INTRODUZIONE
La Bibbia contiene diverse indicazioni per favorire la salute fisica dei figli di Dio; abbiamo visto che lo
scopo ultimo di queste prescrizioni è quello di permettere una migliore comprensione delle realtà
spirituali, attraverso la lucidità e la forza di una mente attenta e desiderosa di progredire sul cammino
della santificazione (perché sgombra da sostanze velenose, ecc.):
I Corinzi 9:25-27 > "Ora, chiunque compete nelle gare si autocontrolla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona
corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile.
Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non
come battendo l’aria; anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in
servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso
riprovato." (ND)
Ora, ai nostri tempi e particolarmente nei paesi progrediti, molte
delle norme igieniche contenute nella Bibbia sono state acquisite e
quindi praticate come normali. Tuttavia, soprattutto in campo
alimentare, i consigli di Dio sono stati visti dalla quasi totalità dei
cristiani come qualcosa che fosse limitato ai tempi antichi e specificatamente al solo popolo ebraico.
Nel tentativo di contestare quelle norme, si citano dei passi del
Nuovo Testamento che, si dice, aboliscono l’obbligatorietà dell’astensione dalle carni immonde e, per estensione, da tutta una
serie di sostanze voluttuarie, dannose all’organismo umano, di cui
oggi si fa largo uso.
Affronteremo dunque queste critiche da tre diversi punti di vista:
™ Sul piano biblico, esaminando i testi in oggetto, con il loro contesto, e domandandoci con
onestà qual è il messaggio che ci fanno pervenire.
™ Sul piano della logica, applicando quell’importantissima norma della sana esegesi che ci
obbliga a domandarci: "Se questa era la volontà di Dio a quel tempo, che cosa mi direbbe il
Signore oggi?"
™ Sul piano scientifico, analizzando numerosi studi e statistiche che mettono in risalto la validità
delle norme bibliche.
SUL PIANO BIBLICO
1. Le abluzioni dei Farisei
Marco 7:18-23 > «E disse loro: "Siete anche
voi così privi d’intelletto? Non capite che
tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non
può contaminarlo, perché non gli entra nel
cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?" Dichiarava così mondi tutti gli alimenti.
Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall’uomo,
questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro
infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le
cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose
cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo"» (BG).
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Questo passo, addotto da molti per dimostrare che Gesù abolì la distinzione fra animali puri e impuri,
si spiega facilmente esaminando il contesto interno a Marco cap. 7 ed il passo parallelo di Matteo cap.
15. Vediamo:
Marco 7:1-5 > «Allora si riunirono intorno a lui i farisei e alcuni scribi venuti da Gerusalemme. E,
avendo visto che alcuni dei Suoi discepoli mangiavano il cibo con le mani impure, cioè non lavate, li
accusarono. Infatti i farisei e tutti i Giudei non mangiano se non si sono prima lavate le mani con gran
cura, attenendosi alla tradizione degli anziani; e, quando tornano dalla piazza, non mangiano senza
prima essersi purificati. Ci sono molte altre cose, che sono tenuti ad osservare per tradizione: lavatura
di coppe, di brocche, di vasi di rame e di letti. Poi i farisei e gli scribi gli domandarono: "Perché i tuoi
discepoli non si comportano secondo la tradizione degli anziani, ma prendono il cibo senza lavarsi le
mani?"» (NR).
Qual era dunque l’argomento in questione? Dal chiaro
contesto si deduce che era il seguente: la tradizione degli
antichi imponeva delle particolari abluzioni prima di mangiare,
senza le quali il cibo era considerato impuro, tutte regole
umane che ovviamente Gesù non seguiva.
Queste abluzioni non consistevano in un semplice lavaggio
delle mani per ragioni d’igiene (ottima norma di pulizia che
Gesù non avrebbe certo contestato), bensì in una particolare
cerimonia durante la quale l’acqua era passata da una mano
all’altra, poi fatta colare lungo le braccia fino al gomito, ecc.
Era questa la pratica assurda a cui Cristo ed i discepoli non si
attenevano e per questo vennero accusati di mangiare cibi
ritualmente impuri, non carni immonde!
Il passo parallelo di Matteo lo conferma; dopo aver citato i vari
peccati che escono dal cuore dell’uomo, Gesù conclude:
Matteo 15:20 > "Queste son le cose che contaminano l’uomo.
Ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo" (L).
2. La visione di Pietro > Atti cap. 10
A Cesarea, abitava un centurione romano di nome
Cornelio, uomo credente che pregava il Signore
senza stancarsi. Costui ricevette un giorno la visita
di un angelo che lo aveva istruito sul dove trovare
Pietro, perché predicasse a lui e alla sua famiglia.
Cornelio, senza indugio, aveva mandato due
domestici ed un soldato fidato e credente a cercare
l’apostolo.
Ora, Iddio conosceva bene la mentalità ebraica, di
cui erano ancora parzialmente schiavi i Suoi
discepoli, a causa della quale un Giudeo non
sarebbe mai entrato in casa di un pagano,
nemmeno per predicare la verità divina. Gli Israeliti
non pensavano nemmeno che Dio amasse gli altri
popoli, né tanto meno che li volesse salvare.
Per questa ragione, Egli mandò una visione a
Pietro che si trovava in quel momento a Ioppe.
L’apostolo era salito sulla terrazza della casa dove
era ospite, per pregare, in attesa che venisse
pronto il pranzo. A sua insaputa, in quel momento,
stavano per arrivare i tre uomini mandati da
Cornelio.
Foto: Icona di Pietro nella casa del centurione Cornelio
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In questa visione, Pietro «vide il cielo aperto e scendere verso di lui un oggetto simile ad un gran
lenzuolo, tenuto ai quattro capi e che veniva calato a terra, dentro il quale vi erano tutte le specie di
quadrupedi, di fiere, di rettili terrestri e di uccelli del cielo. E una voce gli disse: "Pietro, alzati,
ammazza e mangia!". Ma Pietro rispose: "Niente affatto, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla
di impuro e di contaminato". E la voce gli disse per la seconda volta: "Le cose che Dio ha purificate, tu
non farle impure"» (vv. 11-15 – ND)
La cosa fu ripetuta per tre volte. Poi,
mentre Pietro stava meditando sul possibile significato della visione, arrivarono i
messaggeri di Cornelio, e lo Spirito Santo
gli disse: "Ecco, tre uomini ti cercano.
Alzati dunque, scendi e va’ con loro senza
alcuna esitazione, perché sono io che li ho
mandati" (vers. 19b-20 – ND).
C’è da notare, innanzi tutto, che Pietro – dopo
la morte di Cristo – (come del resto tutti i discepoli) aveva continuato ad astenersi dalle
carni immonde (vers. 14), segno che Gesù
non li aveva istruiti ad abbandonare tali norme alimentari. Quando, nelle epistole, si sollevano questioni relative a carni, il contesto mostra sempre molto chiaramente
che l’argomento NON è l’abolizione della distinzione fra carni pure ed
impure, bensì il mangiare o meno carni che sono state precedentemente sacrificate agli idoli.
Questo fu un problema per i neo-convertiti dal paganesimo e, infatti,
se ne trova traccia negli scritti dell’apostolo Paolo. Ma la questione
delle carni immonde non fu mai discussa, se lo fosse stata se ne
troverebbe ampia traccia nelle epistole.
Oggi, si citano passi al di fuori del loro contesto per dimostrare invece che il Signore intese abolirne la
distinzione, permettendo di mangiare di tutto. Anche in questo caso, come per il precedente, il
contesto stesso fornisce la spiegazione, per bocca dello stesso Pietro, che arrivato davanti a Cornelio
ed alle persone riunite in casa sua per ascoltarlo, disse:
Atti 10:28 > "Voi sapete come non sia lecito ad un Giudeo di aver relazioni con uno straniero o
d’entrare da lui; ma Dio mi ha mostrato che non debbo chiamare alcun uomo immondo o contaminato"
(L).
La notizia che la predicazione della salvezza era stata aperta
anche a dei pagani si propagò e Pietro, una volta rientrato a
Gerusalemme, fu chiamato a rendere conto della sua visita in
casa di Cornelio. Allora raccontò della visione avuta e del fatto
che Dio aveva sparso con potenza lo Spirito Santo su tutti quei
nuovi credenti, prima ancora che fossero battezzati. Così...
Atti 11:18 > «Udite queste cose, essi si calmarono e gloriaicavano Dio, dicendo: "Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche ai gentili per ottenere la vita!"» (NR).
Che cosa c’entrano le carni immonde in tutto questo discorso?!
Perché far dire alla Bibbia quello che non dice, rifiutando perfino la
spiegazione che ne dà essa stessa? Perché tirare per i capelli dei
testi, al di fuori del loro diretto contesto, pur di dimostrare che non
dobbiamo rinunciare a maiale, conigli, molluschi, e così via?!
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3. La futura apostasia
I Timoteo 4:3-5 > "Costoro vieteranno il matrimonio, imporranno di astenersi da alcuni cibi che Dio ha
creato per essere mangiati con rendimento di grazie dai fedeli e da quanti conoscono la verità. Infatti
tutto ciò che è stato creato da Dio è buono e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento
di grazie, perché esso viene santificato dalla Parola di Dio e dalla preghiera" (BG)
Parlando dell’apostasia futura, l’apostolo Paolo annuncia il sorgere di alcuni ipocriti, che purtroppo
daranno retta a "spiriti seduttori e a dottrine di demoni" (vedi vv. 1-2). Abbiamo visto nello studio che
riguarda lo stato dell’uomo nella morte che le "dottrine di demoni" qui citate sono una chiara allusione
al culto dei morti (secondo il preciso significato del termine greco) che si insinuò ben presto nella
chiesa primitiva e che poi fu sancito dal Cattolicesimo ufficiale.
D’altra parte, nel cristianesimo storico, quale altra denominazione proibì mai il matrimonio ad alcuno?
Solo nel Cattolicesimo ritroviamo il celibato obbligatorio per i sacerdoti e le suore, con tutto il suo
corredo di conseguenze disastrose.
Allo stesso modo, solo nel Cattolicesimo troviamo – fino a qualche anno fa – la proibizione assoluta di
mangiare dei cibi in certi giorni (per esempio, la carne il venerdì o il digiuno imposto prima dell’
eucaristia). Oggi tali proibizioni non sono più di moda, ma esse erano tassative fino a non molti
decenni fa, pena la scomunica e, nei tempi andati, perfino il rogo.
A parte queste considerazioni, esiste nel contesto stesso, come sempre, la chiave del discorso e la
dimostrazione che non si sta parlando di carni immonde. Infatti...
‰
La seconda parte del vers. 3 parla di cibi creati da Dio, affinché quelli che conoscono la verità
"ne usino con rendimento di grazie". Quando mangiamo cibi creati da Dio, Lo ringraziamo
infatti per la Sua bontà nel volerci provvedere cibi sani e adatti alla nostra salute. Come
ringraziare Dio prima di mangiare qualcosa che Dio stesso ha decretato come assolutamente
non adatto all’alimentazione umana?
Qui sta appunto il senso del discorso:
il versetto stabilisce una differenza fra
i cibi proibiti dall’uomo senza motivazioni bibliche e i cibi permessi da Dio
per nutrirci. È evidente che le carni
immonde non sono state create per
l’alimentazione dell’uomo, anzi la loro
astinenza è sancita dalla Parola di
Dio.
‰
I vv. 4-5 ribadiscono il concetto precedente: "Tutto quello
che Dio ha creato è buono; nulla è da riprovare"... Tranne
naturalmente quello che Dio stesso ha riprovato! Altrimenti
con questa frase mettiamo in contraddizione l’Eterno Iddio
con l’apostolo Paolo! E di nuovo: "Perché è santificato dalla
Parola di Dio e dalla preghiera...". Ma le carni immonde
sono condannate e non santificate dalla Bibbia, né la
preghiera umana saprebbe rendere santo ciò che Dio ha
dichiarato impuro.
Dio ha creato anche il tabacco, le droghe, i veleni, perché avevano
evidentemente una loro utilità nell’eco-sistema della natura (alcuni
veleni, per esempio, sono tuttora presenti in certe medicine); con
questo testo vorremmo forse affermare che possiamo usare a
nostro piacimento tutte queste sostanze nocive alla salute, solo
perché Dio le ha create?!
Oggi che anche il normale consumo di carni "pure" è diventato fonte di preoccupazione, secondo i più
aggiornati studi medici sull’insorgenza del cancro e di altre malattie, come asserire che le carni che
Dio ha giudicate non adatte all’uomo, sono invece sancite da questo testo di I Timoteo 4?
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4. Le carni sacrificate agli idoli
Romani 14:14 > "Io so e sono persuaso nel Signore Gesù, che nessuna cosa è immonda in se stessa,
ma chi stima qualche cosa immonda, per lui è immonda" (ND)
Il problema di fondo delle epistole, quando si parla di carne, è sempre lo stesso: si possono mangiare
le carni sacrificate agli idoli? Il contesto interno (vedi tutto il cap. 14), parla di persone che, essendo
"deboli" nella fede, si astengono del tutto dal mangiare carne (questa carne sacrificata agli idoli poteva
essere acquistata al mercato, ovviamente al di fuori dei confini della Giudea): Romani 14:1-3 > "Or
accogliete chi è debole nella fede, ma non per giudicare le sue opinioni. L’uno crede di poter mangiare
d’ogni cosa, mentre l’altro, che è debole, mangia solo legumi. Colui che mangia non disprezzi colui
che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio lo ha accettato"
(ND).
Foto: L’acropoli di Atene
Ora, se la questione fosse la distinzione
fra le carni immonde e quelle pure,
perché in questo passo sarebbero citati
coloro che preferiscono astenersi da
qualunque tipo di carne per non incorrere in peccato? Dovremmo verosimilmente vedere citati…
- quelli che, essendo "deboli" nella fede, continuano ad astenersi
dai cibi immondi non comprendendo che la loro proibizione è
stata abolita nel Nuovo Patto,
e…
- quelli che credono "di poter
mangiare d’ogni cosa" (vers. 2).
Paolo argomenta che è bene evitare di
scandalizzare il fratello più debole che si attiene, tutto sommato, alle prime direttive date dagli apostoli
ai nuovi convertiti, provenienti dal paganesimo, dopo la conferenza di Gerusalemme:
Atti 15:20 > "... Ma che si scriva loro di astenersi dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla
fornicazione, dalle cose soffocate e dal sangue" (L).
Foto: Rappresentazione di Zeus, padre degli dèi greci
Gli idoli, è vero, non sono nulla e quindi le carni sacrificate a
loro non contaminano, però – dice Paolo – è meglio non
scandalizzare quelli che non hanno superato il concetto sulla
"nullità" degli dèi pagani:
Romani 14:20-22a > "Non disfare, per un cibo, l’opera di Dio.
Certo, tutte le cose son pure ma è male quand’uno mangia
dando intoppo. È bene non mangiar carne, né bere vino, né
far cosa alcuna che possa esser d’intoppo al fratello. Tu, la
convinzione che hai, serbala per te stesso dinanzi a Dio" (L).
Il contesto esterno ripropone questo preciso argomento con
termini più chiari nella prima epistola ai Corinzi. Qui (ai cap. 8
e 10) le carne sacrificate agli idoli sono citate espressamente:
I Corinzi 8:4-13 > "Quanto dunque al mangiar carni
sacrificate agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel
mondo, e che non c’è che un Dio solo. Poiché, sebbene vi
siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra, come infatti ci
sono molti dèi e signori, tuttavia per noi c’è un solo Dio, il
Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per Lui, e
un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le
cose, e mediante il quale anche noi siamo. Ma non in tutti è
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la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa
sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata. Ora non è un cibo che ci
farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di
più. Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli. Perché se qualcuno vede
te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è
debole, non sarà tentata di mangiar carni sacrificate agli idoli? Così, per la tua conoscenza, è
danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto. Ora, peccando in tal modo contro i fratelli,
ferendo la loro coscienza che è debole, voi peccate contro Cristo. Perciò, se un cibo scandalizza mio
fratello, non mangerò mai più carne, per non scandalizzare mio fratello" (NR).
I Corinzi 10:25-29 > «Mangiate di tutto quello che si vende
al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza;
perché "al Signore appartiene la terra e tutto quello ch’essa
contiene". Se qualcuno dei non credenti v’invita e voi volete
andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti,
senza fare inchieste per motivo di coscienza. Ma se
qualcuno vi dice: "Questa è cosa di sacrifici", non ne
mangiate per riguardo a colui che v’ha avvertito, e per
riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di
quell’altro; infatti, perché la mia libertà sarebbe ella
giudicata dalla coscienza altrui?" (L).
Come si noterà, sarebbe veramente scorretto estrapolare il I Corinzi 8:8 ("Ora non è un cibo che ci
farà graditi a Dio...) dal suo contesto e far dire alla Bibbia che le norme dateci dal Signore per
salvaguardare la nostra salute fisica e mentale non ci riguardano più! Inoltre, si noti quante volte Paolo
cita come "deboli" nella fede quelli che vedono nelle carni sacrificate agli idoli un motivo d’intoppo e
quindi se ne astengono: vi è una netta analogia con il discorso fatto all’inizio di Romani 14.
Erano trascorsi ormai diversi anni dalla conferenza di Gerusalemme, al termine della quale erano
state proibite le carni sacrificate agli idoli; allora era stata una decisione saggia, perché i neo-convertiti
– appena usciti dal paganesimo – non erano ancora in grado di comprendere che i loro dèi, dopotutto,
non erano proprio nulla. Nella mentalità di un pagano appena arrivato a conoscere il Dio d’Israele
doveva farsi strada l’idea che non c’era contrapposizione fra l’onnipotente Iddio d’Israele ed i falsi dèi
dei pagani…
Foto: L’apostolo Paolo
No, doveva capire che c’era un unico e vero
Dio in tutto l’universo e tutti gli dèi pagani non
erano che pezzi di legno o di metallo! Non era
una cosa facile all’inizio della propria esperienza cristiana! Una volta acquisito bene questo
concetto, con il tempo, era facile arrivare alla
decisione di mangiare di tutto (fra le carni
permesse da Dio) senza chiedersi se erano
state o meno sacrificate a qualche dio del tutto
inesistente. Per questo, l’apostolo Paolo, con il
suo insegnamento, praticamente contraddice le
decisioni prese dopo il concilio di Gerusalemme, perché – essendo già trascorsi degli anni
dall’inizio della predicazione ai Gentili – tenta di farli maturare in questo aspetto e, lo si comprende
bene, definisce deboli coloro che non hanno ancora acquisito tale consapevolezza.
SUL PIANO DELLA LOGICA
Abbiamo studiato che, per una corretta interpretazione del messaggio delle SS. Scritture, è
necessario fare una lettura "teologica" della Bibbia (vedi studio "Principi d’interpretazione"), che
consiste nel chiedersi prima di tutto che cosa disse Dio agli scrittori ispirati di quel tempo, per arrivare
a capire che cosa Iddio dice oggi, nella nostra situazione, alla nostra capacità di comprensione e alla
nostra sensibilità, a duemila anni dalla Rivelazione completa del Suo messaggio per l’uomo.
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Seguendo la logica, domandiamoci dunque: se il Signore proibì taluni animali al tempo di Mosè (circa
1500 anni a.C.), in un mondo assolutamente incontaminato, non sarà tanto più necessario astenersene oggi che il mondo è inquinato da innumerevoli veleni e, quindi, la salute dell’uomo tanto più a
rischio?
Facciamo un esempio: i molluschi sono chiamati dagli esperti "gli spazzini del mare",
poiché si nutrono delle impurità contenute
nell’acqua marina (si trovano infatti soprattutto vicino agli scoli) e, probabilmente, sono
stati creati proprio per questa funzione. Ora,
se Dio li dichiarò immondi quando il mare era
privo di qualsiasi traccia di scoli urbani vari,
fognature, residui di industrie, metalli pesanti,
petrolio di petroliere affondate, residui radioattivi e... chi più ne ha, più ne metta... che cosa mi direbbe oggi che il mare si trova nelle
condizioni che sappiamo?!
La risposta sembrerebbe ovvia, soprattutto se
ci si ricorda che la motivazione basilare dell’
astensione da cibi nocivi è spirituale, più che fisica, per il contraccolpo che ne subisce il cervello...
Gli studiosi sanno, perché lo hanno sperimentato, che basta mettere un grappolo di cozze in un
secchio con acqua marina altamente inquinata, per vederla ritornare assolutamente pura nel giro di
poche ore. L’acqua è filtrata dalle cozze che ne trattengono tutte le impurità per nutrirsene. Non c’è da
stupirsi che i molluschi, mangiati crudi, provochino il colera!
Quanto al coniglio e alla lepre, per tanti anni, si era detto che la Bibbia aveva sbagliato classificando
questi animali fra i ruminanti. Oggi, dopo attenti studi, il loro processo digestivo è stato chiamato "proruminazione"! La Bibbia li condannava come non adatti all’alimentazione umana; oggi, che sappiamo
per certo che sono pericolosi per l’insorgenza della tubercolosi e la tularemia (malattia infettiva
causata da un batterio che colpisce la lepre, il coniglio selvatico ed altri roditori), ci sentiremo
autorizzati a consumarli?
Per il consumo di carne equina, un lavoro
regolarmente pubblicato in Italia, eseguito dal
Servizio Veterinario del distretto di Barletta,
l'I.S.S. laboratorio di parassitologia, l'Università degli Studi di Bari, Facoltà di Medicina
Veterinaria, e l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Foggia, informa che la trichinellosi
umana, causata da consumo di carne equina,
è stata descritta per la prima volta nel Nord
Italia (Bagnolo in Piano, Reggio Emilia) nel
1975.
Dopo questo episodio epidemico, tra il 1975 e
il 1993 sono stati registrati altri otto focolai di
cui tre nel nostro Paese e cinque in Francia.
Oltre 2600 individui sono stati affetti da trichinellosi durante questi episodi morbosi, ma
sicuramente in molti episodi sono mancate indagini epidemiologiche approfondite per cui si può
ragionevolmente considerare questo numero come sottostima della popolazione umana coinvolta.
Tutti gli episodi sono stati attribuiti al consumo di carne equina sulla base dei dati epidemiologici.
Prove sperimentali hanno evidenziato come il cavallo si infetti abbastanza facilmente con diverse
specie di trichinella.
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Gli allevatori di maiali sanno che la morte naturale dei suini è il cancro, se non macellati per tempo. La
carne di maiale è stata dichiarata cancerogena dall’Organizzazione Olandese per la Lotta contro il
Cancro. Inoltre, quasi tutti i maiali sono affetti da trichinosi, provocata da un parassita che si trasmette
all’uomo procurandogli dolori, che spesso vengono curati come artrite o altro, perché è difficile da
diagnosticare. Le autopsie però indicano che ne sono affette il 20% delle persone. Come pensare che
una carne simile sia salutare? Studi approfonditi hanno dimostrato tutto il pericolo di consumare carne
di maiale (vedi articolo di F. Vinas in fondo al presente studio).
Altro esempio: per quanto riguarda il divieto di consumare grasso animale, oggi la ricerca scientifica
ha ampiamente documentato la responsabilità dei grassi saturi nella genesi dell’arteriosclerosi, con
conseguenti rischi per cuore e cervello.
Paul Dudley White, il cardiologo che ebbe in cura il Presidente Eisenhower, negli anni della Casa
Bianca, citò una volta Levitico 7:23, ed affermò: "È concepibile che tra alcuni anni noi medici dovremo
ripetere ai cittadini degli Stati Uniti d’America il consiglio che Dio comandò a Mosè di dare ai figli
d’Israele tremila anni or sono."
Foto: Sanguinacci
Per quanto riguarda il divieto del sangue, oggi è ben nota
alle popolazioni che sono solite fare uso di sanguinaccio, la
possibilità d’intossicazioni collettive, se il sangue non è più
che ben conservato. La scienza moderna ci dice che proprio
nel sangue, come nei reni, nel fegato e nelle ossa, si
ritrovano elevate concentrazioni di sostanze tossiche
esogene (antibiotici, cortisonici, calmanti: tutte sostanze
largamente usate negli allevamenti di animali da macello) ed
endogene (per esempio, si pensi a quanta adrenalina può
circolare nel sangue degli animali, dovuta allo stress dei
moderni metodi di allevamento).
È strano: oggi che conosciamo nei minimi particolari la nocività di certi alimenti, ci ostiniamo a
proclamare che queste proibizioni riguardavano solo gli Ebrei...!
SUL PIANO SCIENTIFICO
Stralci di un articolo di Natalia Aspesi comparso su "La Repubblica" di venerdì 17 gennaio 1986:
Foto: Il Prof. Luciano Pecchiai
«Da Luciano Pecchiai si va in pellegrinaggio, con l’animo
speranzoso e solo lievemente penitente: da vent’anni non
mangia né zampone, né mousse di cioccolato, neppure a
Capodanno, il che gli dà un’aria forte, ascetica, senza rimorsi.
Di sé dice: ‘Sono diventato ruspante!'
È il primario patologo all’Ospedale Buzzi di Milano, l’ospedale
dei bambini: i primi cui, come novello Erode, strappò di bocca
biscottini ed omogeneizzati...
C’è chi mangia miglio e konbu, un tipo di alga giapponese,
inseguendo le filosofie orientali. Pecchiai invece ha avuto, un
quarto di secolo fa, una certezza: che per quello che riguarda
l’alimentazione, tutto era già stato detto dalla Bibbia:
"Tutte le religioni danno regole alimentari imponendole come dettami spirituali da non infrangere per
non violare la legge sacra. Per quello che riguarda la Bibbia, abbiamo tralasciato la sua saggezza
anche perché la Chiesa stessa, dopo che fu chiaro che Galileo aveva scientificamente ragione, si
premunì da altri smacchi affermando che essa conteneva soltanto verità religiose e non certezze
scientifiche. Abbiamo perso così un’ importante eredità culturale che va assolutamente recuperata:
tanto più che da anni ormai la scienza ne ha confermato la validità."
Dimentichi della Bibbia, viviamo in un’epoca di errori, eccessi e avvelenamenti alimentari che
deteriorano la qualità della nostra esistenza, ci rendono sempre sensibili alle patologie da
raffreddamento, cioè influenze, bronchiti e tonsilliti e, dopo anni di porcherie inghiottite con grande
godimento, preda delle cosiddette malattie della civilizzazione; patologie vascolari, infarto, emorragia
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cerebrale, arteriosclerosi, disturbi metabolici, come il sovrappeso e il diabete, artrosi, invecchiamento
precoce e soprattutto tumori.
La tavola degli ultimi anni è diventata uno status symbol, la gente ha abbandonato appena ha potuto
ciò che sembrava "povero", i cereali, per affermarsi anche con ciò che sembrava "ricco", per esempio
la carne: a poco a poco nelle mense i sindacati hanno ottenuto i menù a tre portate, codificando, dice
Pecchiai, uno dei più dannosi errori alimentari, quello delle incongrue associazioni di cibo nello stesso
pasto, "con conseguente rallentamento digestivo, gonfiore intestinale, sonnolenza, minor attenzione e,
spesso nel turno pomeridiano maggior incidenza degli infortuni"...
In fondo alle pentolone collettive o ai tegami casalinghi in
cui buttiamo ogni giorno grandi quantità di grassi, di carne,
di zucchero, alla caccia di sapori e piaceri sempre più
sfacciati o raffinati, noi rimestiamo una buona possibilità di
predisporci al cancro. Da anni ormai gli studiosi americani
seguono questa ipotesi facendo andare di traverso, con i
rapporti del National Cancer Institute e della American
Cancer Society, le bistecche a montagna e i piattoni di
gelati industriali che costituiscono la dieta quotidiana di
milioni di statunitensi.
Ecco dunque le confortanti relazioni sugli Avventisti della
California che mangiano frutta e verdura, latte e uova e i
Mormoni dell’Utah che non mangiando carne né bevendo
caffé, tè, alcool, sfuggono più facilmente ai tumori dell’intestino; ecco i Bantu vegetariani del Sudafrica
e gli Indiani Tarahumara del Messico, divoratori di fagioli, meno infestati dalla mortale malattia e
anche dall’infarto.
"Si tratta di studi complessi che durano
anni, che necessitano di un’indagine retrospettiva, perché i tumori hanno latenza
anche di trent’anni - dice Umberto Veronesi direttore dell’Istituto dei Tumori di
Milano e il più ascoltato oncologo europeo
- Tuttavia ci sono delle quasi certezze;
l’eccesso di cibo può essere correlato ai
tumori, un consumo troppo abbondante di
grassi e di carne è abbastanza sicuramente collegato con i tumori al seno e alla
prostata.
All’opposto una dieta abbondante di fibre,
cioè di vegetali verdi e freschi e di cereali
protegge dai tumori intestinali e forse
polmonari. Sembra che la vitamina A, sia più protettiva. In generale è doveroso raccomandare, tra le
prevenzioni tumorali, di seguire una dieta alimentare bilanciata, ricca di vegetali e povera di calorie, di
grassi e di carne."
I nuovi monaci della salute sfuggono il fumo e le
droghe, non toccano gli integratori alimentari sintetici
che invece vanno tanto di moda, aborrono lo zucchero
e tutti i dolci, escluso con molta parsimonia il miele...
limitano i prodotti animali, preferendo comunque il
pesce alla carne, si dedicano con frenesia alle verdure,
ai cereali rigorosamente integrali, ai legumi, scartano
tutti i grassi escluso l’olio extravergine di oliva sopraffino. E soprattutto evitano i pasti a più portate, dedicandosi al salutare monopiatto con contorno di verdure.
Sembra facile, ma non lo è: perché ciò che è più dannoso alla salute è, oltre ovviamente alla sofisticazione
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degli alimenti, l’associazione di cibi che poi vagano nei nostri intestini lottando tra di loro con battaglie
tra succhi acidi, ptialina e pepsina e altri umori, che ci lasciano poi, gonfi, assonnati e fragili.
Quindi, tanto per avere un’idea: mai nello stesso pasto, pasta con la carne, carne con il latte, latte con
le uova, uova col formaggio; mai frutta o dolci sia con gli amidi che con le proteine, il che vuol dire che
la frutta va mangiata da sola e possibilmente solo alla prima colazione, mai grassi con le proteine (per
esempio patate fritte con la carne, trionfo del fast food, o arrosto con la panna).
E allora?... Semplice: c’è il riso integrale, c’è la pasta integrale, ci
sono i fiocchi d’avena, le lenticchie e i fagioli, ci sono tutte le verdure cotte e crude, la frutta e anche certi dolcetti neri e ruvidi resi
mangiabili dall’uvetta, ci sono le olive, c’è la frutta secca, c’è lo
yogurt. E, miracolo, c’è in questo modo la certezza di dimagrire sul
serio, senza intossicarsi con medicinali, eccessi di proteine e inutili
rinunce di pasta e di pane.»
A proposito del monopiatto, raccomandato nell’articolo suddetto,
che eviterebbe il pericolo di combinazioni alimentari sbagliate,
citeremo il fenomeno della leucocitosi. Di che cosa si tratta? Dopo
un normale pasto all’italiana composto per esempio di pastasciutta, carne con contorno d’insalata, frutta, forse dolce e caffé,
da analisi compiute su vasta scala, si è riscontrato nel sangue all’inizio della digestione un brusco
quanto elevato aumento dei globuli bianchi (i leucociti appunto), che tornano a livelli normali dopo
alcune ore.
Ora come probabilmente tutti sanno, i globuli bianchi sono preposti alla difesa del nostro organismo.
Questo fenomeno mette così in evidenza un fatto assurdo: il nostro corpo si difende dal pasto che
abbiamo ingerito allo scopo di nutrirlo! In effetti, il sangue tenta di arginare i danni della sicura
fermentazione che sta producendosi.
Come fare allora? Senza voler arrivare ad essere
fanatici delle combinazioni alimentari, buona norma
sarà quella di non consumare troppe varietà di cibi
nel corso di uno stesso pasto (variando invece molto
la dieta nel corso della settimana), abituandosi alla
verdura cruda come antipasto e scartando la frutta
alla fine, evitando di mescolare le proteine fra loro e
grosse quantità di amidi con grosse quantità di
proteine (il piattone di pasta con abbondante
secondo di proteine varie, per intenderci).
Nell’articolo sopra riportato erano anche citati gli
Avventisti della California. Ecco in proposito alcune ricerche interessanti. Diversi anni fa, spiegando le
cause della crescita vertiginosa della spesa pubblica per l’assistenza sanitaria nel suo paese, Frank
Miller, l’allora ministro della Sanità dello Stato dell’Ontario (Canada) disse:
«La cosa più frustrante è che la fetta più cospicua della nostra spesa sanitaria è devoluta al
trattamento delle cosiddette "malattie da scelta", quelle che risultano dall’abuso di alcool,
tabacco e droghe, alimentazione eccessiva, mancanza di esercizio, sregolatezza
sessuale e condotta negligente.»
Apparve subito un articolo sul giornale "The Toronto Star" (7 novembre 1974) dal
titolo: "Biasimato un modo di vivere negligente a causa degli elevati costi ospedalieri". Esso suggeriva anche di vivere come gli Avventisti del Settimo Giorno, perché così si sarebbero ridotte del 40% le spese sanitarie del Governo, realizzando un’economia di 575
milioni di dollari canadesi (nel 1974) per il solo stato dell’Ontario che contava allora una popolazione di
otto milioni e mezzo di abitanti!
"Il notevole record di salute dei membri della Chiesa Avventista del VII Giorno – proseguiva l’articolo –
dimostra chiaramente che il loro modo di vivere può far realizzare delle fantastiche economie".
La citata stima del 40% fu basata su studi epidemiologici sostenuti da vari ricercatori. Studi del genere
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sono ormai stati condotti in molte nazioni, fra cui l’Australia, la Polonia, la Norvegia, la Nuova Zelanda,
il Giappone, l’Olanda, gli U.S.A. e l’Italia.
Il campione di Avventisti italiani è stato studiato dal professor Luigi Barbara, direttore della Cattedra di
Clinica Medica del Policlinico S. Orsola di Bologna. In tutti i casi i ricercatori hanno riconosciuto che i
vegetariani "sono particolarmente sani e longevi": meno tumori, ipertensione, varici, emorroidi, calcoli
renali e qualità di vita.
Per esempio, l’articolo del giornale canadese, di cui si parlava sopra, citava uno studio pubblicato da
"The Journal of the American Medical Association" (10 ottobre 1966), in cui si paragonava la salute di
11.000 Avventisti californiani di sesso maschile con quella di altri maschi dello Stato.
Fu rilevato che "la mortalità media per tutti i maschi dovuta a vari disturbi respiratori era del 12%,
paragonata con solo il 3% per gli Avventisti. Di 28 Avventisti morti per cancro polmonare o enfisema,
27 erano convertiti da poco ed erano stati forti fumatori prima di entrare nella chiesa.
Foto: Sezione di una vena intasata dal colesterolo
Gli Avventisti subivano il primo attacco cardiaco dieci
anni più tardi rispetto alla media dei maschi californiani.
Gli Avventisti subivano attacchi cardiaci in ragione del
40% in meno rispetto agli altri uomini. Altre ricerche
rilevarono che: "Il cancro della bocca, della laringe e dell’
esofago era dieci volte meno comune fra gli Avventisti.
Gli Avventisti avevano un livello di colesterolo nel
sangue sensibilmente inferiore. Come si sa gli alti livelli
sono spesso precursori di arteriosclerosi ed attacchi
cardiaci. Gli Avventisti provenienti da famiglie della stessa fede vivevano dieci anni più a lungo della
media; quelli non provenienti da tali famiglie vivevano quattro anni più della media."
Per citare altre statistiche, abbiamo un’incidenza dell’80% in meno per quanto riguarda il cancro al
polmone, del 38% in meno per le leucemie, del 45% in meno per le malattie di cuore, del 45% in meno
per il diabete.
Uno studio analogo a quello di cui parla l’articolo sopra riportato, segnalò, nella fascia d’età che va dai
45 ai 65 anni, una mortalità ridotta del 50% fra gli uomini e addirittura inferiore del 60% fra le donne
Avventiste rispetto al resto della popolazione femminile californiana. (Statistiche relative alla mortalità
negli anni 1958-1965 a cura di Phillips, Lemon e collaboratori: "Coronary Heart Disease Mortality
among Seventh-Day Adventists with Differing Dietary Habits" - ‘Journal of Clinical Nutrition’).
I risultati di uno studio più recente condotto per 12 anni su 34.000 avventisti in California sono stati
rilasciati in luglio 2001. Essi hanno confermato che lo stile di vita praticato da molti avventisti
contribuisce a un’aspettativa di vita più elevata della media. Il gruppo di avventisti sembra essere il più
longevo che sia mai stato studiato.
CONCLUSIONE
Esiste da alcuni anni, nel campo medico, una nuova disciplina che si chiama la "Psico-NeuroEndocrino-Immunologia" (P.N.E.I.), che ha dimostrato al di là di ogni dubbio (60/70.000 ricerche negli
ultimi dieci anni) l’interdipendenza fra i vari sistemi del corpo. Questo conferma che il nostro stile di
vita e la nostra alimentazione influenzeranno pesantemente la nostra mente sia in bene che in male;
come pure la nostra igiene mentale o, al contrario, il nostro "inquinamento" psicologico avranno delle
marcate ripercussioni su tutto il nostro fisico, rendendoci più forti oppure più esposti alle malattie.
Un esempio per tutti: il cervello di un bambino che trascorre ore davanti a videogiochi improntati alla
velocità e/o alla violenza scatenerà dosi massicce di adrenalina ed altri ormoni che terranno, a loro
volta, il sistema immunitario sempre in allerta. Ora, dobbiamo pensare a questo sistema come ad un
esercito di soldati che fanno continuamente stressanti esercitazioni: quando arriverà il nemico vero
(virus, germi) sarà troppo stanco per affrontarlo e risulterà perdente. E tutto questo spiega perché è
stata cura del nostro amorevole Signore farci pervenire nella Sua Parola tante indicazioni per quanto
riguarda sia l’igiene fisica che mentale. In conclusione si può dire che la ricerca scientifica con le sue
statistiche sta dalla parte degli antichi principi espressi nel Libro Sacro e, di conseguenza, dalla parte
di chi ha fatto di questi principi la propria norma di vita.
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Articolo di FREDERIC VINAS da "IL GIRASOLE" (ripreso da "IL MESSAGGERO AVVENTISTA" 1984
per la rubrica "SCIENZA E FEDE":
DIMMI COSA MANGI E TI DIRO’ CHI SEI
(Aspetti negativi del consumo della carne di maiale)
Il problema più grosso per le Facoltà di Medicina in questi ultimi tempi è la mancanza di cadaveri
umani sui quali gli studenti possono praticare le autopsie. Oggi vengono impiegati corpi di persone
morte in varie circostanze, però non dimentichiamoci che durante il Medioevo era proibito eseguire tali
pratiche sugli esseri umani.
Gli studenti di medicina di allora, per i loro esercizi di anatomia utilizzavano un animale di
disposizione, forma, pelle e struttura degli organi interni molto simile a quella umana. Ci riferiamo al
maiale, in quanto la sua pelle si presenta molto simile alla nostra.
Questa analogia anatomica tra l’uomo e il
maiale è un fattore in più che contribuisce
a facilitare un interscambio biochimico tra
le sostanze e i materiali che costituiscono
entrambi gli organismi.
In questo modo, mangiando carne di maiale ingeriamo un elevato tasso di mucopolisaccaridi presenti in una grande quantità di
strutture del tessuto connettivo dell’animale, e che, una volta dentro il nostro organismo, si dirigono soprattutto verso quei luoghi a cui biologicamente appartengono.
Una carne che crea il vizio
Che il maiale sia un animale "del quale si può utilizzare tutto" lo sappiamo tutti, ma i motivi per una
così larga utilizzazione non sono molto convincenti. Si tratta, in effetti, di un animale domestico con
pochi muscoli e poche ossa, ma con molto tessuto connettivo, grasso e sangue, così come grandi
organi e viscere, il che favorisce il macellaio che può sfruttare fino all’ultimo pezzo di organismo,
impiegando condimenti, spezie e altri metodi (affumicamento, ecc.) allo scopo di "rendere commestibili" parti dell’animale che, senza queste elaborazioni, ripugnerebbero qualsiasi persona.
È da notare che, chi si è abituato a consumare questa carne rimane alla mercè di una specie di
assuefazione (come nel caso di tabacco, alcool, caffé ed altre droghe). Forse alcuni lettori rimarranno
meravigliati di fronte a tanti effetti negativi prodotti dalla carne di maiale, ma l’istinto naturale
dell’essere umano, benché in gran parte represso e attutito per tanti secoli di sottomissione ad una
civiltà e a culture contraddittorie, avverte che non si deve abusare di tale carne. Forse che gli arabi e
gli ebrei si sono basati su questo istinto naturale per proibirne il consumo?
Il noto Dr. Reckeweg ci ricorda i rammarichi dei suoi pazienti quando venivano informati di dover
rinunciare a questa carne: "Però dottore è così buona!".
Da parte sua, il Dr. Hoffmann, psichiatra di Mannheim, afferma che chi "gode" di questa carne inventa
tutti i tipi di scuse per continuare a mangiarla (come succede spesso anche per il tabacco, l’alcool ed il
caffé). D’altra parte chi è riuscito a liberarsi dall’ "assuefazione", in presenza di questa carne sente
una vera ripugnanza nel mangiarla ancora. È simile al caso dell’ex-fumatore al quale risulta
insopportabile l’odore proveniente da un posacenere pieno di mozziconi, specialmente al mattino.
Risulta indubbio che gli ormoni sessuali del maiale (specialmente gli androgeni: ormoni sessuali del
maiale maschio) giocano un ruolo importante nella valorizzazione della sua carne. Così è risaputo che
il maiale maschio viene sterilizzato settimane o mesi prima di essere ucciso per poter utilizzare una
carne che altrimenti risulterebbe non commestibile per il suo cattivo odore.
Reckeweg lamenta che l’azione di questi ormoni non sia stata studiata sufficientemente, perché
sospetta la loro azione cancerogena. I maiali non vivono molti anni. In primo luogo perché la loro età
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biologica è limitata a pochi anni, e poi, perché vengono creati per essere uccisi intorno ai sei anni al
massimo. Come sanno perfettamente gli esperti di allevamento, se i maiali vivono più di sei anni
sviluppano inevitabilmente qualche tipo di tumore. Non senza ragione, per tutto ciò che abbiamo detto
finora, possiamo affermare che oggi come oggi il maiale può essere considerato una "copia o
immagine negativa dell’uomo".
Come reagisce l’organismo
Secondo l’opinione del Dr. Reckeweg, i comuni meccanismi fisiologici di eliminazione e disintossicazione che possediamo (orina, pelle, tubo digerente, ecc.) non entrano
in funzione quando consumiamo carne di maiale, cosicché il nostro organismo reagisce con meccanismi di eliminazione patologici, vale a dire, con infiammazioni di vario
tipo.
Nel caso in cui la quantità di carne ingerita non sia oltremodo eccessiva, possono non presentarsi infiammazioni, ma potrà comparire nel nostro tessuto
connettivo un deposito di elementi mucillaginosi e grassi che conduce ad un’obesità caratteristica:
torace cilindrico (nei consumatori abituali di carne insaccata) così come gambe e braccia (soprattutto
nei consumatori dei vari tipi di prosciutto).
Ora, se il sovraccarico che rappresenta per la salute il consumo ripetuto di carne di maiale, raggiunge
un valore ancora più elevato in modo tale che i depositi del nostro organismo si trovino saturi e i
meccanismi fisiologici di disintossicazione non bastino, allora il nostro corpo reagisce - come ultimo
tentativo - con processi infiammatori.
Questo succede specialmente se a tutto ciò si aggiunge un sistema circolatorio periferico e centrale
aggravato dal notevole deposito di sostanze mucillaginose e grasse apportate dal consumo di carne di
maiale.
Di quali processi infiammatori si tratta? Principalmente: foruncolosi, infezione carbonchiosa
(specialmente sulla nuca e sulle spalle), ascessi ghiandolari (delle ghiandole sudoripare), appendicite
e colecistite (infiammazione della cistifellea).
Reckeweg racconta di numerosi casi osservati da lui stesso o citati dai colleghi, e inoltre sottolinea la
predisposizione ad un futuro attacco apoplettico per i consumatori cronici di questa carne.
Menziona anche la grande incidenza di "Ulcus cruris" (ulcera
nelle gambe), molto frequente a Berlino, dove il consumo di
"eisbein" (zampone) è molto elevato. Non potrebbe essere
questo processo infiammatorio un ultimo sforzo dell’organismo per liberarsi da un eccesso di tossine? Non saranno
forse le numerose reazioni infiammatorie del tessuto connettivo da parte distale della gamba, la valvola di sfogo che ci
libera ed allo stesso tempo ci avverte di complicazioni più
gravi?
Il fatto è che, per quanto queste sofferenze vengono
trattate con medicinali o processi fisici, la loro guarigione
è difficile se il paziente non si decide a sopprimere la
carne di maiale dalla propria dieta.
Altre sofferenze cui possono essere soggetti i consumatori abituali di carne di maiale sono l’artrite e l’artrosi,
Questo perché la solida e resistente sostanza che
costituisce le nostre cartilagini si rammollisce - e viene in gran parte sostituita - nel momento in cui
viene invasa dal tessuto connettivo mucillaginoso, proveniente dal maiale. In realtà, tutto il sistema di
sostegno si infiacchisce rendendo l’individuo gonfio, pigro e poco agile.
Anche le secrezioni vaginali di certe pazienti (leucorrea) vengono considerate meccanismi di
eliminazione di tossine, la cui cura si risolve favorevolmente se vengono eliminati i veleni ed altri fattori
aggravanti presenti nella carne di maiale.
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La medicina ufficiale
La situazione tossica provocata dal consumo di carne di maiale è completamente ignorata dalla
medicina ufficiale. Dal punto di vista della Homotossicologia tutte le malattie devono essere
considerate come un meccanismo difensivo del nostro corpo di fronte alle tossine o meglio, di fronte a
lesioni e scompigli provocati dall’ azione delle tossine o veleni sia microbici che metabolici.
Se il nostro organismo si trova "maltrattato" al punto tale che i suoi meccanismi fisiologici di eliminazione non bastano o falliscono, e si trova a dover ricorrere a processi di eliminazione infiammatori
(patologici), dobbiamo aiutarlo a ristabilire tali meccanismi fisiologici (terapeutica depurativa naturista)
e non limitarci a somministrargli prodotti antinfiammatori. Se ci limitiamo solamente a dissimulare i
sintomi di una malattia, somministrando medicinali aggressivi, non curiamo il paziente...
Il consumo di carne di maiale favorisce il diminuire della capacità di risposta biologica del nostro
organismo, lo sviluppo di batteri e virus. Inoltre, se cerchiamo di combattere lo sviluppo microbico con
antibiotici, i nostri meccanismi biologici di difesa smettono di funzionare e, alla lunga, diminuisce la
loro capacità di risposta. L’unico modo di fortificare le nostre difese biologiche è appunto far lavorare
biologicamente il nostro organismo.
Il maiale come consumatore d’immondizia
Tutti sappiamo come e dove vivono purtroppo i maiali e il significato della parola "porcile". La loro
carne sarà così nociva per la nostra salute per il
sudiciume in cui vivono e per le porcherie che
mangiano?
Forse in parte sì, ma non dimentichiamo che la
carne di cinghiale è tanto nociva quanto quella del
maiale domestico, con l’unica differenza che il
primo possiede una minore quantità di grassi. È
risaputo, ad esempio che i cacciatori, una volta
ucciso un cinghiale, devono squartarlo il più
presto possibile perché altrimenti la sua carne
diventa non commestibile per le caratteristiche
tossiche che acquisisce... processo questo non
necessario con gli altri animali da caccia.
Per concludere, diremo che, secondo il Dr. Reckeweg, l’essere
umano possiede un’età biologica massima di 150 anni. In luoghi dove
non si consuma carne di maiale come il Caucaso, il Tibet, la Turchia
ed altri paesi islamici che godono di un clima mite, esistono
numerose persone con età comprese tra i 130 e i 150 anni ed in
perfetto stato di salute.
Abbreviazioni delle varie traduzioni della Bibbia:
L
= Riveduta Luzzi
NR
= La Nuova Riveduta
ND
= La Nuova Diodati
BG
= Bibbia di Gerusalemme
TILC = Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente
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1 INTRODUZIONE La Bibbia contiene diverse indicazioni per