0 Elaborato EXPO 2015 Classe IV liceo “Italo Svevo” di Colonia – Germania Alles BIO oder was? Italia e Germania a confronto "L’uomo è ciò che mangia" (Ludwig Feuerbach – filosofo tedesco) "Le cose più belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare" (George Bernard Shaw – scrittore irlandese) Colonia, gennaio 2015 1 INDICE “Alles Bio oder was?” Italia e Germania a confronto“ Introduzione 2 Definizione di „Biologico“ e Principi dell'agricoltura biologica (IFOAM) 4 Il mercato del “Biologico” in Italia e in Germania 8 Perché Bio - al servizio dell’ambiente e dei consumatori Verbrauchervertrauen 15 Produzioni biologiche - controllo e garanzia 22 Conclusioni 28 Appendice Bugie e Rischi degli organismi geneticamente modificati (ogm) 32 Alimentazione: etichette più chiare, comprensibili e trasparenti negli stati membri 36 Antiossidanti: fino al 69% in più nella frutta e verdura biologica – I radicali liberi 38 Alcuni dati statistici in forma grafica 42 Fonti 46 2 INTRODUZIONE Siamo la classe IV del Liceo “Italo Svevo” di Colonia ed evidentemente siamo un po’ pazzi, altrimenti non avremmo partecipato a questo concorso del Ministero dell'Istruzione, in occasione dell’EXPO 2015 di Milano. Ma l’idea ci è piaciuta e l’argomento “alimentazione”, in ogni caso, faceva parte del nostro programma di scienze – quindi allora, perché non farne un piccolo cavallo di battaglia? Abbiamo deciso di occuparci del BIO – dei prodotti biologici. Un tema attualissimo e perfetto, perché ben si sposa con il tema dell’EXPO “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Quanto segue è il risultato della nostra fatica – farete bene a leggerlo, ce l’abbiamo messa tutta! L’elaborato non pretende di essere originale in tutte le sue parti. Infatti la maggioranza dei testi e delle grafiche ripotate sono state riprese da pubblicazioni specifiche del settore e riadattati alla struttura, sia di contenuto che di forma, dell’elaborato che intendevamo produrre. Alcuni testi sono anche originali, scritti da noi stessi, in ogni caso ben ricercati e documentati. Ci preme chiarire questo concetto: la ricerca che abbiamo fatto non voleva essere – e per via del tempo ristretto di lavoro – non poteva essere esaustiva. Per noi, se vogliamo, era forse più importante ciò che avremmo appreso durante lo studio che l’elaborato stesso. Volevamo crearci un’idea di cosa significa prodotto biologico e sana alimentazione, volevamo capire che influenza hanno i consumatori sulle produzioni e sui mercati e, viceversa, capire come mercati e produttori possono influenzare il comportamento dei consumatori. E poi, ma è veramente tutto bio ciò che viene dichiarato come tale? In che modo i consumatori possono difendersi dalle frodi? Beh, una cosa ci era chiara fin dal primo momento: a tutte queste domande, e a quelle che via via arrivavano mentre facevamo le ricerche, non saremmo mai riusciti a dare delle risposte complete. 3 Però, crearci una forma mentis per questo tipo di problematica era importante. Quindi, con la santa pazienza, ci siamo messi giù a ricercare, a costruire una sorta di architettura del bio e, naturalmente, a confrontare ciò che trovavamo con quelle che erano le nostre esperienze personali. E qui ne abbiamo avute di sorprese! Noi viviamo in Germania, ma proveniamo da famiglie di origine italiana: siamo un po’ italiani in Germania e un po’ tedeschi in Italia – nulla più di logico, quindi, che cercare di capire come questi due nostri paesi si comportano in questo settore. – da qui il titolo dell’elaborato “Alles BIO oder was? Italia e Germania a confronto”. Quindi abbiamo cercato di paragonare il mondo bio italiano con quello tedesco: una fatica di Sisifo, ma ne è valsa la pena. Ora il nostro compito sarà quello di divulgare ciò che abbiamo appreso – ne parleremo con le nostre famiglie, con gli amici dentro e fuori della scuola e, se sarà possibile, accenderemo un dibattito con altre scuole italiane e tedesche. Bene, intanto che noi contribuiamo a costruire l’Europa, voi divertitevi per favore con quello che siamo riusciti a mettere insieme. Buona lettura! Viel Spaß beim Lesen! Nota Bene: Non sempre, riportando gli articoli che ci interessavano, siamo riusciti a dichiararne bene la fonte – per questo in fondo all’elaborato abbiamo riportato tutti i siti internet visitati. Se ne dovesse mancare qualcuno vogliate scusarci. 4 DEFINIZIONE DI „BIOLOGICO“ Cos’è l’agricoltura biologica L'agricoltura biologica è un metodo di produzione definito dal punto di vista legislativo a livello comunitario con un primo regolamento, il Regolamento CEE 2092/91, sostituito successivamente dai Reg. CE 834/07 e 889/08 e a livello nazionale con il D.M. 18354/09. Il termine "agricoltura biologica" indica un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l'impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l'utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell'acqua e dell'aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo. Per salvaguardare la fertilità naturale di un terreno gli agricoltori biologici utilizzano materiale organico e, ricorrendo ad appropriate tecniche agricole, non lo sfruttano in modo intensivo. Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, si pone la massima attenzione al benessere degli animali, che si nutrono di erba e foraggio biologico e non assumono antibiotici, ormoni o altre sostanze che stimolino artificialmente la crescita e la produzione di latte. Inoltre, nelle aziende agricole devono esserci ampi spazi perché gli animali possano muoversi e pascolare liberamente. Le coltivazioni In agricoltura biologica non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere). Alla difesa delle colture si provvede innanzitutto in via preventiva, selezionando specie resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione appropriate, come, per esempio: 5 la rotazione delle colture: non coltivando consecutivamente sullo stesso terreno la stessa pianta, da un lato si ostacola l'ambientarsi dei parassiti e dall'altro si sfruttano in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti del terreno; la piantumazione di siepi ed alberi che, oltre a ricreare il paesaggio, danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e fungono da barriera fisica a possibili inquinamenti esterni; la consociazione: coltivando in parallelo piante sgradite l'una ai parassiti dell'altra. In agricoltura biologica si usano fertilizzanti naturali come il letame opportunamente compostato ed altre sostanze organiche compostate (sfalci, ecc.) e sovesci, cioè incorporazioni nel terreno di piante appositamente seminate, come trifoglio o senape. In caso di necessità, per la difesa delle colture si interviene con sostanze naturali vegetali, animali o minerali: estratti di piante, insetti utili che predano i parassiti, farina di roccia o minerali naturali per correggere struttura e caratteristiche chimiche del terreno e per difendere le coltivazioni dalle crittogame. Il ricorso a tecniche di coltivazione biologiche ricostruisce l’equilibrio nelle aziende agricole; qualora, comunque, si rendesse necessario intervenire per la difesa delle coltivazioni da parassiti e altre avversità, l’agricoltore può fare ricorso esclusivamente alle sostanze di origine naturale espressamente autorizzate e dettagliate dal Regolamento europeo (con il criterio della cosiddetta “lista positiva”). Gli allevamenti Anche l’allevamento biologico segue criteri normativi definiti dall’Unione Europea, attraverso il Regolamento CE 1804/99 e a livello nazionale con il D.M. n.91436 del 4 Agosto 2000. Principi generali Gli animali devono essere alimentati secondo i loro fabbisogni con prodotti vegetali produzione ottenuti con biologico, metodo di coltivati di preferenza nella stessa azienda o nel comprensorio in cui l'azienda ricade. L'allevamento degli animali con metodo biologico è strettamente legato alla terra. Il numero dei capi allevabili è in stretta relazione con la superficie disponibile. I sistemi di allevamento adottati devono soddisfare i bisogni etologici e fisiologici degli animali. Pertanto essi devono consentire agli animali allevati di esprimere il loro comportamento naturale 6 e debbono garantirgli sistemi di vita adeguati. Sono vietati il trapianto degli embrioni e l'uso di ormoni per regolare l'ovulazione eccetto in caso di trattamento veterinario di singoli animali. L'impiego di razze ottenute mediante manipolazione genetica è vietato. Il trasporto del bestiame deve essere quanto più breve possibile ed effettuarsi in modo da affaticare il meno possibile gli animali. Le operazioni di carico e scarico devono effettuarsi senza brutalità. E' vietato l'uso di calmanti durante il tragitto. Il trattamento degli animali al momento della macellazione o dell'abbattimento deve limitare la tensione e, nello stesso tempo, offrire le dovute garanzie rispetto all'identificazione e alla separazione degli animali biologici da quelli convenzionali. Scelta delle razze E' preferibile allevare razze autoctone, che siano ben adattate alle condizioni ambientali locali, resistenti alle malattie e adatte alla stabulazione all'aperto. Ricoveri e norme igieniche Le condizioni di allevamento devono tenere conto animali. del In l'allevamento comportamento innato particolare. strutture devono le essere degli per salubri, correttamente dimensionate al carico di bestiame e devono consentire l'isolamento dei capi che necessitano di cure mediche. Inoltre devono essere assicurati sufficiente spazio libero a disposizione degli animali. Per ogni specie e categoria di animali il Regolamento CE 1804/99 definisce degli spazi minimi che devono essere garantiti sia al coperto (in stalle, ricoveri) sia all'aperto (paddock e altro). Alimentazione La dieta deve essere bilanciata in accordo con i fabbisogni nutrizionali degli animali. Il 100% degli alimenti dovrebbe essere di origine biologica controllata. Non possono comunque mai essere somministrati agli animali allevati con metodo biologico: stimolatori di crescita o stimolatori dell'appetito sintetici; conservanti e coloranti; urea; sottoprodotti animali (es. residui di macello o farine di pesce) ai ruminanti e agli erbivori monogastrici, fatta eccezione per il latte e i prodotti lattiero-caseari; escrementi o altri rifiuti animali; alimenti sottoposti a trattamenti con solventi (es. panelli di soia o altri semi oleosi) o addizionati di agenti chimici in genere; organismi geneticamente modificati; vitamine sintetiche. 7 PRINCIPI DELL'AGRICOLTURA BIOLOGICA (IFOAM) I principi dell'agricoltura biologica sono stati formulati dalla Federazione Internazionale dei Movimenti dell'Agricoltura Biologica (IFOAM). Questi principi (IFOAM, 2005) hanno lo scopo di ispirare il movimento biologico nella sua complessità. Sono inoltre presentati in modo da poter essere adottati a livello mondiale. IFOAM ha formulato quattro principi. Il principio del benessere L'Agricoltura Biologica dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta, come un insieme unico ed indivisibile. Un suolo sano produce cibi sani che favoriscono il benessere degli animali e delle persone. Per questo motivo bisogna evitare di usare fertilizzanti, pesticidi, farmaci per gli animali e additivi alimentari. Il principio dell'ecologia L'Agricoltura Biologica dovrà essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, imitarli ed aiutarli a mantenersi. Il principio dell'equità L'Agricoltura Biologica dovrà costruire relazioni che assicurino equità rispetto all'ambiente comune e alle opportunità di vita. Questo principio insiste sul fatto che gli animali devono essere allevati in condizioni di vita che siano conformi alla loro fisiologia, comportamento naturale e benessere. Il principio della precauzione L'Agricoltura Biologica dovrà essere gestita in modo prudente e responsabile, al fine di proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l'ambiente. La scienza è necessaria per assicurarsi che l'Agricoltura Biologica sia sana, senza rischi ed ecologica. Comunque la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L'esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate offrono soluzioni valide e consolidate nel tempo. L'Agricoltura Biologica rifiuta tecnologie imprevedibili, come l'ingegneria genetica. Conseguenze di questi principi per gli animali Riguardo agli animali, si può affermare che questi principi implicano che la salute e il benessere animale non possono essere separati dagli altri aspetti relativi all'agricoltura e alla produzione di cibo. L'agricoltura biologica ha un approccio olistico e ciò significa che la salute delle piante, del suolo e degli esseri umani non si raggiunge con trattamenti chimici o farmacologici per curare patologie causate dai metodi di produzione, ma sviluppando e sostenendo metodi di produzione in grado di garantire la salute e il benessere degli animali. Sviluppando cioè un prodotto in armonia con le condizioni biologiche e i processi naturali di piante e animali. 8 IL MERCATO DEL “BIOLOGICO” IN ITALIA A GERMANIA Superficie bio in Europa "Nel continente europeo la superficie biologica è ulteriormente aumentata in modo consistente anche nel 2010 e sta ora per raggiungere i 10 mio ha: sono stati coltivati secondo criteri biologici 9,7 mio ha, vale a dire il 2% dell'intera superficie agricola", spiega Helga Willer dell'Istituto di ricerche per l'agricoltura biologica FiBL, Svizzera. L'esperta ritiene che il trend continui a essere positivo. Nell'UE, considerata come unità politica, sono stati coltivati biologicamente poco meno di 9 mio ha, ovvero il 5% della superficie agricola. Rispetto al 2009 la superficie bio è cresciuta di mezzo milione diettari. Campione d'Europa con la superficie bio più estesa è attualmente la Spagna con 1,5 mio ha, seguita da Italia (1,1 mio ha), Germania (0,99 mio ha) e Francia (0,85 mio ha). I maggiori incrementi di superficie in assoluto si registrano in Francia (170.000 ha) e in Spagna (125.000 ha), continua Willer. Il mercato del biologico in Germania La Germania, con oltre 80,5 milioni di abitanti, si colloca nella media europea per quanto riguarda la spesa pro capite per prodotti alimentari biologici. Nel 2013 ogni tedesco ha comprato alimentari di questo genere per € 86,00, molto di meno rispetto a uno svizzero (€ 189,00) o a un danese (€ 159,00), ma di più a paragone con un italiano (€ 31,00). Grazie al numero di abitanti, il fatturato del settore agroalimentare biologico è il più elevato in Europa e ha superato nel 2013 il valore di 7 miliardi di Euro. Negli ultimi dieci anni il fatturato dell'intero settore biologico in Germania è triplicato fino a raggiungere i 7,55 miliardi di euro: questi i dati rilevati dal Bund Ökologische Lebensmittelwirtschaft - BÖLW (Unione tedesca degli operatori economici del settore ecologico alimentare) di Berlino. Secondo il barometro delle vendite del Bundesverband Naturkost Naturwaren - BNN (Federazione tedesca dell'alimentazione e dei prodotti naturali) di Berlino, nel 2013 sopra i banconi dei negozi biologici in Germania sono passati prodotti per circa 2,5 miliardi di euro. Il bio si mantiene inalterato sulla rotta del successo: nel primo semestre del 2014 i fatturati sono nuovamente aumentati con una percentuale che tocca quasi la doppia cifra. Ora si tratta di impostare le strutture in modo che reggano con sicurezza il futuro e di sfruttare i 9 potenziali esistenti per crescere ulteriormente', commentano gli esperti tedeschi del commercio alimentare. Il potenziale del biologico in Germania si aggira a medio termine intorno ai 13 miliardi di Euro. Il commercio al dettaglio tradizionale ne copre l’80%, cioè circa 10,5 miliardi di euro. Ciò implica un potenziale di crescita di mercato pari al 120%. Oltre alla GDO (grande distribuzione organizzata), il secondo canale principale di distribuzione è rappresentato dai negozi specializzati bio. Osservando la struttura del canale di distribuzione più solido colpisce il fatto, che il fatturato dei negozi con una superficie inferiore a 800 metri quadrati è in calo. Solo i supermercati con una superficie superiore a 800 metri quadrati e i discount continuano a registrare uno sviluppo crescente. L’introduzione del bio nei discount ha dato infatti un grande impulso al mercato, e questo canale si è guadagnato in pochi anni una quota del 27% delle vendite bio. Dopo Aldi, l’insegna partita nel 2001, sono arrivate Lidl nel 2005, Penny nel 2007, Plus nel 2009. Riguardo ai negozi specializzati bio l’andamento procederà nella direzione delle grandi dimensioni. I supermercati biologici registrano una forte crescita, la concorrenza interna nel commercio specializzato cresce. Allo stesso tempo, la concorrenza del commercio al dettaglio di generi alimentari, che negli anni scorsi ha acquisito competenza nel settore biologico, aumenterà. Il prezzo acquisirà sempre maggiore importanza. I piccoli negozi biologici con una superficie fino a 350 metri quadrati si troveranno, a medio termine, di fronte alle seguenti alternative: ampliarsi, specializzarsi o chiudere. Il mercato è suddiviso in larga parte tra i canali convenzionali della GDO e quelli specializzati. 10 Nei primi (inclusi i discount) confluisce il 50% del valore del mercato, con una gamma di referenze che va da 80 a 450 per punto vendita fino ad arrivare a 1.000 nelle catene regionali come “Tegut” e “Feneberg”. Per i negozi specializzati passa il 30% delle vendite, con un numero di referenze molto più elevato, tra le 4.000 e le 8.000. La restante quota è rappresentata da canali quali i negozi di panetteria e di salumeria (10-200 referenze), la vendita diretta e le vendite on-line. Grazie all’agenzia di ricerca di mercato di Bonn, AMI, siamo a conoscenza di alcune statistiche ufficiali riguardo al commercio estero: La Germania ha importato il 32% del latte alimentare e il 26% di burro biologico principalmente da Danimarca e Austria. Il formaggio pare abbia, secondo l’AMI, una percentuale altrettanto elevata di importazioni. Altri prodotti come lo yogurt e la panna, però, sono quasi al 100% di provenienza tedesca. Prodotti proposti e/o richiesti dai consumatori Possiamo vedere un andamento costante per quanto riguarda il vino e la pasta (circa 11.8%). Nel 2013 gli acquisti di prodotti agroalimentari biologici hanno rappresentato il 3.8% della spesa totale del settore. Le uova sono il prodotto con la più elevata percentuale di biologico (8.5%). Gli ortaggi hanno una quota del 5.7% con alcune varietà significative, per esempio oltre il 40% delle carote vendute in Germania è bio. Il pollame, prodotti da carne, carne fresca e formaggi hanno la quota bio che non supera 2%. Il consumatore tedesco è 11 influenzato dall´acquisto dei prodotti biologici. Sempre nel 2013, ad esempio, si è osservato un calo degli acquisti di carne fresca bio del 7.2%, del pane del 7.8%, latte (6.0%) e frutta fresca (4.5%). In Germania il consumo di oli alimentari vede al primo posto l‟olio di oliva, seguito da quello di girasole e di colza. Il consumo annuo pro-capite di olio d’„oliva extravergine/vergine” è pari ad 1 litro, mentre per quello biologico si scende addirittura a 39 ml. Volendo schematizzare, il mercato degli oli extravergini bio in Germania si può considerare preveda tre fasce: • Fascia standard, da circa 8 a 10 € al litro; rappresenta percentualmente la quota più importante (cir-ca l‟85%). Esempi: Private label (basic bio, Dennree), grandi marchi bio (Byodo, Rapunzel); • Fascia media da oltre 10,00 a 23,00 € al litro; rappresenta una quota molto più limitata (1214%). Esempi: grandi marchi di oli DOP (Byodo, Rapunzel, Bio Planète); oli fruttati leggeri, medi, intensi; • Fascia premium oltre 23,00 € al litro; rappresenta una quota molto esigua (intorno all‟1%). Esempi: oli che puntano sulla esclusività della confezione e qualche produttore di qualità (Cutrera, Frantoio Franci). Negli ultimi anni la vendita di frutta e verdura bio ha avuto una crescita esponenziale. Secondo Organic Monitor (dati del 2011) i tedeschi hanno speso 6,6 miliardi di euro in prodotti alimentari biologici dei quali il 27% è costituito dall´ortofrutta. Ogni cittadino nel 2012 ha 12 consumato in media 105 kg di frutta fresca (8.668.000 tonnellate) e sembra che la mela sia la preferita dei consumato (circa 25,9 kg). Per quanto riguarda gli ortaggi il commercio dei pomodori è il più proficuo dato che i consumi totali, sia freschi che trasformati, si attestano a 20,6 kg. Il mercato del Biologico in Italia Sin dalla nascita dell'agricoltura biologica si è posto il problema della commercializzazione dei prodotti ottenuti con l'applicazione di questo metodo di coltivazione. Al principio, l'agricoltore bio utilizzava esclusivamente i canali di vendita diretta; poi si sono aperti i primi negozi specializzati e si è assistito ad una rapida crescita delle vendite attraverso il dettaglio specializzato. Ancora oggi vendita diretta e negozi specializzati costituiscono i principali canali di vendita al dettaglio. I canali intermedi di commercializzazione raggruppano tutti gli operatori e i luoghi fisici attraverso cui la merce passa dal produttore al dettagliante. I canali intermedi possono essere distinti in "specializzati" e "non specializzati" in funzione della tipologia dei prodotti trattati e della clientela servita. L'ingrosso non specializzato tratta i prodotti biologici insieme ai convenzionali o a quelli provenienti da altre forme di agricoltura ecocompatibile e, generalmente, rifornisce i canali di vendita al dettaglio tradizionali; invece, i canali intermedi specializzati trattano prevalentemente prodotti biologici e li rivendono al dettaglio specializzato. Inoltre, sono ancora pochi i distributori affermati nel mercato dei prodotti tradizionali che hanno esteso la propria attività ai prodotti biologici. I distributori intermedi favoriscono il trasferimento delle merci sui mercati al dettaglio. Questa funzione è tanto più necessaria e complessa quanto più risultano sparsi sul territorio i punti vendita al dettaglio e quanto minori sono le dimensioni e le capacità organizzative dei medesimi. I produttori, per scelta o perché dispongono di scarse risorse da destinare alla ricerca di nuovi mercati, si rivolgono ai distributori intermedi e, preferibilmente ai grossisti specializzati, per trovare altre e più remunerative forme di collocamento delle proprie produzioni. I distributori, infatti, per dimensioni, struttura organizzativa e professionalità sono in grado di individuare nuovi segmenti di mercato e di proporsi ai medesimi. 13 Boom del bio in Italia In nessun altro paese dell'Europa esiste un numero maggiore di aziende biologiche quanto in Italia: nel 2010 si contavano 47.663 agricoltori, trasformatori e commercianti. Attualmente la superficie bio occupa 1.1 mio ha (SINAB-Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, Italia). Per tradizione il mercato italiano degli alimenti ecologici è fortemente influenzato dai negozi biologici indipendenti che, nel 2010, hanno registrato una crescita da 700 a 800 mio di EUR (+ 14%). Parimenti aumentato è anche il fatturato dei prodotti bio nella distribuzione convenzionale, per la precisione da 450 a 500 mio di EUR (+ 11%). In Italia i negozi bio più importanti appartengono al gruppo EcorNaturasì, la catena maggiore che conta 88 supermercati bio, due ristoranti e una macelleria. Nel 2010 il loro fatturato è salito di quasi il 20%, raggiungendo i 112 mio di EUR. Sui comparti alimentazione fuori casa e altri canali di commercializzazione, come ad es. la vendita diretta dall'azienda agricola e i mercati settimanali, sono ricaduti rispettivamente 250 mio di EUR. Sul mercato interno sono stati venduti prodotti biologici per 1,8 mld di EUR, mentre le esportazioni hanno realizzato un ulteriore miliardo di EUR. Con ciò nel 2010 il settore biologico italiano è cresciuto complessivamente di 300 mio di EUR (12%). In questo scenario, sia europeo sia mondiale, l’italia riveste un ruolo di primaria importanza: con oltre 48mila operatori impegnati nella produzione biologica. Per oltre un milione di ettari di terreno, il mercato del biologico italiano vale circa 3 miliardi di euro, facendo dell’Italia una delle protagoniste del settore a livello (al sesto posto nella graduatoria mondiale per quanto riguardata le vendita in valore) ed in particolare a livello europeo (si colloca al quarto posto, dopo Germania, Francia e Regno Unito). Il settore sconta, pero, delle enormi potenzialità che sono ancora inespresse considerando che la domanda nazionale pro-capite, con acquisti medi annui di circa 25 euro a persona, indica una penetrazione ancora troppo bassa, sul fronte del mercato interno, per i prodotti biologici, soprattutto se confrontata con la Germania, principale mercato europeo per i prodotti biologici, con una spesa pro-capite di prodotti biologici di 74 euro/anno, sulla base dei dati pubblicati dalla Fibl/IFOAM. E il dato non riguarda solo la grande distribuzione, ma anche i canali di vendita specializzati confermano la crescita del volume d’affari. E’ possibile accedere qui al report completo e dettagliato sul mercato biologico in Italia. D’altra parte, non sono dati che destano stupore se pensiamo al fatto che, negli ultimi dieci anni, il consumatore italiano è sempre più orientato alla qualità e alla genuinità (e al 14 gusto) nel momento in cui acquista un prodotto alimentare, ed è disposto a spendere dal 5 al 10% in più. Si tratta di un consumatore con un buon livello di istruzione, uno status sociale medioalto, e in prevalenza di sesso femminile. Tra i consumatori di prodotti bio, si distinguono e crescono coloro che si rivolgono a canali di vendita specializzati, quali piccoli negozi di quartiere, fattorie biologiche, gruppi di acquisto solidale (GAS), soprattutto per l’acquisto di frutta e verdura. GDO La grande distribuzione organizzata (spesso abbreviata GDO) moderno sistema vendita al è il di dettaglio attraverso una rete di supermercati e di altre catene di intermediari di varia natura. La GDO rappresenta l'evoluzione supermercato del singolo, che a sua volta costituisce lo sviluppo del negozio tradizionale. La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come gli anni passati, il maggior numero di aziende agricole biologiche in Sicilia, seguita dalla Basilicata, mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all'Emilia Romagna seguita dal Veneto. Il principale comparto produttivo ad orientamento biologico è rappresentato dai cereali (23,1% del totale, più della metà grano duro) e dai foraggi (20,7%); seguono l'olivicoltura (11,4%) e la viticoltura (4%). Nel 2007 il settore del biologico italiano, corrispondente all'1,6% del mercato agroalimentare nazionale, risulta avere un valore complessivo di 1.6 milioni di euro. Prodotti più venduti: Miele di Millefiori, Pasta, Olio-Aceto, Vino, Farina, Legumi e cereali bio, Tè, Marmellata, Pomodoro e sughi, Frutta e verdura bio, Pane 15 PERCHÉ BIO - al servizio dell’ambiente e dei consumatori Ambiente Per condurre uno stile di vita sostenibile è necessario ricorrere a prodotti biologici, poiché essi risultano privi di pesticidi e residui chimici. Ciò, di conseguenza, comporta la riservatezza dell’ambiente evitandone l’inquinamento e lo spreco di energia, inoltre favorisce la biodiversità. La produzione di tali prodotti sostengono l’habitat della fauna selvatica e anche il terreno risulta più fertile perché non presenta sostanze chimiche che potrebbero impoverirlo e, in tal modo, è possibile tutelare i prodotti da cui ne derivano, sostenendo, così, anche l’agricoltura del nuovo millennio. L’agricoltura biologica riduce al massimo il rilascio di residui nell’acqua, nel terreno,nell’aria conserva la e naturale fertilità del suolo, consuma meno energia garantendo un ambiente più salubre per chi vive e lavora in campagna e non utilizza né concimi chimici e né fertilizzanti rispettando, in tal modo, l'etica e la morale che tutela la rotazione naturale dei terreni coltivati e i ritmi del bestiame allevato. Inoltre l’inquinamento di aria, acqua e suolo; erosione e perdita di fertilità del suolo riducono la biodiversità e gli elevati consumi energetici e la produzione di gas serra sono alcuni dei problemi creati dall’agricoltura convenzionale e che nemmeno la sua versione geneticamente modificata è in grado di risolvere. Su tutti questi problemi l’agricoltura biologica ha invece dimostrato di essere capace di offrire delle soluzioni, sia attraverso l’applicazione del Regolamento Cee, sia attraverso regole più restrittive adottate volontariamente dagli agricoltori. Consumatori I prodotti biologici sono migliori rispetto a quelli industrializzati perché essi, non essendo esposti al processo di maturazione artificiale, hanno un sapore migliore, rispetto alle solite convenzioni, e sono più ricchi di nutrienti e minerali, favoriscono la crescita del corpo (in particolare nei bambini) e sono liberi da neurotossine e sostanze cancerogene. Inoltre, il cibo biologico, è provato e testato grazie a controlli continui che lo rendono più sicuro, evitando così il rischio di 16 allergie, malattie infiammatorie e cancro. Tale procedimento evita ad essi di far parte di questa larga scala di esperimenti non controllati escludendo l’impiego di residui antiparassitari e fitofarmaci o prodotti OGM. Gli alimenti biologici, in particolare la frutta (pesche, kiwi e mele), risultano, di conseguenza, più ricchi di vitamine (specialmente C), acidi grassi, i quali migliorano lo sviluppo cerebrale, più consistenti, rinforzano il metabolismo e il sistema immunitario. Alcune ricerche recenti hanno riportato in tali prodotti biologici vi è un contenuto più elevato di antiossidanti, nutrienti, beta-carotene e polifenoli. Inoltre stimolano la rigenerazione di organi e tessuti e prevengono il deposito di tossine chimiche. La salute dei consumatori è, di conseguenza, molto più tutelata poiché riduce la possibilità di esposizione della persona ad antibiotici e farmaci. Perché scegliere biologico? Le piante bio, non essendo aiutate dalla chimica a crescere e a difendersi, sono costrette a produrre da sole molte più sostanze protettive, che hanno un effetto contro insetti, funghi e batteri. Inoltre la polpa dei frutti da cui ne derivano contiene meno acqua, e presenta dunque una concentrazione di nutrienti più elevata. Nella prassi quotidiana, tali differenze qualitative presenti fra prodotti biologici e tradizionali tendono però ad appiattirsi a causa delle richieste dell'industria di trasformazione e distribuzione che richiede omogeneità e qualità uniformi per tutte le tipologie di prodotto. Per ovviare a ciò sono state sviluppate apposite filiere corte. Per l’agricoltura biologica la qualità è plurale. Ci sono, infatti, le quattro qualità che derivano dalla semplice applicazione delle norme di produzione europee. Si tratta dunque di qualità certe e dovute che riguardano il migliore impatto ambientale, la salubrità, l’assenza di OGM e la garanzia del sistema di controllo e certificazione. Ci sono, poi, altre qualità che riguardano caratteristiche non espressamente richieste dal Regolamento comunitario ma che i produttori, singoli o associati, possono decidere di attribuire ai loro prodotti applicando regole aggiuntive, o comportamenti particolari. Fra queste qualità, che sono in continua evoluzione, ricordiamo quelle del commercio equosolidale, della sovranità alimentare e della costruzione di un nuovo rapporto fra città e campagna. Inoltre il benessere degli animali e il rispetto e le esigenze di ciascuna specie è uno dei principi dell'agricoltura biologica. Sono selezionate e mantenute le razze di quest'ultimi ne è assicurata la loro salute, migliorando le loro difese naturali. Il benessere degli animali deve essere assicurata durante l'intero processo di produzione. 17 Più salute con gusto Sicurezza igienico-sanitaria, contenuto nutrizionale e qualità organolettica, in altre parole nutrirsi con gusto. I prodotti biologici, proprio per le tecniche agronomiche adottate, in particolare il non uso di sostanze chimiche di sintesi, sono di norma più sicuri degli altri dal punto di vista igienico. Diverse ricerche dimostrano, poi, che il valore nutritivo dei prodotti biologici è spesso superiore a quello dei prodotti convenzionali. Infine, nei pochi studi che mettono a confronto il gusto dei prodotti convenzionali e di quelli biologici, questi ultimi si collocano in genere al livello della qualità medio-alta dei primi. Libertà dagli OGM Nel 1991, quando fu approvato il Regolamento Cee per l’agricoltura biologica, gli OGM – Organismi Geneticamente Modificati – erano molto meno noti e, soprattutto, erano molto meno diffusi di quanto lo sono oggi. Eppure, già allora un articolo di quel regolamento ne vietava espressamente l’uso in agricoltura biologica. Il movimento internazionale per l’agricoltura biologica, che aveva voluto e promosso quel regolamento, aveva intuito le incognite e i rischi insiti nell’uso di OGM in agricoltura. Come è risultato più chiaro dopo, si tratta di incognite e rischi che investono l’ambiente, la salute umana e la stessa possibilità dei popoli di scegliere cosa produrre e come alimentarsi. La strada proposta dall’agricoltura geneticamente modificata è l’opposto di quella proposta dall’agricoltura biologica: per questo la loro coesistenza è impossibile. Sai cosa mangi Sapere cosa si mangia significa conoscere nelle linee essenziali in che modo un alimento è prodotto in tutti i suoi passaggi, dal campo al punto vendita. Perché ciò sia possibile almeno due condizioni sono necessarie: un insieme di regole cui deve sottostare la produzione e la distribuzione di un cibo, uno o più organismi indipendenti che controllano l’applicazione delle norme e la certificano ai consumatori. Questo è ciò che accade per i prodotti biologici, con l’applicazione del Regolamento Cee 2092/91, attraverso un’attività di ispezione che investe sia il processo produttivo, sia il prodotto 18 finale, dal campo alla tavola. Si tratta di un sistema sicuramente suscettibile di miglioramento e attualmente, a oltre vent'anni dall’inizio della sua applicazione, è sottoposto a un processo di revisione. Tuttavia, quello del biologico è ancora oggi quello che, almeno in campo alimentare, offre maggiori garanzie. VERBRAUCHERVERTRAUEN Mehr als 70 % der Europäerinnen und Europäer haben Vertrauen in ökologische/biologische Erzeugnisse. Trotzdem plädieren fast 60 % für eine bessere Kontrolle. Dabei geht es um viel mehr als nur um Qualität. Der Schutz der Umwelt, eine angemessene Tierhaltung und die Stärkung der ländlichen Entwicklung sind den Verbrauchern ebenfalls sehr wichtig. Kennzeichnung von Bioprodukten Dank des EU-Bio-Logos und einer deutlichen Kennzeichnung können Verbraucher Bioerzeugnisse schnell und einfach von Nicht-Bioprodukten unterscheiden. Außerdem wird dadurch eine gleichbleibend hohe Qualität der Bioprodukte sichergestellt. Lebensmittelqualität – 90 % der Europäerinnen und Europäer glauben, dass „Bio“ auch „GVO-frei“ bedeutet. Hier erfahren Sie, welche Einschränkungen in Bezug auf Pestizide, Düngemittel und Antibiotika gelten und wie Biolandwirte durch Fruchtfolge und jahreszeitengerechten Anbau die Qualität ihrer Erzeugnisse sicherstellen. Inspektionen und Kontrollen Nur die Hälfte der Europäerinnen und Europäer weiß, dass alle landwirtschaftlichen Biobetriebe mindestens einmal pro Jahr kontrolliert werden müssen. Erfahren Sie mehr über das Kontrollverfahren von Anfang bis Ende. Kurze Versorgungsketten Ökologischer Landbau – das bedeutet kurze Wege vom Erzeuger bis in Ihre Küche. Umwelt Der Ökolandbau kombiniert die besten umweltgerechten Verfahren mit einer reichhaltigen Artenvielfalt und dem Schutz natürlicher Ressourcen. Es kommen natürliche Substanzen und Verfahren zum Einsatz. Die ökologische Landwirtschaft stellt öffentliche Güter bereit, die einen Beitrag zum Umweltschutz leisten. 19 Tierschutz Die Anwendung strenger Tierschutznormen unter Beachtung der tierartspezifischen Bedürfnisse gehört zu den Grundsätzen des Ökolandbaus. Es werden geeignete Rassen ausgewählt und angemessen gehalten, wobei die Gesundheit der Tiere durch die Stärkung ihrer natürlichen Abwehrkräfte sichergestellt wird. Das Wohlergehen der Tiere muss während des gesamten Produktionsprozesses gewährleistet sein. Großstädten eröffnen immer mehr schicke Shops, die ausschließlich Ökonahrung anbieten. Doch sind Biomöhren tatsächlich besser als die ordinären Karotten im Plastikbeutel? Und schmeckt das Schnitzel vom Öko-Schwein wirklich besser? Die Antworten liefert ein Blick auf die Produktions-Methoden der Biobauern. Konventionell arbeitende Landwirte bestellen ihre Äcker meist einseitig: Sie säen und ernten nur eine bestimmte Pflanze. Dadurch laugt die Erde aus, natürliche Nährstoffe gehen verloren. Deshalb tränken die Bauern ihre Felder mit Kunstdünger. Um die Saat zu schützen, spritzen sie Unkraut- und Insektenvernichtungsmittel. Die Rückstände dieser Gifte essen wir dann mit. Biobauern dagegen halten nichts von Pestiziden und Kunstdüngern auf dem Acker. Sie düngen mit Tiermist und bauen immer wieder unterschiedliche Pflanzen an. Weil dem Boden nicht einseitig Nährstoffe entzogen werden, erholt er sich und bleibt auf natürliche Weise fruchtbar. Diese Anbauweise wirkt sich auf die Qualität von Obst und Gemüse aus. Biobauern sind gut zum Vieh Auch bei der Fleischproduktion gehen Biobauern andere Wege: Statt Hühner, Schweine und Rinder in riesigen Ställen und in drangvoller Enge zu halten, ermöglichen sie ihren Tieren Auslauf in der freien Natur. Jungtiere dürfen in der Nähe ihrer Mutter bleiben. Die Bauern mästen ihre Tiere nicht, sondern füttern sie hauptsächlich mit biologisch angebautem Futter, mit Gras und Heu. Sie verzichten auf chemische oder synthetische Futterzusätze und Hormonspritzen. Auf Bio-Höfen dürfen nur so viele Tiere leben, wie das Land ernähren kann und wie der Boden an Gülle verkraftet. Kaufen Sie ein Bio-Würstchen, können Sie nahezu sicher sein, dass das Schwein oder Huhn, das darin verwurstet ist, unter guten Bedingungen gelebt hat. Etiketten-Schwindel ist erlaubt Dabei müssen Sie allerdings genau auf den Aufdruck achten: Nur die Bezeichnungen "biologisch" oder "bio", "ökologisch" oder "öko" geben Sicherheit. Diese Bezeichnungen sind gesetzlich geschützt und 20 gewährleisten, dass ein Produkt zu 95 Prozent nach den Richtlinien der EG-Öko-Verordnung erzeugt wurde. In dieser Verordnung ist aufgelistet, welche Zutaten, Zusatzstoffe und Hilfsstoffe Bioprodukte enthalten dürfen. Verlassen können Sie sich aber auch auf die Bezeichnung "kontrolliert biologisch" - auch wenn das doppelt gemoppelt ist: Bio-Produkte werden immer kontrolliert. Einige Bio-Verbände, wie etwa Demeter, haben sich sogar besonders strenge Standards gesetzt und werben dafür mit ihrem Bio-Siegel. Daneben gibt es eine Reihe von Bezeichnungen, die zwar nach Bio klingen, es aber nicht sind: Etwa: "kontrollierter Anbau", "alternativ", "integriert", "natürliche Herstellung" oder "kontrollierter Vertragsanbau". Diese Formulierungen wollen Sie nur in die Irre führen. Drei Kilo Schokolade sind immer ungesund - auch wenn es Bio ist Irreführend ist auch die Devise: Nur Bio-Ernährung ist eine gesunde Ernährung. Das stimmt dann nicht, wenn Sie sich nicht ausgewogen ernähren. Denn auch drei Kilo Bioschokolade am Tag sind ungesund. Stattdessen gilt: Zunächst sollten Sie darauf achten, sich ausgewogen zu ernähren, erst dann sollten Sie entscheiden, ob Sie Lebensmittel mit Rückständen von Chemikalien wollen oder nicht. Laut des staatlichen Bundesinstituts für Risikobewertung sind Pestizid-Rückstände für uns zwar ungefährlich, weil sie meistens nur in geringen Mengen vorkommen. Häufig werden aber Grenzwerte überschritten. Und immer mal wieder werden - aus gutem Grund - bestimmte Pflanzenschutzmittel verboten. Und wie sich Pestizide langfristig auf unsere Gesundheit auswirken, ist immer noch nicht hinreichend erforscht. In Bio-Gurke oder -Milch ist oft mehr Gesundes drin Nicht eindeutig nachgewiesen ist, ob Bio- Lebensmittel tatsächlich mehr Vitamine oder andere Nährstoffe enthalten als vergleichbare herkömmliche Produkte. Studien haben dies bisher nur im Einzelfall belegt. Das Problem besteht in der Vergleichbarkeit. Denn die Inhaltsstoffe etwa eines Apfels sind von Sorte zu Sorte verschieden. "Außerdem kommt es darauf an, wie der Boden beschaffen ist, wie reif der Apfel war, als man ihn gepflückt hat, wie lange er transportiert und gelagert wurde", sagt Ursel Wahrburg, Ernährungswissenschaftlerin an der Fachhochschule Münster: Die Anbauart sei weniger wichtig. Und doch bekommen Sie bei Bio oft mehr für Ihr Geld: Weil Biobauern ihren Pflanzen fast immer mehr Zeit zum Reifen lassen. Bio-Gemüse und Bio-Obst enthalten dadurch weniger Wasser, schmecken 21 intensiver und haben im Allgemeinen ein bisschen mehr an sekundären Pflanzenstoffen, Ballaststoffen und Vitaminen. Auch Bio-Milch ist gesünder, weil sie in der Regel mehr Omega-3-Fettsäuren enthält. Warum Bio-Lebensmittel teurer sind Gesünder heißt aber auch - teurer. Der höhere Preis für Bioprodukte hat folgende Ursachen: Öko-Bauern haben mehr Arbeit: Sie führen die Tiere auf die Weide und misten den Stall aus. Ergänzungsfutter, Saatgut, natürliche Pflanzenschutzmittel und Zuchttiere in Bioqualität kosten mehr. Bio-Tiere bekommen altersgemäßes Futter - jedem Entwicklungsstadium angepasst. Die Tiere leben länger. Und sie ergeben weniger Fleisch, erzeugen weniger Milch oder Eier. Bioprodukte sind meist keine Massenware und werden in kleineren Mengen verarbeitet. Sie müssen strenger von anderen Lebensmitteln getrennt werden. Hilfsstoffe wie künstliche oder naturidentische Aromen sind verboten: Darum müssen die Hersteller einem Bio-Fruchtjoghurt zum Beispiel mehr Früchte beimischen. Bio-Bauern müssen für die regelmäßigen strengen Kontrollen Gebühren bezahlen. Bio tut der Umwelt gut Die besten Bio-Lebensmittel können Sie frisch vom Hof kaufen, auf dem Wochenmarkt oder im Bioladen. Dort finden Sie überwiegend Produkte von Anbauverbänden wie Demeter oder Bioland. Diese halten sich an noch strengere Richtlinien als die der EG-Öko-Verordnung. Gut geführte Supermärkte bieten BioProdukte an, die mit dem EG-ÖKO-Siegel gekennzeichnet sind. Bio tut Ihnen gut - und der Umwelt. Biobauern verwenden keinen Kunstdünger, der Nitrat enthält, und belasten daher das Grundwasser nicht mit dem Stoff. Weil sie Kunstdünger und chemische Pflanzenschutzmittel nur sehr begrenzt einsetzen, haben ihre Produkte eine positivere Ökobilanz. Denn Dünger und Pestizide werden mit viel Energieaufwand hergestellt. Abzuraten ist, energiepolitisch betrachtet, von Bio-Exoten aus dem Ausland: Sie werden meist mit dem Flugzeug nach Deutschland transportiert. Essen Sie daher am besten heimisches Gemüse und Obst der Saison. 22 PRODUZIONI BIOLOGICHE - CONTROLLO E GARANZIA L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali. Non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea. L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati. L’Organismo procede alla prima ispezione con propri tecnici specializzati che esaminano l’azienda e prendono visione dei diversi appezzamenti, controllandone la rispondenza con i diversi documenti catastali, dei magazzini, delle stalle e di ogni altra struttura aziendale. Se dall’ispezione emerge il rispetto della normativa, l’azienda viene ammessa nel sistema di controllo, e avvia la conversione, un periodo di disintossicazione del terreno che, a seconda dell’uso precedente di prodotti chimici e delle coltivazioni può durare due o più anni. Solo concluso questo periodo di conversione, il prodotto può essere commercializzato come da agricoltura biologica. L’Organismo provvede a più ispezioni l’anno, anche a sorpresa, e preleva campioni da sottoporre ad analisi. Le aziende agricole che producono con il metodo biologico devono poi documentare ogni passaggio su appositi registri predisposti dal Ministero, ciò assicura la totale tracciabilità. In Italia gli organismi nazionali che possono effettuare i controlli e la certificazione delle produzioni biologiche sono nove, questi sono riconosciuti con decreto del Ministero delle Politiche agricole e forestali, e sono sottoposti a loro volta al controllo dello stesso ministero e delle regioni. In Germania il sistema è smile. 23 Come riconoscere i prodotti biologici Norme sull'etichettatura La garanzia che ci troviamo davanti ad un prodotto proveniente da agricoltura biologica è data dall’etichettatura. Con il 1° luglio entra in vigore l’uso del nuovo logo europeo sulle etichette dei prodotti biologici. Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) ha pensato di mettere a disposizione di tutti il seguente documento (scaricabile anche in pdf dl sito) per capire come si etichetta il bio con le nuove disposizioni. Contenuto del documento: Normativa di riferimento Quali prodotti agricoli possono contenere riferimenti al biologico in etichetta? Chi può etichettare? Il termine BIO! Il logo europeo Quando si applica e su quali prodotti? Le novità importanti! Dove non si può usare il logo UE? Per chi ha stampato etichette precedentemente al 1° luglio 2010, attestanti ancora vecchio logo europeo dell’agricoltura biologica? Normativa di riferimento Innanzi tutto, ecco i Regolamenti e Documenti a cui ci riferiamo quando parliamo di etichettatura: Regolamento CE 834/07 e CE 889/08 Regolamenti attualmente in vigore per l’Agricoltura biologica Regolamento Regolamento che definisce l’uso del nuovo logo europeo e modifica CE 271/10 alcune norme di etichettatura 24 Chi può etichettare? Può etichettare un operatore (agricoltore, distributore a marchio, importatore) assoggettato alle misure di controllo previste dai Reg. CE 834/07 e 889/08 e autorizzato da un organismo di controllo riconosciuto. Il termine BIO! Il termine biologico, bio, organic ecc... può essere usato solo per i prodotti che rispettino il regolamento 834/07 e 889/08. Indicare il termine biologico in etichetta o nei documenti di trasporto pone il produttore (o preparatore , distributore ecc..) come responsabile di fronte alla legge rispetto alla conformità del prodotto. Il logo europeo Il logo europeo del biologico è stato scelto attraverso un concorso internazionale tra più di 3400 bozzetti di studenti di design, arrivati da tutti e 27 i paesi membri dell’Unione Europea. I tre loghi finalisti sono stati poi votati sul web e si è aggiudicato la vittoria lo studente tedesco Dusan Milenkovic, con la proposta intitolata 'Euro-leaf'. (euro –foglia) Il logo rappresenta infatti una foglia stilizzata disegnata con le stelline dell’unione europea. Inoltre dall’entrata in vigore del Reg.CE 271/10 il logo viene così definito: «Logo di produzione biologica dell’Unione europea» Nelle etichette stampate dopo il 1° luglio 2010 entra in vigore il nuovo logo europeo Quando si applica e su quali prodotti? Il logo europeo si DEVE apporre ai prodotti chiusi confezionati ed etichettati, con una percentuale prodotto di origine agricola bio di almeno il 95% Il logo europeo è FACOLTATIVO nei prodotti con le stesse caratteristiche ma provenienti da paesi terzi. Il logo è PROIBITO nei prodotti con un % bio inferiore al 95%. In questo caso l’etichettatura del prodotto riporterà queste informazioni: Accanto al logo europeo vanno riportate le indicazioni necessarie per identificare la nazione, il tipo di metodo di produzione, il codice dell’operatore, il codice dell’organismo di controllo preceduto dalla dicitura: Organismo di controllo autorizzato dal Mi.P.A.A.F 25 Organismo di controllo autorizzato da Mi.P.A.A.F Operatore controllato n. IT BIO 123 A 456 IT = CODICE ISO che identifica il biologico come da art.58 paragrafo1 lettera a) BIO = a seconda dei paesi può diventare ORG,EKO come da art.58 paragrafo 1 lettera b) 123 codice numerico dell’organismo di controllo come da art. 58 paragrafo 1 lettera c) Le novità importanti! Accanto a queste informazioni, un’importante novità, entra in etichetta il luogo di coltivazione del /dei prodotti. Le indicazioni previste sono: AGRICOLTURA UE per prodotti coltivati in uno dei paesi comunitari AGRICOLTURA NON UE prodotti coltivati in paesi terzi AGRICOLTURA UE AGRICOLTURA NON UE / prodotti contenenti prodotti NON coltivati in parte in europa e in parte in paesi terzi Se un prodotto è costituito di ingredienti coltivati in “solo”Italia, la dicitura AGRICOLTURA UE può essere sostituita dal nome del paese es: “ITALIA”, ’etichetta sarà quindi così: AGRICOLTURA ITALIA Organismo di controllo autorizzato da Mi.P.A.A.F IT BIO 001 CODICE OPERATORE 123 Il logo europeo PUÒ essere affiancato da loghi privati e da descrizioni e riferimenti testuali che descrivano l’agricoltura biologica, purché tali elementi non mutino o vadano in contrasto con l’art.58. 26 Nel caso di loghi privati possono identificare o il rispetto di disciplinare privato più restrittivo rispetto al Reg.CE 834 e Reg.889. Un esempio è il marchio privato dei soci AIAB, su base volontaria, che viene apposto su prodotti che rispettano il disciplinare aiab di riferimento che ha requisiti più restrittivi della regolamentazione comunitario Reg. (CE) 834/07: l’azienda garanzia AIAB deve essere tutta condotta con metodo biologico (non è ammessa l’azienda mista) l’azienda garanzia AIAB deve lavorare solo materie prime ottenute in Italia e se zootecnica deve alimentare il bestiame solo con alimenti biologici (non sono ammesse le deroghe del Reg. (CE) 834/07) l’azienda garanzia AIAB si impegna a prevenire, evitare e ridurre ogni forma di inquinamento e a favorire l’impiego di risorse ed energie rinnovabili In alcuni Paesi (es. Germania e Francia), a seguito di richiesta/registrazione all’agenzia governativa competente, è ammesso l’impiego di marchi nazionali per tutti gli operatori (anche stranieri) dotati di certificazione di conformità al Reg. CE 834/07. ...altri esempi europei di marchi supportati da disciplinari privati: ecco due dei marchi più diffusi in Germania o disciplinari che identificano situazioni e gestioni aziendali di eccellenza. 27 Ci sono poi marchi che si riferiscono a certificazioni aggiuntive rispetto al Reg.834 e Reg.889, e che identificano conformità a regolamenti diversi in atto in nazioni non UE, come gli Stati Uniti e il Giappone. 28 CONCLUSIONI Nonostante la crisi, il bio risulta ancora in forte espansione a livello internazionale sul fronte sia della domanda che dell’offerta. Con superfici agricole che, soprattutto in determinate aree, vanno ampliandosi a ritmi indubbiamente interessanti. Nel 2011 le superfici mondiali coltivate ad agricoltura biologica sono ammontate a 37,2 milioni di ettari e sono cresciute del 3% sul 2010, mentre gli operatori bio, pari nel complesso a 1,8 milioni, sono aumentati del 14,3%. Di pari passo con tali incrementi a livello strutturale, sta crescendo anche il mercato mondiale (+6,3% nel 2011), valutato in circa 48 miliardi di euro. Il valore del mercato si concentra in gran parte in Nord America ed in Europa, mentre le superfici più ampie non sempre corrispondono alle aree dove si sviluppano i più alti fatturati. Ad esempio il Nord America rappresenta circa il 50% del valore del mercato complessivo a fronte di un suo peso di appena il 7,5% in termini di superfici. Al contrario in altri continenti come l‟Asia, l‟Oceania o l‟America Latina la quota delle superfici è di gran lunga più elevata rispetto a quella del mercato. Tutto ciò determina un forte orientamento all‟export di molti continenti verso le aree a maggiore domanda (Europa, Nord America). Inoltre, vi sono continenti come l‟Oceania in cui il bio è rappresentato in prevalenza da estensioni a prati e pascoli che, quindi, presentano uno scarso collegamento con il mercato. Mercato europeo Anche in Europa risultano in crescita nel 2011 sia le superfici (+6%) che il mercato (+9%). Il paese dove dimensionalmente il mercato è più rilevante è stato la Germania, seguita dalla Francia e dal Regno Unito. Segue, al quarto posto, l‟Italia con un peso sul fatturato europeo dell‟8%. Mercato italiano e tedesco Mettendo a confronto Germania e Italia possiamo notare da entrambe le parti un notevole potenziale per quanto riguarda il settore bio. 29 Le differenze più rilevanti della produzione biologica tra i due paesi riguardano in generale la superficie utilizzata a tal scopo, il numero di operatori impegnati in questa produzione e il valore di mercato, quest’ultimo legato anche al consumatore e alla densità di popolazione. Se l’Italia può contare, di fatto, su una superficie biologica e una comunità di produttori leggermente superiore a quelle tedesche rivestendo un ruolo di primaria importanza nello scenario europeo e mondiale, la Germania si pone su un gradino più alto in termini di fatturato annuo e di valore di mercato, con oltre 7 miliardi di euro rispetto ai 3 miliardi di euro italiani. Questo “primato” è dato anche da una popolazione più numerosa rispetto all'Italia e anche da una richiesta maggiore di prodotti biologici. Infatti, mentre in Italia la spesa media annua pro-capite corrisponde a circa 25 Euro, in Germania tale spesa raggiunge i 74 Euro. Il mercato tedesco del biologico è estremamente organizzato e molto orientato al prezzo. La guerra dei prezzi esercitata tra le diverse insegne negli ultimi anni e tra i diversi canali distributivi – primo fra tutti il discount – ha “abituato” il consumatore medio tedesco a prezzi piuttosto bassi, specie se paragonati ai redditi medi. In Italia il mercato non offre al consumatore prodotti bio a prezzi veramente bassi, o per lo meno non sfrutta a fondo tutti i canali distributivi, come fa la Germania, che permetterebbero un relativo abbassamento dei prezzi. Il prodotto biologico, cioè, pur non essendo più da lungo tempo un prodotto elitario, rimane legato a prezzi tendenzialemente più alti rispetto a quelli dei corrispondenti prodotti tedeschi. Prodotti, produttori e consumatori Nonostante i positivi sviluppi degli ultimi anni - in Italia come in Germania, qui le differenze non sono molte - siamo di fronte ad una richiesta di prodotti biologici ancora troppo basa in relazione alle potenzialità dei due paesi. Probabilmente la causa è riconducibile anche ad una 30 informazione inadeguata. Il consumatore poco informato tende a preferire e a considerare esclusivamente i prodotti più economici, che si traducono nei prodotti non bio. L’informazione non riguarda solo le caratteristiche del prodotto biologico, spesso superiori a quelle dei prodotti dll’agricoltura tradizionale, ma anche l’importanza che la produzione biologica ha verso l’ambiente e quindi – alla finfine – nei confronti della qualità della vita di tutta l’umanità. Un altro fattore, ove l’informazione non è adeguata, riguarda la sicurezza dei prodotti dichiarati biologici. Il marchio non basta a far di un prodotto un prodotto biologico: è la sostanza che conta. I consumatori sono sconvolti e demotivati dalle continue frodi che vengono a galla, sia in Italia sia in Germania – e qui purtroppo bisogna sottolineare che anche in Germania, al contrario di ciò che si pensa in Italia, le frodi in campo alimentare sono molto numerose. Il consumatore perde così fiducia nel marchio – che in fondo è l’unico metodo per dar visibilità al prodotto biologico. Il fatto che per un prodotto contraffatto, altri diecimila siano in perfetta regola, purtroppo non basta a rinfrancare il consumatore. È quindi necessaria un’opera di informazione capillare e – questo è bene dirlo – fatta con linguaggi “comprensibili” dai comuni cittadini. Va anche tenuto conto che il produttore, di fronte alla relativa scarsa richiesta del consumatore, finisce anche lui per scegliere la produzione non biologica, che richiede un costo di produzione minore rispetto a quella biologica. Ed ecco che si innesca una spirale negativa. Bisognerebbe far capire al consumatore medio che i prodotti biologici potrebbero costituire in futuro un settore importante dell’economia, apportando benefici per uno sviluppo sostenibile e corretto in tutti i campi, che si tradurrà anche in un miglioramento dello stile di vita individuale. Si dovrebbe quindi sensibilizzare il consumatore attraverso campagne pubblicitarie e canali di informazione, utilizzando ad esempio anche i tanto frequentati social network, così che venga invogliato all’acquisto dei prodotti bio. Di conseguenza, anche il produttore sceglierà di passare ad una produzione biologica. 31 Tra le varie conclusioni che sono state scritte dalle alunne e dagli alunni che hanno partecipato alla ricerca e che abbiamo riassunto nelle pagine precedenti, ne va segnalata una in particolare – quella di Barbara – che vogliamo riportare integralmente. Il motivo è semplice: Barbara guarda il complesso problema della produzione agroalimentare sotto un aspetto diverso, cioè senza fermarsi a quello “biologico”. Non dobbiamo essere d’accordo con lei, ma val proprio la pena di prendere in considerazione quanto lei scrive. Un plaidoyer per l’agricoltura integrata Io penso che nella migliore delle ipotesi si potrebbe trovare un compromesso tra l’agricoltura convenzionale e quella biologica acquisendo un tipo di agricoltura integrata, che ottimizza l’utilizzazione delle risorse e dei mezzi tecnici disponibili, per conseguire la quantità di produzione necessaria alla richiesta nazionale e internazionale e produrre cibi sani e sicuri, conservando e proteggendo al meglio le risorse ambientali. L’agricoltura integrata è un sistema di coltivazione a basso impatto ambientale che si pone tra l’agricoltura convenzionale e quella biologica, ricorrendo ai mezzi chimici solo quando il rischio corso dalle colture è grave minimizzando,così, l’uso dei prodotti chimici di sintesi e il controllo dell’intero processo produttivo. Si scelgono ,di conseguenza, i composti meno inquinanti e meno nocivi per l’uomo e viene posta particolare attenzione nel non distruggere gli insetti utili alle piante. Per esempio, per eliminare gli insetti nocivi per le piante vengono allevati alcuni insetti innocui che entrano in competizione con quelli nocivi, non permettendone lo sviluppo. I prodotti “a produzione integrata” spesso sono identificati da specifici marchi che il produttore impiega volontariamente per farli individuare meglio al consumatore. L’agricoltura integrata, inoltre, supera i concetti di “Lotta biologica”, cioè di impiego di soli antagonisti naturali alle avversità delle piante, e di “Agricoltura biologica”, cioè di esclusione quasi totale dei mezzi chimici di difesa delle piante e di fertilizzazione del suolo, e di “Allevamento biologico”. Essa supera, pur inglobandolo, anche il concetto di “Lotta integrata” o Integrated Pest Managment (IPM), che è stato definito dalla FAO come “il sistema che, nel contesto dei cambiamenti dell’ambiente e delle popolazioni tra di loro associati, utilizza nel modo più compatibile possibile tutte le tecniche ed i mezzi appropriati per mantenere la popolazione dei parassiti ad un livello inferiore a quello che causa danni o perdite economicamente insostenibili”. In modo analogo, per l’allevamento degli animali, l’agricoltura integrata supera ed ingloba il concetto di “Igiene integrata”, che viene definito come l’insieme dei sistemi atti a garantire la salute degli animali, il loro benessere, la sicurezza e la qualità delle produzioni animali con mezzi appropriati e compatibili con l’ambiente, l’economia e la qualità della vita umana. Tale sistema agricolo prevede anche un minor consumo di energia e di acqua. Secondo la mia opinione, utilizzare un’agricoltura di questo tipo agevola e va incontro alle esigenze sia dei produttori che dei consumatori, evitando danni all’ambiente e agli animali, ma adattandosi anche alla società attuale - producendo un po’ di più ed impiegando meno tempo nella produzione stessa. 32 APPENDICE BUGIE E RISCHI DEGLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI (OGM) Il tema dell’alimentazione è strettamente legato a quello della sicurezza alimentare. Con quest’espressione si fa rifermento sia alla disponibilità di cibo sicuro sotto il profilo igienico e sanitario e sia alla disponibilità di cibo in termini quantitativi e alla possibilità di avere accesso a sufficienti fonti di sostentamento. Dalla presenza degli Ogm nei cibi confezionati alle eccessive concentrazioni di pesticidi su frutta e verdura, dalle carni prodotte con l'ausilio di ormoni e antibiotici ai prodotti tipici regionali, quello della sicurezza alimentare si presenta come un tema complesso e delicato. Occorre una corretta informazione per il consumatore, occorre un'azione di controllo che non trascuri nessun passaggio di filiera, dall'alimentazione degli animali da allevamento - che per garantire qualità e gusto al consumatore, deve essere obbligatoriamente sana e il più possibile naturale all'imballaggio che avvolge il prodotto finito sullo scaffale del supermercato, all'etichetta informativa che deve essere chiara ed esaustiva. Gli Ogm hanno conquistato il mercato Si dice che Secondo i dati dell’International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA), dal 1996 al 2012 nel mondo le superfici coltivate a Ogm sono passate da 1,7 a 180 milioni di ettari1 (pari a circa la metà della superficie dell’Europa) e 10 Paesi hanno investito più di un 1 milione di ettari in coltivazioni Ogm. In realtà La coltivazione di Ogm è molto concentrata tanto che l’85% si trova nel continente Americano e il 76% solo in 3 Paesi (Stati Uniti, Argentina e Brasile). In Europa, solo 5 Paesi coltivano gli Ogm per un totale di 129mila ettari (pari all’estensione del Comune di Roma), di cui il 90% si trova in Spagna. Gli Ogm sono sicuri per la salute dell’uomo Si dice che Nonostante la scienza non sia arrivata a un risultato unanime sulla sicurezza dei prodotti 2 transgenici per la salute dell’uomo, i sostenitori degli Ogm considerano questi prodotti sicuri e i più controllati, tanto che la diffidenza dei consumatori sarebbe immotivata. In realtà La scienza non è arrivata a un risultato unanime sui possibili effetti degli Ogm sulla salute dell’uomo, ma è certo che il trasferimento di geni da una specie all’altra (elemento su cui si fonda 33 la tecnologia transgenica) può generare un processo incontrollabile di mutazioni genetiche. Infatti, diversi studi hanno segnalato effetti nocivi su cellule e sistemi immunitari di animali. Gli Ogm non sono una minaccia per la biodiversità Si dice che I sostenitori degli Ogm affermano che la tecnologia transgenica è innovativa e non presenta minacce per gli equilibri ambientali e la biodiversità. 3 In realtà Il rischio maggiore della coltivazione di piante Ogm è la perdita di biodiversità a causa della contaminazione di piante selvatiche attraverso l’incrocio e dell’uso di diserbanti che sono associati alla coltivazione di Ogm e che provocano la moria di insetti e l’inquinamento delle acque. Gli Ogm riducono il ricorso a pesticidi Si dice che: Le piante trasgeniche in commercio sono state modificate per resistere agli insetti (piante Bt) e, in larga parte, agli erbicidi. In entrambi i casi, i vantaggi dovrebbero essere la riduzione dell’uso di sostanze chimiche di sintesi e l’aumento delle produzioni. 4 In realtà La coltivazione di piante transgeniche comporta l’aumento dell’uso di pesticidi per almeno due motivi: le piante transgeniche Bt possono determinare lo sviluppo di resistenze alle tossine transgeniche da parte degli insetti invalidando i benefici della tecnologia Bt e provocando il ricorso ad altri pesticidi; la resistenza agli erbicidi può essere trasmessa a specie infestanti con l’effetto che sarà necessario impiegare più e diversi pesticidi. Gli Ogm sono un vantaggio per l’agricoltura Si dice che I sostenitori degli Ogm sostengono che una pianta transgenica si adatta meglio ai cambiamenti climatici, all’innalzamento delle temperature, alla riduzione della disponibilità di acqua e ai processi di desertificazione. Per questi motivi gli Ogm sono una risorsa utile per l’agroalimentare 5 e migliorare le rese produttive. In realtà Alcuni agricoltori americani hanno dichiarato di essersi pentiti di aver coltivato Ogm, perché hanno ottenuto danni economici e nessun miglioramento produttivo. L’introduzione di colture Ogm non solo non aumentano le rese produttive ma è un rischio economico per le agricolture di qualità che, come quella italiana, si basano sulle varietà e le tipicità locali. 34 Gli Ogm non sono un limite per le agricolture locali Si dice che Le sementi Ogm non si trovano in natura e sono brevetti di proprietà di alcune multinazionali (Monsanto, Basf, Bayer, Syngenta, Pioneer). Ciononostante, si sostiene che questa tecnologia sia innovativa e soprattutto accessibile a tutti, tanto da integrarsi bene con le economie locali, le coltivazioni tipiche, al punto di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e dei piccoli 6 imprenditori anche nei paesi in via di sviluppo. In realtà Le multinazionali detentrici dei brevetti sui semi transgenici hanno il diritto di rivalersi su qualsiasi agricoltore che coltivi piante che, anche accidentalmente, sono contaminate da materiale transgenico. In Argentina e Brasile la soia Ogm ha rimpiazzato le produzioni locali (patate, mais, grano e miglio) con gravi perdite per la biodiversità locale. In India, a causa del crollo del prezzo del cotone Ogm, ci sono stati decine di migliaia di suicidi tra i piccoli agricoltori incapaci di far fronte ai debiti. Gli Ogm sono una soluzione al problema della fame nel mondo. Si dice che Considerando l’aumento della popolazione mondiale che, secondo la FAO, supererà i 9 miliardi di persone nel 2050, le piante transgeniche possono contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo perché possono essere coltivate ovunque, anche in condizioni cliamatiche 7 avverse, per esempio nei paesi poveri. In realtà Nonostante le piante Ogm siano sul mercato da oltre 10 anni non hanno contribuito a risolvere il problema della fame che, infatti, colpisce 900 milioni di persone. Il problema non è la mancanza di cibo, semmai una più equa distribuzione delle risorse. Infatti, mentre continua a salire il numero di persone obese (pari a 1,5 miliardi di persone), 1/3 di tutto il cibo prodotto e destinato al consumo umano finiscono nella spazzatura. I consumatori si fidano abbastanza degli Ogm Si dice che C’è chi ritiene che i consumatori non sono decisamente contrari agli Ogm e che, eventualemnte, esiste un atteggiamento di poca fiducia dei consumatori rispetto agli Ogm, perché è la 8 conseguenza di un’informazione poco approfondita. In realtà Il 90% di italiani ed europei dichiarano di predilegere il biologico perché è Ogm-free. Otto consumatori su dieci preferiscono il biologico perché è privo di Ogm e di pesticidi. È quanto emerge da una consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea all’Agricoltura nel 2013. 35 Dire di no agli Ogm è dire no alla ricerca Si dice che Secondo i sostenitori del transgenico, il no agli Ogm vuol dire ostacolare il progresso tecnologico. Il principio di precauzione, pur tutelando la salute dell’uomo e dell’ambiente da eventuali rischi connessi all’uso di questi prodotti, limita la possibilità di sperimentare su uno stesso territorio la coltivazione e la coesistenza tra piante Ogm, biologiche e convenzionali. 9 In realtà Dire di no agli Ogm significa incentivare la ricerca per raggiungere risultati affidabili sull’efficacia produttiva e la sicurezza degli Ogm e diffondere informazioni più corrette a partire dalla distinzione tra due termini: con transgenico si intende una tecnologia che permette il trasferimento artificiale di geni e nuove funzioni da un organismo ad un altro, non appartenente alla stessa specie. Con miglioramento genetico si indica l’incrocio fra individui della stessa specie che hanno gli stessi geni e le stesse funzioni ed è una tecnologia molto diffusa in agricoltura. La coesistenza tra ogm, biologico e convenzionale è possibile Si dice che Secondo i sostenitori del transgenico è possibile far convivere produzioni ogm, convenzionali e biologiche, senza che si verifichino problemi di contaminazioni tra colture diverse, la perdita di biodiversità, la contaminazione del suolo, oltre ai possibili danni economici per la 10 contaminazione accidentale di produzioni confinanti. In realtà La coesistenza tra piante ogm, convenzionali e biologiche non è possibile perché non si può escludere il rischio di inquinamento genetico e, quindi, il danno economico per i produttori non ogm e la perdita di biodiversità. Casi di contaminazione sono stati rintracciati anche nell’ultima indagine del Corpo Forestale dello Stato, in Friuli Venezia Giulia, dove è stato coltivato mais Ogm in barba ai divieti della legislazione. 36 ALIMENTAZIONE: ETICHETTE PIÙ CHIARE COMPRENSIBILI E TRASPARENTI NEGLI STATI MEMBRI agenzia aise - lunedì 15 dicembre 2014 BRUXELLES\ aise\ - Da sabato 13 dicembre, grazie al Regolamento UE 1169/2011, cambia il sistema di etichettature degli alimenti in Europa. Ne beneficiano i cittadini dell'Unione che potranno comprendere meglio le informazioni sui prodotti perché dovranno essere usati caratteri più grandi, più evidenza alla presenza di sostanze allergizzanti, maggior chiarezza su data di congelamento o scadenza. La nuova legislazione stabilisce principi generali per l'etichettatura degli alimenti e prevede prescrizioni più specifiche che comprendono, ad esempio: migliore leggibilità delle informazioni (dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie); presentazione più chiara e armonica (tipo e stile del carattere o colore di sfondo) degli allergeni nell'elenco degli ingredienti per gli alimenti preconfezionati; obbligatorietà delle informazioni sugli allergeni per gli alimenti non preconfezionati, compresi quelli di ristoranti e bar; obbligo di fornire determinate informazioni nutrizionali per la maggior parte degli alimenti trasformati preconfezionati; obbligatorietà delle informazioni sull'origine delle carni fresche di suini, ovini, caprini e pollame; identiche prescrizioni in tema di etichettatura per gli acquisti online, a distanza o in negozio; elenco dei nano-materiali ingegnerizzati negli ingredienti; informazioni specifiche sull’origine vegetale di oli e grassi raffinati; norme più rigorose per impedire pratiche ingannevoli; indicazione del prodotto di sostituzione per i prodotti alimentari «d'imitazione»; chiara indicazione «tagli di carne combinati» o «tagli di pesce combinati»; nonché chiara indicazione dei prodotti scongelati. Una delle questioni fondamentali affrontate dalla nuova normativa riguarda la dimensione minima dei caratteri per le informazioni obbligatorie che devono essere scritte in etichetta con una dimensione minima di almeno 1,2 mm (o 0,9 nel caso di confezioni piccole) per rendere più facile la lettura. Inoltre, la data di scadenza deve essere riportata su ogni singola porzione preconfezionata e non più solo sulla confezione esterna. Viene inoltre stabilito che informazioni come slogan pubblicitari non creino confusione con la presentazione delle informazioni obbligatorie. I 2 milioni e mezzo di italiani che soffrono di allergie e intolleranze possono stare più tranquille. È soprattutto a loro che si indirizzano le nuove norme. Gli operatori del settore dovranno infatti obbligatoriamente indicare le sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze (come derivati del grano e cereali contenenti glutine, sedano, crostacei, anidride solforosa, latticini contenenti lattosio) con maggiore evidenza rispetto alle altre informazioni, utilizzando soluzioni grafiche 37 oppure sottolineandole o mettendole in grassetto nella lista degli ingredienti. Anche i ristoranti e le attività di somministrazione di alimenti e bevande devono comunicare gli allergeni, tramite adeguati supporti (menù, cartello, lavagna o registro), ben visibili al consumatore. Le nuove norme confermano l'attuale disciplina e cioè che l'indicazione del Paese d'origine o del luogo di provenienza dei prodotti alimentari è volontaria, a meno che la sua assenza possa indurre in errore il consumatore. Ma il regolamento introduce l'obbligo dell'etichettatura d'origine per le carni fresche di ovini, caprini, suini e pollame, analogamente a quanto già avviene per le carni bovine. Il Paese d'origine o il luogo di provenienza degli ingredienti principali va indicato qualora tali ingredienti provengano da un luogo diverso da quello del prodotto finito. Ad esempio il burro prodotto in Italia da latte danese deve essere etichettato quale "prodotto in Italia da latte danese". Queste regole tuteleranno i consumatori contro indicazioni d'origine fuorvianti e garantiranno parità di condizioni tra gli operatori del settore alimentare. Adulterare una bevanda o suggerire una falsa origine di un prodotto è un elemento che preoccupa fortemente i consumatori europei e le autorità nazionali. Le nuove regole faranno sì che, qualora un alimento non sia ciò che sembra, le informazioni fornite evitino che i consumatori vengano tratti in inganno dalla presentazione o dall'aspetto del prodotto. Se determinati ingredienti, che normalmente dovrebbero essere nell'alimento, vengono sostituiti da altri, come nel caso dei sostituti del formaggio, l'ingrediente impiegato va specificato accanto al nome del prodotto, utilizzando caratteri adeguati. Per quanto concerne le carni e i prodotti della pesca, verranno fornite informazioni ben visibili sull'aggiunta di acqua o di proteine di origine animale diversa. Tali alimenti saranno inoltre identificati sull'etichetta quali "tagli di carne combinati" o "tagli di pesce combinati" qualora sembrino essere prodotti da un unico taglio di carne o pesce nonostante consistano di parti diverse combinate assieme. Per gli alimenti che indicano o suggeriscono un'origine falsa, le nuove regole stabiliscono criteri per garantire che le indicazioni d'origine volontarie non traggano in inganno i consumatori. Gli operatori che riportano indicazioni relative all'origine del prodotto devono fornire informazioni aggiuntive per consentire ai consumatori di sapere da dove provengono gli ingredienti che caratterizzano l'alimento, e non solo l'ultimo paese in cui questo è stato trasformato. Il Regolamento UE stabilisce che le nuove etichette siano ben evidenti sui prodotti alimentari già dal 13 dicembre 2014, anche perché l’industria alimentare ha avuto un periodo transitorio di tre anni. Tuttavia sarà ancora possibile trovare sul mercato prodotti etichettati secondo le vecchie norme, dato che il regolamento prevede che si esauriscano le scorte di prodotti alimentari commercializzati o etichettati prima del 13 dicembre 2014. (aise) 38 ANTIOSSIDANTI: FINO AL 69% IN PIÙ NELLA FRUTTA E VERDURA BIOLOGICA Un recente studio ha dimostrato che frutta e verdura biologica possono contenere fino al 69% in più di antiossidanti rispetto ai corrispondenti prodotti di coltivazione non biologica. Gli antiossidanti sono molto importanti per contrastare l’azione dei radicali liberi e quindi l’invecchiamento cellulare; essi fanno bene all’organismo umano e lo aiutano soprattutto a difendersi dalle sostanze cancerogene. La ricerca è stata eseguita da un gruppo di studiosi dell’università del Newcastle. Sono stati esaminati e confrontati gli studi eseguiti negli ultimi anni relativi al tema”antiossidanti e alimentazione biologica”. In sintesi, i ricercatori asseriscono che le sostanze antiossidanti sono presenti con una percentuale nettamente maggiore nella frutta e verdura biologica, si parla del 17% in più, ma in alcuni casi tale percentuale sale, toccando il 69% di flavonoidi - un antiossidante importante e vitale contro la lotta alle malattie cancerogene; esso inoltre è fondamentale per la salute cellulare e per contrastare l’invecchiamento. Ma cosa sono i radicali liberi e perché sono così pericolosi? I RADICALI LIBERI La prima teoria sui radicali liberi e sul loro influsso sul corpo umano fu avanzata nel 1956 dallo studioso Denham Harman. Ulteriori studi confermarono che effettivamente i radicali liberi svolgono una pericolosa azione ossidante, che va ad influire su quasi tutti i costituenti dell’organismo. In particolare vengono colpiti il patrimonio genetico, cioè il DNA, e i mitocondri. I radicali liberi sono molecole che contribuiscono all’invecchiamento delle cellule. Essi sono un prodotto naturale del nostro metabolismo, ma vengono tenuti a freno, vengono equilibrati, dai sistemi antiossidanti presenti nel corpo. Uno squilibrio a favore dei radicali liberi provoca l'acutizzarsi di malattie del sistema immunitario, l'arteriosclerosi, i morbi di Parkinson e di Alzheimer, ma anche ad esempio l'invecchiamento della pelle. 39 La difesa naturale del corpo contro i radicali liberi è la produzione di sostanze antiossidanti, cioè di sostanze chimiche che rallentano e prevengono l’ossidazione, come per esempio le vitamine A, B e C, ma anche tante altre. Nel corpo umano il radicale libero viene prodotto dopo una reazione chimica e la sua molecola viene messa in circolazione con almeno un elettrone spaiato. Questa incompletezza rende il radicale libero molto instabile e reattivo: esso si metterà subito alla ricerca della stabilità, che potrà raggiungere solo "aggredendo" una molecola stabile. Nel nostro corpo queste molecole instabili danneggiano gravemente le cellule. I radicali liberi hanno però un'azione negativa solo quando sono troppi, cioè il sistema antiossidante del corpo è "sovraccaricato" e non riesce più a controllarli. Il problema, quindi, è fare in modo che non se ne formino di più di quanto la natura ha previsto. Ma se la formazione dei radicali liberi è un processo naturale dovuto al normale processo metabolico, quali sono allora le cause di un loro eccesso di produzione? Sono tante, ma per lo più legate agli abusi alimentari, al consumo di droghe e alla vita moderna legata al consumismo: alcool, fumo di sigarette, farmaci, fumi di scarico nell'aria, pesticidi negli alimenti, spray vari, stress emozionali, radiazioni... Una delle cause di produzione in eccesso di radicali liberi e che purtroppo viene presa poco sul serio è il fumo: pensate, un solo tiro di sigaretta sprigiona nel nostro corpo circa 100 bilioni di radicali liberi! Non è un caso che l’invecchiamento cutaneo, che di per se è un processo naturale degli esseri viventi, in un fumatore sia molto più veloce: un fumatore comune a 40 anni sembra essere cinque fino a otto anni più vecchio di un non fumatore. Quando il derma, con l'avanzare dell'età, inizia a produrre sempre meno collagene ed elastina, si ha il cedimento della pelle. Il collagene è la principale proteina del tessuto connettivo, che rappresenta circa il 6% del peso corporeo umano, l'elastina è invece una sostanza che rende elastici i legamenti e la parete dei vasi arteriosi. La conseguenza è che l'elasticità della pelle diminuisce e si formano le rughe. Nell’uomo la pelle ha un processo di rigenerazione, ma questo con l’avanzamento dell’età diventa un ciclo sempre più lungo. 40 Fin qui si tratta del normale invecchiamento della pelle, un processo biologico previsto dalla natura. Ma tale invecchiamento viene influenzato anche da fenomeni esterni come l’eccesiva esposizione ai raggi infrarossi e alle lampade abbronzanti o, appunto da fenomeni interni come l'eccesso di radicali liberi nel corpo. Ma come possiamo evitare una produzione eccessiva di radicali liberi nel nostro corpo? Una via esiste ed è alla portata di tutti: basta evitare assolutamente il consumo di droghe come il tabacco, limitare il consumo di alcool (un bicchiere di buon vino non è peccato) e praticare un sana ed equilibrata alimentazione. La dieta mediterranea, per esempio, è un ottimo mezzo per prevenire l’invecchiamento precoce del nostro corpo. In Italia, nel 2012, per esempio la Coldiretti ha fatto uno studio sull'alimentazione con prodotti biologici italiani e alla fine ha raggiunto dei risultati molto interessanti e... da far venire l'acquolina in bocca! Di seguito potrete leggere quattro ricette buonissime, che oltretutto rallentano il ciclo dell’invecchiamento cutaneo. Però prima di passare alle ricette, e per poterle "leggere" meglio, dovremo definire cos'è l'ORAC. ORAC è l'acronimo di Oxygen radical absorbance capacity, capacità di assorbimento dell'ossigeno radicale, ovvero l'unità di misura della forza antiossidante di un alimento. La dose consigliata per una persona adulta è di 5000 ORAC al giorno, ma naturalmente la quantità può aumentare a seconda del peso corporeo e della presenza o meno di malattie - e naturalmente parliamo di persone che non fumano, non bevono smoderatamente e che si nutrono in modo equilibrato. Se prendiamo in considerazione questa unità di misura, vediamo che molti cibi possono ridurre la formazione di radicali liberi, e quindi rallentare il processo di invecchiamento. Ecco per esempio 10 alimenti che frenano il rischio di invecchiamento: Carciofi (un pezzo conta 9.828 ORAC) Succo di uva rossa (un bicchiere conta 5.216 ORAC) Mirtilli (una tazza conta 3.480 ORAC) Pere (un pezzo conta 3.000 ORAC) Melanzane (un pezzo conta 2.463 ORAC) 41 Peperone rosso (un pezzo conta 2.463 ORAC) Spinaci cotti con olio d’oliva (una porzione conta 2.042 ORAC) Cipolle rosse (una porzione conta 1.900 ORAC) Prezzemolo fresco (2 g contano 1.473 ORAC) Kiwi (un pezzo conta 1.220 ORAC) Ed eccoci, per finire, alle proposte della Coldiretti per mangiare bene, sano e senza rinunciare ai sapori ed agli odori della buona cucina. Due combinazioni di alimenti da poter mettere insieme a scelta: Per i primi: - Riso integrale con polpettine di ceci (contiene 24.000 ORAC) - Pasta con salsa di pomodori e carciofi (contiene 23.000 ORAC) Per i secondi: - Scaloppina di maiale in salsa di cipolle rosse (contiene 2.500 ORAC) - Straccetti di pollo con verdure miste (conta 2.000 ORAC) - Crema di pomodori e cipolle (conta 1.500 ORAC) Per i contorni: - Spinaci cotti in padella (contano 4.500 ORAC) - Tartare di verdure (conta 3.000 ORAC) Per il dessert: -Crostata di ricotta e prugne fresche (conta 8.000 ORAC) Questi sono solo alcuni esempi, ma di possibilità golose per ridurre l’invecchiamento precoce ce ne sono tante altre. Va ricordato, comunque, che se alla base di una vita sana ci sono le buone abitudini alimentari, il miglior compendio lo da il movimento, al quale non bisognerebbe mai rinunciare. 42 ALCUNI DATI STATISTICI IN FORMA GRAFICA Prodotti biologici e mercato Principali prodotti trasformati importati in Italia nell'anno 2013: principali paesi di provenienza (valori in tonnellate) Quantità di prodotto biologico importata in Italia negli anni 2012-2013, per area geografica (valori in tonnellate) 43 Fatturato del mercato bio mondiale (in miliardi di USD). 44 45 Consumo dei prodotti derivanti dall’orto durante l´anno Produzione dei prodotti biologici 46 FONTI Foto http://ec.europa.eu/agriculture/organic/downloads/photos/index_de.htm Grafici www.sinab.it www.greenplanet.net www.oggi.it Testi (e altri grafici) http://www.aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=112&Itemid=136 http://www.aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=110&Itemid=135 http://www.aiab.it/index.phpoption=com_content&view=category&layout=bOg&id=28&Itemid=61 http://www.albrafood.com/blog/perche-scegliere-i-prodotti-biologiciecco-10-buoni-motivi/125 http://www.almaverdebio.it/it/il-mondo-del-biologico/15-ragioni-per-mangiare-biologico http://www.ambienteterritorio.coldiretti.it/tematiche/AgricolturaBiologica/Pagine/Ice,futurosemprepi%C3%B9roseoperilbiologicoitalianoinGermania.aspx http://www.bimbisaniebelli.it/mamma-e-famiglia/mamma-e/mamma-e-donna/alimentazione/prodotti-alimentari-sai-leggere-leetichette http://www.biobank.it/it/BIO-articoli.asp?id=839 https://www.biofach.de/de/presse/presseinformationen/default.ashx?focus=it&focus2=nxps%3A%2F%2Fnueme%2Fpressnews%2F c356306b-3ce9-4c95-9132-fdb002947b83%2F%3Ffair%3Dbiofach%26language%3Dit http://de.slideshare.net/Firab/il-bio-in-cifre http://de.slideshare.net/legambienteonlus/volantino-5punti-noogm http://ec.europa.eu/agriculture/organic/consumer-trust/index_de.htm http://www.google.it/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&frm=1&source=web&cd=9&ved=0CFoQFjAI&url=http%3A%2F%2Fwww.ismeaserv izi.it%2Fflex%2Fcm%2Fpages%2FServeAttachment.php%2FL%2FIT%2FD%2F2%25252Fc%25252Fb%25252FD.02d5e2b0cc6ef8 1ce0fd%2FP%2FBLOB%253AID%253D2396&ei=i014VJGOA47qOMbDgaAF&usg=AFQjCNH0jt3_3QiwNvLuMQq15eYBh1j3xg http://www.ice.gov.it/paesi/europa/germania/upload/077/nota-2014-il%20mercato%20bio-def.pdf http://www.icea.info/it/perche-bio/bio-food/altre-certificazioni/agricoltura-integrata http://www.ilconsulentedelbenessere.com/antiossidanti-fino-al-69-in-piu-nella-frutta-e-verdura-biologica/ http://www.ideegreen.it/perche-scegliere-frutta-e-verdura-bio-4780.html http://it.wikipedia.org/wiki/Grande_distribuzione_organizzata http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/il-biologico-numeri http://www.legambiente.it/temi/agricoltura/alimentazione http://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/decalogo_rischibugie_ogm_0.pdf http://www.leziosa.com/gdo.htm http://www.negozicuorebio.it