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( LE PROVE DI SPIRITO /2 )
Lorenzo Cerretani (a sinistra), esperto assaggiatore dell’Università di Bologna e Marino Giorgetti, presidente dell’Organizzazione esperti assaggiatori e capo panel sia del concorso
internazionale Sol di Verona sia di Orolio, in degustazione vicino un’antica pressa in legno conservata al Museo di storia dell’arte olearia dell’Abruzzo di Loreto Aprutino (Pescara).
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L’Abruzzo è da sempre terra vocata all’olivicoltura
e i suoi extravergine sono per qualità tra i
migliori della produzione italiana. Come dimostra la
selezione degustata in occasione di Orolio
Quella
profumatissima
dozzina
di Pierluigi Gorgoni foto di Filippo Maria Caroti
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Un’esile striscia di spiagge da lasciarsi indietro per poi incontrare
un’aria antica e feconda. Poi, il graduale sollevarsi in dolci pendii
collinari che frusciano delle foglie verdi e argentate delle distese di
olivi, e fino all’entroterra ancora il verde dei cerri, dei lecci, dei faggi e dei castagni, ora più intenso e fitto, ora più rarefatto e tenace fra
rocce e declivi che si fanno ripidi e scoscesi fino alle coste del Gran
Sasso. Dalle fertili vallate dell’Aterno alla piana del Fucino, dai colli Chietini alla Maiella, l’Abruzzo conserva quel suo prezioso alone
di terra degli antichi mestieri, della tutela dei prodotti tradizionali.
In mezzo a un viaggio per gli oli di Abruzzo, d’ora in poi sarà obbligata pure la sosta all’Oleoteca regionale e al Museo di storia dell’arte olearia d’Abruzzo di Loreto Aprutino, la cui inaugurazione è arrivata al culmine del concorso regionale Orolio organizzato dall’Oea
(Organizzazione esperti assaggiatori) che ha valutato organoletticamente i 101 oli partecipanti, confermando l’altissimo livello qualitativo raggiunto dalle migliori produzioni olearie regionali. Si andrà
oltre la chioma sempreverde degli oliveti che, nell’ondeggiare di valli e di colli segnano un paesaggio appuntato di splendide rocche e di
borghi antichi di pietra che assai spesso riservano il tratto toccante
del passato immutato. Si avvertirà che l’alito di una cultura rurale,
nutritasi nei secoli per minute contrade e monasteri, è ora tutelato e
promosso per una cooperazione tra enti, istituti e volontà che hanno
saputo salvaguardarne il valore. Qui in Abruzzo, non da adesso. Rispetto all’olio, basti ricordare che nel comune di Città Sant’Angelo ha
sede l’Istituto sperimentale elaiotecnica del ministero dell’Agricoltura, l’unico a occuparsi interamente di olio di oliva e olive da mensa, famoso in tutto il mondo avendo negli anni sfornato numerosi e
importanti lavori scientifici che hanno caratterizzato le conoscenze
su questo prezioso alimento, che dedica i suoi studi agli aspetti chimici, tecnologici e di trasformazione e dispone anche di un’azienda
agraria con numerose varietà di olivo coltivate. L’Abruzzo, come già
accaduto per il vino, anche per l’olio va innestando accanto all’esperienza atavica della produzione l’applicazione necessaria di studi agronomici e merceologici sempre più efficaci.
Queste riflessioni accompagnavano, il 23 aprile, a Loreto Aprutino,
l’inaugurazione dell’Oleoteca regionale e del Museo di storia dell’arte olearia d’Abruzzo. Allestito sotto la direzione tecnica e scientifica
dell’architetto Walter Pellegrini, funzionario della Soprintendenza per
i beni archeologici dell’Abruzzo, nasce grazie alla fruttifera collaborazione sorta nel 1996 tra l’Arssa (Agenzia regionale per i servizi di
sviluppo agricolo), l’allora ministero per i Beni culturali e ambientali, il Comune di Loreto Aprutino, attualmente coadiuvati dalla nuova
Direzione regionale per i Beni culturali e paesaggistici per l’Abruzzo, dall’Archivio di Stato di Pescara e dalla Provincia di Pescara, con
AZIENDA AGRICOLA FORCELLA
AZIENDA AGRICOLA PERSIANI
CITTÀ SANT’ANGELO (PE)
MONOVARIETÀ INTOSSO
ATRI (TE)
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA
L’olio monovarietale più apprezzato alla rassegna Orolio si è anche affermato all’ultima edizione del Sol d’oro di Verona. All’olfatto presenta un fruttato di oliva di
intensità media di tipo verde. Si susseguono altre sensazioni gradevoli (l’erba tagliata, nonché i pinoli e la
frutta secca). Elevata l’intensità gustativa del piccante.
Piacevole il gusto amaro, bassa l’intensità del dolce.
Buono l’equilibrio (bottiglia da 500 ml: 11 euro).
Di intensità media risulta il fruttato verde. Ad arricchirne il profilo montano le note secondarie tra cui si rintracciano ricordi di mandorla e pinolo. Al gusto l’intensità del fruttato risulta meno elevata. Dapprima prevale il piccante che alla lunga si stempera liberando più
nettamente la nota amara. Olio dall’equilibrio eccellente e dal prezioso incedere. Davvero convincente
(bottiglia da 500 ml: 10 euro).
VOTO
VOTO
OLIO & OLIVI OF URSINI
AZIENDA AGRICOLA FORCELLA
FOSSACESIA (CH)
OPERA MASTRA
CITTÀ SANT’ANGELO (PE)
DOP APRUTINO PESCARESE
Quest’olio, una miscela delle varietà Gentile di Chieti,
Dritta, Ascolana tenera e Toccolana, è caratterizzato
dal fruttato di oliva di tipo verde di media intensità. La
sua peculiarità è riconducibile alle sensazioni gradevoli secondarie, dove sono più accentuate quelle di peperone. Al gusto, una lieve sensazione di piccante. Poco intenso l’amaro; prevale il dolce. Buona l’armonia
(bottiglia da 500 ml: 9,50 euro).
Un altro prodotto di eccellenza dall’azienda di proprietà di Gianni e Paolo Iannetti. Il fruttato presenta un’intensità medio-alta di tipo verde. All’olfatto è caratterizzato dall’odore di mandorla. Al gusto si conferma la
sensazione di mandorla amara che risulta in equilibrio
con i sentori dolci e piccanti. Si intrecciano suadenti le
note verdi ed erbacee. Eccellente l’equilibrio gusto-olfattivo (bottiglia da 500 ml: 11 euro).
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VOTO
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il patrocinio dell’Aipai (Associazione italiana per il patrimonio archeologico industriale) e dell’International committee for the conservation of the industrial heritage. Nel contesto di un’architettura ispirata alla sobria funzionalità degli antichi torchi idraulici di metà ’800,
composti da un basamento e una cimasa e collegati da sottili colonne imbullonate, si raccoglie un’esposizione della produzione delle
migliori aziende regionali, che assai probabilmente verranno poi
commercializzate, all’interno di teche in legno e vetro allestite accanto a reperti storici. Quindi, un rinsaldare il legame tra territorio e
le sue produzioni riallacciandole a strategie promozionali e commerciali mirate. Il Museo, dotato con grande dovizia di strumenti provenienti da opifici dalla metà dell’800 ai giorni nostri, riesce a tracciare, dai torchi in legno massello ai torchi idraulici metallici, uno spaccato
importante dell’agricoltura abruzzese avvalendosi di materiale informativo, testi e immagini, e
anche di volumi di pregio reperiti all’interno della prestigiosa biblioteca storica di proprietà della famiglia Casamarte di Loreto Aprutino.
Qui l’agricoltura ha radici saldissime e, come
certificato da recenti ritrovamenti archeologici,
l’ulivo era coltivato fin da epoche remote. Le pri-
me testimonianze della vocazione olivicola dell’Abruzzo risalgono al
periodo della dominazione romana, quando le misure protezionistiche
adottate da Roma favoriscono un’espansione dell’olivicoltura e anche
dell’industria olearia. Virgilio racconta del fiorire degli oliveti nella
Marsica, Ovidio ne testimonia la produzione nella valle Peligna. In
tutta l’età imperiale le innumerevoli relazioni commerciali tra i municipi romani d’Abruzzo e l’Urbe erano quasi esclusivamente rivolte ai
prodotti agricoli: vino, cereali e olio. Con la caduta dell’impero romano arriva una lunga fase di regresso. A partire dal XII secolo i monaci cistercensi determinano, assieme a una ripresa dello sviluppo economico e sociale della regione, anche un’importante ripresa dell’agricoltura, in declino dopo le invasioni barbariche e
la dominazione longobarda, e pongono le basi per
un’attività di selezione e una ripresa della coltivazione dell’olivo che probabilmente avviene all’interno di quelle abbazie, come S. Clemente a
Casauria, S. Giovanni in Venere, S. Maria Arabona, celebri per la loro operosità. Un nuovo periodo di decadenza dell’agricoltura abruzzese coincide con la dominazione spagnola. A partire però
dai primi anni dell’800 avvengono importanti trasformazioni socioeconomiche: il latifondo feuda-
Qui l’ulivo
è coltivato fin
dai tempi
del dominio
romano
AZ. AGRICOLA NATALE PRESUTTI
AZIENDA AGRICOLA NADIA FORNI
CITTÀ SANT’ANGELO (PE)
OLIO DELL’ANGELO MONOCULTIVAR DRITTA
MONTEBELLO DI BERTONA (PE)
DOP APRUTINO PESCARESE
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA
Questo prodotto si deve alla passione con cui Livio e
Alessandra Presutti conducono l’azienda di famiglia. Le
caratteristiche rispecchiano quelle varietali. Un fruttato
di elevata intensità di tipo verde sia all’olfatto sia al gusto. Stessa intensità per i sentori gustativi amaro e dolce, prevale il piccante di media e di lunga intensità. Caratterizzato dai sentori gradevoli di erba e di mandorla.
Ottima l’armonia (bottiglia da 750 ml: 14 euro).
È prodotto con un contributo consistente di olive della varietà Dritta. La sensazione olfattiva che ricorda il frutto
verde dell’olivo ha un’intensità medio-alta. Deciso l’odore di mandorla, dalle note verdi-erbacee. Al gusto si percepisce subito il sentore erbaceo, persistente, che ricorda la mandorla amara. Leggero il piccante, in armonia
con il dolce. Buon equilibrio (lattina da 1000 ml: 12 euro).
VOTO
VOTO
AZ. AGRICOLA GIANLUIGI RUSCITTI
AZ. CARMELINA SONSINI-LUPONE
COLLEMINUCCIO DI TERAMO (TE)
RUSCITTI DI COLLEMINUCCIO
TOCCO DA CASAURIA (PE)
DOP APRUTINO PESCARESE
Olio prodotto da una miscela di varietà di olive e proposto, fuori dalle Dop, nell’originale anfora in vetro scuro.
Il fruttato è di media intensità. Sia al gusto sia all’olfatto è caratterizzato da un sentore che ricorda la mandorla. Ma non solo. A ispessirne il carattere al gusto, si distinguono anche nitide note erbacee. L’amaro risulta abbastanza persistente. Il piccante è invece meno intenso. Buona l’armonia (anfora da 500 ml: 5 euro).
Sulle colline pescaresi è diffusa la varietà Toccolana,
ammessa dalla Dop Aprutino Pescarese. Quest’olio ha
un fruttato di intensità medio-alta. L’aroma di pinolo è
molto evidente. Inizialmente si presenta dolce al gusto.
In seguito, si percepiscono sensazioni di amaro e di piccante con un’intensità media. Le diverse note gustative
si succedono ben equilibrate. Ottima l’armonia gustoolfattiva complessiva (bottiglia da 500 ml: 6 euro).
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le, trasformatosi in latifondo borghese, e le proprietà ecclesiastiche
vengono concesse agli agricoltori con la nascita di grandi proprietà
borghesi e di medie e piccole proprietà contadine, attraverso un cambiamento che si completa verso la fine del secolo grazie all’insediamento stabile nelle campagne. Una testimonianza di quanto l’olivicoltura sia legata indissolubilmente a questo territorio dal punto di vista storico, paesaggistico ed economico può ravvisarsi nella presenza
della pianta di olivo o di sue rappresentazioni stilizzate negli stemmi
araldici delle antiche casate locali. Intorno alla coltura dell’olivo si è
creato in questa zona, nel corso dei secoli, un insieme organico di relazioni sociali, culturali ed economiche legato a sagre e mostre ma
anche, sul versante produttivo, a cooperative di
produttori e a frantoi, realtà che entrano fra loro in
connessione e costituiscono un ambito produttivo
vitale e dinamico. E si arriva ai giorni nostri. Marino Giorgetti, presidente dell’Organizzazione
esperti assaggiatori e capopanel del concorso internazionale Sol di Verona, fornisce i dati salienti del comparto: «L’olivicoltura abruzzese pesa
per circa il 5% sul totale nazionale e negli ultimi
anni la produzione si è sempre più qualificata.
Estesa su gran parte del territorio regionale, ma
concentrata soprattutto nella collina litoranea, è diffusa in particolar
modo nelle province di Chieti e di Pescara, seguite a distanza dalla
provincia di Teramo e dell’Aquila. L’olio prodotto in Abruzzo è per la
quasi totalità extravergine. La qualità elevata raggiunta dai prodotti
regionali si deve al patrimonio varietale, alla concentrazione del periodo di raccolta nonché all’alto numero di frantoi che permette una
lavorazione continua e una riduzione dei tempi di stoccaggio. Tutti
questi elementi hanno contribuito all’affermazione dei prodotti abruzzesi in concorsi e guide dedicate all’olio di oliva».
L’olio prodotto, circa 250mila quintali l’anno in media, pone l’Abruzzo
ai primi posti in Italia, con 9 milioni di piante su circa 47mila ettari. La
diversità di cultivar, insieme alla variazione del
clima, porta a differenti varietà di extravergine. Si
trovano oli dal profumo leggero e delicato nelle
zone collinari, dal gusto intenso fruttato leggermente piccante e amaro nelle zone più interne e
tante varianti e sfumature. Lorenzo Cerretani, della facoltà di Scienze dell’alimentazione di Bologna, a conferma dell’attivissima opera ampelografica in Abruzzo, rimarca: «In una recente pubblicazione sono state catalogate 21 varietà nel territorio della regione Abruzzo. Tuttavia le più dif-
Sono state
catalogate 21
varietà
nel territorio
regionale
AZIENDA AGRICOLA EPIFANO
AZ. AGRICOLA LA SELVA D’ABRUZZO
LORETO APRUTINO (PE)
RE FIORE - DOP APRUTINO PESCARESE
MOSCUFO (PE)
DA AGRICOLTURA BIOLOGICA
Loreto Aprutino è uno dei principali centri olivicoli abruzzesi, dove prevale la varietà di olivo Dritta, alla base di
questo olio monovarietale che all’olfatto presenta un
fruttato di oliva intenso di tipo verde, insieme a note di
mandorla e di pinolo. Al gusto, evidenti sentori di erba
e carciofo. L’amaro è intenso e persistente. Più lieve il
piccante. Alla fine si evidenzia una nota dolce. Buon
equilibrio (bottiglia da 750 ml: 12 euro).
Olio prodotto da olive coltivate, nei paraggi del paese
di Moscufo, con i sistemi dell’agricoltura biologica e
frante all’interno della stessa azienda. Frutto di una
miscela di diverse varietà con prevalenza della cultivar
Dritta, rivela un’immediata piacevolezza. Offre un fruttato di oliva di media intensità al naso. Sentori di mandorla all’olfatto e al gusto. È prevalentemente dolce.
Ottimo equilibrio (bottiglia da 750 ml: 7,50 euro).
VOTO
VOTO
FRANTOIO SUSI
AZIENDA AGRICOLA PARDI
INTRODACQUA (AQ)
MANOPPELLO (PE)
DOP APRUTINO PESCARESE
Olio dal distinto carattereprodotto con prevalenza di olive della varietà Rustica, autoctona della valle Peligna.
All’olfatto, fruttato di oliva di grande intensità, marcate
note erbacee e, in particolare, peculiare odore di pomodoro maturo. Anche al gusto sono evidenti le note erbacee. L’amaro e il piccante di intensità medio-alta non sono troppo persistenti. In seguito compare una nota dolce. Eccellente equilibrio (bottiglia da 500 ml: 5 euro).
L’olio prodotto da questa azienda agricola, che si
estende per oltre 100 ettari sulla par te destra del fiume Pescara, svela un fruttato di oliva di media intensità. Evidenti all’olfatto alcune note che ricordano la mandorla. Al gusto si presenta inizialmente dolce, in seguito appaiono l'amaro e il piccante, che aumentano
progressivamente. Il piccante persiste. Buona armonia
gusto-olfattiva (bottiglia da 500 ml: 5,50 euro).
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fuse sono la Gentile di Chieti, nella zona teatina, la Dritta e la Toccolana nel Pescarese e la Tortiglione nel Teramano. Tra le varietà più interessanti per le caratteristiche sensoriali si trova la Dritta, autoctona
della provincia di Pescara, caratterizzata da un buon contenuto in sostanze fenoliche che si riscontra anche a livello gustativo per le note
amare e piccanti ben marcate. Altrettanto interessante la varietà Tortiglione, che produce oli di buona qualità con spiccato gusto amaro. Molto particolare è la varietà Rustica, dalla quale si ricavano oli con sentori olfattivi molto peculiari e assimilabili al pomodoro maturo».
L’Abruzzo presenta tre oli Dop: Aprutino Pescarese, Colline Teatine,
Colline Teramane Pretuziano. L’Aprutino Pescarese è stato uno dei
primi oli italiani a ricevere, nel 1996, il riconoscimento della Denominazione di origine protetta. Il nome della Dop deriva dall’antico nome
dell’area vestina della provincia di Pescara, nel
cuore d’Abruzzo: Aprutium prima e Aprutina
poi. La zona che va dalle colline della provincia
di Pescara alle aree Vestina, Casauriense e all’alta valle del fiume Pescara è caratterizzata da
un territorio mutevole e da un clima particolarmente temperato, caratterizzato da un perfetto
equilibrio tra esposizione ai venti e umidità: una
condizione che esalta il pregio dell’olio dal gusto consuetamente
fruttato. L’olio Dop è ottenuto da olive Dritta, Leccino o Toccolana in
misura non inferiore all’80%, e da altre varietà presenti negli oliveti nella misura massima del 20%.
La coltivazione dell’olivo nella provincia di Chieti, su cui insiste la
Dop Colline Teatine, risale al II secolo d.C., come indicano i resti di
un antico frantoio presente nella zona. Attualmente, la produzione
oleicola ha assunto un’importanza rilevante per l’economia della zona,
oltre ad aver acquisito un prestigio e un’immagine qualitativa che
vanno ben oltre i confini locali. Se la denominazione è accompagnata
dalla menzione geografica Frentano o Vastese l’area si restringe a determinati comuni della provincia di Chieti. L’olio
Dop è ottenuto dalle varietà di olivo Gentile di
Chieti in misura non inferiore al 50% e di Leccino in misura non superiore al 40%: possono concorrere altre varietà in misura non superiore al
10%. Sotto la menzione geografica Frentano l’olio deve essere ottenuto con le varietà Gentile di
Chieti in misura non inferiore al 60% e Leccino
in misura non superiore al 30%. Con la menzione aggiuntiva Vastese deve essere ottenuto dall’olivo Gentile di Chieti in misura massima del
40%, Leccino in misura non inferiore al 30%,
Moraiolo e Nebbio da sole o congiuntamente per almeno il 10%.
L’olio Pretuziano delle colline teramane prende il nome dai Pretuzi,
popolo italico che visse nel territorio coincidente con l’attuale provincia di Teramo e subì a partire dal III secolo a.C. il dominio di Roma, riuscendo però a preservare la propria identità culturale. Da tale epoca fino ai giorni nostri il termine pretuziano ha, pertanto, inequivocabilmente indicato il territorio delle genti riconducibili alla
provincia di Teramo. Tale termine ha accompagnato le rinomate produzioni di quest’area (Plinio cita più volte nella sua Naturalis historia i vini pretuziani). L’olio pretuziano fu portato al proprio seguito
dai pastori del Teramano nei lunghi viaggi da e per il Tirreno, attraverso la via Salaria, come viene indicato da Catone nel De rustica.
L’olio Dop è ottenuto dalle varietà Leccino, Frantoio e Dritta congiuntamente fino al 75%; il restante 25% è rappresentato da varietà locali minori, tra cui le più diffuse sono il Tortiglione, pianta dal
portamento singolare caratterizzato da un tronco tortile particolarmente vistoso che produce un olio molto ricco di polifenoli tanto da
risultare particolarmente amaro, la Carboncella e la Castiglionese,
rintracciabile soprattutto negli oliveti di Castiglione Messer Raimondo e comuni limitrofi, che presenta i caratteristici rametti lunghi e penduli nella parte bassa della chioma e ha una diffusione limitata. Tre Dop, quindi, ma pure tante storie e tante apprezzabili
iniziative a rimpinguare le fortune di un olio d’oliva che, come dimostrano le valutazioni raggiunte dai migliori campioni dell’ultima
campagna, si erge ai più alti livelli della produzione nazionale.
L’Aprutino
pescarese è
stato uno dei
primi oli
italiani Dop
Qui sopra, uno scorcio di Loreto Aprutino, il paese della provincia pescarese dove il 23 aprile 2006 sono stati inaugurati in contemporanea l’Oleoteca regionale e il Museo di storia
dell’arte olearia d’Abruzzo. Questa è anche l’area che ha dato il nome a uno dei primi oli italiani a cui sia stata riconosciuta, nel 1996, la Dop: l’Aprutino-Pescarese, appunto.
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Spirito di vino - Azienda Agricola Forcella