ISTRUZIONE OPERATIVA GESTIONE DELL’INFEZIONE ASSOCIATA A CLOSTRIDIUM DIFFICILE I DMP-D17 Rev. 1 del 16.06.2014 Data applicazione 16.06.2014 Redazione Gruppo di lavoro Clostridium Verifica Dott.ssa Lucia Dolcetti Approvazione Dott.ssa Lucia Dolcetti 1 Rev n° 00 01 Descrizione modifica Redazione Verifica Approvazione 28.07.2011 Prima emissione Gruppo di lavoro Clostridium Dott. Sandro Ardizzone Dott. Massimo Coen Dott. Giorgio Costantino Dott. Dario Dilillo Dott. Marco Fasan Dott. Fabio Franzetti Sig.ra Donatella Furlan Dott.ssa Marina Magenta Dott. Stefano Pallotta Dott. Paolo Previde Dott. Agostino Riva Sig. Matteo Rimoldi Dott.ssa Luciana Scandiani Dott.ssa Ludovica Tagliabue Dott.ssa Loredana Tocalli Dott.ssa Lucia Dolcetti Dott.ssa Lucia Dolcetti 16.06.2014 Revisione paragrafo “Accertamenti diagnostici microbiologici” Dott.ssa Sara Rimoldi Dott.ssa Lucia Dolcetti Dott.ssa Lucia Dolcetti Data 2 LINEA GUIDA PER LA GESTIONE DELL’INFEZIONE ASSOCIATA A C. DIFFICILE _________________ 4 Scopo_______________________________________________________________________________ 4 Campo di applicazione _________________________________________________________________ 4 CARATTERISTICHE DEL MICRORGANISMO C. DIFFICILE E DELL’INFEZIONE CORRELATA_________ 5 Caratteristiche del microrganismo________________________________________________________ 5 Rilevanza delle infezioni da C. difficile_____________________________________________________ 5 Fattori di rischio per l’infezione __________________________________________________________ 8 Modalità di contagio __________________________________________________________________ 8 Periodo di incubazione _________________________________________________________________ 9 Recidive_____________________________________________________________________________ 9 DIAGNOSI DELL’INFEZIONE DA C. DIFFICILE __________________________________________ 10 Definizione di caso di infezione da C. difficile per la diagnosi e la sorveglianza ___________________ 10 Accertamenti diagnostici microbiologici __________________________________________________ 11 SORVEGLIANZA E CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA C. DIFFICILE IN AMBITO NOSOCOMIALE __ 15 Notifica dell’infezione da C. difficile _____________________________________________________ 15 Isolamento del paziente con DACD (applicazione delle misure per l’isolamento da contatto) _______ 15 Gestione del materiale per l’assistenza del paziente con DACD _______________________________ 16 Trasporti/trasferimenti del paziente con DACD ____________________________________________ 17 Igiene delle mani: lavaggio delle mani ed utilizzo dei guanti __________________________________ 17 Interruzione dell’isolamento ___________________________________________________________ 19 Igiene ambientale____________________________________________________________________ 19 TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON INFEZIONE DA C. DIFFICILE___________________________ 21 Stadiazione clinica ___________________________________________________________________ 21 Trattamento del primo episodio di C. difficile______________________________________________ 21 Monitoraggio dei pazienti _____________________________________________________________ 23 Gestione della sindrome da intestino irritabile post-infettiva _________________________________ 24 Trattamento delle recidive_____________________________________________________________ 24 Trattamento chirurgico _______________________________________________________________ 27 RIVALUTAZIONE PERIODICA DEGLI ANTIBIOTICI UTILIZZATI NELLE UU.OO. _________________ 28 BIBLIOGRAFIA___________________________________________________________________29 3 LINEA GUIDA PER LA GESTIONE DELL’INFEZIONE ASSOCIATA A C. DIFFICILE Scopo Scopo della seguente procedura operativa è descrivere le modalità con cui svolgere presso le singole Unità Operative (UU.OO.) le attività collegate all’infezione da Clostridium difficile (C. difficile) ed, in particolare: − l’accertamento diagnostico (microbiologico o endoscopico) dei casi sospetti di infezione da C. difficile; − il trattamento delle infezioni conclamate; − la prevenzione dell’epidemia intraospedaliera e la sorveglianza epidemiologica. Campo di applicazione La seguente procedura deve essere applicata ogniqualvolta all’interno dell’Azienda Ospedaliera (AO) si verifichi un’infezione, sospetta o accertata, attribuibile a C. difficile. La tabella 1 riporta le responsabilità nella procedura. Tabella 1 - Responsabilità FUNZIONE Dirigente Medico RESPONSABILITA’ − − − − Coordinatore Infermieristico e/o Personale infermieristico − Individuare la sospetta infezione da C. difficile Impostare l’iter diagnostico e terapeutico Trasmettere alla Direzione Medica di Presidio la scheda di notifica di malattia infettiva. Applicare le precauzioni standard, le procedure di isolamento da contatto e le norme igienico sanitarie per la gestione delle infezioni da C. difficile Sorvegliare affinché tutto il personale sanitario (medico, infermieristico e di supporto) ed i visitatori applichino le procedure e le norme di cui sopra. Microbiologo − Segnalare tempestivamente alle UU.OO. la positività riscontrata negli accertamenti dei casi con sospetta infezione da C. difficile Infermiere addetto al controllo delle infezioni correlate all’assistenza (Ufficio epidemiologico c/o DMP) − Attivare le procedure di sorveglianza, impostare l’indagine epidemiologica in caso di epidemia nosocomiale. 4 CARATTERISTICHE DEL MICRORGANISMO C. DIFFICILE E DELL’INFEZIONE CORRELATA Caratteristiche del microrganismo Il C. difficile è un bacillo sporigeno anaerobio obbligato gram-positivo, appartenente alla famiglia Bacillaceae. I ceppi di C. difficile che producono le due esotossine (tossina A e tossina B), sono responsabili di quadri infettivi di gravità variabile. L’infezione si verifica in seguito all’ingestione di spore del batterio, che, a livello dell’intestino umano, si trasformano nelle forme vegetative. Il microrganismo colonizza le feci di circa il 3% degli adulti sani, ma solo nello 0.6% dei casi si tratta di ceppi produttori di tossina. Nei pazienti ospedalizzati si stima che il batterio sia più frequente (7-25% delle feci), e che i ceppi produttori di tossina siano il 2-8%. Il ceppo di C. difficile BI/NAP1/027 (diagnosi con PCR) è dotato di particolare virulenza. Rilevanza delle infezioni da C. difficile La diarrea associata a C. difficile (DACD) è la causa più comune di diarrea infettiva nosocomiale e rappresenta il 15-25% di tutti gli episodi di diarrea associata ad antibiotici. La DACD causata da C. difficile BI/NAP1/027 è spesso conseguente ad una terapia antibiotica con chinolonici e può avere una mortalità del 25-30%. Negli Stati Uniti si è assistito al raddoppio dell’incidenza di DACD negli anni 2000-2003 con circa 160 casi di DACD comunitaria/100.000 abitanti nel 2003. Tra il 2004 ed il 2005 c’è stata una crescita continua dell’incidenza dell’infezione, con incrementi maggiori della media nella popolazione anziana. Nel 2004 l’incidenza della malattia nei pazienti ospedalizzati è stata di 43/1000 ricoveri. In letteratura viene documentato un aumento della gravità dell’infezione nel tempo. Per quanto riguarda la realtà italiana al momento non sono disponibili stime esaustive della prevalenza e dell’incidenza dell’infezione. Uno dei pochi dati reperibili in letteratura si basa su una rilevazione effettuata in un ospedale con 800 posti letto di Bolzano, realizzata ricercando la tossina A del C. difficile in tutti i campioni di feci di pazienti con diarrea pervenuti al laboratorio ospedaliero, e quindi effettuando la conferma dei casi di DACD nosocomiale attraverso i dati clinici. Tra il gennaio 2007 ed il gennaio 2008 gli autori riportano una stima di 5 casi di DACD nosocomiale ogni 1000 ricoveri e 62.3 casi/100.000 giorni-paziente. 5 All’interno dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco tra il 1°gennaio 2009 e il 30 aprile 2011 attraverso il sistema delle notifiche obbligatorie per le malattie infettive sono stati segnalati 73 casi di DACD (31 nel 2009, 21 nel 2010 e 22 tra il 1° gennaio ed il 30 aprile 2011); si rilevano inoltre 175 casi tra le diagnosi delle SDO dello stesso periodo (63 nel 2009, 74 nel 2010, 38 nei primi quattro mesi del 2011). Tenendo presente come i dati provenienti dai due flussi informativi spesso non coincidano, ed utilizzando come numeratore il numero di casi più alto tra quello nelle SDO e quello corrispondente alle notifiche, sono risultati 4,1 casi ogni 1000 ricoveri e 44,17 casi/100000 giornipaziente nel 2009, 4,49 casi ogni 1000 ricoveri e 48 casi/100000 giorni-paziente nel 2010 e 6,62 casi ogni 1000 ricoveri e 68,61 casi/100000 giorni-paziente tra gennaio ed aprile 2011. La distribuzione dei casi tra le diverse Unità Operative è riportata nella tabella 2. 6 1 1 0 1 0 0 0 63 NEUROLOGIA ONCOLOGIA ORTOPEDIA PNEUMOLOGIA RIANIMAZIONE TIPO UROLOGIA TOTALE 31 0 2 0 2 1 0 0 4 0 5 0 6 0 0 4 7 0 0 notifiche 70 1 2 0 2 1 0 0 4 0 11 0 10 11 5 4 14 4 1 casi totali* 4,10 2,04 6,73 0,00 3,98 14,29 0,00 0,00 3,48 0,00 24,94 0,00 16,98 19,82 9,12 7,08 15,59 4,38 5,59 casi tot/ 1000 ric 44,17 20,60 50,52 0,00 35,54 46,90 0,00 0,00 37,97 0,00 262,97 0,00 127,62 135,43 63,32 89,41 141,29 38,35 20,97 casi tot/ 100000 gg-paz 74 0 0 0 2 0 0 1 1 1 3 2 15 8 18 1 15 6 1 SDO 21 0 0 0 2 0 1 0 0 2 0 0 4 0 3 0 8 1 0 notifiche 76 0 0 0 2 0 1 1 1 2 3 2 15 8 18 1 15 6 1 casi totali* 2010 4,49 0,00 0,00 0,00 3,75 0,00 40,00 1,06 0,95 2,50 9,49 12,90 24,31 14,36 33,58 1,72 16,84 6,90 6,21 casi tot/ 1000 ric 48,0 0,0 0,0 0,0 31,4 0,0 44,0 22,6 10,1 28,2 94,2 65,9 175,1 98,5 224,6 21,5 138,0 56,3 23,3 casi tot/ 100000 gg-paz *casi totali ottenuti scegliendo il valore piu' alto in caso di discrepanza tra i casi segnalati nelle SDO e il numero delle notifiche 0 0 11 0 10 11 5 4 14 4 1 SDO CARDIOLOGIA CHIRURGIA 2 GASTROENTEROLOGIA HOSPICE MAL. INF. MALATTIE INFETIIVE 3 MALATTIE INFETTIVE 1 MALATTIE INFETTIVE 2 MEDICINA 1 MEDICINA 2 MEDICINA 3 MED. RIABILITATIVA U.O. 2009 38 0 0 2 5 0 0 0 0 0 1 1 4 1 5 0 4 14 1 SDO 22 0 0 2 3 0 0 0 0 0 1 0 2 1 0 0 1 12 0 notifiche 38 0 0 2 5 0 0 0 0 0 1 1 4 1 5 0 4 14 1 casi totali* 6,62 0,00 0,00 7,97 22,42 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 10,75 16,67 22,86 5,43 30,49 0,00 12,01 46,98 20,83 casi tot/ 1000 ric 1 gennaio-30 aprile 2011 Tabella 2 - Casi di infezione da C. difficile nell’AO Luigi Sacco nel periodo gennaio 2009 - aprile 2011 rilevati attraverso diversi flussi informativi. 7 68,61 0,00 0,00 92,17 195,69 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 107,99 92,34 136,61 36,95 178,38 0,00 98,21 357,05 72,94 casi tot/ 100000 gg-paz Fattori di rischio per l’infezione Legati al paziente (suscettibilità dell’ospite) 1. Età: con eccezione dei bambini piccoli (età < 1 anno) che non presentano manifestazioni cliniche per immaturità recettoriale, qualsiasi età è potenzialmente a rischio per l’infezione da C. Difficile. L’età superiore a 60 anni e soprattutto maggiore di 80 anni, è di per sé un fattore di rischio. 2. Riduzione delle difese immunitarie anche per terapie farmacologiche. 3. Presenza di comorbidità severe: insufficienza renale cronica, fibrosi cistica, chirurgia del tratto intestinale e biliare, neoplasie ematologiche, morbo di Crohn, colite ulcerativa, condizioni che determinano alimentazione mediante sondino naso-gastrico o gastrostomia. Legati all’assistenza 1. Ospedalizzazione e/o dimora in strutture assistenziali (aumentata esposizione a C. difficile). 2. Terapia antibiotica, soprattutto se combinata, protratta o effettuata con molecole ad ampio spettro d’azione. Ogni antibiotico può essere teoricamente associato all’infezione ma nella pratica clinica, alcune classi (es. cotrimoxazolo) sono raramente all’origine del problema mentre ampicillina, clindamicina e cefalosporine sono considerati antibiotici predisponenti. Alcuni studi indicano i fluorochinoloni come il fattore di rischio predominante per la diarrea associata a C. difficile e per epidemie da ceppo 027 (vedi sopra). 3. Terapia con inibitori di pompa protonica, farmaci che, sopprimendo la secrezione acida gastrica, consentirebbero ai batteri di raggiungere l’intestino e di elaborare tossine. Modalità di contagio I pazienti colonizzati/infetti costituiscono la fonte primaria di C. difficile. Per via diretta o indiretta C. difficile contamina l’ambiente: l’ambiente, pertanto, diviene la fonte secondaria dell’infezione. Le spore del batterio, infatti, possono sopravvivere nell’ambiente per più di 70 giorni. Il C. difficile può essere trasmesso da paziente a paziente attraverso il contatto diretto o tramite IL contatto con superfici contaminate, attraverso le mani del personale sanitario che ha avuto contatto con persone infette o colonizzate o con superfici ambientali contaminate, oppure attraverso strumentazione contaminata (ad es. endoscopi). 8 Le fonti di contagio documentate sono, in ordine di frequenza: il personale sanitario (nel 30% dei casi), l’ambiente contaminato (19%) od altri pazienti affetti (16%); nel 35% dei casi la fonte resta ignota. Periodo di incubazione Il periodo di incubazione della DACD è variabile, anche se in genere la diarrea si manifesta entro una settimana dal contatto con la fonte di infezione. Talvolta, invece, le manifestazioni cliniche compaiono nel momento in cui il paziente assume una terapia antibiotica, o alcune settimane dopo la sospensione della stessa. Recidive L’infezione da C. difficile tende a recidivare. Per recidiva si intende un nuovo episodio che si verifica entro otto settimane dalla completa risoluzione di un evento precedente. Dopo una prima infezione, le recidive si verificano nel 20% dei casi; dopo un secondo episodio e dopo più di due episodi si verificano rispettivamente nel 40 e nel 60% dei casi. 9 DIAGNOSI DELL’INFEZIONE DA C. DIFFICILE Definizione di caso di infezione da C. difficile per la diagnosi e la sorveglianza La DACD è descritta come: − diarrea di nuova insorgenza, comprendente 3 o più scariche di feci liquide al dì, di durata di due o più giorni; − associata a crampi addominali, febbre, disidratazione, leucocitosi o colite pseudomembranosa/megacolon tossico; − senza altra eziologia riconosciuta; − associata a: o test di laboratorio su feci diarroiche positivo per tossina A e/o tossina B, oppure o coprocoltura su feci diarroiche positiva per C. difficile tossino-produttore, oppure o riscontro di colite pseudomebranosa con endoscopia, intervento chirurgico o esame istopatologico. NELLA PRATICA: In un paziente con diarrea e in un contesto di aumentato rischio per l’infezione da C. difficile (paziente in terapia antibiotica e/o con antiacidi-antisecretivi, o con multiple patologie associate o con pregressa e recente DACD o ricoverato in una UO in cui ci siano altri casi di infezione da C. difficile) è necessario: • ricercare subito la presenza di tossine nelle feci, senza attendere due o piu’ giorni consecutivi di diarrea; • mettere in atto subito le principali norme per limitare la diffusione dell’infezione (accurato lavaggio delle mani ed utilizzo di materiale monouso; l’isolamento da contatto del paziente va intrapreso soltanto dopo la conferma diagnostica; • in condizioni particolari (paziente molto grave, mancata risposta tempestiva da parte del laboratorio, etc.) iniziare una terapia antibiotica mirata per il C. difficile e/o sospendere una terapia antibiotica in corso se non strettamente necessaria. 10 Accertamenti diagnostici microbiologici Quali test microbiologici sono disponibili? Per porre diagnosi di infezione da C. difficile nel nostro ospedale è in uso un algoritmo a due step basato sullo screening iniziale del campione mediante ricerca nelle feci diarroiche dell’antigene comune di C. difficile glutammato deidrogenasi (GDH) e conferma della positività con test di biologia molecolare per la ricerca del DNA di C. difficile tossigenico. Parallelamente viene eseguita la coltura del materiale fecale per l’isolamento batterico. La ricerca nelle feci del GDH avviene con metodo immunocromatografico (ImmunoCard® C. difficile GDH, Meridian) e il risultato della ricerca dell’antigene è disponibile entro poche ore dall’invio del campione (normalmente in giornata). Il saggio di conferma della presenza di C. difficile tossigenico viene inserito dal Laboratorio solo in seguito al risultato positivo del GDH. L’analisi molecolare (illumigene® C. difficile, Meridian) è basata sulla tecnica di amplificazione isotermica di DNA loop mediata (LAMP) per rilevare il locus di patogenicità PaLoc di C. difficile tossigenico e viene eseguita dal lunedì al venerdì sullo stesso campione diarroico positivo per GDH conservato a 4°C dal giorno precedente. Nel fine settimana e nei giorni festivi il test è rimandato al primo giorno disponibile. La coltura impiega invece 72-96 ore per fornire un risultato di positività e presenta il vantaggio di fornire i dati sull’antibioticoresistenza dei ceppi isolati. Quali sono le caratteristiche dei test (VPN e VPP)? Le più recenti linee guida riportano che non esiste un singolo test (o una serie test) raccomandabile in assoluto per la diagnosi microbiologica di infezione da C. difficile. Vi è tuttavia un consenso quasi unanime su alcune premesse e raccomandazioni: − non ci sono differenze sostanziali nelle performance complessive dei differenti kit in commercio, anche se alcuni sono più sensibili e altri più specifici, presumibilmente in ragione delle differenti soglie di cut-off selezionate; − nessuno di essi è idoneo come unico test per la diagnosi di laboratorio di infezioni da C. difficile Considerando tuttavia il valore predittivo dei risultati del test, che, a differenza di sensibilità e specificità, è correlato alla prevalenza dell’infezione, si suggeriscono alcune indicazioni pratiche: 11 − in un contesto di prevalenza di infezione relativamente bassa (5-10%, che potrebbe ulteriormente ridursi se venissero screenati anche pazienti diarroici senza i tradizionali fattori di rischio per infezione da C. difficile) il valore predittivo negativo (VPN) dei test del commercio, data una sensibilità rilevata comunque non inferiore al 75%, risulta molto elevato (>98%). Un eventuale risultato negativo permette quindi con elevata probabilità di certezza di escludere l’infezione; − per contro, il valore predittivo positivo (VPP) del risultato di un test immunoenzimatico positivo, sempre a motivo della bassa prevalenza di infezione da C. difficile, in molti casi può non superare il 50%. Si raccomandano pertanto l’impiego in routine di un test di screening a elevata sensibilità quale la ricerca del GDH con metodo immunoenzimatico: un eventuale risultato positivo dovrebbe però essere avvalorato da un test di conferma. Come si effettua il test? 1. Indicare nell’apposito modulo/scheda (on line, su Galileo): i dati del paziente, il tipo di materiale inviato (feci), la ricerca microbiologica richiesta (ricerca C. difficile Ag GDH o C. difficile coprocoltura) e le informazioni cliniche salienti del paziente. N.B. Il test per la ricerca del DNA di C. difficile tossigenico viene inserito dal Laboratorio solo in seguito al risultato positivo del test per la ricerca del GDH. 2. Raccogliere nell’apposito contenitore un campione di feci diarroiche fresche (Bristol Stool Scale 5-7). Campioni di feci formate non verranno processati dal Laboratorio. 3. Inviare un solo campione diarroico per paziente, altri campioni dello stesso paziente inviati nella stessa giornata non verranno processati. 4. Per esigenze di riammissione in RSA, ma non per togliere l’isolamento, il cui scioglimento è legato al miglioramento delle condizioni cliniche del paziente in terapia, è possibile eseguire un campione di controllo per la ricerca del GDH e coprocoltura. Tale campione deve essere di feci formate e non deve essere inviato al Laboratorio prima di 7 giorni dalla diagnosi di infezione da C. difficile. Per campioni di feci diarroiche inviati prima dei 7 giorni il Laboratorio non eseguirà né il test per la ricerca del GDH né l’esame colturale. 5. Inviare il campione in laboratorio il più presto possibile. 6. La ricezione dei campioni dal lunedì al venerdì avviene fino alle ore 19.00. Sabato, domenica e festivi la consegna dei campioni è prevista entro le ore 15.00. 12 7. A fronte di una positività per la ricerca del GDH e del DNA di C. difficile tossigenico, viene inviata al reparto (fax e referenti per le infezioni nosocomiali) una segnalazione del germe sentinella. Quali azioni intraprendere in base ai risultati del test? I risultati dei tre metodi microbiologici (ricerca del GDH, ricerca del DNA di C. difficile tossigenico e coprocoltura) possono combinarsi in modi diversi ed implicare interpretazioni diagnostiche ed azioni differenti. La tabella 3 riassume queste situazioni. Tabella 3 - Interpretazione dei risultati dei test di laboratorio ai fini operativi. RISULTATO GDH RISULTATO DNA C. DIFFICILE TOSSIGENICO RISULTATO COPROCOLTURA INTERPRETAZIONE NOTE OPERATIVE + + + Il paziente ha l’infezione Isolamento e trattamento del paziente - Il paziente ha l’infezione Isolamento e trattamento del paziente + Il paziente non ha l’infezione o potrebbe essere colonizzato da un ceppo non produttore di tossina Considerare se effettuare o no il trattamento in base alle condizioni del soggetto - Il paziente potrebbe avere l’infezione o essere colonizzato da un ceppo non produttore di tossina Considerare se effettuare o no il trattamento in base alle condizioni del soggetto È improbabile che il paziente abbia l’infezione Richiedere un secondo accertamento diagnostico se persistono le condizioni di sospetta DACD + + + - + - - - - 13 Le conclusioni dal punto di vista operativo sono: 1. per un test di ricerca del GDH positivo: isolamento da confermare con test per la ricerca del DNA di C. difficile tossigenico positivo (se negativo togliere l’isolamento). Procedere alla notifica del caso di DACD, all’isolamento ed al trattamento del paziente (vedi relativi capitoli). 2. Per un test di ricerca del GDH negativo non operare l’isolamento del paziente. In presenza di sintomi suggestivi persistenti e di fattori di rischio per l’infezione da C. difficile, vista la facilità di contagio ed il rischio di infezioni severe, si consiglia ripetere la ricerca del GDH. N.B. Togliere l’isolamento a risoluzione clinica dell’infezione. Una volta effettuata la diagnosi di infezione da C. difficile (test per la ricerca del GDH e del DNA di C. difficile tossigenico positivi) non inviare al Laboratorio altri campioni. Quando i test microbiologici NON SONO UTILI e NON VANNO RICHIESTI? - Quando vi è già un risultato positivo di diagnosi di infezione da C. difficile (test per la ricerca del GDH e del DNA di C. difficile tossigenico positivi) - Allo scopo di decidere se sospendere l’isolamento del paziente con pregressa diagnosi di DACD - Per diagnosticare la risoluzione dell’infezione da C. difficile - Quando il paziente non ha diarrea, per decidere se si tratta di un portatore asintomatico di C. difficile. 14 SORVEGLIANZA E CONTROLLO DELLE INFEZIONI DA C. DIFFICILE IN AMBITO NOSOCOMIALE NELLA PRATICA: - Notificare e/o segnalare l’infezione da C. difficile - Isolare il paziente (misure per l’isolamento da contatto) - Mettere in atto le appropriate misure in caso di trasporto del paziente - Porre attenzione all’igiene delle mani - Effettuare un’accurata igiene ambientale Notifica dell’infezione da C. difficile La notifica dell’infezione È OBBLIGATORIA PER LEGGE (decreto del Ministero della Sanità 15/12/90 e successiva Circolare Regionale n° 15 del 01/07/96) e deve essere effettuata entro 48 ore dal sospetto diagnostico. Deve essere utilizzata la scheda di segnalazione per le malattie infettive in uso, che può essere portata a mano o trasmessa via fax (fax int. 3533) alla Direzione Medica di Presidio. In caso di focolai epidemici, anche sospetti, va effettuata anche la segnalazione rapida alla Direzione Medica di Presidio per telefono (tel. int. 3029/3136/3535) o fax (fax int. 3533). Isolamento del paziente con DACD (applicazione delle misure per l’isolamento da contatto) Per il paziente con DACD devono essere instaurate misure per l’isolamento da contatto all’interno dell’U.O. di ricovero o, qualora necessario e compatibile con le altre patologie concomitanti e con l’organizzazione dell’assistenza sanitaria specifica, nelle UU.OO. di Malattie infettive strutturalmente meglio predisposte per l’isolamento. Misure per l’isolamento: - porre il paziente con DACD in camera singola con servizio igienico riservato; più pazienti con DACD possono essere collocati nella stessa stanza (isolamento di coorte); - fare utilizzare al paziente allettato padella monouso o munita di copripadella, da trattare appositamente nella lava padelle, e presidi assorbenti da smaltire come rifiuti infetti (vedi sotto); - porre sulla porta della stanza una segnaletica che indichi l’isolamento da contatto e ricordi quali precauzioni adottare; 15 - il personale, i parenti ed i visitatori devono utilizzare dispositivi di protezione/mezzi di barriera monouso (guanti e sovracamice con maniche lunghe) da indossare ad ogni contatto con il paziente e/o con l’ambiente (in particolare superfici di facile contaminazione come quelle del servizio igienico), da eliminare subito dopo l’impiego in appositi contenitori, posti all’interno della stanza o della zona filtro; - dopo la rimozione dei guanti, lavare le mani con cura (vedi sotto). Gestione del materiale per l’assistenza del paziente con DACD In presenza di infezione da C. difficile i dispositivi medici/attrezzature di difficile disinfezione dovrebbero essere, ove possibile, prodotti monouso. Dispositivi medici in genere - Qualora non sia disponibile il materiale monouso, disporre di un corredo di dispositivi medici/attrezzature dedicati per ogni singolo paziente con DACD (sfigmomanometro con copribracciale monouso, termometro, misuratore glicemia, sedia a rotelle, padella, pappagallo, brocca ecc.) - Non rilevare la temperatura per via rettale se non in caso di necessità - Dopo l’uso pulire e disinfettare accuratamente il materiale utilizzando cloroderivati a concentrazione > 1000 ppm, a contatto per almeno 10 minuti; anche per quanto riguarda i termometri, sottoporli a decontaminazione e disinfezione per immersione in cloroderivati a concentrazione > 1000 ppm per almeno 10 minuti Padelle - Adottare la padella personale ed usare il copripadella monouso; - Se possibile (secondo le caratteristiche della macchina e la resistenza delle padelle) per il lavaggio usare la lavapadelle alla temperatura di 90 - 92 °C per un tempo che va da 1’45” a 2’, anche se questo lavaggio effettua una disinfezione di alto livello ma non ha effetto sporicida - Alla dimissione/guarigione dei pazienti con infezione da C. difficile lavare la padella, disinfettarla immergendola completamente in cloroderivato 5000 ppm per 30 minuti, risciacquarla e fare asciugare 16 Endoscopi gastrointestinali - La corretta applicazione delle procedure di detersione e disinfezione di alto livello (pulizia meccanica accurata seguita da re-processing con glutaraldeide al 2% o acido peracetico rispettivamente per 5-10 o 15-20 minuti), garantisce da possibili trasmissioni dell’infezione da C. difficile. Trasporti/trasferimenti del paziente con DACD - Effettuare esclusivamente i trasferimenti indispensabili alle esigenze diagnosticoterapeutiche; - In caso di spostamento del paziente è necessario: o avvisare il personale del servizio/U.O. presso il quale il paziente viene trasportato, onde evitare stazionamenti prolungati non opportuni; o dotare il paziente trasportato incontinente di dispositivi (per es. presidi assorbenti) atti ad impedire la contaminazione ambientale; o segnalare le condizioni del paziente al personale addetto al trasporto in modo da mettere in atto gli interventi di pulizia e disinfezione sui mezzi utilizzati per il trasporto; - In caso di trasferimento ad altra struttura di ricovero, al fine di effettuare un’attenta sorveglianza clinica (si ricorda l’elevata frequenza di recidive della DACD), segnalare per iscritto alla struttura che riceve il paziente l’infezione da C. difficile presente o pregressa; N. B. Le limitazioni al trasporto possono essere sospese dopo 48 ore dalla cessazione dei sintomi diarroici. Igiene delle mani: lavaggio delle mani ed utilizzo dei guanti (Fare riferimento all’istruzione operativa I DMP-D08 per il lavaggio delle mani) come regola: non avere contatti con nessun paziente prima di aver lavato le mani La contaminazione delle mani degli operatori sanitari, dei parenti e dei pazienti con C. difficile è un’importante via di trasmissione dell’infezione e di contaminazione dell’ambiente. L’igiene delle mani viene ottenuta e mantenuta tramite il lavaggio delle stesse e l’utilizzo dei guanti. 17 Chi deve lavarsi le mani? Tutti coloro che entrano in contatto con il paziente (operatori sanitari, parenti, visitatori) ed il paziente stesso, specialmente dopo l’uso del bagno e prima di assumere alimenti Quando bisogna lavarsi le mani? - Prima e dopo ogni contatto con il paziente e con l’ambiente di assistenza del paziente (letto, comodino, testaletto, pulsante di chiamata ecc.) e con tutte le superfici dei servizi igienici - Dopo ogni contatto con materiali potenzialmente contaminati - Dopo la rimozione dei guanti - Se possibile, prima di lasciare la stanza del paziente - Il paziente deve lavarsi le mani specialmente dopo l’uso del bagno e prima di assumere alimenti Come effettuare il lavaggio delle mani? - Il lavaggio va protratto per almeno 15 secondi - Per non reinfettarsi, utilizzare correttamente i lavandini (dopo essersi lavati chiudere il rubinetto utilizzando la carta) - Il paziente deve lavarsi le mani utilizzando il bagno a lui riservato Quali prodotti usare per lavare le mani? - Prima dell’assistenza al paziente lavare le mani con acqua e sapone/detergente liquido; - Dopo il contatto con il paziente con DACD sospetta o accertata utilizzare acqua e detergente antisettico, efficaci per la rimozione meccanica e l’inattivazione delle spore - Frizione con soluzione a base alcolica: NON HA INDICAZIONE PRIORITARIA IN PRESENZA DI DIARREA DI ORIGINE INFETTIVA, poiché le soluzioni a base alcolica sono efficaci per ridurre la carica batterica ma non inattivano le spore (tale metodica è invece in genere utile per prevenire la trasmissione di germi multiresistenti). 18 Uso dei guanti I guanti non forniscono una protezione completa dall’infezione da C. difficile ma riducono il rischio di trasmissione dell’infezione. - Come in tutti gli isolamenti da contatto è necessario utilizzare i guanti monouso; - I guanti utilizzati, potenzialmente contaminati, devono essere rimossi prima di toccare superfici non contaminate ed eliminati prontamente come materiale infetto; - Dopo la rimozione dei guanti lavare immediatamente le mani con acqua e sapone o con detergente-antisettico. Interruzione dell’isolamento Le misure dell’isolamento da contatto devono essere mantenute sino a 48 ore dopo l’ultima scarica diarroica. Per la sospensione dell’isolamento non è necessario attendere la negativizzazione degli esami microbiologici. In caso di aggravamento del paziente (per esempio in caso di insorgenza di megacolon), l’assenza di scariche diarroiche non può più essere considerato un segno specifico di guarigione dalla DACD. La decisione di interrompere o no l’isolamento, pertanto, deve essere presa sulla base di considerazioni da effettuare caso per caso. Igiene ambientale In assenza di un adeguato trattamento, le spore di C. difficile possono sopravvivere nell’ambiente per periodi di tempo anche molto lunghi (mesi); la contaminazione ambientale è spesso all’origine della trasmissione dell’infezione ad altri pazienti, che si può verificare anche a distanza di tempo dalla risoluzione di un caso di DACD. Possono venire contaminati i mobili (sponde del letto, comodino, sedia ecc.) o gli oggetti (campanello di chiamata, telefono ecc.), i dispositivi medici/materiali d’uso sanitario (vedi sopra), l’ambiente (maniglie, pavimenti ecc.) e, in particolare, i servizi igienici (superficie del WC, bidet, lavandino e rubinetti, padella, pappagallo ecc.). Qualora in una U.O. siano presenti o si siano verificati casi di infezione da C. difficile per l’igiene ambientale è necessario aderire alle procedure per la pulizia dell’ambiente ad alto rischio: Superfici - Pulire almeno due volte al giorno le superfici che vengono più frequentemente a contatto con il paziente (maniglie, campanelli, sedie, sponde, etc) 19 - Per la pulizia utilizzare un disinfettante cloroderivato a concentrazione > 1.000 ppm, inumidire le superfici da trattare con il prodotto scelto e lasciarlo a contatto per almeno 10 minuti; - Per evitare problemi di corrosività sui metalli, rimuovere con acqua il disinfettante dalle superfici metalliche al termine del tempo di contatto consigliato. Informazione al personale addetto alla pulizia In caso di contaminazione ambientale con feci è necessario avvisare immediatamente il personale addetto, affinché prontamente provveda alla pulizia. Dopo la dimissione del paziente Letto Oltre alle misure di pulizia utilizzate per la pulizia delle superfici durante il ricovero, alla dimissione/trasferimento del paziente con DACD è necessario sostituire il copri-materasso e i cuscini, ed inviarli al lavaggio nell’apposito sacco per la biancheria infetta. Ambiente Effettuare la sanificazione dell’ambiente e del letto come durante il ricovero (utilizzare un disinfettante cloroderivato a concentrazione > 1.000 ppm, inumidire le superfici da trattare con il prodotto scelto e lasciarlo a contatto per almeno 10 minuti). 20 TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON INFEZIONE DA C. DIFFICILE (Vedi figura 1) Stadiazione clinica Tabella 4 - Stadiazione delle infezioni da C. difficile. Forme lievi Meno di 3 scariche diarroiche/die Forme moderate Almeno 3 scariche diarroiche e < 15.000 leucociti/mL Forme gravi Uno qualsiasi dei seguenti parametri: - Leucociti > 15.000/mm3 - creatininemia aumentata di> 50% rispetto al baseline - TA > 38.5°C - Segni di colite grave Trattamento del primo episodio di C. difficile Indicazioni generali di trattamento - Evitare farmaci oppiacei e antiperistaltici (loperamide), per il rischio di trattenere la tossina e di sviluppare megacolon tossico; - Sospendere l’antibiotico che ha verosimilmente causato l’inizio dei sintomi. Nel caso fosse indispensabile proseguire la terapia, scegliere un antibiotico tra macrolidi, sulfametossazolo, aminoglicosidi, glicopeptidi e.v.; - Sospendere l’eventuale terapia con farmaci antisecretivi; - Instaurare una terapia reidratante in base al numero e qualità delle scariche, considerando anche il calo ponderale; - Monitorare gli elettroliti, compreso il magnesio. 21 Terapia farmacologica Tabella 5 - Terapia farmacologia del primo episodio di DACD, in base alla gravità dell’infezione 1° scelta 2° scelta Casi asintomatici (positività per ricerca della tossina, nessun sintomo) Forme lievi Forme moderate Forme gravi Note Nessuna terapia necessaria Sospensione antibiotico + terapia di supporto Metronidazolo per os Vancomicina per os (125 (500 mg ogni 8 h o 250 mg ogni mg ogni 6 h o 10 mg/kg 6 h o 7,5-15 mg/kg ogni 6 h nel ogni 6 h nel bambino) per bambino) per 10 – 14 gg 10 – 14 gg Vancomicina per os (125 mg ogni 6 h o 10 mg/kg ogni 6 h nel bambino) per 10 – 14 gg Metronidazolo per os (500 mg ogni 8 h o 250 mg ogni 6 h o 7,5-15 mg/kg ogni 6 h nel bambino) per 10 – 14 gg Metronidazolo meno costoso; possibile effetto protettivo su emergenza di ceppi resistenti alla vancomicina. Vancomicina più rapidamente efficace su forme gravi e previene le recidive. Vancomicina NON efficace per via venosa perché non escreta nell’intestino. Valutazione chirurgica (vedi sotto) Metronidazolo EV (500 mg ogni 8 h o 7,5 mg/kg ogni 6 h nel bambino) + Vancomicina per os (500 mg ogni 8 h o 6 mg/kg ogni 6 h nel bambino) oppure Vancomicina clisteri (500 mg in 100-500 ml di soluzione fisiologica ogni 4 – 12 h) Immunoglobuline (0,4 g/kg/die – max 6 dosi) fino a risoluzione dei sintomi +/- rifaximina 200 mg per os 2 cp ogni 8 ore (oppure 4 cp ogni 12 ore) Pazienti incapaci di assumere la terapia orale Metronidazolo EV (500 mg ogni 8 h o 7,5 mg/kg ogni 6 h nel bambino) per 10-14 giorni Vancomicina per via SNG (125 mg ogni 6 h) chiudendolo per 1 ora oppure Per effettuare il clistere con Vancomicina clisteri vancomicina vedi sopra. (500 mg in 100-500 ml di soluzione fisiologica ogni 4 – 12 h) per 10-14 giorni Gravide nel primo trimestre e bambini < 10 anni Vancomicina per os (500 mg ogni 8 h o 7,5 mg/kg ogni 6 h nel bambino) per 10-14 giorni Vancomicina clisteri (500 mg in 100-500 ml di Per effettuare il clistere con soluzione fisiologica ogni 4 vancomicina vedi sopra. – 12 h) per 10-14 giorni Forme fulminanti Per effettuare il clistere con vancomicina inserire nel retto un catetere Foley con calibro 18 pollici, gonfiare il palloncino di ancoraggio con 30 ml di acqua, instillare il farmaco e chiudere il catetere per un’ora; quindi sgonfiare il palloncino e rimuovere il Foley. 22 Trattamenti farmacologici alternativi In caso di intolleranza o inefficacia a vancomicina e metronidazolo possono essere utilizzati i seguenti schemi terapeutici alternativi, che sono però scarsamente supportati da evidenze scientifiche e che devono di solito essere instaurati monitorati dietro consulenza dello specialista infettivologo. Tabella 6 - Trattamenti farmacologici alternativi. Antibiotici Consigliata in associazione con metronidazolo Rifaximina 200 mg 2 cp ogni 8 ore (oppure 4 cp o vancomicina. Non usare in pazienti già ogni 12 ore) per os trattati con rifamicina. Efficacia analoga a vancomicina ma più Teicoplanina 400 mg ogni 12 ore per os costosa. Tigeciclina 50 mg ogni 12 ore ev dopo dose Impiegata in un solo studio e molto costosa. carico di 100 mg Nitazoxanide 500 mg ogni 12 ore per os Non in commercio in Italia. Meno efficace di vancomicina. Non in Acido fusidico 250 mg ogni 8 ore per os commercio in Italia. Bacitracina 25.000 U.I. ogni 6 ore per os Non in commercio in Italia. Resine leganti la Colestiramina 4 g ogni 6-8 ore tossina Altro Batterioterapia fecale con 30-50 g di feci di donatore sano (clistere, SNG o colonscopia) Immunoglobuline 0,4 g/kg/die fino a risoluzione dei sintomi (max 6 dosi) Scarsa efficacia. Somministrare ad almeno 2 ore di distanza dalla vancomicina. Efficacia nelle forme recidivanti riportata in alcuni case reports. Consigliata in pazienti in peggioramento, non candidabili all’intervento chirurgico Monitoraggio dei pazienti Rivalutare tutti i giorni: - le condizioni generali del paziente; - l’obiettività addominale; - il numero e la qualità delle scariche; - la temperatura corporea; - (eventualmente) gli esami ematochimici e la formula leucocitaria. La risposta clinica alla terapia antibiotica è attesa in media dopo 3-6 giorni. In genere, la diarrea si risolve entro la 10a giornata di trattamento. Il paziente può risultare positivo alla ricerca del C. difficile o della sua tossina per parecchie settimane dopo la fine del trattamento, senza che ciò causi la ricomparsa dei sintomi. L’episodio infettivo può considerarsi comunque risolto dopo 48 ore dalla scomparsa dei sintomi. 23 Gestione della sindrome da intestino irritabile post-infettiva Se dopo 20 giorni di trattamento la diarrea persiste ma il paziente è stabile, non vi sono piu’ di 7 scariche al giorno, i leucociti sono normali e non c’è dolore o distensione addominale, la diarrea può essere dovuta a una sindrome da intestino irritabile post-infettiva, che può esser affrontata come segue: - utilizzare farmaci sintomatici (loperamide) - sospendere la terapia antibiotica (vancomicina e/o metronidazolo) - monitorare il paziente per escludere l’insorgenza di dilatazione del colon. Trattamento delle recidive La maggior parte delle ricadute avvengono dopo 7 – 14 giorni dall’episodio acuto (nel 15 – 35% dei soggetti al primo episodio di DACD, e nel 33 – 65 % dei pazienti con più di due episodi). Gli schemi terapeutici utilizzabili sono riportati nelle tabelle sottostanti. Prima recidiva Tabella 7 - Trattamento farmacologico della prima recidiva di DACD Terapia Gravità analoga al primo episodio Ripetere il medesimo schema terapeutico del primo episodio Gravità superiore al primo episodio Vancomicina 125 mg ogni 6h per 10- 14 giorni, eventualmente aumentata fino a 500 mg/6h, e quindi progressivamente dimezzata ogni settimana; si conclude il ciclo con una singola dose di 125 mg/die a giorni alterni dalla 4^ alla 6^ settimana. Recidive ripetute Nel caso di recidive superiori alla seconda non vi sono terapie o schemi posologici che si siano dimostrati più efficaci di altri. In particolare non è mai stata con certezza dimostrata l’utilità di farmaci probiotici, né quella delle resine a scambio ionico (colestiramina) Viene comunque consigliata la terapia con vancomicina a scalare secondo il seguente schema terapeutico: - 1a settimana: 125 mg per os ogni 6 ore 24 - 2 a settimana: 125 mg per os ogni 12 ore - 3 a settimana: 125 mg per os ogni 24 ore - 4 a settimana: 125 mg per os a giorni alterni - 5 a e 6 a settimana: 125 mg per os ogni 3 giorni La vancomicina può anche essere associata ad altri trattamenti farmacologici (la cui efficacia ha scarse prove di evidenza nella letteratura scientifica): − 1 mese di probiotici e/o colestiramina, iniziando nelle ultime due settimane di terapia antibiotica; − rifaximina (alla posologia già indicata) per 14 giorni, iniziando nelle ultime due settimane di terapia antibiotica; − immunoglobuline e/o batterioterapia fecale e/o terapia soppressiva cronica con vancomicina. 25 26 Figura 1 Algoritmo terapeutico semplificato per la terapia delle infezioni da C. difficile Trattamento chirurgico Quando è necessaria una consulenza chirurgica? In caso di riscontro di segni clinici o di parametri di laboratorio che indichino uno dei seguenti quadri clinici: - aggravamento dell’infezione o subentrare della sepsi, anche in seguito a fallimento della terapia antibiotica; - progressione verso la malattia fulminante; - emorragia colica; - perforazione intestinale; - megacolon tossico (= distensione colon > 6 cm in colite, leucocitosi, febbre, tachipnea, tachicardia); - ileo grave; - peritonite. In particolare il peggioramento dei sintomi, l’aumento progressivo dei leucociti e la comparsa di ipotensione devono richiamare l’attenzione sulla necessità di una consulenza chirurgica urgente. Pazienti a rischio sono quelli con: - età avanzata; - leucocitosi (> 50.000/mL); - iperlattacidemia (> 5 mmol/L); - instabilità emodinamica; - gravi comorbosità. Lo specialista chirurgo solleciterà la valutazione anestesiologica in caso di riscontro di un deterioramento delle condizioni emodinamiche, respiratorie e renali o in presenza di eventuali segni di patologia che richieda il trattamento chirurgico urgente (perforazione o emorragia). Al fine di valutare il rapporto rischio/beneficio dell’eventuale trattamento chirurgico verrà calcolato lo score Apache II (Acute Physiology And Chronich Health Evaluation). I pazienti con score inferiore a 25 saranno presi in considerazione per il trattamento rianimatorio e chirurgico. 27 Quale trattamento chirurgico è efficace? La revisione della letteratura disponibile considera la colectomia totale con ileostomia il trattamento migliore proponibile per le forme chirurgiche di infezione da C. difficile. RIVALUTAZIONE PERIODICA DEGLI ANTIBIOTICI UTILIZZATI NELLE UU.OO. E’ auspicabile, con la consulenza dello specialista infettivologo e del Comitato Infezioni Ospedaliere (CIO), in caso di frequenti casi di DACD, la rivalutazione perlomeno temporanea dell’utilizzo degli antibiotici all’interno delle UU.OO., sostituendo per un periodo di almeno 6 mesi alcuni antibiotici ad alto rischio di favorire l’infezione da C. difficile con antibiotici a basso rischio. Si allega una classificazione degli antibiotici in base alla loro capacità di favorire o meno l’insorgenza di infezione da C. difficile. Tabella 8 - Classificazione degli antibiotici in base al rischio di insorgenza di infezione da C. difficile Antibiotici “protettivi” Antibiotici “neutri” Antibiotici ad alto rischio (da sostituire in caso di epidemia) Metronidazolo Tetracicline Piperacillina-tazobactam Cotrimoxazolo Aminoglicosidi Clindamicina Cefalosporine Fluorochinoloni Macrolidi 28 BIBLIOGRAFIA Caratteristiche del microrganismo e dell’infezione − Dubberke ER et al. 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