L’introduzione
dell’ottica di genere
nei processi
di sviluppo locale
Modello Europeo
e Linee Guida per il
progetto internazionale
W. In D.
Women in Development
Davide Barbieri
Barbara Bittarelli
Flavia Pesce
“With the support of the European Union - Programme concerning the Community framework strategy on gender equality (2001-2005)”
L’introduzione
dell’ottica di genere
nei processi
di sviluppo locale
Modello Europeo
e Linee Guida per il
progetto internazionale
W. In D.
Women in Development
Davide Barbieri
Barbara Bittarelli
Flavia Pesce
Con il supporto dell'Unione Europea - Programma relativo alla Strategia-Quadro Comunitaria in materia di
Parità tra donne e uomini (2001-2005). Le informazioni contenute in questa pubblicazione (o in altri materiali)
non riflettono necessariamente la posizione o l'opinione della Commissione Europea.
Rapporto preparato per
la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità
Non citare senza autorizzazione
Settembre 2007
IRS - Istituto per la Ricerca Sociale
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INDICE
1. Un modello di sviluppo locale gender-oriented
1
2. Il modello
6
2.1. Sviluppo locale e mainstreaming di genere
6
2.2. Integrare pari opportunità e sviluppo locale
8
2.3. Le componenti del modello
11
3. Linee Guida o indicazioni operative
13
III
Un modello di sviluppo locale
gender-oriented
1. Perché un modello di sviluppo locale
gender-oriented
processi di sviluppo locale non sono fenomeni
neutri dal punto di vista del genere ed esistono,
oramai, interessanti evidenze sia teoriche che
empiriche di una forte correlazione tra Sviluppo
locale e Pari Opportunità di genere.
I
Numerosi, infatti, sono gli studi che hanno evidenziato la forte correlazione tra crescita economica e presenza femminile nel mercato del lavoro, così come diversi sono anche gli studi che hanno, invece, sottolineato le inefficienze presenti in
contesti caratterizzati da situazioni di discriminazione e segregazione che impediscono un miglior
utilizzo delle risorse per rilanciare la competitività dei sistemi locali attraverso il ricorso a competenze non solo maschili, ma anche femminili.
Tale correlazione comporta, di sicuro, due implicazioni:
(a) le Pari opportunità consentono di migliorare
lo Sviluppo locale;
(b) lo Sviluppo locale consente di migliorare la
posizione femminile nel contesto locale.
Tale ipotesi non si fonda, evidentemente, su un
principio etico (che, pur, avrebbe la sua rilevanza),
ma su evidenze di natura socio-economica molto
precise. La letteratura lascia pochi dubbi circa il
crescente ruolo delle donne nei processi di crescita socio-economica vista la chiara correlazione
positiva tra crescita e le pari opportunità nel mercato del lavoro; i Paesi con i tassi di crescita più
elevati ed i maggiori livelli del reddito pro-capite
sono anche quelli che presentano i maggiori livelli di partecipazione e occupazione femminile.
La direzione di causalità va, soprattutto, dalla crescita alla parità di genere poiché un livello di sviluppo più elevato comporta generalmente più alti
livelli di istruzione, democrazia e uguaglianza tra
uomini e donne (Lofstrom, 2001). Ma c’è anche
una relazione positiva tra parità di genere e crescita socio-economica. Una maggiore partecipazione ed occupazione femminile implica una maggiore produzione corrente, ma anche una maggiore crescita futura, per gli effetti sulle nuove
generazioni (maggiore reddito familiare, maggiore investimento in capitale umano e salute).
Secondo stime recenti (Olsson, 2000), l’accresciuta partecipazione delle donne al mercato del
lavoro spiegherebbe, per il ventennio 1980-1999,
circa un quinto della crescita del PIL europeo a
fronte di un contributo negativo delle forze di lavoro maschili. Se anche il dato può essere sovrastimato per effetto della maggiore concentrazione
delle donne in impieghi part-time e in settori a
minore produttività, in tutti i Paesi europei, una
quota sempre maggiore della ricchezza prodotta
e dello sviluppo sociale è incontestabilmente
1
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
imputabile al contributo delle donne.
In una prospettiva di lungo periodo, i benefici che
derivano dal sostegno della partecipazione e dell’occupazione femminile diventano evidenti anche
in termini di incremento dei livelli di sviluppo visto
che, sempre da una prospettiva economica, si
innestano alcuni circoli virtuosi che accrescono
l’efficienza dell’utilizzo delle risorse (Humphries,
Rubery et al., 1999; Rubery et al., 1999).
Quando cresce l’occupazione femminile, per
esempio, crescono i redditi familiari con un impatto positivo sulla domanda aggregata e sulle entrate fiscali. Un altro circolo virtuoso è rappresentato dal legame tra la crescita dei livelli di istruzione – e dunque dall’investimento in capitale umano – e la crescita della partecipazione femminile
ai percorsi di formazione. Oppure, il sostegno della partecipazione femminile al mercato del lavoro permette di ridurre il deprezzamento dell’investimento in capitale umano femminile che si manifesta a seguito dell’interruzione dell’attività di
lavoro per problemi legati alla conciliazione e/o
ai fenomeni di segregazione occupazionale e professionale della forza lavoro femminile. Ancora a
titolo esemplificativo, il sostegno alla partecipazione e all’occupazione femminili attraverso politiche di conciliazione assicura, nel medio e lungo
periodo, condizioni adeguate di riproduzione
sociale, come ad esempio quelle legate alla crescita delle generazioni future.
Il beneficio delle politiche di Pari opportunità di
genere è, inoltre, evidente, sia nel breve che nel
lungo periodo, anche nella sfera che più ha a che
fare con lo sviluppo sociale di un dato territorio
poiché l’uguaglianza delle condizioni produttive e
riproduttive di uomini e donne ha un impatto positivo sulla qualità della vita, aumentando le possibilità di scelta delle donne. Si riducono i rischi di
povertà della popolazione femminile, migliorano
le condizioni di lavoro di uomini e donne e, più in
generale, le condizioni di vita.
Il sostegno alla partecipazione delle donne alla
vita attiva è, allora, una forma di investimento sul2
la risorsa femminile che ha ricadute per la società
nel suo complesso e per le sue diverse componenti: si pensi al parallelo miglioramento delle
condizioni di vita degli uomini e dei bambini. I tentativi di analisi di efficienza delle politiche di Pari
opportunità concludono, allora, che questo tipo di
interventi possono essere considerati come un
vero e proprio fattore produttivo (Rubery et al.,
1999).
Il mondo femminile è una risorsa per lo Sviluppo
locale non solo perché contribuisce alla crescita
economica del territorio e alla sua riproduzione
sociale, ma anche perché promuove e afferma
approcci alternativi allo sviluppo. Illuminanti,
anche se distanti, sono in questo senso le esperienze di microcredito alle donne in contesti del
Sud del mondo che soffrono particolari condizioni di arretratezza e povertà. Le istituzioni di microcredito, infatti, riconoscono nelle donne dei veicoli di promozione sociale più validi ed efficaci
degli uomini, individuandone nel legame con i figli
e con le generazioni future uno dei moventi fondamentali. Oltre alla crescita di consapevolezza
femminile, il microcredito ha effetti che si riflettono nei più svariati ambiti di vita sociale e familiare e evidenziano la maggiore attenzione femminile verso il futuro: dalle scelte sull’educazione e sull’istruzione dei figli (che privilegiano la
scolarizzazione e combattono il lavoro minorile)
alla pianificazione della procreazione. Inoltre, le
donne si dimostrano amministratrici più attente
degli uomini del denaro ottenuto in prestito, oltre
ad evidenziare, soprattutto in alcuni Paesi ad elevata pressione migratoria, minore propensione a
lasciare il Paese (Yunus, 2003).
Le dinamiche territoriali e locali si confrontano
con diversificate istanze del mondo femminile
legate alla particolare combinazione di ruoli produttivi e riproduttivi che le donne rivestono in un
dato contesto territoriale. Tali elementi dunque,
devono essere conosciuti (e condivisi) al fine di
identificare le possibili risposte in termini di policy
(e la partecipazione del territorio alla loro definizione).
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
I fattori di contesto socio-economico - dunque la
dimensione locale – rivestono, inoltre, una particolare influenza nel determinare le scelte e i comportamenti partecipativi delle donne, influenza
tendenzialmente maggiore di quella esercitata
sulle scelte maschili. Assunta come data la generalizzata ineguale distribuzione dei carichi di cura
tra uomini e donne, non è possibile ignorare le
differenze della condizione femminile e delle problematiche di conciliazione che le connotano, ad
esempio, in contesti urbani e in contesti rurali, sia
in una prospettiva di sostegno alla partecipazione che in una prospettiva di sostegno alla permanenza nell’occupazione.
Gli elementi di differenziazione della condizione
femminile nella dimensione locale sono, comunque, legati ad una miriade di altri fattori di contesto:
• la vocazione economica di un territorio (industriale, terziaria, turistica, agricola, specializzata, etc.);
• i modelli culturali e relazionali propri di una
comunità;
• le risorse disponibili per redistribuire il lavoro
di cura (servizi di cura - per l’infanzia, gli anziani e le persone diversamente abili -, presenza
di grandi aziende che più facilmente adottano
modelli di riorganizzazione dei tempi di lavoro, radicamento del terzo settore e diffusione
di pratiche quali le banche del tempo) e quelle non istituzionalizzate (rapporti di vicinato e
modelli di scambio, strutture familiari e solidarietà intergenerazionali);
• le politiche dei tempi e dei trasporti.
È proprio la rilevanza del contesto locale nel disegnare i termini in cui le donne rappresentano una
risorsa per lo sviluppo a suggerire che la dimensione locale rappresenti un ambito privilegiato
per le politiche di Pari opportunità. Il livello locale diventa, dunque, una dimensione importante
per l’integrazione della dimensione di genere (nel-
la duplice accezione di interventi di mainstreming
e azioni positive) per una serie di ragioni:
• il livello locale sta assumendo una crescente
rilevanza nel disegno e nell’implementazione
di molte politiche che vengono attivate a livello territoriale;
• l’adozione della prospettiva di genere risulta
più “immediata” a livello locale dove l’integrazione tra le politiche è più comune rispetto
ai livelli decisionali superiori;
• la dimensione locale permette più agevolmente
di identificare e coinvolgere tutti gli attori rilevanti e di costruire consapevolezza rispetto alle
problematiche di genere;
• a livello locale di prossimità è più semplice promuovere processi partecipativi in cui le donne
possano essere coinvolte e, dunque, rafforzare il capitale sociale di un territorio e i processi di “democrazia locale”.
Purtroppo, se anche il mondo femminile rappresenta una risorsa per il territorio e per il contesto
locale, soprattutto quando si adotta una prospettiva di medio e lungo periodo (Rubery, Fagan,
1999), il tema è raramente analizzato, nella sua
complessità e multidimensionalità, dal punto di
vista di genere.
In tale cornice appare, dunque, importante un progetto quale il W. In D. - promosso dal Dipartimento
italiano per i Diritti e le Pari Opportunità - Presidenza del Consiglio dei Ministri - che si pone
l’ambizioso obiettivo di definire un percorso metodologico per verificare il contributo delle politiche di genere allo Sviluppo locale. Il che significa, in altri termini, verificare l’ipotesi circa
l’influenza negativa che la mancata applicazione
del principio delle Pari opportunità ha sullo Sviluppo locale di un territorio e, viceversa, in quale
misura il mancato Sviluppo locale limita il miglioramento della posizione femminile.
Lo scarso coinvolgimento delle donne nei processi
3
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
di sviluppo locale, e la poca attenzione riservata
al principio di uguaglianza di genere nelle stesse
politiche di sviluppo, sono una costante per la
maggior parte dei Paesi europei. Il tema è stato
posto al centro del V Programma di azione comunitario in materia di pari opportunità tra uomini
e donne nell’ambito del quale è stato finanziato
W. In D. Il progetto muove infatti dalla convinzione che sia necessario promuovere una forte azione coordinata a livello europeo per supportare
queste tematiche e contribuire al necessario cambiamento culturale ai fini della concreta applicazione del principio di mainstreaming di genere nei
processi di sviluppo socioeconomico.
Il partenariato transnazionale del progetto è stato costruito in considerazione dei diversi atteggiamenti culturali e delle diverse esperienze in
materia di pari opportunità di genere presenti nel
territorio UE, nonché dei differenti assetti organizzativo- istituzionali che caratterizzano i Paesi
Membri. La struttura partenariale di W. In D. è la
seguente:
• Promotore con funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività progettuali: Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità Presidenza del Consiglio dei Ministri, Italia
Partners transnazionali:
• European Policies Research Centre (EPRC) University of Strathclyde, UK
• Institut de Govern i Polítiques Públiques (IGOP)
Universitat Autonoma de Barcelona, Spain
• National Commission for the Promotion of
Equality (NCPE), Malta
• Partner nazionale: Istituto per la Ricerca Sociale (IRS), Italia
La presenza di Spagna e Italia ha portato nel progetto le problematiche “tipiche” dei Paesi mediterranei in tema di pari opportunità di genere
anche se inserite in due contesti politico istitu4
zionali piuttosto diversi, soprattutto in materia di
decentramento amministrativo.
Il partner maltese ha permesso di considerare la
prospettiva e l’esperienza di un piccolo Paese, con
una situazione ancora molto problematica in materia di pari opportunità, per il quale l’entrata recente nell’Unione Europea rappresenta al tempo stesso una sfida e un’opportunità di rapido progresso.
Il partner scozzese, infine, garantisce la considerazione della prospettiva anglosassone, caratterizzata da una situazione più avanzata in relazione all’uguaglianza di genere e quindi da una logica di intervento più centrata sul principio di mainstreaming e su un concetto ampio del principio di
pari opportunità aperto a tutte le forme di discriminazione.
Il progetto, attraverso una ricerca-azione di tipo
comparato ha prodotto un Modello di intervento
e delle indicazioni operative (Linee Guida) per
introdurre e potenziare i principi di pari opportunità nei processi di sviluppo locale. Tale strumento
intende rispondere ad una duplice esigenza:
• promuovere e consolidare nei diversi contesti
locali strategie che favoriscano la partecipazione femminile ai processi di sviluppo
locale;
• definire un approccio integrato per favorire
l’internalizzazione del mainstreaming di genere nei processi di sviluppo locale, condiviso da
tutti i partner del progetto.
Il modello di intervento è stato delineato a partire dai risultati dell’attività di ricerca e dalle sollecitazioni emerse nei panel organizzati in ciascuno dei paesi partner - ai quali hanno partecipato
attori istituzionali, rappresentanti del partenariato socio-economico, referenti delle buone pratiche analizzate. Il modello ha rappresentato il primo passo per la definizione di modalità e strumenti concreti per promuovere il gender mainstreaming come un elemento costitutivo dei pro-
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
cessi di sviluppo locale così come declinati nelle
Linee Guida.
L’ipotesi di modello proposta necessita ovviamente di essere contestualizzata sulla base delle specificità di ciascun Paese, a partire dai diversi assetti istituzionali e organizzativi e dalle diverse situazioni di contesto economico sociale. La
stessa dimensione locale dello sviluppo, così
come la definizione di obiettivi di pari opportunità, assumono, infatti, significati e configurazioni diverse in ragione delle diversità proprie di ogni
Paese. Tale contestualizzazione si intende come
presa in considerazione di ed adattamento a tre
fattori principali:
1. aspetti socio-economici specifici dei differenti
territori di riferimento (es. differenti situazioni
nelle aree rurali, urbane ecc.);
2. aspetti inerenti i contesti amministrativi ed istituzionali dei territori di riferimento (es. diverso modo di interpretare le relazioni, locale vs.
nazionale);
3. aspetti attinenti il grado di avanzamento relativo di un dato territorio per quanto riguarda il
raggiungimento di una situazione di parità tra
uomini e donne (che può quindi determinare
approcci diversi nello sviluppo locale gendersensitive).
Tali fattori sono stati internalizzati nella definizione degli step operativi per l’applicazione del
modello (Linee Guida) in cui è stato ulteriormente esplicitato il raccordo con le ipotesi e le conclusioni emerse dalla ricerca comparativa e dai
casi di studio. Si è tentato di identificare approcci ed indicazioni operative al fine di identificare
un vero e proprio toolkit per l’integrazione concreta ed efficace della dimensione di genere nello sviluppo locale da cui ciascun Paese potrà attingere in relazione alle proprie esigenze e alle criticità da affrontare.
cesso di definizione ed implementazione delle
politiche di sviluppo locale, a partire dai decisori
politici per arrivare agli operatori progettuali impegnati nella realizzazione delle iniziative e degli
interventi in cui si esprimono concretamente le
politiche pubbliche. Il modello è stato pensato
come uno strumento flessibile rispetto al quale
ciascun “utilizzatore” può posizionarsi a seguito
di un processo che, impropriamente ma efficacemente, può essere definito come una sorta di
“autovalutazione” tesa a verificare il grado di
avanzamento relativo del proprio ambito territoriale in relazione alla situazione di parità tra uomini e donne. Su questa base è possibile individuare quali delle indicazioni operative fornite identifica la soluzione e/o l’approccio più opportuno. I
criteri sulla base dei quali i destinatari delle linee
guida possono determinare il grado di avanzamento del proprio Paese/territorio potrebbero
includere i seguenti elementi:
• livelli di partecipazione ed occupazione femminile al mercato del lavoro;
• livello di partecipazione femminile in ambito
politico istituzionale;
• presenza di atti normativi e/o di indirizzo orientati all’introduzione del gender mainstreaming
nelle politiche pubbliche;
• diffusione, qualità e organizzazione dei servizi territoriali, in particolare dei servizi di cura,
e di forme di organizzazione del lavoro e dei
tempi delle città orientati a favorire la conciliazione.
L’utilizzo flessibile del modello va associato in particolare alla natura stessa dei processi di sviluppo locale, che si sviluppano coinvolgendo diversi livelli di governance e si realizzano in un ambito “locale” che può essere molto diverso in ragione delle differenze amministrative ed istituzionali proprie di ciascun Paese.
Le Linee Guida sono indirizzate a tutti coloro che,
a vario titolo e a vari livelli, si inseriscono nel pro5
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
2. Il modello
2.1. Sviluppo locale e mainstreaming
di genere
ono già state evidenziate le ipotesi e le motivazioni che portano a legare il concetto di pari
opportunità, e più in generale di mainstreaming di
genere, a quello di sviluppo locale. L’individuazione di modalità concrete per integrare obiettivi di pari opportunità nei processi di sviluppo
necessita, però, di una precisa identificazione del
campo di intervento, ovvero di circoscrivere la definizione dei due termini di riferimento del modello: sviluppo locale e mainstreaming di genere.
S
Per quanto riguarda il primo termine, l’assunto
generalmente condiviso è che il concetto di sviluppo locale si fonda sulla necessità di legare le
politiche per lo sviluppo alla dimensione territoriale. D’altra parte è difficile individuare una definizione “univoca” di sviluppo locale considerando che le esperienze in questo ambito sono spesso di tipo sperimentale, basate su approcci bottom-up e dunque fortemente differenziate in relazione ai territori nei quali si realizzano.
Passando in rassegna la letteratura in materia
emerge che l’idea di sviluppo locale, oltre a considerare centrale il territorio nelle dinamiche di
sviluppo, considera i processi di crescita da più
punti di vista, da quello più prettamente economico a quello sociale e culturale.
La prosperità di una economia è, quindi, sostanzialmente legata alla competitività del territorio.
Questo significa anche che lo sviluppo socioeconomico non dipende esclusivamente dalla disponibilità di fattori materiali (come le infrastrutture)
e dall’esistenza di un vantaggio competitivo per il
sistema produttivo, ma anche dai cosiddetti fattori
relazionali che sono propri delle realtà locali (la
fiducia nei rapporti tra attori economici, istituzionali, sociali, la condivisione di norme e valori) e
che vengono sintetizzati dal concetto di capitale
sociale1. Il capitale sociale è, infatti, costituito dai
legami di cooperazione e fiducia, che sussistono
in un certo ambito sociale (come lo stesso termine capitale indica) e costituiscono un vero e proprio patrimonio per le realtà locali in grado di fornire opportunità di sviluppo.
La definizione di sviluppo locale qui considerata
(anche per le caratteristiche che, come vedremo,
il mainstreaming di genere assume nel momento
in cui viene internalizzato nelle politiche) assume
i fattori legati all’idea di capitale sociale come
determinanti nelle dinamiche di sviluppo di un
territorio. Il concetto di sviluppo è dunque inteso
in una accezione più ampia rispetto a quella strettamente economica che pure rimane un punto di
partenza necessario.
I principali elementi che qualificano lo sviluppo
locale potrebbero, quindi, essere schematicamente ricondotti ai seguenti2:
• territorialità del processo in quanto le relazioni tra attori (economici e non) sono spazialmente delimitate. La dimensione territoriale è
legata ai concetti di comunità e identità culturale e, ovviamente, non necessariamente coincide con i confini geografico-istituzionali.
L’analisi delle risorse relazionali di un territorio permette di identificare le risorse disponibili e quelle sotto-utilizzate al fine di agire sui
punti di forza di un territorio nella prospettiva
di favorire la crescita del livello di benessere
economico e la coesione sociale della comunità;
• capacità di mobilitazione degli attori e delle
risorse del territorio, economiche, ambientali,
1
Il capitale sociale può essere considerato come il pattern di relazioni che tra gli attori che facilitano il raggiungimento di interazioni cooperative (Torsvik, 2000).
2
IRS, Le priorità trasversali nella programmazione FSE 2000-2006 analizzate in un’ottica di genere: l’esperienza della Provincia Autonoma di Bolzano, Franco Angeli 2004.
6
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
sociali e culturali. La mobilitazione degli attori del territorio è legata al processo di mobilitazione delle risorse nei diversi ambiti, economico, sociale e culturale, da utilizzare e valorizzare a livello locale e al rafforzamento del
capitale sociale presente in un dato territorio.
L’utilizzo delle risorse territoriali in processi di
sviluppo locale avviene per il tramite delle politiche potenzialmente capaci di attivare un processo di mobilitazione delle risorse stesse. In
questa prospettiva è evidente che il carattere
integrato delle politiche diventa l’asse portante di un processo di sviluppo locale così da
poter affermare che non esiste una politica di
sviluppo locale: lo sviluppo locale è promosso
da diverse politiche, afferenti ad ambiti diversi, ognuna delle quali recepisce alcune delle
istanze dello sviluppo locale e configura un processo di sviluppo complesso. Se la dimensione della mobilitazione di risorse di un dato territorio è legata all’attuazione di politiche, la
mobilitazione degli attori che entrano in gioco
nel processo di definizione delle scelte di policy,
riguarda, nello specifico, i meccanismi di integrazione delle risorse di un territorio;
• integrazione verticale e orizzontale. L’integrazione si riferisce sia al carattere multidimensionale dei programmi che al processo
decisionale. L’integrazione si riferisce infatti
alla capacità di coinvolgere sia i diversi tipi di
attori - istituzionali, economici, sociali (integrazione orizzontale) - che i diversi livelli di
competenza, locale nazionale, comunitario dei
diversi attori coinvolti (integrazione verticale)
così come il modo in cui queste relazioni configurano uno specifico processo di governance locale. I processi di integrazione sono decisivi per la realizzazione ed il successo di interventi di sviluppo locale perchè concorrono alla
crescita del capitale sociale quale risorsa che
favorisce lo sviluppo di condizioni che
innescano “sviluppo autogenerato”;
• innovatività e apprendimento a favore degli
attori coinvolti. Il carattere innovativo degli
interventi di sviluppo locale risiede nella capacità potenziale di cambiamento della situazione di partenza attraverso processi di sviluppo
“autogenerato”. Il coinvolgimento degli attori
rilevanti in processi potenzialmente innovativi, secondo una prospettiva di integrazione verticale e orizzontale, può indurre importanti
risultati in termini di apprendimento;
• sostenibilità nel tempo. La multidimensionalità dei processi di sviluppo locale, in particolare la presenza della dimensione culturale,
richiede tempi piuttosto lunghi per produrre
l’auspicato cambiamento e realizzare risultati
visibili nel medio-lungo periodo.
A livello teorico un intervento di sviluppo locale
dovrebbe internalizzare queste cinque dimensioni per perseguire obiettivi di sviluppo socio-economico. Nella realtà è ovviamente più probabile
che un singolo intervento sia in grado di attivare
solo alcune di queste diverse dimensioni e dunque
che lo sviluppo locale sia sostenuto da più azioni ed interventi ciascuno “appartenente” ai diversi ambiti di policy attivabili a livello locale. Le politiche di sviluppo locale si caratterizzano, in altre
parole, per essere “politiche derivate o di secondo livello” nell’ipotesi che una politica di sviluppo locale sia il risultato dell’integrazione tra diverse politiche settoriali attivabili a livello locale.
L’analisi empirica ci dimostra, del resto, come la
politica di sviluppo locale di un territorio inglobi
le diverse esperienze e gli interventi settoriali realizzati nei diversi ambiti del governo locale (urbanistico, economico, del lavoro, ecc..).
Per quanto riguarda il secondo termine, le disposizioni a livello europeo, ormai da tempo3, non si
limitano più a promuovere interventi specifici per
lo sviluppo delle pari opportunità fra donne e
uomini, ma sottolineano la necessità di recepire
3“(…) un approccio di integrazione complessiva finalizzata alla parità di opportunità deve essere introdotto in tutti i programmi dei Fondi Strutturali. Questo comporta, al tempo stesso, sforzi finalizzati alla promozione dell’uguaglianza, misure specifiche per aiutare le donne e la mobilitazione di tutte le politiche generali tenendo conto, in modo
attivo e manifesto, al momento della programmazione, dei loro possibili effetti sulla situazione rispettiva delle donne e degli uomini”, in “I fondi strutturali e il coordinamento con i fondi di coesione. Progetto di orientamento per i programmi del periodo 2000-2006”, Commissione Europea, 1999.
7
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
il concetto di gender mainstreaming4 (considerare, cioè, la dimensione di genere nella programmazione di ogni singola politica, misura, intervento) come strumento essenziale per mettere in
moto processi positivi di sviluppo.
Il gender mainstreaming è, infatti, una strategia
composta sì da idee (teorie e assunti), ma anche
da pratiche (decisioni e azioni) in grado di stimolare mutamenti della società.
L’elemento essenziale nella definizione di gender
mainstreaming (G.M.) su cui, in questa sede, si
vuole porre l’attenzione è, infatti, la sua enfasi sui
‘processi politici’ e, quindi, l’implicazione di una
organizzazione di procedure e prassi, l’organizzazione di responsabilità e capacità per internalizzare la prospettiva di genere. Le strategie per
il gender mainstreaming enfatizzano, infatti,
l’attenzione sistematica ai temi di Pari Opportunità
nelle politiche, nei programmi e nelle pratiche
organizzative ed implicano cambiamenti a livello
di politiche e programmi, strutture e sistemi. In
dettaglio, il G.M. implica:
• l’uso delle competenze di genere nella definizione delle politiche;
no/vivono le diverse situazioni lavorative, personali, familiari, sociali. Va da sé, quindi, che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere non si
caratterizza più come “un problema di donne”,
ma come un elemento costitutivo delle politiche
di sviluppo di un dato territorio in quanto:
• gli obiettivi di pari opportunità di genere coinvolgono in maniera marcata politiche settoriali di sviluppo, a partire da quelle sociali ed economiche, fino a quelle urbanistiche, territoriali e dei trasporti. Tenendo conto dei diversi bisogni e situazioni, i decisori e i gestori dei programmi possono meglio definire le politiche
rispetto ai/alle destinatari/e e quindi effettuare
una implementazione efficace.
• le Pari Opportunità di genere devono nascere
dal centro verso l’esterno (all’inizio dei processi politici e di programmazione) e dal basso verso l’alto (dalle situazioni locali), caratteristiche, queste, che abbiamo visto essere
essenziali per attivare politiche di sviluppo di
un dato territorio;
• Pari Opportunità di genere significa uguale
accesso alle risorse e alle opportunità e uguale partecipazione nella presa di decisioni.
• l’uso dell’analisi dell’impatto di genere in questo processo;
• la consultazione e partecipazione a questo processo di gruppi e organizzazioni rilevanti.
Le motivazioni per inserire l’ottica di genere in tutte le politiche, i programmi e le azioni (e nei processi che le sottintendono) si basano sull’assunto che uomini e donne hanno diversi bisogni, risorse, situazioni e che questa diversità influenza il
modo in cui uomini e donne accedono/usufruisco-
2.2. Integrare pari opportunità e sviluppo
locale
n questo quadro, integrare la dimensione di
genere nello sviluppo locale significa introdurre
e perseguire nei processi di sviluppo ulteriori
obiettivi sia in termini di equità che di efficienza:
I
• l’eliminazione delle discriminazioni consente
infatti un utilizzo efficiente del capitale umano
4 Parola inglese: gender (la parola genere fa riferimento ai due sessi nelle loro relazioni sociali), significa genere, e mainstream, parola composta da main principale e stream
corrente. La desinenza -ing sta ad indicare movimento: il genere immesso nella corrente principale delle politiche, azioni e programmi. È una parola quindi che suggerisce dinamismo, ‘movimento e progressione verso qualche cosa, insieme a qualche cosa’.
5 Mieke VERLOO
8
, Gender Mainsteaming: practices and prospects, Council of Europe, 2000.
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
presente in un territorio ed evita fenomeni di
inefficienza legati al mancato sfruttamento delle capacità di un gruppo specifico, in questo
caso la componente femminile della popolazione (collegamento positivo che lega parità di
genere e crescita economica);
• un approccio allo sviluppo locale che offra maggiori opportunità di partecipazione, inclusione e scelta nei diversi ambiti in cui si esprime
la vita sociale degli individui (uomini e donne)
promuove il benessere economico, sociale,
ambientale e culturale della collettività (collegamento positivo che lega parità di genere e
crescita sociale).
L’inclusione delle donne nel mercato del lavoro,
e più in generale nelle attività socio-economiche,
contribuisce infatti al generale aumento della qualità della vita nei territori e al benessere della collettività soprattutto se adeguatamente supportata da adeguate politiche territoriali, in primis
quelle volte alla conciliazione tra vita lavorativa e
vita familiare. Un aumento sostenibile dell’occupazione femminile dipende infatti dall’esistenza di
politiche di conciliazione volte a ridurre la problematicità della cosiddetta “doppia presenza”,
ossia il duplice ruolo che le donne sono chiamate, in via ancora quasi esclusiva, a ricoprire nella
vita lavorativa e in quella familiare.
Una maggiore presenza delle donne nelle sedi
decisionali, e di conseguenza una maggiore partecipazione delle donne alle scelte pubbliche, consente di tenere in adeguata considerazione tali
problematiche e le conseguenti scelte di policy
che devono essere affrontate nei diversi Paesi.
Il livello locale rappresenta, quindi, una dimensione importante per l’integrazione della dimensione di genere (nella duplice accezione di interventi di mainstreming e azioni positive) per una
serie di ragioni:
• come le politiche di sviluppo, le politiche di Pari
opportunità hanno maggiore probabilità di
rispondere alla domanda di intervento quanto
più sono progettate e implementate “vicino”
alla popolazione che ne esprime il bisogno;
• la dimensione locale agevola quel processo di
integrazione delle politiche che caratterizza
l’essenza del mainstreaming di genere. Le politiche del lavoro e della formazione hanno infatti maggiori possibilità di venire progettate e
attuate in sinergia con le altre politiche che
sostengono l’inclusione femminile nel mercato del lavoro come le politiche di assistenza
(bambini, anziani, malati), le politiche dei trasporti, le politiche degli orari e tutti quegli interventi che impattano sulla qualità della vita e
sulla sicurezza sia sul luogo di lavoro che, più
in generale, sul territorio.
• le politiche di Pari opportunità promosse a livello locale hanno maggiori chances di coinvolgere gli attori rilevanti (autorità locali, imprese, economia civile, parti sociali, popolazione).
La questione del capacity building e della mobilitazione degli attori locali è peraltro un
elemento centrale nell’implementazione di politiche di parità e mette in evidenza la necessità
di promuovere la presenza femminile nei processi di policy making a tutti i livelli decisionali sia attraverso un maggior coinvolgimento delle donne nei luoghi delle decisioni sia attraverso il coinvolgimento di organismi di parità e
di altre organizzazioni del mondo femminile.
La definizione del modello parte, quindi, da alcuni assunti fondamentali che caratterizzano le teorie sullo sviluppo locale e che, sulla base dei risultati della ricerca comparativa, dei panel nazionali e dei progetti analizzati, sono state individuate
come elementi essenziali per garantire una efficace integrazione della dimensione di genere nelle politiche e nei processi di sviluppo locale. Per
ciascuno di tali elementi è, infatti, possibile prevedere declinazioni gender oriented (si veda la
tavola successiva che ne comprende alcune senza pretesa di esaustività) rendendo così il mainstreaming di genere un elemento costitutivo dei
processi e delle politiche di sviluppo locale.
9
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
Nello specifico, si tratta di:
a) la dimensione “locale”, come unità elementare attraverso cui favorire lo sviluppo socioeconomico, e più in generale il “territorio” inteso come
luogo centrale di applicazione delle politiche di
sviluppo secondo l’approccio di gender mainstreaming;
b) la necessità di coinvolgere dal basso tutti gli
attori locali mediante un meccanismo di progettazione condivisa e concertazione in grado di produrre coesione sociale. Le scelte di policy vengono quindi compiute attraverso processi inclusivi di
uomini e donne mediante il coinvolgimento dei
diversi livelli amministrativi e istituzionali e di rappresentanza della collettività e del partenariato
sia economico che sociale (associazioni, soggetti privati o comuni cittadini);
c) la necessità di mobilitare e valorizzare le risorse endogene di un determinato territorio e della
sua collettività formata da uomini e donne attraverso l’integrazione delle politiche e degli interventi (dalla valorizzazione delle risorse umane alle
infrastrutture, dall’offerta di servizi reali allo sviluppo di sistemi di comunicazione, dallo sviluppo dei servizi alla persona ai più generali interventi in ambito sociale, ecc.). La definizione di
politiche di sviluppo locale presuppone, per definizione, l’attivazione di diverse politiche settoriali
di livello territoriale così come il mainstreaming
di genere presuppone l’integrazione di una prospettiva diversa (quella di genere, appunto) all’interno di ogni politica ed intervento (cfr. par 2.1). Ne
consegue che, al livello dell’attuazione, gli interventi di sviluppo locale in un’ottica di gender mainstreaming sono interventi di tipo integrato.
TAVOLA A
Alcune esemplificazioni di declinazioni gender oriented degli elementi del modello
Territorio
• Il capitale umano femminile è una risorsa essenziale per lo sviluppo socio-economico
del territorio;
• Le donne sono portatrici di conoscenze, competenze ed esperienze legate alle specificità dei territori;
• Le donne promuovono spesso approcci alternativi allo sviluppo (locale) dei territori.
Concertazione e Partenariato
• Le donne devono essere un soggetto che governa con gli altri la concertazione per
lo sviluppo locale con l’obiettivo di promuovere l’uguaglianza di genere nel territorio come elemento costitutivo dello sviluppo;
• Il partenariato deve includere tutti gli organismi locali, istituzionali e non, rappresentativi di “interessi di genere” legati al benessere della collettività e alla qualità
della vita di uomini e donne;
• Il partenariato deve assicurare un’ampia ed equilibrata partecipazione delle donne
a tutti i livelli e in tutti gli organismi del partenariato stesso e dunque aumentare la
partecipazione femminile ai processi decisionali;
• L’inclusione delle donne e delle rappresentanze femminili nei processi decisionali
aumenta e rafforza il capitale sociale del territorio.
10
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
Mobilitazione
delle risorse endogene
• Le donne si fanno spesso portavoce dei bisogni della intera collettività e possono,
più di altri, mobilitare risorse e talenti che difficilmente riescono ad esprimersi;
• Il raggiungimento di obiettivi di parità deve mobilitare tutte le risorse (materiali e
immateriali) presenti su un determinato territorio per costituire piani integrati di sviluppo programmati e implementati secondo una logica di gender mainstreaming;
• Il raggiungimento di obiettivi di parità deve essere internalizzato in tutte le politiche
settoriali che concorrono a definire programmi/interventi di sviluppo anche attraverso
azioni specifiche riconducibili all’equità di genere e al miglioramento della qualità
della vita (miglioramento delle infrastrutture sociali, promozione dell’accesso all’occupazione, ai servizi, alle strutture, promozione dell’imprenditoria femminile, conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, ecc).
2.3. Le componenti del modello
a riflessione sulle declinazioni degli elementi
in ottica di genere così come appena delineata, permette di identificare le tre componenti alla
base del modello:
L
(1) la governance dei processi e delle politiche
di sviluppo locale
Le politiche pubbliche hanno assunto negli ultimi tempi degli elementi legati alle pari opportunità
di genere e a pratiche, strumenti, processi specifici per lo sviluppo locale, ma in maniera spesso
del tutto indipendente gli uni dagli altri, soprattutto a livello nazionale.
Alcune recenti esperienze di integrazione fra le
politiche di genere e le politiche di sviluppo locale sono maturate indipendentemente dalla presenza di precise norme o indirizzi a livello nazionale o addirittura comunitario (ad esclusione di
quelle attivate nell’ambito degli interventi cofinanziati dai Fondi Strutturali).
La definizione di indirizzi ed orientamenti specifici, da un lato offre supporto concreto agli attori
locali impegnati nella definizione delle strategie di
sviluppo del territorio, dall’altro assicura il raggiungimento di obiettivi di equità di genere anche
nella dimensione locale nel rispetto delle pari
opportunità intese quale principio ispiratore e parte integrante dell’ordinamento e delle politiche
comunitarie. Questo aspetto risulta particolarmente necessario in quelle realtà locali meno sen-
sibili alle problematiche di genere o dove più semplicemente non c’è una adeguata consapevolezza e comprensione di tali fenomeni.
Parallelamente, un maggiore coinvolgimento delle donne a tutti i livelli di governance, e degli organismi rappresentativi degli interessi di genere a
livello locale, ha effetti positivi perchè può dar vita
ad una visione comune sulla problematica delle
pari opportunità e promuovere l’adozione di un
approccio di mainstreaming di genere in tutte le
politiche. Questa azione conduce ad un assetto
partecipativo che consente alle donne di porsi
come soggetto che governa con gli altri la concertazione per lo sviluppo locale. Il partenariato si
traduce quindi in uno strumento per assicurare
un’ampia ed equilibrata partecipazione delle donne a tutti i livelli e in tutti gli organismi del partenariato stesso e dunque aumentare la partecipazione femminile ai processi decisionali.
La governance dello sviluppo locale, in ottica di
genere, dovrebbe dunque prevedere:
• forme di multi-level governance in cui le politiche di sostegno allo sviluppo locale sono frutto di una serie di interazioni tra i vari livelli di
governance (integrazione verticale) in grado di
produrre interventi calati nel territorio di riferimento, ma che al tempo stesso si inseriscono in un quadro politico strategico sovra-territoriale rispondendo ad indirizzi e criteri di coordinamento di più vasta scala. In un’ottica di
genere, appare necessaria anche una integra11
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
zione orizzontale in grado di coinvolgere tutti
gli attori che, all’interno di uno stesso livello
(ad esempio, lo stato nazionale piuttosto che
quello regionale), si occupano di politiche di
genere;
• un approccio misto top down e bottom up: programmazione delle politiche di sviluppo locale secondo un approccio misto che dà la possibilità di inserire elementi di vincolo all’integrazione della dimensione di genere nei processi di sviluppo locale;
• la partecipazione femminile a tutti i livelli di
governance e in tutte le fasi di definizione ed
attuazione delle politiche.
Le politiche e gli interventi di sviluppo permettono inoltre di fare emergere target specifici anche
all’interno del gruppo bersaglio “donne” (donne
giovani, donne anziane, donne immigrate, ecc).
Considerare la dimensione di genere nelle politiche di sviluppo locale permette infatti di integrare
la prospettiva del ciclo di vita nella definizione e
nell’implementazione degli interventi.
Le politiche e gli interventi di sviluppo possono
inoltre indirizzarsi verso la promozione del principio di pari opportunità inteso in senso ampio
(parità di genere e principio di non discriminazione).
(3) le metodologie e gli strumenti
(2) i contenuti e gli ambiti di intervento
Integrare la dimensione di genere nelle politiche
di sviluppo significa assumere come priorità
l’aumento del benessere della collettività, di uomini e donne.
L’integrazione dell’ottica di genere nelle politiche
di sviluppo locale implica, quindi, l’estensione
dell’attenzione e dell’azione oltre i tradizionali
ambiti dello sviluppo del capitale umano (formazione e mercato del lavoro) verso, ad esempio, gli
interventi di tipo infrastrutturale, i servizi per la
cittadinanza (in particolare servizi di cura, servizi per la conciliazione) e il complesso delle politiche socio-economiche per le aree urbane inserite nelle recenti esperienze di pianificazione strategica delle città.
In relazione all’importanza del territorio (areaoriented) nei processi di sviluppo locale, si caratterizza come importante inoltre la presenza di pratiche/esperienze di integrazione delle pari opportunità nello sviluppo locale in contesti molto
ristretti e con particolari specificità come i progetti di sviluppo rurale, e quelli in aree urbani marginali (interventi a livello micro-territoriale).
12
La mancanza di definiti framework strategico-normativi, inerenti l’applicazione del gender mainstreming ai processi di sviluppo locale, ha fatto sì
che non siano stati sviluppati approcci metodologici e/o tecniche specifiche di ordine generale e
con caratteristiche di riproducibilità e adattabilità
ai diversi contesti.
La specificità delle singole iniziative, emerse anche
dai casi studio nazionali, è rivelatrice della diversità della strumentazione che ogni Paese ha sviluppato a supporto dei processi di sviluppo attuati su base locale. Una criticità importante riguarda inoltre la scarsità di dati, informazioni ed analisi su scala locale.
Sviluppare metodologie e strumenti specifici,
anche a partire dalla buone pratiche realizzate in
contesti diversi, può essere dunque un utile ausilio per un’efficace integrazione della prospettiva
di genere nello sviluppo locale soprattutto in quelle realtà dove sono poche (o inesistenti) le sperimentazioni di questo tipo.
Lo sviluppo di basi statistiche adeguate e di metodologie di monitoraggio e valutazione delle politiche e degli interventi rappresenta un presupposto imprescindibile per una progettazione ade-
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
guata e un’attuazione coerente con gli obiettivi di
equità di genere.
3. Linee Guida o indicazioni operative
e pagine che seguono rappresentano l’esplicitazione operativa del modello di sviluppo gender oriented. Si parte dalla sintetica esplicitazione (a) delle motivazioni che dovrebbero indurre
ad introdurre la prospettiva di genere in ogni
modello di sviluppo e (b) delle linee direttrici (che
L
sono del resto, quelle dello stesso progetto
W. In D. nella sua interezza) necessarie per produrre tale cambiamento per, poi, evidenziare i
principali nodi e criticità da affrontare ma, analogamente, gli aspetti da valorizzare e le opportunità da cogliere.
Infine, per ciascuna delle componenti del modello si enucleano indicazioni operative che, in molti casi, vengono supportate da esemplificazioni
così come rilevate nel corso dell’intera ricerca condotta nell’ambito del progetto W. In D.
13
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
Perché applicare la prospettiva di genere nello sviluppo locale?
Perché la parità di genere è innanzitutto un obiettivo di sviluppo;
Perché consente di “ripensare” i tradizionali obiettivi dello sviluppo mettendo al centro la qualità della vita di donne e uomini ed il benessere della collettività;
Perché dà maggiore forza agli interventi di sviluppo (locale) evitando lo spreco di talenti e l’utilizzo di risorse inespresse, specie quelle femminili;
Perché le donne sono maggiormente in grado di dare voce a potenziali beneficiari degli interventi di sviluppo locale (come bambini, anziani, disabili, etc.) che non sempre riescono ad essere soggetti attivi di tali politiche.
Come “introdurre la prospettiva di genere nello sviluppo locale”?
Applicando il principio di gender mainstreaming in tutti gli interventi e le politiche settoriali che, in maniera integrata, concorrono alla realizzazione dello sviluppo locale;
Promuovendo l’utilizzo di statistiche e metodologie di monitoraggio e valutazione gender oriented;
Promuovendo una partecipazione equilibrata tra i generi nei processi di sviluppo locale.
Nodi e criticità da affrontare
Il concetto di sviluppo locale è un concetto ampio, articolato, per il quale non esiste una definizione univoca;
Lo sviluppo locale è soggetto a variazioni in relazioni ai diversi territori in cui viene applicato;
Analogamente anche il concetto di mainstreaming di genere è un concetto complesso. Nella sua applicazione deve
tenere conto dei diversi approcci all’uguaglianza di genere e dei diversi contesti in cui si applica.
Aspetti da valorizzare e opportunità
La dimensione locale agevola quel processo di integrazione delle politiche che caratterizza l’essenza del mainstreaming di genere;
L’approccio partecipativo, che solitamente caratterizza lo sviluppo locale, agevola il coinvolgimento degli attori rilevanti per la promozione dell’equità di genere;
Come le politiche di sviluppo, le politiche di Pari opportunità hanno maggiore probabilità di rispondere alla domanda di intervento quanto più sono progettate e implementate “vicino” alla popolazione che ne esprime il bisogno.
14
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
Indicazioni operative
1° Componente: Governance
LG1
definire espliciti “input” cogenti a partire dal livello di governance comunitario
è necessario per assicurare l’integrazione del Gender Mainstreaming in tutte le
politiche che concorrono allo sviluppo e in tutte le fasi del ciclo della politica.
La definizione di espliciti input dovrebbe assumere, almeno in questa fase, la forma di indirizzi e orientamenti vincolanti che impongano l’adozione del mainstreaming di genere in tutte le fasi del ciclo delle politiche di sviluppo (locale) e a diversi livelli di governance6.
In considerazione delle differenze tra i diversi Paesi membri tali indirizzi devono, tuttavia, assicurare
la necessaria flessibilità di applicazione sulla base dei diversi contesti amministrativo-istituzionali e
socioeconomici e delle diverse condizioni di sviluppo a cui ogni territorio può tendere.
LG1.1
promuovere specifici atti normativi volti a favorire l’applicazione a livello nazionale e locale del principio di Gender Mainstreaming anche come strumento idoneo
a favorire lo sviluppo.
Ad esempio:
• Ley Orgánica para la Igualdad Efectiva de mujeres y hombres (Spagna) - introduce la prospettiva del gender
mainstreaming in tutte le politiche e i processi e in tutti i livelli di governo. Introduce la necessità di promuovere
la partecipazione equilibrata tra donne e uomini nella presa di decisioni e l’utilizzo di strumenti di collaborazione
tra le distinte amministrazioni pubbliche e gli agenti sociali, le associazioni femminili e altri organismi privati (si
veda il Caso di studio spagnolo).
• Gender Equality Duty (Scozia) – introduce l’obbligo per tutte le autorità pubbliche di identificare e correggere
eventuali forme di discriminazione e promuovere la parità tra uomini e donne. Inverte la prospettiva secondo cui
spetta all’individuo discriminato dimostrare di esserlo stato (si veda il Caso di studio scozzese).
• Circolare del Primo Ministro (Malta) – destinata ai Ministri e Capi Dipartimento stabilisce che l’implementazione
delle politiche di parità e di mainstreaming è responsabilità di ogni Ministro e Capo Dipartimento e non esclusiva
della Commissione Nazionale per l’Uguaglianza. Nel “Performance Management Programme” di ciascun
amministratore pubblico si include inoltre, come obiettivo chiave, l’implementazione di politiche di genere e di
gender mainstreaming (si veda il Caso di studio maltese).
• Legge della Regione Puglia (Italia) - finalizzata a favorire l’ ”affermazione di una nuova cittadinanza solidale che
valorizzi le differenze di genere” in modo che le politiche regionali, e i relativi interventi di attuazione siano
6 Il livello di governance strategico per l’adozione di tale soluzione va identificato in relazione ai diversi assetti amministrativi ed istituzionali (nazionale, regionale, municipale, ecc.).
15
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
ispirati ai seguenti principi: a) universalità dell’esercizio dei diritti di cittadinanza di donne e uomini nel rispetto
delle culture di appartenenza; b) equità nella distribuzione delle risorse, dei poteri e delle responsabilità tra i
sessi e tra le generazioni; c) rispetto delle identità e valorizzazione delle differenze di genere, cultura e religione;
d) garanzia della partecipazione delle donne alla vita politica, economica, sociale, culturale e civile della comunità
regionale e delle comunità locali (si veda il Caso di studio italiano e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG2
adottare a livello nazionale, un modello di governance delle politiche di sviluppo locale “misto” quale sintesi tra un approccio top-down ed uno bottom-up in
un’ottica di gender mainstreaming.
Le politiche di sostegno allo sviluppo dovrebbero prevedere un coinvolgimento reciproco delle Autorità centrali e
delle Autorità locali con gradi di intensità differenziati a seconda delle diverse articolazioni amministrativo-istituzionali e del grado di avanzamento relativo di un dato territorio per quanto riguarda il raggiungimento di una situazione di equità tra uomini e donne. Ciò consentirebbe di mantenere la programmazione e la realizzazione degli interventi di sviluppo al livello territoriale più opportuno - con un coinvolgimento attivo e una conseguente responsabilizzazione dei livelli di governance locali - e al tempo stesso di inserire elementi di vincolo e di indirizzo all’integrazione del GM. A livello operativo si può prevedere di:
LG2.1
definire forme di presidio delle politiche di Pari Opportunità e Gender Mainstreaming nei processi di sviluppo attraverso la costituzione di cabine di regia che coinvolgano i diversi livelli di governance centrali e locali.
Ad esempio:
• Rete delle reti (Italia) - Iniziativa avviata dalla Consulta per le Pari Opportunità dell’UPI (Unione delle Province
Italiane) per sviluppare sinergie di azioni tra le Province in tema di politiche di genere, attraverso un Osservatorio
sulle buone pratiche e un portale web per diffondere la conoscenza sulle esperienze e sui progetti in essere sul
territorio nazionale (si veda il Caso di studio italiano e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG2.2
istituire organismi/strutture «dedicati» ai diversi livelli della Pubblica Amministrazione con specifiche competenze legate all’introduzione della prospettiva di
genere nelle politiche di sviluppo e incardinate nelle strutture regionali /locali
dedicate alla programmazione socioeconomica.
Ad esempio:
• Autorità per le politiche di genere della Regione Sardegna (Italia) – organismo di riferimento dell’Autorità di
Gestione regionale (AdG) ai fini dell’integrazione del principio di mainstreaming nella programmazione regionale
2000-2006. Interviene in tutte le fasi di attuazione del Programma e svolge un ruolo consultivo, propositivo e
promozionale in materia di pari opportunità nei confronti dell’AdG. Si avvale del team della rete di Animatrici di
Pari Opportunità, costituito da una o più responsabili che operano negli Assessorati dell’Amministrazione
16
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
Regionale e negli Enti strumentali della Regione – e della task force locale del Dipartimento per le Pari Opportunità
(si veda il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Gender Unit (Malta) – La Gender Unit si adopera nell’ambito della questione di genere nell’occupazione al fine
di migliorare la situazione di parità fra donne e uomini sul posto di lavoro, operando attraverso varie iniziative
e progetti, fra i quali varie sessioni di formazione, attività di ricerca e campagne mediatiche (si veda il Caso di
studio maltese e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG3
sviluppare figure professionali con competenze sia relative alle tematiche di genere che di sviluppo locale che possono essere sviluppate ed inserite nelle diverse
strutture/organismi della Pubblica Amministrazione.
Lo sviluppo di figure molto specializzate interne alla Pubblica Amministrazione può essere utile, se
non indispensabile, in contesti che presentano una situazione ancora molto critica in termini di parità
di genere. Peraltro la forte specializzazione in questo campo rischia di relegare in un ambito ristretto
le responsabilità in materia producendo fenomeni di “segregazione istituzionale”. Un modo per ovviare a tale rischio è la possibilità per la Pubblica Amministrazione di ricorrere a competenze esterne
(assistenza tecnica), che garantiscono forte specializzazione e “facile” reperibilità delle competenze,
e attivare percorsi di formazione e sensibilizzazione soprattutto ai livelli apicali delle amministrazioni e delle organizzazioni.
Ad esempio:
• Engendering Policy (Scozia) – esperienza pilota mirata all’introduzione di una dimensione di genere nelle
politiche di rigenerazione urbana e per l’impiego del North Lanarkshire. Tra le varie attività condotte vi è stato
l’affiancamento di uno specialista in materia di pari opportunità agli impiegati municipali responsabili di alcuni
interventi scelti (si veda il Caso di studio scozzese e il Catalogo delle Buone pratiche W. In D.).
• Program de Agentes Locale de Igualdad de Género della Diputación di Barcellona (Spagna) – il progetto
prevede la formazione di nuove professioni per lo sviluppo di politiche di parità di genere in ambito locale.
L’obiettivo prioritario è il rafforzamento degli Assessorati alla parità di genere (si veda il Caso di studio spagnolo
e il Catalogo delle Buone pratiche W. In D.).
• Taking Gender Equality to Local Communities (Malta) – progetto che ha realizzato corsi di formazione gender
sensitive ai delegati delle comunità locali. Diversi progetti cofinanziati dal FSE realizzati dalla NCPE finalizzati a
fornire formazione specifica al personale della Pubblica Amministrazione (si veda il Caso di studio maltese e il
Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Sistema Gender Friendly (Italia) - Promozione del GM nella contrattazione sindacale anche attraverso la creazione
di figure professionali specifiche: sindacalista di genere (si veda il Caso di studio italiano e il Catalogo delle
Buone Pratiche W. In D.).
17
Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
LG4
adottare prassi concertative e partenariali in ottica gender mainstreaming.
La “partecipazione” è parte essenziale dei molteplici momenti che compongono il processo di definizione e implementazione delle politiche di sviluppo locale rappresentando un valido canale per la
mobilitazione delle risorse sia cognitive che progettuali presenti sul territorio. Essa infatti serve da
propellente del processo in quanto, da un lato, facilita la rappresentazione globale delle diverse istanze in gioco e, dall’altro, sfrutta le sinergie attivate tramite il confronto e l’interazione tra le diverse
competenze progettuali coinvolte nel processo. A livello operativo si può prevedere di:
LG4.1
favorire la rappresentazione dei diversi interessi coinvolti dalle politiche di genere mediante la presenza all’interno della governance delle politiche di sviluppo
locale di soggetti (pubblici o privati) rappresentativi di tali interessi. Il partenariato dovrebbe prevedere la partecipazione attiva di tutti gli organismi locali, istituzionali e non, rappresentativi di “interessi di genere” legati al benessere della
collettività e alla qualità della vita di uomini e donne. Si tratta quindi di coinvolgere tutte quelle istituzioni e quei gruppi (anche informali) che sono portatori di
punti di vista rilevanti sulla questione pari opportunità e che possono essere definiti genericamente stakeholders.
Ad esempio:
• Rete di parità della Provincia di Torino (Italia) – l’iniziativa prevede la costituzione di Tavoli di parità all’interno
dei Patti Territoriali promossi nel territorio provinciale con l’obiettivo strategico dell’integrazione sistematica
delle situazioni, delle priorità e dei bisogni delle donne e degli uomini in tutte le politiche. Il Tavolo riunisce gli
enti, le istituzioni e organizzazioni locali coinvolti nei processi di sviluppo e gli organismi istituzionali e non
promotori di politiche di parità nel territorio (si veda il Caso di studio italiano e il Catalogo delle buone prassi
W. In D.)
LG4.2
Adottare specifiche azioni volte a supportare la partecipazione in posizioni apicali e la rappresentanza femminile nelle istituzioni.
Ad esempio:
• Atto di indirizzo in materia di parità di genere nelle nomine di competenze della Giunta Regionale - prevede
l’applicazione del principio di parità tra uomo e donna nella composizione degli organi di amministrazione,
gestione e controllo degli Enti o aziende di proprietà o partecipate con quota di maggioranza, e di minoranza nei
casi in cui concorre alle nomine, dalla Regione Campania (si veda il Caso di studio italiano e il Catalogo delle Buone
Prassi W. In D.).
• Malta – La Commissione nazionale per la promozione dell’uguaglianza (NCPE) realizza un monitoraggio della
presenza femminile nei direttivi e comitati a livello nazionale e segnala ai partiti responsabili la situazione in
termini di equilibrio di genere delle nomine (si veda il Caso di studio maltese).
• Yo Politica (Spagna) - Programma integrato alla rete Urban mirato a offrire formazione politica alle donne (si
veda il Caso di studio spagnolo e il Catalogo delle Buone pratiche W. In D.).
18
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
2° Componente: Ambiti, politiche, contenuti
LG5
introdurre la dimensione di genere come ulteriore elemento a supporto dell’integrazione tra le diverse politiche settoriali attivate a livello territoriale.
Le politiche di sviluppo locale, quali “politiche di secondo livello”, presuppongono l’integrazione delle diverse politiche settoriali che insistono su un territorio. Le stesse contribuiscono, ciascuna con la
propria specificità, al raggiungimento di obiettivi di equità con impatti positivi in termini di qualità
delle vita e benessere della collettività.
A livello operativo ciò significa:
LG5.1
rendere obbligatoria la lettura in chiave di genere di tutti i programmi/interventi di sviluppo attivati su base locale comprensiva dell’individuazione dei potenziali impatti diretti ed indiretti su uomini e donne;
LG5.2
promuovere l’integrazione tra le risorse finanziarie, a vario titolo dedicate
ad interventi di pari opportunità, con le altre fonti di finanziamento per lo
sviluppo.
Ad esempio
• Ley de Barrios (Spagna) – prevede l’introduzione della prospettiva di genere nella attuazione della Legge 2/2004
di miglioramento dei quartieri della Comunità Autonoma della Catalogna. Promuove l’equità di genere nell’utilizzo
dello spazio urbano con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle donne. Favorisce la partecipazione e
integrazione delle donne nel tessuto sociale della comunità (si veda il Caso di studio spagnolo e il Catalogo delle
Buone Pratiche W. In D.).
• Azioni di conciliazione nei PSZ della Regione Campania (italia) - Integrazione delle risorse dei Piani Sociali di
Zona (PSZ) con risorse del POR per l’attivazione di servizi all’infanzia e/o rivolti alle famiglie – Servizi di sostegno
e orientamento per donne con carichi di cura a persone disabili, Servizi socio-educativi per la prima infanzia, Servizi
di assistenza domiciliare, Ludoteche – (si veda il Caso di Studio italiano e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG6
promuovere attività di analisi e sensibilizzazione su tematiche di genere, strumentali alla creazione di un contesto favorevole alla realizzazione di interventi
mirati.
Ad esempio:
• Close the gap (Scozia) – progetto composito avente gli obiettivi seguenti: aumento della consapevolezza sul gap
salariale tra uomini e donne in Scozia, elaborazione di metodologie e strumenti per migliorare la situazione e
promozione di azioni positive per ridurre il gap (si veda il Caso di studio scozzese e il Catalogo delle Buone
Pratiche W. In D).
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Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
• Progetto di analisi retributiva finalizzata alla parità salariale (Italia) - La Provincia di Bologna ha individuato
la parità retributiva come uno degli elementi strategici per dare attuazione ad azioni positive finalizzate ad
impostare cambiamenti e soluzioni innovative in grado di modificare radicalmente alcuni presupposti che
condizionano il rispetto di principi contenuti sia nella normativa comunitaria, sia in quella nazionale (si veda il
Caso di Studio italiano e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Equalabel (Malta) - Progetto rivolto all’individuazione di strategie locali mirate alla eliminazione delle disparità
di genere nei servizi pubblici a livello locale, alla sensibilizzazione della popolazione e all’introduzione di strumenti
innovativi basati sull’educazione informale alla parità di genere (si veda il Caso di Studio maltese e il Catalogo
delle Buone Pratiche W. In D.).
LG7
promuovere la cultura di genere anche all’interno delle imprese private intese
come uno degli attori essenziali per attivare un processo di sviluppo in un’ottica
di gender mainstreaming.
Ad esempio:
• ESS.ER.CI. Rewritten Social Contract (Italia)- Azioni di sensibilizzazione, formazione, comunicazione e “riscrittura
del contratto sociale” finalizzati alla diffusione dell’approccio e della cultura di genere nelle imprese private,
del privato sociale e della PA e migliorare le capacità dei responsabili delle risorse umane nel diversity management
e l’offerta di servizi per gli attori del privato sociale (si veda il Caso di Studio italiano e il Catalogo delle Buone
Pratiche W. In D.).
• Proyecto Ressort (Spagna) – attivato dalla Diputacion de Barcelona con la finalità di promuovere pratiche di
responsabilità sociale d’impresa in un’ottica di genere nelle PMI e politiche di conciliazione nel territorio (si veda
il Caso di studio spagnolo e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG8
adottare un approccio duale alla definizione delle politiche e dei contenuti degli
interventi di sviluppo locale.
Tale approccio implica l’adozione di politiche di pari opportunità (politiche dirette) e di mainstreaming
(politiche indirette) e consiste nel prevedere contestualmente sia priorità verticali (adozione di azioni positive per permettere alle donne di superare le barriere di accesso nella fruizione dei servizi, formazione, mercato del lavoro, e quindi con progetti in tema di partecipazione e su “tematiche specifiche” che riguardano le donne) che priorità orizzontali, di “mainstreaming” (che integrino gli obiettivi
di uguaglianza tra i sessi in tutte le politiche e misure) finalizzate a promuovere la qualità della vita
e benessere della collettività quali macro-obiettivi delle politiche di sviluppo locale
Ad esempio:
• Women into Business e Women into Enterprise (Scozia) – iniziative per l’imprenditorialità femminile (si veda il
caso di studio scozzese e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Integrazione del mainstreaming di genere nell’ambito della Progettazione Integrata in Sardegna (Italia) - tra
20
Un modello di sviluppo locale gender-oriented
le diverse attività realizzate rientra la “Definizione del quadro di riferimento della progettazione integrata
provinciale” nel quale sono delineate le proposte di progetti integrati che hanno riguardato diversi temi di
sviluppo economico (es. sviluppo delle aree rurali, pesca, pianificazione partecipata e riqualificazione dei centri
urbani, rilancio del sistema produttivo, sistema turistico, ecc). In applicazione del principio del dual approach,
in tali progetti, sono state previste sia azioni dirette che azioni di mainstreaming (si veda il Caso di studio italiano
e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Proyecto Kideitu (Spagna) – Il governo autonomo Basco ha disegnato e implementato una strategia partecipativa
di internalizzazione dell’ottica di genere nei sistemi di formazione e occupazione della Comunità Autonoma
Basca (si veda il Caso di studio spagnolo e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
LG9
individuare dei target femminili anche all’interno di specifici gruppi obiettivo (donne immigrate, donne anziane, donne disabili, ecc.).
Individuare il segmento femminile all’interno delle politiche e degli interventi di sviluppo indirizzati a
specifici “gruppi obiettivo” non è solo un’esigenza in termini di equità delle politiche, ma è spesso un
fattore determinante per il successo degli interventi e la soluzione del problema cui la politica pubblica
cerca di dare risposta.
Se, ad esempio, focalizziamo l’attenzione sulle politiche di sviluppo volte a favorire l’inclusione sociale è evidente che le discriminazioni di genere assumono una valenza particolarmente forte nel caso
di donne che presentano particolari aspetti di disagio (donne immigrate, donne in condizioni di povertà,
donne sole capofamiglia, donne con bassi titoli di studio, donne anziane, ecc.). È altrettanto evidente che donne e uomini immigrate/i, ad esempio, si orientano su diversi segmenti del mercato del lavoro e che ciò comporta l’adozione di misure diverse in termini di orientamento all’attività lavorativa.
Per quanto riguarda, infine, sempre lo specifico delle donne immigrate va considerato inoltre che anche
il fattore delle diversità religiose e culturali influisce negativamente sul contatto e l’accesso ai servizi
sociali essenziali.
Ad esempio:
• Advancing Women Employability (Scozia) – progetto pilota per la re-introduzione nel mercato del lavoro di
donne di 50 anni o più in tre settori lavorativi chiave per l’economia scozzese (si veda il Caso di studio scozzese
e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Cerezas por la Igualdad Cooperativa Montana de Alicante (Spagna) – intervento indirizzato a donne di una
zona rurale montana con la finalità di incrementare la loro presenza nel processo economico locale superando
la loro condizione di lavoratrici (anonime) nelle imprese agricole familiari. Promuove l’empowerment di queste
donne e la loro partecipazione attiva nella presa di decisioni nelle cooperative agricole (si veda il Caso di studio
spagnolo e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Promoting equal opportunities throught development (Malta) – Il progetto ha affrontato anche il tema della
diversa abilità in ottica di genere al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni legate a forme di
discriminazione multipla (si veda il Caso di studio maltese e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
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Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
LG10
attivare specifici interventi gender oriented, soprattutto pilota e sperimentali (ma
non solo) a livello micro-territoriale.
La dimensione “micro” può essere un utile banco di prova sia in riferimento all’attivazione di processi di partecipazione inclusivi che alla definizione di interventi di carattere integrato che meglio si prestano al raggiungimento di obiettivi di sviluppo e di equità presenti nell’approccio di gender mainstreaming.
Ad esempio:
• Women’s Fund for Scotland (Scozia) – fondo che finanzia iniziative locali di varia natura e limitata dimensione
finanziaria che abbiano l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle donne e ragazze scozzesi (si veda il
Caso di studio scozzese e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D. ).
• Incorporazione della prospettiva di genere nella attuazione della “Ley 2/2004 de mejora de los barrios” della
Comunità Autonoma de Catalogna (Spagna) – intervento diretto alle aree urbane con problemi urbanistici e
sociali, problemi demografici e difficoltà economiche e sociali. Introduce la prospettiva di genere nella fase di
diagnosi dei quartieri e incorpora l’esperienza delle donne nella pianificazione degli spazi urbani favorendo la
loro partecipazione attiva (si veda il Caso di studio spagnolo e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Malta – The Zejtun Local Council ha sviluppato una strategia di gender mainstreaming nelle iniziative di livello
locale (si veda il Caso di studio maltese e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
• Women Alpnet (Italia) - Sviluppo di una rete di servizi tra i “Centri risorse donne” realizzati in alcune regioni
dello spazio alpino per offrire alle donne pari opportunità di accesso alle risorse regionali e locali (si veda il Caso
di studio italiano e il Catalogo delle Buone Pratiche W. In D.).
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Un modello di sviluppo locale gender-oriented
3° Componente: Metodologie e strumenti
LG11
utilizzare strumenti di progettazione e di verifica dei risultati da un punto di vista
di genere dei contesti socio – economici coinvolti in iniziative di sviluppo locale.
Uno schema possibile è sintetizzabile nelle fasi e attività descritte di seguito.
Con riferimento alla fase di definizione dei programmi / interventi è necessario:
• internalizzare la dimensione di genere nell’analisi di contesto del territorio e/o del settore di
intervento. Tale azione è finalizzata ad evidenziare la condizione della popolazione femminile di
riferimento in relazione alle caratteristiche del territorio / settore e delle tipologie di intervento che
si prevede di attivare evidenziandone problematiche/bisogni e potenzialità;
• identificare / verificare la rilevanza degli interventi in ottica di genere mediante un’analisi di impatto
potenziale degli stessi; tale azione permette di “leggere” l’intervento alla luce degli obiettivi di
parità e di mainstreaming offrendo la base per una opportuna “calibratura” degli interventi in ottica
di genere oltre che dare evidenza e responsabilizzare gli attori dei tavoli di concertazione;
• laddove esistono le precondizioni per l’inserimento nei programmi/interventi di sviluppo di azioni
specifiche si possono individuare alcuni ambiti/obiettivi prioritari all’interno dei quali ricondurre le
azioni dirette (ad es. il miglioramento delle infrastrutture sociali, la promozione dell’accesso
all’occupazione, ai servizi, alle strutture, la promozione dell’imprenditoria femminile, la conciliazione
tra vita lavorativa e vita familiare).
In fase di implementazione l’attenzione va concentrata sulle modalità di gestione e attuazione degli
interventi mediante:
• l’assunzione di opportuni meccanismi procedurali per la considerazione del gender mainstreaming
nell’attuazione degli interventi (nei criteri di selezione, nelle modalità di esecuzione degli interventi,
ecc.);
• la costruzione di un sistema di monitoraggio “sensibile al genere” ovvero in grado di fornire
informazioni in itinere sul raggiungimento degli obiettivi di parità.
LG12
sviluppare e promuovere la produzione di statistiche e studi orientati al genere
al fine di ottenere le basi informative utili alla realizzazione delle analisi di contesto, propedeutiche ai programmi/interventi di sviluppo locale, e alla valutazione
dei risultati e degli impatti degli stessi.
Ad esempio:
• Work-Life Balance (Scozia) – ricerca sulle pratiche di impiego flessibile all’interno di micro, piccole e medie
imprese scozzesi e su come queste possono impattare sulla parità di genere. Disseminazione dei risultati della
ricerca attraverso apposito sito web, presentazioni e pubblicazione del rapporto finale (cfr. caso di studio
scozzese, p. 36).
• Accordo con ISTAT per le statistiche di genere (Italia) – Il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità ha
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Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
stipulato una convenzione con l'Istituto nazionale di statistica per la realizzazione di indagini ad hoc su alcuni
temi specifici (conciliazione, violenza) finanziata anche con il contributo dei fondi strutturali.
• Malta – L’Ufficio Nazionale di Statistica (NSO) assicura la disaggregrazione per genere dei dati. In aggiunta i
progetti co-finanziati da fondi UE hanno la priorità di genere quale priorità orizzontale. I dati disaggregati per
genere sono forniti per la maggior parte degli studi.
LG13
definire metodologie e strumenti per il monitoraggio e la valutazione di impatto di genere sia ex ante (impatto potenziale), in itinere ed ex post (impatto effettivo)
È necessaria la definizione di opportuni momenti di valutazione dei programmi/interventi finalizzati
a verificare l’effettivo impatto delle azioni implementate in termini di pari opportunità e mainstreaming con particolare riferimento a quanto e come queste hanno impattato sulla popolazione femminile e sulle condizioni di vita della popolazione.
Ad esempio:
• Linee Guida VISPO (Italia) – elaborate dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità offrono un quadro
metodologico di riferimento ai fini della valutazione di impatto potenziale in termini di pari opportunità dei
programmi e degli interventi co-finanziati nella programmazione 2000-2006. Le linee guida costituiscono un
quadro di riferimento di contenuti, metodologie e strumenti operativi e un supporto per le funzioni di
programmazione e valutazione relative ai Fondi strutturali per il periodo 2000-2006 (si veda il Caso di studio
italiano e www.retepariopportunita.it).
LG14
definire specifici indicatori di sviluppo gender oriented e gender sensitive per
l’analisi di contesto e la diagnosi territoriale, il monitoraggio e la valutazione degli
interventi.
L‘attenzione alla dimensione di genere comporta leggere gli stessi indicatori con un’ottica particolare. Ad esempio:
• indicatori di domanda: rilevando le caratteristiche individuali della popolazione potenziale ed
effettiva destinataria degli interventi (età, sesso, istruzione, stato occupazionale, esperienze
precedenti, ecc.), possono evidenziare il diverso comportamento delle donne rispetto all’offerta
programmata o se ci sono difficoltà (minori o maggiori) di raggiungimento di questo target specifico
e di accesso alle prestazioni e ai servizi erogati;
• indicatori di processo: calcolare indicatori di processo in maniera disaggregata per quelle politiche,
interventi, misure che vedono le donne come beneficiarie dirette o indirette delle azioni permette
di verificare gli investimenti, sia in termini di risorse che in termini di modalità di attuazione e
gestione, dedicati a modificare in termini significativi la situazione di parità tra uomini e donne.
Possono anche aiutare a identificare l’influenza di modalità organizzative o gestionali nella
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Un modello di sviluppo locale gender-oriented
partecipazione femminile alle azioni programmate. Anche indicatori non disaggregabili per genere
perché non rivolti direttamente ai destinatari delle azioni, possono essere considerati gender relevant
qualora facciano riferimento a dimensioni rilevanti per la posizione femminile nel contesto di
riferimento (ad esempio l’avvio di azioni per la creazione e la diffusione di servizi di prossimità è
rilevante per migliorare le condizioni di vita, così come l’introduzione di orari e modelli organizzativi
“family friendly” nei servizi pubblici e nelle imprese private);
• indicatori di efficienza che misurano la relazione tra le risorse utilizzate ed i risultati, permettendo
di tenere sotto controllo, ad esempio, il costo effettivo per intervento rispetto al previsto ed il costo
pro-capite dell’intervento, distinto per tipologia di donne beneficiarie;
• indicatori di risultato e di impatto gender sensitive (cioè indicatori che possono essere declinati
per genere) o gender relevant (non declinabili per genere, ma contenenti informazioni rilevanti
rispetto alla posizione delle donne nel contesto di riferimento e/o agli obiettivi definiti in termini
di benessere della collettività e miglioramento della qualità della vita, oltre che di equità di genere
con particolare riferimento agli indicatori di presenza e rappresentanza nei centri decisionali).
LG15
declinare, secondo un approccio gender oriented, la strumentazione specifica
per la programmazione e l’implementazione degli interventi di Sviluppo Locale
disponibile nei diversi contesti amministrativo – territoriali.
Dai casi studio nazionali sono emerse alcune interessanti esperienze relative all’utilizzo di strumenti
specifici per la promozione/attivazione di azioni di sviluppo locale già previsti dalla normativa nazionale/locale con una forte attenzione ai possibili impatti e alle possibili modalità attraverso le quali
introdurre il principio di genere arrivando, in alcuni casi, alla vera e propria «declinazione» gender
oriented della strumentazione esistente. Le azioni «cardine» da attivare consistono nell’introduzione
di figure specifiche, esperte di Gender Mainstreaming e sviluppo locale, nei vari step procedurali che
sottendono all’utilizzo dello strumento e nella realizzazione di analisi e letture di genere relative alle
diverse aree di intervento in cui attivare politiche di sviluppo locale.
Ad esempio
• Integrazione del mainstreaming di genere nell’ambito della Progettazione Integrata in Sardegna (Italia)
I Progetti Integrati Territoriali sono uno strumento creato ad hoc per la realizzazione di interventi di sviluppo
locale che prevede un percorso metodologico specifico per la definizione delle strategie di sviluppo, il
coinvolgimento secondo una logica partenariale degli attori locali, la progettazione e l’implementazione degli
interventi. Nel caso della Regione Sardegna sono state sperimentate forme di integrazione delle politiche di
genere e di pari opportunità nelle politiche e pratiche di sviluppo locale sia attraverso l’introduzione di figure
specifiche - esperti di politiche di pari opportunità e di mainstreaming di genere - all’interno dei Laboratori
territoriali di programmazione integrata che attraverso una serie di analisi e letture di genere relative alle diverse
aree di intervento in cui attivare politiche di sviluppo locale.
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Modello Europeo e Linee Guida per il progetto internazionale W. In D. - Women in Development
LG16
introdurre clausole di genere e criteri di premialità nelle procedure pubbliche di
aggiudicazione / selezione degli interventi di sviluppo locale meritevoli di finanziamento pubblico.
L’attività di formulazione dei bandi di gara è un momento fondamentale per internalizzare l’ottica di genere e il principio di mainstreaming nell’attuazione di una politica, al fine di realizzare obiettivi di pari opportunità. La predisposizione dei documenti di attuazione di un intervento rappresenta infatti il momento
cruciale in cui si realizza la traduzione operativa dei principi enucleati in sede di programmazione. In questo senso i bandi di gara sono chiamati ad esplicitare forme e modalità di attuazione che tengano conto
del principio di gender mainstreaming e dunque degli effetti dell’intervento sulla componente femminile della popolazione non solo a livello quantitativo, ma anche, e soprattutto, qualitativo.
Ad esempio
• Attività di Assistenza Tecnica alle AdG , Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità (Italia) – definizione di
possibili declinazioni in ottica di genere dei parametri e dei criteri utilizzati ai fini della selezione degli interventi
da ammettere a cofinanziamento dei Programmi Operativi. Realizzazione di una guida sulle possibili modalità
di integrazione della prospettiva di genere nelle procedure di gara che rientrano nella normativa comunitaria
sugli appalti.
• Procedure di assegnazione (Malta) – Le procedure di selezione per i progetti cofinanziati dalla Unione Europea
prevedono criteri di selezione di genere con un peso pari al 15% sul totale del punteggio raggiungibile.
Tavola sinottica riassuntiva
Dimensioni
Caratteristiche
Governance
• adozione di forme di multi-level governance
LG1 – LG2
• introduzione della prospettiva di genere nei processi partenariali LG3 – LG4
e di concertazione
• partecipazione femminile a tutti i livelli di governance e in tutte le LG2– LG3 – LG4
fasi di definizione ed attuazione delle politiche
Ambiti, politiche,
contenuti
• integrazione della dimensione di genere nella definizione delle
politiche e degli interventi
• qualità della vita e benessere della collettività quali macroobiettivi delle politiche di sviluppo locale
• definizione di interventi a livello micro-territoriale
• target femminile anche all’interno di specifici gruppi obiettivo
LG5 - LG8
• approcci metodologici e strumenti standard modulabili e
flessibili sulla base delle specificità dei singoli contesti
• metodologie e strumenti per il monitoraggio e la valutazione di
impatto potenziale, in itinere ed ex post
LG11 – LG16
Metodologie,
strumenti
Indicazioni operative
LG5 – LG6 – LG7 - LG8
LG10
LG9
LG13
• indicatori per l’analisi di contesto e la diagnosi territoriale
LG12 – LG14
• declinazione gender oriented della strumentazione specifica per LG15
lo sviluppo locale
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Bibliografia
Campbell M., Local Employment Development in the European Union. Acting Together at the Local Level: More and Better
Jobs, Better Governance, Atti del Convegno Europan Forum on Local Development and Employment, Presidency of the
European Union in Rhodes, 16/17 maggio 2003.
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http://europa.eu.int/comm/employment_social/equ_opp/information_en.html#emp, 2001.
Olsson H., Social Security, Gender Equality and Economic Growth, mimeo, 2000.
Rubery J., Fagan C., Smith M., Women’s Employment in Europe. Trends and Prospects, Routledge, London, 1999.
Humphries J., Rubery J., Fagan C., Grimshaw D., Smith M., Equal Opportunities as a Productive Factor, Study for the Policy
and Perspective Group of DG Employment and Social Affairs – European Commission, 1999.
Yunus M., Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano, 2003.
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