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Carige, il giorno
della svolta
Berneschi addio
Arriva Castelbarco
Finisce questa mattina la lunghissima carriera di Giovanni Berneschi al timone di Banca Carige. Il banchiere lascerà l'incarico di
presidente dopo l'assemblea dei soci. Al suo
posto, salvo sorprese, sarà designato Cesare Castelbarco Albani, con vice Alessandro
Repetto. Al nuovo cda spetterà il compito
di nominare un amministratore delegato,
come raccomandato da Bankitalia.
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U L T I M O A T T O •$• Si chiude oggi, con l'assemblea dei soci, la carriera del banchiere alla guida del principale istituto ligure. Al suo posto il Principe
Carige, la staffetta Berneschi-Castelharco
CHI E
UNA VITA SPESA
PER LA "SUA" BANCA
Nato a Genova nel 1937, Giovanni Alberto
Berneschi ha legato tutta la sua vita professionale alla Banca Carige, prima Cassa di
Risparmio di Genova. Viene assunto nel
1957 come impiegato amministrativo. Nel
1968 viene inquadrato nel personale direttivo, nel 1975 è promosso dirigente, nel 1979
condirettore generale e successivamente
direttore generale. Nel dicembre del 1999
entra nel Consiglio di Amministrazione, nel
2000 viene nominato amministratore delegato e nel 2003 presidente. In tutti gli incarichi assunti è riuscito ad ottimizzare i diversi
settori di cui si è trovato a capo. Sotto la sua
guida Carige è diventata un importante
"conglomerato" bancario e assicurativo
con una rete integrata di oltre 1.000 punti
vendita tra sportelli bancari e agenzie assicurative. In riconoscimento di questa sua
significativa attività, nel 2001, ha ricevuto la
laurea "ad honorem" in economia bancaria
dall'Università degli Studi di Genova.
U burbero genovese sempre in trincea
che preferisce il suo trattore ai salotti
inquantasei anni nella "sua" banca. Una
vita trascorsa all'interno dell'Istituto, dove
C
ha percorso tutta la sua carriera: da impiegato
amministrativo al vertice.
È stato, nel bene o nel male, l'assoluto protagonista in questo mezzo secolo di lavoro. Oggi
lascia con gli occhi lucidi, lui che pure è sempre stato razionale e apparentemente freddo
come le cifre che sono state il suo pane quotidiano.
Chi gli è stato vicino in questi difficili giorni
assicura che l'uomo è profondamente scosso e
amareggiato, per questo finale che neppure il
suo più ostinato nemico aveva ipotizzato.
Giovanni Berneschi, genovese, 76 anni, dovrà
far ricorso alla sua ferrea volontà per evitare di
dover lasciare spazio alla commozione quando
si chiuderà l'assemblea di stamane che decreterà, ufficialmente, il passaggio di consegne al
vertice della Carige. Si volta pagina in un
momento delicatissimo per l'economia nazionale e ligure in particolare.
Berneschi è stato il "padre-padrone" di una
banca che ha visto crescere, anche grazie alle
sue strategie sempre condivise dai vari consigli
di amministrazione del passato.
Come sono lontani i tempi quando, nel 1957, il
giovane Berneschi era stato assunto come
impiegato amministrativo nella Cassa di
Risparmio di Genova e Imperia.
Lui ha sempre lavorato sodo, con lo stesso
entusiasmo di quei primi giorni del timido neo
assunto sistemato dietro la robusta scrivania
in uno degli uffici della banca genovese. Berneschi è sempre stato famoso per la sua franchezza nell'affrontare situazioni e persone, la
lucidità nel disegnare scenari, la voglia matta
di lavorare con l'entusiasmo di chi crede nella
sua professione. Celebri le sue battute sulle
persone ma, poi, sempre disponibile ad ascoltare chi gli chiedeva consigli e aiuto.
Questa sua generosità, assicura chi gli ha
lavorato a fianco per anni e anni, gli è costata
tanti guai in questi ultimi tempi. Ma sono in
tanti a doverlo ringraziare. Primi fra tutti molti
imprenditori locali, le cui aziende hanno
ottenuto sostegni nei momenti difficili.
Carattere burbero, schietto, a tratti anche
irascibile, Berneschi ha sempre lavorato diecidodici ore al giorno.
«Mi sono persino dimenticato - ha confidato a
un amico - l'anniversario dei miei cinquantanni di matrimonio, impegnato com'ero nella
vicenda di Carige». Gli unici momenti di relax
sono stati i brevi week-end sul trattore ad arare
la terra nella sua casa di campagna nello
Spezzino. Per lui gli impegni mondani sono
sempre stati un fastidio. Non ha mai amato i
salotti o le cene di rappresentanza, proprio per
il suo carattere tipicamente ligure, chiuso,
refrattario alle ipocrisie.
Lui, in maniche di camicia, dietro la scrivania al
quattordicesimo piano, a impartire ordini,
ascoltare persone, telefonare con il suo semplice, sbrigativo, colorito linguaggio di uomo
concreto. Come quando si doveva sottoporre a
un intervento chirurgico e con una telefonata
ha chiamato i medici in ufficio: «Se dovete
operararmi fatelo qui, non ho tempo da perdere...». E i medici gli obbedirono. Questo è
Giovanni Berneschi. Oggi, nel momento più
difficile della sua lunga carriera, cercherà di
mascherare la grande emozione, magari con
una delle sue proverbiali battute in genovese.
Ma sarà dura fermare le lacrime del Berneschi
senza Banca.
Sangue blu, mondano, elegantissimo
Un nobiluomo con principi ferrei
ispetto al suo predecessore, ha il carattere
opposto. Brillante, mondano, amicizie a
R
ogni livello, elegantissimo, n principe Cesare
Castelbarco Albani da oggi è il successore di
Giovanni Berneschi al vertice della Carige. Un
compito particolarmente difficile, molto
delicato, pieno di insidie, che metterà a dura
prova la sua grande dote di mediatore.
È evidente che, su precise indicazioni di
Banldtalia, il neopresidente nominerà presto
un amministratore delegato per dare all'Istituto la svolta richiesta dall'alto. Sul nome
nessuna indiscrezione. Sulla correttezza dei
rapporti ha sempre basato la sua vita e sarà
così anche in questo nuovo, importante ruolo.
Castelbarco non ama privilegiare nessuno,
pur avendo amici a ogni livello.
La nuova era inizia nel segno della più assoluta trasparenza.
L'uomo non è tipo da annunciare le cose,
preferisce parlare a fatti compiuti.
La sua carriera si è sviluppata tra Genova,
dove ha compiuto gli studi, e Milano, città
dove trascorre molto tempo per i suoi molteplici impegni professionali.
Castelbarco discende da una nobile famiglia
di origini medievali. Nell'Ottocento la famiglia
si era trasferita gran parte dell'anno a Milano
o nelle loro vaste proprietà in Lombardia.
Tutti si chiedono come sarà la Cassa del dopo
Berneschi. Lui ama rispondere con un sorriso
rassicurante, come fa sempre nei momenti
difficili. Mai una parola fuori posto, una frase
sopra le righe, un gesto di stizza. Pdesce
sempre a smussare le divisioni e cerca di
trovare, anche nelle situazioni di grande
tensione, la strada per evitare rotture. Se non
ci riesce - sembra proprio il caso della vicenda Carige - è proprio perché non esistono i
margini di un accordo.
Sarà dunque un tessitore, una figura di collaudata immagine in campo nazionale.
Le sue amicizie nel mondo finanziario sono
ben collaudate e lo dimostrano i numerosi
incarichi in società di livello.
A Genova è stato presidente dell'agenzia
marittima Prosper, agente generale per l'Italia
della Mitsui O.S.K. di Tokio.
Ha ricoperto la carica di presidente di Sviluppo Genova e di presidente della Filse.
Nella nostra città vive in un attico proprio di
fronte alla villa dello Zerbino di sua proprietà,
dove ha trascorso tutti gli anni dell'adolescenza.
Il compito che lo attende è gravoso, ma lui
ostenta la massima serenità e, pur limitandosi ad assicurare tutti sulla solidità della Banca,
lascia capire che occorre lavorare in gruppo
nell'interesse esclusivo dell'Istituto, die non
deve perdere la sua caratteristica di banca del
territorio.
Su questo principio ha più volte ribadito il
suo impegno.
Molto amico di Flavio Repetto, presidente
della Fondazione Carige, ha stabilito un
rapporto stretto in questi anni di collaborazione con la Banca di cui, è bene ricordarlo, è
stato consigliere di amministrazione fino alle
clamorose dimissioni che hanno dato origine
al cambiamento del management.
Per evitare strumentalizzazioni, Castelbarco
si è già dimesso da presidente e consigliere di
amministrazione di Primocanale, incarico in
palese conflitto con la nuova carica.
Per ribadire il suo motto: "massima trasparenza".
CHI E
IL MANAGER CHE AMA
REGALARE IL RISO
Cesare Castelbarco Albani è nato a Milano il 20 dicembre del 1952. Discendente
da una nobile famiglia, si è laureato in
Economia e Commercio all'Università di
Genova. Ha compiuto una lunga carriera
nel campo dell'imprenditoria e della
finanza. Tra gli incarichi: consigliere di
amministrazione della Banca Carige;
consigliere del gruppo Banca Leonardo;
consigliere di Rimorchiatori Riuniti spa.
È console onorario del Granducato di
Lussemburgo per la Regione Liguria. In
passato, è stato presidente di Filse; presidente di Sviluppo Genova; presidente
del Consorzio Multipurpose; consigliere
di Datasiel; consigliere di Amiu. È stato
sposato con Ricciarda Mattioli, da cui ha
avuto due figlie, Laura e Barbara. Suo
padre Carlo fu per trent'anni sindaco
democristiano di Casciago, in provincia
di Varese. È famoso il riso della sua tenuta, che regala a Natale agli amici.
di MIMMO ANGELI
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Carige, la staffetta Berneschi-Castelharco U burbero genovese