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CORRIER ECONOMIA
LUNEDÌ 13 FEBBRAIO 2012
IMPRESE & FINANZA
Uomini, storie
e strategie
Finanza Anche Della Valle e Del Vecchio alle prese con le scadenze
Nomine Fiat, Unicredit
e Monte dei Paschi:
il risiko di primavera
L’articolo 36 e i 115 consigli di amministrazione da rinnovare
Cinque mesi che possono cambiare il volto di molte società
DI STEFANO RIGHI
C
inque mesi che potrebbero cambiare definitivamente il profilo delle società industriali e
finanziarie italiane. Cinque mesi di fuoco, con tre scadenze
precise. A fine aprile entrerà in
vigore l’articolo 36 della legge
214 del 2011 che vieta ai titolari di cariche negli organi gestionali, di sorveglianza e di controllo e ai funzionari di vertice
di imprese o gruppi di imprese
operanti nei mercati del credito, assicurativi e finanziari di
assumere analoghe cariche in
imprese o gruppi di imprese
concorrenziali. A questa norma, rivoluzionaria per lo stantìo panorama italiano, Corriere
Economia ha dedicato un servizio la scorsa settimana. Prima
per portanza e potenziale rilevanza, la norma dell’articolo
36 non è però l’unica pronta
ad agire nel senso di un più cristallino schieramento delle forze che governano le maggiori
società italiane.
Un centinaio alla carica
Nella prossima primavera,
secondo dati della Consob, saranno 115 le società quotate a
Milano chiamate a rinnovare i
loro organi di amministrazione e controllo: si va dal Monte
dei Paschi di Siena di Giuseppe Mussari all’Unicredit di
Rampl e Palenzona, dalla Fiat
di Marchionne ed Elkann alla
Banca Carige del presidente
Berneschi, da Exor a Fiat Industrial, dalla Mediaset dei Berlusconi alla Luxottica dei Del
Vecchio, da Isagro a Parmalat,
da Poltrona Frau a Prysmian,
da Risanamento a Rcs Mediagroup - che edita questo giornale - fino alla Save che gestisce l’aeroporto di Venezia, alla
Salvatore Ferragamo e alla Tod’s di Diego Della Valle. Se consideriamo una decina di ammi-
nistratori per ogni consiglio
(ma son di più), siamo a oltre
1.200 persone. Più di un battaglione dell’esercito.
Non bastasse l’azione combinata di queste due scadenze,
in agosto entreranno in vigore
le norme sulle cosiddette «quote rosa», che apriranno gli organismi di amministrazione, controllo e vigilanza in numero fisso anche alle donne. Sull’impatto delle norme di genere,
trovate due servizi a pagina 3.
Tra le 115 società che hanno
il consiglio di amministrazione
o gli organi di controllo in scadenza ci sono molti big della finanza e dell’industria italiana.
Difficile pensare possano accadere rivoluzioni in quei gruppi
dove il controllo delle proprietà è così marcato da parte di
un gruppo o di una famiglia.
Ma se shakerate i tre elementi,
ne esce una miscela che, in alcuni casi, potrebbe essere
esplosiva
Piazza Cordusio
Il maggiore gruppo bancario
italiano sarà probabilmente la
società più toccata dalle novità
di legge. Il presidente Dieter
Rampl e il vicepresidente Fabrizio Palenzona siedono anche
nel consiglio di Mediobanca; i
consiglieri Vincenzo Calandra
Buonaura e Luigi Maramotti
hanno un posto anche nell’or-
gano di amministrazione del
Credito Emiliano: salvo involuzioni normative dell’ultima
ora, dovranno scegliere. Ma la
primavera di Unicredit si annuncia vivace anche perché il
recente aumento di capitale da
7,5 miliardi di euro ha cambiato il profilo della banca. E il presidente Rampl vorrebbe agire
nel senso di un consiglio meno
largo. Inizialmente erano 23 i
posti da amministratore in
Piazza Cordusio, poi le dimissioni di Salvatore Ligresti, Piero Gnudi e Carlo Pesenti lo
hanno portato ai venti di oggi.
Rampl, poi, vorrebbe allineare
Unicredit alle maggiori società
europee, che vengono ottimamente gestite da consigli di amministrazione di 15 persone,
procedendo quindi all’asciugatura di un consiglio per certi
versi troppo ampio.
L’aumento di capitale ha poi
detto che in Unicredit le fondazioni di origine bancaria contano un poco meno rispetto al
passato: riusciranno a mantenere i loro nove rappresentanti? Difficile, soprattutto se il
consiglio scenderà a 15 componenti. Gli americani del fondo
Capital research sono invece
una assoluta novità (probabilmente da rappresentare in consiglio), e forse anche i privati investitori italiani che sono entrati nel capitale con quote sotto
al 2 per cento (Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo
Del Vecchio, Della Valle), ambiscono a una rappresentanza.
La Banca d’Italia, lo scorso 11
gennaio, ha inviato une lettera
sui requisiti di professionalità
dei futuri consiglieri, alzando
l’asticella rispetto al passato.
In Piazza Cordusio stanno lavo-
Maramotti
La stanza dei bottoni
rando sulle candidature. Ma le
variabili da far collimare sono
davvero molte.
Rammarichi
La scorsa settimana il consigliere di amministrazione (anche) di una banca quotata privatamente non nascondeva il
proprio fastidio davanti alla
prossima e possibile scelta che
sarà chiamato a fare. Però, aggiungeva, non è un bel paese
quello in cui si rendono necessari simili provvedimenti di legge. Osservazione condivisibile.
A simili intrecci si è giunti con
un capitalismo di mercato relativamente giovane — la privatizzazione del Credito Italiano
risale all’inizio degli anni Novanta — e la mancanza di una
diffusa cultura economica di
base sono le concause di una
situazione che, di contro, è diventata quasi insopportabile.
Imago Economica
lia-Germania dal punto di
vista del presidente tedesco Christian Wulff . La
settimana prossima il tema è il futuro dell’industria finanziaria. Per l’occasione il numero uno di
Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri ha convinto il
gran capo, Joseph Ackermann a far tappa in Via
Sarfatti.
***
Anche per il decano dei
comunicatori finanziari è
arrivato il momento di
pensare al passaggio gene-
Fotogramma
ni di Giuseppe Mussari
hanno deciso che era ora
di andare. Ora Federico
Ghizzoni potrà valutare
se aprire una nuova filiale
nel centro di Roma.
***
Ora che è chiaro a tutti
quanto la Germania conti
nell’agenda di Mario Monti per l’Italia, alla Bocconi
hanno messo in cartellone due convegni che faranno piacere al Professore,
presidente (autosospeso)
dell’ateneo. Il primo, domani, tratterà dell’asse Ita-
Imago Economica
Ackermann e Wulff in cattedra alla Bocconi. La trasferta romana di «Valore D»
Q
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a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa
Caltagirone «chiude» Mussari in via del Tritone
uando va, va. Anche se il sostituto,
Mario Delfini , è
uno storico collaboratore,
Francesco Gaetano Caltagirone non ama fare le cose a metà. E in coincidenza con il suo abbandono
del MontePaschi, anche
l’antica filiale della banca
nella sede de «Il Messaggero» ha avviato il trasloco.
Era in comodato gratuito,
in via del Tritone, ma
quando è arrivata la richiesta di rinnovo del contratto, a pagamento, gli uomi-
Il capitalismo di relazione sembra avere i giorni contati. L’interlocking , come gli anglosassoni definiscono questo fenomeno presente anche nei mercati
più evoluti, verrà disciplinato.
Certo, i rischi non mancano.
Se Banca d’Italia alza l’asticella della qualità dei candidati
amministratori, norme sul genere potrebbero in qualche caso stridere, sicuramente rendere più complesso il lavoro. Ma
l’occasione è importante, nel
segno della modernità e della
trasparenza. E non va sciupata
con i bizantinismi di cui già si
sussurra. La crisi non è ancora
superata e la creazione di doppie strutture per dare un posto
agli amici degli amici con lo
«zero virgola» del capitale risultano costose, fuori luogo e del
tutto anacronistiche.
[email protected]
Volti Alessandra Perrazzelli. A
sinistra: Francesco Gaetano
Caltagirone e Flavio Cattaneo
razionale. Vittorio Moccagatta , spin doctor di Giovanni Bazoli e in passato
di Carlo De Benedetti e di
molti capitani d’industria,
ha rotto gli indugi chiamando il figlio ad affiancarlo. Nessun privilegio.
Per tornare a casa Giovanni Moccagatta ha dovuto
fare un lungo giro nel
mondo della comunicazione, passando per la Lazard, poi a Londra da Buchanan, quindi in Intesa
Sanpaolo e, fino a venerdì
scorso, nella multinazionale Brunswick.
***
Sono idee di business
anche se a volte sembrano
provocazioni. Tipo lo sviluppo degli accumulatori
che ha fatto insorgere Assoelettrica. Ma agli esperti
del settore il piglio di Flavio Cattaneo piace. Al
punto che gli esperti della
«Staffetta quotidiana» hanno deciso di conferire al
numero uno di Terna il
premio «Uomo dell’anno
per l’energia» .
***
Elsa Fornero le ha fatto
un bell’assist. E la lobby rosa di Valore D l’ha raccolto al volo organizzando
un trasferta romana per affilare le armi e partire alla
conquista dei consigli
d’amministrazione. Guidate dalla presidente Alessandra Perrazzelli , capo
del regolatorio di Intesa
Sanpaolo, giovedì Valore
D ha invitato proprio Fornero al primo forum nazionale dell’associazione.
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Caltagirone «chiude» Mussari in via del Tritone