L’ALIMENTAZIONE NEL MEDIOEVO DURANTE IL
PERIODO FEUDALE
Le varie invasioni barbariche
influenzarono, senza sconvolgerle,
le abitudini alimentari delle
popolazioni italiane.
Nel Medioevo, il popolino mangiava
solo quello che produceva e cioè
vegetali, cereali, legumi, ortaggi,
frutta, olio d’oliva e vino, o quello
che trovava nel bosco, completati
nel migliore dei casi dalla carne,
grazie alla caccia e all’allevamento
allo stato brado. Questi alimenti
rappresentavano le principali fonti
di calorie anche se il pane era un
alimento essenziale.
Con la caduta dell’immenso
impero Bizantino iniziò, fra i
popoli, una grande decadenza.
La vita di tutti i giorni
divenne più modesta,in
quanto condizionata dalle
continue minacce di guerre,
pericoli di invasioni e dalle
innumerevoli scorribande da
parte dei briganti. Gli unici
luoghi che mantennero un
minimo di autosufficienza
alimentare e serenità furono i
monasteri e le abbazie.
Zuppa e pane erano la base dell‘ alimentazione
quotidiana. Le zuppe erano prevalentemente di
legumi e venivano bevute direttamente dalla
ciotola o mangiate intingendo il pane al
loro interno. Il pane era l'alimento
fondamentale per tutta la popolazione: ogni
famiglia lo preparava in casa propria
impastando farina integrale, acqua, sale e
lievito per poi cuocerlo nel forno a legna.
Il formaggio sulle mense dei meno abbienti, era considerato
un’alternativa alla carne. Era insomma
la carne dei poveri
e tale
accostamento
veniva
ribadito
dal
divieto
ecclesiastico di consumare latticini il venerdì e nei giorni di
digiuno, poiché erano considerati alimenti grassi. Il formaggio
era
un‘ importante fonte di energia ed era consumato
soprattutto durante il periodo della raccolta.
I poveri erano sicuramente denutriti e morivano spesso di
fame; i ricchi, invece, si nutrivano in modo vario e abbondante.
Nelle case contadine, la carne si consumava bollita; in questo
modo, non solo si addolciva il sapore del sale, ma si faceva il
brodo che serviva come base per altre preparazioni.
I signori se volevano mantenere il loro prestigio nei confronti
degli altri castellani, dovevano ostentare un tenore di vita
lussuoso. Per questo, soprattutto nel caso di visite di ospiti
di riguardo, offrivano pranzi riccamente imbanditi.
Si consumavano una grande quantità
di frutta, verdura e di dolci come
bignè, cialde, ciambelle, biscotti e
marzapane. Per fare la pasticceria,
come per gli altri usi culinari, il
grasso più usato era il lardo, invece
l’olio d’oliva era raro perché
carissimo e solo in Italia e in
Spagna era abbastanza diffuso; lo
si sostituiva con quello ricavato
dalle mandorle, dalle noci e dai
semi di canapa, che era utilizzato
oltre che per scopi alimentari anche
per l’illuminazione. Mentre il
dolcificante più impiegato era il
miele, che in questi secoli era
l’unico dolcificante noto.
I
medievali
amavano
la
cacciagione (mangiavano le gru
e i cigni, mentre le anatre e i
fagiani
erano
considerati
uccelli
ornamentali)
che
arricchiva e diversificava i
menù e i pesci, soprattutto
d’acqua dolce (anche perché il
trasporto di quelli di mare era
costosissimo), e in particolare
le anguille. Il pesce, fresco,
salato
o
essiccato,
era
considerato il sostitutivo della
carne nei periodi di magro ed
occupava un posto importante
nell'alimentazione.
Quanto alle bevande, al primo posto nel consumo era la birra che
si diffuse soprattutto per merito dei monasteri, che operarono un
decisivo salto di qualità nella produzione della bevanda
introducendo nuovi ingredienti, tra i quali il luppolo; poi venivano
il vino e il sidro, prodotto dalla fermentazione delle mele e tutti,
dal lavoratore al signore, bevevano vino in gran quantità. I
contadini erano costretti ad accontentarsi di vinelli ottenuti con
la spremitura dei rimasugli dell'uva, già pigiata, per fare i vini
destinati alla tavola dei ricchi.
Realizzato dagli alunni della 2 B
dell’ I.C.S De Amicis-Bolani a.s.
2014-2015:
• Cutrupi Alessandro
• Furci Giuseppe
• Romeo Martina
• Romeo Vincenzo
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