Le radici della medicina Se si pensa alla storia del pensiero scientifico, si pensa subito a grandi personaggi come Galileo Galilei1, Isaac Newton2 fino al più recente Albert Einstein3. Ma la scienza nasce veramente con queste grandi menti del passato? Possiamo facilmente rispondere a questa domanda in modo positivo, in quanto la scienza non è altro che l’unione tra formulazione teorica e verifica sperimentale. Come si ricorda, lo stesso Galileo aveva avuto dei problemi per quanto concerne la fase sperimentale; essa infatti richiedeva strumenti specifici che a quel tempo non esistevano, dunque egli era dovuto ricorrere a esperimenti mentali per verificare le sue tesi, quando non vi erano strumenti adeguati alla sperimentazione; un esperimento mentale molto famoso è quello della nave in movimento, tramite il quale Galileo vuole dimostrare che la terra si muove e gli uomini si muovono con essa poiché sono in un sistema chiuso. Ma da dove nasce la terminologia, la dedizione e l’etica scientifica? Con Galileo lo scienziato si specializza nella sua materia, eliminando ogni collegamento esterno. Infatti, già a partire dal VI secolo a.C. possiamo parlare di “scienza”, ma essa era strettamente legata alla trattazione filosofica. Possiamo dunque parlare di etica per quanto riguarda le scienze? Certamente no, in quanto ben apprendiamo da testimonianze del passato come la scienza fosse ritenuta un ramo secondario della filosofia e dunque trattata solo in termini di speculazione. La matematica sarà la prima branca a staccarsi dalla filosofia e man mano si staccheranno gradualmente tutte le altre. Infatti, già da Talete4 si hanno le prime applicazioni matematiche ai fenomeni naturali, seguite da ricerche di personaggi come Anassimandro e Democrito, dai quali nacquero le prime teorie sugli atomi e sul loro movimento. Al di fuori di queste scienze ve n’è sempre esistita una autonoma e indipendente dalla filosofia, ovvero la medicina. Dunque l’etica medica moderna è uguale a quella antica? I primi documenti riguardo ad essa risalgono ad Alcmeone di Crotone5, il quale scrisse il primo libro di medicina da noi posseduto. Una sostanziale differenza risiede nel carattere laico della nostra medicina; infatti i medici dell’antica Grecia erano sacerdoti devoti al culto di Apollo ed Asclepio, 1 1564/42, fisico, filosofo ed astronomo italiano. A lui si devono importanti contributi alla dinamica e l’introduzione al metodo scientifico. 2 1643/27 matematico e fisico, ricordato per le sue leggi gravitazionali e per il suo contributo alla meccanica classica. 3 1879/55 premio nobel alla fisica, celebre la sua teoria della relatività. 4 Talete, filosofo di età greca, si concentrò maggiormente sugli aspetti della natura che non sulla speculazione filosofica. 5 Vissuto tra il VI eil V secolo a.C. Pagina 1 dunque esercitavano la pratica medica affidandosi anche molto al dio e alla preghiera, ma nonostante ciò è possibile individuare una prima forma di etica del lavoro, insita nel carattere di ricerca che animava quell’epoca. È da notare che a quel tempo non esistevano tecniche o strumenti specifici per la cura dei malati, né tantomeno esistevano termini consoni alla descrizione delle malattie e delle loro sindromi; è proprio in questo periodo che infatti inizia a formarsi un lessico medico, usato ancora oggi giorno. La svolta arriva da Ippocrate di Cos, il quale laicizzò l’arte medica affermandone un’etica prorompente, scritta nel cosiddetto “ Giuramento Ippocratico”: “ Ὄμνυμι Ἀπόλλωνα ἰθτρὸν, καὶ Ἀςκλθπιὸν, καὶ Ὑγείαν, καὶ Πανάκειαν, καὶ κεοὺσ πάντασ τε καὶ πάςασ, ἵςτορασ ποιεφμενοσ, ἐπιτελζα ποιιςειν κατὰ δφναμιν καὶ κρίςιν ἐμὴν ὅρκον τόνδε καὶ ξυγγραφὴν τινδε. Ἡγιςαςκαι μὲν τὸν διδάξαντά με τὴν τζχνθν ταφτθν ἴςα γενζτῃςιν ἐμοῖςι, καὶ βίου κοινώςαςκαι, καὶ χρεν χρθίηοντι μετάδοςιν ποιιςαςκαι, καὶ γζνοσ τὸ ἐξ ωτζου ἀδελφοῖσ ἴςον ἐπικρινζειν ἄῤῥεςι, καὶ διδάξειν τὴν τζχνθν ταφτθν, ἢν χρθίηωςι μανκάνειν, ἄνευ μιςκοῦ καὶ ξυγγραφῆσ, παραγγελίθσ τε καὶ ἀκροιςιοσ καὶ τῆσ λοιπῆσ ἁπάςθσ μακιςιοσ μετάδοςιν ποιιςαςκαι υἱοῖςί τε ἐμοῖςι, καὶ τοῖςι τοῦ ἐμὲ διδάξαντοσ, καὶ μακθταῖςι ςυγγεγραμμζνοιςί τε καὶ ὡρκιςμζνοισ νόμῳ ἰθτρικῶ, ἄλλῳ δὲ οδενί. Διαιτιμαςί τε χριςομαι ἐπ' ὠφελείῃ καμνόντων κατὰ δφναμιν καὶ κρίςιν ἐμὴν, ἐπὶ δθλιςει δὲ καὶ ἀδικίῃ εἴρξειν. Ο δώςω δὲ οδὲ φάρμακον οδενὶ αἰτθκεὶσ κανάςιμον, οδὲ φθγιςομαι ξυμβουλίθν τοιινδε. Ὁμοίωσ δὲ οδὲ γυναικὶ πεςςὸν φκόριον δώςω. Ἁγνσ δὲ καὶ ὁςίωσ διατθριςω βίον τὸν ἐμὸν καὶ τζχνθν τὴν ἐμιν. Ο τεμζω δὲ οδὲ μὴν λικιντασ, ἐκχωριςω δὲ ἐργάτῃςιν ἀνδράςι πριξιοσ τῆςδε. Ἐσ οἰκίασ δὲ ὁκόςασ ἂν ἐςίω, ἐςελεφςομαι ἐπ' ὠφελείῃ καμνόντων, ἐκτὸσ ἐὼν πάςθσ ἀδικίθσ ἑκουςίθσ καὶ φκορίθσ, τῆσ τε ἄλλθσ καὶ ἀφροδιςίων ἔργων ἐπί τε γυναικείων ςωμάτων καὶ ἀνδρῴων, ἐλευκζρων τε καὶ δοφλων. Ἃ δ' ἂν ἐν κεραπείῃ ἢ ἴδω, ἢ ἀκοφςω, ἢ καὶ ἄνευ κεραπθίθσ κατὰ βίον ἀνκρώπων, ἃ μὴ χρι ποτε ἐκλαλζεςκαι ἔξω, ςιγιςομαι, ἄῤῥθτα ἡγεφμενοσ εἶναι τὰ τοιαῦτα. Ὅρκον μὲν οὖν μοι τόνδε ἐπιτελζα ποιζοντι, καὶ μὴ ξυγχζοντι, εἴθ ἐπαφραςκαι καὶ βίου καὶ τζχνθσ δοξαηομζνῳ παρὰ πᾶςιν ἀνκρώποισ ἐσ τὸν αἰεὶ χρόνον. παραβαίνοντι δὲ καὶ ἐπιορκοῦντι, τἀναντία τουτζων.” Pagina 2 “ Giuro per Apollo medico e per Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze ed il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto: di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di lui soccorrerlo se ha bisogno e considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se stessi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro. Regolerò il tenore di vita per bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio; mi asterrò dal recare danno e offesa. Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tal e consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. Con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte. Non opererò coloro che soffrono del male della pietra6, ma mi rivolgerò a coloro che sono esperti in questa attività. In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni danno e offesa volontario, e fra l’altro da ogni azione corruttrice sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi. Ciò che io possa vedere e sentire durante il mio esercizio o anche fuori dell’esercizio sulla vita degli uomini, tacerò ciò che non è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili. E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se io lo violo e se spergiuro.” Le affermazioni di Ippocrate sono attuali anche oggi. Dal suo giuramento si evince l’esistenza di categorie di medici specializzate in rami specifici, quando parla dei calcoli renali che non opererà ma lascerà nelle mani di chi è più competente di lui (Ο τεμζω δὲ οδὲ μὴν λικιντασ, ἐκχωριςω δὲ ἐργάτῃςιν ἀνδράςι πριξιοσ τῆςδε). Dunque anche le gerarchie e le suddivisioni dei giorni nostri non sono altro che l’evoluzione di quelle esistenti nel VI secolo a.C.. Altro tema attuale è quello dell’aborto, che oggi divide la società in favorevoli e contrari. Ippocrate espone il suo giudizio negativo in modo esplicito e non solo per quando riguarda la morte in grembo materno, ma la morte in generale, ponendosi lo stesso problema oggi traducibile 6 Malati di calcoli. Pagina 3 con la discussione ancora aperta sull’eutanasia (Ο δώςω δὲ οδὲ φάρμακον οδενὶ αἰτθκεὶσ κανάςιμον, οδὲ φθγιςομαι ξυμβουλίθν τοιινδε). Grande attenzione pone al dovere di mantenere il segreto professionale, regola fondamentale del codice etico di qualsiasi medico che si possa definire tale. Come si vede, l’etica ippocratica è la radice ben salda dell’etica medica odierna, frutto di secoli di lotte e vittorie, certo non poco sofferte, in nome della quale medici di tutte le epoche sono stati disposti a donare la loro stessa vita. Ma per comprendere meglio l’evoluzione subìta dall’etica medica riportiamo in seguito il giuramento in vigore attualmente 7 che ogni neo-laureato alla facoltà di medicina deve pronunciare: “ Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico; di promuovere l'alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l'arte medica; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina; di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali; 7 Deliberato dal Comitato Centrale della Federazione Nazionale Ordine Medici Chirurgici e Odontoiatri del 23 marzo 2007. Pagina 4 di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico; di prestare assistenza d'urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell'autorità competente; di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.” Le differenze riscontrabili nei due giuramenti sono irrisorie, considerato il fatto che sono state redatte a distanza di secoli. L’etica del medico dunque è sempre stata una, ed essa proveniva dal fondo dell’anima di ogni individuo che si accostava alla materia, era un’etica tutta rivolta alla cura e al bene del prossimo. Analizzata e comparata con le varie etiche di lavoro di questo nostro ventunesimo secolo essa appare pura e sincera tanto da non aver subito significative modifiche nel corso di vari e difficili anni, non piegandosi mai al dio denaro ma seguendo sempre valori di aiuto e soccorso senza secondi fini. Qualcuno potrebbe non essere d’accordo osservando che i salari dei medici sono tra i più alti di tutto il mondo del lavoro. Ma, se messi a confronto con quelli di altri lavori, questi sono più che meritati; non merita il medico forse più di un imprenditore che gestisce macchinari, che una volta logori vengono sostituiti con altri più efficienti, o più di un operaio, che ha il compito di far funzionare questi macchinari? Un medico ha a che fare con la macchina più preziosa di tutte, la più delicata e soprattutto l’unica dotata di sentimenti; risulta quindi molto più complesso operare su di essa serenamente, avendo a che vedere con una vita umana. Da sempre vi sono persone disposte a dedicare un’intera esistenza agli studi in nome del progresso scientifico, che oramai ha fuso ogni singola disciplina in un’unica sola, infatti non esiste più la medicina se non consideriamo fattori fisici derivanti dalla matematica. È questo dunque il grandioso traguardo al quale tutti i grandi studiosi della storia miravano, partendo dagli antichi greci passando per pisani e tedeschi. Tutti gli studiosi di tutto il mondo rivolti ad un unico scopo: il Pagina 5 raggiungimento del benessere umano, tramite l’abolizione dei dolori- dove è possibile- fisici e psicologici. La strada è incoraggiante, mentre prima malati di calcoli morivano straziati da dolori lancinanti ora malati di tumore al pancreas possono sperare in un’imminente cura8. I grandi del passato ci hanno insegnato che, se si collabora per un unico fine giusto ed importante, mantenendo quel rigore nel lavoro che prende il nome di etica medica, la strada verso altre nuove scoperte è a noi accessibile. Orfeo Chiara Alessia IIC Liceo classico-ginnasio Vittorio Emanuele II 8 Oncologi ricercatori del "Medical Center" della Ohio State University hanno scoperto che nelle cellule maligne del cancro pancreatico, il tumore presenta un aumento marcato di corte molecole filamentose di alcuni micro-RNA (miRNA) rispetto al tessuto pancreatico benigno dello stesso paziente o rispetto a quello che si trova in un pancreas sano. Pagina 6