Vita della Chiesa DIACONATO PERMANENTE: “servizio e carità” C ome annunciato nel numero precedente, proponiamo qui un approfondimento dell’argomento “diaconato permanente” affinché tutti possano comprendere meglio il valore di questo servizio ministeriale e chissà... qualcuno possa magari orientarsi ad esso. Abbiamo attinto, estraendone un ampio stralcio, dall’importante documento “Lettera sul diaconato permanente” pubblicato in data 20 marzo 2008 a firma di mons. Cesare Nosiglia, allora vescovo di Vicenza, oggi nostro Arcivescovo. La Redazione a parola “diacono” vuol dire “servo”, ed indica una peculiare scelta che Gesù stesso ha compiuto nella sua vita terrena. Egli infatti afferma di “non essere venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28). L’espressione “permanente” intende distinguere il diacono, ordinato per diventare poi presbitero, da colui che rimane diacono per tutta la vita. Quest’ultimo può essere celibe o sposato e vive la sua vocazione continuando a svolgere una professione, come tutti i laici. L degli uomini e alla comunità cristiana, per andare oltre le esperienze virtuali e le emozioni, oggi così reclamizzate da una società poco incline a mettere l’accento sulla stabilità dei rapporti interpersonali, familiari e sociali. Questa affermazione lascia già intravedere un aspetto che non è usuale in molti cristiani quando pensano al diaconato permanente, identificato piuttosto come un ministero che si svolge dentro la comunità e per la comunità, prevalentemente all’altare a fianco del presbitero. Questo è certo uno dei compiti del diacono permanente, ma non è l’unico né il prevalente, essendo egli inserito nel mondo da cristiano e da laico, ordinato per “servire” la comunità e i suoi membri prediletti, che sono i poveri e i sofferenti. Egli, come ogni battezzato, è dunque chiamato ad essere testimone del sì di Dio in tutte le esperienze di vita più vere e profonde, dagli affetti al lavoro, alla festa, alla fragilità, al cammino della tradizione e alla responsabilità e fraternità sociale (cfr “Generati per una speranza viva” n.12). […] Il diacono permanente viene scelto per servire la comunità di cui scopre sempre meglio il volto proprio a partire dal suo vivere nel mondo “da laico”, aspetto Lavanda dei piedi - Giotto (1267-1337) - Cappella degli Scrovegni - Padova che rimane anche dopo l’ordinazione. Vivendo così l’appartenenza È proprio questa ordinarietà che lo contraddistinal mondo non da estraneo, egli può apprezzare ancora gue: il rimanere dentro il vissuto concreto di ogni più e meglio la bellezza della comunità cristiana e della giorno, a fianco di tutti i cristiani laici che, in famiglia sua missione. e nel lavoro, vivono la quotidianità della fede. Vi ri[…] Come diaconi permanenti si è chiamati a sermane però, da protagonista, in quanto vuole servire il vire la comunità avendo anzitutto premura per le sinSignore con la testimonianza attiva e propositiva della gole persone che la compongono, a partire da quelle sua fede “predicata con la vita”. più bisognose di cura e di bene. […] Una vita alternativa alla mentalità dominante. Nessuno nella comunità deve sentirsi escluso, emarÈ dunque la scelta della vita come luogo di ascolto, ginato, solo o rifiutato, ma riconoscendone l’uguale didi condivisione, di annuncio, di carità e di servizio il gnità va accolto e amato come un fratello e cercato con segnale incisivo che il diacono intende offrire alla città affetto, così come fa Gesù con la pecorella smarrita e sola. 24 Vita della Chiesa - i diaconi permanenti non sono ordinati per presiedere l’Eucaristia e la comunità, ma per sostenere in questa presidenza il vescovo e il presbiterio; - con la loro disponibilità sono chiamati ad esprimere, secondo la loro grazia specifica, la figura di Gesù Cristo servo, ricordando anche ai presbiteri e ai vescovi la natura ministeriale del loro sacerdozio e animando con essi, mediante la Parola, i sacramenti e la testimonianza della carità, quella diaconia che è la vocazione di ogni discepolo di Gesù e parte essenziale del culto spirituale della Chiesa. È questo il servizio del diacono, che tende sempre ad unire e mai a separare. […] Come Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli mostrandosi vero servo di Dio che si umilia fino alla morte e alla morte di croce, così è chiamato a fare il diacono permanente nella comunità in ogni ambito del suo servizio. […] Diventare diaconi è accogliere una chiamata ad uscire da se stessi, è accettare di venire espropriati, perché questa è la dinamica dell’amore. Un cammino che conduce alla pienezza dell’umanità di Cristo, secondo la nota convinzione dell’apostolo Paolo, che dice: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2, 20). È da questa unione di fede con Cristo, nutrita dalla Parola di Dio e dalla preghiera, che il diacono trae la forza per donarsi agli altri, in particolare ai poveri, sia quelli che mancano dei beni essenziali per vivere, sia quelli che sono privi dei beni spirituali necessari per la loro salvezza. […] In una parola, il diacono – in famiglia, in parrocchia, nell’ambiente di lavoro, nella società civile – è il custode evangelico della necessità indiscussa di imparare a servire sempre ogni uomo, al quale egli annuncia e testimonia Gesù Cristo. Necessità e non scelta opzionale o atteggiamento volontaristico, condizione essenziale perché le relazioni diventino sempre più umane e crescano quindi nel Signore, sulla via della carità. […] Molti diaconi permanenti sono stati chiamati a questo ministero, da sposati. In questo caso una condizione per l’accoglienza della domanda a iniziare il percorso per diventare diaconi permanenti, è che la moglie e i figli siano coinvolti nel cammino formativo sponsale. […] Il ministero ordinato del diaconato arricchisce dunque la relazione sponsale – e ne viene a sua volta arricchito – di una comune esperienza di fede nel Signore, affina la sensibilità ecclesiale di entrambi, la vita di coppia diviene più aperta e attenta alle necessità dei poveri. È una sintonia spirituale che va coltivata nella preghiera comune. Il buon samaritano - Vincent Van Gogh (1890) In pratica, lo specifico del servire del diacono permanente viene descritto da queste caratteristiche: - il “per sempre”, per cui i ritmi di vita personali e familiari sono comunque segnati dai tempi della comunità in cui è inserito; - la preghiera della Chiesa (nell’impegno della recita quotidiana della Liturgia delle Ore) per diventare uomini di preghiera “esemplari” nel mondo di oggi e nel proprio ambiente di vita; - l’ascolto assiduo della Parola di Dio per poter annunciare e vivere una parola accolta e meditata con assiduità; - la comunione e l’obbedienza al vescovo, secondo il mandato ricevuto da lui per far crescere la Chiesa nell’unità. […] La funzione del diacono permanente non è dunque solo quella di svolgere qualche specifico servizio, ma rientra nell’ordine dello stretto raccordo col presbitero in quanto il suo ministero lo fa partecipare al primo grado del sacramento dell’Ordine. […] Nell’esercizio del ministero del diaconato non devono mai venire meno quegli atteggiamenti essenziali ben evidenziati nel documento della CEI sul diaconato permanente: mons. Cesare Nosiglia 25