NOTIZIE
Notizie dalla
Fondazione Edmund Mach
Istituto Agrario di S. Michele all’Adige
a cura di Silvia Ceschini
TERRA TRENTINA
Ufficio Stampa
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SCOPAZZI DEL MELO, DIMOSTRATA LA
RILEVANZA DELLA TRASMISSIONE PER
VIA RADICALE. SELEZIONATE NUOVE
PIANTE RESISTENTI
La ricerca condotta dall’Istituto Agrario per fronteggiare il problema degli scopazzi del melo, che da
alcuni anni attanaglia i frutticoltori trentini, sta compiendo passi importanti.
L’argomento è stato affrontato a San Michele nell’ambito di un convegno tecnico-scientifico e di un
incontro rivolto ai frutticoltori dove sono stati presentati risultati del progetto SMAP ed è stata analizzata la
problematica sotto ogni punto di vista.
Il progetto SMAP, partito a San Michele nel 2001 coinvolgendo i più grandi esperti di malattie del melo di
tutta Europa, ha studiato la popolazione delle psille
che trasmettono la malattia, individuando tutta una
serie di sottopopolazioni più o meno pericolose. Ora
si dispone di informazioni relative al ciclo di vita dell’insetto, ai periodi di maggior infettività, ai momenti
ottimali per l’esecuzione della lotta, ai prodotti insetticidi più adeguati in funzione delle diverse epoche
d’intervento. “La scoperta più importante – spiega
Claudio Ioriatti, coordinatore del Dipartimento protezione piante del Centro sperimentale IASMA – riguarda però la modalità di trasmissione: dopo diverse prove in campo e di laboratorio i ricercatori hanno
confermato che la malattia può essere trasmessa anche per via radicale”. I residui delle radici infette,
che possono rimanere nel terreno dopo l’espianto,
rappresentano infatti un veicolo di trasmissione per
le piante sane. Di qui l’importanza di seguire le indicazioni dei tecnici di San Michele per effettuare un
estirpo corretto degli impianti colpiti dalla malattia.
Anche la messa a punto di piante di melo resistenti
alla malattia sta dando buoni risultati. Per ottenerle i ricercatori di San Michele stanno incrociando
le prime generazioni di “portinnesti apomittici” resistenti agli scopazzi con i portinnesti commerciali
Le piante resistenti agli scopazzi ed il convegno di
San Michele
“M9”, utilizzati questi ultimi, in tutto il mondo, da
circa trent’anni perché, mantenendo ridotte le dimensioni della pianta, consentono di produrre in modo
abbondante e costante. “Il miglioramento genetico
dei cosiddetti “portinnesti apomittici” – spiega Alberto Dorigoni, responsabile dell’Ufficio frutticoltura del
Centro sperimentale – è una strada che al momento
può rappresentare una soluzione insieme all’estirpazione delle piante infette, al rinnovo degli impianti e
al controllo degli insetti”.
CILIEGIO IN VALSUGANA, 800 ALVEARI
PER AUMENTARE LA PRODUZIONE
Per aumentare la produzione di ciliegie e mele
in Alta Valsugana, l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige organizza da quattro anni un servizio di impollinazione che consiste nel dislocare
in modo razionale una serie di arnie all’interno
degli appezzamenti, specialmente negli impianti
specializzati.
L’iniziativa, finanziata dalla Cassa Rurale di Pergine, dalla Cooperativa Sant’Orsola, da Alpefrutta e
dall’Associazione Agraria di Pergine, coinvolge i
consorzi di miglioramento fondiario della zona e
600 cerasicoltori di Roncogno, Costasavina, Susà,
San Vito, Canale, Castagnè, Santa Caterina, molti
dei quali coltivano anche piante di melo.
Negli appezzamenti sono state posizionate quest’anno 800 arnie, a fronte delle 700 del 2007 e
delle 350 del 2004. L’obiettivo è arrivare ad avere
negli appezzamenti di ciliegio 8-10 arnie per ettaro, allo scopo di incrementare la produzione. “Il
ciliegio è una specie delicata per quanto riguarda
l’impollinazione e fecondazione dei fiori – spiega
Sergio Franchini del Centro per l’assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario –. Infatti fiorisce prima del
melo, cioè quando le condizioni climatiche sono
spesso caratterizzate da temperature basse e prolungate perturbazioni. Mentre nel melo è necessa-
corso didattico in viticoltura ed enologia, hanno
seguito le lezioni presso l’ateneo trentino e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, frequentando
il terzo anno presso la facoltà di Agraria di Udine.
Alcuni di loro hanno conseguito anche il doppio
titolo italiano-tedesco.
Al conferimento del titolo di “dottore in viticoltura
ed enologia” erano presenti, accanto alla commissione di laurea, il presidente dell’Istituto Agrario,
Giovanni Gius, il direttore Alessandro Dini, l’ex
decano della Fachhochschule di Wiesbaden-Geisenheim, Karl Bayer, il direttore del Corso di laurea in viticoltura ed enologia dell’ateneo di Udine,
Roberto Zironi.
Gli studenti sono: Silvia Lorenzi (Veronella), Martino Pedrini (Padergnone), Irene Struffi (Termeno),
Mauro Veronesi Berghem (Mezzocorona), Cristian
Menapace (Tassullo), Iva Campei (Varna), Erika
Pedrini (Lasino), Andrea Martinelli (Tassullo), Laura Marocchi (Trento), Paolo Angeli (San Martino
Buon Albergo) Ermanno Paolazzi (Cembra).
Impollinazione in Alta Valsugana
ria la fecondazione di 280 mila fiori per ottenere
una produzione di 500 quintali ad ettaro con frutti
del peso di 180 grammi, nel ciliegio, per produrre
solo 150 quintali ad ettaro e con frutti del peso di
10 grammi i fiori da fecondare sono ben 1 milione
e 500 mila: cioè 5-6 volte di più”.
Le arnie utilizzate per il ciliegio sono servite anche
per garantire l’impollinazione del melo. A queste
ne sono state affiancate altre per garantire la presenza di api nelle zone dove si producono esclusivamente mele. Il servizio per queste aree sarà
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VITICOLTURA ED ENOLOGIA,
CORONA D’ALLORO
PER NUOVI UNDICI ENOLOGI
Dai prodotti alternativi al rame nella difesa della
vite al lavaggio delle uve, dai metodi di valutazione della vitalità dei lieviti in fermentazione allo
studio del Pinot nero.
Sono alcuni dei temi trattati nelle tesi degli undici
studenti, di cui sette trentini, due altoatesini e due
veneti, che si sono laureati recentemente, presso
la sala del Capitolo dell’Istituto Agrario, in viticoltura ed enologia, corso attivato dal Consorzio
Interuniversitario denominato “Iniziative universitarie nei settori Agro-Alimentare, Viti-Vinicolo e
relative Attività Industriali” comprendente l’Istituto Agrario, l’Università di Trento (Facoltà di Ingegneria), l’Università di Udine (Facoltà di Agraria)
nonché la Fachhochschule di Wiesbaden sede di
Geisenheim.
I giovani, tutti iscritti al Corso di laurea in Ingegneria delle Industrie alimentari di Trento – per-
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coordinato dal tecnico Andrea Taddia del Consorzio frutticoltori Alta Valsugana (Cofav) in collaborazione con i tecnici del Centro per l’Assistenza
Tecnica dell’Istituto Agrario.
Tra gli insetti impollinatori le api sono quelle che
assicurano in maniera efficace l’impollinazione.
Lavorano di preferenza dalle prime ore del matti-
no, con temperature superiori ai 12-15°C e in assenza di pioggia e vento. A temperature più basse,
tuttavia, possono operare i bombi. Come le api
raccolgono il nettare ed il polline per nutrire le
larve. Quest’anno verranno posizionate in prova
dieci arnie triple per valutare l’operatività di questo imenottero.
VINITALY, FRA VINI E DISTILLATI ANCHE
IL GENOMA DELLA VITE
Anche quest’anno l’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige si è presentato al Vinitaly, il salone dei
vini doc italiani e internazionali, all’interno dello
spazio espositivo istituzionale curato da Trentino Spa. La sua presenza non è stata legata solo
all’esposizione degustazione di vini, spumante e
distillati dell’azienda agricola, rappresentativi dell’intero panorama enologico trentino, ma anche
alle novità che riguardano la formazione ed i risultati della ricerca scientifica, in particolare quella
sul genoma della vite. Ed è stato proprio questo
l’elemento di novità con cui si è presentato alla
42esima edizione del salone di Verona. Presso
l’area istituzionale “Trentino”, l’Istituto Agrario è
stato premiato assieme agli altri vincitori del 5°
Concorso nazionale Merlot d’Italia.
Ai visitatori, che hanno potuto degustare vini, distillati e spumante prodotti dalla cantina, sono stati
presentati, anche attraverso un pannello illustrativo,
i risultati e le prospettive della ricerca sul genoma
della vite, con alcune pubblicazioni scientifiche e
vari gadgets. Un televisore al plasma ha proiettato
un filmato che descrive i luoghi, le persone e le mo-
dalità con cui sono state svolte le rilevanti ricerche.
Genoma della vite, ma non solo. Infatti i visitatori
hanno potuto ricevere risposte e informazioni sulle
proposte didattiche e formative del Centro scolastico dell’Istituto Agrario o sulle pubblicazioni del
Centro per l’assistenza tecnica che, per l’occasione,
ha presentato il nuovo bollettino istituzionale della
Fondazione Edmund Mach.
Ma non è tutto. Lo studio sul rapporto vino-salute condotto dall’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige in collaborazione con il Dipartimento di
Scienze Farmacologiche di Milano e pubblicato sul
“Journal of Agricultural and Food Chemistry”, ha
ricevuto un riconoscimento al Vinitaly, nell’ambito
della cerimonia di consegna del premio Morsiani.
La Commissione, infatti, ha giudicato degno di
menzione con la motivazione “per l’eccellenza
scientifica dei protocolli e dei risultati” anche il lavoro presentato dal gruppo Dell’Agli-Mattivi (Università di Milano – Fondazione Edmund Mach/
Istituto Agrario di San Michele) che ha consentito
di scoprire un nuovo meccanismo che attribuisce
agli antociani contenuti nel vino un effetto vasorilassante a livello di arterie e protettivo del sistema
cardiovascolare.
DAI MARI DELL’ANTARTIDE AL FIUME
ADIGE, CONGRESSO SULLE ACQUE
Le acque dolci e marine sono protagoniste del
congresso che si è svolto recentemente, all’Istituto
Agrario di San Michele all’Adige, e che ha visto
partecipare come relatori 60 giovani ricercatori
esperti di ecosistemi acquatici provenienti da tutta
Italia.
Dalle nuove tecnologie per stimare lo spessore
del ghiaccio marino nelle regioni polari allo studio delle modalità per conservare e gestire la trota
marmorata nel bacino dell’Adige; dall’analisi degli
inquinanti dell’ambiente marino all’individuazione
dei fattori che influenzano l’accrescimento della
trota iridea presso diverse aziende ittiche trentine.
Sono alcuni progetti presentati nell’ambito del 5°
incontro nazionale dei dottorandi in scienze dei
sistemi acquatici. L’iniziativa, patrocinata dall’Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia
e dalla Società Italiana di Ecologia, è stata organizzata dai giovani ricercatori di acqua dolce e
marina che lavorano presso il Dipartimento valorizzazione risorse naturali del Centro sperimentale
della Fondazione Edmund Mach.
L’incontro, che lo scorso anno si è svolto a Lecce e
prima ancora a Bertinoro, Napoli e Padova, voleva essere un momento di confronto tra studenti e
docenti per fare il punto sulle attività di ricerca in
questo settore. Ad aprire il congresso è stato il dirigente del Centro sperimentale dell’Istituto Agrario,
Roberto Viola. “La Fondazione Edmund Mach – ha
detto – si propone come punto di riferimento nazionale ed europeo non solo per le attività di ricerca
nel settore agricolo, ma anche ambientale. E grazie
all’arrivo del Centro di ecologia alpina si potenzieranno le attività di monitoraggio per una gestione
del territorio a 360 gradi. Su un totale di 250 ricercatori operanti nella fondazione, circa un centinaio
si occupa specificatamente del settore ambientale
nei suoi vari comparti (acqua, aria, foreste, suolo,
ecc.). Importante il ruolo svolto dalle giovani leve;
intendiamo puntare sulla loro formazione, tramite
anche l’attivazione di percorsi di dottorato in collaborazione con le università consorziate”.
Da diversi anni l’Istituto Agrario si occupa di stu-
diare i corpi di acqua dolce, come i laghi ed i
fiumi della provincia di Trento. L’attività in particolare – evidenzia Nico Salmaso, responsabile del
Dipartimento valorizzazione risorse naturali – è
orientata allo studio degli indici di qualità, alla rilevazione di dati a lungo termine nelle stazioni di
interesse naturalistico ed economico (tra cui il lago
di Garda), allo studio di tecniche di ripristino di
ambienti lacustri sottoposti ad impatto antropico,
ma anche a definire le migliori strategie di gestione delle specie ittiche sia attraverso i metodi classici di ecologia delle popolazioni che attraverso
l’applicazione di tecniche genetiche. L’obiettivo,
in sintesi, è incrementare il livello di conoscenze
relativo agli ecosistemi di acqua dolce.
Tecnica/flash
P Gli addetti dell’Ufficio fitosanitario della Provincia
di Trento si incontreranno
prossimamente con i tecnici
del verde dei comuni e con
i vivaisti del Trentino meridionale per mettere a punto
un sistema di controlli inteso a verificare la presenza
sulle piante di palma di
un coleottero denominato
punteruolo rosso. L’insetto proveniente dall’Asia
meridionale ha già fatto
seccare un grande numero
di palme in tutte le regioni
del centro-sud Italia.
P Una femmina di rospo
può deporre fino a 10 mila
uova. Il numero di esemplari che raggiungerà la maturità è appena di 5 o 6 unità. Lo afferma il naturalista
Pietro Lorenzi che collabora
con il Museo Civico di Rovereto. I piccoli rospi, dice
l’esperto, rientrano nella
catena alimentare di molte
specie di animali carnivori.
I rospi sono insettivori e
pertanto utili all’agricoltura.
Meriterebbero di essere salvaguardati con tutti i mezzi
possibili.
P Il comitato faunistico, organo consultivo del Servizio
foreste e fauna della Provincia di Trento, ha elevato da
60 a 110 il numero minimo
di cinghiali da abbattere
nella stagione 2008.
La variazione è legata ai
maggiori danni provocati
dai selvatici soprattutto in Val
del Chiese. Per la zona di
Ala ed Avio la soglia minima
rimane fissata a 10 capi.
L’onere dell’abbattimento
spetta alle associazioni dei
cacciatori.
P Il monitoraggio compiuto
nelle 8 macroaree nelle
quali è stato suddiviso il
Trentino frutticolo per la
messa in evidenza di sintomi legati al mal degli
scopazzi ha riguardato
anche piante di melo di età
compresa fra 1 e 5 anni.
Tutte appartenevano alla
varietà Golden ed erano
innestate su M9.
L’incidenza della malattia è
risultata significativamente
minore rispetto ai rilievi fatti
nel 2006.
Si è infatti passati dallo
0,20 per cento allo 0,13
per cento in Val di Non.
Dallo 0,18 allo 0,04 per
cento nella Valle dell’Adige, Vallagarina e Valle
del Sarca. Dallo 0,07 allo
0,05 per cento in Valsugana.
TERRA TRENTINA
P Lungo le strade nazionali e
provinciali della Vallagarina e della Valle dei Laghi si
notano piante di pino con
molti nidi di processionaria che non sono stati
eliminati durante l’inverno.
Essi contengono ancora
peli urticanti lasciati dalle larve ormai scese nel
terreno per trasformarsi in
crisalidi e farfalle. Sarebbe
cosa buona eliminarli, ma
non è facile individuare il
soggetto pubblico o privato
che si deve fare carico dell’incombenza.
L’intervento non si può tralasciare, se le piante di pino
con i nidi si trovano all’interno di parchi, giardini e
altri luoghi frequentati da
persone.
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