Il gusto di Roma attualità e tra d i z i o n e IL GUSTO DI ROMA AT T U A L I TÀ E TRADIZIONE La città di Roma e la campagna circostante rappresentano una vera e tradizione del cosiddetto quinto-quarto, quella cioè nata a ridosso del propria miniera del gusto, ricca di tesori non ancora sufficientemente mattatoio tipica del quartiere Testaccio, incentrata su frattaglie, code, conosciuti ed apprezzati. guance ed altre parti delle bestie da macello sapientemente recuperate. La Camera di Commercio di Roma attraverso l’azione di ARM, C'è poi la tradizione romano-giudaica del Ghetto e quella delle Azienda speciale per la valorizzazione del settore agroalimentare ha campagne circostanti la città, soprattutto dei Castelli Romani . messo in atto da tempo una strategia finalizzata da un lato, a garantire Con questo volume intendiamo riproporre i più interessanti prodotti una costante crescita della cultura della qualità tra le imprese del del paniere enogastronomico locale presentati in una serie di ricette settore e dall'altro, a fornire al consumatore gli strumenti per che rappresentano un mix di tutti questi elementi, rielaborate da tre imparare a riconoscere e ad utilizzare come base per la propria giovani chef dalla solida tradizione famigliare, i fratelli Cacciani, per alimentazione, seguendo il ritmo naturale delle stagioni, il ricco apprezzare attraverso il gusto, comune denominatore fuori del tempo, paniere delle produzioni locali, irrinunciabile patrimonio di un storia ed attualità della cucina romana. territorio e di una tradizione gastronomica dal passato addirittura millenario. Le radici antiche della storia alimentare di Roma sono del resto testimoniate da tanti elementi che ci consentono una lettura della tradizione gastronomica locale nell'arco dei secoli per apprezzare gli elementi di continuità col presente o di individuare possibili percorsi di recupero di prodotti o ricette proprio come ha di recente fatto l'ARM con i formaggi storici, cacio fiore e pressato a mano ora inseriti nella gamma produttiva di diverse aziende della provincia, la cui ricetta è stata recuperata da un antico testo del 50 d.C. scritto da Columella. Per conoscere ed apprezzare la cucina di Roma occorre partire da alcuni punti fermi che ne rappresentano la caratteristica inconfondibile: l'estrazione popolare e la commistione di tradizioni derivanti dagli usi delle diverse genti che, nei secoli, hanno popolato la città ed il territorio circostante. Parliamo ad esempio della Toni De Amicis Componente della Giunta della CCIAA di Roma e Presidente di ARM- Azienda Romana Mercati INDICE Nelle ricette contenute in questo libro, ove non diversamente indicato, gli ingredienti sono stati calcolati per quattro persone. P R I M A PA R T E A N T I PA S T I Carne fredda di manzo in gelatina con crema di cicoria 3 Crostini alla provatura di pane al nero 4 Variazione di alici 6 Crema di castagne, spuma di parmigiano, nocciole tostate e gocce di aceto caramellato 8 Bresaola di fesa di tacchino con aspretto di aceto e cipolla, erbe fresche e fragoline al mosto 10 Focaccia con la guanciola, peperoncino e rosmarino 11 Bigné di broccoli con crema di pecorino e pistacchi 13 Paté di coratella con pane all’arancio, uvetta e cannellino 14 Galantina di pollo in gelatina 15 Millefoglie di coppa e arancio 16 Filetto di vitella maremmana e zucchina romanesca con erba cipollina all’aceto di melograno e gocce di mosto cotto 18 S E C O N DA PA R T E P R I M I P I AT T I Agnolotti di coda in sugo di coda 23 Il «cacio e pepe» 24 Maltagliati di farro con Marzolina, verze ubriache, nocciola gentile e «sfrizzoli» di guanciale 26 Fettuccine «co’ le regaje de pollo» 27 Passata di arzilla e broccoli con «frascarelli» 28 Pappardelle al ragù in bianco ed erbe di caccia 31 Raviolone di baccalà in crema di ceci 32 Zuppa di porcini e patate con gnocchetti di bieta 34 Fettuccine con «sedicesimi» di pollo alla romana e friggitelli 35 Passatelli con piccatina di capretto 36 Strozzapreti con broccoli romaneschi, pomodori secchi, vino bianco e primosale 39 Stracci di pasta con carbonara vegetale di zucchine in fiore, ricotta e zafferano 40 Tagliolini Fiumicino, Rocca di Papa e Frascati 42 Crema di cicerchie e stoccafisso con quadrucci di ceci 43 Crespelle di trivoli con ricotta e fonduta di bufala 45 T E R Z A PA R T E S E C O N D I P I AT T I Abbacchio disossato con ramoracce e «cacciatora» 48 Capretto in casseruola con profumi di stecca di liquirizia 50 Coda disossata alla vaccinara con purea di sedano e cioccolato amaro 51 Polpettone alla picchiapò 52 Salsicce di fegato di maiale con aceto di mosto e visciole in agrodolce 54 Spezzatino di castrato al cesanese e semolino scottato 55 Involtini alla zagarolese con creste di gallo e puntarelle 56 «Fish & chips» con pastella alla bottarga e birra 58 Il fritto verde 59 Porchettina tuscolana al mosto d’uva 61 Pollo alla diavola (biscottato) 62 Il padellotto del pastore 63 «Panonta» di salsicce, fagioli del purgatorio e carciofi alla «matticella» 65 La vignarola in 3 cotture 66 Involtini di verza al «sugo finto» 67 Carciofo alla giudìa 68 Q U A R TA PA R T E D O LC I Budino di latte di mandorle con trasparente al mandarino 72 Flan di ricotta con uvetta al brandy e ristretto di cioccolato al caffè 73 Sformato caldo di pere spadone al mistrà con crema di vaniglia 74 Ciambellette al vino di frascati 77 Pangiallo di Adriana 78 Zuppa inglese (dal 1922) 81 Biscotti alle nocciole 82 Sorbetto di cocomero e assenzio 84 Semifreddo allo zabaione e salsa di cioccolato al rhum 85 Tortino al cioccolato e gelato di crema allo «strega» 86 Torta di carote di Maccarese e nocciola gentile 87 Crema di castagne, meringhe e panna 88 / A N T I PA S T I Carne fredda di manzo in gelatina con crema di cicoria Crostini alla provatura di pane al nero Variazione di alici Crema di castagne spuma di parmigiano, nocciole tostate e gocce di aceto caramellato Bresaola di fesa di tacchino con aspretto di aceto e cipolla, erbe fresche e fragoline al mosto Focaccia con la guanciola peperoncino e rosmarino Bigné di broccoli con crema di pecorino e pistacchi Paté di coratella con pane all’arancio, uvetta e cannellino Galantina di pollo in gelatina Millefoglie di coppa e arancio Fi l e tto di vitella maremmana e zucchina romanesca con erba cipollina all’aceto di melograno e gocce di mosto cotto CARNE FREDDA di manzo in gelatina con crema di cico r i a Stanchi delle solite carni in scatola industriali proponiamo una variante “domestica” gustosa ed appetitosa soprattutto nei mesi caldi. Il piatto va presentato servendo la carne fredda su un letto di crema di cicoria, accompagnata da rucola condita con limone e olio d’oliva; a lato si potrà aggiungere un cucchiaio di crema di peperoncino. 600 gr di tagli da bollito di manzo 1 cipollotto e 2 teste d’aglio 2 piccole carote e 1 ciuffo di sedano alloro, timo fresco, bacche di ginepro pepe nero e rosa in grani rucola fresca per guarnire scaglie di tartufo sale e pepe q.b. pistacchi freschi 1 foglio di colla di pesce Mettere la carne a lessare in acqua fredda con tutti gli aromi per circa 1 ora e mezza a fuoco basso, schiumando il grasso che appare in superficie ed aggiustando di sale e pepe. Appena la carne è ben sfibrata e morbida, far freddare togliendo le verdure e gli aromi lessati. Per fare la gelatina: mettere a bagno un foglio di colla di pesce in acqua fredda per ammollarla, scioglierla in un pentolino con il brodo ottenuto dalla cottura. Mettere un po’ di brodo con colla di pesce in una formina di alluminio poi aggiungere la carne bollita insieme alle lamelle di tartufo, pressare bene e mettere in frigo per 12 ore. Per la crema di cicoria: Lessare appena la cicoria, ripassare in padella con aglio, olio e Per la crema di cicoria: 300 gr di cicoria, aglio, olio peperoncino capperi e acciughetta peperoncino, frullare lasciando un po’ liquida e freddare subito, prima che viri il colore. Una volta fredda, aggiungere il trito di capperi e un pizzico di acciuga. Per la crema di peperoncino: frullare 10 peperoncini con 5 foglie di basilico, sale e olio d’oliva e conservare in frigo. Casale Mattia Frascati Superiore Terre Laviche CROSTINI ALLA PROVATURA di pane al nero Questo è un classico della cucina tradizionale rivisitata che parte dall’uso della provatura, la provola fresca antenata della mozzarella, e dal contrasto cromatico con il pane al nero di seppia. Disporre ogni fetta su un piatto, versare sopra la salsa e servire a tavola. Per il pane al nero: 1/2 kg. di farina sale q.b. 150 gr di acqua 1 goccio di nero di seppia 10 gr lievito di birra acqua tiepida q.b. Per il pane al nero: f a re una fontanella con la farina, e aggiungere acqua precedentemente mescolata con nero di seppia e lievito. Lavorare lentamente sino a ottenere un impasto omogeneo, lasciar riposare per circa 1 ora poi infornare a forno molto caldo (200°) per circa 20 minuti. Lasciare raffreddare. Per la salsa alla provatura: in un pentolino far sciogliere nel burro l’aglio, l’acciuga e i capperi, far ritirare e insaporire bene poi aggiungere la panna. Mescolare bene sul fuoco fino a quando non alza il bollore. Per la salsa alla provatura: 1 spicchio di aglio 5 capperi di Pantelleria 1/2 acciuga 1 rametto di prezzemolo sale q.b. 125 gr panna Procedimento: acquistare la provatura (una provola fresca appena fatta), tagliare 8 fette dello spessore di 5 mm. Tagliare 8 fette di pane dello spessore di 1 cm. Dopo avere disposto la provatura sopra il pane adagiare su una teglia e cuocere a forno caldo (200°) fino a quando la provatura non comincia ad imbrunire. Tirare fuori dal forno mentre in un pentolino si scalda la salsa alla provatura. Collesanti Marco Carpineti VARIAZIONE DI ALICI Prendiamo l’abitudine di aspettare le paranze per procuraci un po’ di alicette fresche. Le quattro variazioni andranno servite in 4 piatti da portata, le alici marinate con sale ed olio extravergine, le alici con zenzero e soia, le alici e indivia tolte dal forno, le alici fritte servite con la salsetta agrodolce a parte. Prendere le alici freschissime, pulirle togliendo la testa, le interiora e la spina 1 kg di alici centrale, sciacquarle leggermente per eliminare ogni residuo e disporle su un foglio 50 gr di zenzero fresco di carta forno. salsa di soia 2 limoni Prima variazione: prendere l’indivia e bollirla per 5 minuti, poi asciugarla e 1 peperoncino fresco ripassarla in padella con aglio, olio e peperoncino, prendere 2 stampini di alluminio 3 teste d’aglio spennellare con olio e pan grattato, mettere 2 alici sul fondo, l’indivia ripassata, l’uvetta 1 bicchiere di olio extravergine di oliva e i pinoli, e due alici sopra, aggiustare di sale e pepe, coprire con un po’ di pan grattato e sale e pepe 100 gr di indivia mettere in forno a 180° per 10 minuti. 10 gr di uvetta e 10 gr di pinoli Seconda variazione: prendere 8 alici e marinarle con il succo di un limone, aglio a pezzetti pan grattato e peperoncino fresco, per 10 minuti (se la temperatura esterna è alta metterle in frigo). timo, erba cipollina, origano Terza variazione: prendere altre 8 alici e panarle con pan grattato ed il trito di erbe miste. aceto mezza piccola cipolla Mettere sul fuoco un pentolino di rame con olio extravergine e friggerle; preparare una salsetta miele mettendo in padella 3 cucchiai di aceto rosso, mezza cipolla rossa ed un cucchiaio di miele, peperoncino ed un pizzico di sale. Quarta variazione (la più veloce): mettere 8 alici a marinare in 4 cucchiai di salsa di soia con dentro 8 fettine di zenzero, senza aggiungere sale. Donnaluce 2004 Poggio Le Volpi MIELE Prodotto “antico” nel senso più nobile della parola. Consumato da sempre, ospite immancabile sulle mense dell’antica Roma, è stato l’unica sostanza dolcificante fino al 1500. Oggi è considerato un alimento vero e proprio di alto valore nutritivo e comunque una valida alternativa allo zucchero perché facilmente assimilabile e meno calorico. CREMA DI CA S TAGNE spuma di parmigiano, nocc i o le to sta te e gocce di ace to ca ra m e l l a to Si tratta di un piacevole benvenuto agrodolce per gli amanti della castagna; è un piatto dove l’uso del sifone è essenziale. Potete presentare la crema in un bicchiere alto da cocktail Ne g roni, mettendo con un sac a' poche la base della purea di castagne, spumando la crema di parmigiano e definendo il topping con le nocciole tostate frantumate e qualche goccia di aceto caramellato. Per la crema di castagne: 1/2 kg di castagne 3 patate un po’ di latte sale e pepe Per la spuma di parmigiano: 1/2 litro di latte 100 gr di parmigiano Per la crema di castagne: prendere 1/2 kg di castagne fresche, bollirle per 2 ore e sbucciarle. Bollire 3 patate, sbucciarle ed aggiungerle alle castagne; passare questo composto nello schiaccia patate, aggiungere un goccino di latte per tenere morbida la purea ed aggiustare di sale e pepe, tenere a bagnomaria. Per la spuma di parmigiano: mettere sul fuoco 1/2 litro di latte, portare a circa 70° e aggiungere a pioggia 100 gr di parmigiano amalgamandolo lentamente con una frusta, passare al colino cinese, mettere nel sifone con doppia carica e tenere a bagnomaria. Per l’aceto caramellato: Far restringere per circa mezz’ora un decilitro di aceto balsamico tradizionale insieme a un pizzico di zucchero. Castel de Paolis Vigna Adriana BRESAOLA DI FESA DI TACCHINO con aspre t to di ace to e cipolla, erbe fresche e fragoline al mosto È una piacevole insalata estiva fresca e stuzzicante. Per gli odori potranno essere usati finocchiella, origano, timo e mentuccia. Gli ingredienti sono per dieci persone. 1 kg. di fesa di tacchino biologico 500 gr di sale 500 gr di zucchero 100 gr di odori misti pepe Prendere la fesa e pulirla da pelle e neretti, coprirla con sale, zucchero ed erbe e metterla in frigo per 24/36 ore a secondo della grandezza. In seguito tenerla appesa in frigo, ricoprendola continuamente di erbe aromatiche e pepe nero. Per il servizio: tagliare delle strisce sottili di fesa, marinare al momento con gocce di aceto di fragole; guarnire con insalatina da taglio e sul piatto qualche goccia di mosto alternata con le fragoline di bosco. Aggiustare di sale, pepe macinato fresco ed olio extravergine d’oliva della Sabina. Casale Marchese Frascati Superiore FO CACCIA CON LA GUANCIOLA, p e p e roncino e ro s m a r i n o È l’interpretazione di una ricetta che troviamo in giro per l’italia, caratterizzata dal sapore locale del guanciale. Far sciogliere il lievito di birra nell’acqua e latte insieme tiepidi, fare una fontana con la farina ed aggiungere il composto liquido e l’uovo, impastare fino a raggiungere un panetto che verrà fatto riposare in ambiente caldo per mezz’ora, con un panno umido sopra. 1/2 kg. di farina sale q.b 1 uovo 150 gr di acqua 150 gr di latte 25 gr di lievito di birra 200 gr di guanciola affumicata un rametto di rosmarino peperoncino in polvere Tagliare in piccoli panetti e tenere ancora a riposare al caldo per 15 minuti. Su una superficie d’acciaio o marmo mettere della farina e con un mattarello fare delle focacce sottili secondo il gusto dei commensali. Mettere su fuoco vivo una padella di ferro con olio d’oliva; appena inizia a fumare adagiarvi la focaccia e girarla rapidamente. La cottura dura 2 minuti, appena il tempo di dorarla da ambo le parti, farla asciugare appena sulla carta paglia ed adagiarvi la guanciola fresca, il rosmarino e la polvere di peperoncino. Servire calda. Villa Gianna Brut Solochardonnay San Marco BIGNÉ DI BROCCOLI con crema di pecorino e pista cc h i Un benvenuto invernale che ha per protagonista assoluto il broccolo romanesco. Si può presentare a piramide come un profiterole. Prendere i broccoli a pezzi e dopo averli sbollentati per 10 minuti, ripassarli in padella con aglio, guanciale a dadini, olio e peperoncino, aggiustare di sale e pepe. Appena sono ben rosolati, passarli al disco fino del tritacarne e poi omogeneizzarli fino ad ottenere una crema. 300 gr di broccolo romanesco 2 teste d’aglio peperoncino a piacere 70 gr di guanciale affumicato sale e pepe q.b 16 mini bigné neutri del pasticcere di fiducia 1 bicchiere di panna 100 gr di pecorino romano 50 gr di granella di pistacchio di Bronte Mettere in un sacco da pasticceria e riempire i bigné. Per la salsa: in un pentolino mettere la panna ed il pecorino grattugiato fino ad ottenere una crema, salare e pepare. Scaldare i bigné ripieni al forno. Formare una piramide con i bigné, colare la salsa di pecorino e guarnire con il pistacchio a granella. Casal Cervino Massimi Berucci PATÉ DI C O R ATELLA con pane all’ a rancio, uve t ta e ca n n e l l i n o Si tratta di un antipasto che prende le mosse dal paté di fois gras e sauternes, abbinando la coratella d’abbacchio al cannellino… dolce e amaro. Per la presentazione potete scottare le fettine di pane sulla griglia, fare dei crostini con il paté e serv i re con accanto un bicchiere di Cannellino freddo, guarnendo con buccia d’arancia e alloro. Ricordate che il peso dell’agnello non deve superare i 7 kg. Per il pane: 1/2 kg. di farina sale q.b. 150 gr di acqua 10 gr di lievito di birra la buccia e il succo di 1 arancio 50 gr di uvetta rianimata in acqua Per il pane: fare una fontanella con la farina, aggiungere il lievito sciolto in 1/2 bicchiere di acqua tiepida, il succo d’arancia, la buccia d’arancia tagliata finemente, l’uvetta. Lavorare lentamente fino ad ottenere un impasto omogeneo, lasciar riposare per circa un’ora, poi infornare a 200° per circa 20 minuti. Per il paté: Mettere mezzo bicchiere di olio d’oliva in una casseruola di alluminio con cipolla, sedano, carote e aglio tagliati grossolanamente. Aggiungere la carne a dadini, far andare a fuoco vivace per 10 minuti, sfiammare con la marsala e il cognac e far evaporare; Per il paté: circa 300 gr di cuore, fegato e milza di agnello olio extravergine di oliva q.b 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, sedano e carota salvia, alloro e rosmarino buccia d’arancia e limone 1/2 bicchierino di marsala un goccio di cognac sale e pepe, peperoncino lasciar continuare a fuoco più basso per altri 20 minuti, aggiungere gli odori spezzati a mano e continuare a cuocere per circa 1 ora, aggiungendo dell’acqua per non far seccare troppo il composto. Passare al disco fino del tritacarne, amalgamare bene e tenere a bagnomaria, tenendo morbido con un po’ di acqua o brodo. Villa Simone Cannellino 2002 GALANTINA DI POLLO in gelatina È una ricetta natalizia che prende l'ispirazione dalla cucina classica.. Per la presentazione mettere la gelatina tagliata a dadini alla base del piatto, tagliare delle fettine sottili di galantina, guarnire con pomodori secchi e insalatina “creste di gallo”. 1 piccolo pollo disossato Creare un impasto omogeneo degli ingredienti per farcire il pollo, cucirlo con uno spago. Chiudere il rollé di pollo in una tela stretta e metterlo a bollire in Per la farcitura: 200 gr di carne mista macinata 50 gr di parmigiano 50 gr di prosciutto a dadini 50 gr di pistacchi sbucciati 10 gr di tartufo nero a dadini un uovo acqua per circa 2 ore, con sedano, carote e cipolla, pepe in grani, 1 bicchierino di cognac ed 1 di marsala, sale q.b. Togliere il pollo e farlo raffreddare in frigo Per fare la gelatina: Mettere a bollire 1 litro del brodo ottenuto, aggiungendo 50 gr di colla di pesce precedentemente ammorbidita in acqua fredda; dopo 5 minuti togliere dal fuoco, filtrare e far raffreddare in frigo in una terrina quadrata bassa. Per la galantina: sedano, carote e cipolla pepe in grani 1 bicchierino di cognac e 1 di marsala 8 pomodori secchi sale q.b. Per la gelatina: 50 gr di colla di pesce Malvasia del Lazio Terre dei Grifi 2004 Fontana Candida M I L L E FO G L I E di coppa e ara n c i o Questo è un antipasto per i mesi intermedi: primavera fresca o autunno. Va servito a temperatura ambiente o freddo, è interessante per nobilitare l’uso della coppa di testa, sempre un po’ relegata ad un ruolo marginale; ci vuole una ottima maionese fatta in casa. Prendere la pasta sfoglia (dal pasticcere di fiducia) e stenderla fino a raggiungere uno spessore di 0,5 cm. Tagliarla tonda (aiutandosi con un piatto capovolto) e poi 3 dischi di pasta sfoglia non zuccherata 100 gr di maionese fatta in casa 200 gr di coppa 2 arance siciliane biologiche 100 gr di mandorle sfilettate 100 gr di pistacchi bucherellarla con una forchetta. Montare la maionese aggiungendo succo di limone e di arancia spremuti. Grattare nella maionese anche un po’ di buccia d’arancia. Scaldare al forno i dischi e le mandorle finché non sono croccanti. Far freddare e cominciare a “fare” il millefoglie: disco di sfoglia, strato di maionese, fettine sottili - quasi trasparenti - di arancio e fette di coppa, mettere sopra il 2° disco di sfoglia e rifare… Alla fine mettere il terzo disco a chiudere; guarnire sopra con del pistacchio grattato e se possibile con un po’ di sale “a velo” (sale ulteriormente macinato nel frullatore). Chiudere intorno con le mandorle e servire tagliato a fette. Moro 2004 Marco Carpineti C O P PA DI TESTA Particolare tipo di salume composto dalle parti magre che rivestono la testa del suino: guancia, lingua e cotenna con l’aggiunta di muscolo. Gli ingredienti vengono cotti in acqua per parecchie ore e poi la carne resa così morbida viene condita con sale, pepe ed aromi, ed insaccata in involucri naturali. FILETTO DI VITELLA MAREMMANA e zucchina ro m a n e s ca con erba cipollina a l l’ a ce to di melo g rano e gocce di mosto co t to Questo piatto ricorda nella forma un “sushi” di carne marinata con aceti aromatici, una fettina di zenzero completa il ricordo. 200 gr di filetto di vitella di razza maremmana 200 gr di zucchine romanesche aceto bianco aro m a t i z z a to con chicchi di melograno sale e pepe q.b. una piccola radice di zenzero 10 fili di erba cipollina lunghi e ben freschi 50 gr di pecorino romano a scaglie Prendere il filetto e tagliare 8 fettine alte 4 cm e lunghe 10 cm., coprire con un foglio di carta velina e battere leggermente. Prendere le zucchine romanesche e tagliare nel senso della lunghezza 8 fette delle stesse dimensioni, sbollentare in acqua per 1 minuto, poi far freddare su un foglio di carta da forno. Marinare per 1 minuto la carne nell’aceto bianco con i chicchi di melograno; salare le fette di carne e le zucchine ed arrotolarle insieme tenendo la zucchina all’esterno ed il filetto all’interno, insieme ad una fettina di zenzero. Legare queste “girelle” con l’erba cipollina, mettere in un piatto e far cadere olio e mosto cotto fino ad emulsionarli insieme; grattare un po’ di pepe e servire con poche scaglie di Pecorino Romano e qualche chicco di melograno. Mottura Brut Marino Donna Paola 2004 [ PRIMI PIATTI Agnolotti di coda in sugo di coda Crema di cicerchie e stoccafisso con quadrucci di ceci Il «cacio e pepe» Maltagliati di farro con Marzolina, verze ubriache, nocciola gentile e «sfrizzoli» di guanciale Passata di arzilla e broccoli con «frascarelli» Fettuccine «co’ le regaje de pollo» Fettuccine con «sedicesimi» di pollo alla romana e friggitelli Pappardelle al ragù in bianco ed erbe di caccia Raviolone di baccalà in crema di ceci Passatelli con piccatina di capretto Zuppa di porcini e patate con gnocchetti di bieta Strozzapreti con broccoli romaneschi, pomodori secchi, vino bianco e primosale Tagliolini Fiumicino, Rocca di Papa e Frascati Stracci di pasta con carbonara vegetale di zucchine in fiore, ricotta e zafferano Crespelle di Trivoli con ricotta e fonduta di bufala CA R OTA DI MAC CA R E S E o di fiumicino Conosciuta già ai tempi dei Romani, la carota odierna conserva ben poco delle sue origini, a cominciare dal colore. Nell’antichità, le prime carote erano bianche, viola, rosa, gialle, verdi e nere; la colorazione arancione è frutto di selezioni ed incroci ad opera degli olandesi che desideravano ottenere un ortaggio che avesse lo stesso colore della Camera d’Orange. La produzione è concentrata sul litorale nella zona di Maccarese, da cui prende la denominazione. AG N O LOTTI DI CODA in sugo di co d a Questa ricetta permette di gustare appieno tutte le caratteristiche della coda alla vaccinara racchiusa nella pasta all’uovo. Va servita con una spolverata di pecorino e guarnita con una foglia fresca di sedano. per la pasta: 1 kg di farina 5 uova intere per il sugo: 2 kg di coda di vitella “maremmana” 2 sedani, 1 cipolla e 1 carota 200 gr di ricotta 2 uova 50 gr di parmigiano 100 gr di pecorino 1 spicchio d’aglio 1kg di pomodoro olio extravergine di oliva 1 bicchiere di vino bianco sale e pepe Impastare la farina a mano con le uova su un tavolo di pietra; mettere a riposare il panetto coperto con uno straccio bagnato per 1 ora, poi “tirare” una sfoglia fina. Prendere la coda a pezzi, sciacquarla bene con acqua fredda e “sbollentarla“ per 1 ora, schiumando il grasso. In seguito rosolare in una casseruola di alluminio la coda con olio e cremolata (sedano, carota e cipolla a dadini), far rosolare bene, poi sfumare con il vino bianco. Una volta evaporato il vino mettere il pomodoro, aggiungere l’altro sedano per dare profumo e far andare per circa 1 ora e mezzo o più (o comunque fin quando la carne non si stacca dall’osso). Staccare con le mani dalla coda ancora calda la carne e separala dal sugo. Macinare la carne con il disco fino e impastarla, una volta fredda, con ricotta, parmigiano e uovo, mettere il composto in un sacco e tenere in frigo. Passare il sugo ottenuto con un passino largo, e frullare il sugo per renderlo più omogeneo. Sulla sfoglia stesa spennellare la parte interessata con l’uovo e preparare con il sacco gli agnolotti della grandezza desiderata. Nell’acqua leggermente salata, far cuocere gli agnolotti, che saranno pronti quando verranno a galla, e mantecare delicatamente sul sugo caldo. Cesanese del Piglio Velobra Giovanni Terenzi IL «CACIO E PEPE» Piatto storico e divertente della cucina castellana, basta avere a casa un pezzetto di pecorino ed un po’ di pepe e la ricetta è fatta; si può mangiare a qualsiasi ora del giorno e della notte con l’ottima compagnia di un bel bicchiere di vino… Per chi ama un sapore più delicato si possono sostituire 3 dei cucchiai di pecorino romano con 3 cucchiai di ottimo parmigiano. 8 cucchiai di pecorino romano 3 piccoli cucchiaini di pepe nero “Sri Lanka” poco sale 5 etti di tonnarelli o spaghetti o rigatoncini È un piatto forte, senza compromessi, non ci si può aspettare un gusto delicato. Qui è fondamentale il procedimento e il tipo di pecorino (consigliamo il Pecorino Romano DOP grattato fresco) e ci vuole un’ottima “mano”. L’acqua di cottura della pasta deve essere dolce, non troppo salata; quando l’acqua bolle mettere a cuocere la pasta e cominciare il procedimento per la salsa lavorando, in una padella di alluminio dai bordi alti, “a freddo” (non sul fuoco) il pecorino, il pepe (grattato al momento) e 2 mestolini di acqua di cottura della pasta, fino ad ottenere un composto non grumoso, somigliante ad una ricotta. Quando la pasta è al dente, scolare accuratamente e poi mantecare con un cucchiaino di legno, sempre lontano dal fuoco, con movimenti energici e veloci, onde far “legare“ bene la pasta al composto (a volte può essere utile fare questa mantecatura a bagnomaria per non perdere temperatura) servire a tavola rapidamente in piatti precedentemente ben scaldati. A vostro gusto si possono aggiungere dei pezzetti di pomodorini concassé sconditi, per un effetto “sfiammante”. Torre in Pietra Leprignana Chardonnay M A LTAG L I ATI DI FA R R O con Marzolina, verze ubriache, nocc i o l a g e n t i le e «sfrizzoli» di guanciale Questa ricetta, che riunisce alcuni ingredienti della campagna romana come la Marzolina, la farina di farro, le nocciole, il guanciale, intende nobilitare un ingrediente come le verze, così poco usato ma veramente generoso. Per la pasta: 300 gr di farina di farro acqua q.b. Per la salsa: 200 gr di Marzolina 300 gr di verze aglio olio peperoncino 1 bicchiere di vino bianco Frascati 100 gr di guanciale 50 gr di nocciola gentile frantumata Impastare la farina di farro con acqua, farne un panetto e mettere a riposare con un panno bagnato. Squagliare in padella il marzolino tagliato a cubetti con poco latte, fino a ottenere una crema, passare al colino e tenere a bagnomaria. Lavare e tagliare le verze a listarelle, appassirle in padella a fuoco vivo con aglio olio e peperoncino; quando sono ben rosolate e cambiano colore, sfiammare con il bicchiere di bianco. Stendere la sfoglia e farne dei maltagliati, che metteremo ad essiccare su una rete con poca farina. Lasciare “sfrizzolare” il guanciale a dadini in una padella antiaderente, finché diventa croccante. Mettere a cuocere i maltagliati in acqua leggermente salata. Mettere in padella le verze e la Marzolina e ripassare i maltagliati con questa salsa, lasciata un po’ liquida; impiattare e guarnire con le nocciole frantumate e gli “sfrizzoli”. Finire di guarnire con timo fresco. Calanchi di Vaiano D’Amico Paolo FETTUCCINE « co’ le regaje de pollo » In questa semplice e ottima ricetta tradizionale è importantissima la freschezza e la qualità delle “regaje”, che devono dare l’ a m a rognolo al piatto accompagnato da una morbidezza senza uguali. Le interiora devono ave re un giusto dosaggio di fegatini di pollo per la componente amara. 400 gr di fettuccine all’uovo tirate a mano 350 gr di pomodori freschi 250 gr di “regaje” di pollo olio extravergine di oliva q.b. 1/2 bicchiere di vino bianco Frascati 1 cucchiaio di Marsala 1 cipolla parmigiano e pecorino q.b. sale e pepe Far rosolare in 3 cucchiai di olio extravergine la cipolla e le regaje, lasciando per ultimi i fegatelli che sono più delicati. Appena il tutto è ben rosolato aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco e il cucchiaio di Marsala. Al soffritto appena preparato, aggiungere i pomodori freschi (non devono essere troppo aspri); portare a bollitura aggiustando di sale e pepe. A seconda del materiale della pentola e della forza del fuoco vi sono diversi tempi di cottura, ma il giudizio si farà guidare dal gusto morbido e vellutato della salsa. Cuocere al dente le ottime fettuccine all’uovo, ripassarle con il sugo, aggiungere parmigiano e pecorino quando la pasta è fuori dal fuoco; al momento di servire mettere in cima al piatto una piccola noce di burro, che addolcirà il gusto arrivando a tavola. Baccarossa Poggio Le Volpi Tellus Falesco PA SS ATA DI ARZILLA e bro ccoli con «fra s ca re l l i » Una piccola variante alla ricetta tradizionale romanesca. 1 kg di cima di broccolo romanesco 1 spicchio d’aglio olio extravergine d’oliva 1 cipolla, sedano, carota 1 tazza d’acqua 250 gr di farina da molino artigianale sale e peperoncino q.b. 1 kg di arzilla freschissima 1 rametto di prezzemolo pecorino a piacere Mettere sedano, carota e cipolla in una casseruola con l’arzilla a bollire per 40 minuti per fare un brodo leggero e non troppo salato, togliere l’arzilla, filettarla e metterla a parte; filtrare il brodo e pressare la carcassa al passatutto per ottenere il massimo gusto dalla arzilla fresca. In una casseruola mettere aglio, peperoncino, olio e cipolla e far insaporire le cime di broccolo tagliato a spicchietti. Coprire i broccoli insaporiti con il brodo di arzilla finché non si ammorbidiscono; a cottura ultimata frullare con una sonda a immersione fino ad ottenere una crema. Per i frascarelli: mettere la farina (possibilmente di produzione artigianale) su un tavolo di pietra e con le dita o con una frasca (da qui il nome frascarelli) “schizzare” con acqua a gocce la superficie cosparsa da farina, passare al setaccio grosso e mettere a seccare la pasta aggrumatasi. Mettere a bollire la crema di broccoli in brodo d’arzilla e cuocere i frascarelli, aggiungere la polpa dell’arzilla e servire con un goccio d’olio e una foglia di prezzemolo. Un pizzico di pecorino è in questo caso per gli appassionati. Marino Coste Rotonde Colle Picchioni PECORINO È il formaggio originario della campagna Laziale. Il Pecorino Romano è prodotto esclusivamente con latte di pecora. Questo formaggio, o almeno la sua tecnica, viene da molto lontano. Ne parla Omero e lo descrive in maniera abbastanza dettagliata Columella. PA P PARDELLE AL RAG Ù in bianco ed erbe di ca cc i a Questo è un bel piatto saporito, dove l’assenza del pomodoro dal ragù deve essere bilanciata da una generosa spruzzata di vino bianco Frascati per sgrassare e dare un po’ di acidità; sarebbe bene procurarsi delle erbe aromatiche fresche, poiché quelle secche hanno profumi che ricordano il thè. 100 gr di salsicce 100 gr di polpa di agnello 100 gr di costata di manzo 1/2 bicchiere di vino bianco 3 cucchiai di olio extravergine di oliva 1 rametto di rosmarino 1 rametto di mentuccia 1 foglia di salvia 1 peperoncino fresco 10 capperetti di Pantelleria sale e pepe q.b. 5 spicchi d’aglio 1 co sta di sedano 1/2 cipolla 1 carota piccola 4 cucchiai di pecorino romano Moro 2004 Carpineti Shiraz Casale del Giglio Macinare le carni e metterle a soffriggere con olio extravergine d’oliva in una padella di rame o di alluminio insieme con una “cremolata” (tritato fine) di sedano, carota e cipolla. A parte, prendere le erbe di caccia e fare un battuto insieme con i capperi e l’aglio, per poi aggiungerli in padella a cottura avanzata. Quando la carne è ben rosolata, sgrassare con un bel bicchiere di vino bianco. Una volta evaporato il vino, facciamo riposare in padella il sugo con un po’ di acqua di cottura e il pecorino, per far sì che i sapori si fondano delicatamente, e per mandare a tavola un piatto non “secco”. Far cuocere le pappardelle in acqua bollente, scolarle al dente e mantecarle nella padella calda, sul fuoco moderato per evitare che il pecorino cuocia. Servire guarnendo con parte delle erbe fresche. R AV I O LONE DI BAC CA L À in crema di ce c i La preparazione è articolata, ma il risultato è un matrimonio di semplicità tra due prodotti di “bottega”. Per il raviolone: 1 sfoglia di 4 uova 150 gr di baccalà bagnato 100 gr di patate 70 gr di cipolla, 1 tuorlo d’uovo olio extravergine d’oliva Per il ripieno: soffriggere cipolla, baccalà e patate prebollite tagliati in pezzetti, Per la crema di ceci: 1 sedano, 1 carota, 1 cipolla 100 gr di ceci mondati e bagnati 50 gr di pecorino 4 rametti di rosmarino In una pentola di coccio far soffriggere sedano, carota, cipolla e ceci, poi coprire con olio d’oliva, senza salare. Far freddare il composto. Stendere la sfoglia all’uovo sottile e con un cucchiaio prendere un po’ del composto per fare i ripieni, spennellare il bordo del raviolone con un pennello da cucina e chiudere. Mettere in frigo per qualche ora. Per la crema di ceci: lavare e tenere a bagno per 1 giorno i ceci. di acqua e cuocere fin quando il cecio non comincia a sgranarsi. Frullare tutto insieme fino ad ottenere una crema. Cuocere i ravioloni in acqua bollente; quando arrivano a galla scolare bene e ripassare in padella con la crema di ceci, servire con un pizzico di pecorino, un giro di olio delicato e il rametto di rosmarino. Frascati Superiore Santa Teresa Fontana Candida Racemo L’Olivella Z U P PA DI PORCINI e pata te con gnocchetti di bieta Si tratta di una zuppa molto semplice, che viene bene quando troviamo dei porcini freschi e profumati. Per godersi meglio questa ottima zuppa proporre delle croste di pane di Lariano a “frisella” (seccate al forno). Per la zuppa: 1 kg di porcini freschi 3 patate medie 2 spicchi d’aglio 1 cipolla piccola olio extravergine d’oliva sale e pepe finocchiella Per la zuppa: pulire i porcini mettendone da parte una metà; preparare un fondo con aglio, olio e cipolla, mettere i porcini a rosolare insieme alle patate pulite, sciacquate e fatte a dadini, insaporirli per 10-15 minuti, coprire di acqua e far cuocere per circa 20 minuti, aggiustando di sale e pepe. Una volta ammorbidite le patate, frullare il tutto. Per gli gnocchetti: bollire le patate e passarle allo schiacciapatate; bollire le biete, strizzarle per bene, ripassarle in padella antiaderente con poco olio ed uno Per gli gnocchetti: 2 patate 1 uovo farina q.b. 3 etti di bieta spicchio d’aglio, frullare e mettere a freddare. Incorporare le patate, l’uovo e la crema di bieta con la farina, fino ad ottenere un composto morbido; fare dei rotolini e ricavare degli gnocchetti verdi, che metteremo su una rete, spolverati di farina. Fare delle listarelle dei porcini residui e ripassarli con aglio, olio, finocchiella e peperoncino, per 2 minuti a fuoco forte. Portare ad ebollizione la crema e mettere a cuocere gli gnocchetti. Servire al dente, guarnendo con i porcini piccanti scottati alla finocchiella. Rumon 2004 Cantine Conte Zandotti FETTUCCINE con «sedicesimi» di pollo alla ro m a n a e friggite l l i Ricordi di vacanze estive e profumi dell’orto. 1/2 pollo ruspante tagliato in sedicesimi sale q.b 2 spicchi di aglio 1 bicchiere di vino di Frascati 150 gr di friggitelli appena colti origano fresco e secco 1 kg di pomodori freschi dell’orto 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva 400 gr di fettuccine fresche 2 bei cucchiai di pecorino romano In una casseruola d’acciaio o alluminio far friggere nell’olio extravergine l’aglio intero e un bel peperoncino appena colto. Quando l’aglio incomincia a brunire, toglierlo e aggiungere il pollo fino a quando non diventa ben rosolato e insaporito. A questo punto, a fuoco vivace aggiungere il vino e quando quest’ultimo si è ritirato aggiungere i friggitelli, aperti con un coltello, a scottare. Prendere i pomodori, tuffarli 10 secondi nell’acqua bollente e poi sbucciarli, tagliarli a pezzettini e metterli nella padella insieme a pollo e friggitelli. Dopo 10 minuti di cottura vivace, abbassare la fiamma, aggiungere il sale quanto basta, l’origano secco e cuocere altri 5 minuti. Far cuocere le fettuccine in una pentola di acqua precedentemente salata e scolare al dente, mantecare a fuoco vivo e servire spolverando un po’ di pecorino. Guarnire con un rametto di origano fresco. Romagnano Bianco Colacicchi Cesanese del Piglio Alagna Giuliani PA SS AT E L L I con piccatina di ca p re t to È un incontro tra due ricette che profumano di limone: i passatelli di origine marchigiana e il capretto brodettato. Per i passatelli: 200 gr di parmigiano grattato 200 gr di pan grattato 3 uova intere la scorza di 1 limone grattugiata noce moscata sale q.b. Per la salsa del capretto: 250 gr di capretto disossato e macinato 1 limone 1 bicchiere di vino bianco Frascati 1 cipolla prezzemolo 1 tuorlo d’uovo 1 bicchiere di olio extravergine d’oliva sale e pepe Per i passatelli: fare a mano un impasto duro con gli ingredienti riportati, con un passapatate fare dei “passatelli” della misura a piacere, spolverarli con pochissima farina e metterli su una rete ad asciugare. Per la salsa del capretto: mettere sul fuoco una padella di alluminio e far tostare con dell’olio le ossa per 5 minuti, aggiungere il capretto a dadini. Una volta rosolato far sfumare con 1 bicchiere di vino bianco, togliere le ossa e far ritirare la salsetta. Far bollire i passatelli in acqua leggermente salata e scolarli al dente; mantecarli delicatamente nella salsa di capretto aggiungendo qualche goccia di limone spremuto e mezzo mestolo di acqua di cottura per mantenere morbido il composto. Quando il sugo si è rappreso, aggiungere, come se fosse una “carbonara” il tuorlo d’uovo. Servire subito in piatti bollenti con una guarnizione di prezzemolo, limone grattato e poco parmigiano. Shyraz Casale del Giglio 2004 OLIO EXTRAVERGINE dop sabina L’olivo è sempre stato una fonte primaria dell’alimentazione mediterranea, componente fondamentale del triangolo formato dalle tre piante sacre olivo-vite-grano. In Sabina, territorio di origine dell’omonima denominazione di origine protetta, viene coltivato da millenni, tanto che tracce dell’uso delle olive risalgono al VI-VII secolo a.C. Il tempo classico per la raccolta delle olive è l’inizio di dicembre. B R O C C O LO ROMANESCO Questa varietà di broccolo, il cui nome deriva da “brocco” ovvero il germoglio, è tipica della campagna romana e si differenzia dalle altre appunto per l’emissione di germogli secondari e per la caratteristica forma a punta. Al gusto, si presenta dolce. STROZZAPRETI con bro ccoli romaneschi, pomodori secc h i , vino bianco e primosale In questo piatto è importante avere dei pomodori secchi fatti a regola d’arte; prima devono essere lungamente baciati dal sole, poi chiusi su se stessi con aglio e basilico, e messi dentro un barattolo con olio d’oliva ben stretti ad insaporirsi. La quantità di pomodori secchi da aggiungere alla salsa va dosata conoscendo la “concentrazione” di gusto dei pomodori in dotazione. Per gli strozzapreti: 1/2 lt di acqua 300 gr farina 1 uovo intero 1 pizzico di sale Per la salsa: 300 gr di broccolo romanesco aglio e peperoncino a piacere olio d’oliva 8 pomodori secchi 100 gr di pecorino 50 gr di guanciale affumicato 1 bicchiere di vino 50 gr di pan grattato tostato Per gli strozzapreti: Fare una fontana con la farina ed impastare con 1/2 litro d’acqua (o quanta ne chiede per un impasto solido, morbido e liscio) fino ad ottenere un panetto. Mettere a riposare un’ora con un panno bagnato, poi s t e n d e re una sfoglia alta mez zo centimetro, tagliare delle listarelle della larghez z a di un centimetro, e con le mani fare degli spaghettoni grossolani e corti. Mettere gli stro z z a p reti ad asciugare su una rete, spolverandoli con poca farina. Per la salsa: Bollire per 10 minuti i broccoli tagliati a pezzi, mettere aglio e p e p e roncino a imbiondire e far rosolare per 5 minuti a fuoco medio i broccoli bolliti con il guanciale tagliato a listarelle. Aggiungere i pomodori secchi e quando tutto è ben rosolato sfiammare con il vino. Appena il vino si è ritirato togliere dal fuoco e mettere mezzo mestolo di acqua di cottura e il pecorino a riposare nel composto. Assaggiare e salare. Mettere a cuocere gli strozzapreti, scolare al dente e amalgamare con la salsa a fuoco debole per non far cuocere il pecorino. Servire con un rametto di timo, il pan grattato tostato e con scaglie di primosale. Kottabos bianco Casale Cento Corvi Le Vignole 2003 Colle Picchioni S T R ACCI DI PA S TA con ca r b o n a ra ve g e ta le di zucchine in fiore , r i co t ta e zaffe ra n o In questa ricetta gialla e verde c’è l’essenza dolce della primavera. olio d’oliva q.b. 5 zucchine romanesche 50 gr di guanciale 4 cipollotti 12 fiori di zucca 3 cucchiai di ricotta di pecora 4/5 stigmi di zafferano sale e pepe q.b. peperoncino 1 bicchiere di Romanella Bianca 2 cucchiai di pecorino fresco Per gli stracci: stendere una sfoglia a piacere, all’uovo, integrale o di sola acqua e farina; una volta ottenuto lo spessore preferito “stracciarla” con le mani e metterla a seccare per qualche minuto. Per la carbonara: far soffriggere nell’olio il guanciale con poco peperoncino, aggiungere il cipollotto, far dorare leggermente, poi aggiungere 3 zucchine tagliate a dadini. Far dorare, poi aggiungere lo spumante, far evaporare, aggiustare di sale e pepe. Mettere a bollire due zucchine a dadini in acqua salata; quando le zucchine sono quasi cotte aggiungere i fiori, (mondati dal pistillo interno e dalle foglioline dure) e far bollire due minuti; scolare lasciando un po’ di acqua, aggiungere la ricotta e frullare il tutto, aggiustando di sale. Mettere insieme le due salse, far amalgamare sul fuoco, e poi mettere a riposare lontano dal fuoco aggiungendo il pecorino e lo zafferano. Cuocere gli stracci e condire con questa salsa mantecandola per bene con un calore di fuoco moderato, servire nel piatto sopra un fiore di zucca aperto e una bella grattata di pepe. Tre Grome 2003 L’Olivella ZUCCHINA ROMANESCA Questa varietà di zucchina si distingue dalle altre per la sua tipica forma un po’ curva e le sfaccettature dagli spigoli ben evidenti, un colore verde chiaro ed un pronunciato sapore tendente all'amarognolo. Molto usati anche i suoi fiori, meglio noti come fiori di zucca, che nella tradizione romana vengono farciti di mozzarella ed acciughe, impastellati e fritti. TAG L I O L I N I Fiumicino, Rocca di Papa e Fra s ca t i Questo è un piacevole gemellaggio autunnale dove una ricetta fa incontrare tre paesi così vicini ma così distanti. olio extravergine d’oliva q.b. 8 mazzancolle 4 funghi porcini di Rocca di Papa 50 gr di guanciale affumicato di Frascati 50 gr di pomodorini 1 bicchiere di vino aglio peperoncini sale e pepe basilico fresco 400 gr di tagliolini all’uovo Far andare 3 teste d’aglio schiacciate e peperoncino a piacere in una padella di alluminio, aggiungere la guanciola e farla seccare per 1 minuto, aggiungere i porcini tagliati a lamelle e le teste delle mazzancolle (solo se fresche); dopo 5 minuti aggiungere le mazzancolle a dadini, aggiustare di sale e pepe, far rosolare per 2 minuti poi sfumare con mezzo bicchiere di vino, alla fine aggiungere i pomodorini a scaldare. Quando la salsa si è ritirata, togliere le teste delle mazzancolle e metterla a riposare lontano dal fuoco. Cuocere i tagliolini in abbondante acqua leggermente salata. Una volta scolati i tagliolini al dente, aggiungere un po’ di acqua di cottura alla salsa per ravvivarla e mantecare la pasta sul fuoco per amalgamarla bene. Servire guarnendo con foglie di basilico. I soliti appassionati di pecorino possono metterne un pizzico che non ci sta male. Frascati Superiore Villa dei Preti 2004 Villa Simone CREMA DI CICERCHIE e sto cca f i sso con quadrucci di ce c i Questa è una splendida zuppa che esalta ingredienti che hanno bisogno di “rianimarsi”con l’acqua. Servire appena la pasta è al dente, con un filo d’olio, un rametto di rosmarino e poco pecorino. Per la crema: 500 gr di cicerchie sedano, carota, cipolla 1 pomodoro maturo 300 gr di stoccafisso 1 rametto di rosmarino 50 gr di pecorino Sciacquare accuratamente le cicerchie (precedentemente ammollate in acqua Per i quadrucci di ceci: farina bianca q.b 150 gr di farina di ceci acqua q.b. frattempo un impasto con acqua, farina di ceci e farina 00 e mettere il panetto con un pizzico di bicarbonato per 24-26 ore) e metterle a bollire in acqua leggermente salata per un’ora e mezza. Quando sono quasi pronte, preparare in un tegame (preferibilmente di coccio) un fondo con olio extravergine d’oliva, sedano, carote e cipolla tagliati finemente; aggiungervi le cicerchie bollite, fare insaporire fino a che le cicerchie non sono ammorbidite. Preparare nel a riposare coperto con uno straccio bagnato; dopo 30 minuti, stendere una sfoglia, tagliare dei quadrucci e metterli su una rete a essiccare con poca farina. In acqua bollente non salata insaporita con sedano e carota, ammorbidire ulteriormente lo stoccafisso già ammollato per tre giorni in acqua, fino a che non lo si possa sfilettare a mano. Frullare la zuppa di cicerchie con un frullatore lasciandola un po’ liquida, metterla sul fuoco e portarla a ebollizione, aggiungere i quadrucci e i filetti di stoccafisso. Tre Cancelli Chardonnay Flere R I C OT TA ROMANA DOP Il termine ricotta deriva dal latino recoctus, parola che richiama la tecnica di produzione di questo latticino che, per la legge italiana, non è considerato un formaggio perché prodotto a partire dal siero e non dal latte. Già i greci ed i romani conoscevano la ricotta tanto che Columella, nel suo De Re Rustica, ne descrive le varie fasi di lavorazione. La Ricotta Romana ha di recente ottenuto il riconoscimento DOP. CRESPELLE DI TRIVO L I con rico t ta e fo n d u ta di bufa l a In questa ricetta primaverile, recuperiamo le crespelle un po’ demodé con ingredienti legati dal filo comune della bufala e del colore verde. Prima di portare in tavola, adagiare la crema sul piatto caldo, poggiarvi la crespella e guarnire con i pistacchi e dei fili di erba cipollina. Per le crespelle: 100 gr di farina 2 uova intere, 200 ml di latte un pizzico di sale 100 gr di trivoli 50 gr di erba cipollina 1 cotica di prosciutto o 1 noce di burro Per le crespelle: amalgamare con una frusta la farina al latte con le due uova intere e un pizzico di sale fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo. Lavare e asciugare i trivoli e metterli all’interno della crema per le crespelle. Far infuocare un padellino antiaderente di 20 cm. di diametro, strofinargli la cotica all’interno (o spennellare con poco burro); con un mestolino dosare la quantità di crema di crespelle, al fine di ottenere un’altezza di mezzo centimetro, su tutto il fondo. Cuocere per un minuto scarso e mettere a freddare su un piano d’acciaio o marmo. Per la farcitura e la crema: 150 gr di ricotta di bufala 150 gr di mozzarella di bufala 2 dl di latte di bufala (o normale intero) sale e pepe pistacchi frantumati 100 gr di asparagi un goccetto di aceto di mosto 50 gr di parmigiano Per la farcitura: lavorare tutta la ricotta, metà della mozzarella tagliata a pezzetti e gli asparagi bolliti e freddati tagliati a dadini; aggiustare di sale e pepe e amalgamare con poco parmigiano e un profumo di aceto di mosto. Farcire le crespelle chiudendole a pacchetto, mettere su una terrina leggermente imburrata e infornare a 180° per 15-20 minuti. Preparare la crema mettendo sul fuoco il latte con la mozzarella e i gambi sbollentati degli asparagi a piccoli dadini; aggiustare di sale e pepe, cuocere per 15 minuti. Frullare il composto e passare al colino, fino ad avere una crema liscia che terremo in caldo. Mottura Brut ‘96 Somigliò 2004 Palombo Giovanni { SECONDI PIAT T I Abbacchio disossato con ramoracce e «cacciatora» Capretto in casseruola con profumi di stecca di liquirizia Coda disossata alla vaccinara con purea di sedano e cioccolato amaro Polpettone alla picchiapò Salsicce di fegato di maiale con aceto di mosto e visciole in agrodolce Spezzatino di castrato al cesanese e semolino scottato Involtini alla zagarolese con creste di gallo e puntarelle «Fish & chips» con pastella alla bottarga e birra Il fritto verde Porchettina tuscolana al mosto d’uva Pollo alla diavola (biscottato) Il padellotto del pastore «Panonta» di salsicce, fagioli del purgatorio e carciofi alla «matticella» La vignarola in 3 cotture Involtini di verza al «sugo finto» Carciofo alla giudìa A B B ACCHIO DISOSS ATO con ra m o ra cce e «ca cc i a to ra » Quando vi farete disossare l’abbacchio fate conservare le ossa che andranno scottate in padella subito prima della polpa. Il cappero, l’acciughetta, l’aglio, il peperoncino ed il rosmarino della salsa “cacciatora” sono dei “catalizzatori” di gusto. Il vino e l’aceto, invece servono a sgrassare ed ingentilire l’abbacchio. 1 kg di coscio di abbacchio disossato 2 spicchi di aglio 6 capperi 1/2 acciuga 1 bicchiere e 1/2 di vino e 1/2 di aceto di vino 2 rametti di rosmarino 1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva sale, pepe e peperoncino q.b. ramoracce ripassate In una casseruola di ferro sul fuoco far scottare nell’olio le ossa dell’abbacchio e poco dopo aggiungere la polpa tagliata in dadini regolari. Rosolare sino a quando i dadini di agnello non presentino un colorito brunito. Sul tagliere fare un battuto minuto con l’aglio, il rosmarino, l’acciughetta e i capperi. Estrarre le ossa dalla casseruola (hanno dato il loro contributo gustativo), e trasferire la carne in una padella di alluminio. Aggiungere un goccio d’olio, il battuto e il peperoncino e lasciare insaporire per qualche minuto avendo cura di girare continuamente la carne onde ottenere una cottura e un’aromatizzazione uniforme. Come fase finale della preparazione aggiungere il vino e l’aceto, abbassando la fiamma appena inizia a bollire vivacemente. Sale e pepe a vostro gusto. Quando l’abbacchio è morbido, togliere dal fuoco e lasciare “attufare”, cioè riposare un po’; poi scaldare e servire con un rametto di rosmarino. L'abbinamento è classico con le “ramoracce” erbe spontanee della campagna romana, di eccezionale gusto; verranno bollite e poi ripassate in Vigna del Vassallo 2003 Colle Picchioni Ferro e Seta Villa Simone Piero Costantini padella. CA P R E T TO IN CA SS E R U O L A con profumi di ste cca di liquirizia In questa ricetta la bontà della carne di capretto è basilare; cercate la massima qualità, poiché il capretto ha una carne sapida, delicata e leggera. Con il capretto attenti al sale poiché è una carne già saporita. L’aggiunta della polvere di liquirizia dà al piatto profumi piacevoli ed è un preludio all’abbinamento di un vino rosso di stoffa. 500 gr di capretto laziale a pezzi 1 bicchiere di vino bianco Frascati 1 cipolla 2 spicchi aglio peperoncino q.b. sale e pepe q.b. olio extravergine d’oliva rosmarino fresco 4 carciofi romaneschi Mettere a rosolare il capretto in una casseruola dal fondo alto con aglio, cipolla e olio; quando il capretto è ben rosolato aggiungere un bicchiere di vino bianco e far evaporare, aggiungere un poco di acqua calda per arrivare a cottura, e mettere un pizzico di polvere di stecca di liquirizia; quando la carne del capretto si stacca dall’osso, spegnere il fuoco. Mondare e tagliare finemente 4 carciofi romaneschi a fettine, scottarli in padella per 5 minuti con un filo di olio extravergine, 1 testa d’aglio mentuccia polvere di stecca di liquirizia 1 testa d’aglio sale q.b. intera, sale e mentuccia fresca, e accompagnarli al capretto. Disporre il capretto con la sua salsetta nel piatto, mettere a lato i carciofi rimasti croccanti e colorare con un peperoncino rosso fresco. Spolverare la parte esterna del piatto con la polvere di liquirizia. Marciliano 2003 Falesco Mater Matuta 2001 Casale del Giglio C O DA DISOSS ATA alla va cc i n a ra con purea di sedano e ciocco l a to amaro A partire dalla ricetta di Testaccio… Potete presentare il piatto mettendo la purea in un sacco e creando un cerchio di purea, con al centro la coda bella calda; il tutto andrà poi guarnito con una foglia di sedano fresca, e con una grattata di cioccolata amara (dal 75% al 100% a secondo dei gusti) intorno al piatto. 2,5 kg di coda di bue sgrassata 2 cespi di sedano 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva 1 cipolla e 2 spicchi di aglio chiodo di garofano sale e pepe 1 bicchiere di vino bianco Frascati 2 kg di pelati 50 gr di cioccolata amara Lavare la coda, tagliarla in tocchi seguendo le vertebre, lasciarla a bagno per 2 ore con un filo d’acqua, sciacquarla bene. Se si preferisce un gusto meno caratteristico sbollentare la coda, schiumando il grasso, per 1 ora. Mettere una pentola di alluminio con l’olio, rosolare la coda, aggiungere sedano, carota e cipolla, aglio, chiodo di garofano, sale e pepe, sgrassare con il vino bianco, lasciare andare per 15 minuti, poi aggiungere il pomodoro. Cuocere finché la carne non si stacca dall’osso (circa tre ore), aggiungendo Per la purea di sedano e patate: 1 kg di patate 1 kg di sedani 50 gr di parmigiano sale e pepe altro sedano fresco per sgrassare e dare profumo, e, se necessario, dell’acqua calda. Una volta cotta, staccare la coda dall’osso e mantenerla in caldo nel sugo. Per la purea di sedano e patate: Sbucciare le patate e tagliarle a tocchetti, mondare i sedani, metterli a bollire finché non sono morbidi, passare al disco fino onde ottenere una purea, che aggiusteremo di sale e pepe e insaporiremo con parmigiano grattato. La Petrosa 2001 Cantina Conte Zandotti Paterno 2003 Trappolini P O L P E T TONE ALLA PICCHIAPÒ Il termine “picchiapò”, nella cucina castellana e romana, indica la salsa con la quale si ripassava il bollito avanzato, per insaporirlo. Noi utilizziamo questa salsa per accompagnare il polpettone, una volta usato per riciclare gli avanzi, oggi preparato con ottimi tagli di carne fresca. Per il polpettone: 100 gr di manzo 100 gr di vitello 100 gr di pollo 50 gr di mortadella 2 cucchiai di parmigiano un pizzico di noce moscata sale e pepe 1 uovo 4 cucchiai di pan grattato Macinare le carni al disco fino, aggiungere il parmigiano, la noce moscata, l’uovo, sale e pepe q.b.; mettere il tutto in una bacinella e mescolare bene con le mani, formando un impasto omogeneo, indi farne delle polpette di forma allungata, a “sigaro”; passare nel pan grattato e cuocere al forno a 220° per circa 20 minuti. Per la salsa: dopo aver mondato le ve rdure tagliarle a dadini e stufarle in una pentola con coperchio a fuoco basso nell’olio d’oliva per 5 minuti. Aggiungere il pomodoro e subito dopo i capperi, lasciare bollire per 15 Per il sugo: 1 scatola di pomodori pelati da 1 kg sedano carota e cipolla un pugnetto di capperi Cesanese 2003 Ciolli Vitiano 2004 Falesco minuti, finché la salsa non si è rappresa. Per il piatto: con un coltello seghettato tagliare il polpettone e mettere accanto la salsa con una bella foglia di basilico. SALSICCE DI FEGATO di maiale con ace to di mosto e visciole in agro d o lce Come abbinare l’amaro delle salsicce di fegato con 2 salse in agrodolce. 4 salsicce di fegato 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva Far rosolare le salsicce tagliate a rondelle in una padella con poco olio, oppure cuocerle alla griglia e tenerle in caldo. Per la salsa di aceto di mosto: 2 cucchiai di aceto di mosto 1 cucchiaino di semi di senape tritati sale e pepe Per la mostarda istantanea: mettere sulla padella, insaporita dal fondo di cottura della carne, l’aceto di mosto a scaldare insieme ai semi di senape tritati; l’aceto e il caldo faranno sprigionare alla senape il suo gusto. Aggiustare di sale e pepe e raggiungere la densità preferita. Per la salsa agrodolce: mettere a bollire per qualche minuto la marmellata di visciole, la mezza cipolla di Cannara e l’aceto rosso, Per l’agrodolce di visciole: 2 cucchiai di marmellata di visciole un pizzico di peperoncino 1 cipolla rossa di Cannara 2 cucchiai di aceto rosso sale e pepe q.b. Baccarossa 2003 Poggio Le Volpi Idea 2004 Trappolini aggiustando di sale e pepe e peperoncino. Il piatto sarà così presentato: i dadini di salsicce scottate, la mostarda istantanea e un cucchiaino di agrodolce di visciola. L'abbinamento necessario è una piacevole “misticanza” di campo condita con olio e aceto rosso. S P E Z Z ATINO DI CA S T R ATO al Cesanese e semolino sco t ta to La marinatura e la cottura con il Cesanese conferisce al piatto morbidezza e stoffa. Per lo spezzatino: 1 kg di castrato di Carpineto Romano 1 litro di Cesanese del Piglio sedano, carota e cipolla alloro, rosmarino e salvia 2 chiodi di garofano pepe nero in grani Per il semolino: 250 ml di latte 125 gr di semolino 20 gr di burro Per lo spezzatino: mettere a marinare il castrato con il Cesanese, il sedano, le carote, la cipolla, l’alloro, i chiodi di garofano, il pepe, il rosmarino e la salvia per 24 ore, poi togliere (mettendolo da parte) il vino e mettere a rosolare per 30 minuti. Poi riaggiungere il vino della marinatura e continuare a cuocere per 2 ore a fuoco basso, o finché la carne non è ben morbida. Per il semolino: Mettere il latte sul fuoco, portare ad ebollizione e versarvi il semolino mescolando con un cucchiaio di legno per 15 minuti. sale q.b. 1 tuorlo d’uovo 50 gr di parmigiano Aggiungere il burro, il tuorlo, il parmigiano, amalgamare con cura e versare il composto su un piano di marmo oleato, coprire con un panno bagnato e stendere con un mattarello fino ad ottenere uno strato di 1 cm. Una volta freddato fare delle rondelle con un bicchiere. Presentare il piatto con le erbe aromatiche della marinatura e il semolino appena scottato sulla piastra. Cesanese del Piglio Hernicus 2004 Coletti Conti Montemoro 2003 Puri Charlotte I N VO LTINI ALLA ZAGA R O L E S E con cre ste di gallo e punta re l le È interessante scoprire come il coriandolo sia arrivato dall’oriente fino a Zagarolo. Nella ricetta originale detta “Tordo Matto” si usa la carne di cavallo. 8 fette di vitello di razza maremmana 100 gr di guanciale 100 gr di lardo sale e pepe un cucchiaio di “pitartima” (coriandolo) salvia peperoncino 2 teste d’aglio, 1 peperone rosso acciuga 100 gr di creste di gallo Fare un trito di aglio, guanciale, salvia, lardo, peperoncino, pepe, sale, prezzemolo e coriandolo frantumato. Battere le fette di vitella e fare degli involtini che chiuderemo con uno stecchino e metteremo a cuocere alla griglia, grigliamo anche il peperone a fette con tutta la buccia, ci servirà per dare un tocco di rosso al piatto. Condiamo semplicemente le creste di gallo e le puntarelle con un battuto 100 gr di puntarelle foglie di limone di aglio, acciuga, aceto e olio. Serviamo su delle foglie di limone gli involtini, una fettina di peperone sbucciato e un ciuffo di creste di gallo e puntarelle. Soremidio 2003 Sant’Isidoro Cesanese Vallechiesa 2003 P U N TARELLE DI CICORIA Le puntarelle si ottengono da una particolare varietà di cicoria. Seminata in tarda estate, la pianta emette durante l’inverno numerosi germogli detti ciccioli, da cui si ricavano le famose puntarelle: vanno recisi alla base prima che incomincino ad indurire. La pianta produrrà nuove cacciate. Si possono consumare anche le foglie sia crude che cotte legandole in mazzi. Le puntarelle sono consumate crude condite con una salsa di olio, aglio ed acciughe. «FISH & CHIPS» con pastella alla botta rga e birra Simpatica imitazione di qualità del cibo di strada di origine anglosassone, con presenza della birra come lievito nella pastella e come eventuale abbinamento. La bellezza di questa ricetta è che la birra usata per la pastella serve come abbinamento al piatto e per un bell’aperitivo durante la preparazione. 200 gr di filetti di baccalà 200 gr di patate a fettone bollite 50 gr di bottarga di muggine grattata 1 lt di olio extravergine d’oliva Per la pastella: 500 gr di farina 10 gr di lievito 1/2 bicchiere di birra acqua q.b. sale q.b. La pastella si prepara sciogliendo il lievito in acqua tiepida e amalgamando il lievito sciolto e la birra con la farina aggiunta a pioggia nell’acqua e frustata mano a mano, per ottenere una consistenza in cui un cucchiaino non affonda rapidamente. Sarebbe il caso di farla riposare per un’oretta, in un luogo non freddo. Pelare le patate e farle a fettone, bollirle per ammorbidirle un po’. Prendere i filetti di baccalà e farne dei dadoni simili alle fette di patata. Quando l’olio è ben caldo friggere le patate e il baccalà impastellati e spolverati con la bottarga (secondo i gusti). Servire abbinando la birra rimasta. IL FRITTO VERDE Un classico fritto castellano dove è importante usare diverse pastelle a seconda delle verdure e avere olio di frittura freschissimo. In questo fritto ci stanno bene sia i cervelletti di abbacchio, fritti con la farina e l’uovo, che le polpettine del nonno, con una base di carni bianche macinate fini, insaporite con mortadella, uvetta e pinoli; vengono passate in uovo e pan grattato (due volte) e fritte. 200 gr di cime di broccolo romanesco 3 carciofi romaneschi 2 patate di Avezzano 4 zucchine romanesche con i loro fiori 1 melanzana 1 mela 500 gr di farina sale q.b. 1/2 litro d’acqua 3 uova intere Preparare la pastella con 200 grammi di farina, un pizzico di sale, il lievito sciolto in un bicchiere d’acqua e l’acqua necessaria per ottenere un composto semisolido, che sarà di giusta consistenza se toccandolo con le mani “fila”. Me t t e re a cre s c e re per mez z’ora in un luogo tiepido. Tagliare le patate a fettone, “scacchiare” i broccoli in pezzi; immergere le due ve rdure in acqua bollente per 3 minuti e mettere a scolare. Pulire e tagliare i carciofi a spicchi. Tagliare le zucchine e le melanzane a striscioline di 1/2 cm, e metterle sotto sale per 15 minuti. Prendere i fiori, togliere le foglie laterali dure e il pistillo interno e inserirvi un dadino di mozzarella con un pezzetto di alice. Togliere la buccia alla mela e tagliarla a fettone. Risciacquare le zucchine e le melanzane dal sale e mettere su carta assorbente. In una padella di ferro capiente e a bordi larghi mettere l’olio a fuoco vivo a 5 gr di lievito di birra 2 litri di olio extravergine d’oliva raggiungere una temperatura tra 150° e 180° (quando mettete le ve rdure a friggere devono fare bolle piccole); friggere gli ingredienti in questo modo: carciofi passati nella farina e poi nell’uovo sbattuto; zucchine e melanzane passate solo nella farina; mela, broccoli, patate e fiori di zucca passati nella pastella. Mettere a friggere nell’olio bollente il tempo necessario affinché l’interno sia morbido, adagiare sulla carta paglia salate e servire bollenti su Mottura brut 1996 Moscato di Terracina Secco Oppidum Cantina Sant’Andrea un nuovo foglio di carta paglia. P O R C H E T TA La porchetta è un prodotto tipico locale, ormai diffuso su tutto il territorio. L’arte della porchetta risale ai tempi dei Romani e, in particolare, si dice che l'Imperatore Nerone, ne fosse talmente ghiotto da eleggerlo a suo piatto preferito. La porchetta viene preparata con carne di suino, disossata e condita con spezie ed altri aromi naturali a dosaggio predeterminato. PORCHETTINA TUSCOLANA al mosto d’uva Questa è la nostra interpretazione della meravigliosa porchetta dei Castelli Romani; è un po’ più delicata perché si utilizza un maialino da latte, e ha accanto una salsa agrodolce di mosto d’uva. In questa ricetta il problema è reperire la finocchiella selvatica. 2 kg di maialino piccolo, disossato 2 spicchi di aglio 2 rametti di rosmarino 1 cucchiaio di finocchiella selvatica 1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva sale e pepe q.b. 1 grappolo d’uva bianca matura 1 noce di burro 50 gr di farina qualche foglia di alloro In un tagliere di legno fare un battuto con il rosmarino, l’aglio e la finocchiella. Allargare il maialino disossato, fiammeggiare la peluria della cotenna, mettere all’interno il battuto e aggiungere sale e pepe. Legare il maialino con lo spago di cucina. Messo in una teglia da forno con l’olio far cuocere in 120 minuti a 250°, o comunque finché all’esterno non si è creata una bella crosticina. Per la salsa: in un pentolino di alluminio far sciogliere il burro, aggiungere la farina lentamente “a pioggia” e girare continuamente. Appena si ottiene un impasto omogeneo senza grumi aggiungere il succo d’uva spremuto e passato senza smettere di girare. Far bollire per pochi minuti, aggiustare di sale e pepe, fino a raggiungere l’agrodolce preferito; far riposare su un contenitore di acciaio. Quando il maialino è pronto, rimuovere lo spago e tenere in caldo la porchettina; ripassare la salsa agrodolce nel fondo di cottura della carne, per insaporirlo ulteriormente, passare al setaccio e tenere in caldo. Di s p o r re in fette sui piatti degli ospiti proponendo a parte la salsa calda. De c o r a re il piatto con una foglia di alloro ed un grappoletto di uva. Falesia 2000 Paolo e Noemia D’Amico Magone 2003 Sergio Mottura P O L LO ALLA DIAVO L A ( b i s co t ta to ) Questa ricetta ha bisogno di un’attrezzatura particolare: una cucina tuttapiastra con il calore che si propaga in maniera centrifuga, una padella di ferro a due manici dai bordi alti di diametro non inferiore ai 60 cm., una pentola con il manico lungo piena di acqua e un forchettone per girare il pollo (va girato spesso). 1 pollo ruspante piccolo inferiore ai 1800 gr 1/2 litro di olio extravergine d’oliva sale e pepe q.b. Fatevi tagliare dal macellaio il pollo nella forma caratteristica, schiacciata “alla diavola” facendo due incisioni ai lati del petto in corrispondenza delle ali; a questo punto il pollo va schiacciato con il batticarne facendo molta attenzione a non frantumare le ossa. Disporre la padella di ferro sulla piastra di cucina, avendo cura di controllare che la padella sia ben pulita e priva di ruggine. Disporre l’olio e il pollo nella padella, poi la pentola di acqua sopra il pollo che funga da peso per mantenerlo schiacciato durante la cottura. E ora viene il difficile: la perfetta cottura del pollo è frutto di un sapiente spostamento della pentola verso i punti di calore ottimali della piastra evidenziati dalla presenza o meno di un filo di fumo azzurrognolo che segnala il limite di bruciatura dell’olio, naturalmente il pollo va girato e controllato spesso. Per raggiungere il livello di “biscottatura” il pollo deve presentare una uniforme colorazione brunita, comunque è bene sapere che ci vogliono almeno 40-45 minuti per la cottura croccante. Le Vignole 2000 Colle Picchioni Cerveteri Rosso Viniae Grande 2003 Cantina Cerveteri IL PA D E L LOT TO DEL PA S TO R E Questo è il piatto del quinto-quarto dell’agnello, cioé le interiora cotte insieme con diverse sfumature di gusti: sicuramente un piatto da intenditori. La coratella è formata da milza, cuore, polmone, fegato e animelle. È importante ave re un macellaio di fiducia che vi metta da parte le interiora (da un agnello molto fresco e di certa provenienza della Campagna Romana), le separi, e le pulisca accuratamente. 1 kg complessivo di coratella, pajatina e trippetta 1/2 bicchiere di olio extravergine d’oliva 3 cipollotte 1 bicchiere di vino bianco Frascati Lavare le carni e in una padella di rame o di alluminio, con il bordo alto, mettere mezzo bicchiere di olio d’oliva a prendere temperatura; tagliare la carne a pezzettoni e mettere a cuocere in questo ordine, con intervalli di 5 minuti: il polmone, il cuore, il fegato, la trippetta e la pajata. Far rosolare ancora per circa 20 minuti, aggiustare di sale, pepe e peperoncino a piacere. Aggiungere 3 cipollotte tagliate fine, dopo 5 minuti aggiungere un bel bicchiere di vino bianco Frascati e far bollire a fuoco moderato. A questo punto prendere la milza, raschiare la parte interna separando la pelle che butterete e mettere nel padellotto questo ultimo ingrediente che ha la proprietà di fare con gli altri ingredienti una bella crema. A piacere si può far profumare con alloro o rosmarino. Servire portando a tavola direttamente la padella bollente. Cabernet Sauvignon Palombo Athina PANE DI LARIANO Il pane di Lariano, che ha origine nell’omonimo comune, ha forma simile a quello di Genzano, ma si differenzia negli ingredienti e nelle modalità di cottura. Questo pane, infatti, è prodotto con farina semintegrale di grano tenero, acqua ed una miscela di lievito di birra e lievito naturale; si caratterizza per la mollica scura, dovuta appunto al tipo di farina utilizzata. La cottura avviene in forni a legna, in taluni casi utilizzando legno di castagno. « PA N O N TA» DI SALSICCE, fagioli del purg a torio e ca rciofi alla « m a t t i ce l l a » Questa è la fotografia di una giornata in campagna di fine inverno davanti al camino: la “panonta” è la fetta di pane che si insaporisce con il grasso di cottura della salsiccia, i carciofi alla matticella sono cotti sotto i “sarmenti” (i rami della vigna vecchia). 4 salsicce artigianali di prosciutto 4 fette di pane di Lariano 2 teste d’aglio 8 carciofi cimaroli 100 gr di Fagioli del Purgatorio carota e cipolla sedano fresco pepe nero aceto rosso 1 cipolla rossa Mettere a bagno i fagioli per 12 ore, poi metterli a bollire con sedano, carota e cipolla finché pressandoli con le dita restano morbidi; organizzare all’aperto una bella brace con i “sarmenti”, che formano una cenere-brace spessa e morbida; prendere i carciofi, togliere un pezzo del gambo e condirli tra le foglie con un pesto di aglio, sale, pepe e mentuccia, tuffare i carciofi in questa cenere bollente e lasciarli cuocere lentamente a testa in su. Tagliare a metà le salsicce, spellarle e metterle a cuocere sulla griglia; a metà cottura spostare le salsicce, ognuna su una fetta di pane di Lariano aglio mentuccia dello spessore di 1 cm., in questo modo il grasso di cottura insaporisce la fetta di pane che si “bruschetta”. Quando l’esterno del carciofo assume un colorito marrone, togliere con dei guanti tutta la parte esterna bruciata e tenere il cuore. Condire i fagioli con olio, cipolla marinata nell’aceto rosso e pepe nero. Presentare il piatto con un letto di fagioli conditi, la “panonta” sopra e a lato i carciofi alla matticella, finendo di guarnire con qualche foglia di mentuccia. Resterà un piacevole profumo di affumicato. Amadis 2003 Isabella Mottura Cesanese del Piglio Dives 2003 Marcella Giuliani LA VIGNAROLA in 3 co t t u re Questo piatto è il “re” della primavera castellana; in questa versione le verdure sono cotte separatamente per assecondare le loro delicatezze. 2 kg di fave 1,5 kg di piselli 1 ceppo di lattughella 2 kg di carciofi 30 gr di guanciale affumicato 20 gr di grasso di prosciutto 4 cipollette dell’orto scalogno sale e pepe aglio peperoncino Fave al guanciale: pulire le fave e ripassarle in padella con scalogno, olio, peperoncino e il guanciale affumicato: cuocere a fuoco allegro per 15 minuti, aggiungendo poca acqua calda. Piselli al prosciutto: prendere i piselli, “scafarli” e metterli in un barattolo di vetro a chiusura ermetica con poco sale, il grasso di prosciutto e le cipollette dell’orto tritate. Cuocere il barattolo a bagnomaria per 20-25 minuti. Carciofetti di fine stagione alla romana: pulire i carciofi, tagliarli a spicchi e metterli in acqua e limone. 2 rametti di mentuccia olio extravergine d’oliva Rosolare con aglio olio e peperoncino, sfiammare con il vino bianco, aggiungere mezzo bicchiere di acqua e far cuocere per 15 minuti; alla fine profumare con la mentuccia. Lattughella: per guarnire il piatto mettere un ceppo di lattughella ripassata solo un attimo con cipollotto ed olio extravergine di oliva, sale e pepe. Frascati Superiore 2004 Regillo Pietraporzia Antinoo 2003 Casale del Giglio I N VO LTINI DI VERZA al «sugo finto » Questo è un piatto speciale “borderline”, al confine di tutte le regioni: la nostra è una versione campano-laziale. Per quanto riguarda la carne si può utilizzare un misto di petto di pollo, animelle di vitella, coniglio, stinco di vitella, magro di maiale. 1 verza da 1 kg 300 gr di carne mista delicata 50 gr di prosciutto di Bassiano 50 gr di primosale grattato 50 gr di pane raffermo ammollato 1 uovo 10 gr di mandorle grattate noce moscata pepe nero dello Sri Lanka Sbollentare per 5 minuti le foglie di verza, freddarle e metterle su un panno ad asciugare; macinare le carni ed il pane ed impastarli con primosale, uovo e mandorle alla noce moscata, sale e pepe a piacere. Assaggiando, l’impasto deve restare delicato. Fare delle polpette ovali regolandosi sulla dimensione delle foglie che devono contenerle chiudere attentamente con le verze. Per il “sugo finto”: preparare il sugo con soffritto di olio e cotichella, aggiungere la “cremolata” di sedano, carote e cipolla (a chi piace può Per il “sugo finto”: sedano, carote e cipolla 1 cotichella 1 kg di pelati agostini olio extravergine di oliva 1/2 bicchiere di vino 1 chiodo di garofano 1 foglia di basilico fresco sale Campovecchio Bianco 2004 Castel de Paolis Perlaia 2004 Colle Picchioni aggiungere un chiodo di garofano conficcato nella cipolla), sgrassare con un po’ di Frascati bianco, ed una volta evaporato il vino aggiungere il pelato già sminuzzato con le mani. Far cuocere per 10 minuti, poi adagiare delicatamente gli involtini, e continuare a cuocere a fuoco moderato per 15-20 minuti. Servire con una bella foglia di basilico fresco e una spolveratina di peperoncino. CA R C I O FO ALLA GIUDÌA In questa ricetta c’è l’essenza del carciofo romanesco: semplicità ed eccellenza. Il carciofo romanesco si trova tra Sezze e Maccarese nel periodo gennaio-aprile. 8 carciofi romaneschi 1 lt di olio extravergine di oliva carta paglia assorbente sale q.b. Prendere 8 carciofi romaneschi, togliere con un coltellino affilato le foglie dure e quasi tutto il gambo, lasciando la caratteristica forma “a palla”. Metterli uno per volta in olio a temperatura di circa 120° gradi a testa in giù all’interno di un pentolino di rame (potrebbe essere utile un pentolino fatto con la scatola di latta dei pelati da 3 kg: ottimo conduttore) la temperatura è giusta se l’olio bolle appena durante la cottura, in questo modo cuociamo il carciofo al suo interno per circa 1015 minuti, senza bruciare le foglie. Dopo aver fatto questa precottura, mettere i carciofi a freddare a temperatura ambiente. Poco prima di servire a tavola, mettere il pentolino con lo stesso olio sul gas e mandare ad alta temperatura, poiché ora al carciofo dobbiamo dare uno shock termico, in modo tale da renderlo croccante. Prendere il carciofo, infilarlo dal gambo su un forchettone ed allargare con il dito un po’ le foglie, spruzzare un pochino di acqua sulle foglie: in questo modo il carciofo appena messo nell’olio bollente si aprirà come un fiore. Bastano 2-3 minuti nell’olio bollente (170°) e poi possiamo servire a tavola, dopo aver messo un pizzico di sale, su un foglio di carta paglia Latour a Civitella 2001 Mottura Solathyo Borgo Santa Maria assorbente. ( D O LC I Budino di latte di mandorle con trasparente al mandarino Flan di ricotta con uvetta al brandy e ristretto di cioccolato al caffè Sformato caldo di pere spadone al mistrà con crema di vaniglia Ciambellette di Dina al vino di frascati Pangiallo di Adriana Zuppa inglese (dal 1922) Biscotti alle nocciole Sorbetto di cocomero e assenzio Semifreddo allo zabaione e salsa di cioccolato al rhum Tortino al cioccolato e gelato di crema allo «strega» BUDINO DI LATTE DI MANDORLE con tra s p a re n te al mandarino Le dosi di questa ricetta sono per otto persone. Qui il latte di mandorle potete farvelo in casa. 250 gr di mandorle dolci intere 2 mandorle amare 80 gr di zucchero 500 gr di latte 20 gr di gelatina in fogli 400 gr di panna montata 1/2 bicchierino di liquore all’amaretto 1 stecca di vaniglia menta piperita Per il trasparente al mandarino: il succo di 10 piccoli mandarini 100 gr di acqua 150 gr di zucchero 1/2 bicchierino di liquore al mandarino Frullare nel mixer lo zucchero e le mandorle amare e dolci, a parte bollire il latte con la stecca di vaniglia tagliata in orizzontale. Trasferire la farina di mandorle nel latte caldo e tenere in infusione per minimo 2 ore. Filtrare il composto, strizzando bene le mandorle che poi getteremo. Ammorbidire in acqua fredda la gelatina, strizzarla e scioglierla in un pentolino a fuoco basso, incorporarla al latte di mandorle ottenuto; a temperatura ambiente aggiungervi la panna montata girando lentamente con una spatola. Profumare con il liquore di amaretto a vostro gusto e trasferire in ciotoline di vetro; porre in frigorifero a 4° fin quando la gelatina non si rapprende. Per il trasparente al mandarino: In una casseruola mettere l’acqua, lo zucchero e il succo dei mandarini; cuocere sul fuoco moderato per circa 20 minuti, fino a ottenere uno sciroppo, che metteremo a freddare, profumare con il liquore. Sformare i budini e coprire con un velo di sciroppo, decorare con fettine di mandarino “caramellate” su una padella antiaderente con zucchero di canna e liquore al mandarino, servire con Frascati Cannellino Villa Simone 2002 una pioggia di mandorle frantumate e una fogliolina di menta piperita. FLAN DI RICOT TA con uve t ta al bra n d y e rist re t to di ciocco l a to al ca f f è La ricotta di pecora può essere usata nei dolci solo se freschissima. 250 gr di ricotta di pecora 50 gr di zucchero 2 albumi e 2 tuorli un pizzico di sale un pizzico di vaniglia in polvere 1/2 bicchiere di uvetta sultanina 20 gr di fragole mature 20 gr di cioccolato bianco Mettere a bagno in acqua tiepida l’uvetta per una mezzora, affinché possa rinvenire. Strizzare delicatamente le uvette e profumarle appena con del Brandy di qualità. Setacciare la ricotta, aggiungere lo zucchero, i tuorli d’uovo, un pizzico di vaniglia. Lavorare il composto con un cucchiaio di legno. Montare a neve ferma gli albumi con un pizzico di sale. Incorporare gli albumi montati alla crema di ricotta delicatamente con Per il ristretto di cioccolato al caffè: 100 gr di caffè leggero 75 gr di zucchero 50 gr di cacao amaro 100 gr di panna liquida un profumo di brandy una frusta. Imburrare ed infarinare delle piccole terrine alte 7-10 cm., riempirle per metà ed infornarle a 150° in forno già caldo per 15 minuti. Per il ristretto di cioccolato al caffè: Portare ad ebollizione il caffé con lo zucchero, con un cucchiaio di legno unire il cacao amaro e far bollire di nuovo, in seguito unire la panna liquida e far bollire ancora, profumare con il brandy. Servire il flan a temperatura ambiente, decorare il piatto con fettine sottili di fragola, scaglie di cioccolato bianco e accanto una ciotolina con la salsa tiepida. Ludum 2003 Marco Carpineti S FO R M ATO CA L D O di pere spadone al mist r à con crema di va n i g l i a Questa ricetta è per dieci persone. 100 gr di burro 300 gr di zucchero semolato 3 uova intere 210 gr di farina e 90 gr di fecola 1/2 bicchiere di latte a temperatura ambiente 1 bustina di lievito per dolci Per la co t t u ra delle pere: 6 pere spadone 1 limone 100 gr di zucchero 1/2 bicchierino di mistrà 1/2 stecca di cannella e 1/2 stecca di vaniglia 500 gr di acqua Per la salsa alla vaniglia: 1/2 litro di latte e 50 cl di panna liquida 5 tuorli d’uovo 150 gr di zucchero 1 stecca di vaniglia Sbucciare le pere e tagliarle a fettine; in una pentola port a re ad ebollizione l’acqua, lo zucchero, il limone, il mistrà, la cannella e la vaniglia. Sbollentare le pere, scolarle e metterle a raffreddare. Montare bene le uova con lo zucchero finché siano ben gonfie; incorporare, lavorando lentamente il composto, la farina, la fecola, il lievito, il burro sciolto e in ultimo il latte, in quantità necessaria per ammorbidire un po’ l’impasto. Imburrare e infarinare dei piccoli stampini, colarvi la pasta e disporvi all’interno delle fettine di pere. Cuocere in forno preriscaldato per mezz’ora a 140°. Per la salsa alla vaniglia: In un pentolino far bollire il latte, la panna e la stecca della vaniglia aperta longitudinalmente; a parte lavo r a re in un recipiente lo zucchero con le uova, incorporare il latte lentamente facendo attenzione a non formare dei grumi, rimettere su un fuoco moderato, e lasciare addensare; spegnere prima dell’ebollizione, passare al cinese. Me t t e re la salsa tiepida sul piatto ed adagiarvi il tortino caldo, spolve r a re Odos 2004 Poggio Le Volpi con zucchero a velo, decorare con l’anice stellato o una stecca di cannella. P I Z Z U T E L LO DI TIVO L I Questa varietà di uva, detta anche “corna” per la peculiare forma allungata dei suoi acini, era già conosciuta al tempo degli antichi Romani, tant'è che viene citata da Plinio il Vecchio nel suo libro "Naturalis historia". La sua elevata qualità ed il suo eccellente sapore fanno del pizzutello una delle uve più buone del territorio nazionale. CIAMBELLETTE DI DINA al vino di Fra s ca t i 800 gr di farina 1/2 litro di olio extravergine d’oliva 1/2 litro di vino di Frascati 2 bustine di lievito un pizzico di sale 700 gr di zucchero limone grattugiato In un’insalatiera impastare la farina con l’olio e con il vino bianco, aggiungere lo zucchero e il sale avendo cura di ottenere un impasto omogeneo. Prendere una teglia rivestita di carta da forno e con l’impasto preparare delle ciambellette, zuccherate solo dalla parte superiore; disporle in maniera distanziata e avendo cura che non si rompano. Infornare a temperatura media (180°) per circa 20 minuti o comunque fino a quando non ottengano un bel colore brunito. A Frascati le degustiamo intingendole in un bicchiere di vino abboccatoed alternandole con un “cacchietto” di pizzutello. Le Tre Grome Passito 2002 L’Olivella PA N G I A L LO DI ADRIANA Questo per la nostra famiglia è il dolce di Natale; è essenziale la freschezza della frutta secca (in qusto caso noci, nocciole e mandorle senza pelle). 400 gr di uvetta ammorbidita 500 gr di frutta secca 50 gr di pinoli 50 gr di canditi misti a cubetti 1 piccolo limone grattugiato 1 bicchiere di rhum di qualità un pizzico di vaniglia Dopo aver fatto una pastella di giusta consistenza, aggiungere l’uvetta, la frutta secca e tutti gli altri ingredienti. Aiutandosi con le mani leggermente umide formare dei piccoli panetti Per la pastella: acqua tiepida 20 gr di lievito di birra 125 gr di zucchero 200 gr di farina della grandezza desiderata e disporli su carta da forno; lasciarli riposare un giorno e infornarli a 100 gradi per circa un’ora e mezza. A differenza del pan pepato, che ha il cioccolato come legante, qui è la pastella che lega gli ingredienti che diventeranno solidi solo dopo la cottura. Quindi la base della ricetta è formata dalla frutta secca legata da qualcosa di invisibile e affascinante che poi dopo la cottura terrà insieme tutti gli ingredienti e darà al dolce un bel colore brunito. A piacere è possibile spennellare la superficie con dell’uovo sbattuto prima della cottura. Moscato di Terracina Passito Capitolium 2003 Cantina Sant’Andrea PA N G I A L LO ROMANO Il pangiallo romano è un dolce tipicamente natalizio ottenuto dalla cottura di un impasto di frutta secca, miele, cedro candito; il nome deriva dal fatto che anticamente si ricopriva con acqua di zafferano. Nell'impasto sono compresi: mandorle, noci, pinoli, nocciole, uva passa, pistacchi. Z U P PA INGLESE (dal 1922) L’Alkermes e il maraschino vanno diluiti con la stessa quantità di zucchero e il doppio di acqua; ad esempio: 1 litro di maraschino o alkermes e uno sciroppo di 2 litri di acqua con 1 kg di zucchero. 300 gr di pan di spagna 1/2 bicchiere di “Alkermes” diluito 1 bicchiere di Maraschino diluito 2 cucchiai di marmellata di visciole una dose di crema pasticcera Mettere in una casseruola il latte, la stecca di vaniglia aperta con un taglio longitudinale e fare bollire. Battere energicamente in una scodella i tuorli con lo zucchero. Aggiungere la farina e lentamente il latte appena bollito, a poco a poco, in Per la crema pasticcera: 1 lt di latte 125 gr di farina 250 gr di zucchero 6 tuorli d’uovo 1 stecca di vaniglia modo da evitare la formazione di grumi. Rimettere sul fuoco, mescolando con la frusta, fino al tempo della prima ebollizione; trasferire in un recipiente idoneo (acciaio, vetro) lasciare raffreddare, spolverando dello zucchero semolato in superfice per evitare la pellicina. Lasciare raffreddare prima a temperatura ambiente, poi in frigo. Tagliare il pan di spagna in listarelle alte 1 cm. e ricoprire il piatto da portata. Bagnare il primo strato con la metà del maraschino, ricoprire con la crema pasticcera. Formare il 2° strato che bagnerete con tutto l’Alkermes, ricoprire con crema pasticcera e un velo di marmellata di visciole. Terminare con l’ultimo strato di pan di spagna bagnato al maraschino, dare con le mani una forma a cupola e coprire e decorare Rosathea 2004, Castel de Paolis con l’ultimo strato di crema pasticcera. B I S C OTTI ALLE NOCCIOLE I classici tozzetti nella nostra interpretazione. La dose indicata è per dieci filoncini. 180 gr di burro 350 gr di zucchero semolato 4 uova intere un pizzico di sale un pizzico di vaniglia 1 bustina di lievito per dolci 500 gr di farina 250 gr di nocciole Montare il burro con lo zucchero ed unire piano piano le uova sbattute. Incorporare la farina, il lievito, il sale, la vaniglia e le nocciole. Formare dei filoncini del diametro di 3 cm., aiutandosi con un sac a’ poche senza la bocchetta, adagiarli sulle teglie con carta da forno e cuocere a 140° per 15-20 minuti. Togliere dal forno e tagliarli in diagonale in piccoli tracetti di 1,5 cm. Sdraiarli ordinatamente sulle teglie di cottura e tostarli di nuovo in forno afffinché siano dorati da entrambe le parti. Cortesia Casale Marchese S O R B E T TO DI COCOMERO e ass e n z i o Il sorbetto può essere servito con una foglietta di menta romana. 2 kg di polpa di cocomero 1/2 bicchiere di assenzio (72/80°) 2 limoni 100 gr di zucchero 1/2 bicchiere d’acqua L’idea è nata dal fatto che il coocmero non è mai abbastanza freddo e che l’assenzio ha bisogno di essere diluito in acqua e zucchero. Da qui un sorbetto di cocomero che altro non è se non acqua e zucchero. L’assenzio trova il suo matrimonio ideale di gusti e l’alcolicità non fa ghiacciare mai completamente il sorbetto. Prendere la polpa del cocomero e passarlo ad un colino cinese per ottenere il succo. Mettere l’assenzio e il succo dei limoni, preparare sul fuoco uno sciroppo di zucchero e acqua, una volta freddato incorporarlo al succo. Mettere nella gelatiera per 20 minuti, oppure nel freezer girando ogni tanto. SEMIFREDDO ALLO ZABAIONE e salsa di ciocco l a to al rhum Questa ricetta è per uno zabaione leggero e setoso, per otto persone. 125 gr di zucchero 150 gr di Marsala 25 gr farina 3 tuorli 3 albumi 150 gr di zucchero a velo 500 gr di panna montata Montare a bagnomaria con la frusta elettrica i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e soffice. Aggiungere la Marsala “a filo”, incorporare la farina setacciata, facendola assorbire lentamente con una frusta. A parte montare con la frusta elettrica gli albumi con lo zucchero a Per la salsa : 100 gr di acqua 75 gr di zucchero 50 gr di ottimo cacao amaro 100 gr di panna liquida 1/2 bicchierino di rhum riserva velo, onde ottenere la “meringa” che serve per mantenere morbido il semifreddo; incorporare al composto delicatamente ed alla fine aggiungere la panna montata. Inserire in stampi per semifreddi e tenere in freezer per almeno 5 ore a -18°. Per la salsa: Portare a ebollizione l’acqua e lo zucchero; con un cucchiaio di legno unire il cacao amaro e far bollire di nuovo; in seguito unire la panna liquida e far bollire ancora, profumare con il rhum. Servire lo zabaione con la salsa tiepida accanto, e decorare con fettine sottili di fragole o banane a seconda della stagione. Stillato 2004 Principe Pallavicini TORTINO AL CIOCCOLATO e gelato di crema allo «st re g a » Questa ricetta è per otto tortini. 120 cl di latte 120 cl di panna 225 gr di cioccolato fondente 20 gr di fecola 4 tuorli d’uovo Per il gelato: 1/2 lt di latte fresco 1/4 di panna liquida 5 tuorli d’uovo 175 gr di zucchero una stecca di vaniglia un goccio di Strega Far bollire il latte con la panna, aggiungere il cioccolato spezzettato e farlo sciogliere lentamente sul fuoco, lavorare a parte i tuorli dell’uovo con la fecola; in seguito incorporare i due ingredienti con una frusta. Imburrare dei piccoli stampi, colare il composto e cuocere con il forno a 150° per 10-15 minuti. Per il gelato: In un pentolino far bollire il latte, la panna con la vaniglia sgranata, sbattere i tuorli con lo zucchero, unire il latte e riportare tutto sul fuoco a 85°, mescolando, senza far bollire. Far raffreddare, profumare con lo Strega e mettere nella gelatiera. Scaldare il tortino nel microonde e servire con accanto la crema in un bicchierino. Idea 2004 Trappolini TO R TA DI CA R OTE di Macca rese e nocciola gentile È una deliziosa torta equilibrata, nonostante la quantità di nocciole. 300 gr di farina 250 gr di burro 300 gr di zucchero 4 uova 300 gr di nocciole macinate 300 gr dicarote grattugiate 1 bustina di lievito per dolci un profumo di cannella un pizzico di sale Montare con una frusta elettrica lo zucchero con le uova, per ottenere una crema soffice, aggiungere il burro leggermente fuso ma non caldo, amalgamare bene. Unire a parte la farina, le nocciole macinate, le carote grattugiate finemente, il lievito, il sale e la cannella. Incorporare nel composto montato e infornare a 150° per 40 minuti, dopo aver imburrato e infarinato una tortiera, a forno già caldo. Inserire uno stecchino nella torta per verificarne la cottura. Se ne esce ancora umido non è ancora cotta all’interno. Far raffreddare, spolverizzare con zucchero a velo e servire a fette. Cannellino Castel de Paolis CREMA DI CA S TAG N E , meringhe e panna È come un mont blanc in coppa. Per presentarlo, distribuire la crema di castagne in coppette di vetro, decorare con le meringhe, rifinire con panna montata e un marron glacee, e spolverare delicatamente di cacao amaro. Gli ingredienti sono per otto persone. 1 kg di castagne 300 gr di zucchero di canna 1/2 bicchierino di Rhum 1 lt di latte intero 1 stecca di vaniglia 300 gr di panna 300 gr di albumi freschi 500 gr di zucchero un pizzico di sale un pizzico di vaniglia 8 marron glacees cacao amaro in polvere Lessare le castagne e privarle della buccia e della pellicola interna. Metterle in una terrina e unitevi il latte, schiacciandole con un cucchiaio di legno, fino ad ottenere una pasta omogenea e soda, che passerete al setaccio. Nel frattempo porre sul fuoco a fiamma non troppo alta lo zucchero, bagnarlo con poca acqua, aggiungere la vaniglia tagliata longitudinalmente in modo che sprigioni i suoi semi, e ottenere uno sciroppo liquido, mescolando con 1 cucchiaio di legno. Togliere la vaniglia, versare lo sciroppo nella terrina delle castagne amalgamando con cura il tutto, e far raffreddare. A piacere profumate con il rhum. Montare a parte la panna, e amalgamarla a freddo alla crema di castagne. Per le meringhe: gli albumi devono essere freschi e lavorati a temperatura ambiente, senza residui di tuorlo. Mettere gli albumi in una ciotola con il sale e la vaniglia, iniziare a montarli con una frusta elettrica finché si gonfiano di aria; aggiungere lentamente lo zucchero e continuare a montare finché sollevando le fruste l’albume si rivela così solido e lucido da formare delle punte. Con un sac a’ poche fare delle meringhe della Aphrodisium 2004 Casale del Giglio forma preferita, su carta da forno, e infornare subito a 100° per circa 2 ore, in forno preriscaldato. @ RINGRAZIAMENTI I testi delle ricette sono stati elaborati da: Caterina, Paolo e Leopoldo Cacciani Gli abbinamenti cibo-vino sono stati curati da: Antonio Paolini Coordinamento del progetto: Valentina Canali Progetto grafico e impaginazione: www.interzona.it Materiale fotografico di: Sara Marascialli, Alfredo Cacciani, Renato Franceschin, Interzona design studio Stampa: DigitaliaLab È un’iniziativa della: realizzata in collaborazione con ARM - Azienda Romana Mercati