NOTIZIE Notizie dalla Fondazione Edmund Mach Istituto Agrario di S. Michele all’Adige a cura di Silvia Ceschini TERRA TRENTINA Ufficio Stampa 36 SCOPAZZI DEL MELO, DIMOSTRATA LA RILEVANZA DELLA TRASMISSIONE PER VIA RADICALE. SELEZIONATE NUOVE PIANTE RESISTENTI La ricerca condotta dall’Istituto Agrario per fronteggiare il problema degli scopazzi del melo, che da alcuni anni attanaglia i frutticoltori trentini, sta compiendo passi importanti. L’argomento è stato affrontato a San Michele nell’ambito di un convegno tecnico-scientifico e di un incontro rivolto ai frutticoltori dove sono stati presentati risultati del progetto SMAP ed è stata analizzata la problematica sotto ogni punto di vista. Il progetto SMAP, partito a San Michele nel 2001 coinvolgendo i più grandi esperti di malattie del melo di tutta Europa, ha studiato la popolazione delle psille che trasmettono la malattia, individuando tutta una serie di sottopopolazioni più o meno pericolose. Ora si dispone di informazioni relative al ciclo di vita dell’insetto, ai periodi di maggior infettività, ai momenti ottimali per l’esecuzione della lotta, ai prodotti insetticidi più adeguati in funzione delle diverse epoche d’intervento. “La scoperta più importante – spiega Claudio Ioriatti, coordinatore del Dipartimento protezione piante del Centro sperimentale IASMA – riguarda però la modalità di trasmissione: dopo diverse prove in campo e di laboratorio i ricercatori hanno confermato che la malattia può essere trasmessa anche per via radicale”. I residui delle radici infette, che possono rimanere nel terreno dopo l’espianto, rappresentano infatti un veicolo di trasmissione per le piante sane. Di qui l’importanza di seguire le indicazioni dei tecnici di San Michele per effettuare un estirpo corretto degli impianti colpiti dalla malattia. Anche la messa a punto di piante di melo resistenti alla malattia sta dando buoni risultati. Per ottenerle i ricercatori di San Michele stanno incrociando le prime generazioni di “portinnesti apomittici” resistenti agli scopazzi con i portinnesti commerciali Le piante resistenti agli scopazzi ed il convegno di San Michele “M9”, utilizzati questi ultimi, in tutto il mondo, da circa trent’anni perché, mantenendo ridotte le dimensioni della pianta, consentono di produrre in modo abbondante e costante. “Il miglioramento genetico dei cosiddetti “portinnesti apomittici” – spiega Alberto Dorigoni, responsabile dell’Ufficio frutticoltura del Centro sperimentale – è una strada che al momento può rappresentare una soluzione insieme all’estirpazione delle piante infette, al rinnovo degli impianti e al controllo degli insetti”. CILIEGIO IN VALSUGANA, 800 ALVEARI PER AUMENTARE LA PRODUZIONE Per aumentare la produzione di ciliegie e mele in Alta Valsugana, l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige organizza da quattro anni un servizio di impollinazione che consiste nel dislocare in modo razionale una serie di arnie all’interno degli appezzamenti, specialmente negli impianti specializzati. L’iniziativa, finanziata dalla Cassa Rurale di Pergine, dalla Cooperativa Sant’Orsola, da Alpefrutta e dall’Associazione Agraria di Pergine, coinvolge i consorzi di miglioramento fondiario della zona e 600 cerasicoltori di Roncogno, Costasavina, Susà, San Vito, Canale, Castagnè, Santa Caterina, molti dei quali coltivano anche piante di melo. Negli appezzamenti sono state posizionate quest’anno 800 arnie, a fronte delle 700 del 2007 e delle 350 del 2004. L’obiettivo è arrivare ad avere negli appezzamenti di ciliegio 8-10 arnie per ettaro, allo scopo di incrementare la produzione. “Il ciliegio è una specie delicata per quanto riguarda l’impollinazione e fecondazione dei fiori – spiega Sergio Franchini del Centro per l’assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario –. Infatti fiorisce prima del melo, cioè quando le condizioni climatiche sono spesso caratterizzate da temperature basse e prolungate perturbazioni. Mentre nel melo è necessa- corso didattico in viticoltura ed enologia, hanno seguito le lezioni presso l’ateneo trentino e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, frequentando il terzo anno presso la facoltà di Agraria di Udine. Alcuni di loro hanno conseguito anche il doppio titolo italiano-tedesco. Al conferimento del titolo di “dottore in viticoltura ed enologia” erano presenti, accanto alla commissione di laurea, il presidente dell’Istituto Agrario, Giovanni Gius, il direttore Alessandro Dini, l’ex decano della Fachhochschule di Wiesbaden-Geisenheim, Karl Bayer, il direttore del Corso di laurea in viticoltura ed enologia dell’ateneo di Udine, Roberto Zironi. Gli studenti sono: Silvia Lorenzi (Veronella), Martino Pedrini (Padergnone), Irene Struffi (Termeno), Mauro Veronesi Berghem (Mezzocorona), Cristian Menapace (Tassullo), Iva Campei (Varna), Erika Pedrini (Lasino), Andrea Martinelli (Tassullo), Laura Marocchi (Trento), Paolo Angeli (San Martino Buon Albergo) Ermanno Paolazzi (Cembra). Impollinazione in Alta Valsugana ria la fecondazione di 280 mila fiori per ottenere una produzione di 500 quintali ad ettaro con frutti del peso di 180 grammi, nel ciliegio, per produrre solo 150 quintali ad ettaro e con frutti del peso di 10 grammi i fiori da fecondare sono ben 1 milione e 500 mila: cioè 5-6 volte di più”. Le arnie utilizzate per il ciliegio sono servite anche per garantire l’impollinazione del melo. A queste ne sono state affiancate altre per garantire la presenza di api nelle zone dove si producono esclusivamente mele. Il servizio per queste aree sarà TERRA TRENTINA VITICOLTURA ED ENOLOGIA, CORONA D’ALLORO PER NUOVI UNDICI ENOLOGI Dai prodotti alternativi al rame nella difesa della vite al lavaggio delle uve, dai metodi di valutazione della vitalità dei lieviti in fermentazione allo studio del Pinot nero. Sono alcuni dei temi trattati nelle tesi degli undici studenti, di cui sette trentini, due altoatesini e due veneti, che si sono laureati recentemente, presso la sala del Capitolo dell’Istituto Agrario, in viticoltura ed enologia, corso attivato dal Consorzio Interuniversitario denominato “Iniziative universitarie nei settori Agro-Alimentare, Viti-Vinicolo e relative Attività Industriali” comprendente l’Istituto Agrario, l’Università di Trento (Facoltà di Ingegneria), l’Università di Udine (Facoltà di Agraria) nonché la Fachhochschule di Wiesbaden sede di Geisenheim. I giovani, tutti iscritti al Corso di laurea in Ingegneria delle Industrie alimentari di Trento – per- 37 NOTIZIE TERRA TRENTINA 38 coordinato dal tecnico Andrea Taddia del Consorzio frutticoltori Alta Valsugana (Cofav) in collaborazione con i tecnici del Centro per l’Assistenza Tecnica dell’Istituto Agrario. Tra gli insetti impollinatori le api sono quelle che assicurano in maniera efficace l’impollinazione. Lavorano di preferenza dalle prime ore del matti- no, con temperature superiori ai 12-15°C e in assenza di pioggia e vento. A temperature più basse, tuttavia, possono operare i bombi. Come le api raccolgono il nettare ed il polline per nutrire le larve. Quest’anno verranno posizionate in prova dieci arnie triple per valutare l’operatività di questo imenottero. VINITALY, FRA VINI E DISTILLATI ANCHE IL GENOMA DELLA VITE Anche quest’anno l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige si è presentato al Vinitaly, il salone dei vini doc italiani e internazionali, all’interno dello spazio espositivo istituzionale curato da Trentino Spa. La sua presenza non è stata legata solo all’esposizione degustazione di vini, spumante e distillati dell’azienda agricola, rappresentativi dell’intero panorama enologico trentino, ma anche alle novità che riguardano la formazione ed i risultati della ricerca scientifica, in particolare quella sul genoma della vite. Ed è stato proprio questo l’elemento di novità con cui si è presentato alla 42esima edizione del salone di Verona. Presso l’area istituzionale “Trentino”, l’Istituto Agrario è stato premiato assieme agli altri vincitori del 5° Concorso nazionale Merlot d’Italia. Ai visitatori, che hanno potuto degustare vini, distillati e spumante prodotti dalla cantina, sono stati presentati, anche attraverso un pannello illustrativo, i risultati e le prospettive della ricerca sul genoma della vite, con alcune pubblicazioni scientifiche e vari gadgets. Un televisore al plasma ha proiettato un filmato che descrive i luoghi, le persone e le mo- dalità con cui sono state svolte le rilevanti ricerche. Genoma della vite, ma non solo. Infatti i visitatori hanno potuto ricevere risposte e informazioni sulle proposte didattiche e formative del Centro scolastico dell’Istituto Agrario o sulle pubblicazioni del Centro per l’assistenza tecnica che, per l’occasione, ha presentato il nuovo bollettino istituzionale della Fondazione Edmund Mach. Ma non è tutto. Lo studio sul rapporto vino-salute condotto dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Farmacologiche di Milano e pubblicato sul “Journal of Agricultural and Food Chemistry”, ha ricevuto un riconoscimento al Vinitaly, nell’ambito della cerimonia di consegna del premio Morsiani. La Commissione, infatti, ha giudicato degno di menzione con la motivazione “per l’eccellenza scientifica dei protocolli e dei risultati” anche il lavoro presentato dal gruppo Dell’Agli-Mattivi (Università di Milano – Fondazione Edmund Mach/ Istituto Agrario di San Michele) che ha consentito di scoprire un nuovo meccanismo che attribuisce agli antociani contenuti nel vino un effetto vasorilassante a livello di arterie e protettivo del sistema cardiovascolare. DAI MARI DELL’ANTARTIDE AL FIUME ADIGE, CONGRESSO SULLE ACQUE Le acque dolci e marine sono protagoniste del congresso che si è svolto recentemente, all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, e che ha visto partecipare come relatori 60 giovani ricercatori esperti di ecosistemi acquatici provenienti da tutta Italia. Dalle nuove tecnologie per stimare lo spessore del ghiaccio marino nelle regioni polari allo studio delle modalità per conservare e gestire la trota marmorata nel bacino dell’Adige; dall’analisi degli inquinanti dell’ambiente marino all’individuazione dei fattori che influenzano l’accrescimento della trota iridea presso diverse aziende ittiche trentine. Sono alcuni progetti presentati nell’ambito del 5° incontro nazionale dei dottorandi in scienze dei sistemi acquatici. L’iniziativa, patrocinata dall’Associazione Italiana di Oceanologia e Limnologia e dalla Società Italiana di Ecologia, è stata organizzata dai giovani ricercatori di acqua dolce e marina che lavorano presso il Dipartimento valorizzazione risorse naturali del Centro sperimentale della Fondazione Edmund Mach. L’incontro, che lo scorso anno si è svolto a Lecce e prima ancora a Bertinoro, Napoli e Padova, voleva essere un momento di confronto tra studenti e docenti per fare il punto sulle attività di ricerca in questo settore. Ad aprire il congresso è stato il dirigente del Centro sperimentale dell’Istituto Agrario, Roberto Viola. “La Fondazione Edmund Mach – ha detto – si propone come punto di riferimento nazionale ed europeo non solo per le attività di ricerca nel settore agricolo, ma anche ambientale. E grazie all’arrivo del Centro di ecologia alpina si potenzieranno le attività di monitoraggio per una gestione del territorio a 360 gradi. Su un totale di 250 ricercatori operanti nella fondazione, circa un centinaio si occupa specificatamente del settore ambientale nei suoi vari comparti (acqua, aria, foreste, suolo, ecc.). Importante il ruolo svolto dalle giovani leve; intendiamo puntare sulla loro formazione, tramite anche l’attivazione di percorsi di dottorato in collaborazione con le università consorziate”. Da diversi anni l’Istituto Agrario si occupa di stu- diare i corpi di acqua dolce, come i laghi ed i fiumi della provincia di Trento. L’attività in particolare – evidenzia Nico Salmaso, responsabile del Dipartimento valorizzazione risorse naturali – è orientata allo studio degli indici di qualità, alla rilevazione di dati a lungo termine nelle stazioni di interesse naturalistico ed economico (tra cui il lago di Garda), allo studio di tecniche di ripristino di ambienti lacustri sottoposti ad impatto antropico, ma anche a definire le migliori strategie di gestione delle specie ittiche sia attraverso i metodi classici di ecologia delle popolazioni che attraverso l’applicazione di tecniche genetiche. L’obiettivo, in sintesi, è incrementare il livello di conoscenze relativo agli ecosistemi di acqua dolce. Tecnica/flash P Gli addetti dell’Ufficio fitosanitario della Provincia di Trento si incontreranno prossimamente con i tecnici del verde dei comuni e con i vivaisti del Trentino meridionale per mettere a punto un sistema di controlli inteso a verificare la presenza sulle piante di palma di un coleottero denominato punteruolo rosso. L’insetto proveniente dall’Asia meridionale ha già fatto seccare un grande numero di palme in tutte le regioni del centro-sud Italia. P Una femmina di rospo può deporre fino a 10 mila uova. Il numero di esemplari che raggiungerà la maturità è appena di 5 o 6 unità. Lo afferma il naturalista Pietro Lorenzi che collabora con il Museo Civico di Rovereto. I piccoli rospi, dice l’esperto, rientrano nella catena alimentare di molte specie di animali carnivori. I rospi sono insettivori e pertanto utili all’agricoltura. Meriterebbero di essere salvaguardati con tutti i mezzi possibili. P Il comitato faunistico, organo consultivo del Servizio foreste e fauna della Provincia di Trento, ha elevato da 60 a 110 il numero minimo di cinghiali da abbattere nella stagione 2008. La variazione è legata ai maggiori danni provocati dai selvatici soprattutto in Val del Chiese. Per la zona di Ala ed Avio la soglia minima rimane fissata a 10 capi. L’onere dell’abbattimento spetta alle associazioni dei cacciatori. P Il monitoraggio compiuto nelle 8 macroaree nelle quali è stato suddiviso il Trentino frutticolo per la messa in evidenza di sintomi legati al mal degli scopazzi ha riguardato anche piante di melo di età compresa fra 1 e 5 anni. Tutte appartenevano alla varietà Golden ed erano innestate su M9. L’incidenza della malattia è risultata significativamente minore rispetto ai rilievi fatti nel 2006. Si è infatti passati dallo 0,20 per cento allo 0,13 per cento in Val di Non. Dallo 0,18 allo 0,04 per cento nella Valle dell’Adige, Vallagarina e Valle del Sarca. Dallo 0,07 allo 0,05 per cento in Valsugana. TERRA TRENTINA P Lungo le strade nazionali e provinciali della Vallagarina e della Valle dei Laghi si notano piante di pino con molti nidi di processionaria che non sono stati eliminati durante l’inverno. Essi contengono ancora peli urticanti lasciati dalle larve ormai scese nel terreno per trasformarsi in crisalidi e farfalle. Sarebbe cosa buona eliminarli, ma non è facile individuare il soggetto pubblico o privato che si deve fare carico dell’incombenza. L’intervento non si può tralasciare, se le piante di pino con i nidi si trovano all’interno di parchi, giardini e altri luoghi frequentati da persone. 39