D I S C U S S I O N PA P E R
Oltre la crisi
Qualità del credito e redditività
sostenibile nelle banche italiane
Luglio 2010
F I N A ncI A L S E RV I C E S
Indice
Executive Summary
5
Approccio metodologico
6
La metodologia
Il campione
La terminologia adottata
L’andamento del credito nell’esercizio 2009 9
L’andamento e la composizione degli impieghi e della raccolta diretta
Generazione/assorbimento di liquidità nell’attività
di intermediazione tradizionale
L’andamento del margine d’interesse
L’impatto di Basilea sulla gestione del rischio di credito
La dinamica dei crediti deteriorati
19
Crediti deteriorati: composizione e dinamica
Le politiche prudenziali: le rettifiche di valore sui crediti verso la clientela e i fondi rettificativi
Conclusioni
26
Focus
29
La redditività delle banche è legata all’economia reale: occorre ripensare
il modello di relazione banca-impresa
La crisi e oltre: prevenire i deterioramenti per presidiare la qualità del credito
La valutazione dei crediti: le nuove regole contabili in discussione. Incurred loss model versus expected cash flows model Il trattamento fiscale delle rettifiche di valore su crediti e la crisi congiunturale
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
5
Executive Summary
Nonostante un quadro economico ancora negativo, con il PIL in calo
del 5%, le banche italiane nel corso del 2009 sono tornate a fare utili.
Un risultato positivo che è stato ottenuto prevalentemente grazie ai
proventi da trading e dalle partecipazioni.
Il margine d’interesse ha fatto registrare una flessione media del 7,3%
nel campione di riferimento. Nonostante i tassi ai minimi, gli impieghi in
flessione ed il considerevole aumento dei crediti deteriorati, il margine
d’interesse nel campione analizzato rimane la componente più significativa
della redditività bancaria, seppure in calo, e incide per il 63% del margine
d’intermediazione, rispetto al 71% del 2008.
Pertanto, di fronte ad una situazione economica molto complessa, il
sistema bancario italiano ha mostrato un’eccellente capacità di tenuta.
L’onda lunga dei crediti deteriorati però è arrivata. Le sofferenze e gli incagli
al lordo dei fondi rettificativi nel campione sono aumentati rispettivamente
di 16,5 miliardi di Euro (+26%) e 23,4 miliardi di Euro (+81%) rispetto al
2008, raggiungendo rispettivamente la soglia degli 80 miliardi di Euro e
dei 52 miliardi di Euro. In particolare, sono gli incagli a destare le maggiori
preoccupazioni: i pesanti aumenti osservati nel 2009 sono il preludio di un
probabile incremento dei crediti in sofferenza.
Senza una vera ripresa della crescita economica, dunque, le banche
difficilmente potranno registrare un aumento della redditività. I ricavi
saranno sempre più incerti, mentre quasi sicuramente gli oneri
aumenteranno (il rapido peggioramento della qualità del credito, cui si sta
assistendo, darà luogo a rettifiche e perdite su crediti).
Questo scenario impone probabilmente un cambio di mentalità. I tempi
del ROE a due cifre sembrano lontani e difficilmente tornerà quella
stagione, almeno nel breve termine. Gli intermediari sono quindi chiamati
a ridimensionare le aspettative dei loro stakeholder, almeno sotto il profilo
della redditività.
Per i prossimi anni ci si aspetta, pertanto, che le banche italiane
perseguano politiche moderate sotto il profilo della distribuzione dei
dividendi. Basilea 3 è dietro l’angolo e si profila una ulteriore stretta sui
ratio patrimoniali. Chi sarà in grado di mettere ‘fieno in cascina’ in questa
fase sarà avvantaggiato. Le banche sono anche chiamate a continuare il
loro percorso di recupero di efficienza. Riduzione di costi, ottimizzazione dei
processi, soddisfazione e fidelizzazione dei clienti sono le priorità.
Una delle sfide più urgenti riguarda la necessità di governare il processo
di progressivo deterioramento dei crediti. Questo implica un affinamento
delle capacità d’intelligence delle banche, sotto il profilo quantitativo e
qualitativo, ma anche l’introduzione di meccanismi organizzativi adeguati
per il continuo monitoraggio di questi processi. Per il futuro serve anche
una politica del credito selettiva. Se non c’è più spazio per finanziare ‘i
sogni’, si deve invece continuare a sostenere quelle imprese che investono
sulla crescita.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
6
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Approccio metodologico
La metodologia
L’analisi è stata condotta mediante un’approfondita lettura dei bilanci annuali 2009
dei gruppi bancari del campione scelto. Sono state analizzate le poste di stato
patrimoniale, conto economico, rendiconto finanziario e nota integrativa, relative
all’attività di intermediazione fondi per la clientela e alla qualità del credito, nonchè
le informazioni relative ai modelli utilizzati per la determinazione dei coefficienti di
ponderazione delle attività esposte a rischio di credito e controparte.
In taluni casi per la non confrontabilità o per la non disponibilità dei dati in entrambi
i periodi di osservazione, nel calcolo di qualche indicatore è stato necessario
escludere dal campione alcuni gruppi. Questa scelta non ha compromesso, tuttavia,
la significatività delle analisi né le conclusioni cui si è giunti.
Il campione
Il campione prescelto si compone di 23 gruppi bancari italiani e rappresenta circa il
90% del totale attivo consolidato delle banche italiane. I gruppi bancari sono stati
classificati secondo criteri dimensionali, come segue:
Gruppi bancari maggiori - internazionali
Gruppi bancari grandi - nazionali e interregionali
Gruppi bancari medi - interregionali e regionali
Gruppi bancari piccoli - regionali
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La terminologia adottata
Di seguito alcune indicazioni in merito alla terminologia utilizzata in questa analisi1.
Crediti scaduti o Esposizioni scadute: esposizioni che alla data di riferimento
del bilancio sono scadute o sconfinanti da oltre 90/180 giorni per un ammontare pari
almeno al 5%.
Crediti ristrutturati o Esposizioni ristrutturate: esposizioni per le quali una
banca, o un pool di banche, a causa del deterioramento delle condizioni
economico-finanziarie del debitore (esclusi i casi di cessazione dell’attività),
acconsente alle modifiche delle originarie condizioni contrattuali (ad esempio,
riscadenzamento dei termini, riduzione del debito e/o degli interessi); per queste la
banca ha già contabilizzato in bilancio le perdite definitive, mentre nelle altre forme
di crediti problematici le rettifiche sono previsioni di perdita.
Incagli o Esposizioni incagliate: esposizioni nei confronti di soggetti in
temporanea situazione di oggettiva difficoltà per le quali la banca ritiene che sia
possibile il ritorno alla regolarità in un congruo periodo di tempo.
Sofferenze: esposizioni nei confronti di soggetti in manifesto stato di insolvenza;
su di esse decadono i benefici del termine e, pertanto, la banca non è più tenuta ad
agire nei termini del contratto di credito.
Crediti deteriorati o Esposizioni deteriorate: corrispondono alla somma dei
crediti problematici sin qui descritti: esposizioni scadute, esposizioni ristrutturate,
incagli e sofferenze.
1
Le definizioni relative a crediti scaduti, ristrutturati, incagli e sofferenze corrispondono a
quelle stabilite dalla Banca d’Italia nelle lstruzioni di bilancio e nelle vigenti segnalazioni di Vigilanza.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
7
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
L’andamento del credito
nell’esercizio 2009
A cura dell’Ufficio Studi
I bilanci 2009 dei principali gruppi bancari italiani confermano la
Totale impieghi verso la clientela
centralità dell’attività di intermediazione. Nel campione preso in
Totale attivi
esame, infatti, il 65% del totale attivo è rappresentato da impieghi
65%
verso clientela.
Allo stesso modo la raccolta diretta dalla clientela (debiti verso la
clientela e titoli in circolazione) rappresenta circa il 65% del passivo
dei gruppi bancari del campione considerato. Il sistema bancario
italiano pertanto si fonda ancora sull’attività core: l’intermediazione
dei fondi tra le unità in surplus (le famiglie) e le unità in deficit (le
imprese) e la trasformazione delle scadenze.
Questa peculiarità del sistema bancario italiano ha rappresentato un
elemento di tenuta rispetto alla dinamica recessiva che ormai da più
da due anni sta interessando l’economia internazionale. Ora però
l’onda lunga della crisi dell’economia reale inizia a ‘scaricarsi’ anche
sui bilanci delle banche italiane.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
9
10
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La combinazione tra peggioramento della qualità del credito (con le relative perdite
su crediti, rettifiche di valore e accantonamenti) e riduzione dei tassi d’interesse
(con la conseguente diminuzione del margine d’interesse) ha influenzato la
redditività complessiva del sistema, che tuttavia ha fatto registrare un lieve
incremento del margine d’intermediazione nel campione osservato (da 71 miliardi di
Euro del 2008 a 74 miliardi di Euro del 2009), prevalentemente grazie ai profitti da
trading.
Lo stato patrimoniale delle banche italiane è lo specchio dell’economia reale.
Rappresenta la ‘storia’ della banca e riflette l’evoluzione del tessuto produttivo a cui
si rivolge. Con il permanere della fase recessiva, si consolida il trend di crescita delle
diverse categorie di crediti deteriorati (crediti scaduti, crediti ristrutturati, incagli e
sofferenze).
Abstract dello Stato Patrimoniale consolidato al 31/12/2009
valori in
Euro mld
Attivo
Voce 70 Crediti verso clientela
1.647,1
Esposizioni deteriorate
95,2
Sofferenze
32,9
Incagli
40,8
Crediti ristrutturati
Crediti scaduti
Voce 20 Debiti verso clientela
Voce 30
di cui:
valori in
Euro mld
Passivo
Titoli in circolazione
1.016,6
616,4
8,5
12,9
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Il conto economico, è invece, indicativo delle strategie gestionali e delle tattiche di
breve periodo implementate dalle banche italiane per affrontare questo momento di
fragilità.
Abstract del Conto Economico consolidato al 31/12/2009
Conto Economico
valori in Euro mld
Voce 10 Interessi attivi
di cui: Interessi su crediti verso clientela
Voce 20 Interessi passivi
86,6
69,9
39,9
di cui: Interessi su debiti verso clientela
10,9
di cui: Interessi su titoli in circolazione
19,4
Voce 130 Rettifiche/Riprese di valore Nette per deterioramento di:
a) Crediti
di cui: Crediti verso clientela
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
17,9
17,8
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
L’andamento e la composizione
degli impieghi e della raccolta diretta
Diminuzione dei crediti alla clientela a livello aggregato, tenuta per i
gruppi grandi e medi
Nel campione considerato i crediti verso la clientela sono diminuiti dell’1,6%,
Crediti alla clientela
passando da 1.674 miliardi di Euro del 2008 a 1.647 miliardi di Euro del 2009. La
diminuzione media dell’aggregato dei crediti verso la clientela è determinata dalla
flessione osservata per i gruppi maggiori, dove la variazione ha raggiunto il -6,8%.
Un trend che è il risultato delle condizioni di offerta, diventate sicuramente più rigide
per il peggioramento della qualità del credito e influenzate dalla necessità di ridurre
le attività di rischio al fine di migliorare i coefficienti patrimoniali. Tuttavia, anche la
1.647 miliardi di Euro
31 dicembre 2009
1.674 miliardi di Euro
31 dicembre 2008
domanda di finanziamenti ha subito una flessione, indebolita nella maggior parte
dei casi dal calo dell’attività produttiva e dalla riduzione degli investimenti e in pochi
altri (soprattutto nel caso di grandi imprese) per un maggiore ricorso a strumenti
diversi dal finanziamento bancario (emissione di obbligazioni e aumenti di capitale).
In questo scenario di generale rallentamento nell’erogazione dei crediti per i gruppi
grandi e medi si è registrata una moderata espansione degli impieghi, dovuta
probabilmente ad una maggiore prossimità alla clientela.
I dati dei primi mesi del 2010 rilevano peraltro una dinamica positiva del credito alle
imprese e una riduzione della rigidità nell’offerta .
Variazione dei crediti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
-1,6%
Campione
Maggiori
-6,8%
6,2%
Grandi
7,1%
Medi
Piccoli
0,8%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
11
12
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La gran parte dei crediti verso la clientela è rappresentata dai mutui (pari al 42% del
totale erogato). L’incidenza elevata dei mutui rispetto alle altre forme tecniche si
riflette anche sulla composizione delle attività deteriorate (i mutui deteriorati sono
infatti pari a 42 miliardi di Euro su un totale complessivo di 95 miliardi di Euro di
impieghi deteriorati).
Composizione dei crediti verso clientela, 31/12/2009 (%)
Factoring
Leasing finanziario
1,6%
Altre operazioni
25,5%
5,1%
Titoli di debito
2,5%
Carte di credito,
prestiti personali
e cessioni del quinto
Attività deteriorate
5,8%
3,6%
Conti correnti
11,5%
Mutui
Pronti contro termine attivi
42,3%
2,1%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Stabilità della raccolta diretta
Debiti verso la clientela
1.017 miliardi di Euro
Nonostante il rallentamento generalizzato della provvista, le banche italiane
sembrano non aver incontrato particolari difficoltà a reperire fondi sul mercato.
31 dicembre 2009
Per quel che riguarda la raccolta, i debiti verso la clientela registrano, in media, un
1.004 miliardi di Euro
moderato incremento, mentre lo stock dei titoli in circolazione è stabile. Tuttavia, a
31 dicembre 2008
livello di singole classi dimensionali, si notano degli andamenti differenti, e, laddove
emergono delle variazioni negative, queste sono comunque inferiori a quelle
osservate per i crediti verso la clientela.
Variazione dei debiti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
1,3%
Campione
Maggiori -2,3%
4,5%
Grandi
9,9%
Medi
7,2%
Piccoli
Titoli in circolazione
616 miliardi di Euro
31 dicembre 2009
615 miliardi di Euro
31 dicembre 2008
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Variazione dei titoli in circolazione, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
0,3%
Campione
2,4%
Maggiori
Grandi
Medi
-4,7%
-3,5%
Piccoli
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
14,3%
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
I crediti verso clientela sono finanziati per circa i due terzi dai debiti verso la clientela
(61,7%) e per la parte restante dai titoli in circolazione (costituiti prevalentemente da
obbligazioni, 79,5%). Per i gruppi maggiori, al 31 dicembre 2009, nel complesso, si rileva
una raccolta da clientela superiore rispetto ai crediti verso la clientela erogati (la quota di
crediti finanziata dalla somma dei debiti e dei titoli in circolazione è, infatti, pari al 106%).
Crediti verso clientela: quota finanziata da debiti verso clientela e da titoli
in circolazione, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
2009
Campione 2008
61,7%
60,0%
37,4%
36,7%
99,1%
96,7%
2009
Maggiori 2008
63,1%
60,2%
42,6%
38,8%
105,7%
99,0%
Grandi
2009
2008
56,4%
57,3%
30,2%
33,7%
86,6%
91,0%
Medi
2009
2008
65,3%
63,6%
30,2%
33,5%
95,5%
97,1%
Piccoli
2009
2008
60,9%
57,3%
39,2%
34,6%
100,1%
91,9%
Debiti verso clientela/Crediti verso clientela
Raccolta diretta da clientela
Crediti alla clientela
99,1%
Titoli in circolazione/Crediti verso clientela
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
La composizione dei debiti verso la clientela mette in risalto la prevalenza sempre
maggiore dei conti correnti e dei depositi non vincolati (74% contro il 69% del
2008), pari a 752 miliardi di Euro. Nei gruppi maggiori si osserva anche una
particolare incidenza dei depositi vincolati (23%), decisamente superiore alla media
del campione.
Pertanto, i debiti verso la clientela dipendono sempre di più da forme a breve
termine, se non addirittura senza alcun vincolo di durata (come i conti correnti e i
depositi liberi), mentre gli impieghi sono sbilanciati per lo più verso forme tecniche
di medio-lungo termine (mutui).
Composizione dei debiti verso clientela, 31/12/2009 (%)
Debiti per impegni di riacquisto
di strumenti patrimoniali propri
0,1%
Finanziamenti
Altri debiti
3,3%
7,9%
Depositi vincolati
14,6%
Conti correnti e depositi liberi
74,0%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
13
14
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Generazione/assorbimento di liquidità
nell’attività di intermediazione tradizionale
Il rendiconto finanziario fornisce informazioni sulla liquidità assorbita o generata dalle
27 miliardi di Euro
Saldo netto della liquidità assorbita dalle
banche al 31 dicembre 2009
banche durante il periodo di osservazione.
Diversamente da quanto avvenuto nell’esercizio 2008, nel corso del 2009 si è
registrato un saldo netto positivo per i gruppi bancari del campione sulla liquidità
generata dall’attività d’intermediazione tradizionale. Questo risultato è influenzato
dalla liquidità assorbita dai gruppi maggiori, che sono quelli per i quali effettivamente
84
miliardi di Euro
Saldo netto della liquidità generata per il
sistema economico al 31 dicembre 2008
si è registrata anche una diminuzione nell’erogazione dei crediti alla clientela. Il
minor flusso di liquidità verso il sistema non è stato omogeneo rispetto al 2008.
Infatti, osservando solo la liquidità relativa ai debiti verso la clientela e ai titoli in
circolazione, si è registrato un inferiore assorbimento di liquidità da parte dei gruppi
bancari del campione.
Liquidità generata/assorbita, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (Euro mld)
124,9
Liquidità generata per
2009
il sistema economico
2008
Liquidità assorbita
dalle banche
-15,8
-11,2
Crediti verso clientela
-0,3
-2,0
-39,2
Debiti verso clientela
Titoli in circolazione
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
L’andamento del margine d’interesse
La flessione del margine d’interesse
Margine d’interesse
46,7
50,4
miliardi di Euro
31 dicembre 2009
miliardi di Euro
31 dicembre 2008
Nel corso del 2009 il margine d’interesse ha registrato in media una flessione
rispetto al periodo di confronto, sia con riferimento all’intero campione, sia a livello
di singole classi dimensionali.
In particolare, sono i gruppi medi e piccoli che hanno fatto registrare le flessioni più
significative del margine d’interesse (superiori all’8%), una dinamica dovuta più alla
discesa dei tassi di riferimento che alla riduzione dei volumi.
Rispetto al 2008 diminuisce in maniera non trascurabile l’incidenza percentuale del
margine d’interesse sul totale del margine d’intermediazione (rappresenta in media
il 63% del margine, contro il 71% del 2008). Pur rimanendo la principale fonte di
reddito per il sistema bancario italiano, nel 2009 i proventi dell’attività tradizionale
hanno ceduto ‘spazi’ ai proventi da attività finanziarie (grazie anche alla ripresa dei
mercati) più che ai ricavi da servizi.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Variazione del margine di interesse, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
-7,3%
Campione
Maggiori
-7,0%
Grandi
Medi
-7,5%
-8,3%
Piccoli
-8,1%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Durante tutto il 2009 è proseguita la politica monetaria espansiva della BCE, con i
tassi che hanno toccato i minimi storici.
Andamento della media dell'Euribor a tre mesi Gennaio 2008-Dicembre 2009
4,48%
4,94%
2,46%
1,23%
Gen
2008
Giu
2008
Gen
2009
Giu
2009
0,71%
Dic
2009
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory su dati Euribor
Il margine d’interesse ha subito una contrazione nonostante le banche italiane
abbiano fatto leva sull’aumento degli spread: la diminuzione media degli interessi
attivi, dovuta al graduale adeguamento dei tassi praticati alle pregresse diminuzioni
dei tassi ufficiali, è inferiore alla diminuzione percentuale degli interessi pagati dalle
banche sulla raccolta.
Variazione degli interessi attivi, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
-32,4%
Campione
Maggiori
-33,3%
Grandi
-32,7%
Medi
-28,0%
Piccoli
-28,0%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Variazione degli interessi passivi, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
Campione
-48,6%
Maggiori
-49,0%
Grandi
-49,2%
Medi
Piccoli
-46,1%
-45,5%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
15
16
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
L’impatto di Basilea sulla gestione
del rischio di credito
Dalla nota integrativa dei gruppi bancari del campione emerge che la metodologia
standard rimane ancora il metodo più utilizzato per la definizione dei coefficienti di
ponderazione delle attività esposte al rischio di credito e di controparte, mentre è
ancora limitato l’utilizzo dei metodi di rating interni, c.d. Internal Rating Based (IRB).
Nonostante ciò, una parte delle banche ha già avviato lo sviluppo delle metodologie
IRB (prevalentemente nella versione Foundation, mentre in pochissimi casi nella
versione Advanced), al momento in fase di validazione da parte della Banca d’Italia.
Basilea 2: metodologie utilizzate
Dimensione
n. Gruppi
Standard
IRB Foundation
IRB Advanced
Campione (*)
23
23
3
2
Maggiori e Grandi (*)
6
6
1
2
Medi e Piccoli (*)
17
17
2
0
(*) Nel cluster dei gruppi maggiori e grandi due gruppi al momento hanno implementato sia
l’approccio IRB Advanced sia quello Standard, mentre uno sia quello IRB Foundation che
quello Standard. Nel cluster dei gruppi medi e piccoli due gruppi hanno implementato sia
l’approccio IRB Foundation che quello Standard.
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Il coverage patrimoniale delle attività esposte al rischio di credito e di controparte
è aumentato significativamente. Oltre alla riduzione delle attività ponderate per
il rischio di credito (effetto della diminuzione dei volumi e della ricomposizione
dei portafogli verso attività a ponderazione più bassa), ha influito il maggior livello
di patrimonializzazione del campione di riferimento, ottenuto grazie agli aumenti
di capitale, alla cessione di asset non core, ad una distribuzione di dividendi più
contenuta, nonché all’emissione da parte di quattro intermediari del campione di
titoli sottoscritti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (c.d. ‘Tremonti Bond’).
La posizione patrimoniale delle banche si è rafforzata oltre che per le pressioni del
mercato anche in vista di una regolamentazione sul capitale più stringente (Basilea 3).
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Il grado di copertura del rischio di credito e di controparte più alto è stato registrato
dai gruppi maggiori, in aumento rispetto al periodo di confronto (13,5% contro
11,8%), per i quali oltre all’aumento del patrimonio di vigilanza si è assistito ad una
notevole riduzione delle attività esposte al rischio di credito e di controparte. Nei
gruppi grandi e medi, invece, l’incidenza del patrimonio di vigilanza sulle attività
esposte al rischio di credito e di controparte si attesta a poco più dell’11%, in
aumento rispetto al 2008 per i gruppi grandi, mentre per i gruppi medi l’aumento
del patrimonio di vigilanza è stato compensato dall’aumento delle attività esposte al
rischio di credito e di controparte.
Nei gruppi piccoli, invece, il coverage è inferiore (8,5%) ed è diminuito rispetto al
2008 per il considerevole aumento delle attività esposte al rischio di credito e di
controparte.
Patrimonio di vigilanza/Attività ponderate per il rischio di credito e di controparte,
31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
12,5%
11,5%
Campione
Maggiori
11,8%
11,6%
10,8%
Grandi
2009
2008
11,3%
11,4%
Medi
Piccoli
13,5%
8,5%
11,8%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
17
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La dinamica dei
crediti deteriorati
A cura dell’Ufficio Studi
La qualità del credito è stata analizzata osservando sia le grandezze
di stato patrimoniale, gli impieghi in bonis e le esposizioni deteriorate
(crediti scaduti, crediti ristrutturati, incagli e sofferenze) e i passaggi
interni tra queste categorie, nonché il grado di copertura dei fondi
rettificativi, sia le rettifiche nette di valore per deterioramento dei
crediti del conto economico. L’obiettivo è stato quello di individuare le
politiche prudenziali poste in essere dai gruppi bancari per far fronte al
peggioramento della qualità del credito.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
19
20
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Crediti deteriorati:
composizione e dinamica
Il riflesso della crisi sui bilanci bancari
Crediti deteriorati netti2
94
miliardi di Euro
31 dicembre 2009
55
miliardi di Euro
31dicembre 2008
Continua a ritmi sostenuti il peggioramento della qualità del credito nelle banche
italiane: i crediti deteriorati del campione preso in esame sono passati dai 54,9
miliardi di Euro di fine 2008 ai 94,3 miliardi di Euro del 31 dicembre 20093 (una
variazione del 71,7%). L’incidenza media dei crediti deteriorati netti sul totale
delle esposizioni nette verso la clientela è considerevolmente aumentata rispetto
al periodo di confronto (quasi raddoppiata). L’incidenza e l’aumento maggiore si
osservano nei gruppi di piccole dimensioni.
Crediti deteriorati netti/Crediti verso clientela netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)4
Crediti deteriorati netti/Crediti verso clientela netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
Campione
Maggiori
Grandi
Medi
Piccoli
5,8%
3,3%
5,5%
3,1%
2009
6,6%
2008
3,9%
5,5%
3,3%
9,7%
4,5%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Le singole categorie di crediti deteriorati sono tutte in aumento, in particolar modo
i crediti ristrutturati netti, soprattutto per i gruppi piccoli (oltre 10 volte il valore di
dicembre 2008).
Rilevante è l’incidenza degli incagli sul totale dei crediti deteriorati (43%, aumentata
di circa 4 punti percentuali rispetto al 2008).
Da notare anche la maggiore incidenza percentuale di crediti scaduti che caratterizza
i gruppi piccoli e medi (rispettivamente 26% e 22%), circa il doppio rispetto agli altri
cluster dimensionali.
L’incidenza percentuale di crediti ristrutturati è, invece, più significativa nei
gruppi maggiori (11% circa). Questo fenomeno è anche legato ad una maggiore
disponibilità di competenze nell’attività di ristrutturazione dei crediti su cui i player
più grandi possono contare.
2,3,4 Il campione è composto da 20 gruppi bancari.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
21
Composizione dei crediti deteriorati netti, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (Euro mld)5
Maggiori
2009
2008
Grandi
2009
2008
Medi
2009
2008
Piccoli
2009
2008
Sofferenze nette
40,6
32,5
23,9
2009
Campione 2008
18,1
5,6
1,7
21,9
11,5
14,4
5,9
3,1
3,9
2,7
0,7
0,3
Incagli netti
0,3
5,9
3,8
2,0 3,3
0,4 1,8
12,0
6,5
10,1
6,5
,4480
0,4
12,7
8,5
2,3 7,3
21,4
0,2
Crediti ristrutturati netti
0,8
0,2
3,0
1,5
0,013
0,5
0,2
Crediti scaduti netti
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Variazione crediti deteriorati lordi 6
La crescita preoccupante degli incagli lordi (+81,4%)
Non considerando i crediti ristrutturati, che hanno sperimentato una dinamica
straordinaria, continua la maggiore accelerazione degli incagli lordi, seguiti da quella
dei crediti scaduti.
La dinamica delle esposizioni nette, che tiene conto dei fondi rettificativi, non è
molto diversa (solo leggermente più pronunciata a causa di un inferiore aumento dei
fondi) e le variazioni anno su anno sono pari a +35,7% per le sofferenze, +90% per
gli incagli e +73,9% per i crediti scaduti.
Variazione dei crediti deteriorati lordi per categoria, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
7
81,4%
70,3%
+16,5
miliardi di Euro
31/12/2009 vs 31/12/2008
Incagli lordi
+23,4
miliardi di Euro
31/12/2009 vs 31/12/2008
Crediti scaduti lordi
+5,6
miliardi di Euro
31/12/2009 vs 31/12/2008
25,8%
Sofferenze lorde
Sofferenze lorde
Incagli lordi
Crediti scaduti lordi
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
La dinamica dei crediti deteriorati è maggiore nei gruppi piccoli
Rispetto al 2008 si osserva un peggioramento progressivo della qualità del credito.
Sono in aumento i crediti deteriorati che passano allo stadio di incaglio.
I gruppi piccoli sono quelli dove in media si osserva un’accelerazione maggiore
nei trasferimenti alle diverse categorie di crediti deteriorati, tranne per i passaggi a
sofferenza, in cui, invece, sono i gruppi grandi a registrare la variazione maggiore.
5
Il campione è composto da 20 gruppi bancari.
6,7 Il campione è composto da 19 gruppi bancari.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
22
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Variazione crediti deteriorati netti
Crediti in bonis netti
+2,5%
Variazione crediti deteriorati netti (31/12/2009 vs 31/12/2008)/ Impieghi in bonis netti
31/12/2008 (%)8
Campione
2,5%
Maggiori
2,1%
3,2%
Grandi
2,8%
Medi
5,5%
Piccoli
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
La dinamica delle diverse categorie di crediti deteriorati
Di seguito si riporta una breve analisi sulla dinamica delle variazioni in uscita delle
diverse categorie di crediti deteriorati.
Le sofferenze denotano una dinamica in uscita meno accentuata rispetto alle altre
categorie di crediti deteriorati. Nel confronto rispetto all’anno precedente si osserva
un’inferiore incidenza delle uscite verso bonis e verso altre categorie di esposizioni
deteriorate sul totale dell’esposizione lorda iniziale.
Sofferenze - incidenza delle uscite verso bonis e dei trasferimenti ad altre categorie
di esposizioni deteriorate rispetto a esposizione lorda iniziale, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
2009
2,6%
2008
3,1%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Analizzando la dinamica degli incagli in uscita emerge come la maggioranza di essi
tenda a trasformarsi in sofferenza piuttosto che rientrare in bonis. Infatti, circa il 55%
delle esposizioni lorde iniziali passa ad altre categorie di esposizioni deteriorate, da
intendersi prevalentemente come passaggi a crediti in sofferenza. Nel 2008 questa
percentuale si attestava al 44,7%. Solo il 20% circa degli incagli lordi iniziali ritorna in
bonis (in linea con quanto osservato nel 2008).
Incagli - incidenza delle uscite verso bonis e dei trasferimenti ad altre categorie
di esposizioni deteriorate rispetto a esposizione lorda iniziale, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
% uscite verso bonis
20,4%
19,2%
2009
2008
% trasferimenti ad altre categorie di esposizioni deteriorate
44,7%
55,5%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
I crediti scaduti rappresentano la categoria di crediti deteriorati in cui si registra la
dinamica infrannuale più accentuata, sia in entrata, sia in uscita.
Questa dinamica è un segnale evidente del peggioramento dello ‘stato di salute’
dell’economia e quindi della qualità del credito. Nel 2008, infatti, le variazioni
8
Il campione è composto da 20 gruppi bancari.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
in diminuzione (uscite verso bonis, cancellazioni, incassi, cessioni e altre
variazioni in diminuzione) avevano compensato in buona parte quelle in aumento
(prevalentemente ingressi da bonis, oltre a trasferimenti da altre categorie di
esposizioni deteriorate e altre variazioni in aumento), determinando comunque un
incremento dei crediti scaduti a fine periodo pari al 36% (da 6 miliardi di Euro a 8,2
miliardi di Euro).
Nel corso dell’esercizio 2009, invece, le variazioni in aumento sono state di molto
superiori rispetto a quelle in diminuzione, (di cui la maggior parte è rappresentata da
trasferimenti ad altre categorie di crediti deteriorati), con un aumento percentuale
dell’esposizione finale rispetto a quella di inizio periodo pari al 70% (da 8,2 miliardi
di Euro a 13,9 miliardi di Euro).
Crediti scaduti – Dinamica dell’esposizione lorda 2008 e 2009 (Euro mld)
34,6
27,0
23,5
17,7
16,5
13,9
12,1
+70%
8,2
6,0
+36%
Gen
2008
Variazioni in
aumento
+17,5
Euro mld
Gen
2009
Uscite
Altre
Trasferimenti
verso bonis verso altre variazioni in
categorie diminuzione
di crediti
deteriorati
-5,8
Euro mld
-5,6
Euro mld
-3,9
Euro mld
Gen
2010
Variazioni in
Uscite Trasferimenti
Altre
aumento verso bonis verso altre variazioni in
categorie diminuzione
di crediti
deteriorati
+26,4
Euro mld
-7,6
Euro mld
-10,5
Euro mld
-2,6
Euro mld
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Le politiche prudenziali: le rettifiche
di valore sui crediti verso la clientela
e i fondi rettificativi
Mediante le rettifiche su crediti apportate ogni anno in conto economico, le banche
costituiscono nel tempo i fondi rettificativi sui crediti. Nello stato patrimoniale
tali fondi, non potendo essere evidenziati a voce propria del passivo, vanno
contabilizzati in riduzione del valore dei crediti iscritti nell’attivo di bilancio, che
pertanto vengono esposti a valore netto.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
23
24
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
31 dicembre 2009: rettifiche considerevolmente superiori rispetto
all’esercizio 2008
Rettifiche nette su crediti
verso clientela 9
16,6
miliardi di Euro
31 dicembre 2009
8,8
miliardi di Euro
31 dicembre 2008
Continuano ad aumentare considerevolmente le rettifiche nette che le banche
italiane apportano ai crediti verso la clientela.
La gran parte delle rettifiche nette su crediti verso la clientela sono specifiche
(individuali per singolo credito), mentre solo una percentuale minima è
rappresentata da rettifiche di portafoglio (o su base collettiva) e si riferiscono quasi
esclusivamente ai crediti in bonis.
Nel 2009 per i gruppi piccoli sono state registrate su base collettiva riprese di valore
sui crediti in bonis superiori alle rettifiche (vedi componenti in rosso).
Composizione delle rettifiche/riprese su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs
31/12/2008 (Euro mld)10
2009
Campione 2008
15,8
8,2
0,9
0,6
2009
Maggiori 2008
11,0
5,5
0,5
0,2
Grandi
2009
2008
Medi
2009
2008
Piccoli
2009
2008
1,5
2,7
0,3
1,8
1,1
0,2
0,1
0,3
0,1
Rettifiche Specifiche
0,2
0,02
0,01
Rettifiche di portafoglio
Riprese di portafoglio
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
La dinamica delle rettifiche nette sui soli crediti verso clientela segnala un deciso e
preoccupante incremento rispetto al periodo di confronto, in particolar modo per i
gruppi maggiori.
Variazione delle rettifiche di valore nette su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs
Variazione delle
31/12/2008
(%)11 rettifiche di valore nette su crediti verso clientela, 31/12/2009 vs 31/12/2008 (%)
76,5%
Campione
102,6%
Maggiori
Grandi
26,6%
Medi
Piccoli
72,5%
90,6%
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
Al 31 dicembre 2009 aumentano i fondi rettificativi di tutte le
categorie di crediti deteriorati
Si osserva un aumento dell’ammontare dei fondi rettificativi di ciascuna categoria di
crediti deteriorati. Tuttavia, così come le relative esposizioni lorde e nette di crediti
deteriorati, la variazione più consistente si osserva nei fondi rettificativi su crediti
9,10 Il campione è composto da 20 gruppi bancari.
11 Il campione è composto da 23 gruppi bancari.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
ristrutturati e sugli incagli, per tutti i cluster dimensionali, fatta eccezione per i gruppi
medi dove i fondi rettificativi sui crediti ristrutturati sono in diminuzione (-14,7%).
Variazione dei fondi rettificativi
Variazione
Variazionedei
deifondi
fondirettificativi
rettificativiper
percategoria
categoriadi
dicrediti
creditideteriorati,
deteriorati,31/12/2009
31/12/2009vs
vs 31/12/2008 (%)
31/12/2008 (%)12
+26,7%
26,7%
Crediti deteriorati
69,5%
Crediti ristrutturati
58,6%
Incagli
32,7%
Crediti scaduti
19,8%
Sofferenze
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
È diminuito il grado di copertura dei fondi rettificativi sul valore lordo
dei crediti deteriorati al 31 dicembre 2009
Nonostante gli elevati importi delle rettifiche apportate a conto economico nel
corso dell’esercizio, il grado di copertura dei fondi rettificativi tra il 2008 e il 2009
è diminuito per tutte le categorie di crediti deteriorati (i fondi rettificativi sul
totale dei crediti deteriorati lordi è passato dal 47% del 2008 al 40% del 2009).
Evidentemente le rettifiche non sono state adeguate rispetto all’aumento delle
esposizioni deteriorate lorde. In particolar modo il coverage è diminuito per i crediti
ristrutturati, a causa dell’enorme crescita dell’aggregato.
Coverage dei fondi rettificativi per categoria di crediti deteriorati lordi, 31/12/2009 vs
31/12/2008 (%)13
59,9% 62,9%
2009
2008
22,5%
Sofferenze
28,3%
25,7%
Incagli
15,5%
Crediti ristrutturati
6,9%
8,9%
Crediti scaduti
Fonte: elaborazione Ufficio Studi KPMG Advisory sui dati di bilancio del campione
12,13ll campione è composto da 19 gruppi bancari.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
25
26
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Conclusioni
I bilanci delle banche italiane riflettono abbastanza bene lo stato di salute
dell’economia. Bastano pochi numeri per capire cosa è successo nel 2009: nel
nostro campione gli impieghi alla clientela sono diminuiti in media dell’1,6% rispetto
al 2008, i crediti deteriorati sono aumentati del 72% circa, mentre la raccolta diretta
(+1% circa) ed il margine di intermediazione (+3,8%) hanno sostanzialmente tenuto
i livelli dell’anno precedente.
In Italia il sistema produttivo è caratterizzato da piccole e medie imprese con una
forte dipendenza dal finanziamento bancario. Il ricorso delle imprese alle emissioni
obbligazionarie è tuttora molto limitato rispetto al resto d’Europa e il numero di
quotazioni è ancora molto basso. Dalla lettura dei bilanci 2009 si evince chiaramente
come le banche ‘ricambino’ questo rapporto privilegiato, destinando il 65% delle
loro attività ai crediti alla clientela. Considerando l’elevata propensione al risparmio
degli italiani, che si dirige principalmente verso i depositi e le emissioni bancarie,
le banche sono riuscite a mantenere anche nel 2009 un elevato livello di raccolta
diretta, pari al 99% dei crediti erogati alla clientela. Nel nostro Paese, a differenza di
altri, il ricorso agli aiuti di stato (i c.d. ‘Tremonti Bond’) è stato limitato, a conferma di
una minore esposizione ai rischi finanziari e del forte legame con l’economia reale, il
cui peggioramento si manifesta, e ‘si scarica’ sui bilanci delle banche, con maggiore
lentezza rispetto al downgrade dei mercati finanziari.
A due anni dalla crisi il modello bancario italiano con la sua specificità è ormai
considerato un asse portante per la tenuta economica del Paese. Ed è per questo
motivo che i quattro numeri fondamentali che hanno caratterizzato il 2009 vanno
interpretati con attenzione per capire se il sistema bancario italiano è in grado di
contribuire al rilancio dell’economia reale verso una crescita sostenibile.
Come abbiamo visto, banche e imprese sono indissolubilmente legate fra loro e se
nel lungo termine è l’economia reale a sostenere il sistema finanziario, nel breve
periodo, ed in particolare in questa fase congiunturale, le banche possono dare un
significativo apporto alla ripresa. Un indebolimento ulteriore delle nostre imprese
renderebbe più difficile la sostenibilità dei profitti bancari nei prossimi anni, in un
contesto in cui, oltretutto, le banche dovranno tenere conto delle future esigenze di
capitale e della mitigazione dei rischi.
Dunque, abbiamo di fronte uno scenario in cui, almeno nel breve periodo, i bilanci
delle banche dovranno ancora assorbire elevate rettifiche su crediti. Senza una vera
ripresa dell’economia reale, i conti economici delle banche continueranno a soffrire.
Questo significa che banche ed imprese sono legate a ‘doppio filo’. Se è vero che le
imprese hanno bisogno del supporto delle banche, è anche vero che le banche non
possono fare a meno di imprese ‘in buona salute’.
Nel 2009 i bilanci hanno dimostrano una buona capacità di assorbimento degli
eventi dell’anno. Il conto economico è stato sostenuto dai profitti da trading che
hanno permesso alle banche di apportare, in modo non ‘traumatico’, rettifiche
prudenziali su crediti verso clientela superiori del 76% rispetto al 2008.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Tuttavia la crescita elevata degli incagli lordi nei bilanci 2009 (+81% rispetto
all’anno precedente) è un segnale che ci fa ritenere che anche il 2010 sarà un anno
impegnativo in termini di controllo e di gestione dei nuovi flussi di sofferenze.
Lo stato patrimoniale resiste agli eventi grazie alla sua stabilità strutturale, alla
disponibilità di raccolta diretta e alla qualità degli attivi (i crediti, che rappresentano
il 65% degli attivi, nel 40% circa dei casi sono mutui, quindi assistiti per la maggior
parte da garanzie).
Si tratta di approfittare di queste solide basi per cercare di ‘curare il malato’ e
promuovere il rilancio dell’economia. Diventa fondamentale intervenire al più presto,
prima che le banche si indeboliscano e siano costrette a dirottare gli impieghi
su attività più redditizie e prima che i privati inizino a intaccare il risparmio per i
consumi.
Un primo sforzo delle banche è quello di mantenere il più possibile elevati i presidi
patrimoniali per poter contare su maggiori margini di manovra, facendo leva su
politiche di dividendi equilibrate, accompagnate da aumenti di capitale e/o da
dismissioni di partecipazioni non strategiche. Insomma mettere ‘fieno in cascina’ è
fondamentale.
Un secondo e importante intervento consiste nell’implementare modelli per la
gestione dei crediti fondati su un’analisi più accurata dei soggetti prenditori. Il
nostro studio dimostra che nel 2009 una parte di impieghi creditizi si è spostata
dalle banche maggiori (impieghi -6,8% rispetto al 2008) alle banche di dimensioni
minori (impieghi creditizi + 6,2% per le banche grandi e + 7,1% per le banche
medie). Spesso il dibattito pubblico si è limitato ad un mero problema dimensionale
delle banche, grandi o piccole, semplificando eccessivamente la questione ad un
confronto fra chi utilizza esclusivamente algoritmi matematici e chi invece ha forti
conoscenze del territorio. In realtà Basilea 2 è un sistema complesso di centinaia
di pagine di norme tecniche che si è sviluppato faticosamente in molti anni. In tale
sistema, il presupposto fondamentale per il buon funzionamento degli algoritmi è la
disponibilità di informazioni complete, corrette e tempestive da parte delle imprese,
che spesso in realtà mancano. Diventa, quindi, importante in questo particolare
momento implementare una nuova relationship banca-impresa fondata su maggiori
flussi informativi inviati da parte delle imprese e su una maggiore capacità di analisi
da parte delle banche che li ricevono.
Nel ricorrere a questi interventi la banche possono anche contare sulla leva offerta
dai soggetti facilitatori dell’accesso al credito, quali i consorzi garanzia fidi e similari.
In tale contesto, un supporto allo sviluppo può venire dalle Amministrazioni
Regionali che, attraverso le norme regionali, possono fornire un contributo in termini
di patrimonializzazione dei confidi sul proprio territorio.
Nell’attuale scenario, non sono da trascurare alcune opportunità, ancora da sfruttare
appieno, per ottimizzare la gestione organizzativa dei crediti deteriorati, di cui
abbiamo ampiamente trattato nel nostro precedente discussion paper ‘Le banche
italiane e la sfida dell’economia reale’. Adottare pratiche gestionali di erogazione del
credito più efficaci e con una maggiore focalizzazione nel monitoraggio dei crediti
deteriorati consentirebbe senza dubbio di migliorare i risultati economici.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
27
28
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
In ultimo, anche interventi esterni possono contribuire a migliorare il rapporto
banca-impresa. Pensiamo, ad esempio, alla deducibilità fiscale delle perdite su
crediti, alla possibilità di sviluppare efficienti mercati secondari del credito e ad un
maggior intervento dei Fondi Interbancari che potranno garantire una maggiore rete
di sicurezza di fronte ai salvataggi bancari.
Tutte queste misure hanno la finalità di consentire alle banche di esporsi ai
rischi in maniera più controllata e ampliare così le leve per finanziare lo sviluppo
dell’economia.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Focus
La redditività delle banche è legata
all’economia reale: occorre ripensare
il modello di relazione banca-impresa
Raffaele Mazzeo, Associate Partner Advisory
Il bilancio rappresenta l’infrastruttura informativa fondamentale per esprimere
il reale valore di una banca. Le politiche, le strategie e, conseguentemente, le
maggiori o minori spinte operative verso il mercato dipendono dalla capacità di
propulsione fornita dalle informazioni contenute nel bilancio stesso.
Una conoscenza accurata del bilancio nelle sue diverse dimensioni è essenziale
per capire gli scenari futuri. È noto che i crediti rappresentano la componente
preponderante dell’attività bancaria e per questo sono sempre considerati tra gli
indicatori più rilevanti ai fini della costruzione degli scenari. È evidente inoltre che,
in un sistema ‘bancocentrico’ come quello italiano, ogni minimo cambiamento che
interessa il credito influenza l’intero sistema economico.
Uno degli aspetti forse meno noti, ma potenzialmente più rilevanti, è che una parte
consistente del valore su cui poggiano oggi i bilanci delle banche corre il rischio di
indebolirsi. Questo almeno nell’ipotesi in cui le prospettive di crescita nel
medio-lungo termine si confermino negative.
Stiamo parlando degli ‘avviamenti’ e dei ‘crediti per imposte anticipate’. Secondo
le regole contabili, infatti, queste due poste sono riconosciute nell’attivo dello stato
patrimoniale solo se sussistono le possibilità del loro effettivo recupero.
Gli avviamenti iscritti nella voce ‘Attività immateriali’ dei bilanci consolidati
e individuali sono in gran parte riferibili ai goodwill delle banche e delle altre
società incorporate o acquisite come partecipazioni e successivamente consolidate
integralmente14. Questa voce, a differenza del passato, non si ammortizza più nel
14 Secondo le regole contabili questi goodwill, pagati dalla società acquirente (nella gran parte dei casi la holding) al momento dell’acquisto delle partecipazioni di controllo, emergono a voce propria nello stato patrimoniale del bilancio consolidato al momento del primo consolidamento della società acquisita.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
29
30
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Gli avviamenti e i crediti
per imposte anticipate
sono riconosciuti
nell’attivo dello stato
patrimoniale solo se
sussistono le possibilità
del loro effettivo
recupero
tempo sino ad azzerarsi. Con le nuove regole contabili IAS-IFRS la riconoscibilità e il
mantenimento del valore in bilancio dipendono dalle capacità di reddito future delle
società incorporate/consolidate a cui i goodwill si riferiscono.
Le nuove regole di bilancio richiedono, pertanto, che ogni anno vada dimostrata la
tenuta del valore contabile attraverso un apposito impairment test.
I crediti per imposte anticipate rappresentano, invece, dei benefici futuri per le
banche in termini di minori carichi fiscali, a condizione che le stesse banche che li
iscrivono siano in grado di generare in futuro redditi tassabili sufficienti a sfruttare
tali benefici.
Lasciamo parlare i numeri. Nel campione analizzato l’importo di queste due
importanti voci dell’attivo dei bilanci consolidati ammonta a:
Avviamenti
Crediti per imposte anticipate
62,0 Euro mld (2009)
63,0 Euro mld (2008)
24,8 Euro mld (2009)
23,6 Euro mld (2008)
Sotto il profilo tecnico-contabile, se venissero a mancare o ad attenuarsi le
prospettive di redditività nel medio-lungo termine, gli avviamenti e i crediti per
imposte anticipate correrebbero il rischio di ridursi attraverso rettifiche di valore
nei conti economici futuri. Significa che non basta confermare i segnali, peraltro
ancora deboli, di ripresa a breve. Per il business delle banche occorre che anche le
prospettive strutturali dell’economia nel medio-lungo periodo trovino una conferma
positiva.
Per la natura particolare di queste voci dell’attivo, gli avviamenti non vengono
computati nel patrimonio di vigilanza e le regole di Basilea 3 sui crediti per imposte
anticipate prevedono per il futuro un analogo trattamento. Quest’ultimo punto è
ancora oggetto di un acceso dibattito internazionale in cui l’Italia ha espresso una
posizione contraria, considerando che la nostra disciplina fiscale induce le banche
a ricorrere fortemente a questa voce, come illustrato nelle pagine successive
dedicate al trattamento fiscale delle rettifiche di valore sui crediti.
Di fronte a tali scenari esistono diverse possibili ‘vie di fuga’ per le banche. Alcune a
costo ’zero‘, altre richiedono forti cambiamenti e grandi sforzi organizzativi.
Il ricorso ad attività finanziarie alternative più remunerative, ma anche più rischiose,
rispetto agli impieghi creditizi tradizionali (scelta adottata da altre banche europee)
non sembra praticabile in una stagione caratterizzata da continui richiami alla
prudenza gestionale ed al ruolo ‘quasi pubblicistico’ della banca.
Rispetto alle politiche sul patrimonio, le banche più grandi potrebbero alleggerire la
pressione dei requisiti prudenziali attraverso la dismissione di asset partecipativi.
Le banche che fanno ricorso al mercato dei capitali possono, inoltre, reperire e
rafforzare i mezzi propri ricorrendo ai nuovi investitori internazionali che si stanno
affermando sui mercati, quali i fondi sovrani.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Per le banche medie e piccole le soluzioni a costo ’zero‘ si restringono. Nel breve,
per affrontare il nuovo scenario è necessario un rapido cambio di mentalità che può
sintetizzarsi nel moderare la distribuzione dei dividendi e nell’attuare interventi crash
accelerati nella gestione dei crediti e di riposizionamento del portafoglio creditizio in
grado di produrre effetti immediati nell’arco di 8-12 mesi.
Altri correttivi richiedono un orizzonte temporale più ampio e riguardano ulteriori
interventi da adottare per l’ottimizzazione dei costi. Per rimanere nell’ambito
creditizio, è necessario un ripensamento strutturale del processo di erogazione del
credito sui diversi segmenti Large, Mid, Small Corporate e Retail e l’adozione di
ulteriori interventi sui crediti deteriorati, di cui si tratta nel focus successivo.
Oltre a queste misure di efficientamento organizzativo serve anche impostare la
relationship banca-impresa su nuove basi. Ad esempio, sul versante delle imprese
ricorrendo a reporting informativi più puntuali e completi. Mentre da parte delle
banche occorre una sempre maggiore sensibilità sul reale ‘stato di salute’ delle
imprese affidate.
Molte imprese ancora oggi non sono preparate a sostenere questo passaggio: in molti
casi mancano sistemi di controllo di gestione adeguati e gli stessi imprenditori hanno
un’errata percezione delle performance gestionali della propria azienda.
L’evoluzione del rapporto tra banca ed imprese non può che essere impostata come
un processo bi-direzionale e più collaborativo. Per migliorare la propria capacità
di credito l’impresa è chiamata a produrre flussi informativi più precisi e puntuali.
Le banche sono chiamate a gestire queste informazioni in maniera sempre più
efficiente, soprattutto per monitorare le posizioni deteriorate (in particolare gli
incagli).
Un nuovo modello di relationship banca-impresa
Per migliorare la propria
capacità di credito
l’impresa è chiamata
a produrre flussi
informativi più precisi
e puntuali; le banche
devono gestire le
informazioni in maniera
più efficiente
KPMG sta fornendo un contributo metodologico per facilitare questa nuova
relazione ‘virtuosa’ tra banca ed impresa. L’approccio si articola in due fasi che
dovrebbero completarsi nell’arco di circa nove mesi.
La prima fase consiste nell’implementare il sistema di scoring della banca al fine
di utilizzare al meglio le informazioni esterne delle imprese clienti non solo per
l’accesso al credito ma soprattutto per il mantenimento. In sintesi, l’approccio
KPMG prevede:
• la definizione dei requirement di un nuovo strumento bancario, reporting book,
contenente dati contabili ed extra-contabili e alimentato dalle imprese clienti, in
grado di soddisfare le esigenze informative dell’area crediti;
• il rilascio di ‘Linee Guida’ tecnico-funzionali per la progettazione di modelli di
controllo di gestione adattabili alle aziende clienti con la massima flessibilità e
senza vincoli legati a strumenti informatici.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
31
32
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Successivamente alla prima fase, la banca sarà in grado di quantificare i costi e
l’effort per adeguare sia la propria organizzazione sia quella delle aziende clienti.
A questo punto la banca è pronta a rimodulare la gestione del credito secondo un
modello operativo che prevede alcune agevolazioni per la propria clientela.
Una prima facilitazione consiste nell’offerta alle imprese di un prodotto finanziario
specifico per l’implementazione del sistema di controllo di gestione. Una seconda
agevolazione riguarda la proposta di incentivi, in termini di valutazione del merito
di credito, per quelle imprese che sono in grado di interfacciare il proprio sistema
informativo con il nuovo reporting book della banca.
Si tratta di un modello innovativo che permette alle imprese di innalzare il livello
delle proprie organizzazioni dotandosi di strumenti adeguati a favorire tempi di
risposta più brevi ai cambiamenti del mercato e, allo stesso tempo, a migliorare il
rapporto con la propria banca. Per le banche si tratta di un’opportunità per utilizzare
al meglio i propri modelli quantitativi di valutazione previsti dalla disciplina di Basilea.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La crisi e oltre: prevenire i deterioramenti
per presidiare la qualità del credito
Fabrizio Montaruli, Partner Advisory
Alessandro Carpinella, Associate Partner Advisory
Dopo una lunga fase di contrazione della crescita, gli impieghi delle banche al
settore privato e alle imprese sembrano tornare a crescere, seppure debolmente.
È presto, tuttavia, per dichiarare superata la crisi sul versante del credito.
Andamento del tasso di crescita degli impieghi al settore privato, Aprile 2008 – Aprile 2010 (%)
9,35
8,41
Impieghi al settore privato
delle banche italiane (escluso interbancario)
7,74
7,80
Impieghi a società non finanziarie
5,50
5,87
4,21
3,40
4,09
2,48
Apr
2008
Lug
2008
Ott
2008
Per le banche la
vera sfida è quella di
coniugare sostegno alla
ripresa economica e
selettività nella fase di
erogazione del credito
Gen
2009
Apr
2009
1,81
1,62
0,12
Lug
2009
0,94
0,50
Ott
2009
Gen
2010
2,53
1,52
0,26
Apr
2010
Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati Banca d’Italia e ABI
La lunga recessione che l’economia sta attraversando ha lasciato, infatti, tracce
profonde da un lato nella situazione finanziaria delle imprese (e, in misura minore,
delle famiglie), dall’altro nei bilanci delle banche, che nel solo 2009 hanno
aumentato del 44% le rettifiche e gli accantonamenti su crediti
(circa 28 miliardi di Euro)15.
La qualità degli attivi creditizi delle banche è complessivamente peggiorata nell’ultimo
biennio: negli ultimi 18 mesi l’incidenza degli impieghi deteriorati lordi sul totale dei crediti
bancari lordi è passata dal 6,5% al 9,1% e il coverage ratio si è ridotto di oltre 3 punti
percentuali sulle sofferenze16 e di oltre 6 punti sul complesso dei crediti deteriorati.
Distribuzione dei crediti lordi del sistema bancario italiano per qualità, 31/12/2008 vs
31/12/2009 (%)
2008
2009
6,5%
9,1%
93,5%
2,7%
3,8%
100%
,
i
e
uti
dit
nz
ad ti
cre
c
ere
s ra
f
I
e
f
i
l
t
ta
So
di tu
To
cre rut
li, i rist
g
a it
Inc cred
nis
o
nb
90,9%
4,4%
4,7%
100%
,
i
e
uti
dit
nz
ad ti
cre
c
ere
s ra
f
I
e
f
i
l
t
ta
So
di tu
To
cre rut
li, i rist
g
a it
Inc cred
nis
o
nb
Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati Banca d’Italia, Relazione Annuale 2009
15 Nel campione di riferimento dell’analisi presentata nelle pagine precedenti le sole rettifiche su crediti verso la clientela sono aumentate quasi del 77% (circa 18 miliardi di Euro).
16 Elaborazioni KPMG Advisory su dati pubblici Banca d’Italia.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
33
34
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Questi livelli di anomalia hanno limitato la dotazione patrimoniale della gran parte
degli operatori bancari e stanno imponendo scelte di allocazione del capitale
regolamentare più selettive, anche in vista di un’evoluzione restrittiva della
normativa in materia di patrimonio di vigilanza (Basilea 3).
Con un tale fardello sulle spalle, c’è il rischio che una parte delle banche non riesca
a fornire appieno il proprio contributo alla ripresa dell’economia, perdendo quote di
mercato e rinunciando a importanti componenti di redditività.
In questo scenario la sfida per le banche è chiara: riposizionare e riqualificare il proprio
portafoglio crediti, allocando in maniera più selettiva il proprio capitale, in modo da
prevenire, per quanto possibile, ulteriori deterioramenti; liberare capitale regolamentare;
massimizzare il profilo rischio/rendimento, per non deprimere la redditività.
Anticipare le dinamiche, ripensare la ‘cultura’ del credito, accelerare il
cambiamento.
La gestione del credito della gran parte delle banche negli ultimi anni ha mostrato
alcuni limiti strutturali nella capacità di rispondere a momenti di discontinuità come
quello che si è verificato.
I processi del credito,
privilegiando lo
sviluppo della gestione
commerciale e la
redditività del cliente,
mostrano, oggi, alcuni
limiti strutturali
I processi del credito, privilegiando lo sviluppo della gestione commerciale e la
redditività del cliente, mostrano, oggi, alcuni limiti strutturali:
• sono ‘lenti’ nel rintracciare le anomalie: le revisioni di fido hanno periodicità
lunghe e, talvolta, nella prassi sono ancor meno frequenti di quanto richiesto
dalle procedure. In una fase di crisi di sistema, non effettuare per sei o addirittura
dodici mesi la revisione di un fido significa rischiare seriamente di perdere il
controllo degli shock che l’azienda affidata sta subendo;
• sono ‘dialettici’ nei ruoli: attribuiscono alle funzioni di controllo l’individuazione di
anomalie e la conseguente definizione di strategie correttive, lasciando ai gestori
commerciali obiettivi di mantenimento/sviluppo di volumi, margini, numero di
clienti;
• sono ‘binari’: tendono ad articolarsi sulla dicotomia credito in bonis/credito
anomalo più che sui diversi gradi della prevenzione e della correzione di anomalie
e deterioramenti.
Nel tempo si è consolidato un approccio orientato al mantenimento e alla massima
fidelizzazione della clientela, sia nelle strutture di gestione commerciale, sia in
quelle dedicate all’analisi e alla revisione dei profili creditizi. Paradossalmente
si ritiene che ‘mettere a rientro’ un cliente costituisca un caso limite, quasi un
adempimento che si attiva solo quando il deterioramento ha raggiunto livelli
talmente conclamati da non ammettere soluzioni differenti.
Agire sui processi creditizi e soprattutto sulla relativa cultura aziendale è certamente
una priorità, ma richiede un tempo non sempre compatibile con l’urgenza di
intervento sul portafogli crediti che questa crisi richiede.
Parallelamente alle azioni di medio-lungo periodo, le banche potranno avere, quindi,
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
la necessità di intervenire attraverso programmi crash di revisione accelerata e
straordinaria dei fidi, di consolidamento di esposizioni e acquisizione di garanzie, di
negoziazione amichevole, di outsourcing di componenti del processo gestionale,
che consentano di riposizionare su profili più accettabili di rischio/rendimento e di
capital allocation il proprio portafoglio nell’orizzonte massimo di 8-12 mesi.
‘Meglio-Credito’: un programma integrato per rispondere alla sfida
È ragionevole ipotizzare che nel prossimo biennio le banche concentreranno
una parte significativa dei propri investimenti di innovazione in programmi con le
caratteristiche appena richiamate.
L’approccio studiato e applicato da KPMG, denominato ‘Meglio-Credito’, è un
programma di intervento sul portafoglio crediti complessivo che ha l’obiettivo di
verificare la coerenza del posizionamento creditizio su una quota molto ampia del
portafoglio crediti e di implementare azioni straordinarie di riposizionamento sui
diversi segmenti di impiego in cui comunemente si articola il portafoglio di una
banca.
Composizione portafoglio crediti - esemplificativo banca media retail (%)
Crediti anomali
9%
Large Corporate
25%
Retail
36%
Mid Corporate
30%
Fonte: elaborazione KPMG Advisory su dati di bilancio e di reportistica gestionale di un campione
di banche medie
Il programma ‘Meglio-Credito’ può articolarsi, in via esemplificativa, nei diversi
segmenti di impiego.
• Segmento Large Corporate: analisi puntuale dei più significativi affidamenti
della banca mediante analisi di maggiore profondità sulle dinamiche e sulle
strategie dell’impresa affidata, oltre all’esame del materiale comunemente
utilizzato per la revisione dei fidi; individuazione di strategie ad hoc (mantenimento
del fido, consolidamento del profilo creditizio o garanziale, riduzione/rientro
dell’esposizione etc.); assegnazione ai gestori di relazione di specifici obiettivi
quali-quantitativi per l’attuazione della strategia individuata.
• Segmento Mid e Small Corporate: attivazione di programmi crash, con
approccio massivo e industrializzato, e acquisizione di garanzie eligible (ad
esempio, Fondo Centrale di Garanzia MCC, garanzie Confidi iscritti all’elenco
ex-articolo 107 del TUB). L’obiettivo del modulo è duplice: migliorare
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
35
36
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
significativamente i profili garanziali e ridurre l’assorbimento patrimoniale
attraverso l’acquisizione di garanzie con meccanismi di ponderazione più
favorevoli.
• Segmento Retail: strutturazione di azioni massive di negoziazione amichevole
per gruppi omogenei (ad esempio, consolidamento, riscadenzamento e
rinegoziazione) da implementare sulla rete commerciale. Il modulo si focalizza
sulle esposizioni di importo contenuto, principalmente verso persone fisiche, e
si estende anche alle posizioni in pre-anomalia o anomalia. L’obiettivo è quello
di prevenire il deterioramento del credito e di mantenere/riportare le posizioni in
bonis.
• Incagli e sofferenze: interventi incentrati sulla revisione delle politiche di
sourcing, la costruzione di percorsi di accompagnamento al mercato, con
percorsi di deconsolidamento progressivo di portafogli. Il modulo ha obiettivi
di miglioramento dei tempi di recupero, incremento delle performance di
ricavo derivanti dall’operatività stragiudiziale e di efficientamento gestionale
complessivo.
Un programma di intervento simile può essere graduale e modulare, anche se nella
nostra esperienza l’approccio integrato massimizza i risultati in termini di efficienza
economica (minori deterioramenti di posizioni e conseguente riduzione degli sforzi
rettificatori/svalutativi) e patrimoniale (liberazione di capitale).
Adottando questo programma la banca è in grado di raggiungere simultaneamente
alcuni importanti obiettivi: prevenire il deterioramento di un numero significativo di
posizioni creditizie (specie corporate), e gestirne tempestivamente il
rientro/consolidamento; acquisire in modo sistematico e industrializzato garanzie
eligible su esposizioni già in essere; consolidare e migliorare la redditività di
esposizioni retail a maggiore rischio, con campagne di negoziazione ‘amichevole’
da sviluppare sulla rete; infine, elevare i livelli di recupero sul credito anomalo,
rivedendo il sourcing gestionale.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La valutazione dei crediti: le nuove regole
contabili in discussione. Incurred loss model
versus expected cash flows model
Mario Corti, Partner Audit
Le banche italiane, grazie ad un modello di intermediazione imperniato sul credito
piuttosto che sulla finanza, si sono lasciate ‘alle spalle’ un 2009 particolarmente
negativo. Le difficoltà dell’economia reale si sono riflesse sui bilanci d’esercizio del
2009 determinando un sensibile incremento delle rettifiche di valore sui crediti verso
la clientela.
Secondo l’attuale principio contabile IAS 39, i crediti verso la clientela sono iscritti in
bilancio al costo ammortizzato determinato in base al metodo del tasso di interesse
effettivo. Questo metodo consente il riconoscimento delle componenti di costo
e di ricavo a conto economico lungo la durata attesa dello strumento finanziario
sulla base, appunto, del tasso d’interesse effettivo. Solo al verificarsi dei segnali
di deterioramento, i cosiddetti trigger events, i crediti sono svalutati e la relativa
perdita è riconosciuta immediatamente a conto economico. Questa metodologia
di valutazione dei crediti è basata sul cosiddetto incurred loss model17 e, pertanto,
non permette l’iscrizione di perdite su crediti finché un evento di perdita non venga
identificato.
L’attuale congiuntura economica e le conseguenti difficoltà finanziarie delle controparti
affidate, causa dell’accelerazione del processo di deterioramento della qualità del
credito, hanno fatto emergere alcune criticità dell’attuale modello di impairment.
Una delle maggiori debolezze riguarda il potenziale ritardo nella registrazione
delle perdite su crediti, dovuta al delay nell’identificazione dei trigger events. In
particolare, tale criticità è stata amplificata sia dall’intensità della crisi economica sia
dalla velocità con la quale il credito vantato dall’intermediario si deteriora.
Entrambi questi fattori rendono più difficile la tempestiva identificazione dell’evento
scatenante la perdita dal momento che le serie storiche non risultano più indicative
della situazione corrente.
Un’ulteriore critica all’incurred loss model è quella di sovrastimare le componenti di
L’attuale congiuntura
economica e le
conseguenti difficoltà
finanziarie delle
controparti affidate
hanno fatto emergere
alcune criticità
dell’attuale modello di
impairment
ricavo. Fino a quando non viene identificato il trigger event, infatti, le componenti
di ricavo, in particolare gli interessi attivi, sono contabilizzate senza alcuna rettifica.
Questo porta a una sovrastima dei ricavi nei periodi antecedenti la svalutazione e il
riconoscimento dell’intera perdita a conto economico solo quando si ha l’obiettiva
evidenza della perdita su crediti.
Inoltre, l’applicazione pratica di questo modello ha evidenziato che i vari players
del mercato fanno riferimento a diversi eventi di perdita, o identificano con criteri
differenti l’esistenza di un’obiettiva evidenza di perdita di valore (trigger event) o,
ancora, adottano differenti criteri di valutazione ricorrendo, pertanto, a metodologie
contabili e di rappresentazione incoerenti e poco comparabili fra le banche.
17 L’incurred loss model è di tipo retrospettivo. Il modello prospettico, come si vedrà in seguito, è l’expected cash flows model che tiene conto delle perdite attese anche prima che il trigger event si sia verificato.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
37
38
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
In risposta alle richieste da parte del G-20 di migliorare e semplificare la
rappresentazione contabile degli strumenti finanziari, l’International Accounting
Standards Board (IASB) ha pubblicato l’Exposure Draft 12 Financial Instruments:
Amortised Cost and Impairment18 ed è ancora in corso la fase di recepimento dei
commenti.
ll principale obiettivo
dell’Exposure Draft
è quello di sostituire
l’attuale incurred loss
model con
l’expected cash flows
model, che include le
future perdite attese su
crediti nel calcolo delle
svalutazioni
Oltre a fornire maggiori e più chiari principi di applicazione del metodo del costo
ammortizzato, il principale obiettivo dell’Exposure Draft è quello di sostituire
l’attuale incurred loss model con un modello basato sulle perdite attese, l’expected
cash flows model, che include le future perdite attese su crediti nel calcolo delle
svalutazioni.
L’Exposure Draft propone di calcolare il costo ammortizzato attraverso il metodo del
tasso d’interesse effettivo, ma, diversamente da quanto previsto dall’attuale IAS 39,
questo tasso deve incorporare anche le aspettative circa le perdite future attese su
crediti, ricorrendo per la sua determinazione ad un approccio prospettico nella stima
dei flussi di cassa attesi (che includono le perdite attese future).
Nel momento dell’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria le perdite attese su crediti
non verrebbero imputate immediatamente a conto economico, ma ridurrebbero il
tasso di interesse effettivo e pertanto verrebbero riconosciute lungo tutta la durata
attesa dell’attività finanziaria. Ad ogni data di bilancio successiva all’iscrizione
iniziale, l’intermediario dovrebbe rideterminare il costo ammortizzato sulla base
delle informazioni disponibili a tale data circa le stime delle perdite attese su crediti.
Gli eventuali cambiamenti rispetto alle stime delle perdite attese su crediti iniziali
sarebbero riconosciuti immediatamente a conto economico.
Questo approccio si pone la finalità di ovviare alle principali debolezze dell’attuale
incurred loss model: da un lato, il non sempre tempestivo riconoscimento delle
perdite su crediti rispetto al momento della loro effettiva realizzazione, dall’altro,
l’iscrizione di maggiori interessi attivi fino al momento in cui le perdite su crediti
sono effettivamente riconosciute a conto economico.
Inoltre, in base alla logica del metodo proposto dall’Exposure Draft, per
l’iscrizione delle svalutazioni su crediti non è più necessaria l’identificazione di
uno specifico evento di perdita (trigger event). Questo elimina l’altra criticità
del modello attualmente in uso, la disomogeneità osservata tra i diversi players
nell’identificazione e valutazione degli eventi di perdita (trigger events), e anticipa
l’iscrizione delle perdite su crediti.
Di fatto, come descritto in precedenza, in base al metodo proposto dall’Exposure
Draft le perdite su crediti attese verrebbero stimate sin dal momento dell’iscrizione
iniziale e poi riviste alle successive date di bilancio. Un’altra conseguenza
dell’expected cash flows model è la creazione di una provision lungo l’intera durata
dell’attività finanziaria in relazione alle perdite su crediti attese.
Tuttavia, una delle principali critiche che già emergono da alcune discussioni
preliminari riguarda il fatto che l’expected cash flows model si basa maggiormente
18 In occasione della pubblicazione dell’Exposure Draft, è stato costituito l’Expert Advisory Panel (EAP),formato da esperti di risk management e di tematiche contabili, con lo scopo
di assistere e supportare lo IASB nella preparazione del nuovo principio contabile.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
su giudizi soggettivi del management, difficilmente verificabili, compromettendo
così l’affidabilità delle valutazioni assunte nel bilancio d’esercizio e la loro
comparabilità.
Da un punto di vista pratico, le principali difficoltà legate all’implementazione di tale
modello riguardano le modalità in base alle quali allocare le perdite attese su crediti
al momento dell’iscrizione iniziale dell’attività finanziaria e la stima della durata per la
quale le perdite attese devono essere riconosciute a conto economico.
A tal proposito sono già in fase di discussione alcune possibili soluzioni e modifiche
alle proposte introdotte dall’Exposure Draft. Ad esempio, la possibilità di ‘separare’
il calcolo del tasso d’interesse effettivo da quello delle perdite attese su crediti (il
cosiddetto de-coupling del tasso d’interesse effettivo), oppure non utilizzare i dati
presenti nei sistemi informativi contabili ma piuttosto quelli di risk management
come base di partenza per la stima della durata delle perdite attese su crediti.
L’expected cash flows model risulta di più immediata applicazione per portafogli di
attività finanziarie piuttosto che per singole attività. La stima delle perdite attese, ad
esempio, su portafogli omogenei di crediti piuttosto che su singoli crediti è, infatti,
più efficace e meno complessa da determinare.
Oltre agli aspetti di tipo metodologico sopra descritti, il modello proposto dallo
Le principali
difficoltà legate
all’implementazione del
modello riguardano le
modalità di allocazione
delle perdite attese
su crediti al momento
dell’iscrizione iniziale
dell’attività finanziaria
e la stima della durata
per la quale le perdite
attese devono essere
riconosciute a conto
economico
IASB potrebbe rivelarsi complesso e oneroso per la sua implementazione e solo
alla portata dei grandi gruppi bancari. Sia gli intermediari finanziari minori che le
istituzioni non finanziarie avrebbero grosse difficoltà a implementare un modello
proprio.
La fase di recepimento dei commenti all’Exposure Draft non si è ancora conclusa
e il dibattito è ancora aperto. In tale dialettica si inserisce anche l’annoso problema
della convergenza contabile USA-UE. Come più volte espresso dallo IASB e dal
Financial Accounting Standard Board (FASB), la convergenza tra bilanci redatti
in base agli International Financial Reporting Standards (IFRSs) e quelli invece
preparati secondo gli United States Generally Accepted Accounting Principles (US
GAAP) rimane una delle priorità, per l’esigenza di uniformare e rendere sempre
più comparabili le informative fornite agli utilizzatori. Tuttavia, nonostante l’intento
comune dei due Board alla ‘convergenza’, il recente Exposure Draft del principio
contabile US GAAP sulla contabilizzazione degli strumenti finanziari (emesso il 27
maggio 2010) risulta non completamente allineato a quanto attualmente proposto
dallo IASB. Ciò costituisce senza dubbio un ulteriore punto di discussione nel
processo di revisione delle regole contabili IFRS in tema di valutazione dei crediti.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
39
40
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
Il trattamento fiscale delle rettifiche di
valore su crediti e la crisi congiunturale
Michele Rinaldi, Partner Tax & Legal
Di fronte all’incertezza sui tempi della ripresa e con la prospettiva di regole più
stringenti sul risk management e sulla concessione dei crediti è legittimo chiedersi
se il trattamento fiscale riservato alle rettifiche di valore su crediti (intese sia
nell’accezione delle svalutazioni che in quella delle perdite su crediti) contenuto, ai
fini Ires, negli articoli 101 e 106 del TUIR, sia in qualche modo adeguato.
Invero, l’impianto fiscale seguito dal legislatore è basato ormai da tempo:
• sul riconoscimento di una deducibilità differita nel tempo delle svalutazioni su
crediti eccedenti un plafond normativamente prefissato;
• sulla deducibilità integrale di quelle perdite su crediti caratterizzate da un certa
definitività (c.d. perdite supportate da elementi certi e precisi), ovvero di perdite
rilevate su debitori assoggettati a procedure concorsuali.
Di recente si è assistito
ad un inasprimento,
sia delle disposizioni
normative regolanti la
materia, sia della prassi
amministrativa che ha
interpretato in maniera
restrittiva le norme
vigenti
Ebbene, in entrambi i casi, si è assistito di recente ad un inasprimento, sia delle
disposizioni normative regolanti la materia, sia della prassi amministrativa che ha
interpretato in maniera restrittiva le norme vigenti.
Ed infatti il plafond, oltre il quale le svalutazioni su crediti sono deducibili pro rata
temporis, è passato, per effetto di diversi interventi normativi, dallo 0,60% dei crediti
risultanti in bilancio (negli anni di maggior favore) all’attuale 0,30%; così come anche
il periodo di deducibilità differita delle svalutazioni eccedenti il plafond è passato da un
arco temporale ricompreso in sette periodi di imposta agli attuali diciotto.
Singolare è, poi, la circostanza che uno degli ultimi interventi normativi, quello che
ha portato il plafond alla misura minima (cfr. D.L. n.112/2008), è coinciso proprio con
l’inizio della crisi finanziaria e, quindi, si è tradotto in una sostanziale penalizzazione degli
operatori creditizi che, a partire dal 2008, hanno visto aumentare le proprie sofferenze.
Né si può ritenere che sia valsa in qualche modo a migliorare la situazione la
disposizione normativa contenuta nell’articolo 7 del D.L. 1° luglio 2009 n.78, con la
quale, in estrema sintesi, per i nuovi crediti erogati già a partire dal secondo semestre
2009, e limitatamente alla parte eccedente la media dei nuovi crediti erogati nei
due periodi d’imposta precedenti, il plafond percentuale di deduzione immediata
delle svalutazioni è stato portato allo 0,50% e le quote annuali di deduzione delle
svalutazioni eccedenti il plafond sono state ridotte a nove periodi d’imposta.
Infatti, la disposizione in parola, applicandosi solamente ai nuovi crediti che
manifesteranno le proprie criticità auspicabilmente nel medio-lungo periodo, da
un lato non sembra dare alcun immediato contributo positivo, dall’altro non risulta
di facile applicazione. Infatti, numerosi operatori di settore, anche nel dubbio circa
la natura facoltativa o obbligatoria di tale disposizione, hanno momentaneamente
rinunciato alla sua applicazione, in attesa di opportuni chiarimenti ministeriali.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
La situazione non migliora se si volge lo sguardo al regime di deducibilità delle
perdite su crediti.
Di recente il Ministero delle Finanze, con la Circolare del 31 marzo 2009 n. 8/E,
ha chiarito, interpretando in via restrittiva l’articolo 101 del TUIR, che non sono
deducibili le perdite su crediti emerse in sede di accordi di ristrutturazione dei debiti,
ex articolo 182 bis della Legge Fallimentare, adducendo che tali accordi non sono
assimilabili alle procedure concorsuali.
Con riferimento alle perdite su crediti emergenti per effetto di cessioni pro soluto,
poi, l’Amministrazione Finanziaria, in risposta ad una interrogazione parlamentare
(n.5-00570 del 5 novembre 2008), ha fatto propria la rigorosa posizione della Corte
di Cassazione (fortemente criticata dalla Dottrina e dagli operatori di settore) che
ne esclude la deducibilità per il solo fatto della cessione e ritiene necessaria anche
l’esistenza di elementi certi precisi a supporto dell’inevitabilità della perdita stessa.
Nell’ambito del quadro appena descritto, un elemento positivo è, invero,
rappresentato dalla possibilità offerta alle banche di applicare alle partecipazioni,
ricevute nell’ambito degli interventi finalizzati al recupero di crediti o derivanti dalla
conversione in azioni di nuova emissione dei crediti verso imprese in temporanea
difficoltà finanziaria, non già il regime della partecipation exemption (articolo 87
TUIR), che si porterebbe dietro l’irrilevanza delle relative svalutazioni e minusvalenze,
quanto piuttosto il regime fiscale dei crediti che riconosce, sia pur nei limiti indicati in
precedenza, una certa rilevanza alle svalutazioni ed alle perdite su crediti.
Si tratta certamente di un’opportunità offerta agli enti creditizi, ancorata comunque
a certi tecnicismi (presentazione di un interpello motivato e conseguente
valutazione dell’Amministrazione Finanziaria) che rischiano di ingessarne la concreta
applicazione e di limitarne l’appeal.
Un’ultima considerazione va fatta con riferimento alle nuove regole di Basilea 3 che
impongono la deduzione dal patrimonio di vigilanza dei crediti per imposte anticipate.
Ebbene, una buona parte di tali crediti si genera proprio per effetto della deducibilità
pro rata temporis delle svalutazioni su crediti operate nel corso degli anni dagli
operatori di settore. Ciò equivarrebbe a dire che oggi nel bilancio delle banche
esisterebbe una sorta di ‘bolla fiscale’ che rischierebbe di costituire un’eccessiva
penalizzazione per le banche stesse.
Di fronte a tale ampio e complesso scenario si rivelerebbe, quindi, opportuna una
completa rivisitazione della disciplina fiscale delle rettifiche di valore su crediti,
ormai non più procrastinabile.
L’optimum sarebbe
allineare la normativa
italiana a quella europea
per ottenere una
maggiore rilevanza
fiscale delle rettifiche di
valore su crediti
L’optimum sarebbe un trattamento allineato a quello esistente negli altri paesi
europei che porti ad una maggiore rilevanza fiscale delle rettifiche di valore su
crediti, in modo da restituire una migliore competitività al sistema bancario italiano.
Ciò permetterebbe al sistema bancario italiano di sostenere con efficienza ed
efficacia il finanziamento delle imprese domestiche, che temono una nuova stretta
del credito indiscriminata ed eccessivamente penalizzante.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società per azioni di diritto italiano e fa parte del network KPMG di entità indipendenti affiliate a KPMG International
Cooperative (“KPMG International”), entità di diritto svizzero. Tutti i diritti riservati.
41
Oltre la crisi. Qualità del credito e redditività sostenibile nelle banche italiane
kpmg.it
44
Per approfondire i temi del Paper:
Alessandro Carpinella
Associate Partner, KPMG Advisory S.p.A.
[email protected]
Mario Corti
Partner, KPMG S.p.A.
[email protected]
KPMG Advisory S.p.A.
Fabiano Gobbo
Partner, KPMG Advisory S.p.A.
MILANO
[email protected]
Via Vittor Pisani, 27
20124 Milano
Franco Masera
Tel. 02 6764 3.1
Partner, KPMG Advisory S.p.A.
Fax 02 6764 3603
[email protected]
ROMA
Raffaele Mazzeo
Via Ettore Petrolini, 2
Associate Partner, KPMG Advisory S.p.A.
00197 Roma
[email protected]
Tel. 06 8097 1.1
Fax 06 8077 518
Fabrizio Montaruli
Partner, KPMG Advisory S.p.A.
KPMG Advisory S.p.A. è inoltre
[email protected]
presente sull’intero territorio nazionale
nelle sedi di: Aosta, Bologna, Firenze,
Michele Rinaldi
Genova, Napoli, Padova, Palermo,
Partner, KStudio Associato (KPMG)
Torino, Verona.
[email protected]
Le analisi contenute in questo volume sono state condotte su dati e informazioni pubblicamente
disponibili, di cui KPMG Advisory S.p.A. non attesta né garantisce l’accuratezza, la completezza e la
correttezza. Questo volume non rappresenta un’offerta di vendita né una sollecitazione all’acquisto
di alcun servizio né vuole fornire alcun suggerimento o raccomandazione operativa o in termini di
investimento. KPMG Advisory S.p.A. non si assume alcuna responsabilità per la perdita o i danni che
potrebbero derivare dall’uso improprio di questo volume o delle informazioni ivi contenute.
© 2010 KPMG Advisory S.p.A. è una società
per azioni di diritto italiano e fa parte del
network KPMG di entità indipendenti affiliate
a KPMG International Cooperative (“KPMG
International”), entità di diritto svizzero.
Tutti i diritti riservati.
KPMG e il logo KPMG sono marchi registrati di KPMG International Cooperative (“KPMG
International”), entità di diritto svizzero.
Data di pubblicazione: luglio 2010
Scarica

Oltre la crisi