese. Oppure i
tre desideri. Cosa scegli?
- Di sicuro i tre desideri! - esclamò Molesta, già
pensando a cosa poteva ordinare.
- Te lo dico da amico: i tre desideri vanno sempre
a finire male. Invece con l'inglese ti garantisci un
futuro. Sei sicura della tua scelta? - sondò il
genio con un sospiro.
- Sicurissima! Voglio esprimere tre desideri,
subito!
- Come vuoi. Sappi però che non posso far
apparire oggetti, tipo una friggitrice nuova, e
non posso resuscitare i morti. Ora vai a lavarti le
mani. E sgrassami lo schermo, per favore.
Molesta andò in bagno un po’ perplessa.
“Sarà tutto un sogno?” pensò e si guardò allo
specchio: era una ragazzina dall’aspetto poco
gradevole, alta, ma un po' sgraziata, la testa
ricoperta di “rasta” verdi, come un cespuglio.
Nel viso, sempre pallido e pieno di brufoli, si
scorgevano due occhi di color verde spento
dall’apatia. Le occhiaie, che non sparivano mai,
erano di colore grigio-verde.
Odiava farsi la doccia e chi le stava accanto lo
faceva davvero con tanta fatica!
Bisogna aggiungere che aveva davvero un
caratteraccio. Era arrogante e quasi sempre
sgarbata con chiunque avesse avuto il coraggio
di rivolgerle la parola e più il tempo passava, e
più si inaspriva, tanto che i suoi amici non la
sopportavano più. Avevano infatti iniziato ad
ignorarla, anzi, la evitavano proprio!
Abitava a Smartphone, in via I-Phone numero 8,
in una casa solitaria e ipertecnologica.
Aveva quattordici anni e, come molti suoi
coetanei, spesso marinava la scuola, isolandosi
in qualche luogo solitario.
Dato che era senza amici, passava tutto il santo
giorno davanti al telefonino, specialmente su
Facebook, a postare foto che venivano sempre
commentate negativamente da tutti.
Loredana decise di fare quello che le aveva
chiesto l’upgrade del software, perciò andò a
lavarsi le mani, poi, tornata in camera, sgrassò
lo schermo del cellulare.
Tutto sommato, quella strana proposta la
incuriosiva … chissà quali stravaganti avventure
stava per vivere!
Si sdraiò sul suo letto, meditò a lungo per
scegliere molto attentamente i tre desideri da
esprimere. Stranamente, però, la sua fervida
fantasia sembrava in standby, così si rivolse al
suo cellulare che la stava guardando
impaziente: “Tu cosa mi suggerisci?”.
Questi la guardò sconfortato e non rispose, poi
la trasportò in una specie di “limbo” fuori dal
mondo, dove, improvvisamente, le apparvero
tre porte alquanto singolari. La ragazza,
perplessa, gli domandò: “Io ti ho chiesto tre
desideri, non tre inutili passaggi!”.
“Quanto sei superficiale, Loredana! Queste non
sono solo tre porte! Varcandole, i desideri che hai
in mente si avvereranno! Adesso entra in una di
loro ed esprimine uno!” rispose spazientito.
La Molesta non se lo fece ripetere, attraversò il
primo ingresso e desiderò di essere la regina di
un mondo straripante di tecnologia e patatine.
Ed ecco che venne accolta da due Fonzies gialli
e bitorzoluti che le annunciarono con
entusiasmo che era giunta nel mondo di
Patatecno. Quel posto era il sogno di Loredana
fin da quando era bambina! Il cielo era rosato in
ogni momento della giornata e c’era un
fantastico mare azzurro pieno di pesciwindows.
Il monte Iphone era il più alto e in cima c’era un
castello traboccante di patatine croccanti e
saporite.
Dopo un giro turistico pieno di assaggi, i Fonzies
condussero Loredana alle Dixiboat che
l’avrebbero
portata
di
fronte
alla
Chipsterscalinata del castello, con i suoi
fruscianti gradini gialli. In cima ad essa si
sarebbero spalancate le Porte Rustiche,
orgoglio di Patatecno e ingresso alla sala regale.
Compiuto tutto il percorso, Molesta si sedette
subito sul trono e le fu posizionato di fronte uno
schermo, dove incominciò a leggere
pettegolezzi online su Justin Bieber e Selena
Gomez, mangiando un tubo di Pringles alla
paprika. Fantastico! Il suo sogno si era avverato!
Dopo qualche ora, Loredana sentì un caos
tremendo. Si affacciò dal balcone e vide un
uomo gigantesco e spaventoso intento a
divorare gli abitanti di Patatecno. Questi,
terrorizzati, si rivolsero a lei, la regina, per
chiedere aiuto, ma La Molesta preferì non
affrontare le sue responsabilità rifiutandosi di
intervenire, così i pochi abitanti rimasti la
scacciarono.
Tornata nel “limbo”, dove il telefonino la stava
aspettando, la ragazza volle subito attraversare
la seconda porta per non fare altre figuracce.
Vi entrò correndo e improvvisamente su una
spiaggia vide di fronte a sé il suo idolo:
Fernando Torres in persona!
“Ciao Loredana, ti stavo aspettando!”.“Che gioia
sentirtelo dire, sei il mio idolo! Vieni, ti aspetto in
10
riva al mare per sgranocchiare qualcosa di
classico con te!”. Fernando annuì e Molesta se
andò di corsa a preparare tutto: forchette
d’argento, piatti dorati e, per darsi un tono, una
montagna di patatine “classiche”.
Appena arrivò il calciatore, Loredana gli porse
trionfante un piatto traboccante di patatine
unte e croccanti. Ci fu poi un attimo di silenzio e
subito dopo Fernando, disgustato, esclamò:
“Ma come fai a mangiare certe cose? Mi fai
proprio pena! Sono così unte e grasse che mi sto
sentendo male al solo vederle! Io mi devo
mantenere in forma e anche tu dovresti farlo! Ti
ho accolto alle Hawaii, uno dei posti più belli del
mondo, e tu come mi ringrazi? Portandomi
questa roba?!”. La ragazza offesa se ne uscì
imbestialita anche dalla seconda porta Il
telefonino, che l’aveva continuamente spiata,
cercò di incoraggiarla: “Loredana, non devi
prendertela così! I tuoi erano solo dei desideri
infantili! Vedrai che la prossima volta andrà
meglio, se ascolterai il tuo cuore!”. Loredana
stizzita gli rispose: “Tu non puoi capire!
Comunque, adesso voglio godermi in tutto e per
tutto l’ultima porta!”. “Ok, ma devi stare
attenta, perché tutto quello che succederà lì
dentro, diverrà perenne!” le raccomandò il
telefonino con apprensione.
La ragazza attraversò l’ultima porta, ma si
ritrovò una stanza vuota, tutta nera.
Disorientata, chiese spiegazioni al telefonino
che ribadì: “Io ti avevo avvisato! Il terzo desiderio
deve venire dal profondo del tuo cuore! Questa
oscurità non ti suggerisce niente?”.
Indispettita, tornò indietro e spense il cellulare
con irritazione. Poi, però, si mise a riflettere. In
realtà, con i desideri precedenti si era accorta di
quanto la sua vita fosse vuota e che il cibo, il
potere e i falsi amici non servivano a renderla
felice. Si ripromise allora che avrebbe provato
ad essere più graziosa, a curare di più il suo
aspetto e il suo carattere, che si sarebbe aperta
alle persone con più benevolenza e avrebbe
smesso di essere maleducata e arrogante.
Determinata e convinta, riaccese il cellulare,
chiese al genio di cancellare i tre desideri ed
egli, soddisfatto, decise di accontentarla: via il
castello con il trono, via il falso “principe
azzurro” ... Era tornata la Molesta di sempre!
Giunta a casa, regalò la sua scorta di patatine ad
alcuni bambini poveri del quartiere. Poi, iniziò
lavorare su se stessa: come prima cosa, si lavò
regolarmente, si tagliò quei rozzi e sporchi
“rasta” e tornò visibile il bel colore castano dei
suoi ormai corti capelli.
Iniziò a seguire una dieta salutare ed equilibrata
che l’aiutò a ritrovare la forma fisica e a guarire
dall’acne. Decise anche di andare a letto presto
per evitare le profonde occhiaie e mettere in
luce i suoi bellissimi occhi verdi. Come ultima
cosa, la più importante, si impegnò a modificare
il suo carattere scortese e arrogante. Si rese
disponibile per aiutare chiunque fosse in
difficoltà, imparò a non pensare solo a se stessa
e frequentò dei corsi di galateo per ritrovare la
sua femminilità, la sua eleganza e la sua
raffinatezza.
In poco tempo, divenne un’altra persona: una
ragazza ben educata, curata e intelligente, che
studiava e andava a scuola con regolarità.
Incominciò anche a frequentare il parco vicino a
casa, dove giocavano i suoi compagni;
divennero amici e si divertivano come matti
trascorrendo
insieme
i
pomeriggi.
Un giorno, Alice, la sua compagna di banco,
inciampò e cadde malamente. Loredana la
soccorse subito. “Grazie mille, Loredana! Sei
una vera amica! Sono così contenta di averti fra
noi!” esclamò con entusiasmo Alice.
Finalmente, Loredana aveva ritrovato gli amici i
quali non la chiamavano più “La Molesta”, ma
affettuosamente “Dana”. Aveva recuperato il
sorriso e la felicità, era in pace con sé stessa e
stava bene con tutti! Intanto, il cellulare magico
occhieggiava compiaciuto dalla tasca del suo
zaino.
La classe 1^B
Il vaso di Ade
Una ragazza molto carina e aperta
con tutti, di nome Ludovica, era in
vacanza con la sua famiglia; camminando sulla
spiaggia un giorno trovò un misterioso coccio
appartenente ad un antico vaso greco.
Ludovica lo raccolse e lo osservò. Era fatto di
terracotta, con diversi disegni geometrici di
colore nero e, nel mezzo, la raffigurazione di un
aedo intento a suonare la cetra. Non fece però
in tempo ad osservarlo bene, perché arrivò dal
mare un bagliore accecante e la ragazza si coprì
gli occhi.
Quando li riaprì, si ritrovò dentro un paesino
molto antico, con l'intero vaso in mano.
Solo in quel momento si accorse che sul vaso
c'era scritto: “Olio profumato alla morte”. Non
riusciva a capirne il significato ma, mentre se lo
chiedeva, vide una folla di contadini che correva
verso di lei e gridava: “Ha il vaso, prendiamola!”.
Era confusa e lo fu ancor di più quando una
11
mano l'afferrò e la trascinò in un bosco.
“Lasciami andare! Chi sei tu?” urlò Ludovica e
una giovane rispose: “Mi chiamo Elena e, se ti
lascio, muori, capito? Seguimi e sta’ zitta!”.
Elena era una ragazza piuttosto alta e magra,
aveva i capelli castani e gli occhi di un verde
brillante. Aveva una tunica bianca e dei sandali
in cuoio. Nei capelli aveva un fiore blu e al collo
indossava una collana dorata.
Camminarono a lungo, poi arrivarono in una
radura con una piccola capanna e lì si
fermarono.
“Che cosa volevano da me? Io non so neanche che
posto sia questo!” chiese Ludovica.
“Siamo in Grecia, in un villaggio dedicato al dio
Ade e loro vogliono quel vaso. La scritta lo illustra
perfettamente: è un olio profumato ma chiunque
lo annusa muore, perché è velenoso. Questo è
l'ultimo vaso esistente in tutta la Grecia e si dice
che chi ne sia in possesso può decidere se
diventare re o regina del paese in cui l'ha trovato,
per questo ti rincorrevano.” rispose Elena.
“Grazie Elena, ma io devo tornare a casa. Tieni
questo vaso.”
“Dov'è la tua casa?”.
“Nel futuro mia cara, o almeno credo”.
“Tu vieni dal futuro?” domandò Elena
balbettando.
“Sì, ora devo andare:”
“Non puoi andare, per farlo dovresti arrivare in
città e pregare con il vaso in mano, ma ti
vedrebbero!” l'avvertì Elena.
“Poi dovresti donare i tuoi averi agli dei.”
continuò.
“Gli dei non esistono e, anche se fosse vero, io
non ho niente!” urlò Ludovica così forte che nel
bosco gli uomini che le davano la caccia lo
udirono e cominciarono a correre verso la
capanna.
Elena li sentì arrivare e circondare la sua
capannina, perciò cominciò a pregare la dea
Atena.
Intanto, Ludovica cercava disperatamente una
via di fuga. Ad un certo punto, gli uomini
abbatterono la fragile porta.
Presa dal panico, Ludovica fece cadere a terra il
vaso contenente il veleno ed Elena si gettò su di
lei per salvarla, ma nel farlo respirò quella
sostanza e svenne.
A tutti gli uomini accadde lo stesso, ma la
ragazza, quando l'effetto fu passato, si alzò e
trascinò Elena sul carretto con il quale erano
venuti gli uomini, poi notò un coccio uguale a
quello che aveva trovato sulla spiaggia nel suo
mondo e decise di tenerlo come ricordo della
sua vita nella realtà, pensando che non sarebbe
più potuta tornare indietro.
Guidò il carretto fino al palazzo reale, dove il re
della piccola città ascoltò l'accaduto con
interesse e dove le ancelle guarirono Elena con
un fiore che le fece riprendere i sensi.
Finito di ascoltare il racconto, il re si congratulò
con Ludovica per aver estinto completamente
la leggenda del vaso di Ade, perché molte
persone avrebbero voluto prendere il suo
posto.
In quel momento, nella stanza entrò Elena, che
corse subito incontro a Ludovica. Quest'ultima
le chiese: “Sono contenta che tu stia bene, ma
perché mi avevi detto che respirandolo si muore
se non è vero?”.
“Io ti ho detto la verità, ma ne ho respirato
pochissimo, perciò sono solo svenuta!” rispose
allegramente Elena.
Intervenne poi il re: “È ora che tu torni a casa,
Ludovica. Vai sulla spiaggia dietro il palazzo,
chiudi gli occhi, stringi il coccio e concentrati”:
“Grazie, maestà!” rispose Ludovica. Poi fece ciò
che le era stato detto e in un attimo si ritrovò
sulla spiaggia e sentì la voce della mamma
chiamarla per cena. Raccolse il coccio e tornata
a casa comprò una teca e celo mise dentro
come ricordo.
Zoe Mazzucconi 1^B
James, un ragazzo di dodici anni che amava la
Scienza e l’Epica, era alto, snello, molto
sportivo, bellissimo, ma non molto loquace.
Era in vacanza con la sua famiglia: suo padre
Gustavo, sua madre Katy e i suoi fratelli Budda
Bob, Logan, Kendall e Carlos.
Stavano camminando sul bagnasciuga della
spiaggia, quando James trovò un coccio
misterioso probabilmente provenente da un
vaso greco; lo prese in mano e lo spolverò.
Il ragazzo si accorse, grazie alle sue conoscenze,
che il coccio rappresentava un aedo, ma,
appena lo ebbero toccato tutti i fratelli, furono
teletrasportati sull’Olimpo.
Era un luogo limpido, il terreno e le pareti erano
soffici e gli dei erano grandi come i ragazzi i
quali si spaventarono per lo strano luogo, ma la
dea Atena scoprì James.
La Dea allora disse:
“Sarà questo bellissimo ragazzo a scegliere chi fra
Zeus, Ares o Poseidone sia il più forte!”
12
James capì in che situazione era: la stessa della
“Mela d’oro”!.
Il ragazzo si mise davanti agli dei con un po’ di
soggezione.
I doni di Ares erano tante spade magiche, quello
di Zeus era la capacità di scagliare saette e
Poseidone gli prometteva il controllo del Mar
Maeditterraneo.
James era indeciso, ma alla fine scelse Ares che
gli diede cinque spade: una per lui e una per i
fratelli che si fecero scoprire solo allora.
James ringraziando uscì dall’Olimpo insieme ai
fratelli e alle spade magiche.
Automaticamente,
i
fratelli
furono
teletrasportati sulla spiaggia dai genitori che gli
chiesero cosa fossero quelle spade.
I fratelli cercarono di spiegare tutto ai genitori
che li presero per pazzi.
Allora James disse: “Resterà il nostro piccolo
segreto…”
La famiglia, dopo la passeggiata, tornò all’hotel
dove soggiornava.
di casa che le avrebbero dato e se lei avesse
trovato un abito adatto.
La poverina corse in camera sua e tolse dall’
armadio un abito molto vecchio ma comunque
perfetto per quell’ occasione e lo mise sul letto.
Genoveffa e Anastasia diedero alla loro
sorellastra un mucchio di lavoro per dispetto,
ma lei riuscì in fretta a finirlo tutto poco prima di
andare in discoteca.
Cenerentola si mise il suo vestito e corse giù per
le scale. Quando le sue sorellastre la videro,
gelose, le strapparono il vestito e lo buttarono
via. La povera ragazza corse in giardino e iniziò
a piangere e continuò così per ore e
ore………..pensava che il suo sogno di
conoscere il giovane ragazzo si fosse ormai
spezzato. Non aveva più speranze. Intanto le
due sorellastre, contente, andarono con il loro
elicottero privato alla discoteca, orgogliose di
quello che avevano fatto . Cenerentola andò in
camera delle sue sorellastre, accese il computer
e cercò su amazon.it un abito adatto ai balli
scatenati e molto luccicante, poi cercò anche un
paio di scarpe adatte al tutto. I vestiti arrivarono
dopo mezz’ora ma la poveretta non aveva soldi;
tuttavia il corriere preso da confusione, le disse
che glieli avrebbe prestati, però doveva
restituirli a mezzanotte precisa. Cenerentola
prese una mountain bike e pedalò a tutta
velocità, finchè non arrivò davanti all’entrata
della discoteca. Intanto le due sorellastre si
stavano presentando al ragazzo, che però fu
attratto dalla bella fanciulla che stava entrando
nell’edificio. Senza chiedere informazioni il
ragazzo andò dalla fanciulla, che era proprio
Cenerentola e la invitò al salir sul palco per
ballare con lui. Tra i due nacque un sentimento
d’ amore molto forte, tutte le persone
prestarono attenzione ai due ragazzi che
ballavano, e le due sorellastre erano molto
invidiose della ragazza, che aveva qualcosa di
familiare. Cenerentola sentì suonare l’ orologio
del dj. Oh, no! Era suonata mezzanotte e con
tutta fretta corse verso la sua mountain bike
ma, mentre scendeva dalle scale perse una
scarpa perché non se le era allacciate bene.
Il ragazzo la rincorse ma la perse di vista e tutto
triste e pensieroso ritornò a ballare.
Si era proprio innamorato di Cenerentola, senza
sapere la sua identità e allora scrisse sul suo
profilo di instagram, ask e facebook che cercava
una ragazza che aveva perso una vans azzurro
cristallino sulla scala della discoteca. Subito le
due sorellastre inviarono il loro indirizzo di casa
al ragazzo che, il giorno dopo, si presentò con la
Alessandro De Nicola 1^B
una fanciulla
che si chiamava Cenerentola,
aveva due sorellastre di nome:
Genoveffa e Anastasia, che si vestivano solo con
abiti firmati Abercrombie, Hollister e Subdwed.
Genoveffa e Anastasia maltrattavano e
odiavano la loro sorellastra Cenerentola, perché
dicevano che non era alla loro altezza.
Mentre Cenerentola lavorava e puliva i
pavimenti con swiffer e con la aspirapolvere,
Genoveffa e Anastasia si divertivano a vederla
lavorare e intanto si facevano dei selfie che
postavano sul loro profilo di instagram.
Avevano tantissimi seguaci e tutti le
conoscevano, erano molto famose e sapevano
tutto di tutti.
Una sera su whattsapp le due sorellastre
ricevettero un sms con scritto che il ragazzo più
bello della città andava in discoteca. Così le due
ragazze si affrettarono a fare shopping per
colpire il giovane ragazzo. Cenerentola sentì
urlare dalle due sorellastre l’ accaduto e subito
la povera ragazza chiese alla matrigna e alle sue
sorellastre se poteva andare anche lei a ballare
in discoteca ma loro dissero che avrebbe potuto
andare solo se avesse finito di fare tutti i lavori
13
sua ferrari rossa davanti alla porta di casa. Aprì
la matrigna che aveva rinchiuso Cenerentola
nella sua stanza.
Nel frattempo le due sorellastre lo accolsero
con emozione invitandolo a bere un te con loro
e a mangiare dei squisiti muffins che aveva
fatto Cenerentola, prendendo spunto da Master
Chef. Dopo un po’ il giovane ragazzo provò la
scarpa alle due sorellastre, a cui però non
andava proprio bene.
Il ragazzo prima di andare chiese se loro erano
le uniche ragazze in questa casa e subito la
matrigna rispose che aveva assolutamente
ragione, ma proprio in quel momento
Cenerentola, con le sue forcine dei capelli, riuscì
ad aprire la porta e a fermare il giovane
ragazzo, a cui si illuminarono gli occhi.
Cenerentola scese dalle scale e si sedette sulla
poltrona per provare la scarpa, ma la matrigna
buttò con il suo bastone nel camino la scarpa
che prese fuoco.
Cenerentola però aveva tenuto l’altra scarpa e
se la provò, il ragazzo sorrise e capì che aveva
trovato la ragazza di cui si era innamorato. Il
giovane ragazzo chiamò la polizia che arrestò la
matrigna e le due sorellastre per sfruttamento
minorile e dopo poco tempo i giovani si
fidanzarono e dopo un bel po’ di anni i giovani
ragazzi ormai adulti si sposarono e vissero felici
e contenti.
iniziali S.P.A. che stavano a significare: Super
Puzza Assoluta!!!!
Un giorno d’estate però giunse al villaggio un
ricco e meraviglioso principe dagli abiti eleganti,
ricamati ed impreziositi con ogni genere di
pietra preziosa, che curava nei minimi
particolari il suo nobile aspetto! Quando
sorpassò il confine del villaggio si vide di fronte
un’alta torre con una grande insegna che
enunciava: S.P.A.
Così al galoppo del suo cavallo il principe
raggiunse la piccola porticina arrugginita della
torre e pensando si trattasse di un grande
centro di bellezza, raggiunse furtivamente il
salone centrale, dove però trovò seduta su un
piccolo sgabello un poco malandato, una
giovane: Rapuzzel.
Sorpreso il principe iniziò a chiedere alla ragazza
chi fosse ed il motivo di questo suo sgradevole
abbigliamento … La ragazza,a questo punto,
sconfortata si inchinò ai piedi del principe ed
interrottamente cominciò a piangere ed a
raccontagli il motivo di questa sua orribile
sgradevolezza … Gli disse che da molto tempo
lei era stata abbandonata dalla sua famiglia e
purtroppo non aveva il denaro necessario per
comprarsi dei abiti più eleganti e puliti. Così,
volenteroso, il principe decise di aiutarla a
migliorare il suo aspetto. Infilatosi i suoi candidi
guanti di seta cominciò a ripulire dalla sporcizia i
capelli ed il viso della povera ragazza,
riscoprendo in lei una meravigliosa fanciulla
dagli occhi azzurri ed infiniti come l’oceano.
L’espressione della fanciulla alla fine era un po’
impaurita, spaesata, ma allo stesso tempo
riconoscente nei confronti del principe.
Specchiandosi la ragazza ebbe le lacrime agli
occhi e così si gettò fra le braccia del giovane
ragazzo che era stato così dolce e premuroso
nei suoi confronti. Le accarezzò il viso e la
spinse a ripresentarsi al villaggio senza più
paura di sentirsi rifiutata; ormai era una ragazza
nuova e tutti la accolsero, si scusarono ed oltre
ad accettarla come una bellissima fanciulla
riconobbero in lei anche un animo buono,
allegro, ma soprattutto umile!
Fu così che tutti al villaggio quella sera
festeggiarono il ritorno di Rapuzzel che da quel
giorno venne chiamata col suo vero nome che
in tutti quegli anni era stato dimenticato:
Elisa Bonazzi &
Daniela Rota 2^A
C’era una volta
una ragazza dai capelli biondi,
lunghi, ma soprattutto sporchi!!!!
Da tutti veniva chiamata ormai da tempo,
Rapuzzel ed era la ragazza più odiata del suo
villaggio, era infatti per gli abitanti un vero e
proprio incubo di bellezza … era davvero,
davvero, davvero …. sgradevole!
Di certo non amava il sapone e mai curava i suoi
lunghi capelli ormai pieni di lische di pesce,
foglie secche e, cosa più orribile … resti di
spazzatura!
Ogni volta che annusava i fiori del suo piccolo
giardino essi subito reclinavano il capo ed
appassivano ad ogni suo sospiro … proprio per
questo infatti venne isolata dal popolo e
cacciata dalla città. Dunque fu costretta a
rifugiarsi in un’alta torre ricoperta d’edera
rampicante, sul fronte un enorme cartello con le
Rapunzel !!!!!!
Sofia Fumagalli &
Francesca Barbieri 2^A
14
divertivano. Ma le risate furono spente
dall’arrivo di grandi grossi draghi sputafuoco,
chiamati da tutti “Black Block”.
Pianti e urla strazianti riempirono l’aria e gran
parte dell’evento fu distrutto dall’ira dei mostri.
Ma i cittadini non si scoraggiarono e con grande
forza d’animo ricostruirono tutto.
Tante persone provenienti da regni lontani
vennero a Milano per vedere di persona
l’evento, che ormai era sulla bocca di tutti e
venne soprannominato
Il re che leggeva
nel pensiero
C’era una volta un re tanto forte e tanto
potente che solo sentendo il suo nome la gente
tremava sbigottita. Si raccontavano di lui strane
leggende: che fosse capace di leggere nel
pensiero i segreti più intimi e fosse capace di
prevedere il futuro grazie alla lettura del
pensiero. Nessuno osava mai sfidarlo perché la
gente era troppo spaventata da lui e
soprattutto il re era molto autoritario e chi lo
sfidava veniva subito giustiziato. Arrivò un
giorno un mago con un ragazzo di nome piccolo
dal fatto che era molto piccolo lo sfidarono
subito il mago venne ucciso da una freccia e così
doveva avvenire anche per piccolo ma riuscì a
scappare. Piccolo si rifugiò nella casa del mago
che tramite un incantesimo che gli aveva
insegnato rese invisibile. Si allenò per 10 anni e
all’ età di venti anni partì alla volta del regno. Si
introdusse nel castello dove vide il re al quale
lanciò la sfida ovviamente preparato schivò
tutte le frecce e allora passò allo scontro corpo
a corpo. Il re si dimostrò subito più potente per
via dei suoi poteri ma piccolo ricordò un
insegnamento del mago “agisci d’istinto non
pensare “ ora comprese le parole per poterlo
battere doveva improvvisare se no pensando il
re lo prevedeva. Alla fine grazie a questo
insegnamento riuscì a prevalere sul re diventò
re e governo con saggezza per il resto dei suoi
giorni.
EXPO
L’EXPO cambiò la mentalità di tutte le persone.
In quel nuovo mondo non c’erano più sprechi,
non c’erano più differenze, non c’erano più
persone che morivano ma tutti erano amici.
Caterina Bonacina e
Elisa Re 2^A
FURTO A MILANO
In una villa privata nella periferia di
Milano,viveva una donna molto ricca che aveva
tanti gioielli, e tra quelli più preziosi c’era una
collana di diamanti con un valore inestimabile
che si aggirava intorno ai 3.000.000di euro.
Conservava tale oggetto in una cassaforte
d’acciaio. La donna, di nome Laura, era rimasta
vedova e i suoi due figli erano partiti per lavoro
all’estero. Laura spesso usciva con un uomo,
Victor Le Blank, che aveva conosciuto in casa
della sua amica. Un giorno fu invitata da Victor
al ristorante, quando arrivò, vide Victor seduto
ad un tavolo e lo raggiunse; iniziarono a parlare,
finché Laura, con la scusa di doversi lavare le
mani, andò in bagno, intanto Victor mise nel
bicchiere di Laura un sonnifero molto potente.
Appena Laura tornò al tavolo Victor propose di
brindare alla salute e Laura bevve, così dopo
pochi secondi la donna cadde a terra. Victor ne
approfittò per frugare nella borsa di Laura e
trovò le chiavi di casa e un bigliettino su cui
c’era scritto la combinazione della cassaforte.
Per non fare insospettire nessuno disse al
proprietario del locale che Laura si era
addormentata per la troppa stanchezza. Portò a
casa Laura addormentata e con il bigliettino e i
guanti aprì la cassaforte, prese la collana e
scappò. Laura, appena si svegliò, noto che la
Filippo Trovesi e
Filippo Nozza 2^A
L’EXPO! Una favola….. che si avvera!!!
C’era una volta un mondo molto lontano,
chiamato terra. In quel regno c’era una grande
crisi, infatti mentre i ricchi buttavano grandi
quantità di cibo, i poveri morivano di fame. Così
il re ordinò ai suoi sudditi di creare un evento
che potesse abbattere le differenze che c’erano
in quel grande regno.
Dopo 5 anni di lunga attesa, finalmente il sogno
tanto atteso da tutti si realizzò.
All’inaugurazione tutti i cittadini festeggeranno
con danze e balli. Tutti erano felici e si
15
collana era sparita e allora chiamò la polizia. Ad
occuparsi del caso fu il commissario Francesco
Villa. Il commissario chiese alla donna cosa
avesse fatto la sera del furto e lei disse che era
uscita per andare in un ristorante con Victor Le
Blank e poi … la donna non ricordava più nulla.
Ispezionando la cassaforte, il commissario trovò
dei capelli e facendoli esaminare dalla polizia
scientifica scoprì chi fosse il colpevole: era
proprio Victor Le Blank. Così lo cercarono, ma
scoprirono che l’uomo non era più il Italia, bensì
in Svizzera . Il commissario lo cercò e appena lo
trovò gli gridò: ”Fermo, la dichiaro in arresto!”
Victor tentò di scappare e il poliziotto dovette
iniziare a corrergli dietro. Ansimanti i due si
fermarono e Victor venne arrestato. Tornarono
in Italia dove la donna aspettava impaziente la
sua collana che poi venne restituita alla
proprietaria, che felice ringraziò il poliziotto.
Mentre Ben stava indagando nella pizzeria di
Andrea, Marika era in casa sua e, superata la
crisi di pianto, stava meditando sugli
avvenimenti della giornata.
Improvvisamente si ricordò di aver visto un
signore che sembrava molto attratto dagli
orecchini, proprio pochi minuti prima
dell’omicidio.
Telefonò subito a Ben raccontandogli quello
che si era ricordata; Ben incaricò Hellery Hall, il
suo aiutante, di indagare su questo misterioso
signore, mentre lui avrebbe continuato a
pedinare Andrea.
Hall e Marika indagando su quel misterioso
signore
avevano
scoperto
che
era
recentemente andato a casa di Claudio, il
commesso del negozio.
Quando Ben li raggiunse si precipitarono lì, ma
trovarono la casa deserta e si misero a cercare
indizi. Ad un certo punto Hellery frugando in un
cassetto scoprì un doppio fondo e dentro trovò
… gli orecchini rubati!
Ben, Hellery e Marika decisero di restare
nascosti e di aspettare che Claudio tornasse a
casa.
Quando finalmente s’aprì la porta d’ingresso,
tutti e tre trattennero il fiato e rimasero molto
sorpresi nel veder entrare Claudio i l misterioso
signore e … Alessandro Manchavat.
Dovete sapere che Alessandro Manchavat era il
proprietario della “Gioielleria del Corso”.
I tre confabulavano fitto fitto, e non si
accorsero degli intrusi che riuscirono a cogliere
stralci di conversazione:
“Dobbiamo assolutamente trovare… sicuro per
gli orecchini!”
“… venderli a qualcuno che non … domande?”
“tutta la città … furto!” “basta abbiamo sentito
abbastanza!”disse Ben “signori vi dichiaro in
arresto!”.
Prima che potessero accorgersene, i tre
delinquenti si trovarono in manette.
I tre vuotarono il sacco: era stato Claudio, il
misterioso signore e Alessandro Manchavat a
compiere il furto e il movente erano
semplicemente i soldi ricavati dalla vendita degli
orecchini.
Ben, stanco per la lunghissima giornata
trascorsa, decise di festeggiare con una pizza
quest’ultimo caso risolto.
Matilde Papis e
Valeria Sacchi 2^A
Ben e il furto alla
gioielleria Uganda
Era un tranquillo sabato pomeriggio a Taormina
e Vincenzo, il proprietario della gioielleria
Uganda era felicissimo perché aveva appena
esposto dei nuovi, bellissimi orecchini d’oro,
con smeraldi e zaffiri che stava presentando ai
suoi clienti.
Ad un certo punto si spensero le luci e Vincenzo
gridò: “aiuto!”
Subito dopo si sentì uno sparo e Marika, la figlia
di Vincenzo riaccese tempestivamente le luci.
La scena che si presentò ai suoi occhi era
agghiacciante: suo padre era riverso per terra
con un proiettile nel petto e Claudio, l’aiutante
del signor Vincenzo, dal retrobottega era
accorso in negozio per vedere che cosa fosse
successo.
Marika scoppiò in lacrime e Claudio chiamò i
soccorsi denunciando l’accaduto.
Ben l’ispettore si recò subito sul luogo del
delitto e iniziò a interrogare i presenti mentre
arrivava l’ambulanza a prendere il corpo ormai
inerte di Vincenzo.
Indagando, sul pavimento del negozio trovò,
vicino alla teca un paio di orecchini e una pistola
sulla cui scoprì le iniziali A.M.
Ben si ricordò che proprio nella via accanto
c’era una pizzeria di proprietà di Andrea
Mengoni.
A quel punto pensò di pedinarlo per scoprire se
fosse lui il colpevole.
Emma Veneziani e
Lucia D’Amore 2^A
16
IL MARE
Ed è qualcosa da cui
non puoi scappare… il mare…
Ma soprattutto il mare chiama
… non smette mai.
Continuerà a chiamarti senza
spiegarti nulla.
Per me il mare è
un ambiente di svago!
Il panorama stupefacente
del mio mare
Sulla spiaggia stesa al sole,
mi accoglieva come un fiore
Rebecca Carlessi 1^ B
il panorama stupefacente
della sabbia fine che si muove
MARE D’ESTATE
lentamente
Ricordo quel mare,
azzurro e trasparente come un cristallo,
vedevo riflesso il mio viso
e pensavo di essere in paradiso.
insieme all’ondeggiare
del lungo mare.
Scrasc scrasc è il suo dolce suonare.
I miei pensieri tornano spesso laggiù
Dove il cielo era blu,
e la voglia di tornarci
mi viene sempre di più.
Scrasc scrasc è il suo invitare.
Il blu e il verde sono i suoi colori,
la gentilezza e la pace sono i suoi
Camilla Ghezzi 1^B
amori che trasmettono allegria
insieme alla simpatia.
LA NEVE
Il suo calore affettuoso,
La neve
che cade sul prato
avvolge tutto
con la sua candida freschezza
e diffonde fiocchi che
piano piano sui tetti
si posano.
è sempre generoso
e si rivolge a tutti
con tono melodioso.
Elisabetta Federici 1^B
I RICORDI DEL MARE
Jasmin Caccia 1^B
Tra le onde del limpido mare,
La campagna del nonno
uno scoglio sta per affiorare
e le piccole navi si fanno cullare.
La campagna del nonno
I bambini giocano sulla spiaggia
è un po’ magica e incantata,
tra loro divertiti
forse anche un po’ stregata,
costruendo castelli di sabbia
ci son palme dappertutto,
e attorno, granchi incuriositi.
pini che son grattacieli
Gli ombrelloni di mille colori
e una nonna piantameli
ricoprono i visi dei nuotatori
così poi da stregare
che stanchi giacciono al sol.
quelli che stan per arrivare.
Giulia Moschini 1^B
Perricone Diletta 1^B
17
Il poeta di Praia a Mare
LA PALESTRA
É un ambiente chiuso,
che è concluso
con un canestro
che sembra un cesto,
è di un blu intenso
che richiama il mare immenso.
Per me è importante la palestra,
come una maestra!
Ho visto un poeta di Praia a Mare
che su di una barca era a pescare.
Ma si aprì una falla
e per stare a galla
smise di remare e si mise a rimare.
Quel poeta di Praia a Mare.
Filippo Ferretti 1^B
IL
Il mare
M’affaccio al mio balcone e vedo il mare,
MIO SOGNO D’ESTATE
immenso,
Io guardo il mare infinito
il mio pensiero si perde nell’incanto
tiepida è l’acqua toccata dal mio dito.
in un tessuto azzurro
Con lo scrosciare dell’onda
trasportato dal tremolio delle onde
sulla spiaggia c’è una baraonda,
che sembrano leggere, nei miei ricordi.
i bambini che giocano a pallone
Una barca di pescatori s’avvicina, lenta,
tirandolo in alto come un aquilone.
ma la gente è operosa,
Intanto, io mi immergo nel mare
alita il ventoche profuma di pesca,
azzurro come il cielo
essenza che si diffonde alle colline
che mi avvolge come fosse un velo.
degradanti.
Carlotta Naibo 1^B
Io, là, a bere quel sorso freschissimo di
tranquillità.
Un Cagnolino Bergamasco
Giovanni Parisi 1^B
Un cagnolino bergamasco
Il calcio…che passione
Che portava sempre il casco
Venne legato alla moto
Quando entri, tutto cambia:
pensi ai tiri non riusciti,
ai rigori andati male,
ai falli subiti.
Ma senti la forza di non mollare,
di andare avanti e riprovare.
In undici siamo,
tutti combattiamo,
noi ci crediamo.
Quel campo non mente:
se segui un goal,
credici sempre.
Se alla fine perderai,
all’avversario la mano darai,
perché un esempio resterà.
Di un ragazzo assai noto
Quel povero cagnolino bergamasco!
Zoe Mazzucconi 1^B
La dama della Val Brembana
Una dama della Val Brembana
scolava tre botti a settimana,
era sempre in cantina
già brilla la mattina,
più che dama era una damigiana!
Quella dama della Val Brembana
Tommaso Rinaldi 1^B
18
COME GUADAGNARE
SOLDI ALLE MEDIE !!!
Apple è un’ azienda statunitense che produce
sistemi operativi, computer e dispositivi
multimediali.
Ha sede in California a Cupertino ed è una delle
aziende più produttive al mondo.
Il 1° Aprile del 1976 è stata fondata da Steve
Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne.
Precedentemente era conosciuta come Apple
Computer Company, conosciuta in tutto il
mondo dagli anni 80 grazie alla vasta gamma di
computer Macintosh. A partire dall’ agosto 2011,
Apple è l’azienda più grande del mondo.
Wozniak era un hacker e programmatore per l’
HP che nel 1975 progettò il primo modello di
computer venduto da Apple.
Nell’estate del 1975, Steve Jobs lavorò in una
piantagione di mele in Oregon e fu proprio in
quel periodo che il nome cominciò ad apparirgli
unico ed interessante .
Il primo logo , utilizzato solo per gli APPLE fu
disegnato da Ronald Wayne all’epoca socio di
Jobs Wozniak .
La Apple conosciuta oggi realizza i seguenti
prodotti:
Tutti noi, almeno una volta, abbiamo avuto
bisogno di soldi per oggetti che ci affascinano,
ma che i nostri genitori non ci vogliono
comprare. È semplice guadagnare, non
pensate?
Vediamo tantissimi film che parlano di giovani
ragazzi che vorrebbero racimolare un po’ di
soldi per comprarsi un oggetto: vendono
limonata, fanno i biscotti, girano video, l’unico
problema per noi è che... NON SIAMO IN
AMERICA!!!
Per i ragazzi americani, è facile guadagnare,
perché per loro oggi una persona praticamente
può essere una sconosciuta e domani la
migliore amica, quindi hanno tanti “clienti”, ma
noi, cittadini italiani, che cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo sempre pregare i nostri genitori di
darci dei soldi? È no cari miei! Non è che
chiediamo qualcosa e…. PUFF, magia!
Ecco quello che volevamo dire! Non funziona
così!
Il mio consiglio quindi è questo: se avete fratelli
o sorelle maggiori, vorranno di sicuro la sera
avere il monopolio della televisione, quindi,
fatevi pagare per fare scegliere a loro il
programma, però attenzione: i prezzi non
devono essere troppo alti, perché sennò non vi
daranno nulla.
Potete anche fare qualche lavoretto in casa,
però, prima di lavorare, stabilitene il prezzo,
perché altrimenti: ciao ciao soldi!
Provate anche a fare dei biscotti e andate a
venderli ai vicini presentandovi con una faccia
da cane bastonato e così magari, oltre che a
comprarvi i biscotti, vi daranno anche una
mancia!
Insomma, è tutta una questione di furbizia:
faccia da cane bastonato, farsi pagare per la
televisione, stabilire il prezzo prima di
lavorare…
Basta avere iniziativa e darsi da fare e vedrete
che giungerete a ottimi risultati.!
Computer
-
Serie Macintosh Classic
Serie Macintosh Performa
Serie iMac
- MacBook
MacBook Air
- MacBook Pro
Mac mini
- eMac
Book
- Mac Pro
Tablet
-
iPad 2
iPad 3 (detto "Il nuovo iPad")
iPad 4 (detto "iPad con Retina Display")
iPad 5, "iPad Air"
- iPad Air 2
iPad Mini
- iPad Mini 1
iPad Mini 2
- iPad mini 3
Smartphone
-
Stella Zanardi 1^B
iPhone 2g (detto "iPhone EDGE")
iPhone 3G
- iPhone 3GS
iPhone 4
- iPhone 4S
iPhone 5
- Phone 5C
iPhone 5s
- iPhone 6
iPhone 6 Plus
Azienda fortemente consigliata da
Giulia Zappa, Sofia Pelizzari
e Rachele Spada 1^C
19
diverso nello stesso individuo; corpo robusto e
compatto; torace profondo e zampe forti e
dritte. La coda, folta e cespugliosa, è tenuta
bassa quando l'animale è intento al lavoro o
riposa, mentre descrive un arco a forma di falce
diretta verso l'alto quando il cane è in tensione.
SIBERIAN HUSKY
Paola Ferrabue e
Il Siberian husky è un cane che ha avuto origine
diversi secoli fa nella Siberia nord orientale.
Questo cane è bellissimo e abbastanza elegante
da calcare le passerelle, ma è un cane da lavoro
atletico e che ha bisogno di stimoli mentali e
fisici. Dal momento che ama le persone, tra un’
attività e l’altra, è un compagno affettuoso,
dolce e vivace che ama far parte della famiglia.
Caratterialmente il Siberian husky è risoluto,
con un forte istinto di caccia: non è la scelta
ideale per un proprietario poco esperto.
Sviluppata dal popolo dei Chukchi in Siberia
come cane da slitta, la razza fu introdotta negli
U.S.A. attorno al 1900. Negli ultimi anni è
diventato sempre più popolare e diffuso.
Purché sia adeguatamente impegnato, la sua
natura amichevole lo rende un buon cane per
famiglie, anche se i cuccioli possono essere
troppo bruschi per i bambini piccoli. Gli husky
non sono cani da città: hanno bisogno di spazio.
Dovrebbero avere un ampio giardino o un
recinto spazioso per correre e recinzioni solide,
dato che possono saltare, rosicchiare o scavare.
Il forte istinto di caccia li rende poco amati nelle
zone dove c’ è la presenza di animali da
allevamento. il Siberian Husky è un cane per
persone attive all’aperto, che possano offrigli
una guida ferma e capace e amino le attività
canine. Non è adatto a chi vuole un cane che
corra libero nel parco e risponda a richiamo: è
adatto per chi fa jogging e per escursionisti. In
questa razza di media taglia: l’altezza al garrese
del maschio è compresa tra i 53 e i 60 cm, per
un peso variabile fra i 23 e i 27 kg , mentre la
femmina è alta, sempre al garrese, dai 51 ai 56
cm e pesa dai 16 ai 23 kg . Il Siberian husky ha un
doppio mantello in cui il sottopelo consiste in
una pelliccia soffice e fitta, mentre il pelo di
copertura, morbido, conferisce a questo cane
un aspetto ben curato, in netto contrasto con
quello più arruffato e disordinato di altre razze
di cani da slitta, come l' Alaskan malamute e
l'Eschimese. Di solito il pelo del Siberian husky è
grigio, nero o focato, reso più vario da chiazze o
striature, numerose soprattutto intorno alla
testa. Caratteristiche della razza sono un cranio
di
media
grandezza,
moderatamente
arrotondato; orecchie dritte attaccate alte sul
capo; occhi marroni o azzurri, a volte di colore
Iris Giavazzi 1^C
BRADIPI
I bradipi sono mammiferi appartenenti alla
famiglia dei BRADIOPODI, che vivono nelle zone
tropicali del centro e del sud America. Il termine
deriva dal greco che significa “ Piede lento”
molto probabilmente riferito alla lentezza
dell’animale. Esistono due specie di bradipi: il
Bradypus e il Choloepus.
Le specie più comuni sono il bradipo a tre dita o
“Ai-ai”, e il bradipo a due dita detto anche
“Unau” comune.
I bradipi misurano tra i 50 e i 70 cm di
lunghezza, hanno la coda molto corta, o del
tutto assente, e arti lunghi con grandi unghie
uncinate. Questo meraviglioso animale ha
strane abitudini difatti dorme 19 ore al giorno e
in natura vive in media 12 anni. Il peso di un
bradipo varia tra i 4 e i 7 kg. Il capo è piccolo e
tondeggiante e ha un muso corto ricoperto da
peluria. Questi animali sono dotati di un collo
straordinariamente mobile: possono infatti
ruotarlo fino a 270 gradi senza muovere il
corpo; si nutrono solo di foglie e conducono
una vita nascosto nelle foreste dell’HONDURAS,
del
PARAGUAY
e
dell’ARGENTINA
SETTENTRIONALE.
La loro principale abitudine è di star la maggior
parte del tempo aggrappati ai rami degli alberi
della foresta tropicale e
si spostano in
continuazione da un ramo all’altro con il dorso
rivolto verso il basso. Il corpo è ricoperto di pelo
che il cui corpo ha il colore che ricorda quello
delle alghe, cioè verdastro. I bradipi vivono
solamente in ambienti umidi e a clima mite tutto
l’anno e la temperatura ambientale ideale per
loro è intorno ai 22 gradi centigradi. Mentre i
maschi vivono per tutta la vita su un unico
albero, le femmine si muovono di albero in
albero una volta che il loro cucciolo raggiunge la
maturità lasciando il loro vecchio albero al figlio.
La loro temperatura corporea può variare dai 32
ai 20 gradi a seconda di quella esterna e sono
considerati il simbolo di pigrizia e di lentezza
perché sul terreno si muovono a rallentatore
20
con evidente goffaggine, alla velocità di 0,24
km\h, mentre, al contrario, in acqua il bradipo
risulta
essere
un
ottimo
nuotatore.
L’alimentazione del bradipo è a base di frutta e
verdura. Non beve acqua, che assume da tali
alimenti, l’estensione del territorio in cui si nutre
varia a seconda del bradipo, nel caso dei bradipi
bidattii si arriva a 140 ettari, mentre nel caso del
bradipo tridattilo si arriva a 0,3 a 15 ettari,
inoltre quest’ ultimo si nutre solo di alcune
foglie e alghe che crescono sul proprio ramo.
Nonostante il periodo fertile duri tutto l’anno,
la riproduzione avviene solitamente nei mesi di
marzo ed aprile. L’accoppiamento ha luogo a
terra e, successivamente, i maschi non svolgono
alcun ruolo nella crescita dei piccoli. Il periodo di
gestazione è di sei mesi circa, conclusi i quali,
nasce un solo bradipo, di circa 300-500 grammi
circa. Per i sei mesi successivi, il piccolo non si
separa dalla madre, rimanendo saldamente
aggrappato alla sua pelliccia, ma iniziando a
cibarsi autonomamente da tale posizione già
nel primo mese di vita.
A sei mesi circa dalla nascita, la madre, lascia
l’albero al piccolo, il quale eredita la sua parte di
territorio che, se maschio, non abbandonerà più
per il resto della vita. La maturità sopraggiunge
fra il terzo e il quarto anno di vita.
All’inizio del 2012 ha iniziato a pubblicare le sue
canzoni su Vevo, soprattutto la sua 1°canzone
PUT YOUR HEARTS UP,mentre su You tube è
stata pubblicata la 3° colonna sonora di
VICTORIUS.
Nel 2013 sono stati prodotti I seguenti album:
Yours truly, The way, Baby, Right there.
Dopo l’album Everything, il 24 agosto 2014, ha
cantato PROBLEM con IGGY ZALEA un’artista
australiana e, dopo questo concerto,
ha
prodotto la canzone LOVE ME HARDER che ha
fatto impazzire il mondo perché è,
probabilmente, la sua più bella canzone.
Il suo primo album di inediti è stato pubblicato il
2 settembre 2013 nel REGNO UNITO, e un giorno
dopo negli STATI UNITI d’AMERICA .
All’inizio del 2014 lei stessa ha annunciato di
essersi messa al lavoro su un nuovo progetto .
Il 29 luglio 2014 ha collaborato con JESSIE J. e la
rapper Nick Minaj nel nuovo singolo BANG
BANG.
Elisa de Jesus e Ester Pesenti 1^C
Vi presento…
Ivan Zaytsev
Matteo Bolis e Agostino Suardo 1^C
Ivan Zaytsev, nato a Spoleto il 2 Ottobre 1988 e
figlio del pallavolista russo Vjaceslav Zajcev e
della nuotatrice Irina Pozdnjakova, comincia la
propria carriera nel 2001, come palleggiatore,
giocando nelle giovanili del Perugia Volley, per
poi entrare a far parte della prima squadra, in
serie A1, nella stagione 2004/05. Nella stagione
2006/07 passa alla M. Roma Volley, mentre la
stagione successiva viene ceduto alla Top Volley
di Latina; nel 2008 ottiene anche le prime
convocazioni in nazionale, con la quale vince
l’oro ai Giochi del Mediterraneo: lo stesso
giorno, cioè il 12 Maggio, ottiene a tutti gli
effetti la cittadinanza italiana. Nell’annata
2008/09,
cambiando
anche
ruolo
in
schiacciatore, ritorna alla squadra di Roma,
retrocessa intanto in Serie A2, con la quale vince
nella stagione 2009/10 la coppa Italia di
categoria, venendo premiato anche come MVP,
ed ottiene la promozione nel massimo
campionato italiano. Nel 2011 con la nazionale,
vince l’argento al campionato europeo, mentre
nel 2012 vince la medaglia di bronzo ai Giochi
della XXX Olimpiade di Londra. Nella stagione
2012/13 viene ingaggiato nell’Associazione
ARIANA GRANDE
ARIANA GRANDE – BUTERA
detta ARIANA GRANDE nata il 26 giugno 1993 è
una cantautrice statunitense di origine italiana.
La sua voce viene spesso paragonata a quelle di
MARIAH CAREY E WHITNEY HOUSTON .
Ha un timbro “ melodico” e la sua musica è
generalmente pop e R&B contemporaneo con
alcune influenze funk e hip-hop.
È divenuta famosa grazie al ruolo di CAT
VALENTINE nelle sit-com di successo di
VICTORIUS e SAM & CAT su NICKELODEON.
Nell’Agosto del 2011 è uscita la prima colonna
sonora di VICTORIUS dove canta con
ELIZABETH GILLES (JADE WEST).E’ anche
doppiatrice, infatti presta la sua voce alla
principessa DIASPORA nel cartone animato
WINX CLUB.
21
Sportiva Volley Lube di Macerata, club con il
quale cambia nuovamente ruolo, spostato nella
posizione di opposto, e dove resta per due
annate, con la quale vince la Supercoppa
Italiana, ricevendo anche il premio di miglior
giocatore e lo scudetto nella stagione 2013/14;
con la nazionale, nel 2013, vince la medaglia di
bronzo alla World League, bissata anche
nell’edizione 2014, e alla Grand Champions Cup
e quella d’argento al campionato europeo. Per il
campionato 2014/15 si trasferisce in Russia, nel
Volejbol’nyj Klub Dinamo Moskva, militante
nella Superliga, con cui si aggiudica la Coppa
CEV. Ivan, non solo ha avuto tante
soddisfazione nella pallavolo, ma anche nella
vita privata: infatti il 18 maggio 2013 ha sposato
la sua fidanzata Ashling.
I tornei più importanti sono quelli del Grande
Slam: Wimbledon, Roland Garros, Australian
Open e U.S. Open.
A Roma si svolge, invece, il prestigioso torneo
“Master 1000” BNL d’Italia.
I nostri giocatori preferiti “ATP” sono Roger
Federer e Rafael Nadal, mentre quelle “WTA”
sono Ana Ivanovic e Caroline Wozniaki.
La nostra coppia di doppio preferita “ATP” è
quella dei fratelli Brayan, mentre la nostra
coppia “WTA” è quella delle giocatrici italiane
Errani e Vinci che, però, recentemente, hanno
purtroppo annunciato che non gareggeranno
più insieme.
Lodovica Montaruli &
Sofia Nembrini 1^C.
Giulia Ambiveri 1^C
Il tennis
Il tennis è uno sport conosciuto in
tutto il mondo.
Si tratta di un gioco sia maschile, sia femminile,
diviso però in due distinte categorie: “WTA”,
per le donne - la cui numero 1 al mondo è Serena
Williams- e “ATP”, per gli uomini - il cui numero
1 è Novak Djokovic-.
Di solito i due sessi giocano separatamente, a
parte il caso del “doppio misto” in cui si
confrontano due coppie, ciascuna formata da
un maschio e una femmina.
Infatti, il tennis può essere individuale o a
coppie.
Si disputano anche gare a squadre, ovvero le
giocatrici o i giocatori più forti di una nazione
gareggiano in squadra.
Il torneo delle squadre femminili si chiama “Fed
Cup”, mentre quello maschile si chiama “Coppa
Davis”.
Questo sport si può praticare in tutte le stagioni
dell’anno, ma ovviamente in inverno al coperto.
Il campo varia le sue dimensioni a seconda della
gara che si disputa.
Se un campo viene utilizzato per un singolare,
sarà lungo 23 m e largo 8 m, mentre se viene
utilizzato per un match di doppio, esso avrà la
stessa lunghezza di 23 m, ma sarà largo 10 m,
per l’utilizzo dei cosiddetti corridoi.
Il campo può avere superfici diverse: i più
comuni sono in terra rossa, in cemento, in playit, in erba o in erbetta sintetica.
Nel corso dell’anno, si disputano tornei
internazionali in varie parti del mondo, distinti in
diverse categorie.
La pesca
<E’ vero, papà, che si possono pescare i treni?>
<Ma cosa dici, Marchino?>
<E allora a cosa serve la RETE ferroviaria?>
Le materie
La mamma alla sua bambina :<Perché metti tutti
i libri nel frigorifero?> e la bambina :<La maestra
mi ha detto che devo dare una rinfrescata alle
materie!>
Professioni
La maestra al piccolo Aldo:
<Che lavoro fa tuo papà?> <Il meccanico !>,
<E tua mamma?>, <Credo faccia l’elettricista
perché ha appena dato alla luce un bambino!>
con l’ immagine nascosta
Quante facce vedi?
22
Riesci a trovare il volto nascosto tra i chicchi di
caffè?
Riesci a vedere il leone?
Una tigre la vedo benissimo, l’altra, dove è?
(per trovarla bisogna saper leggere l’ inglese)
Riesci a vedere il viso di un uomo?
Illusione ottica
Quante persone riesci a contare?
Che animale vola tra i fiori?
In questa foto ci sono 9 persone, riesci a
vederle?
Riesci a vedere un viso?
Un cervo lo vedo, l’altro?
Valeria Rodriguez 1^C
23
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Terzo numero 2014/2015 - Istituto Scolastico Paritario Suore