ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE Edizione italiana a cura di Biocert ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE Edizione italiana a cura di Biocert Il presente manuale è stato elaborato nell’ambito del Programma comunitario per l’apprendimento permanente Progetto multilaterale di trasferimento dell’innovazione Leonardo da Vinci ECOLEARNING - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 La versione italiana è stata curata da: © BIOCERT Associazione Via Tasso 169 i – 80127 Napoli – Italia Tel. +39 081 7613830 Fax 081 7612734 [email protected] www.biocert.it Edizioni Biocert – Napoli, 2008 Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione europea. L'autore è il solo responsabile di questa pubblicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull'uso che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute. INDICE INTRODUZIONE ………………………………………………………… 5 CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA .. 8 1.1. Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente …………………………………….…… 8 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standard IFOAM) 1.1.c Rapporti formali con l’Ente di certificazione 1.1.d Misure di sostegno al biologico 1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e Controllo ……………………………………………………. 26 1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici 1.2.b Formulazione della dieta alimentare 1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA …………………. 34 2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti ……………… 38 2.1.a Scelta dei fornitori 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento 2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali …… 41 2.2.a Scelta dei clienti 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE .. 49 3.1 Principi generali ............................................................. 49 3.1.a premessa 3.1.b principi 3.1.c obiettivi della produzione 3.1.d cenni sulle disposizioni di legge 3.1.d.i condizioni generali 3.1.d.ii alimentazione 3.1.d.iii stabulazione 3.1.d.iiii origine 3.1.d.iiiii cura degli animali 3.2 Produzione biologica ..................................................... 55 3.2.a alimentazione degli animali 3.2.a.i principi dell’alimentazione 3.2.a.ii elementi di base per la nutrizione degli Animali da latte 3.2.a.iii caratteristiche degli alimenti principali 3.2.a.iiii strategie nutrizionali 3.2.a.iiiii raffronto tra le produzioni annuali 3.2.b produzione del foraggio 3.2.c riproduzione 3.2.c.i principi dell’allevamento biologico 3.2.c.ii allevamento dei vitelli 3.2.c.iii allevamento del bestiame giovane 3.2.c.iiii pratica dell’allevamento biologico 3.2.c.iiiii produttività lungo l’arco della vita 3.2.d cura e mantenimento del bestiame 3.2.d.i principi del sostentamento nel biologico 3.2.d.ii sistemi di allevamento all’aperto 3.2.d.iii pratica dell’allevamento all’aperto 3.2.d.iiii trasporto 3.2.e benessere degli animali (salute e igiene) 3.2.e.i principi del benessere animale nel biologico 3.2.e.ii pratiche per il benessere degli animali 3.2.f mantenimento delle premesse 3.2.g gestione dei rifiuti 3.3 Gestione e commercializzazione nel biologico .......... 79 3.3.a conversione al biologico 3.3.b pianificazione, monitoraggio e controllo della produzione CONCLUSIONI ………………………………………………………… 83 GLOSSARIO …………………………………………………………… 84 BIBLIOGRAFIA / SITI INTERNET ................................................. 104 INTRODUZIONE Questo manuale rappresenta l’adattamento e l’evoluzione del lavoro realizzato nel 2006 con il progetto comunitario Leonardo da Vinci “Forecologia” (numero di riferimento ES/03/B/F/PP-149080). La presente versione è il frutto del lavoro di un team di esperti appartenenti ad organizzazioni di diversi Paesi europei: Spagna (IFES-Instituto de Formación y Estudios Sociales, UPA-Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos, Formación 2020 S.A.), Bulgaria (AGROLINK), Italia (Associazione Biocert), Svezia (STPKC-Swedish TelePedagogic Knowledge Center), Germania (BFW - Centro di Competenza Europa), Portogallo (Escola Superior Agrária de Ponte de Lima), Romania (ARAD-Associazione rumena per l’agricoltura sostenibile), Ungheria (MÖGÉRT-Associazione Ungherese per l’Agricoltura biologica). Il manuale è stato messo a punto nell’ambito del progetto comunitario per l’apprendimento permanente Leonardo da Vinci “Ecolearning” (numero di riferimento ES/07/LLP-LdV/TOI/149026). I principali destinatari di questo manuale sono quindi i lavoratori professionisti del settore agricolo, con particolare riguardo ai titolari delle piccole imprese. Si tratta pertanto di materiale formativo destinato alla riqualificazione professionale ed alla formazione continua degli addetti del settore primario. I contenuti del presente manuale sono i seguenti: 1. il primo capitolo è dedicato alle problematiche gestionali e tratta gli aspetti della conversione aziendale al biologico, della certificazione delle produzioni sulla base della normativa europea e degli standards IFOAM, l’attività degli Enti di certificazione, la tracciabilità e la certificazione di filiera, gli strumenti di supporto alle attività delle aziende agricole biologiche. Poichè l’agricoltura biologica richiede una particolare cura nella programmazione della produzione, questo capitolo si sofferma anche sullo studio del contesto territoriale in cui si svolge l’attività, e sull’analisi della storia del sito e delle sue peculiarità e problematicità. 2. Un secondo capitolo tratta la pianificazione e la gestione degli acquisti (in considerazione del fatto che tutti gli inputs devono a loro volta essere prodotti con il metodo biologico) e la scelta dei canali di approvvigionamento. Vengono inoltre fornite le nozioni fondamentali sulla commercializzazione delle produzioni biologiche, dall’individuazione della clientela alla scelta dei canali di distribuzione. 5 3. Il terzo capitolo tratta gli aspetti specifici dell’allevamento biologico del bovino da carne, quali le strutture, comprese le aree dedicate all’esercizio ed al libero movimento, l’alimentazione generale e delle vacche durante la gestazione ed il parto, le misure igienico-sanitarie, la riproduzione e le condizioni di trasporto e macellazione. Viene inoltre esaminato il trattamento dei reflui zootecnici. 4. Chiude il manuale un glossario con i principali termini utilizzati in agricoltura biologica. 6 CAPITOLO 1. GESTIONE DI UN’AZIENDA AGRICOLA BIOLOGICA 1.1 Supervisione e controllo dell’applicazione della normativa vigente. La normativa europea sull’agricoltura biologica apre nuove strade per i produttori agricoli, consentendo lo sviluppo di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, in grado di ottenere alimenti sicuri e di qualità. Il primo regolamento comunitario che ha disciplinato in modo completo ed univoco, per tutti i Paesi dell’Unione Europea, il metodo di produzione biologico degli alimenti è stato il Reg. CEE n° 2092/91. Dopo una lunga serie di aggiornamenti ed integrazioni, Il regolamento è stato sostituito dalla normativa entrata in vigore il 1° gennaio 2009, costituita dal Reg. CE 834/20071 e dalle norme attuative contenute nel Reg. CE n° 889/20082. E’ inoltre da evidenziare che stiamo parlando di un sistema fondato su base volontaria, il cui logo può essere usato in aggiunta ad altri marchi, pubblici o privati, che servano ad identificare le produzioni da agricoltura biologica. In tutta l’Unione Europea per etichettare come biologico un prodotto, esso deve innanzitutto essere conforme al dettato normativo, che ne stabilisce i requisiti minimi per la produzione, trasformazione ed importazione da Paesi terzi, comprese le procedure per il controllo e la certificazione, l’etichettatura e la commercializzazione. Questo tipo di etichettatura potrà essere utilizzata solo da quei produttori i cui sistemi produttivi e le cui produzioni siano state controllate e dichiarate conformi alla normativa comunitaria. Un primo logo che contraddistingue le produzioni da agricoltura biologica è stato definito a livello europeo sin dall’anno 2000. La nuova normativa dispone però l’istituzione di un nuovo logo, che sarà in seguito definito e diverrà obbligatorio a partire dal 1° luglio 2010 (Reg. CE N° 967/20083). Il logo può essere applicato 1 Regolamento (CE) N. 834/2007 del Consiglio del 28 giugno 2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 189/1 del 20.07.2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 2 Regolamento (CE) N. 889/2008 della Commissione del 5 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 250/1 del 18.09.2008, recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici, per quanto riguarda la produzione biologica, l'etichettatura e i controlli. 3 Regolamento (CE) N. 967/2008 del Consiglio del 29 settembre 2008, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea n. L 264/1 del 7 esclusivamente sui prodotti trasformati in cui almeno il 95% degli ingredienti provenga a sua volta da agricoltura biologica, e la cui lavorazione, confezionamento ed etichettatura siano avvenute nell’Unione Europea o in un Paese con un sistema di certificazione equivalente a quello europeo. Immagine 1: vecchio logo europeo per le produzioni da agricoltura biologica Il successo del biologico è legato proprio al sistema europeo di certificazione, che garantisce una tracciabilità totale del prodotto. La Commissione Europea considera una priorità assoluta della tracciabilità (la possibilità di seguire il percorso di un prodotto dalla fase iniziale di produzione alla vendita e viceversa). Sin dal gennaio 2005, con il Regolamento comunitario n° 178/2002, è divenuta obbligatoria per le aziende alimentari l’adozione di un sistema di tracciabilità. La normative stabilisce anche i principi ed i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l'Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa le procedure nel campo della sicurezza alimentare. La tracciabilità assume un’importanza sempre maggiore per gli operatori della filiera agroalimentare, le istituzioni ed i consumatori, in relazione alla sicurezza alimentare (basti pensare alla crisi della BSE) ed alla “garanzia della provenienza” (ad es. garanzia della non contaminazione con OGM). Un sistema efficace di tracciabilità consente inoltre di prendere rapidamente decisioni e contromisure nel 3.10.2008, recante modifica del regolamento (CE) n. 834/2007 relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici. 8 caso di emergenze sanitarie lungo la filiera agroalimentare, consentendo l’individuazione delle cause (si parla infatti di “tracciabilità delle responsabilità”). La tracciabilità di filiera comporta la raccolta dei dati “dal campo alla tavola”, al fine di comprendere le variabili produttive e qualitative, il comportamento del prodotto durante la sua conservazione, il controllo dei costi di produzione, le responsabilità interne (operatori) ed esterne (clienti e fornitori). Tale massa di informazioni deve essere gestita mediante veri e propri “sistemi informativi di filiera” con vari punti di accesso (al pubblico, all’autorità sanitaria e agli organismi di certificazione, ai responsabili tecnici e al management aziendale) nell’ottica di una precisa volontà di trasparenza, per consolidare il rapporto di fiducia con tutti gli operatori della filiera produttiva e distributiva e con il consumatore finale. Per raggiungere questi obiettivi i documenti principali da predisporre sono: a) il Disciplinare Tecnico (o Manuale) di tracciabilità della filiera, il cui principio è quello di scrivere tutto ciò che si fa (… e poi fare quello che si è scritto!) per garantire la tracciabilità della filiera. b) il Sistema Documentale che è composto da procedure operative, procedure tecniche, istruzioni di lavoro e modulistica che le singole aziende della filiera devono adottare per garantire il corretto funzionamento del sistema di tracciabilità. c) lo Schema di Certificazione che indica le regole tramite le quali l’organismo di controllo e gli operatori di filiera si interfacciano per garantire la conformità del prodotto alla norma di riferimento. d) il Diagramma di Flusso che rappresenta lo schema in cui si individuano le varie fasi da cui è composto il processo produttivo e si evidenziano i punti critici per la perdita di tracciabilità; è quindi il documento che descrive la storia di una unità di prodotto (intesa come il lotto minimo che si avvicini il più possibile alla singola confezione di prodotto). e) il Piano dei Controlli, documento che ordina tipo e modalità delle operazioni da effettuare per la verifica delle specifiche del prodotto durante il ciclo produttivo (prelievo campioni, analisi chimiche, laboratori, ecc..). Tali verifiche vengono condotte normalmente sia dall’azienda capo-filiera che da un ente terzo, nel caso di certificazione. Naturalmente per le filiere agrobiologiche fondamentale risulta l’attività svolta degli Organismi di controllo e certificazione, autorizzati dalle singole Autorità nazionali in conformità al regolamento comunitario. Questi Organismi operano infatti sulla base di manuali operativi altamente specializzati, 9 impostati in modo tale da garantire un controllo di filiera completo in tutte le sue fasi. 1.1.a Conversione al biologico di un’azienda agricola Gli operatori agricoli che intendono produrre con il metodo biologico devono riporre molta attenzione nella fase di riconversione produttiva, sia dal punto di vista tecnico che da quello burocratico, rispettando gli standards normativi e sottoponendo l’azienda al controllo di un ente di certificazione (accreditato dalla competente Autorità nazionale). In questa fase è consigliabile farsi supportare da un’associazione del settore o dai centri di assistenza pubblica. Dal punto di vista tecnico la conversione rappresenta quel periodo in cui l’azienda, in precedenza gestita con tecniche convenzionali, pone le basi per una corretta e proficua adozione del metodo di produzione biologico. Possiamo definire come “conversione burocratica” quella durante la quale i prodotti non possono essere etichettati come provenienti da agricoltura biologica e come “conversione agronomica” quella che si pone l’obiettivo di mettere a punto in azienda il metodo di produzione biologico dal punto di vista tecnico. La normativa comunitaria definisce tutti i requisiti che deve possedere un’azienda agricola per passare al biologico, compreso il rispetto del periodo di conversione, che normalmente è di due anni per le colture erbacee e di tre anni per quelle arboree. L’Ente di certificazione può anche decidere di allungare od abbreviare questo periodo, che comunque non potrà mai scendere al di sotto di un anno. Gli operatori devono elaborare un piano di riconversione, che deve essere preventivamente approvato dall’ente di certificazione. 1.1.b Certificazione biologica (nel rispetto della normativa comunitaria e degli standards IFOAM) La normativa comunitaria prevede che ciascuno stato membro debba adottare un proprio sistema di controllo e certificazione ed individuare l’Autorità competente della supervisione del sistema e dell’accreditamento degli enti di certificazione (vedere Tabella 1), che devono operare in conformità agli standards internazionali delle norme EN 45011 / ISO 65. 10 Tabella 1: Elenco degli Enti di certificazione accreditati in Italia Nome cod. UE Recapito Associazione Suolo e Salute ITASS via Paolo Borsellino, 12/B 61032 Fano (Pu) Tel. e fax 0721 860543 E-mail [email protected] sito Internet www.suoloesalute.it Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale - ICEA ITICA Via Nazario Sauro, 2 40121 – Bologna Tel. 051/272986 Fax 051/232011 E-mail [email protected] Istituto Mediterraneo di Certificazione - IMC ITIMC Via C. Pisacane 53 60019 – Senigallia (An) Tel. 071-7928725/7930179 Fax 071-7910043 E-mail [email protected] sito Internet www.imcert.it Bioagricert ITBAC Via dei Macabraccia, 8 40133 Casalecchio Di Reno (Bo) Tel. 051-562158 Fax. 051-564294 E-mail [email protected] sito Internet www.bioagricert.org Consorzio Controllo Prodotti Biologici - CCPB ITCPB Via Jacopo Barozzi 8 40126 – Bologna Tel. 051-254688-6089811 Fax 051-254842 E-mail [email protected] sito internet www.ccpb.it 11 CODEX S.r.l. ITCDX Via Duca degli Abruzzi, 41 95048 Scordia (Ct) Tel. 095-650634/716 Fax. 095-650356 E-mail [email protected] sito internet www.codexsrl.it Q.C. & I. International Services ITQCI Villa Parigini Località Basciano 55035 Monteriggioni (Si) Tel. 0577/327234 Fax. 0577/329907 E-mail [email protected] sito Internet www.qci.it Ecocert Italia ITECO Corso Delle Province 60 95127 - Catania Tel. 095/442746 - 433071 Fax 095/-505094 E-mail [email protected] sito Internet www.ecocertitalia.it BIOS ITBSI Via M. Grappa 37 36063 Marostica (Vi) Tel. 0424/471125 Fax: 0424/476947 E-mail [email protected] sito Internet www.certbios.it Eco System International Certificazioni S.r.l. ITECS Via Monte San Michele 49 73100 Lecce Tel. e Fax 0832-311589 E-mail [email protected] sito Internet www.ecosystemsrl.com BIOZOO - S.r.l. ITBZO Via Chironi 9 07100 Sassari Tel. e Fax : 079-276537 BIOZERT - zertifizierung IT- 12 Auf dem Kreuz 58 okoligisch erzeutger produkte* BZT D-86512 - UGSBURG Tel. +49(0)821.3467650 Fax +49(0)821.3467655 E-mail [email protected] sito Internet www.biozert.de INAC - International Nutrition and Agricolture Certification* ITINC Rudolf-Herzog-Weg 32 D-37213 WITZENHAUSEN Tel. +49(0)5542.911400 Fax +49(0)5542.911401 E-mail [email protected] sito Internet www.inaccertification.com IMO - Institut für marktökologie* ITIMO Paradiesstrasse 13 D-78462 KONSTANZ Tel. +49(0)7531.915273 Fax +49(0)7531.915274 E-mail [email protected] sito Internet www.imo.ch QC&I – Gesellschaft für kontrolle und zertifizierung von Qualitätssicherungssystemen GMBH* ITQCI Gleuelerstrasse 286 D-50935-KÖLN Tel. +49(0) 221 943 92-09 Fax +49(0) 221 943 11 sito Internet www.qci.de *accreditati solo per la provincial di Bolzano 13 Gli operatori che producono, trasformano od importano prodotti da agricoltura biologica devono “notificare” l’inizio della loro attività alla competente Autorità di controllo nazionale. Lo schema di certificazione prevede che l’operatore debba fornire una precisa descrizione dell’unità di produzione, identificare in modo chiaro i magazzini, le aree di raccolta ed i luoghi di confezionamento. In seguito alla prima notifica di inizio attività di produzione con il metodo biologico, l’operatore deve comunicare annualmente all’Ente di certificazione il programma di produzione. Il Sistema di certificazione prevede che l’operatore descriva nel dettaglio il processo produttivo, il quale dovrà poi essere verificato, approvato e continuamente controllato dall’Ente di certificazione, anche attraverso il prelievo e l’analisi di campioni di prodotto, sia in azienda che nei luoghi di trasformazione e commercializzazione. L’obiettivo del sistema di certificazione, attraverso le verifiche iniziali ed il monitoraggio successivo, è quello di dare al consumatore una certificazione “certa ed indipendente” delle produzioni ottenute nel rispetto della normativa vigente sull’agricoltura biologica. L’Attività degli Enti di certificazione è sostenuta grazie al pagamento da parte degli operatori controllati di una quota di controllo, stabilita sulla base delle dimensioni e della tipologia produttiva dell’azienda. In ogni caso la quota di controllo deve permettere di coprire tutte le spese sostenute dall’Ente di certificazione per lo svolgimento delle attività di controllo e certificazione. Dobbiano considerare che la parola “biologico” non ha lo stesso significato in tutto il Mondo, in quanto a livello internazionale non esistono standard comuni. La Federazione Internazionale dei Movimenti dell’Agricoltura Biologica (IFOAM) nelle norme identificate come “Basic Standards” descrive come un alimento da agricoltura biologica debba essere prodotto, trasformato, condizionato. Tali norme sono costituite da “Principi generali”, (Tabella n° 2), raccomandazioni, e riflettono lo stato dell’arte del metodo di produzione e trasformazione biologico, definendo inoltre le norme di accreditamento degli enti di certificazione e gli standards che devono essere rispettati da tutte le organizzazioni nel mondo. In particolare l’applicazione delle norme serve ad evitare che l’uso di standard nazionali si trasformi in un’insormontabile barriera commerciale ed ostacoli di fatto la libera circolazione delle produzioni da agricoltura biologica4. 4 The IFOAM Norms are available on IFOAM website: www.ifoam.org . 14 L’IFOAM supporta lo sviluppo di standard locali in linea con gli obiettivi delle norme di base IFOAM. Gli standard internazionali e quelli locali possono così essere armonizzati proprio grazie al processo di approvazione. (Immagine 2: logo IFOAM) Le linee guida per l’armonizzazione delle produzioni agricole sono state dettate anche dalla FAO (Food and Agriculture Organization) e dal W.H.O. (World Health Organization). Queste linee guida risultano preziose per l’elaborazione delle nuove normative e regolamentazioni del settore. In particolare la Commissione del Codice Alimentare, operante nell’ambito di un programma congiunto FAO/WHO partito nel 1991 (con la partecipazione anche dell’IFOAM e delle Istituzioni europee), ha elaborato le line guida per la produzione, la trasformazione, l’etichettatura e la commercializzazione delle produzioni ottenute con il metodo biologico. Le disposizioni del Codice Alimentare sono perfettamente in linea con gli standards dell’IFOAM e con la normativa europea del biologico. Le linee guida sulle produzioni da agricoltura biologica rappresentano il fondamento di una serie di norme e programmi operativi attivati in diversi Paesi (a cominciare dalla stessa regolamentazione comunitaria). Queste linee guida ci dicono come ottenere prodotti da agricoltura biologica, in grado di rassicurare anche i consumatori circa la loro qualità e la bontà del processo produttivo. Il Codice costituisce una base importate per l’armonizzazione della normativa internazionale e per incrementare la fiducia dei consumatori. Sarà anche importante per l’applicazione del principio di equivalenza nell’ambito del WTO. Le linee guida per il biologico contenute nel Codice Alimentare saranno regolarmente aggiornate almeno ogni quattro anni, così come stabilito all’interno dello stesso Codice5. E’ opportuno ricordare che esistono anche leggi 5 Ulteriori informazioni sul Codice Alimentare sono disponibili sul sito internet www.codexalimentarius.net. Si consiglia anche di consultare il sito Internet della FAO dedicato all’agricoltura biologica: www.fao.org/organicag. 15 e marchi nazionali predisposti da molte nazioni europee, in alcuni casi risalenti a periodi antecedenti all’entrata in vigore della regolamentazione comunitaria. In qualche Paese le associazioni degli operatori dell’agricoltura biologica hanno anche formulato standards privati e schemi di certificazione, ancor prima della pubblicazione delle norme nazionali e comunitarie. Spesso sono proprio questi marchi privati ad avere la maggior fiducia da parte dei consumatori (ne esistono ad es. alcuni molto conosciuti in Inghilterra, Italia, Danimarca, Austria, Ungheria, Svezia, Svizzera). In Europa tutti gli operatori (produttori, trasformatori, importatori) interessati ad utilizzare questi marchi privati aggiuntivi devono rispettare oltre alla disciplina comunitaria anche i rispettivi standards privati. Questi richiedono infatti un controllo ed una certificazione aggiuntiva. Alcuni Enti di certificazione europei sono anche accreditati presso i Ministeri dell’Agricoltura americani e giapponesi, al fine di offrire agli operatori biologici europei la possibilità di esportare in quei paesi le loro produzioni. Le certificazioni rilasciate sono le seguenti: NOP6 National Organic Programme (vedere tabella 3) per gli Stati Uniti e JAS7 - Japanese Agricultural Standard (vedere tabella 4), per il Giappone. Il Servizio Internazionale di Accreditamento Biologico (IOAS) è un’Organizzazione no-profit indipendente con sede in Delaware, USA che sovrintende il sistema mondiale di certificazione del biologico, attraverso procedure volontarie di accreditamento degli Enti di certificazione operanti nel settore del biologico8. L’Organizzazione IOAS implementa il programma di accreditamento IFOAM che garantisce a livello mondiale il rispetto dei principi biologici, contribuendo all’eliminazione delle barriere nazionali, grazie alla sua completa imparzialità. 6 http://www.ams.usda.gov/nop/indexIE.htm http://www.maff.go.jp/soshiki/syokuhin/hinshitu/e_label/index.htm 8 http://www.ioas.org 7 16 Tabella 2: Principi dell’agricoltura biologica, elaborati dall’IFOAM Dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica” *. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica. Principio della salute L’Agricoltura Biologica deve sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come un insieme unico ed indivisibile. Questo principio sottolinea che la salute degli individui e delle comunità non può prescindere dalla salute degli ecosistemi – suoli sani producono raccolti sani che favoriscono la salute degli animali e della gente. La salute è la totalità e l’integrità dei sistemi viventi. Non è semplicemente l’assenza di malattia, ma il mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale ed ecologico. L’immunità, la resistenza e la rigenerazione sono caratteristiche fondamentali della salute. Il ruolo dell’agricoltura biologica, sia nell’attività agricola, che nella lavorazione, la distribuzione o il consumo, è di sostenere e rafforzare la salute degli ecosistemi e degli organismi, dal più piccolo abitante del suolo fino agli esseri umani. Particolarmente, l’agricoltura biologica intende produrre cibi nutrienti, di alta qualità, che favoriscono il benessere e la prevenzione delle malattie. In quest’ottica andrebbe evitato l’uso di fertilizzanti, pesticidi, medicine veterinarie ed additivi alimentari per animali che possano avere effetti dannosi sulla salute. Principio dell’ecologia L’Agricoltura Biologica deve basarsi su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutarli a sostenersi. Questo principio radica l’agricoltura biologica all’interno dei sistemi ecologici viventi. Afferma che la produzione deve essere basata su processi ecologici e di riciclo. Il nutrimento ed il benessere sono ottenuti mediante l’ecologia dell’ambiente produttivo specifico. Per esempio, nel caso delle colture si tratta del suolo vivente; per gli animali dell’agro-ecosistema; per i pesci e gli organismi marini dell’ambiente acquatico. I sistemi colturali, pastorali e di raccolta spontanea devono adattarsi ai cicli ed agli equilibri ecologici esistenti in natura. Questi cicli sono universali anche se si manifestano in modo diverso a seconda degli eco-sistemi locali. La gestione biologica deve essere adattata alle condizioni, all’ecologia, alla cultura ed alle dimensioni locali. Gli inputs esterni vanno ridotti attraverso la riutilizzazione, il riciclo e la gestione efficiente di materiali ed energia, al fine di mantenere e di migliorare la qualità dell’ambiente e di preservare le risorse. L’agricoltura biologica deve raggiungere l’equilibrio ecologico tramite la progettazione di sistemi agricoli, la creazione di habitat ed il mantenimento della diversità genetica ed agraria. Coloro che producono, trasformano, commerciano o consumano prodotti biologici devono proteggere l’ambiente comune, tenendo conto del paesaggio, del clima, degli habitat, della biodiversità, dell’aria e dell’acqua. Principio dell’equità solidale L’Agricoltura Biologica deve svilupparsi su rapporti che assicurino equità e solidarietà nei confronti dell’ambiente comune e delle necessità della vita. L’equità solidale è caratterizzata dall’eguaglianza, dal mutuo rispetto, dalla giustizia e dalla tutela di un mondo condiviso, sia nelle relazioni tra le persone che in quelle delle persone con gli altri esseri viventi. Questo principio stabilisce che coloro che sono impegnati nell’agricoltura biologica devono gestire le relazioni umane in modo tale da assicurare equità solidale a tutti i livelli ed a tutte le parti interessate: agricoltori, lavoratori, trasformatori, distributori, commercianti e consumatori. L’agricoltura biologica deve assicurare una buona qualità di vita a tutti coloro che ne sono coinvolti e contribuire alla sovranità alimentare ed alla riduzione della povertà. Essa mira alla produzione di una fornitura sufficiente di alimenti ed altri prodotti di buona qualità. Questo principio stabilisce pure che gli animali possano avere condizioni e opportunità di vita che rispettino la loro fisiologia, il loro comportamento naturale ed il loro benessere. 17 Le risorse naturali ed ambientali usate per la produzione e il consumo dovrebbero essere gestite in un modo socialmente ed ecologicamente giusto e dovrebbero essere preservate per le generazioni future. L’equità solidale richiede che i sistemi di produzione, distribuzione e commercio siano aperti ed equi, e che tengano conto dei reali costi ambientali e sociali. Principio della cautela L’Agricoltura Biologica deve essere gestita in modo precauzionale e responsabile al fine di proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente. L’agricoltura biologica è un sistema vivente e dinamico che risponde a esigenze e condizioni interne ed esterne. Chi pratica l’agricoltura biologica può aumentare l’efficienza e la produttività, ma senza compromettere la salute ed il benessere degli esseri viventi e dell’ambiente. Di conseguenza, le nuove tecnologie devono essere valutate con attenzione ed i metodi attualmente in uso sottoposti a revisione. Tenuto conto della conoscenza degli ecosistemi e dell’agricoltura, è necessario prestare la dovuta cautela preventiva. Questo principio afferma che la precauzione e la responsabilità sono concetti chiave nelle scelte di gestione, di sviluppo e di tecnologie nell’agricoltura biologica. La scienza è necessaria per assicurare che l’agricoltura biologica sia sana, sicura e rispettosa dell’ambiente. Tuttavia, la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L’esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate, soluzioni valide e collaudate nel tempo. L’agricoltura biologica deve prevenire rischi maggiori tramite l’adozione di tecnologie appropriate ed il rifiuto di quelle imprevedibili, quale l’ingegneria genetica. Le decisioni devono riflettere i valori ed i bisogni di tutti coloro che potrebbero subirne gli effetti, attraverso dei processi trasparenti e partecipativi. ______ * Le Norme IFOAM per le produzioni e le trasformazioni biologiche, Ed. IFOAM, Bonn, 2005 (www.ifoam.org). 18 Tabella 3: Il programma nazionale americano sul biologico (National Organic Programme - NOP) Il programma nazionale americano sul biologico (NOP) è stato implementato definitivamente il 21 ottobre 2002, sotto la direzione del Servizio Marketing Agricolo, una sezione del Dipartimento di stato per l’agricoltura degli Stati Uniti (USDA). Il NOP è una legge federale che prevede per tutti i prodotti biologici il rispetto di standards comuni e lo stesso sistema di certificazione. Le basi del programma nazionale per il biologico Il NOP ha sviluppato gli standards nazionali ed ha stabilito un sistema di certificazione del biologico fondato sulle indicazioni dei 15 membri del Comitato nazionale per gli standards del biologico (NOSB). Il NOSB è nominato dal Segretario di stato per l’agricoltura e comprende rappresentanti delle seguenti categorie: produttori agricoli; trasformatori, consumatori, ambientalisti, scienziati e Enti di certificazione. Oltre a considerare le indicazioni del NOSB, l’USDA nell’elaborazione di queste norme ha tenuto anche conto dei sistemi di certificazione precedentemente adottati dagli Stati e dai privati. Le norme del NOP sono flessibili al fine di potersi adattare al gran numero di produzioni agricole esistenti in ogni regione degli Stati Uniti. Cosa stabiliscono le norme NOP? Le norme proibiscono l’uso nella produzione e nella trasformazione dei prodotti biologici di Organismi geneticamente modificati, delle radiazioni, dei fanghi da acque reflue. Come regola generale sono consentite tutte le sostanze naturali (non chimiche di sintesi), mentre sono vietati tutti i prodotti chimici di sintesi. Tutte le eccezioni a queste regole sono contenute in un elenco valido a livello nazionale, contenuto in un’apposita sezione del regolamento. Le norme di produzione e trasformazione interessano le produzioni biologiche, la raccolta spontanea, l’allevamento biologico, il condizionamento e la trasformazione dei prodotti agricoli biologici. Le produzioni biologiche sono ottenute senza l’uso di pesticidi chimici, fertilizzanti derivati dal petrolio o dai fanghi delle acque reflue: Gli animali allevati con il metodo di produzione biologico devono essere alimentati con mangimi biologici ed avere libero accesso a spazi aperti. Non sono consentiti antibiotici ed ormoni per lo sviluppo. Le norme di etichettatura sono basate sulla percentuale di ingredienti biologici contenuti nel prodotto. − Prodotti etichettati "100% biologico" devono contenere solo ingredienti prodotti con il metodo biologico. Essi possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti etichettati "biologico" devono contenere almeno il 95% di ingredienti biologici. Essi possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono almeno il 70% ingredienti biologici possono riportare la frase "prodotto con ingredienti biologici" e mettere in evidenza sull’etichetta fino a tre ingredienti biologici o gruppi di alimenti biologici. Per esempio nel caso di una zuppa fatta con almeno il 70% di ingredienti biologici e precisamente con i soli vegetali biologici può essere contrassegnata come “fatta con piselli, patate e carote biologiche” o “fatto con vegetali biologici”. Tali prodotti non possono essere contrassegnati con il marchio del biologico USDA. − Prodotti trasformati che contengono meno del 70% di ingredienti biologici non possono riportare in etichetta il termine “biologico” ma possono identificare nell’elenco degli ingredienti quelli provenienti da agricoltura biologica. Le norme di certificazione stabiliscono i requisiti che devono possedere le produzioni ed i trasformati ottenuti con il metodo biologico per essere etichettati come tali dall’Ente di certificazione accreditato dall’USDA. Tra la documentazione che deve fornire l’operatore controllato c’è anche il piano di gestione dell’azienda biologica. Questo piano descrive, tra l’altro, tecniche e sostanze utilizzate nel processo produttivo, la descrizione delle operazioni colturali e delle procedure messe in atto per prevenire la contaminazione dei prodotti biologici con quelli convenzionali. Le norme di certificazione determinano inoltre i controlli da effettuarsi direttamente in azienda. Sono esentati dalla certificazione i produttori ed i trasformatori che sviluppano un giro d’affari annuo per i prodotti biologici superiore a $ 5.000. Essi possono etichettare i loro prodotti come biologici se rispettano le norme, ma non possono utilizzare il marchio del biologico USDA. Le norme di accreditamento stabiliscono i requisiti che un ente deve possedere per diventare Ente di certificazione riconosciuto dall’USDA. Esse servono innanzitutto a stabilire se un Ente di certificazione svolge la propria attività in modo corretto ed imparziale. L’ente deve dimostrare di impiegare personale con esperienza adeguata ed abilitato a controllare e certificare gli operatori biologici, adottando tutte le misure necessarie per prevenire conflitti di interesse e garantire una rigorosa riservatezza sulle informazioni assunte nell’espletamento del controllo. I prodotti agricoli importati possono essere venduti negli Stati Uniti solo se sono certificati dagli Enti di certificazione accreditati presso l’USDA. Quest’ultimo ha provveduto ad accreditare Enti di parecchi paesi stranieri. Esiste anche la possibilità che, su richiesta di un governo straniero, l’USDA provveda a riconoscere gli Enti di certificazione di quel paese, qualora le norme di accreditamento risultassero equivalenti a quelle americane. 19 Tabella 4: JAS - Japanese Agricultural Standard Lo standard JAS per le produzioni agricole e le trasformazioni agroalimentari è stato creato nel 2000 sulle basi delle linee guida sulle produzioni, trasformazioni, etichettatura e vendita degli alimenti biologici, fissate dalla Commissione del Codex Alimentarius. Il sistema di certificazione JAS è stato completato dal novembre 2005 con le norme sugli allevamenti biologici, le trasformazioni dei prodotti zootecnici biologici e l’alimentazione biologica degli animali. Possono applicare il marchio JAS sulle loro produzioni solo quelle aziende che sono controllate e certificate dagli Enti di certificazione iscritti nell’apposito Registro giapponese o da Enti di certificazione di altri paesi che adottano standards equivalenti a quelli giapponesi. Le norme JAS per le produzioni biologiche richiedono che, a partire dal 1° aprile 2001 (termine esteso poi al 2002) tutti I prodotti etichettati come biologici siano certificati da un Ente di certificazione giapponese o straniero registrato presso il Ministero dell’Agricoltura e riportino in etichetta oltre al logo JAS anche il nome dell’Ente di certificazione autorizzato. Solo gli enti autorizzati possono rilasciare l’autorizzazione agli operatori di riportare nell’etichetta delle loro produzioni il marchio JAS. Il marchio JAS in quanto marchio di qualità è stato introdotto per garantire il mercato ed i consumatori giapponesi. Il Governo giapponese riconosce il regolamento europeo equivalente al proprio. Ossia i criteri per la certificazione e gli standards di riferimento per gli operatori del biologico che vogliono esportare i propri prodotti biologici in Giappone utilizzando il marchio JAS, sono gli stessi adottati nella Comunità Europea. Le norme "JAS" però in un caso escludono un prodotto ammesso invece già dal Reg. CEE2092/91 (allegato IIB) per il trattamento fogliare del melo: il cloruro di calcio. Le regole previste dal JAS presentano inoltre alcune limitazioni. Per esempio non includono le bevande alcoliche e i prodotti di origine animale, compresi i prodotti apistici. La normativa prevede che solo l’attività di trasformazione (etichettatura) e commercializzazione sia controllata da un Organismo di Certificazione Giapponese o estero (RFCO) riconosciuto dal MAFF. Rispettando comunque il regime di controllo Comunitario, il produttore ed il venditore finale devono accertarsi che anche gli ingredienti (dei fornitori) e le materie prime (dei subfornitori) siano certificate secondo il Reg. comunitario. Rispetto al Reg. comunitario le uniche differenze riguardanti l’etichettatura dei prodotti sono le seguenti: se nel prodotto finito sono presenti ingredienti biologici e in conversione, dovrà essere specificato quali sono biologici e quali in conversione. L’UE, invece, non permette l’impiego di materie prime in conversione nella preparazione di prodotti multi ingrediente. il marchio JAS deve sempre comparire sull’etichetta. Se il prodotto non presenta il marchio JAS, non potrà portare diciture del tipo: biologico, produzione biologica, completamente biologico, biologico estero, quota biologica X%, o qualsiasi altro riferimento al metodo di produzione biologico (anche se scritto in lingua inglese = organic). se il prodotto finito non può riportare in etichetta il marchio JAS, ma i suoi ingredienti sì, è consentito scrivere, per esempio: insalata contenente verdure biologiche, oppure ketchup che contiene pomodoro biologico. Le norme "JAS" richiedono la presenza in azienda di due figure distinte, il “Responsabile del processo produttivo” e il “Responsabile della verifica di conformità del prodotto prima della vendita” (grading). Solo nelle aziende agricole i due ruoli possono essere ricoperti da una unica persona. Il responsabile del grading decide quali partite e lotti di prodotto sono realmente conformi al metodo biologico secondo le norme JAS e quali no per qualsiasi motivo. Tale figura sarebbe utile anche ai fini della conformità al Reg. comunitario poichè l’operatore è obbligato a comunicare all’ente di controllo qualsiasi dubbio sulla conformità del prodotto sospendendo la commercializzazione in attesa delle verifiche. (Fonte ICEA). 20 1.1.c Rapporti formali con l’ente di certificazione Dal punto di vista amministrativo, una delle peculiarità del sistema di controllo, è rappresentato dagli impegni di trasmissione della documentazione ufficiale che l’operatore assume nei confronti dell’Autorità nazionale e dell’Ente di certificazione. L’operatore che intende conseguire la certificazione delle produzioni deve seguire la seguente procedura: 1. Trasmissione della Notifica di inizio dell’attività di produzione con il metodo biologico all’Autorità nazionale competente ed all’Ente di certificazione scelto tra quelli in possesso del formale accreditamento. Successivamente alla trasmissione della notifica iniziale, l’operatore dovrà prontamente comunicare tutte le variazioni che dovessero intervenire riguardo ai dati del legale rappresentante dell’azienda, alle unità di produzione, alle tipologie produttive, ai luoghi di produzione ed alla superficie coltivata, ai metodi di produzione, ai processi produttivi ed alla tipologia dei prodotti. L’operatore deve inoltre comunicare tutti i cambiamenti relativi alla superficie aziendale, quali ad es. acquisizioni e cessioni di terreno, variazioni del titolo di possesso. 2. Valutazione iniziale della documentazione, i documenti trasmessi dall’operatore saranno controllati dall’Ente di certificazione per una prima verifica formale. In caso di esito negativo, perché incompleta o non conforme, il responsabile del controllo informerà prontamente l’operatore circa le mancanze e le non conformità, chiedendogli eventualmente di integrare la documentazione entro un determinato lasso di tempo. Superato il termine prefissato, qualora l’Ente di certificazione non dovesse ricevere la documentazione integrativa, dovrà ritenersi nulla la richiesta di ingresso nel sistema di controllo del biologico. 3. Prima visita ispettiva, il tecnico ispettore dell’Ente di certificazione dovrà verificare che le unità produttive, l’organizzazione e la gestione del processo produttivo siano conformi al dettato normativo. Il tecnico ispettore dovrà consegnare all’operatore i registri aziendali, spiegando nel dettaglio le modalità di inserimento delle informazioni relative a tutte le operazioni praticate, ai mezzi tecnici utilizzati ed alle produzioni commercializzate. 4. Ingresso dell’operatore nel Sistema di controllo, sarà deciso dalla Commissione di certificazione, in seguito alla valutazione della documentazione aziendale e della relazione d’ispezione trasmessa dal tecnico. 21 5. Attestato di conformità, riporterà l’esito positivo della valutazione, la tipologia produttiva aziendale, il codice assegnato all’operatore, la data di validità dell’attestato. 6. Programma Annuale di Produzione, dovrà essere trasmesso dall’operatore all’Ente di certificazione entro il 31 gennaio di ogni anno, su apposita modulistica definita dall’Autorità nazionale responsabile del controllo. Solo per il primo anno in cui viene effettuata la notifica di inizio attività il Programma potrà essere trasmesso in ogni momento, comunque non oltre 30 gg. dalla data di ricevimento della comunicazione di ingresso nel Sistema di controllo. In ogni caso ciascuna variazione significativa al programma dovrà essere prontamente comunicata all’Ente di certificazione. Per le aziende zootecniche e gli apicoltori sottoposti a controllo sono previste modulistiche equivalenti, che dovranno comunque essere inviate all’Ente di certificazione negli stessi termini sopra riportati. 7. Programma Annuale di Lavorazione, dovrà essere trasmesso dal responsabile del centro di confezionamento/lavorazione, il quale dovrà riportarvi tutti i prodotti che intende processare, sia nel suo impianto che, eventualmente, in quello di terzi, in conformità con la normativa del biologico. 8. Certificato delle produzioni ed autorizzazione alla stampa delle etichette, ogni operatore ammesso nel Sistema di controllo del biologico può richiedere all’Ente di certificazione il certificato delle produzioni ottenute e l’autorizzazione alla stampa delle relative etichette. L’operatore è responsabile del corretto utilizzo della documentazione e dei materiali derivanti dall’attività di controllo e certificazione. L’operatore assoggettato al Sistema di controllo dovrà in generale rispettare la normativa nazionale e comunitaria del biologico, compilare la documentazione richiesta dall’Ente di certificazione, consentire agli ispettori di accedere ai centri aziendali ed alla documentazione di supporto (per esempio fatture, registri IVA, ecc.), consentire agli ispettori di controllare tutti i prodotti ed i materiali che si rendessero necessari, sia di origine vegetale che animale, e tutti gli ingredienti, sia di origine agricola che extra-agricola, oltre ad impegnarsi a comunicare ogni sostanziale cambiamento che dovesse intervenire rispetto a quanto in precedenza dichiarato. 22 1.1.d Misure di sostegno al biologico L’Unione Europea supporta gli agricoltori biologici con specifiche misure Agroambientali attivate nell’ambito prima del Regolamento comunitario n° 2078/1992 e poi del Regolamento n°1257/1999. Nel 2003 i programmi agroambientali hanno supportato circa la metà dei terreni coltivati biologicamente nell’Europa a 15 Stati. Il numero delle imprese biologiche ed in conversione che hanno ricevuto finanziamenti è stato di 86.000 unità, circa il 64% del numero totale di operatori biologici9. Fonte: Commissione Europea, Novembre 2005 Immagine 3: Superficie europea in biologico supportata dai programmi agro-ambientali (2003). Suddivisione percentuale (%) della superficie totale supportata nell’EU-15. La legislazione prevede per gli agricoltori biologici finanziamenti per almeno cinque anni, il cui ammontare dipende dalla localizzazione dell’azienda e dall’orientamento colturale. Per usufruire di tutti gli aiuti comunitari è comunque consigliabile, per vari motivi, che l’operatore aderisca ad un’organizzazione produttori: innanzitutto il settore agrobiologico è in continuo sviluppo e le informazioni spesso giungono solo alle organizzazioni di categoria (che provvedono anche all’erogazione di corsi di aggiornamento); molti canali commerciali sono riservati ai circuiti delle organizzazioni 9 European Commission Report (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005. 23 del settore; molte aziende di trasformazione si approvvigionano esclusivamente presso aziende aderenti a specifiche organizzazioni di produttori ed usano i loro marchi; le organizzazioni di produttori rappresentano gli interessi della categoria, anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche. 1.2. Pianificazione della produzione, monitoraggio e controllo Conformemente al dettato del Codex Alimentarius si può affermare che "l’agricoltura biologica è un sistema olistico di produzione che persegue l’equilibrio dell’agro-eco-sistema, il rispetto della biodiversità, dei cicli biologici e dell’attività biologica del suolo; il metodo di produzione biologico esalta l’uso di tecniche agricole in sostituzione dei mezzi tecnici esterni all’azienda, in considerazione anche del fatto che le esigenze locali richiedono sistemi differenti di gestione. Questo richiede, dove possibile, l’uso di tecniche agronomiche, biologiche e meccaniche al posto dell’utilizzo di sostanze chimiche, al fine di garantire la corretta applicazione del metodo " Le attività umane hanno compromesso l’ambiente naturale, comportando un progressivo deterioramento delle caratteristiche del territorio e la riduzione della biodiversità. Nelle aree rurali questa semplificazione degli eco-sistemi ha portato ad un aumento dei problemi connessi alla gestione delle attività (per esempio la necessità di utilizzare sempre maggiori inputs esterni nei processi produttivi agricoli). Con l’agricoltura biologica normalmente noi reintroduciamo la complessità nell’eco-sistema. L’approccio sistemico è considerato ottimale quando garantisce: diversificazione delle colture con l’adozione di opportune rotazioni, livelli produttivi in linea con le caratteristiche del territorio, presenza di allevamenti animali, presenza di elementi naturali e buona gestione del suolo. La combinazione di tutti questi elementi determina un’ottima risposta in termini di disponibilità di risorse naturali e attivazione di processi di autoregolazione naturale. L’agricoltura biologica è un metodo di produzione e non semplicemente la sostituzione di mezzi chimici (fertilizzanti e pesticidi) con altre sostanze naturali. Convertire un’azienda al biologico vuol dire innanzitutto sviluppare la fertilità del suolo e l’equilibrio dell’ecosistema. L’obiettivo del Piano di conversione è quello di guidare gli operatori durante il periodo della riconversione produttiva. Esso deve innanzitutto “fotografare” la situazione aziendale iniziale, al fine di poter analizzare tutte le informazioni acquisite, utili alla definizione delle migliori soluzioni tecniche da adottare. Quando operatori e 24 consulenti si incontrano per definire il lavoro da intraprendere è importante che pensino già all’agricoltura biologica come un metodo di produzione e non come un semplice processo di sostituzione dei mezzi tecnici chimici con quelli naturali. Se questo concetto non sarà realmente condiviso da subito, sarà molto facile in seguito incorrere in errori e fallimenti. Va comunque sempre tenuto a mente che per convertire al biologico un’azienda bisogna innanzitutto ripristinare la fertilità del suolo e ristabilire l’equilibrio complessivo all’interno dell’agro-ecosistema. Riportiamo di seguito i principali fattori da valutare attentamente nel piano di conversione. • Storia dei campi da convertire a biologico – È importante assumere per ogni appezzamento informazioni esaustive circa le pratiche agricole adottate in passato e gli eventuali problemi riscontrati, riportando nel dettaglio rotazioni e successioni colturali degli ultimi anni, mezzi tecnici utilizzati (fertilizzanti, erbicidi, pesticidi, etc.), lavorazioni effettuate, principali problematiche fitosanitarie ed ogni altro problema riscontrato in passato. • Stato del suolo – L’analisi iniziale del suolo è importante per l’elaborazione di un appropriato piano di concimazione. Il bilancio umico costituisce un’informazione strategica per consentire l’elaborazione di un piano di coltivazione equilibrato, con interventi di fertilizzazione mirati a potenziare la fertilità del suolo, che è alla base del metodo dell’agricoltura biologica. • Contesto socio-ambientale – L’operatore deve conoscere l’ambiente in cui opera e l’eventuale presenza in zona di altre aziende biologiche. In questo modo egli potrà scambiare informazioni e ricevere consigli da parte degli altri agricoltori. Potrà inoltre entrare in contatto con i punti vendita e gli acquirenti interessati alle sue produzioni, i contoterzisti e gli altri soggetti che potrebbero aiutarlo nello svolgimento del lavoro. • Conoscenze ed abilità dell’operatore – Queste informazioni risultano strategiche per la definizione dei tempi e dei metodi di introduzione delle innovazioni in azienda e dell’eventuale necessità di ricorrere ad aiuti esterni. Determinante risulta anche la spinta motivazionale dell’operatore, se infatti egli non è convinto delle scelte che compie queste sono destinate al fallimento. Questo vale naturalmente anche per i dipendenti e gli eventuali contoterzisti. 25 • Attrezzatura disponibile in azienda e disponibilità ad investire – L’attuazione delle scelte agronomiche dipende naturalmente oltre che dalla convinzione dell’operatore anche dalla disponibilità delle attrezzature necessarie (in azienda o sul territorio) e dalla disponibilità ad investire. In questo risulta determinante il ruolo dei consulenti esperti, in grado di suggerire le soluzioni alternative ed indirizzare le scelte dell’operatore. • Vincoli – Alcuni ostacoli di natura organizzativa od ambientale possono condizionare le scelte tecniche e richiedere molta attenzione supplementare per il raggiungimento degli obiettivi. Quelli più frequenti sono: ostacoli ambientali e politici, presenza di strade a scorrimento veloce o di altre fonti di inquinamento, mancanza di centri servizi, mancanza di contributi regionali. Tutte le informazioni raccolte servono a definire il piano di conversione, che includerà le soluzioni tecniche più opportune per l’azienda, e consentirà all’operatore di tenere sempre presente come nell’agricoltura biologica ogni intervento non sia fine a se stesso ma abbia una moltitudine di funzioni. Gli interventi saranno efficaci solo se sono rispettati gli equilibri nel suolo e nell’eco-sistema. Analizziamo nei paragrafi seguenti i principali aspetti che un operatore deve considerare nell’elaborazione del piano di conversione. 1.2.a Scelta delle razze e dei tipi genetici Nella scelta degli animali da allevare vanno sempre considerati i seguenti elementi: a) loro adattabilità alle specifiche condizioni ambientali; b) loro vitalità e resistenza naturale alle malattie; c) assenza di predisposizioni a malattie specifiche o problemi di salute (sindrome da stress, aborto spontaneo, ecc.). La normative vigente non fissa regole precise nella scelta degli animali. Vanno comunque preferite le razze autoctone che meglio si adattano all’allevamento biologico. Presentano infatti una maggiore diversità biologica rispetto alle razze ibride e sono state selezionate nel tempo tra quelle che meglio si adattano alle caratteristiche dei vari territori, creando minori problematiche igienico-sanitarie e garantendo produzioni tipiche di qualità. Questo vale ancora di più nel caso di allevamenti all’aperto, dove risulta determinante la rusticità degli animali. 1.2.b Formulazione della dieta alimentare Il bestiame può essere alimentato con il pascolo o con mangimi, a loro volta controllati e certificati biologici. L’alimentazione deve essere 26 effettuata sempre anteponendo la qualità e la salute degli animali alla massimizzazione delle produzioni. In nessun modo la somministrazione di cibo deve servire ad aumentare le produzioni, superando i limiti naturali degli animali. L’ingrassamento forzato è severamente proibito ed è preferibile usare mangimi aziendali; qualora questi non fossero disponibili potranno essere acquistati mangimi da altre aziende biologiche certificate. È consentita la pratica della transumanza (spostamento estivo degli animali nei pascoli montani), purché avvenga all’interno del territorio comunitario. Il bestiame deve essere alimentato con razioni a loro volta controllate e certificate biologiche, che garantiscono sia l’ottenimento di produzioni di qualità che il benessere animale. L’Alimentazione di base dei giovani mammiferi deve essere a base di latte naturale, preferibilmente materno, e comunque tutti i mammiferi devono essere alimentati con latte naturale per un periodo minimo che varia a seconda delle specie (3 mesi per bovini/bufali ed equini, 45 giorni per ovini e caprini, 40 giorni per suini) ed è sensibilmente più lungo di quello previsto per gli allevamenti convenzionali. Il latte artificiale non è consentito. Trattandosi di animali erbivori è prescritto che passino il maggior tempo possibile ad alimentarsi naturalmente nei pascoli, sempre che le condizioni del tempo lo permettano. Almeno il 60% della materia secca di cui è composta la razione giornaliera deve essere costituita da foraggi grossolani freschi, essiccati o insilati. Tuttavia l'organismo o l'autorità di controllo può permettere, per gli animali da latte, la riduzione al 50% per un periodo massimo di 3 mesi dall'inizio dell'allattamento. Eventuali alimenti provenienti da agricoltura convenzionale possono essere usati in caso di necessità solo se previsti dalla normativa (per i bovini si rimanda al capitolo terzo del manuale). Gli alimenti di origine animale (siano essi prodotti in convenzionale che in biologico) possono essere usati esclusivamente se previsti dalla normativa, come nel caso del pesce o di altri animali marini e del latte e dei suoi derivati. Sono sempre vietati invece i prodotti a base di carne e derivati. In linea generale tutte le esigenze alimentari degli animali devono essere soddisfatte con cibi naturali, possibilmente assunti pascolando. In caso di carenze di minerali, ecc., possono essere somministrate vitamine, pro-vitamine, additivi nutrizionali, scelti esclusivamente tra quelli autorizzati dalla normativa vigente. Alcune regole specifiche sono state dettate per gli enzimi, microorganismi, antiagglutinanti e coagulanti. Non può essere usato 27 nell’alimentazione animale alcun antibiotico, anticoccidico, medicinale, promotore dello sviluppo o qualsiasi altra sostanza che stimoli lo sviluppo o la produzione. Tutta la razione alimentare deve essere esente da sostanze medicali sintetiche. È completamente vietato l’uso di alimenti contenenti OGM. 1.2.c Pianificazione dei controlli igienico-sanitari La salute degli animali dovrà essere garantita prevalentemente attraverso l’adozione di misure preventive quali: • Scelta di razze o tipi genetici resistenti; • Dieta bilanciata di alta qualità; • Idoneo contesto ambientale; • Giusta densità; • Alloggi idonei; • Buone pratiche di allevamento. L’uso di medicinali allopatici di sintesi è vietato. La profilassi nella zootecnia biologica è basata sui seguenti principi: a) scelta delle razze, preferibilmente autoctone, o di linee e ceppi appropriati di animali, adattatisi nel tempo alle condizioni locali; b) applicazione di pratiche di allevamento, adeguate alle esigenze di ciascuna specie, che stimolino un’elevata resistenza alle malattie ed evitino le infezioni; gli allevamenti all’aperto sono preferibili; c) uso di alimenti di alta qualità, abbinato a movimento fisico regolare ed all’accesso ai pascoli, in modo tale da stimolare le difese immunitarie degli animali; d) adeguata densità degli allevamenti, in modo da evitare sovraffollamento e conseguenti problematiche di ordine sanitario. Se nonostante queste misure preventive un animale dovesse ammalarsi o ferirsi gli dovranno essere prestate tutte le cure necessarie per mantenerlo in vita e, se necessario, andrà isolato in appositi locali. Le cure dovranno essere il più naturale possibile, ma l’obiettivo prioritario deve essere quello di ridurre le sofferenze e salvare l’animale. L’uso di medicinali veterinari nell’agricoltura biologica deve essere conforme ai seguenti principi: • possono essere utilizzati esclusivamente i prodotti elencati nel regolamento comunitario; • è raccomandato l’uso di prodotti fitoterapici, omeopatici, oligoelementi e di altri prodotti riportati nel Reg. CEE n° 889/2008, 28 al posto di antibiotici e medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica; purchè abbiano efficacia terapeutica per la specie animale e ben rispondano alle circostanze che hanno richiesto la cura; • qualora l’uso dei suddetti rimedi non risultasse efficace ed il ricorso ad altro tipo di cura risultasse decisivo per evitare sofferenze o disagi agli animali, possono essere utilizzati antibiotici o medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica, sotto la responsabilità ed il controllo rigoroso di un veterinario; • è vietato l’uso preventive di antibiotici e medicinali allopatici; • è vietato l’uso di sostanze destinate a stimolare la crescita o la produzione (compresi antibiotici, ccoccidiostatici ed altri stimolanti artificiali della crescita); • è vietato l’impiego di ormoni o sostanze analoghe destinate a controllare la riproduzione (ad es. Al fine di indurre o sincronizzare gli estri) o ad altri scopi. Tuttavia possono essere somministrati ormoni a singoli animali nell’ambito di trattamenti terapeutici veterinari; • sono autorizzate le cure veterinarie degli animali, nonché i trattamenti degli edifici, delle attrezzature e dei locali, qualora siano prescritti dalla normativa nazionale o comunitaria; compreso l'impiego di sostanze immunologiche ad uso veterinario se è riconosciuta la presenza di malattie nella zona in cui è situata l'unità di produzione. Qualora debbano essere impiegati medicinali veterinari è necessario effettuare le seguenti specificazioni: • il tipo di prodotto (indicando anche i principi attivi in esso contenuti); • il dettaglio della diagnosi; • la posologia; • il metodo di somministrazione; • la durata del trattamento; • il tempo di sospensione stabilito dalla legge. Queste informazioni devono essere dichiarate all'autorità o all'organismo di controllo prima che gli animali o i prodotti animali siano commercializzati con la denominazione biologica. Gli animali trattati devono essere chiaramente identificati, singolarmente per il 29 bestiame di grandi dimensioni; singolarmente o a grupi per il pollame e il bestiame di piccole dimensioni. Il tempo di sospensione tra l'ultima somministrazione di medicinali veterinari allopatici ad un animale in condizioni normali di utilizzazione e la produzione di derrate alimentari ottenuta con metodi biologici da detti animali deve essere di durata doppia rispetto a quello stabilito dalla legge o, qualora tale tempo non sia precisato, di 48 ore. Ad eccezione delle vaccinazioni, delle cure antiparassitarie e dei piani obbligatori di eradicazione attuati negli Stati membri, nel caso in cui un animale o un gruppo di animali sia sottoposto a più di due o massimo tre cicli di trattamenti con medicinali veterinari allopatici ottenuti per sintesi chimica o antibiotici in un anno (o a più di un ciclo di trattamenti se la sua vita produttiva è inferiore a un anno), gli animali interessati o i prodotti da essi derivati non possono essere venduti come prodotti ottenuti conformemente alle disposizioni del presente regolamento. Tali animali devono essere sottoposti ai periodi di conversione previsti al capitolo del presente allegato, con il consenso dell'autorità o dell'organismo di controllo. La prevenzione deve rimanere comunque la pratica più importante in un allevamento biologico. Quando gli animali vivono in condizioni ideali il loro sistema immunologico risulta infatti rafforzato e, conseguentemente, le malattie sono minori e con conseguenze meno gravi. È poi necessario isolare gli animali appena questi manifestino I sintomi di una malattia, in modo da evitare il contagio degli altri membri dell’allevamento. È vietata la pratica sistematica di operazioni quali l'applicazione di anello al naso dei suini, la recisione della coda e ogni altro intervento mutilante a fini non terapeutici. Alcune di queste operazioni possono tuttavia essere autorizzate dall'autorità o dall'organismo di controllo per motivi di sicurezza o al fine di migliorare la salute, il benessere o l'igiene degli animali (Reg. CE 1804/99). Tali operazioni devono essere effettuate sotto la responsabilità del veterinario aziendale, riducendo al minimo ogni sofferenza per gli animali. Il trasporto deve essere ridotto al minimo, secondo il principio che è meglio trasportare i prodotti piuttosto che gli animali. Nel caso si sia costretti a spostare gli animali, bisogna fare il possibile per ridurne lo stress, sia durante il viaggio che durante le fasi di carico e scarico. Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È proibito usare stimolatori elettrici esercitanti azioni coercitive sull’animale. È proibito l’uso di tranquillizzanti allopatici prima, durante e dopo il trasporto. È possibile invece usare durante le fasi di carico e scarico il metodo “dal buio alla luce” e il richiamo del cibo. I veicoli utilizzati per il trasporto devono 30 essere puliti e proteggere gli animali dal vento, dal freddo, ecc.. Durante i trasporti più lunghi è necessario provvedere alla somministrazione di acqua. Tutte queste misure devono essere adottate anche durante il trasporto al macello, dove le situazioni di stress devono essere ridotte al minimo. 31 CAPITOLO 2. COMMERCIALIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI DA AGRICOLTURA BIOLOGICA I bassi prezzi delle produzioni agricole e l’aumento dei costi di distribuzione, anche nel settore biologico, spingono l’agricoltore a cercare nuove strade per raggiungere la redditività delle produzioni10. Solo una piccola parte del prezzo finale pagato dal consumatore per un prodotto biologico va al produttore. La maggior parte viene distribuita nei passaggi intermedi e nella fase di commercializzazione. Risulta quindi evidente che tutte le occasioni di incontro diretto tra produttore e consumatore rappresentano un grosso vantaggio per entrambe le parti, in termini di costi, conoscenza reciproca e crescita culturale. La creazione di queste opportunità rappresenta un passaggio essenziale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica quale modello di sviluppo sostenibile. Fondamentale per l’agricoltore biologico risulta essere la partecipazione a alle fiere del settore, dove può non solo esporre i propri prodotti e concludere accordi commerciali, ma anche entrare in contatto diretto con nuovi fornitori. Nelle tabelle seguenti riportiamo due brevi schede sulle più importanti fiere del biologico, il Biofach in Germania ed il SANA in Italia. 10 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for Organic Product, Proceedings of International roundtable “Organic Agriculture and Market Linkages”, organized by FAO and IFOAM, Rome, November 2005. 32 Tabella 5: BIOFACH, la fiera mondiale dell’agricoltura biologica Norimberga (GERMANIA), Febbraio Il BioFach, la fiera mondiale del biologico che si svolge ogni anno in febbraio a Norimberga, in Germania, si caratterizza per la sua vivacità, internazionalità ed alto tasso di innovatività. Può contare annualmente su 2100 espositori, due terzi dei quali stranieri, e più di 37.000 visitatori provenienti da oltre 110 nazioni. Il BioFach è patrocinato dall’IFOAM (la Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica) che ne stabilisce i criteri di ammissione e garantisce la qualità dei prodotti esposti. L’orgazizzazione del BioFach promuove inoltre eventi sul biologico in altri quattro continenti: Giappone, Stati Uniti, Sud Africa, Cina. Lo sviluppo di nuovi mercati del biologico rappresenta una grande opportunità per molte imprese del settore. Naturalmente anche in questi paesi devono essere stabilite regole precise se si vuole ottenere uno sviluppo del biologico al pari di quello registrato in Europa. In ognuno esistono regole diverse su commercializzazione, linee guida per la produzione e tutta la normativa di riferimento va uniformata, anche a vantaggio di una maggiore trasparenza per i consumatori. Le imprese hanno bisogno di consulenza qualificata su come operare nei diversi paesi in conformità al loro disposto normativo e il Biofach rappresenta un’ottima occasione informativa e di scambio di opinioni ed esperienze. La fiera internazionale di Norimberga conosce il mercato ed offre anche una panoramica completa sulle innovazioni del settore a livello mondiale. L’Ente fiere di Norimberga ed il Ministero Federale per l’Alimentazione, l’agricoltura Ministry for Food, Agriculture and Consumer Protectione la tutela dei consumatori (BMELV) sono i promotori della fiera, organizzata in collaborazione con l’Associazione tedesca per il commercio e l’industria (AUMA). Agli espositori sono offerte numerose soluzioni organizzative e la possibilità di partecipare a convegni e forum. Data la grossa affluenza in fiere le aziende interessate devono però pianificare per tempo la loro partecipazione, soprattutto quelle che intendono stabilire contatti proficui con le organizzazioni operanti sui mercati dell’Asia, del Nord America e del Sud America, con le quali è possibile realizzare incontri mirati. Accordi commerciali in fiera (fonte: NürnbergMesse) ---http://www.biofach.de 33 Tabella 6: SANA, la fiera italiana dell’agricoltura biologica Bologna (ITALIA), Settembre SANA, l’esposizione italiana di rilievo internazionale dei prodotti naturali (alimentazione, salute, ambiente) è uno dei principali eventi del mondo del naturale: • 85,000 mq di spazi espositivi • 16 padiglioni espositivi • 1,600 espositori, di cui 400 esteri provenienti da 45 Paesi d’Europa, U.S.A, Asia, Oceania, Africa • 70,000 visitatori – di cui 50.000 operatori professionali • 3.500 operatori stranieri provenienti da 50 Paesi di tutto il mondo • 77 convegni • 900 giornalisti presenti in fiera di cui 100 stranieri. La macro-area dell'Alimentazione, radice storica del Salone, occupa 8 padiglioni dedicati ai prodotti biologici e tipici certificati. Qui sono presenti produttori di tutte le Regioni italiane e delegazioni ufficiali di molti Paesi stranieri, dalla "A" di Argentina alla "U" di Uganda passando per l'Austria, il Brasile, la Germania, la Tunisia, ecc. I sei padiglioni dedicati alla Salute comprendono tutti i prodotti, le tecniche e gli strumenti utili al raggiungimento di un benessere olistico in chiave naturale: dai prodotti erboristici e fitoterapici ai cosmetici naturali, dalle medicine non convenzionali ai centri di benessere. Vivere “al naturale” significa anche dedicare attenzione all’ambiente in cui si vive e lavora, agli abiti che si indossano e all’impatto ambientale di tutti gli oggetti e le apparecchiature di uso quotidiano. Le tecniche e i prodotti per l'edilizia sostenibile, l’arredamento e l’abbigliamento ecologici e i tessuti naturali trovano nel settore Ambiente il luogo più adatto per esprimere un atteggiamento eco-compatibile a 360°, nel pieno rispetto dell’ambiente e della nostra salute. Due i padiglioni dedicati all'ambiente. SANA, sempre attenta al perseguimento dello sviluppo di una cultura ecologica anche tra I più giovani, ha creato in cooperazione con l’Ente fiere di Bologna la prima fiera dedicate al gioco ed all’educazione ecocompatibile dei più piccoli: SANALANDIA. Qui, sotto la guida di esperti educatori e la sorveglianza dei genitori, gli under 12 si sbizzarriscono fra giochi, percorsi, laboratori didattici e svariate attività ludicoeducative mirate ad instillare nei più piccoli il seme della loro importantissima “coscienza ecologica”. Letture e spettacoli incentrate sulle tematiche ecologiche si svolgono in speciali teatri naturali ed all’interno di speciali capanne di legno. Associazioni ed aziende offrono alimenti biologici di stagione e giocattoli costruiti in materiali eco-compatibili. SANA, oltre che appuntamento commerciale e immancabile momento di business, è caratterizzato da una fortissima valenza culturale. Il calendario dei convegni ospita ogni anno decine di congressi, workshop e tavole rotonde che riscuotono l'interesse di migliaia di operatori del settore, italiani e stranieri, e del pubblico. Ai numerosi convegni in calendario si aggiungono le iniziative speciali di cui SANA si fa ogni anno promotore: mostre-evento che accendono i riflettori su settori emergenti e nuovi "eco-trend". La disponibilità di una vetrina completa di prodotti di qualità, la valenza culturale del Salone e l’attualità dei temi trattati richiamano ogni anno la presenza di centinaia di giornalisti italiani ed esteri. Grazie a loro, i messaggi di SANA e dei suoi protagonisti vengono diffusi attraverso quotidiani, periodici, radio, televisioni e Internet. SANA ha sempre operato per far conoscere ai consumatori ed alle istituzioni I prodotti biologici di qualità e questo è potuto avvenire grazie alla partecipazione di migliaia di espositori e centinaia di giornalisti ed opinion leader che hanno contribuito a sviluppare il mercato del biologico sia a livello nazionale che internazionale. L’esposizione contribuisce attivamente insieme ai produttori, alle loro associazioni ed alla grande distribuzione alla diffusione della corretta informazione sui vantaggi del biologico rispetto all’ambiente ed alla salute, incidendo sui comportamenti dei consumatori, che risultano sempre più attenti alle loro scelte alimentari. Il biologico avvicina inoltre i consumatori ai luoghi di produzione, favorendo lo sviluppo rurale ed incentivando la “filiera corta” e la multifunzionalità dell’azienda agricola. Questo è lo spirito della fiera e di tutti gli operatori che vi partecipano. --http://www.sana.it 34 Tra il 1990 ed il 2000 il mercato del biologico in Europa è cresciuto ogni anno del 25%, raggiungendo nel 2004 un giro d’affari di 11 bilioni di euro11 (il mercato mondiale del biologico si è attestato intorno ai 23,5 bilioni di euro12). Il più grande mercato dei prodotti biologici è quello tedesco, con uno share maggiore del 30% del volume totale del mercato europeo (ca. 3,5 bilioni di €), seguono il Regno Unito (1.6 bio €), l’Italia (1.4 bio €) e la Francia (1.2 bio €). La Danimarca è invece prima per la spesa procapite di prodotti biologici che ammonta a 60 €, mentre per la Svezia arriva a ca 45 €, 41 € per l’Austria, 40 € per la Germania. In molti altri paesi europei la spesa pro-capite per I prodotti biologici è comunque maggiore di 20 €: Belgio (29 €), Olanda (26 €), Francia (25 €), Regno Unito e Italia (24 €)13. Questo trend positivo è legato a diverse ragioni: • perdita di fiducia nei prodotti convenzionali, alla luce di molteplici scandali alimentari; • desiderio di non trovare residui di pesticidi nel piatto; • desiderio di mangiare alimenti privi di organismi geneticamente modificati; • richiesta di standards sempre più elevati a garanzia del benessere animale; • domanda di protezione e rispetto ambientale; • desiderio di salvaguardare l’ambiente dalla contaminazione con organismi geneticamente modificati; • fiducia nel sistema di certificazione e nelle norme dell’agricoltura biologica. • salvaguardia della salute degli operatori agricoli. L’importanza dell’aspetto commerciale trova riscontro anche nel Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica14, dove le principali proposte operative della Commissione Europea si rivolgono proprio allo “sviluppo di una guida informativa sul mercato delle bioproduzioni, con l’obiettivo di aumentare nei seguenti modi la fiducia 11 Commission Européenne - Direction Générale De L'agriculture Et Du Développement Rural, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures » ,Bruxelles, 2005. 12 The World of Organic Agriculture 2006 - Statistics and Emerging Trends 8th revised edition, Ed. IFOAM,Bonn, 2006 (www.ifoam.org). 13 Commissione Europea - Direzione Generale dell’Agricoltura e dello Sviluppo rurale, Report « Organic farming in the European Union – Facts and Figures», Bruxell, 2005. 14 COM(2004)415 final - Bruxell, 10.06.2004. 35 dei consumatori: fornendo loro maggiori informazioni, effettuando maggiore promozione del metodo sia tra i consumatori che tra gli operatori, incentivando l’uso del marchio europeo, anche a garanzia dei prodotti importati, creando più trasparenza sui diversi standards, aumentando la reperibilità dei prodotti, realizzando indagini statistiche da usare come strumento di marketing. La prima linea di azione prevista dal Piano comunitario riguarda inoltre proprio il mercato dei prodotti biologici e prevede di: “… Modificare il Regolamento comunitario n° 2826/2000 (promozione del mercato interno) il quale darà alla Commissione la possibilità di promuovere direttamente campagne informative/promozionali sul biologico. Avviare una campagna europea pluriennale per informare consumatori, istituzioni pubbliche, scuole ed altri attori chiave della filiera agroalimentare sui vantaggi dell’agricoltura biologica, specialmente dal punto di vista ambientale, ed aumentare la conoscenza dei prodotti da agricoltura biologica e del marchio europeo. Avviare campagne informative e promozionali rivolte a categorie mirate quali quelle dei consumatori occasionali e delle mense pubbliche. Incrementare le collaborazioni della Commissione con gli Stati membri e le Organizzazioni professionali al fine di sviluppare nuove strategie per la realizzazione delle suddette campagne. 2.1. Pianificazione e gestione degli acquisti L’operatore agricolo che intende adottare il metodo di produzione biologico deve sapere che sta per approcciare un metodo sottoposto ad un completo controllo di processo, lungo tutte le fasi della filiera produttiva. Sarà quindi necessario selezionare accuratamente tutti i fornitori di mezzi tecnici e di materia prima. Tutti dovranno infatti a loro volta sottostare al sistema comunitario di controllo. In particolare coloro che oltre alle produzioni aziendali confezionano e/o trasformano prodotti provenienti anche da altre realtà aziendali dovranno effettuare un’accurata pianificazione temporale degli acquisti, al fine di evitare interruzioni improvvise del ciclo produttivo. E’ consigliabile inoltre avere contratti di conferimento con fornitori diversi, piuttosto che un unico grande accordo commerciale. In tal modo, qualora problemi tecnici o commerciali impedissero l’approvviggionamento da un fornitore, ci si potrà sempre rivolgere alle altre ditte, garantendo continuità alla produzione. In agricoltura biologica non è sempre facile reperire la materia prima necessaria e, in alcuni periodi di scarsa produzione o avversità atmosferiche, la concorrenza tra gli operatori può determinare aumenti anche considerevoli dei prezzi di acquisto. E’ quindi sempre consigliabile determinare (e contrattualizzare!) preventivamente il prezzo di 36 acquisto, eventualmente fissando un range tra il prezzo minimo e quello massimo, dipendenti dall’evoluzione del mercato. Molta attenzione dovrà essere poi riposta nella pianificazione degli acquisti dei mezzi tecnici (semi, fertilizzanti, prodotti per la difesa, etc.), non sempre di facile reperibilità, soprattutto nelle aree interne, lontane dai grandi centri di acquisto. Ad esempio l’ordinativo di acquisto dei semi dovrà essere effettuato almeno con due mesi di anticipo rispetto al periodo di semina. Qualora infatti non si riuscisse a reperire materiale certificato della cultivar desiderata, l’operatore dovrà valutare se modificare la propria scelta o chiedere all’Ente di certificazione una deroga all’utilizzo di seme biologico. Per fare questo dovrà comunque aver svolto preventivamente un’indagine presso l’Autorità nazionale competente sull’effettiva non disponibilità sul mercato del seme richiesto. La risposta dell’Autorità preposta alla gestione dell’albo delle sementi biologiche non avviene generalmente in breve tempo, sia perché in alcuni periodi le richieste sono molto numerose, sia perché vanno consultate le banche dati europee per verificare l’eventuale disponibilità del seme in altri paesi dell’Unione Europea. In agricoltura biologica anche la gestione degli acquisti, come del resto ogni singola fase del processo produttivo, deve basarsi su un’attenta e puntuale pianificazione, al fine di evitare problemi tecnici e burocratici. 2.1.a Scelta dei fornitori Per evitare di effettuare acquisti non conformi alla vigente normativa comunitaria, in continua evoluzione, gli operatori dovranno preferibilmente acquistare mezzi tecnici (fertilizzanti, prodotti per la difesa, sementi, ecc.) direttamente da fornitori specializzati, in grado di dare anche consigli circa il loro corretto impiego. A livello comunitario il regolamento n° 889/2008 elenca tutti i mezzi tecnici utilizzabili in agricoltura biologica. Bisogna però far attenzione alle diverse disposizioni nazionali ed alla diversa interpretazione del regolamento nei diversi Stati15. Appropriati fertilizzanti, semi, prodotti per la difesa fitosanitaria, ed attrezzature impiegabili nel biologico possono essere reperiti con difficoltà. In alcuni paesi ci sono registri ufficiali dei produttori e dei distributori di mezzi tecnici. Per esempio il Ministero dell’Agricoltura 15 Il progetto “Organic Inputs Evaluation” è un progetto di Azione Concertata a livello europeo, promosso nell’ambito del Programma Qualità della vita (5° Programma quadro) circa la valutazione degli inputs autorizzati in agricoltura biologica (www.organicinputs.org). 37 italiano richiede alle ditte produttrici / distributrici di comunicare e di depositare un campione di etichetta presso l’Istituto Nazionale per la Nutrizione delle piante. Dopo aver effettuato tutte le verifiche necessarie, l’Istituto provvede periodicamente ad aggiornare la lista delle imprese e dei prodotti idonei all’impiego in biologico16. L’elenco pubblicato, noto come “Registro dei Fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica”, contiene i fertilizzanti le cui comunicazioni hanno superato le fasi di verifica. Al fine di inserire nel Registro I fertilizzanti relative a nuove comunicazioni, sono previsti continui aggiornamenti. Ci sono inoltre Data Base dei mezzi tecnici consultabili sul web; per esempio “OrganicXseeds”: un DB sui fornitori europei di semi da agricoltura biologica, gestito da un Consorzio di organizzazioni. Il servizio è a pagamento ed è accessibile all’indirizzo www.organicxseeds.com. Sempre su internet sono disponibili cataloghi di fornitori di mezzi tecnici certificati per l’agricoltura biologica (per Bio Europe17 pubblicato in Italia), contenenti informazioni dettagliate sulle aziende produttrici/distributrici. E’ da evidenziare che, in riferimento ai trasformatori di prodotti biologici, anche le materie prime devono provenire da aziende a loro volta certificate bio ai sensi della vigente normativa comunitaria. Di conseguenza è necessario, quando si effettuano gli approvvigionamenti, acquisire le relative certificazioni, i cui estremi vanno riportati nei registri aziendali. Quando si acquistano semi e foraggi è inoltre importante acquisire anche la certificazione OGM free. 2.1.b Scelta dei canali di approvviggionamento A causa della scarsa diffusione dei centri specializzati nel biologico, gli operatori acquistano i mezzi tecnici sia nei punti vendita biologici che in quelli convenzionali. Negli ultimi tempi si è però aperta la strada del commercio elettronico, con la possibilità di effettuare acquisti in grossi centri specializzati, direttamente dalla propria azienda. In questo caso diminuiscono i rischi di acquistare prodotti non conformi alla normativa comunitaria, anche se i prezzi possono risultare più alti a causa delle spese di trasporto. Un ulteriore vantaggio è però quello di poter preventivamente visionare on-line i prodotti e le relative certificazioni. 16 17 www.isnp.it/fertab_eng/index.htm www.biobank.it 38 2.2. Commercializzazione delle produzioni aziendali Nel settore dell’agricoltura biologica si discute molto sulle problematiche connesse al commercio. Inizialmente si discuteva molto se entrare o meno nella grande distribuzione, oggi le tematiche di attualità sono la filiera corta, i punti vendita aziendali, la ristorazione collettiva (in particolare mense scolastiche, ospedali, ecc.), il commercio equo e solidale. Tabella 7: Settimana del biologico nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles Il gruppo IFOAM Europa ha organizzato insieme alla Presidenza austriaca la SETTIMANA BIOLOGICA nelle mense della Commissione Europea e del Consiglio Europeo in Bruxelles. L’evento ha avuto luogo per la prima volta dal 17 al 24 maggio 2006. Durante questo periodo i membri delle istituzioni europee ed i loro ospiti hanno avuto la possibilità di degustare ed apprezzare molti alimenti biologici. Questa iniziativa pubblico-privata si proponeva di promuovere l’uso dei prodotti biologici nelle mense pubbliche e di sottolineare l’importante ruolo che può svolgere il catering nelle dinamiche di sviluppo del settore. Le mense della Commissione e del Consiglio europeo servono migliaia di pasti al giorno e possono dare il buon esempio in ambito europeo. Anche nel settore privato sono state realizzate con successo mense biologiche, come nel caso dell’IKEA (che ha servito un milione di pasti nel 2006), degli Scandic Hotels o della banca WestLB con il 22% di pasti biologici. In Olanda 10 grandi ONG con 4 milioni di associati hanno firmato un accordo per convertire il proprio catering completamente al biologico. Questi esempi mostrano come il catering possa contribuire significativamente ad incrementare il mercato delle produzioni biologiche. Le Istituzioni nazionali ed europee conoscono molto bene questa potenzialità e con l’iniziativa della SETTIMANA BIOLOGICA la Presidenza austriaca in collaborazione con l’IFOAM ha inteso sottolineare l’importanza del Piano di Azione Europeo per l’Agricoltura Biologica, approvato nel 2004. ---Fonte: IFOAM Gli Enti pubblici sono i maggiori consumatori d’Europa, spendendo circa il 16% del prodotto interno lordo (che è una somma equivalente al PIL della Germania!). Possono quindi contribuire pesantemente allo sviluppo sostenibile, orientando il loro potere di acquisto verso beni e servizi che rispettano l’ambiente. 39 Gli acquisti “Verdi” possono essere considerati un esempio concreto di come orientare il mercato. Promuovendo gli appalti Verdi gli Enti pubblici possono sostenere le industrie con incentivi reali per lo sviluppo delle tecnologie pulite. Per qualche settore l’impatto può essere veramente significativo, considerata l’elevata quota di mercato che occupano gli acquisti pubblici. La Commissione Europea ha predisposto un manuale18 per aiutare gli Enti pubblici a promuovere appalti pubblici eco-compatibili e sviluppare una politica degli acquisti verdi. Esso illustra in modo pratico le possibilità e le soluzioni offerte dalla normativa comunitaria per l’elaborazione di gare di appalto pubbliche che tengano conto dell’eco-sostenibilità degli acquisti. Il manuale19 è disponibile sul sito web della Commissione dedicato al Green Public Procurement, il quale contiene ulteriori informazioni pratiche, compresi links e contatti. L’agricoltura biologica può contribuire concretamente allo sviluppo economico locale ed alla sua diversificazione, sviluppando l’identità e la promozione del territorio e rivitalizzando sia le comunità rurali che le città. Per esempio in Italia diversi anni fa l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha promosso la costituzione di un network, chiamato “Città del Bio”20, aperto a tutte le pubbliche amministrazioni che intendono investire in politiche di supporto all’agricoltura biologica in quanto modello di sviluppo sostenibile del territorio. Immagine 4: Logo Città del Bio 18 Commission of the European Communities, Handbook on environmental public procurement, Brussels, 18.8.2004 – SEC(2004) 1050. 19 http://europa.eu.int/comm/environment/gpp/ 20 www.cittadelbio.it 40 L’introduzione degli alimenti biologici all’interno delle mense pubbliche, a cominciare da quelle scolastiche, sta diventando uno dei primi campi di attività del network delle Città del Bio, contestualmente all’educazione alimentare. Il network promuove anche i Bio-distretti rurali, che non sono nuove entità amministrative ma un coordinamento di Enti che opera per la conversione sostenibile del territorio e la valorizzazione delle sue tipicità e bio-eccellenze. Essi sono degli strumenti di programmazione territoriale in grado di promuovere nuovi investimenti coinvolgendo gli stake-holders (sia pubblici che privati) in progetti di promozione dell’agricoltura biologica, del turismo rurale, dell’artigianato locale e delle imprese ecocompatibili. Un esempio di bio-distretto è quello denominato “Biodistretto Cilento”, coordinato dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. La progettualità comune avviata dai componenti del Bio-distretto ha già portato alla valorizzazione delle più importanti filiere produttive del territorio (maiale nero, fico bianco del Cilento, miele, fagiolo, olio) ed ha attivato finanziamenti regionali e provinciali che hanno consentito l’avvio del progetto delle Bio-spiagge. Quest’ultimo prevede di valorizzare la tipicità e la bio-diversità del territorio attraverso la creazione di bio-sentieri in grado di condurre i turisti dalle spiagge alle aree rurali interne, attraversando aree protette, aziende agricole ed agriturismi, alla scoperta delle antiche tradizioni e dei mestieri dimenticati. 2.2.a Scelta dei clienti L’importanza dei canali di vendita differisce notevolmente nei diversi Stati membri dell’Unione Europea e, spesso, anche nelle diverse aree dei singoli Paesi. Così mentre in Belgio, Germania, Grecia, Francia Lussemburgo, Irlanda, Italia, Olanda e Spagna, prevale nettamente la vendita diretta e quella in negozi specializzati (anche se negli ultimi anni lo share della vendita nella grande distribuzione è notevolmente aumentato) in Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Irlanda, Ungheria e Repubblica Ceca, la gran parte delle vendite avviene nei supermercati (>60%) ed in negozi di alimentari non specializzati nel biologico. Gli esperti sono convinti che nei Paesi dove i prodotti biologici sono venduti principalmente attraverso i supermercati la quota di mercato è e rimarrà più alta rispetto agli altri stati21. 21 Rapporto della Commissione Europea (G2 EW – JK D(2005) “Organic farming in the European Union – Facts and Figures”, Bruxelles, 3 Novembre 2005. 41 La vendita diretta in tutte le sue forme riveste però una grande importanza sia per i produttori che per i consumatori, e non va pertanto sottovalutata, bensì sostenuta ed incentivata. I vantaggi per il consumatore sono i seguenti: riduzione dei prezzi, rispetto della stagionalità e della freschezza dei prodotti, conoscenza dei prodotti e del territorio di origine. Vantaggi per il produttore: aumento del profitto, rapporto diretto con il consumatore, attuazione del nuovo ruolo dell’agricoltore (guardiano del territorio), vendita di prodotti e varietà locali. Ci sono diverse tipologie e modalità di vendita diretta: • “agricoltori in città”: mercatini locali, gruppi di acquisto (ad es. campagna “G.O.D.O. a cura dell’AIAB), eventi promozionali; • “cittadini in azienda”: punti vendita aziendali, agriturismi, fattorie didattiche, ecc.. La vendita diretta e gli spacci aziendali sono molto importanti nelle aree rurali, specialmente se abbinati ad attività agrituristica ed alla ristorazione locale. Immagine 5: esempio di “cittadini in azienda” 42 Immagine 6: esempio di “agricoltori in città” Per contro la Grande distribuzione può commercializzare quantitativi di prodotto ben maggiori rispetto ai punti vendita aziendali, alle erboristerie ed ai negozi specializzati nel biologico ed ha il pregio di far avvicinare al biologico un gran numero di consumatori. Qualche supermercato svolge anche attività promozionale del biologico, facendo degustare i prodotti e distribuendo materiale informativo. Il numero dei supermercati che vendono il biologico è in aumento in tutta Europa. Va comunque sottolineato che nel mondo del biologico sono molti coloro che non vedono di buon occhio la vendita nei supermercati, che rappresentano comunque dei centri di potere che decidono, spesso a discapito dei produttori, prezzi e quantitativi di merce da vendere, oltre a reinvestire i notevoli guadagni in attività non sempre etiche. Una soluzione migliore può essere rappresentata dai “supermercati biologici”, possibilmente a loro volta certificati sia secondo le norme del biologico che di quelle del Commercio Equo e solidale. Essi stanno di recente nascendo un po’ in tutti i Paesi, sono caratterizzati da un offerta estremamente ampia di prodotti e da superfici espositive maggiori di 300 m². Questo canale distributivo assomma i vantaggi dei supermercati convenzionali (maggiori volumi di vendita, avvicinamento al biologico di nuova utenza) a quelli dei punti vendita specializzati nel biologico (maggiori informazioni per il consumatore, 43 competenza nell’approvviggionamento e nella vendita degli alimenti biologici. Molti consumatori continuano comunque a preferire un altro tipo di punto vendita, più vicino ai produttori, e la filiera corta (con indubbi maggiori vantaggi anche per le stesse aziende agricole). In considerazione del disposto normativo comunitario molti controlli vengono effettuati nei punti vendita dalle Autorità preposte ed i consumatori continuano a richiedere sempre più controlli severi ed imparziali, in particolare su frutta e verdura. A tal riguardo si precisa che anche i punti vendita devono assoggettarsi ad un sistema di controllo e certificazione, come previsto dalla regolamentazione comunitaria. Di conseguenza gli Enti di certificazione del biologico hanno implementato specifiche procedure per il controllo e la certificazione dei punti vendita, finalizzate alla verifica della loro conformità alle norme comunitarie. È anche in forte espansione il settore del catering e della ristorazione biologica; ogni anno un numero sempre maggiore di ristoranti e bar servono prodotti biologici. I governi nazionali incoraggiano inoltre l’uso di prodotti biologici nelle mense pubbliche ed è in aumento il numero delle mense scolastiche che somministrano prodotti biologici. 2.2.b Come vendere il prodotto da agricoltura biologica La filiera produttiva agrobiologica rappresenta un tipico settore orientato dal consumatore, il quale richiede trasparenza e controllo in tutte le fasi del processo produttivo/distributivo. Uno slogan ricorrente è: comprare locale, biologico e in fiera22. La tracciabilità e la trasparenza rappresentano delle preziose chiavi di marketing per le produzioni biologiche. L’Unione Europea, a partire dalla pubblicazione del Regolamento n° 178/2002, ha stabilito norme precise sull’adozione dei sistemi di tracciabilità, che dal 2005 sono divenute obbligatorie anche per le aziende agricole. Il marketing delle produzioni agroalimentari “tracciate” è caratterizzato dalla diffusione di informazioni sul processo stesso, dalla efficiente comunicazione dei dati sulla tracciabilità e da ogni altra informazione sull’origine del prodotto. Tutte queste informazioni vengono registrate in un sistema informatico sulla produzione, disponibile per i consumatori. Tutto questo fornisce un elevato valore aggiunto ai prodotti ed apre nuove prospettive di marketing. 22 Nadia El-Hage Scialabba (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite), Global Trends in Organic Agriculture Markets and Countries’ demand for FAO assistance, Atti della Tavola rotonda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005. 44 Le potenzialità sono enormi, in considerazione dell’immagine e del valore rappresentato dalla disponibilita per ogni prodotto di una completa e trasparente documentazione di riferimento. Lo strumento tecnologico utilizzato per consentire un’agevole fruizione del servizio è generalmente un portale di Internet navigabile attraverso un normale browser (tipo Explorer, Netscape, ecc.), che consente al consumatore di acquisire tutte le informazioni desiderate semplicemente digitando sulla tastiera un codice riportato in etichetta. Questo dà all’utente la sensazione di essere presente “virtualmente” all’interno dell’azienda, potendo controllare anche in che modo è stato prodotto l’alimento che si ritrova sulla tavola. Immagine 7: esempio di portale Internet sulla tracciabilità delle produzioni biologiche Nell’agricoltura pre-industriale la vendita dei prodotti agricoli era basata sul contatto diretto tra produttore e consumatore, il quale conosceva sempre la provenienza degli alimenti. La globalizzazione dei mercati ha creato invece una distanza enorme, sia fisica che mentale. Ultimamente si è tentato di ridurre questa distanza attraverso la tracciabilità di filiera, che utilizzando anche di strumenti informatici consente al consumatore di conoscere tutti i passaggi intermedi e di risalire al produttore. Anche le azioni di marketing sono notevolmente cambiate nel corso degli anni. Il 20° secolo si è caratterizzato per il grande successo delle produzioni di massa, con lo scopo di vendere 45 lo stesso prodotto al più alto numero di consumatori. Adesso è il momento delle personalizzazioni, dei “prodotti fatti solo per te”, che anche se vengono in realtà prodotti su larga scala possono subire con l’aiuto delle nuove tecnologie personalizzazioni basate sulle esigenze individuali. Il trend attuale è per il marketing “one-to-one”, che ha l’obiettivo di vendere di più (anche più prodotti) ad un singolo acquirente. Il direct marketing, la vendita diretta dei prodotti agricoli, ha avuto un forte impulso con la diffusione dell’informatica. Un metodo di vendita millenario grazie alle nuove tecniche dell’informazione, ed in particolare ad Internet ed alla diffusione del web, ha consentito di fare acquisti direttamente da casa. L’uso di Internet è diventato anche fondamentale nello stabilire contatti diretti tra partners commerciali (B2B = Business to Business), nel procurare contratti e nella logistica. Fare web-marketing vuol dire personalizzare prodotti, servizi e prezzi. Il punto è: soddisfare le richieste individuali al più basso prezzo possibile, grazie ai grossi volumi di merce movimentata. Con l’E-commerce i rapporti diretti di vendita avvengono attraverso il computer e con l’ausilio di particolari software che assicurano la conclusione delle transazioni. La difficoltà maggiore è rappresentata dalla consegna del prodotto a casa dell’acquirente, che può risultare costosa, anche in termini logistici. In linea di massima va però considerato che l’utilizzo degli strumenti di marketing alternativo spesso ha portato ad una riduzione dei prezzi al consumo e ad un incremento dei guadagni dell’agricoltore. Senza considerare il grande vantaggio che si offre al consumatore di conoscere con precisione l’azienda di produzione. C’è chiaramente una una grande differenza qualitativa tra i sistemi di marketing diretto e quelli anonimi dei mercato di massa. Il contatto diretto (anche se attuato in maniera “virtuale”) produttore-consumatore permette di stabilire forti contatti con i territori di produzione (che magari saranno un giorno anche visitati dal consumatore) e consente di comprendere meglio cos’è il metodo di produzione biologico. 46 Immagine 8: esempio di E-commerce: www.eurorganicshop.com In tutto il mondo il movimento del biologico ha registrato un grande interesse dei consumatori per questi nuovi sistemi di vendita diretta. Sono in corso molte sperimentazioni, in alcuni casi supportate dai governi nazionali. L’IFOAM supporta queste iniziative, sviluppando nuovi strumenti e scambi di esperienza23. 23 Cristina Grandi (IFOAM Liaison Office to FAO), Alternative Markets for Organic Product, Atti della Tavola rotunda internazionale “Organic Agriculture and Market Linkages”, organizzata dalla FAO e dall’IFOAM, Roma, Novembre 2005. 47 CAPITOLO 3. ALLEVAMENTO BIOLOGICO DEI BOVINI DA LATTE 3.1 Principi generali 3.1.a premessa I bovini da latte si prestano molto bene alla riconverzione in chiave biologica del metodo di allevamento. Anche per questo il settore lattiero-caseario riveste una posizione di rilievo nel panorama biologico europeo. La riconversione risulta più agevole, rispetto ad altri tipi di allevamento, in quanto l’attuale sistema normativo non pone norme proibitive e le richieste del mercato sono in continuo aumento. 3.1.b principi Il principio più importante in agricoltura biologica è quello del ciclo chiuso. Questo può essere realizzato più facilmente se si combina la produzione vegetale con con quella animale. Il numero di capi allevabili in un’azienda dipende sempre dalla superficie che si ha a disposizione. Va poi considerato che una buona parte delle piante coltivate in biologico è finalizzata alla produzione di foraggio per l’alimentazione animale e che le deiezioni animali, a loro volta, sono utilizzate nei campi come fertilizzante ed ammendante del terreno. Produrre secondo i principi del biologico significa: integrare tra loro il suolo, le piante e gli animali in un ciclo naturale. L'agricoltura biologica è indubbiamente meno inquinante dell’agricoltura convenzionale: gli agricoltori biologici lavorano senza ricorrere a prodotti chimici di sintesi e riutilizzando tutti gli scarti di produzione (sia vegetali che animali). L’idea che è alla base dell’impresa biologica è: produrre rispettando la natura. I principi dell’allevamento si basano sui seguenti punti: Gli allevamenti sono una componente fondamentale del ciclo ecologico aziendale (suolo, piante, animali). La produzione zootecnica va armonizzata con le altre produzioni della terra. Va considerato altresì l’allevamento di animali domestici. La qualità delle produzioni è una componente di rilievo nel biologico. Provvedere sostentamento degli animali preferibilmente con prodotti aziendali. Il ricovero del bestiame dovrebbe soddisfare le esigenze degli animali (stabulazione, alimentazione, cura dei medesimi). Avere cura della salute e del benessere animale attuando misure preventive. 48 Non usare OGM, ovvero organismi geneticamente modificati e prodotti derivati dall’impiego di sostanze geneticamente modificate. Avere una completa documentazione delle procedure operative. Sottoporsi ad ispezioni indipendenti (da parte di organismi accreditati presso le Autorità competenti a livello nazionale). 3.1.c obiettivi della produzione biologica Gli obiettivi dell’allevamento biologico non sono puramente di tipo economico, anche se gli aspetti economici non vanno sottovalutati. E’ importante il “come“ si produce ed occorre far riferimento a dei valori cui ispirarsi. Protezione degli animali - Il bestiame va visto come un insieme di esseri viventi. - Le norme in materia di protezione animale vanno interpretate in senso restrittivo. - Gli aspetti etici vanno considerati in ogni tipo di allevamento. Protezione del consumatore, attraverso la garanzia della sicurezza alimentare perseguita seguendo i seguenti principi: - evitare le zoonosi (trasmissione di malattie dall’animale allevato all’uomo); - evitare residui nocivi; - assicurare sicurezza igienica ed elevata qualità degli alimenti; - effettuare controlli accurate. Protezione della natura e contrasto delle emissioni inquinanti. Protezione del suolo, dell’acqua, dell’aria e salvaguardia della biodiversità alimentare, soprattutto attraverso: - Produzioni autoctone - Divieto di uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Efficienza economica mediante: - prodotti di lunga durata; - maggiore durata produttiva degli animali; - costi bassi per le cure veterinarie; - metodologie di allevamento estensive; - buone prospettive di mercato mediante: aumento della consapevolezza ambientale dei consumatori; lotta agli “scandali” alimentari (come ad esempio quello della diossina negli alimenti); Aumentare la familiarità dei consumatori rispetto ai prodotti biologici; 49 Deciso rigetto dell’ingegneria genetica nell’Unione europea; Incremento costante della domanda di prodotti biologici. L’allevamento di bestiame ha un suo ruolo di rilievo nel ciclo nutrizionale, essendo il bestiame sia fruitore degli alimenti che fornitore dei fertilizzanti. Le mucche sono una parte indispensabile della produzione biologica quali utilizzatrici di superfici erbose altrimenti non utilizzabili. 3.1.d cenni sulle disposizioni di legge I Regolamenti sono stati posti in essere al fine di assicurare l’autenticità dei metodi di allevamento biologici, inserendosi in un quadro generale di più ampia portata concernente le coltivazioni vegetali, l’allevamento animale, l’etichettatura, la trasformazione e la commercializzazione di prodotti biologici. Essi regolano inoltre le importazioni di prodotti biologici. Nell’agosto 1999 per la prima volta sono state stabilite a livello comunitario le disposizioni specifiche in merito alla produzione, etichettatura, controllo delle maggiori specie animali (p.es. bovini, suini, ovini, caprini, equini, avicole), attraverso il Regolamento CE n. 1804/99. Queste disposizioni coprono aree tematiche quali l’alimentazione, la prevenzione dalle malattie, i trattamenti veterinari, il benessere degli animali, pratiche di allevamento e gestione del medesimo. Gli OGM e ed i prodotti da esso derivati sono esplicitamente esclusi dal metodo di produzione biologico. Le disposizioni comunitarie includono altresì l’importazione dai Paesi terzi rispetto all’U.E. di prodotti biologici, laddove vi sia comunque un riconoscimento dei criteri di produzione e controllo da parte dell’Unione europea. Nelle proprie disposizioni normative concernenti i prodotti biologici, l’Unione Europea definisce con esattezza come gli alimenti biologici debbano essere prodotti ed etichettati. Il Regolamento comunitario protegge altresì i consumatori contro gli abusi e la concorrenza sleale in tutta l’Europa. Stabilisce con precisione che sostanze utilizzare, ritenendole ammissibili. In tal modo, si è venuto a creare un criterio comune di produzione nell’ambito dell’Unione europea. Nel prosieguo della trattazione, saranno esaminati gli aspetti di rilievo concernenti l’allevamento. Da gennaio 2009 esiste una nuova regolamentazione del biologico (Reg. CE n. 834/07 e Reg. CE n. 889/2008) le cui disposizioni in materia sono valide per tutta l’U.E. 50 uropea sotto l’aspetto della produzione, dell’etichettatura, del controllo. 3.1.d.i condizioni generali Le seguenti condizioni devono essere considerate nell’allevamento biologico. • Luce naturale sufficiente, ventilazione naturale ed accesso privo di impedimenti al cibo ed all’abbeveratoio, devono essere garantiti per tutti gli animali. Lo spazio per il riposo ed il ricovero deve essere lavato ed asciugato in maniera sistematica e non casuale (da evitare ove possibile il pavimento a stecche). Un minimo di spazio disponibile deve essere assegnato ad ogni animale, sulla base delle caratteristiche della specie. Ogni area destinata all’allevamento deve mantenere livelli massimi di carico dei reflui zootecnici pari a 170 kg N/ha, equivalenti a 2 UBA/ha. 3.1.d.ii alimentazione La nutrizione degli animali si deve basare sulla disponibilità di alimenti biologici provenienti dall’azienda e di alimenti concentrati. Qualora i mangimi biologici non fossero disponibili in quantità sufficienti, piccole quantità di alimenti ottenuti con tecniche convenzionali potranno essere impiegate, per brevi periodi di tempo, previa autorizzazione dell’Autorità competente. Al fine di garantire il benessere degli animali, va assicurata una dieta varia e ben bilanciata. Per una mucca da latte, occorre ad esempio che almeno il 60% del peso netto della razione quotidiana sia costituita da alimenti a base di fibre, frescho o essiccati. Solo per le mucche da latte con un’elevata produttività, è consentita una quota del 50% per un periodo limitato alle prime tre lattazioni, in modo da non sottoalimentarle. I vitelli devono essere nutriti per un periodo di tre mesi solo con latte intero, preferibilmente quello materno. Ciò comporta che va praticato un allevamento che preveda delle mucchebalie. Non é comunque consentito l’uso di nutrimenti sintetici–chimici o di additivi nutrizionali, così come non si può procedure a manipolazioni del processo metabolico e digestivo. In particolare, è vietato l’uso di antibiotici, vitamine sintetiche ed aminoacidi, OGM e loro derivati. 3.1.d.iii stabulazione Il pascolo durante il periodo vegetativo é un obiettivo che si deve prefiggere l’allevatore biologico. Per le mucche da latte sono comunque prescritti almeno 6 metri quadri di area stabile coperta, con 51 un pavimento che può, nella misura massima del 50%, essere di tipo grigliato (p.es. a doghe). Il pavimento piano di tipo chiuso deve essere antiscivolo. Gli spazi per il ricovero notturno devono essere provvisti di un fondo per la raccolta dei reflui zootecnici. Al fine di rispettare le disposizioni regolamentari, potrà essere utile l’impiego di baracche sparse sul pascolo per il ricovero, provviste di sistemi per il recupero delle deiezioni. In agricoltura biologica non è consentito l’allevamento che preveda restrizioni al movimento del bestiame durante tutte le stagioni. Costruzioni di tipo moderno appropriate alle specie alle quali sono destinate, vengono di frequente poste in essere in modo da avere lo stesso clima esistente all’esterno, o sono strutturate come stalle aperte frontalmente. Non è consentito di sistemare i vitelli isolatamente, in quanto deve sempre essere possibile il contatto sociale con gli altri animali. Per porre in essere costruzioni quanto più conformi alle disposizioni U.E. riguardo ai bovini da latte, svariati obiettivi devono essere considerati ed alcuni requisiti rispettati. Obiettivi concernenti forme appropriate di sistemazione del bestiame da allevare: • Consentire al bestiame mobilità e relazioni di gruppo. • La salute degli animali va tutelata e migliorata (per es. con l’impiego di aree conformi alle esigenze fisiologiche della specie, dando libero accesso alle aree aperte, ecc.). • Va del pari amplificata l’abilità dell’allevatore nel mettere in atto misure volte al rispetto della normativa e del benessere animale (riguardo ad esempio all’istallazione di spazi per la mungitura, l’apposizione di balle di paglia per il recupero dei rifiuti organici, spazi per l’erogazione di cibo). Requisiti concernenti l’allevamento dei bovini da latte, conformemente al disposto normativo comunitario: • La sistemazione del bestiame deve essere appropriata alla specie e rispondere alle sue esigenze fisiologiche ed etiche. Il bestiame non deve avere limitazioni all’accesso a nutrimenti solidi e liquidi. Le costruzioni dove il bestiame viene alloggiato devono possedere requisiti di freschezza dell’aria, adeguata insolazione, bassa concentrazione di polvere, temperature idonee alla tipologia ed età degli animali, livelli di umidità adeguati e bassa concentrazione di gas tossici. • I pascoli e le aree aperte dedicate all’esercizio ed al libero movimento devono essere conformi al clima e prevedere la protezione degli animali in caso di pioggia, sole e temperature estreme. La possibilità di accedere a spazi esterni aperti 52 durante tutte le stagioni è possibile in presenza di condizioni climatiche favorevoli. • La densità di ricovero degli animali nelle costruzioni dovrebbe assicurare un livello sufficiente di comfort e benessere. Gli animali devono essere posti in condizione di potersi muoversi ed assumere posizioni naturali. L’allevamento a stabulazione fissa é consentito eccezionalmente solo sino al 31/12/2010, previa certificazione di esenzione da parte dell’Organismo di controllo, nel caso in cui sia stata prevista per gli animali la possibilità di pascolo estivo libero. L’inseminazione artificiale é consentita, è invece vietato il trasferimento di embrione; in ogni caso la priorità va data ai sistemi di fecondazione naturale. L’allevamento in recinti singoli per i vitelli é consentito al massimo per una settimana. Il taglio delle corna sistematico del bestiame é proibito. Alcune di queste disposizioni non si applicano alle aziende di piccole dimensioni. Non viene però determinato in maniera univoca il limite per rientrare in detta categoria. E’ comunque presumibile che tale limite vada ricompreso tra 20 e 30 capi da latte. Spazio richiesto (Mq/ Animale ) per il bestiame (possibili deroghe sino al 31.12.2010) Mucca Toro da Bovini da allevamento destinati da latte allev. all’ingrasso (kg peso vivo) <100 <200 <350 >350 Superficie 6 10 1,5 2,5 4 5 coperta Superficie scoperta 4,5 30 1,1 1,9 3 3,7 (esclusi pascoli) Totale 10,5 40 2,6 4,4 7 8,7 Per adeguare le strutture di stabulazione ai parametri sopra esposti sono necessari investimenti economici considerevoli (anche per questo esiste la possibilità di deroga fino al 2010). Questo genere di trasformazione richiede investimenti propri dell’azienda e nella maggior parte dei casi il ricorso al credito. 3.1.d.iiii origine Gli animali possono essere acquistati da altre aziende biologiche. In caso di azienda in conversione al biologico, il bestiame preesistente può essere convertito previa autorizzazione dell’Organismo di 53 controllo. In caso di conversione dell’intera azienda il periodo di conversione può arrivare sino a 24 mesi. Al massimo il 40% degli animali può essere acquistato da aziende operanti in regime di produzione convenzionale, sempre previa autorizzazione dell’Organismo di controllo, solo in ipotesi di eventi imprevedibili o in caso di costituzione dell’azienda ex novo, e sempre che venga dimostrata la non disponibilità di una quantità sufficiente di bestiame proveniente da allevamenti biologici Comunque annualmente al massimo il 10% degli acquisti di giovenche complementari può provenire dal convenzionale. Per questo genere di acquisto i vitelli non possono avere più di 6 mesi di età. Per l’acquisto di capi maschi non esistono restrizioni, se non quelle che derivano dalle disposizioni riguardo al loro utilizzo. 3.1.d.iiiii cura degli animali I principi che devono essere considerati riguardo alla cura del bestiame sono i seguenti: • Le cure devono fare capo a rimedi naturali; I medicinali allopatici quali antibiotici o ormoni sono consentiti solo per stretti motivi terapeutici, non sistematicamente o a fini di prevenzione e comunque solo per periodi limitati previa autorizzazione dell’Organismo di controllo. Ove vengano impiegati medicinali allopatici, va applicato un periodo di attesa doppio rispetto a quello previsto per legge o comunque un minimo di 48 ore. Pulizia e disinfezione sono consentite solo con agenti ammessi dalla regolamentazione comunitaria. 3.2 Produzione biologica 3.2.a alimentazione degli animali 3.2.a.i principi dell’alimentazione nel biologico Nell’elaborazione del programma nutrizionale degli animali bisogna effettuare scelte appropriate alla specie e tenere nel giusto conto quanto segue: La razione alimentare deve ricomprendere tutti i nutrienti e gli ingredienti attivi necessari per soddisfare i naturali bisogni dell’animale. Bisogna fare attenzione alle specificità fisiologiche della specie. Vanno considerate tutte le caratteristiche dell’alimento. Bisogna preferire gli alimenti di qualità, che assicurino salute e longevità dei capi di bestiame. Inoltre, la nutrizione degli animali nelle aziende biologiche deve rispettare le seguenti ulteriori caratteristiche. 54 Acclimatazione della specie e produzione del foraggio in conformità con le condizioni del luogo ove è ubicata l’azienda, tenuto conto anche delle condizioni climatiche, della tipologia di suolo e di altri fattori di rilievo. Porre in secondo piano le prestazioni dei capi, dando priorità al rispetto delle caratteristiche del bestiame in quella determinata zona. Adeguamento della taglia dei capi di bestiame e del loro nutrimento agli alimenti disponibili in loco, limitando così il foraggio da acquistare. Produzione di foraggio rispettosa delle disposizioni comunitarie. Divieto di uso di additivi nutrizionali, quali antibiotici, ormoni, stimolatori della crescita. I suddetti principi vanno integrati con ulteriori linee guida rispondenti alle divere fattispecie. Naturalmente gli animali dovranno essere nutriti con foraggio biologico. Al massimo potrà essere somministrato un quantitativo limitato di alimenti che provengano da agricoltura convenzionale, in casi di comprovata impossibilità di provvedere con nutrimento esclusivamente biologico e previa autorizzazione delle autorità competenti. I prodotti destinati al nutrimento animale, consentiti negli allevamenti biologici, vengono esattamente definiti in sede di regolamentazione comunitaria, la quale specifica anche i limiti nell’uso. Divieto assoluto sussiste per i nutrienti che siano prodotti con l’uso di componenti di natura chimica. Parimenti, come evidenziato anche precedentemente, non possono in alcun modo essere utilizzati a fini alimentari prodotti geneticamente modificati, stimolatori di prestazione e sostanze similari. Un utilizzo integrativo di foraggio derivante da produzioni in conversione é consentito nel limite del 30% della razione annua, nel caso in cui tale foraggio provenga dalla stessa azienda utilizzatrice. In nessun caso, anche in presenza di comprovate esigenze, può superarsi il limite del 60% annuo. Almeno il 60% del peso della razione quotidiana di alimentazione del bestiame deve consistere in foraggi freschi, essiccati o insilati. Per i vitelli é prevista nutrizione a base di latte naturale per almeno i primi tre mesi dalla nascita. Solo particolari sostanze possono esser utilizzate quali additivi, come il sale marino, enzimi, fermenti, melassa di barbabietola da zucchero, acido acetico o acidi corrispondenti, ecc. (si rimanda alla normativa comunitaria vigente). Il foraggio di base é preferibile che sia di produzione propria dell’azienda utilizzatrice. 55 Alcuni alimenti non disponibili come biologici possono essere acquistati da produttori convenzionali. E’ il caso dei grani di birra e della vinaccia, di frutta. Tali nutrienti possono contribuire all’alimentazione del bestiame nella misura massima del 5% annuo L’allegato VI C del Regolamento comunitario sul biologico contiene una lista degli alimenti di origine convenzionale che possono essere usati con una certificazione di esenzione. Gli alimenti di origine minerale devono essere certificati secondo le procedure previste a livello comunitario. I nutrienti più importanti sono erba, trifoglio, fieno, foraggio conservato in silos. Possono fungere da riserva o integrazione di detti alimenti tutti i prodotti composti da cereali e leguminose insilati. L’insilato di mais riveste una funzione di rilievo dal punto di vista della nutrizione delle mucche da latte. Ciò anche tenuto conto del fatto che nelle aziende biologiche la rotazione colturale ha un ruolo ben più significativo che in quelle convenzionali. L’utilizzo di alimenti di qualità faciliterà un aumento della produttività delle mucche da latte. Le analisi degli alimenti sono alla base di una ben bilanciata composizione delle razioni di foraggio, anche perché la qualità del foraggio è influenzata da una serie di fattori che ne determinano una forte fluttuazione ogni anno. Il mais può considerarsi ottimale per bilanciare delle razioni con contenuto accentuato di proteine. L’esperienza degli ultimi anni ha mostrato che l’erogazione di proteine non é sovente sufficiente durante l’inverno. Occorrerebbe puntare su di un foraggio erbaceo con più di 160 grammi di proteine crude per ogni chilogrammo tuttavia, un buon surrogato può essere costituito da fagioli e piselli. Questi hanno comunque un elevato livello di degradabilità di proteine crude ed un’alta percentuale di energia. Tale caratteristica potrebbe essere indicata particolarmente in talune circostanze. Anche in questo caso, è possibile - previa esenzione certificata - acquistare tali alimenti da produttori convenzionali. Dal punto di vista economico, é necessario prestare attenzione alla somministrazione di razioni alimentari concentrate ad elevata resa. Comunque, per fornire la razione più appropriata al ruminante, occorre agire con cautela avendo nel contempo cura di far sì che un’elevata produttività di latte sia generata proprio da una buona alimentazione. 3.2.a.ii elementi di base per la nutrizione dei bovini da latte I bovini liberi al pascolo possono produrre latte di ottima qualità. I ruminanti, proprio per le caratteristiche della loro digestione, sono in grado di produrre alimenti quale il latte e la carne di alta qualità, facendo uso di alimenti che per l’uomo sono invece di qualità 56 mediocre. Parimenti, un ruminante può produrre componenti di proteine vitali (aminoacidi) con l’ausilio di microorganismi, senza bisogno di interventi dall’esterno, come nel caso di galline e maiali. Per quanto riguarda l’alimentazione del ruminante, essa nutre non solo direttamente l’animale, ma nel contempo anche i microrganismi presenti nel rumine, ovvero batteri unicellulari e semplici organismi pluricellulari. Un obiettivo dell’alimentazione del ruminante è quindi anche quello della creazione di razioni di nutriente nello stomaco dell’animale. Così, va garantita un’ottimale crescita dei microrganismi presenti nel rumine e con essa una completa offerta di aminoacidi nell’intestino Il proliferare dei microbi va rafforzato attraverso un’erogazione regolare ed idonea di cibo. Si sviluppa così un ciclo continuo: da un lato i microbi aumentano costantemente, dall’altro una pari quantità di essi muore. La massa dei microbi morti si rende disponibile per fornire aminoacidi all’intestino. Da lì verrà prelevato ogni necessario nutriente al fine di produrre carne o latte . Se vi è un deficit di un aminoacido, esso sarà rimpiazzato da altri. Si tratta di vera energia estensiva che va addebitata alla produzione di latte o carne. Fra i semplici composti del nitrogeno si annoverano: • NH3: Ammoniaca • NH4+: Ammonio • Co(NH2)2: Urea I microorganismi presenti nel rumine convertono le proteine degli alimenti in ammoniaca (NH3). Se con il cibo vengono assunte troppe proteine nel rumine, il surplus di ammoniaca deve essere smaltito dal fegato, perché altrimenti finisce con il diventare veleno per le cellule. Questa forma di eccess di proteine si manifesta con un elevato contenuto di urea nel latte. La valutazione del contenuto di urea nel latte fornisce informazioni riguardo a possibili effetti di una dieta non bilanciata. Alti contenuti di urea nel latte significano anche un peso eccessivo per l’organismo. Dunque, per produrre un buon latte e della buona carne, è necessario un elevato contenuto di proteine. La sintesi proteica nel rumine dipende inoltre da un sufficiente input di energia derivante dal foraggio. E’ possibile rendere disponibile un elevato contenuto di proteine nell’intestino senza sovraccaricare il rumine o il fegato con con grandi quantità di ammoniaca. Le proteine che affluiscono nell’intestino utilizzabili dagli animali, consistono in gran parte di proteine microbiche oltre Ad una porzione minore di proteine da foraggio non 57 degradato. La porzione di proteine indigeribili si differenzia dalle proteine usuali contenute negli alimenti. 58 3.2.a.iii caratteristiche degli alimenti principali Sostanze nei nutrienti selezionati riguardo ai valori proteici Nutrimento PN (%) IDP (%) XP (g) nXP (g) BNR (g) Granaglie mescolate 25 40 250 185 10 Preparato di semi di lino cake 4 - 8 % di grassi 90 35 373 240 21 Preparato di ravizzone (00) 90 30 396 236 26 Fagioli larghi 89 15 298 195 17 Piselli 89 15 251 187 10 Pannocchie < 24 % XF 90 40 197 177 3 Preparato di girasole 4 - 8 % di grassi 91 30 390 213 28 fagioli di soia 88 35 390 189 33 PN = peso netto, IDP = proteina indigestibile XP =proteina cruda, nXP = proteina microbica BNR = bilanciamento del nitrogeno ruminale Nel caso in cui si faccia uso di granaglie insilate, viene ben presto raggiunto un elevato livello di proteine indigeribili. Alimenti a base di girasole forniscono valori similari, anche se presentano problemi a causa del loro sapore e risultano preferibili solo nel caso di nutrizione mista. Contenuto e qualità delle fibre dipendono dal contenuto della crusca nel preparato alimentare e possono variare notevolmente. La disponibilità di preparati alimentari a base di girasole andrebbe comunque in ogni caso limitata, così come gli alimenti a base di soia e fagioli. Occorre considerare l’elevato contenuto di grassi che rimane dopo aver digerito i fagioli. Troppo grasso nel rumine ritarda la conversione dei microbi. In pratica, la massima quantità di nutrimento a base di fagioli e soia ammonta a 2 kg circa al giorno per capo. Invece, piselli e fave hanno un quantitativo meno elevato di proteine indigeribili rispetto ai fagioli, alla soia ed ai girasoli, che appesantiscono in misura minore il rumine. Comunque, tali alimenti sono considerati a ragione i maggiori apportatori di proteine 59 nell’agricoltura biologica. Di fatto, un alto livello di porzioni indigeribili è necessariamente correlato ad elevata produzione. L’eccesso permanente di proteine, che è stato ricollegato all’agricoltura biologica, si verifica solo all’inizio del periodo di vegetazione, in maggio e giugno, così come alla fine della stagione del pascolo dopo quattro-cinque raccolti, specie se vi è stata poca insolazione e molta pioggia in quella zona. Particolarmente nell’alimentazione invernale può sovente riscontrarsi una carenza di proteine utili . Va rilevato che le proteine crude non sono sempre utilizzabili nell’alimentazione animale. I microorganismi presenti nel rumine necessitano per la loro crescita oltre alle proteine di un’elevata quantità di energia, che viene fornita dal foraggio specialmente sotto forma di cellulosa. Il mais apporta 86 grammi di proteine per ogni kg di peso netto e 130 grammi di proteine utilizzabili. Il mais insilato, in quanto ricco d’amido, apporta grandi quantità di energia per per nutrire i microorganismi presenti nel rumine del bovino. Feedstuff Energia (MJ NEL) Saccarosio Amido (g) Grasso (g) (g) Granaglie 6,6 10 17 85 Preparato semi di lino 4 - 8 % grassi 7,5 43 0 62 Preparato dio ravizzone (00) 7,5 80 0 50 Fagioli ampi 8,6 41 422 16 Piselli 8,5 61 478 15 Pannocchie 6,4 92 0 46 Preparato di girasole 4 - 8 % di grassi 6,5 85 0 62 Fagioli di soia 9,9 81 57 203 Source: DLG feedstuff table 1997 I prodotti a base di erba apportano, in genere, in proporzione più proteine crude che valori energetici. Tuttavia, il mais può servire ad 60 utilizzare il surplus proteico dell‘erba e contribuire alla sintesi di proteine nel rumine. Il bilanciamento di nitrogeno ruminale (BNR) indica se e come un alimento può contribuire all’apporto di proteine. Un valore negativo di esso indica che vanno somministrate ulteriori proteine, in maniera tale da bilanciare la razione alimentare. Nella razione totale un valore positivo può esser considerato raggiunto se esso giunge sino a 50, non costituendo un peso eccessivo per il fegato. Valori superiori, anche sino a 100, possono essere tollerati solo per brevi periodi. Nelle annate cattive sotto l’aspetto dell’approvvigionamento di alimentazione per gli animali, può anche tollerarsi un deficit nei prodotti erbacei. Infatti, l’energia derivante dall’erba è principalmente disponibile nel rumine. I prodotti grezzi per la produttività del bestiame sono disponibili nel contempo e nello stesso luogo. Ciò, accelera la conversione di essi nel rumine. Tutti questi processi sono rilevanti per la produttività delle vacche da latte. Il fieno come alimento negli allevamenti biologici è divenuto sempre meno importante negli ultimi decenni. Sotto l’aspetto economico, l’insilamento sembrerebbe essere più favorevole dell’impiego del fieno riguardo ai costi pieni. L’insilamento richiede pochi accorgimenti per la gestione e non abbisogna di un certo numero di giornate con tempo meteorologico buono. E’ inoltre opinione diffusa che il fieno sia il peggiore tra gli alimenti. Tale opinione è tra l’altro contraddetta dalla produzione di eccellente formaggio Emmentaler da parte di aziende che non fanno uso di prodotti insilati ed utilizzano fieno conservato in granai. Non deve quindi sorprendere che in molte aziende che producono formaggio Emmentaler vi sia una produttività di oltre 6000 kg, per raggiungere nelle aziende leader del settore punte anche di 7000 kg., mediante l’uso di semplice foraggio di base. Anche sotto l’aspetto della salute degli animali, in tali aziende essa è spesso migliore che nelle aziende che usano prodotti insilati, ciò in quanto il surplus di nitrogeno non deve essere smaltito dal fegato degli animali. 3.2.a.iiii strategie nutrizionali La problematica concernente la corretta strategia alimentare per gli allevamenti bovini da latte riguarda il miglioramento delle strategie gestionali. C’è da chiedersi se la sola strategia da seguire sia quella di massimizzare la produzione di latte oppure si possa mirare a raggiungere buoni profitti anche in presenza di prestazioni non elevate. Cosa va inteso con prestazioni non elevate? Se si prende ad esempio la tedesca Simmenthal essa produce mediamente 5000 kg. di latte. 61 Possiamo quindi definire ad alta prestazione una mucca Simmenthal che arrivi a produrre 7000 kg di latte. Per la Simmenthal si potrebbe quindi ritenere di avere raggiunto una elevata produttività. Ma tutto è relativo: infatti per altre razze (tipo la pezzata rossa o la pezzata nera) le produzioni più elevate raggiungono solo i 1000 kg di latte! Obiettivi e caratteristiche di una strategia “high performance”: Obiettivi • Soddisfacimento delle esigenze primarie attraverso l’agricoltura biologica • Economia di scala derivante dall’elevata produttività degli animali Caratteristiche • Gli input necessari sono molto elevati • Maggiore produttività per animale Obiettivi e caratteristiche di una strategia nutrizionale di base Obiettivi • Il latte viene prodotto da mucche al pascolo • riduzione dei costi mediante riduzione delle spese Caratteristiche • inputs esterni: se possible nessuno • alta produttività per unità di area • riduzione del foraggio d’inverno Convenienza in presenza di: • costi d’area ridotti • costi di lavoro ridotti • costi fissi ridotti • aree di pascolo sufficienti in prossimità dell’azienda. In presenza di differenze tra la nutrizione di base delle mucche e l’alta produttività anche di 2000 kg per mucca, é evidente che tali differenze incidano notevolmente sui risultati economici delle imprese del settore. Basta osservare l’esempio riportato nella tabella che segue per vedere la differenza monetaria. Si è fatto riferimento ad un calcolo che ha previsto il miglior risultato per entrambi e metodi e lo stesso tipo di foraggio di base (i calcoli si riferiscono alla situazione in Germania). Una mucca con alta produttività ha un vantaggio nel rendimento di 385 euro. L’obiettivo prioritario è il raggiungimento della quota-latte. Per questo sono necessarie 31 mucche a rendimento elevato rispetto alle 44 standard. Un alloggiamento economico per il ricovero del bestiame costa 250 € a capo. Rispettando il parametro di 1.6 UBA per ettaro per la strategia nutrizionale di base è necessaria una superficie supplementare per l’alimentazione di 0.63 ettari. Con i costi 62 variabili di € 300 all'ettaro la superficie supplementare viene a costare € 193 per ogni capo. Compensando tale costo con l'indennità supplementare di zona, una mucca supplementare costa fino a 250 € più, secondo il paese e la razza. Ciò evidenzia che le circostanze specificate all'inizio per un pascolo hanno orientato il sistema, poiché i costi di zona e di lavoro qui non sono ancora stati considerati. Comparazione di profitti Criterio Basic feed cow High performance cow Produzione di latte (kg) 5.000 7.000 Latte commercializzato (kg) 4.500 6.500 Grassi (%) 4,0 4,0 Proteine (%) 3,4 3,4 Quota (kg) 200.000 200.000 Numero delle mucche in riferimento al latte venduto pro quota 44 31 Peso dei capi (kg) 650 700 Fabbisogno alimentare in totale (espresso in MJ NEL - mega joule di energia metabolica) 31.370 38.800 Fabbisogno addizionale per la produttività - 7.430 Cibo concentrato ogni 7 mega joule di energia metabolica - 10,6 Quantità stimata in quintali di nutrimento di base per la conversione - 15 Costo di 15 quintali di nutrimento concentrato (29 € per quintale) - 435 Ricavi dal latte ì( 0,41 lordo per kg) 1.845 2.665 Differenza di costo (€) con il cibo di base per mucca - 820 Differenza (€) con il costo del cibo concentrato - 385 La gravidanza del capo richiede in genere foraggio di alta qualità di inverno ed utilizzo di latte intero, che è disponibile maggiormente a primavera. Così i costi della produzione di foraggio invernale possono 63 essere contenuti. Nel caso di gravidanza primaverile nel picco delle lattazioni le mucche mangiano il foraggio, che è maggiormente ricco di proteine ed energia. Per l'alimentazione invernale una nutrizione di base più bassa in energia sarebbe sufficiente, in modo da risparmiare un ulteriore raccolta di foraggio da insilare. I costi dei macchinari per una raccolta di foraggio ammontano approssimativamente a 90 euro ad ettaro. Con una mandria di 1,6 UBA/Ha, , si risparmiano 35 euro per capo. Come possa funzionare tale sistema può comprendersi dall’esame della tabella che segue, ove è rappresentato un calcolo per capo durante il periodo di lattazione, con una produttività di base di 5000 kg. (650 kg peso vivo, 4% grasso e 3,4% proteine ). Come vadano le cose in concreto viene quindi mostrato dalla tabella che segue, che fa riferimento come sopra menzionato ad una mucca nel periodo di lattazione con una produttività di base di 5000 kg. Fabbisogno di nutriente per capo Media Periodo di giornaliera lattazione prod. Latte (kg) 1. 2. 3. 21 17 12 (produttività di base 5000 kg) Energia Fabbisogno Concentrazione di giornaliera secco energia richiesta (MJ NEL) (kg/ giorno) (MJ NEL) 107,0 93,8 77,3 64 18 5,9 17 6,3 16 6,7 16 5,9 15 6,3 14 6,7 15 5,2 14 5,5 13 5,9 Per una produttività di base di 5000 kg una mucca dovrebbe avere un adeguato buon nutrimento. In questo esempio una mucca ha bisogno nel primo periodo di lattazione di un introito di alimenti di 16 kg di nutrimento secco. Tale nutrizione è possibile in presenza di buoni pascoli. L’energia necessaria per i successivi periodi di lattazione può essere assicurata attraverso un buon pascolo. Il nutrimento insilato dovrebbe essere supplementare e non alternativo a tale tipo di nutrizione, tenuto conto che esso non può competere con i valori di un buon nutrimento da pascolo. Le mucche dell’esempio hanno un basso fabbisogno riguardo il foraggio invernale, cosicché il numero dei raccolti di erba potrebbe ridursi da quattro a tre. A causa delle differenze del prezzo praticato dai fornitori di prodotti lattiero-caseari per il latte estivo e quello invernale, questo sistema può significare una rinuncia a ricavi. In caso di una discrepanza di prezzo addebitata al latte estivo per “foraggio di base per mucche”, risulta esservi una diseconomia di appena 11 euro, se il 70% del latte può essere collocato al prezzo del latte estivo, invece di essere distribuito uniformemente lungo l’arco dell’anno. Ciò comporta una differenza del 3% nel prezzo in favore del latte invernale nel corso della distribuzione di latte menzionata con “ foraggio di base per mucche”. Il ricavo netto sarà di 34 euro e con le “ mucche ad alta produttività” il netto sarà di 47 euro. Se si prende in considerazione l’ipotesi di gravidanza primaverile per l'inverno, è necessaria una razione di foraggio meno sostanziosa . Un trasportatore con miscelatore di foraggio non sarebbe necessario, poiché ci sono scarse componenti da mescolare. Il vantaggio di costo ammonta a 75 € circa , con riferimento a 40 mucche (con lo stessa attrezzatura meccanica e risorse umane). Per una strategia con prestazioni più basse è previsto che soprattutto le spese per salute e fertilità delle mucche siano ridotte. Il fatto che questo presupposto non si verifichi facilmente ci viene mostrato da una raccolta di dati in Baviera riguardo a 307 mucche della razza tedesca Simmenthal. I costi dell’allevamento di giovenche sono ricompresi fra € 1.300 e €1.500. Si cercherà di distribuire i costi d'allevamento fra più lattazioni possibili Al valore di una giovenca di € 1.500 va aggiunto il costo di € 300, con tre lattazioni e 500 con cinque lattazioni. Similmente ai costi veterinari in funzione delle prestazioni del latte (vedere sopra la tabella) un tempo di impiego ridotto di bestiame con i rendimenti elevati è probabile, ma non automatico Qui inoltre una avveduta 65 amministrazione della mandria da parte del responsabile dell'azienda agricola è cruciale. “L’alimentazione di base per le mucche” può compensare in larga misura il costo di € 385 “della mucca di rendimento elevato„ (vedere la tabella: confronto degli importi coperti “di strategia di base dell'alimentazione„ e “di strategia di rendimento elevato„). Devono inoltre esserci buoni pascoli disponibili nelle vicinanze così come sufficientemente capienti locali per il ricovero. “La strategia dell’alimentazione di base„ permette una gestione più semplice dei capi. Allo stesso tempo questo sistema richiede un'amministrazione meno agevole. Durante l'alimentazione invernale approssimativamente 100 € per ogni mucca possono essere risparmiati se per esempio si effettua un taglio in meno di foraggio. Fornire dell'alimentazione di base può costare approssimativamente 75 € a litro di meno per ogni mucca se per esempio si evita l’utilizzo di un trasportatore d'alimentazione. Complessivamente così 375 € per mucca possono essere risparmiati. Il calcolo che abbiamo considerato può essere utile come strategia iniziale per incanalare correttamente la produzione.I costi di allevamento della giovenca, come abbiamo visto, variano fra € 1.300 € e 1.500. Al valore di una giovenca di € 1.500 Similmente, per i costi veterinari in funzione delle prestazioni del latte (vedere sopra la tabella) è prospettabile un tempo di impiego ridotto di bestiame con rendimenti elevati, ma ciò non sempre si verifica. Qui inoltre l'amministrazione della mandria da parte del responsabile dell'azienda agricola è cruciale. L’alimentazione di base del capo può compensare così in larga misura il vantaggio di costo di € 385 “della mucca di rendimento elevato„ (vedere la tabella: confronto degli importi coperti “di strategia di base dell'alimentazione„ e “di strategia di rendimento elevato„). Devono esserci buoni pascoli disponibili nelle vicinanze così come sufficiente spazio e forza lavoro. “La strategia dell'alimentazione di base„ promette una gestione più semplice dela mandria. Ciò è un presupposto, per non rimanere indietro con l'amministrazione di lavoro a causa del più alto numero di capi del bestiame. Allo stesso tempo questo sistema richiede un'amministrazione più complessa e meno “comoda” del pascolo, di modo che le prestazioni non decrescano troppo. Durante l'alimentazione invernale approssimativamente 100 € per ogni mucca possono essere risparmiati se per esempio si osservano alcuni accorgimenti, come una minor raccolta di foraggio, fornire dell'alimentazione di base può costare ad intorno approssimativamente 75 € di meno per ogni mucca se per esempio si evita l’utilizzo di mezzi trasportatori per 66 l’alimentazione. Complessivamente, l’utilizzo di accorgimenti gestionali può condurre ad un risparmio di 375 € per mucca. La strategia gestionale deve adattarsi al luogo, ai locali previsti per il ricovero dei capi e ad altre variabili. La strategia iniziale di gestione va poi variata di continuo, in funzione delle esigenze che vengono di volta in volta a crearsi, che dovranno essere individuate dal produttore. 3.2.a.iiiii raffronto tra le produzioni annuali Mucche con una produttività annua di 5500 kg. Per raggiungere questa produttività occorre produrre 28 kg di latte al giorno. In generale, vi è un bisogno di qualità media degli alimenti. In estate vi sarà una nutrizione essenzialmente a base di erba. In inverno, l’alimentazione potrà essere semplicemente gestita tramite erba insilata o conservata allo stato naturale. Mucche con una produttività annua di 7000 kg. Per raggiungere questa produttività occorre produrre 35 kg di latte al giorno. Tali performances sono rese possibili grazie ad una alimentazione di qualità dei capi. La quantità di alimenti potrà essere assicurata dando libero accesso al cibo e l’uso di attrezzatura mobile per l’alimentazione. Per quanto riguarda le mucche con produttività giornaliera estremamente alta la nutrizione con erba non è sufficiente in estate; occorre del cibo addizionale somministrato nei locali adibiti al loro ricovero. In generale, se si vogliono incrementare le performances produttive dei capi, va curata particolarmente l’alimentazione con dei prodotti di qualità. La scheda che segue presenta a titolo esemplificativo le razioni estive ed invernali idonee per una mucca da latte di 650 kg, con una percentuale di 4,4 di latte grasso e 3,4 di proteine. 67 razioni tipo per bovini ad alta prestazione Produttività annua (Kg) con alimentazione di base (MJ NEL – g nXP) Erba, ottima (6,7-147) Erba, media (6,3-138) Erba insilata, ottima (6,4138) Erba insilata, media (5,9129) Trifoglio insilato, molto buono (6,5-141) Mais insilato, molto buono (6,7-132) Granaglie convenzionali Fieno, buona, (5,37-125) Fieno, media (4,9-118) Sufficiente per max. ... kg di latte Foraggio per produz. latte 21/4 (7,2-170) Self-mixture(15/3) (6,7-137) Sufficiente per max. ... kg di latte Fibra cruda strutturata (min. 11%) Più di 7000 kg kg Estate 31,0 - kg 5.500 inverno - estate 29,0 inverno - 19,5 12,5 - - kg - - 16,5 32,5 kg - 12,5 - - kg - 12,5 - - kg kg kg kg 2,0 18 6,0 20 1,5 13 12 kg kg kg 6,5 32 6,5 34 7,5 28 7,5 27 % 11 11 12 14 nXP = useable protein; FCM = milk on 4% fat revised, NEL = net energy lactation La razione alimentare concentrata, che è comparabile al nutrimento giornaliero di tipo 15/3m, è indicata per razioni nutritive con molte proteine. La mistura consiste nel 24% di cereali e avena 29% fave 2% minerali e 1% olio vegetale. Il prezzo di questa mistura ammonta a circa 28 euro al quintale. Al fine di raggiungere elevata produttività (maggiore di 7000 kg) è preferibile l’impiego di nutrimento concentrato del tipo 21/4, che è disponibile sul mercato anche di tipo biologico. In caso di acquisto, occorre fare attenzione al contenuto minimo in esso di 170 grammi per chilo di proteine crude utilizzabili (pcu). L’acquisto deve avvenire da un fornitore di alimenti biologici. In generale, è preferibile preparare da sé le misture, in maniera da poter controllare scrupolosamente l’origine dei componenti, anche se ciò comporta di sicuro maggiori difficoltà. 3.2.b produzione del foraggio Nel corso della conversione al biologico avvengono importanti variazioni aziendali. I fertilizzanti chimici di sintesi ed i pesticidi chimici 68 di sintesi non sono più utilizzabili (anche se si trattasse di trattamenti per singole piante). La fertilizzazione si basa quindi unicamente su fertilizzanti organici, da distribuire nei modi e nei tempi adatti. I semi dovranno essere prodotti con il metodo biologico. Di solito a livello comunitario c’è una buona reperibilità di seme certificato. Le produzioni ottenute dopo 12 mesi dalla conversione possono essere utilizzate come prodotti in conversione. Se la conversione è iniziata almeno 24 mesi prima del raccolto, la produzione potrà essere considerata biologica. Il periodo più favorevole per iniziare la conversione per le aree foraggere è la primavera, ovvero prima che inizi il periodo vegetativo. Per evitare carenze di foraggio, occorre tener conto di alcune circostanze, durante la conversione. Il raccolto dopo il periodo di conversione può diminuire anche del 10-30%, in funzione dell’intensità della precedente fertilizzazione. Frequentemente, l’uso di cibo concentrato è ridotto dopo il periodo di conversione e la produttività collegata alla nutrizione di base aumenta. 3.2.c riproduzione 3.2.c.i principi dell’allevamento biologico Tutto il bestiame di un’azienda biologica deve provenire da aziende biologiche. Esso deve rimanere per tutto l’arco della vita entro questo sistema di produzione, se si vogliono ottenere delle produzioni certificabili come biologiche. Le tecniche di allevamento dovrebbe assicurare un’ottimale collocazione della mandria ed il reperimento di foraggio proveniente dall’azienda (ciclo chiuso). La nutrizione, unitamente alla selezione dei capi, costituisce l’elemento base per l’ottimizzazione della produzione, che viene assicurata soprattutto da mucche che hanno vissuto a lungo e comunque con più di quattro lattazioni. La scelta di razze autoctone è da preferire, in modo da poter sfruttare la loro adattabilità alle condizioni ambientali e la loro maggiore resistenza alle malattie. Ai fini dell’ampliamento dell’allevamento, è opportuno aggiungere giovani femmine provenienti da allevamenti non biologici per un ammontare massimo del 10% dei capi, previa autorizzazione dell’organismo di controllo. Per quanto riguarda l’aggiunta di capi maschi provenienti da allevamenti non biologici, è del pari ammissibile. 3.2.c.ii allevamento dei vitelli Ai fini della conversione in forma permanente al biologico, dovrebbero essere presi in considerazione recinti per vitelli di almeno 3 x 3 metri nei quali gli animali possano restare al momento della nascita per almeno 24 ore insieme alla madre. 69 Buone esperienze sono state fatte con un periodo di 3 giorni di convivenza tra vitello e madre, periodo dopo il quale è possibile la separazione in recinti singoli. Questi ultimi dovrebbero essere ripuliti giornalmente. La nutrizione dei vitelli è sulla base di latte intero biologico nell’arco dei primi 3 mesi. Al momento, è possibile l’uso di latte biologico in polvere. La nutrizione è controllata dagli organismi di controllo. Non è consigliabile l’uso di latte proveniente da mucche affette da mastite o trattate con cure antibiotiche. Durante lo svezzamento, occorre preventivare un consumo di latte intero di circa 600 litri per vitello. Una settimana dopo la nascita, i vitelli vanno trasferiti in edifici dove possano soggiornare in gruppo. Un problema è costituito dalla suzione reciproca. Questo problema può risolversi mediante un convogliatore di suzione che estenda l’assorbimento di latte. La somministrazione di fieno é consigliabile. Dovrebbe inoltre essere disponibile acqua in quantità e cibo concentrato a partire dalla seconda settimana di vita. Il nutrimento concentrato può consistere anche in granaglie compresse o granaglie di legumi. 3.2.c.iii allevamento del bestiame giovane La possibilità di acquisto di bestiame proveniente da allevamenti convenzionali é in genere preclusa agli allevatori biologici. Tuttavia, l’ampliamento delle mandrie andrebbe pianificata per tempo e possibilmente in sinergia con altri allevatori biologici. Per quanto riguarda il ricovero del bestiame più giovane, sono particolarmente indicati fabbricati aperti frontalmente. La loro messa in opera può avvenire a prezzi ragionevoli e non richiede un’opera particolarmente complessa. Dal punto di vista dell’alimentazione, considerato che il futuro aziendale dipende proprio dal bestiame giovane, non andrebbe lesinato cibo di buona qualità. Dopo lo svezzamento, andrebbe somministrata una razione più sostanziosa di foraggio per venire incontro al potenziale di crescita. Esso può contenere anche alimenti concentrati fino ad 1 kg per capo al giorno, oltre all’erba del pascolo. Una rastrelliera per il fieno dovrebbe anche essere generalmente presente. A partire dai 12 mesi di età, va invece attuato un uso più restrittivo dell’alimentazione concentrata, soprattutto per evitare problemi in gravidanza dovuti all’eccessivo peso. Molti problemi con i parassiti possono essere evitati mediante una buona gestione del pascolo. Per le mucche da latte, i parassiti gastrointestinali non costituiscono più un problema usuale, avendo le stesse sviluppato degli anticorpi. Pascoli in cui non sono stati fatti pascolare 70 capi di bestiame negli ultimi anni, così come pascoli di fieno a foraggi arabili riducono i rischi sanitari per i giovani capi di bestiame. 3.2.c.iiii pratica dell’allevamento biologico Poiché le attività d'allevamento sono determinate sempre più da consorzi e centri di inseminazione, l'interesse e la conoscenza degli allevatori biologici sono spesso limitati. Un’allevamento secondo i dettami dell'agricoltura biologica può tuttavia riuscire soltanto se si attuano in maniera concreta e fruttuosa forme di collaborazione con altre aziende. Scegliere per l’allevamento animali con discendenza da antenati longevi ed in buona salute é un’ottima scelta gestionale per il produttore biologico. Vanno per il futuro intensificate attività di ricerca preliminare riguardo ai capi che costituiranno l’allevamento, analizzando in particolare la componente femminile della mandria, con l'aiuto della consultazione dei registri e tramite la creazione degli alberi genealogici. Di rilievo potrà inoltre essere la formazione dei gruppi di lavoro locali destinati ai selezionatori del bestiame, per addestrarli nella valutazione della prole, alla selezione naturale dei tori. Obiettivi dell’allevamento biologico: • Garantire prestazioni lungo l’intero arco della vita • Scelta di mucche mature, in quanto esse realizzano le più alte produzioni di latte, che cominciano soltanto dalla quarta lattazione, quando l'organismo è sviluppato e gli organi sono tonificati • Prestazioni elevate in funzione di un’adeguata alimentazione (5.000-6.000 chilogrammi di latte rappresentano valori medi). Anche se secondo la regolamentazione UE la riproduzione dovrebbe avvenire in linea di principio in via naturale, la parte delle inseminazioni artificiali nelle mucche da latte biologiche arriva in alcuni casi fino a circa l’85 per cento. L’inseminazione naturale é comunque da preferire, in quanto la fertilità delle mucche è migliore e più sicura, le mandrie diventano più calme e più omogenee. Tuttavia l'allevamento del toro implica determinati pericoli. Il sistema di allevamento basato sulla famiglia è esemplare. Sulla base delle famiglie bovine viene posto in essere un sistema di allevamento connesso al legame di sangue. Poiché nessun capo è comprato all’esterno e la selezione avviene nell’ambito della stessa azienda, la mandria si adatta meglio al sito in cui si trova. Con questo metodo anche piccole e medie aziende possono realizzare buoni risultati. 3.2.c.iiiii produttività lungo l’arco della vita L’alimentazione del bestiame finalizzata alla produttività lungo l’arco della vita é stato a lungo uno dei cardini dell’allevamento biologico. Va 71 ricordato a tal proposito il progetto pilota relativo al “ gruppo di lavoro per la produttività del bestiame lungo l’arco della vita”. In stretto scambio con gli altri organismi del biologico, Demeter Bavaria ha sviluppato forme di allevamento praticabili dagli allevatori, le quali consentono allevamenti sicuri ed appropriate per I tori. E’ stato sviluppato anche un sistema di scambio dei capi animali tra le aziende. Sulla base delle esperienze maturate dal gruppo di lavoro menzionato, é stato redatto un catalogo sulla produttività del bestiame lungo l’arco della vita. Nel catalogo annuale riguardante i tori, è sintetizzata una selezione dei sistemi di inseminazione. Circa il 90% dei tori in oggetto è stato allevato in particolare per una migliore produttività lungo l’arco della vita. Inoltre, il metodo di allevamento totale biologico é a disposizione delle aziende. Esso è pubblicato annualmente in Germania con riferimento alla Simmenthal, alla Brown di montagna e ad altre razze, e sintetizza tutti i dati disponibili sui tori da inseminazione del sud della Germania. Da un’inchiesta veterinaria fra i produttori di latte nella regione dell’Oldenburg/Wesermarsch portata avanti negli anni ’80 é risultato che tre quarti dei produttori che hanno partecipato all’indagine considerava importante stabilizzare la salute e la produttività del proprio bestiame oltre ad incrementare i livelli di produttività. Un incremento della produttività attualmente raggiunta é correlata aiseguenti elementi: • Selezionare la discendenza dei capi migliori • Puntare sui capi che mostrano di avere raggiunto una piena crescita, di avere maggiore ricettività nell’alimentazione (il che significa nel contempo un miglioramento della produzione) e cercare di raggiungere la loro maggiore produttività tra la quinta e l’ottava lattazione. • Raggiungere una crescita della mandria, componendola con un terzo di capi giovani. Il gruppo di lavoro sulla produttività lungo l’arco della vita delle mucche ha sviluppato obiettivi e principi dell’allevamento. Una precondizione per l’allevamento è stata individuata in capi con una produttività alquanto elevata. Vengono quindi impiegati capi madre con una produttività lungo l’arco della propria vita di 100.000 kg, (laddove la media della produttività ammonta a 15.000 kg). Tale elevata produttività sta ad indicare più lattazioni singole, una buona fertilità. Questo genere di mucca ha per natura un buon temperamento, perché altrimenti sarebbe stata eliminata dalla mandria. Le mandrie cercano capi con produttività lungo la vita molto elevate e nel loro 72 ambito assume rilievo la discendenza da famiglie con una elevate produttività. E’ elevata la probabilità di una ottima predisposizione alla produttività, nel caso di discendenza da genitori che discendano a loro volta da capi con alta produttività, 3.2.d cura e mantenimento del bestiame 3.2.d.i principi del sostentamento nel biologico Le condizioni di vita dell’animale possono ritenersi appropriate in presenza delle seguenti caratteristiche: • sistemazione conforme alle caratteristiche specifiche degli animali (p.es., taglia, peso, età, capacità di apprendimento); • non cambiare o limitare le abitudini naturali dell’animale ove tali cambiamenti possano determinare una sofferenza o danno all’animale stesso o agli altri animali circostanti. Le seguenti disposizioni per l’allevamento del bestiame secondo criteri biologici contribuiscono a determinare condizioni di vita adeguate. Gli animali devono essere sistemati conformemente alla specie cui appartengono. Le esigenze di tipo fisiologico ed etico vanno prese in considerazione, consentendo ampia libertà di movimento e accesso libero ai luoghi ove viene somministrata l’alimentazione (sia liquida che solida). Occorre assicurare una buona ventilazione negli ambienti ove soggiorna il bestiame. Durante il corso dell’anno, occorre garantire al bestiame la possibilità di pascolare all’aperto, in presenza di condizioni sia climatiche che di salute dell’animale favorevoli. Il pascolo libero non si rende necessario in inverno ove venga adottato un sistema di ricovero libero. I seguenti spazi minimi per aree stabili e aperte sono previsti per ogni capo: 73 Spazi minimi per aree chiuse ed aree aperte previsti per ogni capo secondo i Regolamenti comunitari(periodo transitorio sino al 31/12/2010). Categoria Area minima coperta (m2 / animale) Superfici scoperte (m2 / animale) Vacche da latte 6,0 4,5 fino a 100 kg peso vivo fino a 200 kg peso vivo fino a 350 kg peso vivo più di 350 kg peso vivo 1,5 2,5 4,0 5,0 con un min. di 1 m2/ 100 kg 1,1 1,9 3,0 3,7 con min. 0,75 m2/ 100 kg Tori 10 30 Bovini - ingrasso Il bestiame può essere soppresso in spazi a ciò esclusivamente dedicati, ritardando la fase terminale se il capo non eccede 1/5 del tempo di vita. I vitelli non possono essere allevati in spazi singoli oltre la settimana di vita. Sono da utilizzare per essi, di preferenza, ricoveri dove vi sia maggiore libertà di movimento e possibilità di socializzazione. Almeno metà della costruzione deve essere in materiale stabile e solido, evitando ad esempio pavimentazione con doghe. Vi è un divieto espresso di ricoveri totalmente grigliati e con spazi ridotti. Gli spazi dedicati al bestiame, devono consentire agli animali di manifestare i comportamenti propri della razza con naturalezza. Occorre sempre considerare che si tratta di esseri viventi e non di semplici strumenti produttivi. Il benessere del bestiame del resto influisce in misura considerevole sulle loro condizioni di salute e sulla loro efficienza produttiva. Disordini comportamentali indicano che è stato posto in essere un sistema di allevamento non adatto alla razza. Spazi ristretti che costringano i capi a posizioni non naturali possono procurare danni fisici oltre ai menzionati disturbi comportamentali. Abbiamo visto che i locali per il ricovero non possono essere totalmente costituiti da recinti. Per quanto riguarda il pavimento costituito da doghe, esso è attuabile negli spazi aperti destinati al pascolo, nella misura massima del 50% dell’area interessata. Ogni animale deve poter disporre di un’area per il riposo, così come di una zona per la nutrizione. Va prevista sufficiente refrigerazione dei locali in cui soggiorna il bestiame. In estate va consentito ad ogni capo di pascolare con libertà di spazio. La stabulazione fissa è possibile solo fino al 2010, previa autorizzazione dell’organismo di controllo. Un luogo per il nutrimento con porte è consentito. 74 3.2.d.ii sistemi di allevamento all’aperto Unitamente al pascolo estivo, le stalle libere corrispondono ai requisiti previsti per l’allevamento biologico di bestiame. Se per ragioni climatiche non è possibile il pascolo durante tutto l’anno, va comunque previsto uno spazio libero aperto a disposizione del bestiame. Il sistema di ricovero degli animali stabile al chiuso, va armonizzato con uno spazio libero all’aperto. L’ottimizzazione di questo spazio terrà conto di esigenze locali e di esperienze di altri allevatori della zona. Uno spazio recintato rimane il sistema predominante, anche per lo scarso fabbisogno di fieno che esso richiede, da quantificarsi in 1 kg per capo al giorno. La lunghezza dello spazio recintato va calcolata sulla base della massa corporea dell’animale. Un locale con lettiera di paglia é adatto per i capi giovani. L’effetto dell’autorimozione del letame si ottiene automaticamente con una pendenza del 5-10%. La profondità dell’area per il soggiorno dei capi non dovrebbe eccedere i 65 metri e la distanza tra la lettiera e la superficie di copertura del locale dovrebbe esseer di almeno 2,5 metri. 3.2.d.iii pratica dell’allevamento all’aperto Uno spazio aperto non può rimpiazzare un pascolo, ma fornisce un’area addizionale per la mobilità degli animali, offrendo nel contempo loro la possibilità di respirare aria fresca. In effetti, una mucca non ha poi così tanto tempo da dedicare ad attività “ricreative” da praticare in uno spazio aperto che non sia un pascolo. In genere, infatti, una mucca spende 22 ore nutrendosi, giacendo e nel contempo ruminando e producendo latte. Rimarrebbero quindi solo due ore da dedicare all’area aperta. Se il cortile all’aperto é appropriato per l’animale, esso può spendervi la metà del proprio tempo libero. La permanenza all’aperto può essere incrementata con dei sistemi di nutrizione all’esterno e dei recinti per riposare. L’approntamento di cortile all’aperto costa tra i 35 ed i 50 euro a metro quadro. Per essere conforme alle disposizioni comunitarie, che fissano in 45 metri quadri per mucca l’estensione minima dello spazio, esso viene a costare 200 euro per mucca. Se si pone anche la necessità di uno spazio per la sistemazione della melma e dell’acqua piovana, occorrono altri 100 euro per capo. Considerando anche il deprezzamento nella misura del 4%, le riparazioni (1%) e gli interessi finanziari per il credito (%) , ne viene fuori un costo di 22,50 euro annui per capo. L’estensione minima di 45 metri quadri per mucca, specificata nel Regolamento comunitario sulla zootecnia biologica, é quindi lo spazio necessario e sufficiente. Tale estensione favorisce sia lo stare nel cortile che recarsi nel pascolo. Spazi più generosi favorirebbero la 75 permanenza eccessiva dei capi nell’uno o nell’altro spazio. Il dividersi tra i due spazi procura invece ai capi una maggiore tranquillità. Per quanto riguarda la forma, quella ideale é quadrata. Costruzioni con cancelli pieghevoli così come quelle in cui la rimozione di letame avviene con il trattore, richiedono corrispondenti aree aperte più allungate. E’particolarmente raccomandata un’esposizione verso sud-est, in modo che la luce solare irradi l’area durante tutto l’anno. L’irradiazione nel pomeriggio viene evitata, il che è particolarmente utile in estate. In inverno, il tempo freddo, che in genere é secco, fa soffrire soprattutto gli animali piccoli. In caso di aggiustamento verso ovest, va considerato che la pioggia spesso sopraggiunge con vento forte dall’ovest, il che risulta spiacevole così che le bestie preferiscono rifugiarsi nell’edificio coperto. Un numero appropriato di recinti esterni previene che gli animali giacciano direttamente sul pavimento dell’area aperta e la sporchino fortemente, soprattutto nelle notti calde e appiccicose. Ogni capo dovrebbe giacere approssimativamente 8 ore al giorno, in modo che la muscolatura e le giunture possano recuperare a sufficienza e le zampe stiano a sufficienza asciutte. Al massimo tre quarti dell’estensione dell’area dovrebbe essere coperta con tettoia, secondo le disposizioni comunitarie. 3.2.d.iiii trasporto Il trasporto del bestiame non é regolato in dettaglio dall’Unione europea per quanto riguarda il settore biologico. Vi sono solo alcuni principi da rispettare. In considerazione di quello che stabilisce la legislazione di diversi Paesi comunitari, il trasporto deve avvenire limitando lo stress del bestiame il più possibile. Carico e scarico del bestiame andrà fatto con cura, evitando apparecchi elevatori. Non é consentito l’uso di tranquillanti allopatici prima e durante il trasporto. Gli enti privati biologici quali Bioland, Demeter, prevedono norme più dettagliate per i loro membri, anche se va notato che da un Paese all’altro tali norme possono variare. 3.2.e benessere degli animali (salute e igiene) 3.2.e.i principi del benessere animale nel biologico In agricoltura biologica ci si prefigge di mantenere in buona salute il bestiame, più di curarne le eventuali malattie. Ciò, è reso possibile dal porre in essere adeguate condizioni di vita, dal non richiedere prestazioni troppo elevate, dal rispettare la predisposizione genetica dei medesimi. E’ quindi vietata ogni forma di medicina di routine o preventiva, inclusi i trattamenti ormonali, gli additivi di sintesi (con 76 eccezione delle vitamine naturali). Solo in caso di necessità comprovata da analisi, possono esser usati medicinali sverminanti. Sono invece permesse le inoculazioni. In caso di malattia di un animale, occorre rivolgersi in primo luogo ai trattamenti naturopatici, quali l’omeopatia e la fitoterapia. In caso di prescrizione da parte di un veterinario, altri medicinali possono essere somministrati in allevamenti biologici nel caso in cui le cure naturali non abbiano sortito effetto. In ogni caso, sono da rispettare disposizioni stringenti per il loro uso; occorre ad esempio rispettare un periodo doppio di carenza rispetto a quello stabilito per legge (almeno 48 ore). Se un animale viene curato per più di tre cicli con prodotti medicinali allopatici chimici di sintesi, non può vendersi il prodotto come biologico. E’ necessario riportare ogni dato relativo alla salute del bestiame e l’utilizzo di medicinali in un registro che deve esser sottoposto all’esame dell’Organismo di controllo. Tenuto conto quindi che la salute degli animali va garantita innanzitutto attraverso la prevenzione, essa va attuata negli allevamenti biologici seguendo I principi seguenti: Scelta di razze adeguate Mantenere una pratica aziendale appropriate alla razza animale Somministrare alimenti di elevata qualità Realizzare una densità dei capi di bestiame apppropriata. 3.2.e.ii pratiche per il benessere degli animali Di solito, la ricerca di elevate rese non conduce inevitabilmente a malattie del bestiame, ma essa richiede un elevato rispetto degli standards minimi in materia di nutrizione, sostentamento e tecnologia zootecnica. Problemi si presentano talvolta riguardo all’apparato mammario ed alla fertilità dei capi. Comunque, errori nutrizionali, foraggio contaminato, rappresentano la causa frequente di malattie degli animali. La mastite sopraggiunge in caso di predisposizione genetica dell’animale in sinergia con altri fattori eccitanti. Motivi per il verificarsi di casi di sindrome da immuno stanchezza delle mucche vanno ricercati nel foraggio (che deve essere appropriato alla ruminazione ed adatto allo stato di lattazione), nelle condizioni di sostentamento (possono esservi piccoli stress, una scarsa attenzione all’igiene) e nella cura prestata agli animali. L’osservazione costante degli animali riveste un ruolo importante. Sotto l’aspetto tecnico, va prestata attenzione alle istallazioni per la mungitura del latte. Esse richiedono un controllo generale almeno annuale ed un costante controllo giornaliero. 77 Prima di ricorrere agli antibiotici, vanno adoperate preventivamente misure di carattere più lieve, quali ad esempio mungere il latte più volte al giorno. Se l’uso degli antibiotici si rendesse necessario, occorrerà procedere ad applicazioni ben proporzionate ed adeguate alla malattia, al fine di avere successo nel combattere la patologia. In linea di massima, lo stesso livello di successo può essere ottenuto mediante l’uso di prodotti omeopatici. L’omeopatia si fonda sul principio di attivare gli stessi meccanismi di difesa dell’organismo al fine di normalizzare le funzioni disturbate. Va comunque considerato che questo genere di terapia richiede molta esperienza e va quindi affidato a dei professionisti esperti. Il benessere degli animali deve essere perseguito fino alla fine, quindi anche durante la fase di trasporto al macello. In questo caso bisogna fare il possibile per ridurne lo stress, sia durante il viaggio che durante le fasi di carico e scarico. Ogni tipo di molestia deve essere evitata. È proibito usare stimolatori elettrici esercitanti azioni coercitive sull’animale. È proibito l’uso di tranquillizzanti allopatici prima, durante e dopo il trasporto. È possibile invece usare durante le fasi di carico e scarico il metodo “dal buio alla luce” e il richiamo del cibo. I veicoli utilizzati per il trasporto devono essere puliti e proteggere gli animali dal vento, dal freddo, ecc.. Durante i trasporti più lunghi è necessario provvedere alla somministrazione di acqua. 3.2.f mantenimento delle premesse Il ciclo naturale nutrizionale tra suolo e pianta, pianta ed animale e tra animale e suolo é bilanciato mediante la produzione animale autoctona. Coltivazione vegetale ed allevamento animale debbono combinarsi armoniosamente tra loro a livello aziendale senza causare inquinamento del suolo, delle acque superficiali e delle acque sotterranee con un uso eccessivo di fertilizzanti o nutrienti. Del resto, la sistemazione dei capi di bestiame è correlata direttamente alle aree aziendali disponibili. La quantità di letame usata in un’azienda non deve eccedere i 170 kg di azoto annuali ad ettaro dell’area agricola utilizzata. Ciò corrisponde alla densità di bestiame seguente: 2 bovini adulti con anzianità superiore ai due anni. 5 capi al di sotto di un anno di età 3,3 capi tra uno e due anni 2.5 giovenche E’ da ritenersi possibile il raggiungimento di accordi tra le aziende per la distribuzione di fertilizzanti organici necessari per l’agricoltura biologica, al fine di raggiungere livelli rilevanti di valore aziendale aggiunto. 78 3.2.g gestione dei rifiuti Riguardo al trattamento dei reflui zootecnici non ci sono disposizioni particolari nei regolamenti comunitari del biologico. Sarà quindi la legislazione nazionale a fornire indicazioni al riguardo. Nell’allevamento biologico il letame dovrebbe essere sempre compostato: l’alta temperatura uccide infatti gli agenti patogeni e le infestanti contenute nel letame. 3.3 Gestione e commercializzazione nel biologico Obiettivi per una efficace gestione de bovini da latte possono essere considerati quelli derivati dall’esperienza dei gruppi di lavoro dell’Hessia, che si riportano nella tabella seguente. Produzione di latte Efficacia della nutrizione concentrata Produttività dell’alimentazione animale Costo del foraggio per un Kg di latte Media di riempimento dello spazio dedicato al bestiame Insilamento dell’erba, 1° taglio Ricarico del latte biologico Obiettivo quantitativo Unità Di misura 6000-8500 kg/mucca/latte <220 kg/milk 3000-5000 kg FCM/mucca/anno < 0,13 € < 25 % > 6,1 MJ NEL/kg T 6-10 Cent/kg latte (FCM= fat corrected milk) Gli obiettivi della produzione di latte dipendono dalle condizioni operative e dalle strategie adotatte dal management aziendale. Sono possibili svariati livelli di produttività, in funzione della razza del bestiame, dell’importanza dell’azienda, della disponibilità di luoghi stabili, Gli obiettivi aziendali vanno quindi modulati realisticamente sulla base di ntutti gli elementi suddetti. 79 La quantità di alimentazione concentrata dovrebbe essere pari almeno a 220 grammi di nutrimento concentrato per ogni chilogrammo di latte, in modo che più del 50% del latte prodotto sia originato dall’alimentazione. Questo risultato è rappresentato nella tabella come efficienza dell’alimentazione concentrata e non include forme di succulenza. Può considerarsi vantaggioso un ricarico tra il 6 ed il 10% per ogni chilo di latte biologico. 3.3.a conversione al biologico I prodotti da commercializzare come biologici sono assoggettati al dettato normativo del Regolamento comunitario n. 834/2007 ed al sistema di controllo ivi delineato. E’ comunque necessario prendere contatti con uno degli Organismi di controllo nazionali al momento di intraprendere la conversione alla produzione biologica. In genere segue poi un controllo in azienda con cadenza annuale (con preavviso), salvo controlli casuali a campione nei periodi intermedi. Condizioni favorevoli per un’azienda che voglia passare al biologico sono costituite da una situazione di base suufficiente per quanto riguarda il foraggio, costruzioni per il ricovero degli animali appropriate alla razza e pascoli adeguati. La situazione economica aziendale subisce in genere un miglioramento una volta passati al biologico, tenuto conto delle maggiori opportunità economiche offerte dal settore. Condizioni non favorevoli possono invece essere considerate la scarsità del foraggio, la carenza di aree per il pascolo e la produttività affidata alla nutrizione concentrata. In genere, la conversione al biologico di aziende con un basso livello diliquidità può considerarsi criticamente. In questi casi, è fondamentale una pianificazione anche economica della conversione. Va tenuto presente che il periodo di conversione inizia con la notifica dell’inizio attività all’Autorità nazionale competente ed all’Organismo di controllo e con la successiva ispezione, secondo la procedura prevista a livello comunitario. Va osservato un periodo minimo di conversione dopo il quale il prodotto potrà essere commercializzato come biologico. Possono esservi due differenti procedure per la conversione, in funzione delle differenti condizioni operative. La conversione potrà avvenire per l’intera produzione, ad esempio in un’unica soluzione allevamento animale e coltivazione foraggera, oppure passo dopo passo, ad esempio si inizia con la conversione delle coltivazioni aziendali e si prosegue con la conversione dell’allevamento animale. La conversione simultanea dell’intera unità 80 produttiva aziendale comporta un periodo di conversione di 24 mesi sia per i capi di bestiame che per le aree di pascolo. Dopo tale periodo, la produzione animale potrà essere etichettata e commercializzata come biologica. Una pre-condizione è data dal fatto che più del 50% della nutrizione animale deve provenire dalla stessa azienda.La conversione non simultanea dell’intera azienda comporta invece un periodo di conversione fissato in base alla razza del bestiame ed all’utilizzo potenziale. Anche durante detto periodo di conversione occorre naturalmente seguire ogni indicazione contenuta nelle disposizioni comunitarie regolanti la materia. In ogni caso, occorre seguire con scrupolo le indicazioni che vengono fornite dall’organismo di controllo locale. La commercializzazione dei prodotti é strettamente legata al rispetto dei requisiti e condizioni poste nel rtegolamento comunitario sul biologico, anche durante la conversione. Per il latte, il periodo di conversione é pari a 6 mesi, per la carne da manzo, il periodo di conversione è di 12 mesi o di ¾ della vita del capo. Nella tabella, é riportato un possibile scadenzario per una conversione graduale. Potrebbe anche essere necessario un periodo di conversione che duri fino a 2 anni, come riportato nel prospetto che segue. Ipotesi di scadenzario per conversione al biologico 31 Dicembre 2006 Ingresso nel sistema di controllo del biologico (iscrizione albo) Inverno 2006/2007 Pianificazione della conversione con consulenti (privati e/o pubblici) Fine di marzo 2007 Primo controllo dell’Ente di certificazione 30.3. 2007 Eventuale richiesta di adesione al programma agroambientale (se esistono bandi aperti) Nutrizione 2007/2008 Uso di foraggio prodotto prima della conversione, possibilità di modificare i locali per la stabulazione. Aprile 2008 Primo raccolto di foraggio in conversione Dal 1° Luglio 2008 Dal 1° gennaio 2009 Vacche da latte e capi giovani andranno allevati in conformità alle linee-guida (60% foraggio in conversione, 30% foraggio biologico, max 10% foraggio convenzionale). Inizio distribuzione latte biologico 3.3.b pianificazione, monitoraggio e controllo della produzione 81 Occorre poter identificare in ogni momento animali e prodotti rientranti in una produzione biologica, sia durante l’allevamento o coltivazione che nella fase dello stoccaggio, trasporto, commercializzazione. Per tale motivo, i produttori e l’organismo di controllo forniscono una descrizione completa delle costruzioni, delle aree dedicate al pascolo, e di ogni altra componente aziendale di rilievo nel ciclo produttivo e commerciale. E’ prevista una tabella gestionale per armonizzare gli aspetti della produzione animale (nutrizione, salute, ecc..). D’altro canto, in sede comunitaria sono state ben determinate le misure e gli accorgimenti che l’azienda di produzione animale dovrà porre in essere, in maniera tale da operare in perfetta conformità con quanto disposto normativamente. Vanno tenuti degli appositi registri che devono contenere dettagliate informazioni circa la cura e la sistemazione dei capi di bestiame: riduzioni, perdite, razioni di foraggio, forme di prevenzione delle malattie, di terapia veterinaria ed altri trattamenti curativi. Ogni impresa che produce, trasforma o importa alimenti biologici e li commercializza, deve necessariamente essere registrata presso la competente autorità. Deve altresì essere assoggettata al regime di controllo su base nazionale per il controllo del rispetto delle disposizioni inderogabili concernente la commercializzazione del biologico. Se un’azienda fa anche parte di un’associazione di produttori biologici, sarà assoggettata ad ulteriori controlli. 82 CONCLUSIONI In seguito all’emanazione del regolamento (CE) 1804/99 si è verificata in Europa una significativa crescita degli allevamenti zootecnici biologici certificati. La regolamentazione del settore è coincisa con l’aumento della sensibilità da parte dei consumatori verso la salubrità e la rintracciabilità dei prodotti, a causa anche delle emergenze sanitarie che hanno coinvolto varie filiere zootecniche. La zootecnia biologica rappresenta la risposta razionale e sostenibile alle aberrazioni tecniche che hanno portato negli ultimi decenni gli allevamenti, ma anche il resto dell’agricoltura, a produrre senza tenere nel minimo conto i principi che sono alla base della vita stessa. Basti pensare ad esempio alla BSE, la malattia della mucca pazza, che ha avuto origine in seguito utilizzazione delle farine di carne di pecore ammalate nell’alimentazione di altri animali, quando già nel 1919 Rudolph Steiner, fondatore dell’Antroposofia e dell’Agricoltura Biodinamica, avvertiva in un proprio scritto che se le vacche fossero state alimentate con residui animali sarebbero diventate pazze. Da qualche anno le cose stanno però cambiando ed in Europa l’agricoltura biologica sta diventando sempre di più il modello di produzione di riferimento per gli operatori attenti ai nuovi orientamenti comunitari ed alle istanze di salubrità, sicurezza alimentare e protezione ambientale, povenienti direttamente dai consumatori. Anche per gli allevamenti bovini da latte esistono concrete possibilità di sviluppo per i prossimi anni e si stanno avviando alla riconversione grosse aziende del settore. In Italia ad es. la Centrale del Latte di Firenze ha già avviato una linea di prodotti biologici (Podere Centrale) ed alcune recenti indagini attestano che gli italiani acquistano annualmente ca. 15 milioni di litri di latte fresco biologico, al prezzo medio di 1,46 € a litro. Speriamo che il presente manuale possa essere di aiuto a tutti quegli allevatori di bovini da latte europei che nei prossimi anni vorranno avviare la conversione al biologico delle loro attività. 83 GLOSSARIO A − AGENTI PATOGENI (batteri, virus, funghi), usati nella lotta biologica, sono microrganismi in grado di causare nel fitofago una malattia mortale. Virus e batteri agiscono in seguito ad ingestione danneggiando solitamente gli organi intestinali dell’insetto, mentre i funghi penetrano nel fitofago dalla cuticola moltiplicandosi a spese degli organi interni. L’agente patogeno più diffuso e conosciuto è il Bacillus thuringiensis. È un batterio aerobico, sporiforme, disponibile in varie forme (kurstaki, aizawai, israeliensis e tenebrionis). − AGOPUNTURA, terapia di origine cinese, basata sulla stimolazione terapeutica con aghi, usata in agricoltura biologica per i trattamenti veterinari in caso di allergie, problemi alle cartilagini, coliche negli equini, difficoltà riproduttive nei bovini, mastiti, prevenzione di diarree nei suini, problemi riproduttivi nel pollame. − AGRICOLTURA BIODINAMICA, nata in seguito ad una serie di conferenze di successo svolte nel 1924 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, considera l’azienda come un organismo agricolo, sul quale lavorare per ristabilire le condizioni di equilibrio e di armonia con la natura. È il più antico movimento agricolo non convenzionale ed è diffuso in tutto il mondo. − AGRICOLTURA BIOLOGICA, “… è un sistema olistico di gestione della produzione che persegue l’equilibrio dell’ecosistema, inclusa la biodiversità, rispetta i cicli naturali e l’attività biologica del suolo. I metodi di produzione biologica privilegiano il ricorso a misure agronomiche piuttosto che all’utilizzo di inputs extra aziendali, in considerazione del fatto che caratteristiche locali richiedono sistemi locali di gestione. Questo deve avvenire con l’uso, dove possibile, di metodi agronomici, biologici e meccanici, in antitesi all’utilizzo indiscriminato di mezzi tecnici, per far fronte alle diverse esigenze produttive.” (Definizione tratta dal Codice Alimentare). 84 − AGRICULTURA CONVENZIONALE, sistema agricolo industriale caratterizzato da alta meccanizzazione, monoculture ed utilizzo di inputs chimici di sintesi quali fertilizzanti e pesticidi, massimizzazione della produttività e dei profitti. L’agricoltura industrializzata è divenuta “convenzionale” solo negli ultimi sessanta anni, in seguito alla sua grande diffusione dopo la seconda guerra mondiale. Gli effetti di questo tipo di agricoltura sull’ambiente e sulle aree rurali sono stati tremendi, con ampie zone inquinate, desertificazione e danni alla salute degli operatori e dei consumatori. − AGRICOLTURA NATURALE riflette l’esperienza dell’agricoltorefilosofo giapponese Masanobu Fukuoka. I suoi libri, “The OneStraw Revolution: An Introduction to Natural Farming” (Emmaus: Rodale Press, 1978) e “The Natural Way of Farming: The Theory and Practice of Green Philosophy” (Tokyo; New York: Japan Publications, 1985), descrivono quella che Fukuoka chiama la “non coltivazione”. Il suo metodo agricolo prevede appunto il poco lavoro e la non coltivazione, non contempla l’uso di concimi, pesticidi ed altri inputs. Nonostante questo la produttività viene assicurata da una perfetta organizzazione aziendale e dall’adozione di accurate tecniche di semina e combinazione delle piante (policoltura). In breve Fukuoka ha portato ai più alti livelli l’arte pratica del lavorare in sintonia con la natura. − AGRICOLTURA SOSTENIBILE, si riferisce ai sistemi agricoli compatibili con l’ambiente, economicamente convenienti e socialmente giusti, capaci di garantire la produttività nel lungo periodo. Sicuramente l’agricoltura biologica è un sistema di agricoltura sostenibile, come pure lo è, ad esempio, l’agricoltura biodinamica. − AGROECOLOGIA, è lo studio delle interrelazioni esistenti all’interno del campo coltivato, sia tra gli organismi viventi che tra loro e l’ambiente. − AGRO-ECOSISTEMA, è l’eco-sistema del campo coltivato, un’insieme dinamico di coltivazioni, pascoli, allevamenti, flora e fauna spontanea, atmosfera, suolo e acqua. Gli agro-ecosistemi sono inseriti all’interno di più ampi paesaggi, che includono terreni non coltivati, sistemi di drenaggio, le comunità rurali e la fauna selvatica. − APPROCCIO OLISTICO è un approccio decisionale che permette di effettuare scelte che soddisfino i bisogni immediati senza 85 compromettere il benessere futuro. Questo tipo di approccio consente alle persone di tramutsre in azioni concrete i propri valori più radicati. Utilizzando una visione complessiva e di lungo termine, le persone possono prendere decisioni ed attuare comportamenti che saranno economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibili anche per le generazioni future. L’agricoltura biologica richiede, chiaramente, un approccio olistico. − ATTIVITA’ BIOLOGICA, è un importante indicatore della decomposizione della sostanza organica nel suolo. Un’elevata attività biologica promuove il metabolismo tra suolo e pianta ed è fondamentale per la produzione sostenibile delle piante e la gestione della fertilità. − AUDIT è un’analisi sistematica ed indipendente che serve a determinare se le attività ed i relativi risultati soddisfino gli obiettivi programmati. B − BACILLUS THURINGIENSIS, è il preparato a base di batteri più utilizzato in agricoltura biologica (attivo contro molte specie di lepidotteri, zanzare, ecc.). − BILANCIO ENERGETICO AZIENDALE, l’analisi del consume energetico serve a valutare l’impatto della produzione sui cambiamenti climatici (per esempio emissione di gas che creano l’effetto serra) ed a ridurre il consumo di energia fossile (non rinnovabile). − BIODIVERSITÁ, in agricoltura la ricchezza di biodiversità, costituita da piante ed animali di specie, varietà e razze diverse, è necessaria per sostenere le funzioni chiave dell’agro-ecosistema e consentire la produzione di alimenti sani e sicuri. − BSE, Bovine Spongiform spongiforme bovina). Encephalopathy (=Encefalopatia C − CAP, Common Agricultural Policy (=PAC, Politica Agricola Comunitaria). 86 − CITTA’ DEL BIO, Network di amministrazioni pubbliche che hanno deciso di investire in politiche di sviluppo rurale sostenibile fondato sull’agricoltura biologica (www.cittadelbio.it). − COMPOSTAGGIO, è il riciclaggio aziendale delle biomasse. Durante il processo, costituito dalle fasi termofila, mesofila e di stabilizzazione, la sostanza organica (di origine vegetale, animale o mista) viene trasformata in humus, assimilabile dalle piante. − CONDIZIONE DEL TERRENO, la struttura fisica del suolo influenza la coltivazione delle piante; un suolo in buone condizioni si presenta poroso, permette all’acqua di infiltrarsi facilmente ed alle radici di svilupparsi senza ostacoli. − CONSOCIAZIONE, consiste nella coltivazione contemporanea di due o più colture nello stesso campo. − CONTAMINAZIONE, inquinamento dell’azienda biologica e/o delle sue produzioni attraverso il contatto con materiali e sostanze che rendono non più certificabile il prodotto. (ad es. Contaminazioni da deriva di pesticidi provenienti da aziende convenzionali limitrofe a quelle biologiche). D − DECOMPOSITORI, organismi che si nutrono della sostanza organica morta (non assimilabile dalle piante), trasformandola in humus (assimilabile dalle piante). − DOP, Denominazione d’Origine Protetta. E − ECOSISTEMA, è un ambiente naturale caratterizzato da interazioni dinamiche tra elementi biotici (piante, insetti, microbi e tutti gli altri organismi viventi) ed abiotici (temperatura, umidità relativa, vento, pioggia, suolo, ecc.). − ENTE DI CERTIFICAZIONE, è l’Organizzazione accreditata dalle Autorità competenti (in Italia Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) che conduce i controlli nelle aziende sottoposte al regime comunitario ed effettua le certificazioni delle produzioni da agricoltura biologica. 87 − EROSIONE, l’erosione del suolo, dovuta all’azione del vento e dell’acqua, è un problema mondiale (Pimental, 1995). È accertato che l’erosione costituisce la causa principale della degradazione dei suoli nel mondo (Oldeman, 1994). Gli effetti dell’erosione sono riscontrabili sia in campo (diminuzione della fertilità, modificazione del sistema idraulico del terreno, diminuzione dei nutrienti, della sostanza organica, dei microrganismi e dello stato di salute dei suoli in generale) che a valle (presenza di elementi indesiderati, pesticidi e sedimenti dei mezzi tecnici sulla superficie dell’acqua). I sistemi di agricoltura biologica provocano un grado di erosione dei suoli di molto inferiore rispetto a quelli riscontrabili nei campi coltivati con metodi convenzionali. F − FAIR TRADE, intesa di collaborazione, basata sull’equità, il dialogo, la trasparenza ed il rispetto reciproco. − FATTORIE DIDATTICHE, aziende agricole organizzate per l’erogazione di servizi educativi ai bambini delle scuole o ad altri gruppi. − FEROMONI, sono sostanze prodotte dagli insetti che consentono la comunicazione chimica tra individui della stessa specie. Agiscono sui comportamenti sessuali. Possono essere riprodotti artificialmente in laboratorio e venire quindi utilizzati in agricoltura sia per il monitoraggio che per la cattura massale degli insetti, opportunamente collocati in apposite trappole. − FORAGGERE, comprendono alfalfa, orzo, trifoglio, cereali vari, sorgo ed alter piante usate per l’alimentazione animale. G − GRANULOSIS VIRUS, questo virus è utilizzato contro la Cydia pomonella delle mele ed è anche attivo contro altri Lepidotteri. Agisce per ingestione e per questo motivo deve essere adoperato al momento giusto sulle larve di Cydia. I raggi ultravioletti possono inattivare il virus, pertanto è raccomandata l’applicazione all’alba o al tramonto. Campo di applicazione: melo, pero e noce. − GESTIONE DELLA FERTILITA’ DEL SUOLO, “La conservazione della fertilità del suolo è la prima condizione da rispettare in un sistema permanenete di gestione agricola”; con queste parole nel 1940 il famoso agronomo inglese Albert Howard poneva le 88 fondamenta del metodo dell’agricoltura biologica. La fertilità è la capacità del suolo di garantire la produzione delle piante nel lungo periodo. − GMO, genetically modified/engineered Organismi Geneticamente Modificati) organism (=OGM, H − HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points) consiste nell’adozione di buone pratiche di prevenzione dei rischi sanitari a carico degli alimenti, al fine di garantirne la sicurezza e la salubrità. − HUMUS, deriva dalla decomposizione della sostanza organica, è stabile ed ha una lunga persistenza. L’humus racchiude numerosi nutrienti, che vengono gradualmente e lentamente rilasciati alle piante. I − IFOAM, Federazione Internazionale dei Movimenti di Agricoltura Biologica. − IGP, Indicazione Geografica Protetta. − INGEGNERIA GENETICA è un’insieme di tecniche di biologia molecolare (quale la ricombinazione del DNA) con le quali vengono alterati e ricombinati i materiali genetici di piante, animali, microrganismi, cellule ed altre unità biologiche, in modo tale e con risultati non riscontrabili in natura. Le tecniche di ingegneria genetica includono tra l’altro: ricombinazione del DNA, fusione cellulare, micro e macro inoculi, incapsulamento, eliminazione e duplicazione dei geni. Tra gli Organismi Geneticamente Modificati non sono annoverabili quelli ottenuti con tecniche quali l’ibridazione naturale. − INSETTI ENTOMOFAGI, Sono gli agenti più utilizzati nella lotta biologica e sono classificati in predatori e parassitoidi, agiscono in modo completamente diverso ma altrettanto efficace contro i fitofagi (insetti che si nutrono di parti delle piante). − ISEAL, International Social and Environmental Accreditation and Labelling Alliance, sviluppa gli standards e controlla il loro rispetto da parte delle strutture associate, al fine di garantire e 89 promuovere la certificazione (volontaria) sociale ed ambientale, quale strumento di commercio e sviluppo internazionale. − ISOFAR, “International Society of Organic Agriculture Research”, organizzazione internazionale che promuove e supporta la ricerca in tutti i settori dell’agricoltura biologica. L − LAVORAZIONI DEL TERRENO, hanno l’obiettivo di creare nel suolo le condizioni fisiche necessarie per lo sviluppo ottimale delle piante. In agricoltura biologica vanno ridotte al minimo, adottando particolari tecniche tendenti a prevenire il compattamento e la creazione di suole di lavorazione, garantendo il rispetto della naturale stratificazione dei suoli. − LETAME, è costituito dai reflui solidi e liquidi degli allevamenti animali. − LOGO, il regolamento CE N° 331/2000 ha adottato il logo europeo dell’agricoltura biologica. − LOTTA BIOLOGICA, In natura ogni specie animale o vegetale ha degli antagonisti (predatori, parassiti, patogeni o competitori) che contribuiscono ad impedirne la proliferazione incontrollata. Le popolazioni naturali di predatori e parassiti sono importanti per ridurre le infestazioni. Di norma un livello minimo di attacco viene tollerato per attrarre e sviluppare i nemici naturali. La lotta biologica consiste proprio nell’uso di questi “nemici naturali” per contenere le popolazioni di fitofagi entro limiti accettabili e, di riflesso, nell’incremento del numero di specie all’interno dell’agroecosistema, che diviene maggiormente complesso e quindi più stabile. M − MARKETING TERRITORIALE, l’agricoltura biologica può offrire un attivo contributo allo sviluppo locale sostenibile, promuovendo le tipicità locali, caratterizzando il territorio e valorizzandolo nel suo complesso. Tutto questo costituisce una leva di marketing aggiuntiva per il territorio, rendendolo “appetibile” anche all’esterno e contribuendo alla rivitalizzazione delle sue aree rurali. − MATERIA ORGANICA NEL SUOLO, ha tre componenti: organismi viventi, residui freschi, residui ben decomposti. I residui 90 freschi rappresentano la risorsa primaria di cibo per gli organismi viventi del suolo. La decomposizione dei residui freschi rilascia nel terreno I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. La sostanza organica ben decomposta (humus) rilascia lentamente e per lunghi periodi I nutrienti di cui hanno bisogno le piante. − MINIMA COLTIVAZIONE, si tratta di una definizione che comprende una vasta gamma di sistemi di lavorazione del terreno che tendono a preservare la copertura vegetale del suolo, riducendo considerevolmente i fenomeni erosivi legati all’azione del vento e dell’acqua. Queste pratiche minimizzano la perdita di nutrienti e di acqua, i danni alle colture e la perdita di fertilità. − MULTIFUNZIONALITA’. La revisione di medio termine ha profondamente cambiato la Politica Agricola Comunitaria. Il nuovo modello agricolo europeo che si è andato configurando, sostiene fortemente l’estensivizzazione delle aziende agricole, le quali possono ridurre il momento strettamente produttivo a vantaggio della tutela ambientale e dell’avvio di altre attività quali il turismo rurale, le fattorie didattiche, l’attivazione di percorsi naturalistici, ecc. L’agricoltore diviene cosi anche il “guardiano del territorio” ed assume tutto l’interesse a non depauperarlo, ma anzi a preservarlo e valorizzarlo. N − NEEM, albero asiatico (Azadirachta indica), dal quale si estrae l’azadiractina, un insetticida naturale. O − OLI MINERALI Sono derivati dalla distillazione del petrolio ad alte temperature (arricchito di idrogeno) e dalla successiva estrazione con solventi. Agiscono principalmente per asfissia, soffocamento degli insetti e delle loro uova. Funzionano anche come repellenti. Agiscono per contatto diretto principalmente su piccoli insetti, come diaspidi, coccidi, afidi, psilla e acari. Sono efficaci anche contro oidio ed infestanti (in considerazione della loro fitotossicità). − OLI VEGETALI, (olio di menta, olio di pino, olio di cumino), sono composti da sostanze naturali derivate da varie parti delle piante quali fiori, semi e frutti. Normalmente gli oli vegetali e quelli minerali vengono utilizzati in abbinamento a fungicidi e pesticidi, migliorandone l’applicazione e la durata. Gli oli vegetali hanno 91 azione insetticida sugli insetti e le loro uova. Esercitano inoltre un’azione repellente. − OMEOPATIA, è una terapia messa a punto dal medico tedesco Samuel Hahnemann all’inizio del diciannovesimo secolo, fondata sulla teoria “similia similibus curantur” (Il simile cura il simile). Secondo questa teoria le malattie guariscono con i rimedi che provocano in un individuo sano i sintomi della malattia stessa; questa viene considerata come una perturbazione della “forza vitale” dell’uomo. La cura consiste quindi nella riattivazione della forza vitale attraverso la somministrazione al malato di piccole quantità di opportune sostanze precedentemente dinamizzate, ovvero sottoposte ad un procedimento di diluizione e potenziamento che serve a renderle attive. In questo modo l’organismo riattiva i meccanismi protettivi, ristabilendo il suo regolare equilibrio biologico. Oggi molte malattie degli animali possono essere curate con le pratiche veterinarie omeopatiche. P − PACCIAMATURA, è la pratica che consiste nel ricoprire il suolo (nelle interfile e vicino alle piante) possibilmente con sostanza organica quale paglia, truccioli di legno, compost. Questa tecnica aiuta a preservare l’umidità nel terreno, contenere la flora spontanea, formare sostanza organica. − PERIODO DI CONVERSIONE, il diritto comunitario ha stabilito che ogni azienda che intende aderire al regime di controllo CE del biologico, deve superare un periodo di conversione di due anni per le colture erbacee e tre anni per le colture arboree. Gli enti di certificazione e le autorità competenti possono stabilire di allungare o ridurre tale periodo. − PERMACULTURA (AGRICOLTURA PERMANENTE): Movimento nato in Australia nel 1975. L’idea base è stata sviluppata da Bill Mollison; “il termine permacultura descrive un sistema integrato, permanente e sviluppato in fasi successive, basato sulla cooperazione ed interrelazione tra piante ed animali utilizzati per l’alimentazione umana. Una volta impostata l’azienda agricola questa si gestisce da sola. − PIRETRINE, estratti dal Chrysanthemum cinerariaefolium, sono insetticidi naturali. − PIRODISERBO, è un metodo di gestione della flora spontanea. L’esposizione delle piante alle alte temperature provoca uno 92 shock termico nei tessuti vegetali, compromettendone irreversibilmente la funzionalità, con conseguente morte della piñata in due-tre giorni. it is a weed control method; the exposure of wild plants to high temperature provokes a thermal choc in the vegetable tissues and an irreversible deterioration of the functionality of the plant, which dies within two-three days. L’attrezzatura più utilizzata è quella a fiamma libera alimentata a GPL. − POLISOLFURO DI CALCE viene usato come insetticida e fungicida. Il suo principio attivo è lo zolfo sotto diverse forme. Agisce come insetticida da contatto, data la causticità del preparato. É anche efficace contro la cocciniglia. Il Polisolfuro ha anche un’azione fungicida data la presenza dello zolfo. È usato per la difesa di agrumi, pesco, melo, albicocco, ciliegio, vite, olivo. − PRODUZIONI PARALLELE, si verificano quando nella stessa unità produttiva si attuano contemporaneamente coltivazioni, allevamenti o trasformazioni gestite sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. È da considerarsi produzione parallela anche quella che si verifica quando lo stesso prodotto viene coltivato sia con il metodo biologico che con quello convenzionale. Esistono a riguardo precise restrizioni ed accorgimenti stabiliti dalla normativa comunitaria. − PRINCIPIO DELLA CAUTELA, è quel principio secondo il quale, quando viene svolta un’attività che potrebbe rivelarsi dannosa per l’ambiente e la salute, vanno adottate tutte le misure precauzionali possibili. Ad es. gli OGM non vanno impiegati fin quando non sia stato fugato anche il minimo dubbio sulla loro pericolosità. − PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA, dopo un intenso processo partecipativo, nel settembre 2005, l’Assemblea generale IFOAM svoltasi ad Adelaide in Australia ha approvato la revisione dei “Principi di agricoltura biologica”. Questi principi sono le radici dalle quali cresce e si sviluppa l’agricoltura biologica: principio di salute (l’Agricoltura Biologica dovrebbe sostenere e rafforzare la salute del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta come uno solo ed indivisibile), principio di ecologia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, emularli ed aiutare a sostenerli), principio di giustizia (l’Agricoltura Biologica dovrebbe costruire sui rapporti che assicurano la giustizia in rispetto all’ambiente comune e le opportunità di vita), principio della 93 cautela (l’Agricoltura Biologica dovrebbe essere gestita in modo precauzionale e responsabile per proteggere la salute ed il benessere delle generazioni presenti e future e dell’ambiente). Q − QUASSIA, è un insetticida naturale derivato dall’albero della Quassia amara e dal Picrasma excelsa (Quassia giamaicana). I principi attivi sono quassina e neoquassina. La Quassia, oltre ad essere una pianta medicinale, è usata come repellente per cani e gatti. Agisce sul sistema nervoso, sia per contatto che per ingestione. Presentando una persistenza limitata la sua azione è piuttosto ridotta. Campo di applicazione: orticoltura, frutticoltura, viticoltura, silvicoltura, giardinaggio. Presenta bassa tossicità. R − RESISTENZA, è quella capacità che posseggono gli insetti di adattarsi in un certo lasso di tempo alle molecole dei pesticidi, i quali devono essere somministrati in dosi sempre maggiori per continuare a garantire lo stesso effetto iniziale. Questo fino a quando non si riveleranno del tutto inadeguati ed andranno allora sostituiti con preparati a base di altre molecole (questo è avvenuto ad es. con il DDT). − ROTAZIONI, le piante si succedono sullo stesso appezzamento seguendo una sequenza predeterminata sulla base delle caratteristiche aziendali. − ROTENONE, è un alcaloide, isolato per la prima volta nel 1895. É estratto dalle radici di alcune piante tropicali della famiglia delle leguminose: Derris elliptica, Derris spp., Lonchocarpus utilis, Tephrosia spp. Il Rotenone è soggetto a rapida decomposizione se esposto alla luce ed all’aria. Ha un ampio spettro d’azione, agendo contro lepidotteri, ditteri, coleotteri, ecc.. É anche usato in medicina veterinaria contro le mosche di Hypoderma. S − SAU, Superficie Agricola Utilizzata. − SINTETICO, prodotto creato con processo industriale chimico. Include sia i prodotti che non si trovano in natura che quelli che simulano invece prodotti realmente esistenti. 94 − SISTEMI AGRICOLI A BASSO IMPATTO AMBIENTALE utilizzano inputs interni all’azienda senza necessità di approvvigionamento esterno di concimi, pesticidi, ecc., il tutto allo scopo di ridurre l’impatto ambientale, i costi di produzione ed i rischi per la salute dell’operatore e del consumatore. L’adozione di questi sistemi agricoli risulta conveniente anche dal punto di vista economico, in quanto, seppure il minore ricorso ad inputs produttivi provoca un inevitabile calo delle produzioni, si riducono notevolmente pure i costi di acquisto di fertilizzanri, pesticide, diserbanti, ecc. (che costituiscono la voce di bilancio più onerosa per le aziende convenzionali). Questi sistemi agricoli pongono inoltre le basi per un’agricoltura durevole nel tempo e sostenibile anche per le generazioni future. − SOVESCIO, pratica che consiste nel seminare singole colture erbacee (ad es. favino) o miscugli di più specie, senza l’obiettivo di raccoglierne i prodotti ma allo scopo di interrare le piante per incorporare nel terreno biomassa verde. − STG, Specialità Tradizionale Garantita. T − TERAPIA AIURVEDICA, utilizza prodotti derivati da piante officinali e minerali per sviluppare il sistema immunitario degli animali. − TRACCCIABILITA’, si riferisce alla possibilità di seguire un alimento in tutte le fasi della sua produzione, trasformazione e commercializzazione: “dall’azienda alla tavola”. U − UBA, Unità di Bestiame Adulto V − VERMICOMPOST, miscela di rifiuti organici parzialmente decomposti e secrezioni di vermi. Contiene parti di piante, di cibo, materiale usato come lettiera dei vermi, bozzoli, vermi stessi ed organismi associati. W − WHO (=OMS), Organizzazione Mondiale della Sanità. 95 − WWOOF, (Willing Workers On Organic Farms) lavoratori volontari nelle aziende agricole biologiche, è un network internazionale di scambio che offer vitto, alloggio e tirocinio pratico in cambio di lavoro. Sono possibili esperienze di varia durata. Il WWOF offre eccellenti opportunità formative per chi vuole avvicinarsi al biologico, scambi di vita rurale, culturali, ed infinite opportunità di conoscenza dei movimenti del biologico. (www.wwoof.org). Z − ZONA DI RISPETTO, zona di confine che delimita un’azienda biologica, da una convenzionale, potenzialmente in grado di contaminare l’ambiente con sostanze quali pesticidi ed altri prodotti vietati nel biologico. 96 BIBLIOGRAFIA • AAVV, La zootecnia biologica bovina e suina in Italia – Tecniche e mercato, a cura di Andrea Povellato, pubblicazione dell’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, Edizioni Scientifiche Italiane, Roma, 2005. • L’evoluzione del mercato delle produzioni biologiche, Edizioni ISMEA, Roma, 2005. • Berardini L., Ciannavei F., Marino D., Spagnolo F., Lo scenario dell’agricoltura biologica in Italia, pubblicazione dell’INEA – Istituto Nazionale di Economia Agraria, Roma, 2006. SITI INTERNET • http://www.sinab.it - Portale del Sistema d’informazione nazionale sull’agricoltura biologica del Ministero italiano delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. • http://www.aiab.it - Portale dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica. • http://www.cittadelbio.it - Il Portale del network delle Città del Bio. 97 Allevamento biologico dei bovini da latte Progetto ECOLEARNING ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 QUESTIONARIO (da inviare a Biocert per fax allo 081 7612734 o per e-mail: [email protected]) Il presente questionario ha lo scopo di rilevare il livello di gradimento dell’opera da parte delle diverse tipologie di utenza e di raccoglierne tutti i suggerimenti, al fine di migliorare costantemente nel tempo la qualità del servizio offerto. Le informazioni trasmesse saranno trattate in modo anonimo. Solo coloro che intendono ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera dovranno espressamente autorizzare l’Associazione Biocert al trattamento dei dati personali, compilanto e firmando la nota in calce. 1. Da quale fonte ha appreso dell’esistenza del presente manuale? □ Internet □ rivista □ in fiera □ da un collega □ altro (specificare) __________________________________________________________ 2. La lettura del manuale ha soddisfatto le sue aspettative? □ in pieno □ solo in parte □ per niente 3. Ha letto altri manuali del progetto Ecolearning? □ no □ si (specificare) _________________________________________________________ 4. Cosa le piacerebbe fosse inserito o modificato nelle prossime edizioni? __________________________________________________________ Grazie per il tempo che ci ha dedicato e si ricordi di compilare la nota in calce se desidara ricevere gratuitamente gli aggiornamenti del manuale. ---- nota di autorizzazione al trattamento dei dati personali --------------------------------_l_ sottoscritt_ _________________________ , residente in _________________________ (___) alla Via ____________________________ , Tel. ______________ Fax ______________ E-mail ______________________ , eventuale sito web _________________________________________________ , autorizza il trattamento dei propri dati personali, ivi compresi quelli sensibili, ai sensi e per gli effetti del D. Lgs. 30.06.03 N. 196, al solo fine di essere inserito nell’elenco dei fruitori dei servizi formativi, gestito dall’Associazione Biocert con sede in Napoli alla Via Tasso 169, e ricevere gratuitamente gli aggiornamenti successivi dell’opera acquistata. Il responsabile del trattamento dei dati è il Sig. Salvatore Basile, presidente dell’Associazione Biocert. Luogo, data, firma 98 Partners del progetto comunitario “ECOLEARNING” - ES/07/LLP-LdV/TOI/149026 Instituto de Formación y Estudios Sociales MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.ifes.es Unión de Pequeños Agricultores y Ganaderos MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.upa.es Formación 2020 S.A. MADRID - SPAGNA Sito web: http://www.formacion2020.es AGROLINK SOFIA - BULGARIA Sito web: http://www.agrolink.org ARAD - Asociatia Romana Pentru Agricultura Durabila FUNDULEA - ROMANIA Sito web: http://www.agriculturadurabila.ro BFW – Berufsfortbildungswerk Gemeinnützige Bildungseinrichtung des DGB Gmbh - Competence Center EUROPA HEIDELBERG - GERMANIA Sito web: http://www.bfw.eu.com BIOCERT Associazione NAPOLI – ITALIA Sito web: http://www.biocert.it Escola Superior Agrária Instituto Politécnico de Viana do Castelo PONTE DE LIMA – PORTOGALLO Sito web: http://www.esa.ipvc.pt MÖGÉRT - Magyar Ökológiai Gazdálkodásért Egyesület BUDAPEST - HUNGARY Sito web: http://www.mogert.uni-corvinus.hu STPKC STPKC - Swedish TelePedagogic Knowledge Center NYKÖPING - SWEDEN Sito web: http://www.pedagogic.com 99