L’Educatore non è l’animatore di un villaggio turistico Interviene dentro le esperienze di vita delle persone in evoluzione, per attraversare insieme momenti di crisi (dal greco KRINEIN: distinguere, giudicare) - eventi che modificano l’assetto fisico e psicologico “destrutturazione” personale e ambientale rottura di sistemi di riferimento e di significato passaggio di “fasi evolutive” Compiti evolutivi nuovi Educare è un mestiere concreto • Si realizza nella “dualità” di un incontro • Si concretizza nell’offrire risposte alle richieste di significato nessuna proposta preconfezionata entrare dentro la crisi La richiesta (implicita oppure esplicita) del minore è un “dato oggettivo” e rappresenta il “principio del lavoro educativo” Il rapporto educatore\minore si costruisce dentro la crisi ed ha origine dal tentativo di contattare il bisogno educativo dell’interlocutore • Leggere\interpretare il bisogno dell’utenza (disagio) • Instaurare una relazione d’aiuto (richiesta di aiuto e risposta coerente al bisogno) Rapporto asimmetrico Non si può non comunicare (primo assioma della comunicazione) Watzlawick P. – Beavin J. – Jackson D., Pragmatica della comunicazione umana, Astrolabio, Roma, 1971. • Ogni comportamento è comunicazione • Che esprime sempre un BISOGNO • di RICONOSCIMENTO La vita si esprime nella “Volontà di Significato” “Trovare un senso condiviso… uno scopo” trovare un senso/significato (LOGOS) riconosciuto V. Frankl, logoterapia e analisi esistenziale J Bruner, la ricerca del significato Il bisogno di essere riconosciuti • Esisto perché qualcuno mi riconosce (mi nomina – mi attribuisce un ruolo) • Esisto perché qualcuno mi accudisce • Esisto perché partecipo a qualcosa • Esisto perché ho cura di qualcuno Noi siamo esseri relazionali La relazione ci riconosce e ci definisce Definizione, auto-definizione e RICONOSCIMENTO teoria dei ruoli di Parsons Talcott: ruolo e aspettative di ruolo (Parsons T., Il sistema sociale, Edizioni di Comunità, Milano, 1965) • Il ruolo ci definisce e identifica • Non riusciamo a pensarci senza attribuirci un ruolo L’azione sociale (degli individui e dei gruppi): 1. orientata da reciproche aspettative di ruolo connesse alle rispettive posizioni di status, 2. definite dagli stessi attori sociali in base a elementi sia oggettivi sia soggettivi, 3. nell’ambito di una determinata situazione sociale. Il ruolo ci definisce e identifica Non riusciamo a pensarci senza attribuirci un ruolo Ognuno “interpreta” (gioca = to play) un ruolo Ognuno attiva su di se una serie di “racconti” coerenti con il ruolo vissuto, per giustificare i propri comportamenti dentro quel ruolo. Domanda esistenziale: CHI SEI TU? Risposta fenomenologica: IO SONO UN RUOLO Il Ruolo NON E’ SOLO UN RUOLO PRESCRITTO (STATUS) È un vissuto Moreno, la vita umana come rappresentazione Goffman, maschere senza volto Ognuno gioca e narra un ruolo • Su se stesso (definendo la propria identità) • Sugli altri (attribuendo ruoli e aspettative) • Sul mondo (interpretando gli eventi, e cercando i significati) Ognuno gioca e narra un ruolo Rappresentando se stesso Frida Kahlo (1907- 1957) - autoritratto Oskar Kokoschka (1886 – 1980) autoritratto 1917 Ognuno gioca e narra un ruolo Rappresentando gli altri Tiziano, il duca d’Alba Ognuno gioca e narra un ruolo Interpretando il mondo sulla storia raccontata si costruisce il mito I MITI SONO RACCONTI CONDIVISI CHE: • Spiegano-interpretano una storia (passato) • Incarnano un ideale (futuro) • Guidano il presente (offrono un modello) Il mito di Prometeo • L’eroe solitario che sfida “il padre” • per un bene dei “fratelli” • Paga le conseguenze del suo comportamento L’Eroe Romantico che ha segnato l’Occidente dalla fine del Medioevo al ‘900 Il mito di Narciso • Eroe solitario che sfida il mondo • Per un “bene” individuale che non ha contenuto (il contenuto è se stesso) • Ha bisogno di “automantenere” le sue prestazioni • Sfida se stesso (il gioco del solitario) • No limits (Empedocle, l’Ulisse di Dante) L’auto-esposizione, l’auto-manipolazione, la “bella morte” Esempi di rap-presentazione della realtà Il mito di Venere - Narciso IL MITO QUINDI…: • • • • • Veicola le aspettative Determina i giudizi e le valutazioni Influenza la comunicazione Conferma\disconferma i comportamenti Condiziona la lettura dei bisogni Questi MITI sono “adesivi” • Impediscono il distanziamento, la riflessione • La realtà è “pacificata”, “facile”, “impossibile” L’adesione comporta un “agito immediato” (acting out) Il disagio è nell’obbligo ad agire un modello senza NARRAZIONE senza LOGOS un modello di educatore inquietante • una educazione che “provoca” … impegni evolutivi prossimali (Vigosky) – rischio educativo/libertà • non consolatrice – nè destrutturante Non “si appiattisce” sul presente Non “scaglia” nel futuro senza obiettivi Erikson Erik (1902 - 1994) mise a punto un modello dello sviluppo dell’individuo che considera l’intero ciclo di vita, dall’infanzia alla vecchiaia. Il modello si articola in otto tappe, ciascuna caratterizzata da un compito che l’individuo deve affrontare. Età – anni Compito evolutivo dell’io Persone di riferimento Funzioni fondamentali Attività e problemi 0 -1 Infanzia Fiducia Sfiducia Madre Ricevere Dare Fiducia basata sull’esperienza, prevedibilità e influenzabilità del mondo 2–3 Fanciullezza Autonomia Dubbio-vergogna Genitori Famiglia Trattenere Lasciare Deambulazione, verbalizzazione, controllo di se, autostima 4–5 Gioco Iniziativa Senso di colpa Famiglia Coetanei Fare (eseguire) Fare (giocare) Conquista del mondo 6 – 12 Scuola Industriosità Senso d’inferiorità Classe Amici Fare le cose insieme Necessità della approvazione degli altri, competizione 13 – 18 Adolescenza Identità Confusione di ruoli Coetanei Extrafamiglia Essere se stessi Maturazione e identità sessuale Ricerca dell’identità personale 19 – 25 Giovane ad. Intimità Isolamento Partners Amicizie Trovare se stessi in un’altra persona Confronto con gli altri, desiderio di intimità affettiva 26 – 40 Adulto Generatività Stagnazione Lavoro Famiglia Solidarietà Prendersi cura Necessità di generare sia nel lavoro che nella famiglia Over 40 Maturità Integrazione dell’io Disperazione L’umanità e la specie Essere ancora Essere stato L’uomo è quello che è o quello che ha fatto. Lasciare il segno. Erikson E., Infanzia e società, Armando Editore, Roma 1966. Il rapporto educatore-minore vive della “delicatissima” dinamica di: • Strutturare (le certezze della “struttura”, la sicurezza, il conosciuto, la cura, il passato) • Destrutturare (la provocazione, la spinta, l’incertezza, il futuro) • Ristrutturare (il progetto, l’accompagnare, il presente) “L’adulto si rende “maestro” – facilitatore, interlocutore, propositore di saperi – mostrandosi dunque, per primo, in una situazione di incompiutezza in quanto forma, apparentemente formata, che cerca di dar forma non più agli altri (come nella vecchia pedagogia) ma alle proprie azioni e ai propri pensieri. Dove l’unica certezza è costituita dal fatto di trovarsi: 1) in re-lazione (di essere insieme, occasionalmente o meno, e di agire una qualche res, ovvero un contenuto, che giustifica e istituisce l’incontro); 2) in narr-a-zione (di agire attraverso le parole per poter comprendere il senso della propria azione)”. D. Demetrio, “la fatica di essere adulto”, in Animazione sociale, 10, 1993 pp. 3233.