IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Epidemiologia e burden of disease dell’artrite reumatoide Chiara de Waure, Antonella Sferrazza, Maria Rosaria Gualano, Giuseppe La Torre, Carlomaurizio Montecucco, Walter Ricciardi Introduzione L’artrite reumatoide (AR) è una malattia cronica infiammatoria multifattoriale che interessa le membrane sinoviali e conduce, a causa dell’erosione della cartilagine e dell’osso da parte del tessuto sinoviale infiammato, a una severa disabilità con conseguente invalidità [1]. In quanto malattia autoimmune, essa si caratterizza per un’alterazione dei meccanismi della risposta immunitaria con attivazione dei linfociti T CD4+ e B e stimolazione delle cellule monocito-macrofagiche, dei fibroblasti sinoviali, dei condrociti e degli osteoclasti. L’induzione della risposta infiammatoria con il rilascio delle citochine, in particolare TNF-α e interleuchine (IL) 1 e 6, determina la distruzione del tessuto connettivale da parte delle metalloproteinasi della matrice e l’attivazione della osteoclastogenesi [1]. Relativamente al genere è ormai acclarato che l’AR è una malattia che colpisce prevalentemente le donne e il rapporto F:M varia tra i diversi studi da 2:1 a 3:1; ciò potrebbe essere associato all’effetto stimolatore sul sistema immunitario da parte degli estrogeni [2]. Circa il ruolo dell’età, il picco di incidenza della patologia si rileva nella quinta decade di vita, benché siano disponibili evidenze di un esordio anche più tardivo della malattia [2]. L’abitudine al fumo si configura come fattore di rischio sia per la malattia sia per il grado di severità della stessa; vi sono inoltre evidenze di una dosedipendenza dell’associazione tra esposizione al fumo e malattia [2,5]. C’è inoltre dimostrazione del fatto che i casi di AR con anticorpi anti-peptidi citrullinati positivi mostrano associazioni con specifici fattori ambientali come il fumo [5]. La dieta mediterranea e, in particolare, il consumo Fattori di Rischio di pesce, oli vegetali e verdura sembrerebbero L’AR è una malattia multifattoriale per cui si espletare un ruolo protettivo nei confronti della possono riconoscere fattori di rischio genetici e malattia e della severità della stessa [2]. ambientali. Per i primi non c’è unanime accordo Gli agenti infettivi, invece, sono da decadi circa l’importanza nella determinazione del ritenuti i potenziali trigger della abnorme risposta rischio di sviluppo della patologia o del grado immunitaria che caratterizza l’AR. In ogni caso di severità della stessa [2]. Tuttavia l’impatto non sono osservabili cluster temporali e spaziali dei fattori genetici sull’epidemiologia dell’AR è che possano far ipotizzare un’eziopatogenesi condiviso in virtù delle differenze geografiche infettiva dell’AR [6-8]. Gli agenti patogeni più ed etniche che possono essere rilevate. Queste comunemente oggetto di studio sono comunque ultime potrebbero essere attribuite a variazioni il Parvovirus, il virus della Rosolia, il virus di genetiche nell’ambito della regione HLA e quindi Epstein–Barr e la Borrelia burgdorferi. alla differente prevalenza dell’espressione dello Altristudies fattori di rischio associati con l’AR Table 1. Focus groups and methods of data collection employed in the three “shared epitope” che è rappresentato da una includono l’alto peso alla nascita e il basso livello sequenza aminoacidica dell’allele HLA-DRB1 [3]. socio-economico; la durata dell’allattamento è Una recente metanalisi ha, infatti, dimostrato come inversamente associata al rischio di AR [5, 6, 7]. l’espressione dello “shared epitope” comporti un aumento del rischio di manifestazioni erosive e sia Manifestazioni cliniche quindi associata al grado di severità della malattia I più rilevanti segni e sintomi dell’AR sono [3]. Tuttavia, come anche emerso da altri studi, l’infiammazione dolorosa delle articolazioni, che la presenza e la forza dell’associazione tra fattori spesso si verifica simmetricamente a carico delle genetici e AR e/o severità della malattia sono articolazioni delle mani, dei polsi, dei gomiti distinte a seconda dei gruppi etnici considerati e delle ginocchia, e la rigidità mattutina delle [3, 4]. articolazioni con persistenza della sintomatologia Tra i fattori non genetici di rischio per l’AR dolorosa anche a riposo [9]. ritroviamo il genere, l’età, l’esposizione al fumo, La malattia ha generalmente un esordio acuto altri fattori alimentari, fattori ormonali, fattori o subacuto in un quarto dei pazienti benché si socio-demografici e agenti di natura infettiva. possa anche presentare come forma palindromica Capitolo 2 S3 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL (caratterizzata da oligoartrite senza sequele visibili all’esame radiologico), con una sindrome similpolimialgica o con sintomi sistemici (malessere, anoressia, perdita di peso, febbre). L’AR in fase precoce è caratterizzata dall’interessamento poli-articolare e simmetrico delle piccole articolazioni di mani e piedi senza lesioni evidenti all’esame radiologico [10]. Anche le articolazioni della spalla e del gomito possono essere interessate, così come il ginocchio, che è colpito nel 70-80% dei casi, e l’anca che è colpita in un numero inferiore di casi, benché con gravi problemi di disabilità nel 50% dei pazienti [10]. Una delle principali complicanze legate all’interessamento articolare della malattia è la distruzione ossea che interessa circa il 70% dei pazienti nei primi 2 anni di malattia [11]. Le manifestazioni extra-articolari dell’AR possono riguardare il polmone, il sistema cardiovascolare, il sistema nervoso e quello reticolo-endoteliale. Tra esse ritroviamo quelle presenti in Tabella 1 [12-14] e i noduli reumatoidi che, nella loro localizzazione sottocutanea a carico delle zone soggette a pressioni, costituiscono un segno OF PUBLIC caratteristico della malattia e si ritrovano in circa il 20-30% dei pazienti con Fattore Reumatoide positivo [10]. Alcuni studi indicano come le manifestazioni dell’AR siano più lievi con un minor livello di interessamento extra - articolare nelle popolazioni dell’Europa del Sud. Ciò potrebbe essere in parte spiegato da fattori ambientali e dagli stili di vita, come la dieta mediterranea [15-17]. Per quanto attiene alla disabilità, si stima che l’80% circa dei soggetti affetti presenti disabilità a 20 anni dall’esordio di malattia [18]. La malattia è, infatti, progressiva con fasi di riacutizzazione e peggioramento. La sopravvivenza attesa dei pazienti con AR è ridotta di 3-18 anni rispetto a quella della popolazione generale a seconda dell’età di insorgenza dei sintomi e della severità della malattia, sebbene le cause di decesso non si distinguano da quelle della popolazione generale [2, 19, 20]. Ben poco si conosce riguardo al miglioramento nel tempo della sopravvivenza nei pazienti affetti da tale patologia [21]. Alcuni studi hanno dimostrato che la sopravvivenza migliora Tabella 1. Manifestazioni extra - articolari dell’AR (modificata da Grassi W et al [10]). S4 HEALTH Capitolo 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF grazie ad una diagnosi precoce e all’uso di nuovi e più aggressivi regimi terapeutici antireumatici [22-27]. Dal punto di vista funzionale i pazienti possono essere classificati in 4 gruppi secondo i criteri dell’American College of Rheumatology del 1991 mostrati in Tabella 2 [28]. Diagnosi L’approccio diagnostico alla malattia prevede, oltre ad un’accurata anamnesi e a un completo esame obiettivo, l’effettuazione di esami di laboratorio e di indagini radiologiche volte a rilevare i segni della malattia. Dal punto di vista laboratoristico, il Fattore Reumatoide riveste ancora valenza clinica. Esso si riscontra nel 70% dei pazienti affetti da AR, ma è riscontrabile anche in altre condizioni oltre che in soggetti sani. L’identificazione di altri marcatori, in particolare gli anticorpi anti-peptidi citrullinati, risultano maggiormente specifici sul piano diagnostico ed anche nella valutazione prognostica dei pazienti con AR [29, 30]. Frequenti sono, inoltre, le alterazioni degli indici di flogosi, come VES, la proteina C reattiva (PCR), il fibrinogeno, l’aptoglobina, l’alfa-1 glicoproteina acida, l’alfa-1 antitripsina, la proteina amiloide. Comune è anche il riscontro di anemia normocitica ipocromica, leucocitosi, elevazione delle gamma globuline e delle alfa-2 globuline. Tra questi parametri la PCR è quello che correla maggiormente con la valutazione clinica e radiologica [10]. PUBLIC HEALTH L’imaging si avvale della radiografia convenzionale, utile a individuare le erosioni e le deformità tipiche della fase tardiva di malattia, e dell’ecografia e della risonanza magnetica nelle fasi iniziali della stessa. Gli esami radiologici peraltro sono gli strumenti attraverso cui effettuare il follow up dei pazienti affetti. La diagnosi di AR in ogni caso si avvale quindi di dati clinici, laboratoristici e di imaging. Questo dato è confermato dai classici criteri classificativi stilati, nel 1987, dall’American College of Rheumatology (ACR) [31]. Al fine di classificare un paziente come affetto da AR il paziente, infatti, deve presentare almeno 4 dei criteri mostrati in Tabella 3. Un nuovo set di criteri classificativi è stato recentemente proposto da una commissione congiunta America College of Rheumatology The European League Against Rheumatism (ACREULAR) specificatamente volta alla definizione dei casi con artrite reumatoide di recente insorgenza meritevoli di trattamento con Disease Modifying Antirheumatic Drugs, in particolare Methotrexate. Il relativo lavoro di Aletaha et al., presentato al congresso EULAR 2010 di Roma, è attualmente in corso di pubblicazione. Secondo tali nuovi criteri un paziente può essere classificato come affetto da AR meritevole di trattamento in presenza di franca artrite (tumefazione) in almeno un’articolazione e di uno score uguale o superiore a 6 per i parametri riportati in Tabella 4, oppure di una franca artrite Tabella 2. Criteri di classificazione dello stato funzionale dei pazienti con AR. Tabella 3. Criteri diagnostici dell’American College of Rheumatology. I criteri da 1 a 4 devono essere presenti da almeno 6 settimane. Capitolo 2 S5 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 4. Sistema di scoring della severità dell’AR nell’ambito dei nuovi criteri classificativi ACR-EULAR. FR: fattore reumatoide; ACPA: anticorpi anti-peptidi citrullinati; PCR: proteina C reattiva; VES: velocità di eritrosedimentazione in almeno un’articolazione e di una erosione tipica di AR alla radiografia convenzionale di mani o piedi. Frequenza dell’AR a livello internazionale I dati relativi ai tassi di prevalenza e d’incidenza dell’AR variano a seconda delle popolazioni in studio [32] (Tabella 5). La maggior parte degli studi di prevalenza e incidenza sull’AR è stata condotta nell’Europa settentrionale e nell’America del Nord e hanno restituito delle stime di prevalenza pari a 0,5-1,0%, e di incidenza media annua di 0,02-0,05% [6, 7, 34-39]. Gli studi condotti nei Paesi dell’Europa meridionale riportano, invece, una prevalenza più bassa e pari a 0,3-0,7% [40-45]. Anche nei Paesi in via di sviluppo viene registrata una bassa prevalenza compresa nell’intervallo 0,1-0,5% [7, 46-50], mentre una prevalenza compresa tra 0 e 0,3% è stata stimata in uno studio condotto su pazienti con AR di alcune aree rurali dell’Africa [51]. In alcune popolazioni indigene dell’America del Nord si osserva, di contro, una prevalenza molto al di sopra di quelle riportate precedentemente: Indiani Pima 5,3% (3,23% negli uomini e 6,95% nelle donne) e Indiani Chippewa 6,8% [52]. La maggior parte degli studi di coorte (da cui è possibile calcolare il tasso di incidenza) è stata realizzata in Paesi del Nord Europa, mentre non ci sono studi del genere nei Paesi in via di sviluppo [33]. Il tasso di incidenza di AR varia tra 20 e 50 nuovi casi per 100.000 abitanti per anno nei Paesi S6 dell’America del Nord e del Nord Europa [34, 39, 53-57]. Due studi condotti in Paesi dell’Europa meridionale riportano un’incidenza media annua più bassa, pari a 16,5 casi per 100.000 [40, 58]. Come per la prevalenza, il tasso di incidenza aggiustato per età nella popolazione degli Indiani Pima risulta più alto rispetto a quello di altre popolazioni e pari a 42,2 casi per 10.000 annipersona (29,7 negli uomini e 51,8 nelle donne) [52]. Lo studio di Pederson et al. [59] ha riportato i tassi di incidenza di AR, nel periodo tra il 1995 e il 2001, in una popolazione del Sud della Danimarca, utilizzando due diverse fonti: i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Centri di riferimento per la patologia. Dallo studio è emersa un’incidenza osservata di 32 per 100.000 anni-persona (IC95%: 32-38) ed è stata stimata un’incidenza di 35 per 100.000 anni-persona considerando il rapporto tra il numero di casi noti solo ai MMG e il numero di casi noti sia ai MMG che ai centri di riferimento (IC95%: 32-38). Alcuni studi indagano anche il trend per l’incidenza dell’AR. Dallo studio di Doran et al. [55], ad esempio, emerge che il tasso di incidenza decresce progressivamente nelle quattro decadi considerate: da 61,2 per 100.000 casi nel periodo 1955-1964 a 32,7 casi nel periodo 1985-1994. Perderson et al. [60] hanno osservato che, nella popolazione dei loro pazienti, l’incidenza per anno cresce durante il periodo compreso tra il 1995 e il 2001. Nello studio di Kaipiainen- Capitolo 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 5. Prevalenza e incidenza dell’AR in studi basati sui criteri dell’American College of Rheumatology (modificata da Alamanos Y et al [33]). *Tasso grezzo Seppanen et al. [61], condotto in 5 distretti della Finlandia, è stata stimata un’incidenza per anno di AR in decremento nei tre anni considerati: nel 1990 è stato osservato un decremento del 15% rispetto all’anno precedente. Drosos et al. [40], invece, stimano un’incidenza che varia tra 15 e 36 per 100.000 abitanti, ma non riscontrano alcun trend significativo nel periodo 1987-1995. Il sesso femminile risulta più colpito dall’AR rispetto a quello maschile. Ad esempio, lo studio di Rodrìguez et al. [62] riporta un tasso di incidenza di AR pari a 0,15 per 1.000 annipersona, con un valore di 0,09 e 0,20 per 1.000 anni-persona, rispettivamente, per gli uomini e le donne. Inoltre, il valore dell’incidenza varia con l’età in entrambi i generi. Il rischio relativo di AR tra le donne risulta, rispetto agli uomini, di 2,07 (IC95%: 1,65-2,60) al di sotto dei 65 anni e di 2,32 (IC95%: 1,70-3,17) negli ultra-65enni. Pedersen et al. [60] riportano un tasso di incidenza annuo di 31 per 100.000 anni-persona (40 per 100.000 anni-persona nelle donne e 21 per 100.000 anni-persona negli uomini). Symmons et al. [54] stimano un tasso di incidenza annuo di 36 per 100.000 per le donne e di 14 per 100.000 per gli uomini. L’AR, inoltre, è risultata un evento raro negli uomini al di sotto dei 45 anni. Tuttavia, l’incidenza negli uomini cresce bruscamente con l’età, mentre nelle donne aumenta fino all’età di 45 anni stabilizzandosi fino all’età 75 anni per poi diminuire. Lo studio di Drosos et al. [40], che ha analizzato 428 casi di AR in un distretto di Ioannina nel Nord Ovest della Grecia nel periodo 1987-1995, riporta una prevalenza di 2,05 per gli uomini e 4,78 casi su 1.000 abitanti per le donne. Nello studio di Gabriel et al. [35], invece, si osserva un’incidenza aggiustata per sesso ed età, nel periodo 1955-1985 tra i residenti di Rochester (Minnesota) di 35 anni ed oltre, pari a 75,3 per 100.000 abitanti (IC95%: 68.0-82.5). Tra le donne l’incidenza è risultata il doppio rispetto a quella degli uomini e in aumento al crescere dell’età. Wiles et al. [63] confrontano l’incidenza, aggiustata per età, ottenuta in base a 4 metodi di calcolo variando l’intervallo tra l’inizio dei sintomi e l’applicazione dei criteri per la diagnosi dell’AR. L’incidenza aggiustata per età, calcolata con questi quattro metodi, varia tra 30,8 e 54,0 per 100.000 nelle donne e tra 12,7 e 24,5 per 100.000 per gli uomini. Anche in questo caso l’incidenza, per entrambi i generi, cresce all’aumentare dell’età fino a 75 anni per, poi, decrescere nelle età più avanzate. L’AR è una patologia che colpisce anche i bambini, ma esistono pochi studi che indagano l’epidemiologia dell’AR giovanile [64-66]. Le poche stime di popolazione indicano che la prevalenza dell’AR giovanile varia approssimativamente da 1 a 2 per 1.000 bambini e l’incidenza è compresa tra 11 e 14 nuovi casi per 100.000 bambini per anno [67]. Oen et al. [64] sottolineano Capitolo 2 S7 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF che le differenze riscontrate nella prevalenza e nell’incidenza dell’AR giovanile non dipendono dai diversi criteri diagnostici. La mortalità dei pazienti affetti da AR è stata valutata in molti studi che risultano, tuttavia, difficilmente confrontabili a causa delle differenze nella definizione di AR, del disegno di studio, dei pazienti studiati, della durata dello studio e della durata del follow-up [20]. Molti studi hanno dimostrato che la mortalità è più alta nei pazienti con AR quando questa viene confrontata con il tasso atteso nella popolazione generale [34, 55, 67-72]. Nella maggior parte degli studi i rapporti standardizzati di mortalità (SMR) variano tra 0,87 e 3,0 (Tabella 6), con la quasi totalità degli studi che mostrano valori di SMR superiori all’unità [20]. Ward et al. stimano uno SMR pooled di 1,70 [91]. Lo studio di Gozales et al. [22], condotto sulla PUBLIC popolazione di una contea del Minnesota, ha seguito, per quasi dodici anni, una coorte di 822 casi incidenti di età pari o superiore a 18 anni affetti dalla patologia. Tale studio ha dimostrato che il tasso di mortalità rimane costante negli anni e non differisce per il genere (donne 2,4 e uomini 2,5 per 100 anni-persona). Il tasso di mortalità atteso, invece, durante lo stesso periodo di studio, diminuisce in entrambi i generi. Frequenza dell’AR a livello nazionale In Italia i primi studi realizzati per stimare la prevalenza dell’AR risalgono agli anni ’50-’60 e riportano valori compresi tra 0,38% e 0,43%, con una percentuale di soggetti affetti più alta nel genere femminile [92-94]. I risultati degli studi italiani più recenti sono riportati nella Tabella 7. Tabella 6. Tassi standardizzati di mortalità per l’AR (Modificata da Van Doornum S et al [20]). * non disponibile, ma lo studio riporta una significatività statistica. Tabella 7. Studi di prevalenza dell’AR condotti in Italia. S8 HEALTH Capitolo 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL Nel 1998 lo studio di Cimmino et al. ha riportato una prevalenza pari allo 0,33%. Il campione era costituito da 3.294 soggetti che avevano risposto a un questionario precedentemente sviluppato dall’Epidemiology Unit dell’Arthritis Research Council di Manchester, che presenta domande considerate ad alta sensibilità e specificità, relative alla presenza di dolore e tumefazione articolare per più di quattro settimane consecutive, all’eventuale pregressa diagnosi di artrite, e alla presenza di rigidità mattutina. Nel 2005 sono stati pubblicati due studi, condotti nelle Marche e in Sardegna, che hanno riportato entrambi un dato di prevalenza di AR dello 0,46% [95, 96]. Relativamente al genere più colpito, lo studio di Marotto et al. fa emergere una prevalenza di AR 4 volte maggiore tra le donne del campione esaminato. Lo studio italiano più recente è quello realizzato da Della Rossa et al. che riporta i dati raccolti in Toscana nel biennio 2006-2007 e ha fatto emergere una prevalenza di diagnosi confermate dallo specialista reumatologo in accordo con i criteri dello ACR dello 0,4% su un campione di pazienti che avevano inizialmente risposto a un apposito questionario [97]. Contrariamente a quanto evidenziato da studi internazionali, che indicano generalmente un declino della prevalenza di AR negli ultimi decenni, dagli studi italiani emerge invece una prevalenza che si è mantenuta pressoché costante nel tempo. Tutti gli studi sopra citati riportano, inoltre, stime di prevalenza dell’AR significativamente più alte nel genere femminile; va inoltre sottolineato che dai campioni di popolazione presi in considerazione in tutti gli studi e reclutati tramite i registri pazienti dei MMG, era esclusa la popolazione di età pediatrica (vedi Tabella 6). Ciocci et al. [98], elaborando i dati ISTAT su popolazioni-campione, valutano la prevalenza dell’artrite reumatoide nella popolazione italiana pari a 0,73%. Proiettando la prevalenza su base nazionale, il numero di pazienti con AR in Italia risulterebbe pertanto pari a circa 400.000. Per quanto riguarda gli studi di incidenza, nel periodo tra settembre 2005 e agosto 2006, è stato realizzato uno studio in un campione di popolazione residente in provincia di Firenze, sempre tramite il supporto dei MMG. Un totale di 920 pazienti si sono rivolti allo specialista per sospetta artrite reumatoide, con una stima dell’incidenza della malattia in fase precoce pari allo 0,98‰ (IC95%: 0,64‰-1,32‰), con una maggiore frequenza della patologia nel genere femminile (1,42‰, IC95%: 0,85‰-1,99‰) [99]. OF PUBLIC HEALTH Consultando le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) [100] sono stati raccolti i dati del numero di dimissioni, in regime di ricovero ordinario e di day-hospital, relativi alla diagnosi principale di artrite reumatoide (indicata con il codice ICD9-CM 714.0). Dalla stratificazione del dato per fascia di età, risulta più colpita la popolazione di età compresa tra i 45 e i 75 anni, in accordo anche con i dati internazionali, così come la popolazione femminile.I dati riportati nelle Tabelle 8 e 9 sono relativi alle dimissioni registrate nel periodo 1999-2005. Si osserva che il numero di dimessi da regime di ricovero ordinario si è progressivamente ridotto nel corso degli anni, contestualmente a un aumento del numero di dimissioni da day hospital. Infatti, se nel 1999 il numero di dimissioni da regime di ricovero ordinario era pari a 9.968, con un numero di dimissioni da regime di day hospital di 6.679, nel 2005 registriamo rispettivamente 7.634 e 9.045 dimissioni. Per quanto riguarda i dati di degenza media per i ricoveri in regime ordinario (non mostrati in tabella), si osserva un trend complessivo di decremento: dagli 11,34 e 12,29 giorni di degenza media del 1999, si è passati ai 10,03 e 10,49 giorni del 2005, rispettivamente per il genere maschile e femminile. Riguardo ai dati relativi alla stadiazione della malattia, nel 2003 sono stati pubblicati i risultati del progetto GIARA (Gruppo Italiano Artrite Reumatoide Aggressiva), promosso dalla Società Italiana di Reumatologia, finalizzato a definire prevalenza e caratteristiche cliniche dell’Artrite Reumatoide Aggressiva (ARA) nel nostro Paese. Secondo i criteri GIARA, circa il 15% dei pazienti con AR da meno di due anni presentava una malattia aggressiva e il 35% di questi presentava anche erosioni articolari; inoltre erano presenti comorbosità in circa il 50% dei pazienti. Le malattie cardiovascolari sono risultate le patologie più frequentemente presenti sia nel gruppo dei pazienti ARA che in quelli non ARA [101]. Secondo i dati del più recente Rapporto Sociale ANMAR [102], il 69,8% dei pazienti intervistati ha riferito di fare uso di farmaci anche per altre patologie e tale percentuale di pazienti aumenta al crescere dell’età. Infine la percentuale di soggetti affetti che ha necessità di presidi e ausili ortopedici oscilla tra il 16% e il 21% e aumenta al crescere dell’età del paziente. Il 22,7% degli interpellati lavoratori inoltre ha dichiarato che è stato costretto a modificare la propria attività lavorativa a causa della patologia: il dato è direttamente proporzionale alla durata della malattia e al relativo grado di evoluzione, Capitolo 2 S9 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC HEALTH Tabella 8. Dimissioni per artrite reumatoide, 1999-2005 (ricoveri ordinari). Tabella 9. Dimissioni per artrite reumatoide, 1999-2005 (ricoveri in day hospital). arrivando al 30,1% tra coloro che hanno avuto diagnosi della malattia da più di 10 anni; più del 10,4% di questi è stato costretto a cambiare lavoro. È da sottolineare anche che vi è una considerevole quota di lavoratori che ha riportato episodi di ripetuta assenza dal lavoro a causa della malattia: il dato varia dal 35% tra i soggetti sotto ai 44 anni di età al 43,6% della fascia di età 44-65 anni che hanno segnalato di essersi assentati dal lavoro nell’ultimo mese prima dell’indagine. Conclusioni L’artrite reumatoide è una malattia cronica infiammatoria multifattoriale invalidante. Tra i fattori di rischio di malattia indubbiamente l’età e il genere giocano un ruolo di primo piano: il picco di incidenza della malattia si rileva infatti nella quinta decade con un rapporto Bibliografia 1) Choy EH, Panayi GS. Cytokine pathways and joint inflammation in rheumatoid arthritis. 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Basti pensare come in Italia gli studi disponibili rilascino stime di prevalenza comprese tra lo 0,33% e lo 0,46%, con il sesso femminile sempre più colpito rispetto a quello maschile. Anche la mortalità, nella popolazione affetta da AR, sembra superiore, sebbene attribuibile alle stesse cause di decesso registrate nella popolazione generale. patients. Arthritis Rheum 2004;50(2):400-12. 4) Ioannidis JP, Tarassi K, Papadopoulos IA, et al. Shared epitopes and rheumatoid arthritis: disease associations in Greece and meta-analysis of Mediterranean European populations. Semin Arhtritis Rheum 2002;31:361-70. 5) Liao KP, Alfredsson L, Karlson EW. Environmental influences on risk for rheumatoid arthritis. Curr Opin Rheumatol 2009;21(3):279-83. Capitolo 2 IJPH - Year 8, Volume 7, Number 2, Suppl. 2, 2010 ITALIAN JOURNAL 6) MacGregor AJ, Silman AJ. Rheumatoid arthritis and other synovial disorders: classification and epidemiology. 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