L’imperatore Federico I detto il Barbarossa 1 Federico I di Hohenstaufen (1122-1190), detto il Barbarossa, apparteneva alla famiglia dei duchi di Svevia, una delle più importanti dell’aristocrazia di Germania. Suo zio Corrado, imperatore nel 1138, lo designò alla successione nel 1152. Sceso a Roma nel 1154 chiamato dal papa Adriano IV contro il colpo di stato di Arnaldo da Brescia, si fece incoronare re d’Italia a Pavia (1155) e, catturato Arnaldo, lo consegnò al papa in cambio dell’incoronazione imperiale. Nella prima dieta generale a Roncaglia dettò le condizioni per il ripristino dei suoi privilegi al cospetto dei Comuni e per porsi come arbitro nella rivalità tra i Comuni lombardi, in modo da imporre la sua autorità tramite il suo arbitrato. Rispondendo indirettamente alla richiesta delle città minacciate da Milano, il cui espansionismo si era espresso a discapito delle vicine Lodi, Cremona e Pavia, l’imperatore per ritorsione distrusse Tortona, fidata alleata di Milano, ed incendiò Asti e Chieri. Nella seconda dieta di Roncaglia (1158) Federico fece sancire la Constitutio de Regalibus (un lungo elenco Salito al trono, si propose di rafforzare l’autorità centrale, indebolita dall’anarchia feudale in Germania, dalla larga autonomia che le città italiane possedevano e dal potere della Chiesa. 2 delle regalie, cioè di diritti che spettavano solo a lui e usurpati dai Comuni, che andavano da una serie di diritti fiscali alla potestà di coniare monete e di nominare magistrati per rendere giustizia). Venne sempre a Roncaglia emanata la Constitutio Pacis, che proibiva le leghe tra i comuni e le guerre private. Il Barbarossa volle inviare, per maggior controllo sulle città, alcuni suoi rappresentanti, i missi potestatis, che non furono accolti ovunque allo stesso modo. Alcune città come Milano non vollero riconoscerli e, una volta cacciati, sollevarono l’ira dell’imperatore. Milano e Crema furono conquistate e distrutte dalle truppe imperiali (1162). 1 - Federico Barbarossa in trono, affiancato dai figli, re Enrico e il duca Federico, da una miniatura della “Cronaca dei guelfi”, dal monastero benedettino di Weingarten in Germania. 2 - Carta d’Europa ai tempi di Federico Barbarossa. Atlante della Storia d’Italia, De Agostini. 3 - Insegne imperiali. L’aquila, simbolo dell’Impero e i tre leoni passanti, simbolo della casata degli Hohenstaufen di Svevia. 3 4 4 - Presa di una città, da un codice del sec XII della “Cronaca” di Ottone da Frisinga. La nascita della Lega Lombarda Con la distruzione di Milano, i Comuni, messe da parte le divisioni che separavano una città dall’altra, decisero di affrontare il pericolo costituito dall’Impero del Barbarossa con la costituzione di un organismo politico-militare. La prima lega antimperiale, la Lega Veronese, fu costituita nel 1164 dalle città di Verona, Vicenza, Padova e Treviso su sollecitazione di Venezia. Nel 1167 i comuni di Cremona, Bergamo, Brescia e Mantova costituirono la Lega Cremonese, il cui primo atto fu quello di ricondurre i dispersi cittadini milanesi nella città distrutta per ricostruirne le fortificazioni. Sempre nello stesso anno le due organizzazioni confluirono, insieme con altri comuni, in un’unica e più vasta alleanza conosciuta col nome di Lega Lombarda. I Comuni coinvolti prestarono giuramento a Pontida. L’alleanza tra la Lega ed il pontefice, Alessandro III, e la fondazione della città piemontese che dalla Lega fu fondata in onore del papa Alessandria (1168) determinarono un duro conflitto con Federico Barbarossa. 1 Il potere imperiale nel regno d’Italia passò anche attraverso il coinvolgimento della forza emergente dei Comuni, dai quali Federico voleva tutti i suoi diritti di sovranità, le regalie. Egli pensava infatti 3 che i Comuni avessero usurpato i suoi diritti. 2 1 - Federico Barbarossa e i suoi cavalieri entrano in Milano dopo l’assedio. Illustrazione tratta da un codice tedesco conservato nell’abbazia di Fulda, Germania. 2 - Il mitico Frater Jacobus (forse simbolo del Monastero di Pontida) riconduce i milanesi nella città ricostruita; particolare dei rilievi di Porta Romana (1171). Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Antica, 3 - Lapide commemorativa del rientro in città dei milanesi e della costruzione delle nuove mura. Milano, Musei Civici. 4 4 - Il giuramento di Pontida (part.), opera di Amos Cassioli (1868) conservata a Siena nel Palazzo Pubblico all’interno della Sala dei capitani. Lo scontro con l’Impero L’alleanza di una Lega sempre più numerosa con il pontefice Alessandro III e la fondazione della città di Alessandria (1168) determinarono un duro conflitto con l’imperatore. Persino il Comune di Lodi, fedelissimo alleato del Barbarossa, decise di schierarsi con gli altri Comuni e si dimostrò una delle città più attive, tanto che il primo documento in cui si fece menzione della Lega Lombarda è conservato proprio a Lodi. Dopo aver vanamente assediato Alessandria (11741175), le truppe imperiali furono sconfitte a Legnano nella giornata del 29 maggio 1176. La successiva rappacificazione dell’imperatore con il pontefice (1177, pace di Venezia) e con alcuni dei principali comuni lombardi determinò una tregua di sei anni, scaduta la quale fu stipulato il trattato di pace di Costanza (1183) che riconosceva ai Comuni le regalie e li inseriva nella struttura dell’Impero. Le fanterie dell’esercito della Lega, strette intorno al carroccio, arrestarono la cavalleria germanica e resero possibile la vittoria dei Comuni sugli Imperiali; in un’unica azione abbatterono le insegne imperiali e costrinsero il Barbarossa a fuggire abbandonando il proprio cavallo. La scomparsa delle insegne e dell’imperatore gettò nel panico il resto dell’esercito, che si lanciò in una disordinata fuga. 1 2 1 - “La battaglia di Legnano”, riproduzione moderna. Nell’immagine si nota, in basso a destra, il disarcionamento dell’Imperatore Federico Barabarossa. 2 - Papa Alessandro III. Orlando Bandinelli nacque a Siena intorno al 1100. Fu eletto papa il 7 settembre 1159. Morì il 30 agosto 1181. Immagine riprodotta dal tondo della Fabbrica di S.Pietro in Roma. 3 3 - Breve del Giuramento dei Rettori della Lega Lombarda redatto nel 1169 circa. Conservato nella Biblioteca di Lodi. Il carroccio Le città che per tradizione ricorsero all’uso del Carroccio furono Brescia, Cremona, Milano, Padova e Vercelli, ma è anche facile trovarli in alcune miniature che ritraggono le lotte senesi-fiorentine. L’origine è milanese: il primo carroccio fu fatto approntare dall’arcivescovo di Milano Ariberto da Antimiano in funzione antinobiliare nel 1033. In tutti i casi il carro e’ descritto come un mezzo dalle dimensioni superiori alla norma. Un anonimo redattore del Magazzino Pittorico Universale del 1845 1 scriveva: “Il carroccio si riguardava come la più sacra cosa del campo, i fortissimi lo guidavano e alla giornata di Legnano prodigi di valore per esso aveva spiegato la Compagnia della Morte cui s’era affidato”. Per trainarlo occorrevano da tre a quattro paia di buoi, perché il pianale era tanto alto da permettere al capitano d’armi di controllare lo svolgimento della battaglia e al tempo stesso tanto robusto da resistere agli attacchi dei nemici e alle insidie dei campi. Ciò tuttavia lo rendeva decisamente lento e pesante. Queste ultime caratteristiche avevano un risvolto psicologico molto importante; infatti, grazie al grave andamento del Carroccio tirato da buoi, la ritirata divenne lenta e misurata, la fuga impossibile, se non quasi vergognosa. Le descrizioni concordano pure nel menzionare per ciascuno dei carri un pennone, una campanella ed una croce. Il pennone sosteneva il gonfalone, cioè un panno pendente da un’asta orizzontale. Sebbene l’origine del gonfalone risalga al vexillum delle legioni romane (un quadrato di stoffa rossa con ricamato il numero della legione), furono i Franchi Merovingi nel V secolo ad investire l’insegna romana di un significato nuovo e particolare. Essi infatti portavano in battaglia Fu ideato dagli eserciti dei grandi poli economici e militari dell’Italia centrosettentrionale, che lo utilizzarono per circa trecento anni a partire dall’XI secolo. 2 il manto azzurro di San Martino di Tours (316-397), la “cappa di San Martino” (dal francese chape, urna che conteneva il panno), e traevano vigore dall’adorazione di quella reliquia appartenuta al santo più venerato nel medioevo francese. Successivamente il manto fu sostituito con un drappo azzurro ed ancora più tardi il re Luigi IX di Franca (1214-1270) caricò il drappo con i gigli d’oro, dando origine al celeberrimo vessillo. Con lo stesso sentimento dei Franchi, probabilmente i Comuni della Lega scelsero un vessillo caricato con una croce rossa: la croce del Cristo. Il simbolo così forte da poter essere da conforto e sostegno ai combattenti. L’emblema, davvero universale (anche il Comune di Firenze possedeva un gonfalone così descritto: “Il popolo di Fiorenza ebbe il gonfalone bianco con la croce vermiglia”.Ginanni), era già molto diffuso nel Medioevo e continuò ad essere riprodotto anche dopo. Persino Piero della Francesca nel 1465 dipingeva il Cristo Risorto con una bandiera simile. Essa coincideva inoltre con la bandiera imperiale, croce bianca in campo rosso, a colori invertiti. Secondo alcuni, i comuni più riottosi all’autorità imperiale decisero di invertire i colori della propria bandiera. Secondo altri, ma l’opinione è meno condivisa, fu l’imperatore ad inventarsi la bandiera dell’Impero inver2 tendo i colori comunali. 1 - Cappa di San Martino. 2 - Alcune macchine d’assedio: una balestra, due elmi; incisione di Bassi. Conservato a Milano nella Civica raccolta delle Stampe A.Bertarelli. 3 - Piero della Francesca, La Resurrezione, 1463-1465, Borgo San Sepolcro Pinacoteca Comunale. 4 4 - “Il Carroccio presso le mura di Cremona”. Disegno ottocentesco di Giulio Gallina. Conservato a Milano nella Civica raccolta delle Stampe A.Bertarelli. Gli stemmi Emblemi dei comuni aderenti alla prima Lega Lombarda (1167) e loro localizzazione geografica SOTTO IL PONTIFICATO / DI PAOLO VI / CON L’ALTO PATROCINIO / DI S.E. GIUSEPPE SARAGAT / PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA / PONTIDA E L’ITALIA / CELEBRARONO / L’VIII CENTENARIO DEL GIURAMENTO / 1167 – 7APRILE – 1967 / ALLA PRESENZA DEL PRESIDENTE / DELLA CAMERA DEI DEPUTATI / BUCCIARELLI DUCCI / DEI MINISTRI SCAGLIA – COLOMBO E / DELLE MASSIME AUTORITA’ PROVINCIALI / CLEMENTE GADDI VESCOVO / MARIO VEGNI PREFETTO / GIOVANNI GIAVAZZI PRESIDE / TINO SIMONCINI BENEMERITO / DEI RAPPRESENTANTI / DEI COMUNI DELLA LEGA / RECANTI IN DONO / LO STEMMA DELLA CITTA’ / LE AUTORITA’ LOCALI / RELIGIOSE E CIVILI / A NOME DELLA POPOLAZIONE / A PERPETUA MEMORIA / P.P.P.