Crediti deteriorati, nuovi strumenti «La cartolarizzazione per il recupero» BOLOGNA In arrivo un nuovo strumento per affrontare il problema dei crediti deteriorati, senza prevedere la cessione completa, che comunque rimane uno dei sistemi più quotati per ripulire i bilanci delle banche. Il progetto, che dovrebbe esordire all'inizio del prossimo anno, è stato presentato ieri da Fabrizio Berti, responsabile di Centrale crediti real estate solution di Ccb. n tema delle difficoltà che stanno vivendo le banche è stato trattato anche nella tavola rotonda con Innocenzo Cipolletta, Lorenzo Bini Smaghi e Mario Comana, dibattito che ha dato un giudizio non troppo critico agli stress test imposti dalla Bce, spesso indicati come uno dei pesi più difficili da sopportare da parte di Rurali e Bcc. Dall'inizio della crisi si calcolano in Italia sofferenze nei crediti per 200 miliardi di euro. Elementi estremamente negativi per il funzionamento degli istituti, costretti a rettifiche, a tagli nella redditività, a costi legali esterni, con una conseguente difficoltà a fornire nuovo credito. «A partire dal 2012 abbiamo elaborato quattro operazioni di cessione di crediti deteriorati—ha ricordato Berti — Le prime due da 400 milioni, coinvolgendo circa 50 banche; la terza per un portafoglio da 320 milioni a favore di 27 banche; l'ultima da 125 milioni non ancora chiusa. Annunciamo ora che stiamo preparando una quinta operazione». La cessione è un modo definitivo per accantonare il problema, pulendo i bilanci, ma ci sono anche altri sistemi: «Ad esempio la gestione in outsorcing delle sofferenze — ha ripreso il tecnico — che è una gestione industrializzata del problema, solo per il deteriorato recuperabile, n problema è che così facendo i bilanci non si sistemano». Ecco che allora si sta tentando una via nuova, una cartolarizzazione: «La banca cede i crediti a un veicolo — ha spiegato—il quale cede a un consorzio i titoli cosiddetti "junior", che cioè hanno un destino legato alla banca, n veicolo li cede a un consorzio, formato da sottoscrittori che possono partecipare grazie a un'assicurazione. La polizza di questa assicurazione viene pagata dalla banca. Così facendo la banca si libera dei deteriorati, incassa subito e paga il canone assicurativo in 12 anni». Uno sguardo sull'aspetto della banca del futuro è arrivato anche dagli interventi di Giuseppe Armani (Ccb), che ha focalizzato l'attenzione sui «nuovi clienti, nati dopo il 1980, ormai uno su sei», che ad esempio in Usa dimostrano grande lontananza dalle banche («Il 71% preferirebbe andare dal dentista che entrare in una filiale»). Il problema è la «lentezza dell'innovazione», come ha messo in luce Michela Strobbe di Ibt, per cui ci sono già competitor specifici nei diversi servizi che la banca mette a disposizione, «come mBank che fornisce un prestito in 30 secondi, o moneyFarm, che offre consulenze finanziarie a distanza» ha esemplificato Alessio Bonetti (Phoenix). Nel dibattito, moderato da Sebastiano Barisoni di Radio 24, Cipolletta (ex direttore di Confindustria) ha focalizzato l'attenzione sulla scarsa capacità dell'Italia di muoversi in Europa: «Quando contava non c'era un'adeguata rappresen- tanza». Il momento topico è stato quando sono stati definiti gli stress test che tanto in questo periodo hanno messo in difficoltà il ceto creditizio «e che paradossalmente hanno premiato chi era pieno di derivati, punendo invece le banche che hanno prestato soldi alle imprese», come appunto Bcc e Rurali, ora insabbiate in un mare di sofferenze. Ha preso però le distanze Bini Smaghi, presidente di Snam e Société Generale: «In Italia siamo sempre abituati a dire che è colpa dell'arbitro, in questo caso la Bce. In realtà non pensiamo ad ammodernarci e ad avere più competitività». In linea anche Comana, ordinario di economia alla Luiss: «Sono strumenti utili, raffinati e non malvagi, gli stress test. Occorre sapere il business pian di un'azienda prima di concedere credito? Ci spaventiamo perché le nostre Pmi il business pian non lo fanno, ma invece proprio questo può essere lo stimolo a farlo. La banca deve studiare di più il tema del credito, che è il suo vero core business». EO. ©RIPRODUZIONE RISERVATA