22 giugno 2012 Indagine Immobiliare logistico: a che punto siamo? Il settore degli immobili per la logistica continua a destare notevole interesse da parte del mondo imprenditoriale e finanziario. Un’indagine sul campo rivela lo scenario attuale ed evidenzia le prospettive del settore. Fabrizio Dallari, Alessandro Creazza C-log, Università Cattaneo LIUC N el corso dell’ultimo decennio, il settore immobiliare logistico in Italia ha suscitato un notevole interesse non solamente presso gli “addetti ai lavori” ma anche presso il mondo della finanza e dei fondi di investimento nazionali e internazionali. Tale interesse è emerso in maniera particolarmente evidente durante la prima metà della scorsa decade, come “risposta” alle necessità di evoluzione che lo sviluppo della logistica nel nostro Paese ha vissuto principalmente in termini di internazionalizzazione del settore e di espansione dei mercati: sulla spinta dei processi di delocalizzazione produttiva e di outsourcing logistico, sono cambiati i presupposti alla base delle scelte distributive di molte aziende, e ciò si è tradotto anche nell’esigenza di sviluppare soluzioni immobiliari “moderne” e adatte a supportare opportunamente le operations. L’immobiliare logistico vive oggi una fase di sostanziale maturità nel nostro Paese, dove, a fronte di una maggiore stabilità di rendimenti e affitti, la filiera dell’offerta e gli operatori di mercato guardano con estrema attenzione alle esigenze dei reali utilizzatori degli immobili per la logistica, concentrandosi sui loro specifici requisiti per derivare linee guida strategiche per lo sviluppo di un settore dalle potenzialità ancora elevate per il rilancio della logistica in Italia. Il campione di aziende e magazzini studiati Il C-log, Centro di Ricerca sulla Logistica dell’Università Cattaneo - LIUC, in collaborazione di stoccaggio per conto terzi. Le PMI, al contrario, dispongono esclusivamente di un singolo magazzino (in linea con la loro vocazione manifatturiera), che spesso coincide con il sito produttivo. Per le aziende che possiedono più di un singolo immobile, l’analisi è stata condotta con riferimento al magazzino principale della propria rete logistica, per il quale sono state richieste informazioni riguardo localizzazione e caratteristiche. È stato possibile quindi mappare la distribuzione geografica degli immobili dei rispondenti (figura 3). I magazzini censiti sono localizzati prevalentemente al Nord (oltre il 70%) e nella cosiddetta “Regione Logistica Milanese”, che si estende da Novara a Piacenza, area tradizionalmente densa d’insediamenti a uso logistico. Se gli operatori logistici dichiarano prevalenza di magazzini nel Nord Italia, le PMI, al contrario, risultano maggiormente distribuite sull’intero territorio nazionale, con magazzini localizzati di fatto in tutte le regioni. Caratterizzazione del parco immobiliare A valle della caratterizzazione del campione di rispondenti, è stata effettuata l’analisi delle caratteristiche degli immobili censiti e dei percorsi di sviluppo delle soluzioni immobiliari realizzate. La superficie coperta degli immobili Si è innanzitutto valutata la dimensione in termini di superficie coperta dei fabbricati inclusi nell’indagine (figura 4). Appare evidente come oltre la metà del campione (52% delle aziende) dichiari di possedere un magazzino di dimensioni superiori a 10.000 m2, testimoniando quindi un buono sviluppo di immobili di grandi taglie. Ciò può essere interpretato altresì come risposta alle esigenze di concentrare i processi logistici e di stoccaggio in pochi magazzini di grandi dimensioni, in linea con l’attuale tendenza verso la razionalizzazione delle reti logistiche e la riduzione della dispersione dei punti di stoccaggio. Approfondendo l’analisi dei risultati, emerge come circa il 75% degli operatori logistici dichiarino di possedere gli immobili caratterizzati dalle taglie maggiori (ovvero superiori a 10.000 m2). Analogamente, circa la metà delle grandi imprese manifatturiere e dei distributori dichiarano di possedere magazzini di oltre 20.000 m2, a fronte di rilevanti flussi logistici e conseguente necessità di spazi di stoccaggio. È interessante poi notare come gli immobili di grande dimensione (oltre 20.000 m2) siano stati realizzati quasi esclusivamente da prato verde, come risultato di operazioni immobiliari studiate ad hoc e pianificate molto probabilmente secondo la logica “build-to-suit” (vale a dire immobili realizzati su commessa da parte di uno sviluppatore/costruttore per un conduttore, che ha siglato un contratto di occupazione del magazzino in base al quale l’immobile verrà costruito secondo le sue necessità). Viceversa, in numerosi casi, i fabbricati di dimensione minore sono stati presi in locazione o rappresentano espansioni di magazzini già esistenti. Inoltre, dall’indagine Figura 2 - Numero di magazzini posseduti o gestiti dalle aziende del campione. giugno 2012 Figura 1 - Ripartizione della tipologia di aziende incluse nell’indagine. 23 con la rivista Logistica, ha realizzato un’indagine on line attraverso il portale di Tecniche Nuove, destinata sia ai direttori logistici di primarie aziende italiane, sia a fornitori di servizi logistici in conto terzi. All’invito di partecipazione all’indagine hanno risposto circa 450 aziende, che hanno fornito informazioni esaustive e pertanto completamente utilizzabili. Analizzando il profilo dei rispondenti, è possibile affermare che il campione di indagine è rappresentativo della realtà imprenditoriale italiana: come riportato nella figura 1, seconde agli operatori logistici (29% del campione e chiaramente maggiori utilizzatori di magazzini) spiccano le piccole e medie imprese manifatturiere (PMI), vera spina dorsale dell’economia del nostro Paese, con il 27% del totale delle aziende rispondenti. Completano il quadro le grandi aziende manifatturiere (21%), le aziende di distribuzione (19%) e le società di trasporto (5%). Le aziende rispondenti sono state analizzate anche in funzione del numero di magazzini da esse posseduti o gestiti (figura 2): circa un terzo degli intervistati possiede un singolo magazzino, mentre oltre il 40% possiede da 2 a 5 immobili. Correlando tali evidenze con la tipologia di azienda, si osserva che le aziende di maggiore dimensione gestiscono un elevato numero di magazzini. In particolare, l’8% del campione possiede oltre 15 magazzini: tali aziende sono rappresentate per la maggior parte da operatori logistici, in considerazione del loro core business Indagine 24 giugno 2012 Figura 3 - Localizzazione dei principali magazzini censiti delle aziende del campione. emerge che nel corso degli anni la dimensione media degli immobili realizzati è cresciuta, differentemente da quanto rilevato in precedenti studi, che affermano al contrario una progressiva tendenza verso la realizzazione e la ricerca di magazzini di piccola superficie. In generale, si tratta di immobili non espandibili (52% del campione), pertanto non totalmente flessibili all’incremento dei volumi. In particolare, ciò risulta vero per le piccole imprese, le quali dichiarano più difficoltà nell’acquisire immobili dotati di spazi aggiuntivi dove realizzare nuove aree di stoccaggio. Correlando la possibilità di espandere il magazzino con il regime di proprietà degli immobili, è emerso che i magazzini di proprietà e in leasing sono in grado di offrire maggiori Figura 4 - Superficie coperta dei magazzini censiti. opportunità di espansione rispetto agli immobili in affitto. Investigando poi la propensione delle aziende verso la necessità di ampliare il proprio magazzino, i rispondenti ritengono generalmente che l’attuale superficie del proprio immobile (70% del campione) sia adeguata alle proprie esigenze di stoccaggio e pertanto non esprimono la necessità di realizzare espansioni, né di dotarsi di spazi aggiuntivi. Tale risultato è generalizzabile all’intero campione: è possibile pertanto dedurre che il dimensionamento dei magazzini sia stato effettuato attraverso una pianificazione strategica coerente con il contesto operativo ed evolutivo delle aziende. La dotazione di baie di carico e scarico Insieme alla valutazione della superficie coperta, un elemento di analisi della condizione degli immobili logistici è rappresentato dal numero di baie e porte di carico installate presso i magazzini. L’indagine condotta ha rilevato che circa il 30% dei magazzini censiti presenta fino a 5 baie e che circa il 20% del campione presenta oltre 40 baie. Tali risultati possono Figura 5 - Altezza utile sotto-trave dei magazzini censiti. dipendere ovviamente dalla dimensione degli immobili considerati e pertanto devono essere necessariamente correlati con la superficie dei magazzini. Rapportando il numero di baie con la superficie dei magazzini, è stato calcolato che mediamente la densità di portoni di accesso è pari a circa uno ogni 700 m2 di magazzino. Questo risultato medio è accompagnato da valori di densità minima che si attestano a circa una baia ogni 1.000 m2 e valori di densità massima pari a circa una baia ogni 300 m2. In linea con le attese, la densità massima è stata rilevata per gli operatori logistici e per gli autotrasportatori (mediamente una baia ogni 450 m2 circa), in virtù della commistione fra attività di stoccaggio e di transitpoint delle loro piattaforme logistiche. L’altezza massima utile sotto-trave degli immobili Un ulteriore elemento di analisi che permette di approfondire la qualità del parco immobiliare, e di valutare contemporaneamente anche il suo grado di “modernità”, è rappresentato dall’altezza massima utile sotto-trave dei magazzini. L’indagine ha rilevato (figura 5) che gli L’anzianità del parco immobiliare censito L’idea di “modernità” degli immobili a uso logistico è stata quindi approfondita nell’analisi dell’età media del parco immobiliare italiano: considerando l’anno di realizzazione degli immobili censiti (figura 6), è possibile osservare un picco in corrispondenza di magazzini realizzati dopo il 2006 (circa il 40%). Le numerose recenti realizzazioni di magazzini sono interpretabili come indice di un’accresciuta consapevolezza della necessità di dotarsi di impianti nuovi e maggiormente funzionali per poter meglio affrontare le sfide di una moderna logistica, attività sempre più strategica nell’ambito dei processi aziendali. Tuttavia, la percentuale di immobili obsoleti, ovvero costruiti prima del 1995, è ancora elevata e si attesta a circa il 40% delle realizzazioni censite. Da ciò emerge come lo svecchiamento del parco immobiliare sia ancora una realtà lontana dall’essere raggiunta, nonostante siano stati appunto rilevati segnali incoraggianti in questa direzione. Nello specifico, le imprese manifatturiere (piccole, medie e grandi) rappresentano i casi più numerosi di aziende che hanno realizzato il magazzino prima del 2000. Al contrario, gli operatori logistici hanno realizzato magazzini soprattutto dal 2006 in poi, dimostrando maggiore dinamicità nei confronti del rinnovamento dei propri “spazi di lavoro” e cogliendo maggiormente le opportunità di un settore in sviluppo quale l’immobiliare logistico, soprattutto negli ultimi anni. Figura 6 - Anno di realizzazione dei magazzini censiti nell’indagine. Le differenti modalità di realizzazione delle operazioni immobiliari È interessante analizzare congiuntamente l’anzianità degli immobili e le scelte riguardanti la modalità di realizzazione delle operazioni immobiliari (figura 7). Dall’indagine emerge come gli impianti logistici più recenti (post 2000) siano stati costruiti principalmente con realizzazioni edili da prato verde (40%), come stipulazione di un contratto di affitto di immobili sul mercato (23%) o come espansione di magazzini esistenti (18%). La preferenza per la realizzazione da prato verde è rimasta sostanzialmente costante nel corso del tempo. La stipulazione di un contratto di affitto di immobili sul mercato, invece, ha registrato maggiori preferenze negli ultimi anni, superando dopo il 2000 l’espansione di magazzini esistenti (dal 18% al 23%). Analogamente, il ricorso alla terziarizzazione del magazzino a un operatore logistico è stata nel tempo adottata da un numero crescente di aziende (dal 4% dei casi ante 2000 al 12% dei casi post 2000). Evidentemente, l’effetto della recente e rilevante crisi ha imposto maggiore prudenza nelle scelte strategiche di investimento in immobili da parte delle aziende. Approfondendo l’analisi e studiando congiuntamente il tipo di azienda e le scelte riguardanti la realizzazione dell’operazione immobiliare, emerge come lo sviluppo da prato verde sia la modalità maggiormente adottata da ogni tipo di azienda. Tuttavia, è bene indicare che circa un terzo delle piccole aziende giugno 2012 rispetto alle proprie esigenze logistiche, nondimeno, tali aziende si dichiarano nella quasi totalità dei casi soddisfatte dell’altezza utile del proprio magazzino e pertanto sembrano non manifestare necessità e propensione verso un maggiore sfruttamento volumetrico degli immobili. Analogamente, anche le aziende rientranti nelle altre tipologie considerate esprimono un grado di soddisfazione elevato rispetto all’altezza dei propri immobili (80% delle aziende complessive). Fra queste, gli operatori logistici, i distributori e le grandi aziende manifatturiere sono dotati di immobili di altezza utile superiore a 8 m ed evidentemente adeguati alle loro esigenze. 25 immobili “bassi” (ovvero di altezza utile non superiore a 6 m) costituiscono solo il 15% del campione, mentre gli immobili “alti” (cioè di altezza utile pari ad almeno 10 m) ammontano a oltre il 50% del campione analizzato. Sembrerebbe quindi che in termini di altezza utile il parco immobiliare abbia subito un deciso svecchiamento, in quanto studi precedenti (si veda ad esempio “Gli immobili logistici: il mattone che cresce”, di D. Bella e F. Dallari, pubblicato sul numero di aprile 2005 di Logistica) indicano come oltre il 60% dello stock di immobili fosse caratterizzato da altezze utili molto ridotte e pertanto non fosse adatto alle moderne esigenze di stoccaggio e movimentazione. Dall’analisi dell’evoluzione temporale emerge un trend verso la realizzazione di immobili di altezza progressivamente maggiore. Tuttavia, è importante sottolineare che le piccole aziende continuano a operare con edifici di altezza limitata: oltre il 50% delle PMI gestisce magazzini di altezza non superiore agli 8 m e l’analisi temporale non evidenzia evoluzioni verso altezze maggiori. Dall’analisi del grado di soddisfazione 26 giugno 2012 Indagine manifatturiere ha realizzato il proprio magazzino come espansione di un immobile già esistente. Ciò è indice del fatto che, soprattutto considerando il tipico ruolo di magazzino di fabbrica annesso alla produzione nel caso delle PMI, per tali soggetti può risultare preferibile sfruttare al massimo le potenzialità di stoccaggio e movimentazione dei propri immobili o le volumetrie dei terreni già in possesso, piuttosto che modificare profondamente l’assetto della propria rete logistica. Il regime di proprietà scelto dagli utenti I risultati dell’indagine indicano che il possesso di magazzini in qualità di immobilizzazione materiale aziendale spicca come il regime di proprietà più diffuso (45% del campione), Figura 8 - Adozione delle diverse tipologie di regime di proprietà dei magazzini. Gli attori della filiera coinvolti nelle operazioni immobiliari Le soluzioni immobiliari censite nell’indagine sono state ulteriormente caratterizzate investigando quale attore della filiera dell’immobiliare logistico è stato coinvolto Figura 7 - Modalità di realizzazione dagli utilizzatori per delle operazioni immobiliari (ante e post 2000). la realizzazione delle operazioni. Come riportato seguito dall’affitto di lungo in figura 9, nel caso di periodo (ovvero contratti realizzazione da prato verde di durata non inferiore ai 3 i costruttori rappresentano anni - 35%). In particolare, l’attore maggiormente ben il 43% delle aziende coinvolto nel processo di manifatturiere ha optato per sviluppo del magazzino (43% il regime di proprietà pieno, dei casi). Nel caso invece di mentre solo circa il 40% degli acquisizione di un immobile operatori logistici preferisce esistente, il 29% delle aziende l’affitto (figura 8). Nonostante si è rivolto direttamente la maturità del settore ai proprietari. Ciò è stato immobiliare logistico nel rilevato anche per gli nostro Paese (e diversamente operatori logistici, i quali nel da quanto avviene all’estero, 60% dei casi si sono rivolti dove del resto la presenza di direttamente ai costruttori fondi di investimento è ancora per la realizzazione di maggiore), il mercato non è nuovi immobili oppure ai evidentemente ancora pronto proprietari per l’acquisto di per ricorrere a un approccio magazzini. di maggiore variabilizzazione Analizzando congiuntamente dei costi legati agli spazi di tali risultati con il periodo di warehousing. Infatti, le aziende realizzazione dell’operazione preferiscono spesso considerare immobiliare, sembra che i il magazzino anche come broker e i consulenti abbiano una forma di investimento, ottenuto un maggiore piuttosto che ricorrere all’affitto coinvolgimento nelle di spazi di stoccaggio come operazioni soprattutto negli costo variabile. ultimi anni: mediante la Figura 9 - Gli attori della filiera dell’immobiliare logistico coinvolti nelle operazioni. proposta di servizi a valore aggiunto, tali attori hanno accresciuto la visibilità del supporto strategico offerto agli utilizzatori, anche per decisioni di grande importanza quale la localizzazione dei nuovi immobili. La possibilità di sfruttare il trasporto intermodale e le sinergie dei poli logistici Ricollegandosi alle decisioni strategiche di localizzazione, è stata analizzata la propensione delle aziende a insediare il proprio magazzino nelle vicinanze di interporti/scali ferroviari o all’interno di un polo logistico. La prima scelta (figura 10) è stata valutata come sufficientemente importante dalla maggior parte delle aziende (54% degli intervistati). Fra queste, gli operatori logistici ne sono i maggiori sostenitori, seguiti dalle grandi imprese manifatturiere e dai distributori. Tale risposta è da considerarsi sia alla luce dei maggiori flussi logistici (anche internazionali) gestiti da tali soggetti, sia delle economie di rete e di scopo derivanti dall’insediarsi presso un interporto. Non sembra presente al contrario alcun legame fra la propensione verso la localizzazione del magazzino presso un interporto e il periodo di realizzazione degli immobili. Infatti, nonostante le recenti e numerose campagne di sensibilizzazione nei confronti di modalità di trasporto maggiormente sostenibili (quali l’intermodale), le aziende non hanno modificato nel corso degli anni il proprio giudizio rispetto alla vicinanza dei magazzini a interporti/scali Conclusioni L’indagine sul campo ha consentito di evidenziare numerosi elementi per comprendere la condizione e le prospettive del settore immobiliare per la logistica, secondo la visione degli utilizzatori. Sono emersi interessanti spunti di riflessione: ci troviamo infatti di fronte a un parco immobiliare che nel corso degli anni ha vissuto una profonda trasformazione sia dal punto di vista dimensionale, sia dal punto di vista delle caratteristiche realizzative. Immobili di dimensioni considerevoli e dotati di elevate altezze utili sottotrave rappresentano la tendenza costruttiva e la propensione riscontrata presso gli utilizzatori negli ultimi anni, anche se, come evidenziato, lo svecchiamento del parco immobiliare è ancora lontano dall’essere completamente raggiunto. Ciò è dovuto, in primis, a scelte effettuate in passato da parte delle aziende adottando un approccio alla pianificazione non sempre sufficientemente consapevole della strategicità di tali decisioni. In secondo luogo, il mancato svecchiamento del parco immobiliare deriva anche da un’offerta di immobili in affitto che deve essere probabilmente meglio supportata, accompagnata da una pianificazione strategica maggiormente pervasiva e da servizi a valore aggiunto per gli utenti Figura 11 - Importanza della localizzazione del magazzino all’interno di un polo logistico. che mettano in luce il ruolo fondamentale di sviluppatori e broker nel processo di trasformazione del settore immobiliare logistico. Informazioni quali il numero di rispondenti e la qualità delle risposte registrate nell’indagine rivelano in ogni caso un forte interesse da parte degli utilizzatori nei confronti del settore degli immobili per la logistica. Analizzando i risultati della ricerca, poi, emerge una decisa propensione degli utilizzatori verso la ricerca di soluzioni immobiliari che permettano di soddisfare sul medio/lungo periodo le esigenze di stoccaggio e di movimentazione. Le caratteristiche realizzative dei magazzini censiti indicano, specialmente negli ultimi anni e per quanto concerne gli operatori logistici, una netta preferenza per la ricerca di immobili “moderni” e di qualità, dimostrando altresì un’accresciuta consapevolezza da parte degli utilizzatori della strategicità delle realizzazioni immobiliari a supporto delle operations logistiche. Tali evidenze rappresentano una serie di opportunità, ma anche di sfide, che la filiera dell’offerta e gli operatori di mercato dovranno saper cogliere e affrontare al fine di contribuire all’evoluzione e allo sviluppo del settore immobiliare per la logistica in Italia. K © RIPRODUZIONE RISERVATA Bibliografia ✓ S. Bologna, D. Aponte, S. Curi, V. Marzano, “Scenari adriatici - Studio per gli Interporti di Bologna, Padova, Verona Q.E.”, Working Paper, febbraio 2011 ✓ F. Dallari, S. Curi, “Network Milano – Morfologia dei flussi logistici internazionali”, ed. Bruno Mondadori, 2010 ✓ Unicredit, “Movin’ on up – nuove sfide per il sistema logistico italiano”, Studi di settore – Working Paper, luglio 2010 ✓ UIR/CENSIS, “Il disegno dell’interportualità italiana. Fattori di crescita, sviluppo della logistica e dinamiche territoriali”, ed. Franco Angeli, 2009 ✓ Creazza, F. Dallari, “Il settore immobiliare per la logistica: panoramica europea, analisi del mercato italiano e studio delle strategie localizzative”, LIUC Paper n.195, ottobre 2006 ✓ D. Bella, F. Dallari, “Gli immobili logistici: il mattone che cresce”, Logistica, aprile 2005 giugno 2012 Figura 10 - Importanza della vicinanza di un interporto/ scalo ferroviario al proprio magazzino. 27 ferroviari. Diversamente, le aziende ritengono meno importante effettuare scelte di localizzazione che contemplino la possibilità di insediare il magazzino all’interno di un polo logistico: il 53% delle aziende non ritiene interessante tale opportunità (figura 11). Con riferimento alla tipologia di imprese, gli unici attori che ritengono importante disporre di un magazzino in un polo logistico sono gli operatori logistici e gli autotrasportatori. Le piccole imprese, infatti, sono maggiormente vincolate anche dalla necessità di disporre di un magazzino di fabbrica direttamente a valle dei reparti produttivi (difficilmente ri-localizzabili), mentre le grandi imprese manifatturiere e i distributori probabilmente preferiscono non usufruire di spazi condivisi con altri attori o potenziali competitor. Un’ulteriore possibile spiegazione connessa ai limitati consensi ricevuti dall’importanza di insediare il magazzino all’interno di un polo logistico può essere proposta tenendo in considerazione anche la ridotta diffusione di tali strutture sul territorio nazionale, che ne riduce la percezione di rilevanza da parte delle aziende.