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n°
26
Anno VII
Novembre 2015
La nouvelle leadership ~ Milano ~ Tel +39.02.34930755 ~ E-mail: [email protected]
Direttore Responsabile: T. Redaelli ~ Collaboratore: Marco Castrovinci ~ Art Director: Giulia Vanoli ~ Stampa: Galli & C. ~ Varese
Registrazione del Tribunale di Milano N° 741 del 16-12-2008 ~ Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione N° 17762
ALLARME FMI SUI CREDITI UE «IN ITALIA BAD BANK DIFFICILE»
Possibile recuperare 600 miliardi se si scioglie il nodo delle sofferenze.
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2
Pag.
www.leadershipmagazine.it
L’OPINION MAKER
MERCATO ITALIANO DEGLI NPL. UNA NUOVA SPAGNA?
Da ormai più di un anno il mercato italiano degli NPL è sotto i riflettori degli investitori internazionali. L’imponente ammontare di
crediti deteriorati in pancia alle banche italiane e la conseguente pressione da parte della BCE verso il deleverage rendono l’Italia
più che appetibile per i buyer, soprattutto quelli internazionali. Ne parliamo con Antonella Pagano, partner presso PwC, autrice di
numerose ricerche sul tema non performing loan ed autorevole opinion maker nel settore.
NPL assets
Market players
NPLs
Che tipo di operazioni possiamo attenderci a breve
termine?
Da circa un anno il mercato degli NPL si è rivelato “frizzante”,
con operazioni che hanno riguardato soprattutto portafogli di
credito al consumo e di crediti bancari chirografari. Tuttavia ci
aspettiamo di vedere un incremento nel numero di operazioni con
sottostante immobiliare.
Chi sono i buyer più interessati all’Italia?
Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi degli stessi player
presenti nel resto d’Europa: alcuni sono specializzati nel credito
chirografario, ma un numero crescente di investitori sta manifestando forte interesse per crediti garantiti da immobili di varia tipologia. Le asset class più richieste sono residenziale e commercial
real estate/hotel.
Sono stati spesso fatti dei parallelismi fra il mercato italiano
degli NPL e quello spagnolo. Davvero esistono così tanti
elementi di somiglianza?
Ci sono punti di contatto e differenze sostanziali. In effetti ci si è
spesso chiesti negli ultimi mesi di fermento del mercato italiano,
se ci si trovasse di fronte ad una nuova Spagna. In realtà lo scenario spagnolo è profondamente diverso: una rilevante componente
immobiliare (spesso di pertinenza di sviluppatori immobiliari),
Gross NPL / Loan to Customers
(1) Secured by mortgage and / or pledge
Source: PwC analysis on Bank of Italy Bollettino Statistico (Bollettino II Trimestre 2015) and ABI Monthly Outlook (July 2015)
Total GBV (€ bn)
(1)
% over
Gross NPL
Top 5 Italian
banks by
total assets
2013
2014
2015
Mixed Portfolio,
Leasing, Consumer
and Platform
-
#1
#2
#4
20%
1.6
#1
-
-
-
Mixed Portfolio
-
-
#2
#1
Mixed Portfolio,
Consumer
-
-
#1
-
Mixed Portfolio
-
-
-
#1
0.4
-
#1
#1
-
11.0
#6
#7
#9
#7
13%
1.9
4%
0.2
0.2
8%
Several Consumer
Credit Companies
(1) BCC-CR data refers to 31/03/2015
Source: Banksʼ annual statements and PwC analysis
2012
7.5
BCC (1)
Total NPL Market
Asset class
# Deals
20%
6%
Rest of IT
Banks + Other
Fin.
Institutions
Investors
(1)
! Italian NPL market players – Top 5 Italian Banks + BCC and Others
Gross NPLs as of 2Q 2015
Servicers
gestita da un numero
Gross NPLs (“sofferenze”) trend in the Italian market
limitato di servicer di
Banks non-performing loans (Gross NPL)
Gross NPL breakdown as of 31-03-2015
rilevanti dimensioni
200
14%
con ingenti volumi
Secured NPL
di asset under man45%
12%
13%
55%
Unsecured
agement: i principali
12%
150
NPL
10%
servicer sono di em10%
anazione bancaria in
8%
Gross NPL breakdown as of 31-03-2015
100
8%
194
quanto fino a pochi
2%
184
6%
6%
16%
156
anni fa quasi non
Corporate
125
4%
5%
esistevano servicer in107
50
Retail
3%
78
2%
dipendenti: pertanto
Other
59
2%
82%
42
gli investitori hanno
0%
NPL Coverage ratio Top 20 Banks as of 31-12-2014
proceduto all’acquis2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
H1-2015
Gross NPL (€ bn)
Gross NPL / Loans to Customers (%)
to di piattaforme
56%
per la gestione dei
crediti acquisiti direttamente dalle banche (transazioni per circa €60 mld di credito probabilità, questo fenomeno è destinato ad estendersi ad altri isfacciale nel periodo 2012-2015) o da gestire per conto di Sareb, la tituti, soprattutto rispetto ai crediti con ticket inferiore ad €150k.
Bad Bank nazionale appunto, che ha indetto una gara proprio per Altra tendenza, già allo studio di alcune banche, è quella della
affidare le posizioni di cui è diventata titolare. Il parallelismo che cessione di piattaforme di gestione del credito, sulla scia di quanvedo è sul dinamismo del mercato registrato in Spagna dal 2012 to sperimentato in Spagna e, nel nostro paese, da Unicredit per
che, traslato di circa 3 anni, dovrebbe concretizzarsi anche nel nos- UCCMB e da Creval. La BCE ha posto l’accento sulla necessità
tro paese. È vero inoltre che molti investitori che hanno destinato per le banche di ridurre il peso del credito deteriorato sul totale
alla Spagna cifre consistenti, adesso hanno spostato il loro radar degli attivi (“NPE ratio”) e di incrementare il livello di copertura
delle perdite (“coverage ratio”). Se consideriamo anche la nuova
sull’Italia per diversificare il rischio.
normativa fiscale che permette la detrazione delle perdite su crediti
Il mercato italiano del servicing vede quindi una maggiore in un anno e non più su cinque, il crescente appetito degli investitori, l’intervento del governo volto all’accelerazione delle procepresenza di indipendenti?
Ci sono state in realtà diverse acquisizioni di servicer da parte di dure esecutive e concorsuali, possiamo ritenere che ci siano tutti
fondi di investimento internazionali, ad esempio TRC è stata ac- gli ingredienti per una accelerazione del processo di deleverage da
quisita da Hoist Finance e CAF da Lonestar. Per tale motivo, i parte degli istituti bancari. In questo scenario si inserisce anche il
servicer che rimangono indipendenti sono oggetto di “corteggia- progetto di bad bank/asset management company portato avanti
mento”. Per lo meno quelli che hanno già raggiunto una certa dal Governo che, sebbene non ancora definito, potrebbe rappremassa critica e sono dunque capaci di confrontarsi con interlocu- sentare un ulteriore elemento di accelerazione del mercato.
tori internazionali e banche.
Se dovesse riassumere in tre parole lo scenario che si preCome si configura la posizione delle banche in questo figura sul medio termine?
Direi tre concetti: a) accelerazione del processo di deleverage delle
contesto?
Le divisioni delle banche che si occupano di gestione dei crediti NPE da parte delle banche; b) crescente interesse da parte degli
problematici sono ormai sature, sia a causa dell’overload di adem- investitori su varie asset class; c) focus da parte delle banche sull’efpimenti amministrativi che gli stessi si portano dietro, sia per la ficientamento e miglioramento dei processi di gestione del credito
NPL assets
Market players
quantità di crediti in sé. Alcune banche hanno già intrapreso un deteriorato.
NPLs
Banks
Servicers
Investors
Redazione Leadership
percorso di outsourcing di parte del credito deteriorato e, con ogni
€ bn
Dott.ssa Pagano, come
ormai noto, le dimensioni del mercato italiano
degli NPL hanno raggiunto valori decisamente importanti. Parliamo di
194 mld nel primo trimestre. Quali sono i dati più
indicativi circa la composizione di questa massa
di crediti deteriorati?
È importante sottolineare
come l’82% dei crediti di
cui stiamo parlando siano
rappresentati da crediti corporate. Ciò evidenzia come il fattore scatenante del loro aumento
esponenziale sia stata una vera e propria crisi industriale. Anche
se il PIL ha mostrato segni di crescita nel corso del 2015 dopo 8
anni, per la vera ripresa dovremo ancora attendere.
Banks
€194bn
Total deals
€25.3bn
#47
Unsecured
Mixed Portfolio
Mainly Consumer
Credit
Novembre 2015
3
Pag.
CREDITI PROBLEMATICI
GESTIONE IN HOUSE , CESSIONE, BAD BANK?
Il tema della creazione e configurazione di una “bad bank nazionale” continua, fra alti e bassi, ad essere al centro del dibattito,
soprattutto a livello delle istituzioni internazionali. Raccogliamo il parere del Dott. Francesco Tuccari, Vice Presidente di Fire Group
S.p.A., con una più che ventennale esperienza nel settore bancario.
D. Dott. Tuccari, quali
sono gli orientamenti
sul tema?
R. Uno studio del FMI,
pubblicato lo scorso Settembre, che ha quantificato il totale delle sofferenze
nell’Eurozona in una cifra
pari a circa € 1.000 mld,
individua criticamente la
causa primaria del fenomeno nella “incapacità”
dimostrata dall’Europa,
rispetto ad altre zone del
mondo ed anzitutto gli
U.S.A., di adottare in modo convinto delle politiche di sviluppo dirette a contrastare il lungo e severo ciclo economico
recessivo avviatosi sin dal 2008. Oltre a segnalare il pericolo
dell’instaurarsi di un ciclo negativo di autoalimentazione, lo
studio sottolinea come l’utilizzo convinto di misure dirette
a risolvere il problema degli NPL sia la premessa per l’avvio
di un ciclo economico espansivo, basato sulla ripresa delle
componenti della domanda, ossia investimenti e consumi.
Lo studio individua inoltre la “strumentazione” per lo sblocco della situazione: (i.) un più incisivo svolgimento dell’attività di vigilanza da parte delle Autorità di controllo sulle
banche per spingerle all’emersione e alla corretta valutazione
di tali asset; (ii.) l’adozione, da parte dei governi, di misure
fiscali che rapportino in modo inversamente proporzionale la dimensione della deducibilità delle rettifiche effettuate
dalle banche con “l’anzianità” dei crediti problematici;
(iii.) la velocizzazione dei procedimenti esecutivi per il recupero giudiziale dei crediti non performing; (iv.) lo sviluppo
di mercati/titoli NPL, cioè misure di securitisation dei crediti
problematici, con la loro trasformazione in strumenti finanziari standardizzati e la creazione di ambienti che ne favoriscano gli scambi organizzati.
In quest’ultima categoria viene ricompresa anche la creazione di una bad bank o di una AMC (asset management company), cioè una entità diretta ad agevolare questo passaggio
fra “titoli” ed investitori istituzionali.
D. Qual è la sua opinione in merito alla creazione della
bad bank?
R. La bad bank si pone rispetto agli NPL in un rapporto di
funzionalità risolutiva, e cioè – per dirlo con una metafora –
nello stesso rapporto in cui una medicina si pone rispetto alla
malattia. Non gode però del carattere dell’esclusività, perchè
pur essendo un valido strumento di intervento, non è da solo
capace di risolvere tale criticità.
Verosimilmente si tratta di un elemento di contrasto che, per
esercitare in modo ottimale le sue “capacità terapeutiche”,
richiede che in via preliminare trovino prima attuazione le
altre condizioni: una più decisa attività di vigilanza, l’adozione di politiche fiscali che contrastino l’aging di questi crediti, una modernizzazione spinta delle procedure esecutive.
Ecco, ed è proprio qui che invece compare il carattere “nazionale”
della questione: purtroppo tutti questi elementi costituiscono
l’elenco delle fragilità che caratterizzano il nostro Paese,
come ben sanno gli operatori del settore.
D. Come è noto, i crediti problematici non sono stati adeguatamente garantiti dalle banche dal punto di
vista della copertura dei relativi rischi. Pensa che in ragione di ciò la prospettiva della creazione di una bad
bank nazionale sia lontana?
R. A mio parere l’operazione di “pulizia” non è ancora stata
completata. Ne è prova un dato: nel corso del primo semestre del 2015 sono state portate a compimento da parte delle
banche in favore di investitori specializzati, cessioni di portafogli di crediti in sofferenza per circa €5 mld; considerando
le successive operazioni già concluse e quelle in pipeline, si
stima che l’intero 2015 possa chiudersi su un valore comp-
lessivo compreso fra i €9 ed i € 10 mld. Si tratta di un valore
importante, superiore all’insieme di tutte le cessioni fatte nei
due anni precedenti del 2013 e 2014 dove non si arrivò ai €7
mld, ma comunque insufficiente a fronteggiare i valori che
ho appena ricordato.
D. Vuol dire che non è stato ancora raggiunto un
equilibrio fra i prezzi di domanda e di offerta di
questi crediti?
R. È proprio questo il punto. Facciamo due conti molto
semplici. Ad oggi, il coverage ratio di sistema delle sofferenze è del 57%; per una loro cessione “indolore” rimarrebbe
dunque da coprire il complementare 43%. Siccome non è
facile immaginare un prezzo d’offerta per l’acquisto di tali
crediti superiore – nel migliore dei casi – ad un 15/20%,
rimane “scoperto” un 20/23% (100-57-20= 23%) che, applicato al monte valore di tale categoria di crediti problematici (a luglio 2015: €197 mldi), equivale ad un deficit
di circa € 40/45 mldi.
La determinazione di quanto potrebbe poi esser richiesto per portare a compimento un’analoga manovra sugli
incagli porta, con un facile calcolo, ad un risultato economicamente ancor più penoso per i potenziali cedenti.
In buona sostanza, se le banche dovessero cedere agli attuali prezzi di mercato le sofferenze in essere nei loro stati
patrimoniali dovrebbero, allo stato, accettare una perdita
secca complessiva nell’ordine di una cifra equivalente a
due anni di esercizi brillanti: infatti, negli anni migliori
pre-crisi, il sistema bancario italiano produceva, nella sua
interezza, un risultato economico positivo consolidato
nell’ordine di € 20/22 mld. L’ipotesi così come presentata è impraticabile. Da qui l’esigenza di una bad bank cui
affidare un duplice compito.
Da un lato, come si dice in finanza, “comprare tempo”,
cioè consentire alle banche cedenti di affrontare il peso
delle eventuali minusvalenze in un arco di tempo più ampio, diciamo far i 7 ed i 10 anni. Dall’altro, cercare di
valorizzare, tempo per tempo, le varie tipologie di crediti
ricompresi all’interno delle sofferenze.
Così, ad esempio, “rivitalizzando” il valore delle garanzie immobiliari escusse nei c.d. crediti secured (ipotecari)
anche grazie all’ausilio di operatori di settore (società di
investimento immobiliare, società di intermediazione,
etc..) per poi procedere a cessioni mirate oppure – per
un segmento opposto qual è quello dei crediti unsecured
(chirografari) - “costruendo” titoli obbligazionari rappresentativi diversi profili di rischio/rendimento coerenti coi
diversi risk-appetite degli investitori qualificati (dai Fondi
Alternativi ai Fondi Pensione).
Si tratta di processi già avviati dai due principali gruppi
bancari italiani (Intesa Sanpaolo e Unicredit) attraverso
la creazione di vere e proprie “bad bank” di gruppo, realizzate con lo scorporo di parte dei crediti problematici
dal perimetro aziendale ed il conferimento a nuove entità
frutto di joint-venture con principali operatori internazionali di settore.
D. E la partecipazione pubblica?
R. Ecco, quella è davvero la cosa più complessa da assicurare.
La Direzione Libera Concorrenza della Commissione
Europea sembra avere più di una riserva sulla soluzione
avanzata dal nostro Governo, perché teme l’intervento –
in forma indiretta – di aiuti di Stato, oggi non più utilizzabili in questo settore.
D. Eppure nel passato questi interventi ci sono stati
ed in misura anche rilevante.
R. Si, è così. Personalmente ritengo che sia stato un errore
non fare anche noi questa scelta al tempo in cui l’hanno
fatto, e con risultati soddisfacenti, altri Paesi come l’Irlanda o la Spagna; e ciò anche senza seguire la via più
estrema del riacquisto del controllo delle banche in difficoltà direttamente da parte dello Stato per poi successivamente ricederlo al mercato, come fatto dalla Gran
Bretagna, l’Olanda, il Belgio, la Francia e, in parte, la
stessa Germania.
D. È prevedibile un esito in questo confronto con
l’Autorità Europea?
R. Difficile a dirsi; quello che è certo è che in ognuno
dei possibili scenari – il permanere di questi portafogli
di NPL in mano alla banche, le ulteriori cessioni a trattativa privata a grandi Investitori, il loro conferimento ad
una bad bank – il ruolo delle società di debt collection è
comunque destinato ad essere sempre più rilevante, col
crescere sia della dimensione dei valori in gioco sia della
strategicità del conseguimento dei target di recupero.
Da questo punto di vista sarebbe auspicabile che questa
opportunità oggi a noi offerta si traduca in un upgrading
basato non soltanto sulle economie di scala dovute ad un
pur prevedibile processo di consolidamento fra le imprese
del settore, ma anche ad un vero e proprio salto di qualità
basato su innovazioni di processo. Credo che sia questa la
vera sfida che ci aspetta.
Redazione Leadership
44
Pag.
Pag.
Novembre 2015
www.leadershipmagazine.it
LA SOCIETÀ LEADER ITALIANA NEL SETTORE DELLA TUTELA DEL CREDITO RAFFORZA
LA SUA STRUTTURA MANAGERIALE PER AFFRONTARE NUOVE OPPORTUNITÀ DI CRESCITA
ATTENTI A QUEI DUE!
FIRE SPA NOMINA CLAUDIO MANETTI NUOVO AMMINISTRATORE DELEGATO
innovare il nostro modello di business e guidare la crescita della nostra
azienda, che non può accontentarsi
della leadership italiana nel settore
della Tutela del Credito, ma deve
diventare un Global Service nella
Gestione del Credito. Sono anche
certo che il nuovo Amministratore
Delegato, grazie alle sue esperienze
e alla sua sensibilità e cultura del
“servizio”, della “qualità”, dell’efficienza, saprà confermare nella
piena continuità aziendale, i valori
e le modalità operative che hanno
caratterizzato l’attività di Fire SpA,
sempre attenta alle esigenze dei suoi
clienti.”
“Fire – ha dichiarato Claudio Manetti – ha progetti molto ambiziosi,
sia in termini di crescita che di sviluppo di nuovi servizi, per aggredire con successo il mercato italiano e
Claudio Manetti e Sergio Bommarito
internazionale. Ho accettato di guiMessina, 28 ottobre 2015 – Il Consiglio di Amministrazione dare questa società, a fianco di Sergio Bommarito che conosco
di Fire S.p.A., azienda leader italiana nel settore della Tutela e stimo da anni, perché sono certo delle sue potenzialità e dei
del Credito, che si è riunito ieri sotto la presidenza di Sergio successi che ne deriveranno.”
Bommarito, ha deliberato la nomina di Claudio Manetti quale La nomina del nuovo Amministratore Delegato, che segue un
nuovo Amministratore Delegato.
rafforzamento della Governance di Fire S.p.A. attraverso la coClaudio Manetti, manager di 55 anni, già Direttore Generale stituzione di un CdA con membri indipendenti, la costituzioe Amministratore Delegato di Leasys, vanta una lunga espe- ne di un Comitato Rischi e Risorse Umane e l’assunzione di
rienza nei servizi finanziari alle aziende e ai privati, sviluppata nuovi manager con esperienze in aziende multinternazionali
all’interno del Gruppo Fiat e maturata in ambito nazionale nei ruoli di Direttore Finanziario e Direttore Risorse Umane,
ed internazionale. “Fire ha grandi potenzialità di sviluppo, permetterà a Fire S.p.A. di avere una solida struttura managema per affrontare con successo le sfide e le opportunità che riale per sostenere lo sviluppo e l’internazionalizzazione, previsi presenteranno nei prossimi mesi, è necessario strutturare i sti nel Piano Industriale.
processi aziendali e avere modelli di Governance congrui. Ab- Il Presidente Sergio Bommarito oltre alla rappresentanza legale
biamo scelto Claudio Manetti – afferma il Presidente Sergio continuerà a curare le relazioni commerciali.
Bommarito – perché lo riteniamo la persona più adeguata a
Redazione Leadership
Claudio Manetti, nato a Torino nel 1960, laureato
in Scienze Politiche indirizzo Economico, vanta
una lunga esperienza nel Gruppo Fiat, dove inizia
la sua carriera nel 1986 all’interno della Divisione
Marketing di Sava Leasing.
Ha ricoperto svariati incarichi in Fiat Sava per poi
assumerne, nel 1999, la responsabilità del Customer Relationship Management, che inglobava le
attività di collection.
Nel 2007 il passaggio a Fiat Group Automobiles
Financial Services (attuale FCA Bank) come responsabile Marketing & Sales della nuova Joint
Venture tra Fiat e Credit Agricole.
In seguito, dal 2008 al 2011, come Credit & Customer Manager di FGA Capital per il mercato
Italia. Dal dicembre 2011 è stato Amministratore
Delegato e Direttore Generale di Leasys S.p.A.
LE MIGLIORI PERFORMANCE
SI RAGGIUNGONO CON
LA LEGGE DELL’EQUILIBRIO
E FIRE RISPETTA QUESTA LEGGE
Fire S.p.A. Sede Legale e Direzione Generale
98124 Messina, via Bonsignore, 1
phone +39 090 77821
fax +39 090 7782200
e-mail: [email protected]
www.firespa.it
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Crediti deteriorati, mercato in fermento