La realizzazione di porti turistici con il Project Financing Aldo Mazzocco (* ), Piero Ruol (** ) 1 Le tecniche del Project Financing Il project financing può essere definito come “un’operazione di finanziamento di una particolare unità economica, nella quale i finanziatori considerano, sin dall’inizio, il flusso di cassa e gli utili dell’unità economica in oggetto come la sorgente dei fondi che consentirà il rimborso del prestito e le attività dell’unità economica come garanzia collaterale del prestito” (da “Project Financing”, P.K.Nevitt). Questa definizione sottolinea un aspetto fondamentale: il flusso di cassa. Questo concetto è alla base della finanziabilità dell’opera e quindi la prima condizione che deve essere soddisfatta è quella dell'isolamento giuridico di tale flusso di cassa da tutte le altre attività dei promotori. Tale isolamento si può realizzare attraverso la costituzione della Società di Progetto (SPV secondo la terminologia anglosassone) che diviene titolare di tutti i diritti e obblighi del progetto stesso. Da un punto di vista giuridico, il project financing può essere definito come: “una sommatoria di singoli contratti (contratti di finanziamento, di appalto, di garanzia, di costruzione o di gestione di opere pubbliche) che ne costituiscono la struttura”(da “Aspetti fiscali del project financing”, M. Miscali). La definizione mette in evidenza un altro aspetto fondamentale: la ripartizione dei rischi. Il successo di un progetto è legato alla capacità della società di progetto di rispettare le ipotesi sulle quali è stato costruito il flusso di cassa atteso. Tale capacità è la somma di una serie di rapporti con l’ambiente esterno (contratti con costruttori, fornitori di materie prime, eventuali acquirenti), che la SPV dovrà avere nel corso dell’iniziativa, fondamentali per la determinazione dei costi e dei ricavi. L’insieme dei contratti che la società stipula con terzi permette da un lato di ripartire i rischi, dall’altro elimina parte delle incertezze sulla veridicità delle previsioni. I finanziatori o le banche infatti richiedono sempre la stipula di un pacchetto di garanzie e contratti sottoscritti con le diverse controparti del progetto che devono essere armonizzati assieme alla convenzione finanziaria. Il finanziamento di opere di pubblica utilità con le tecniche del “project financing” (finanza di progetto) ha conosciuto una seconda giovinezza nel corso degli anni ottanta, grazie alla perentoria volontà dei governi inglesi di coinvolgere l’interesse degli investitori privati in segmenti dell’offerta di servizi normalmente riservati alla pubblica amministrazione. L’approccio è comunque riconducibile allo strumento tradizionale della concessione di costruzione e gestione, utilizzato sin dai tempi della costruzione delle prime ferrovie. Storicamente i primi esempi di applicazione della tecnica del project financing risalgono agli anni trenta negli Stati Uniti, nel settore dell’energia e in particolare in quello dell’estrazione del petrolio. Le società nate per lo sfruttamento dei pozzi non avendo la solidità finanziaria per usufruire dei normali finanziamenti bancari, ricorrevano alla illustrazione dei flussi di reddito previsti (nella fattispecie dalla vendita del petrolio) per ottenere l’erogazione dei crediti. Le banche finanziatrici avrebbero pertanto dovuto assumersi parte dei rischi insiti nel progetto. * ** Dr. Ing. - Compagnia Finanziaria di Investimento S.p.A. Villorba - TV Prof. Ing. - Dipartimento di Ingegneria IMAGE – Università di Padova 1 Dopo la seconda guerra mondiale il project financing ha trovato sempre maggiori applicazioni nel campo energetico e minerario e, più recentemente, anche in campo industriale ed infrastrutturale con la realizzazione di aeroporti, grandi opere idrauliche e opere viarie (ferrovie, ponti, autostrade). Nell’ultimo decennio il forte sviluppo delle privatizzazioni, legato alla crescita dell’indebitamento pubblico delle nazioni, e la globalizzazione dei mercati economici, hanno portato a un crescente sviluppo del project financing. In circa dieci anni, nel Regno Unito, sono stati avviati, ad esempio, più di 250 progetti, con esiti diversi, non sempre di successo. Gli scopi che ci si prefiggevano nel sollecitare l’interesse di investitori privati nella realizzazione e nella gestione di opere pubbliche erano sostanzialmente i seguenti: − reperimento di risorse finanziarie; − coinvolgimento del futuro gestore nelle scelte progettuali, con un significativo aumento dell’efficienza funzionale delle nuove strutture/servizi; − coinvolgimento del futuro gestore e di finanziatori attenti nelle fasi di costruzione delle nuove strutture/servizi; − trasformazione del soggetto pubblico da ente attuatore ad ente controllore, con conseguente alleggerimento delle mansioni e dei compiti della amministrazione pubblica. In sintesi i principali fattori che favoriscono lo sviluppo del project financing sono i seguenti: − privatizzazioni; − aumento della domanda di infrastrutture; − aumento del debito pubblico. Il project financing non deve necessariamente essere circoscritto alle opere pubbliche e/o di pubblico interesse, potendosi estendere la definizione anche a qualsiasi forma di finanziamento che non sia erogato in funzione dei “rating” del soggetto promotore e/o delle garanzie reali che questo è in grado di offrire (che potrebbero essere, ad esempio, le proprietà immobili proprie del promotore), ma bensì sulle capacità autonome proprie dell’opera di ripagare il debito. In questo senso potremmo definire “finanza di progetto” una qualsiasi operazione di progettazione, costruzione e gestione che abbia ad oggetto un’opera in grado di generare flussi di cassa disponibili (free cash flows) sufficienti a ripagare il debito+interessi in un tempo prefissato, grazie ad una gestione efficiente dell’opera stessa. La pratica del project financing si è rivelata peraltro assai complessa e di non banale applicazione, con la sola, ma non scontata, eccezione di alcune particolari tipologie di opere che godono di una gestione semplice e prevedibile (infrastrutture viarie, centrali di produzione di energia, reti per telecomunicazioni, parcheggi a rotazione). Tanto per fare alcuni semplici esempi, il progetto di finanza relativo alla costruzione di una arteria viaria che smaltisca il traffico di una congestionata tangenziale autostradale non avrebbe alcuna difficoltà a reperire l’erogazione dei finanziamenti necessari alla realizzazione, in quanto sono palesemente evidenti le capacità autonome proprie dell’opera di ripagare il debito in tempi relativamente contenuti. Diverso sarebbe invece il caso di applicazione del project financing ad una struttura ospedaliera ovvero ad una nuova arteria finalizzata allo sviluppo di un territorio anziché al decongestionamento di un traffico esistente. Nel primo caso l’alea maggiore riguarda sia la delicatezza sociale che l’opera è chiamata a svolgere (per cui potrebbero verificarsi situazioni in cui la semplice logica del rendimento del capitale non sia idonea a sopportare in ogni caso il progetto), sia la complessità dei rapporti con la pubblica 2 amministrazione, chiamata non solo a promuovere e sorvegliare le attività di costruzione e gestione dell’opera, ma coinvolta “sine die” quale controparte “sanitaria” di una attività di gestione che, per forza di cose, non può che occuparsi delle componenti “alberghiere” e di “servizio generale”. Nel secondo caso vi sono evidenti rischi nella valutazione dei tempi di sviluppo del traffico e delle tariffe, che dipendono dal processo di sviluppo del territorio piuttosto che non dalla qualità dell’opera e dalla abilità del gestore. Le difficoltà riguardano in particolar modo il mercato italiano, dove le incertezze normative e procedurali espongono i promotori ed i finanziatori a notevoli rischi di insuccesso, il tutto aggravato, almeno sino ad un recente passato, da una certa tendenza delle pubbliche amministrazioni a rivelarsi, nel tempo, controparti inaffidabili della società di progetto. In conclusione, le caratteristiche principali, i vantaggi e gli svantaggi di un’operazione di Prioject Financing possono essere riassunte nelle seguenti tabelle. - il progetto è in grado di generare flussi di casa sufficienti a ripagare i finanziamenti ottenuti; - si devono separare i fabbisogni finanziari del progetto da quelli dei promotori; - si costituisce un’unità economica specifica, sotto forma di società alla quale vengono destinati i finanziamenti; - all'operazione partecipano molti soggetti diversi: ciò permette una divisione dei rischi del progetto (attuata attraverso la contrattualistica) e l’assunzione del rischio di investimento da parte dei soggetti investitori. Tabella 1. Caratteristiche principali di un’operazione di project financing - Vantaggi: contenimento degli indici di indebitamento; limitazione dei rischi in bilancio; elevata redditività; benefici fiscali; elevata leva finanziaria; maggior controllo su ogni fase del progetto; maggior certezza del raggiungimento dei risultati in termini di tempi e costi. - Svantaggi: maggiori costi nella fase preliminare di studio; tempi più lunghi nelle fasi preliminari di studio. Tabella 2. Vantaggi e svantaggi di un’operazione di project financing L’operazione completa di project financing può essere idealmente divisa in 4 fasi logiche distinte: 1. 2. 3. 4. identificazione del progetto, analisi di fattibilità e previsione dei costi di costruzione/gestione, realizzazione del progetto e rispetto dei tempi programmati, gestione delle opere realizzate. Tabella 3. Fasi logiche di un’operazione di project financing Le prime due fasi sono di fondamentale importanza poiché si deve identificare l’opera da realizzare dimostrandone la capacità di generare flussi di cassa sufficienti a ripagare il debito ed a fornire una 3 remunerazione del capitale investito, che dovrà necessariamente essere tanto più elevata quanto più rischioso è il progetto. Due variabili sono particolarmente critiche per la “sopravvivenza” finanziaria dei progetti gestiti con le tecniche del project financing: la prevedibilità dei costi di costruzione/avviamento ed il rispetto dei tempi programmati per la messa in esercizio delle opere. Un insufficiente controllo di queste variabili risulta pericoloso soprattutto in Italia, dove possiamo vantare una lunga tradizione in materia di ritardi e di mancato rispetto dei budget di spesa e dove manca la cultura della gestione di progetto. Nella fase di realizzazione del progetto, dopo aver sottoscritti i contratti, si procede alla costruzione vera e propria. Questa fase è assai delicata in quanto, parallelamente all’erogazione dei finanziamenti, procede l’indebitamento, molto prima che si producano i ricavi. Il mancato rispetto dei tempi contrattuali o l’insorgere di “imprevisti progettuali” può comportare, oltre che il pagamento di elevatissime penali, anche il completo fallimento della operazione. Dall’attenta gestione dei costi e dei tempi di realizzazione/avviamento e da una attenta conoscenza della redditività della gestione operativa deriva il controllo di una variabile fondamentale del project financing, forse la più importante: la stabilità e la prevedibilità dei flussi finanziari attivi futuri. Nella fase finale di gestione dell’opera realizzata, finalmente iniziano a prevalere i ricavi e, solo dopo il ripagamento totale dei debiti (quota capitale e quota interessi), ha inizio la fase in cui l’intero complesso dei flussi finanziari netti resta a disposizione della SPV o Società di Progetto. Superfluo ricordare l’importanza del regime dei tassi di interesse per la stabilità dell’intero business plan, stante la notevole leva finanziaria che normalmente caratterizza le operazioni di project financing: maggiore la leva, maggiore il rischio che i flussi di cassa generati dalla gestione operativa non siano più in grado di ripagare la componente debito + interessi. 1.1 Il Project Financing in Italia alla luce della legge 415/98 Un crescente interesse verso il project financing è nato, nel nostro Paese, negli anni ’80, a causa della cronica insufficienza dei finanziamenti pubblici e, più recentemente con il discreto successo che la innovazione metodologica introdotta dall’art. 37 bis della Legge Nazionale sui lavori pubblici ha riscosso presso le amministrazioni pubbliche, presso i promotori e presso il sistema finanziario. Non vi è dubbio che il project financing costituisca infatti oggi una valida alternativa alla più tradizionale Concessione di costruzione e gestione ed alla spesso inattuabile esecuzione diretta dell’Opera Pubblica. Nel contesto sopra descritto si inserisce la legge 109/94,così come recentemente modificata dalla legge 415/98 - “Merloni Ter”, sugli appalti di lavori pubblici e di pubblica utilità (costruzione, demolizione, recupero, ristrutturazione, restauro e manutenzione di opere e impianti) che apre forse nuove speranze per finanziare opere infrastrutturali e rilanciare così un settore da anni in crisi. Nell'ambito dei soggetti pubblici individuati, le legge ha introdotto alcuni elementi tipici del project financing (società di progetto, promotore e garanzie) per la realizzazione delle opere che la pubblica amministrazione prevede di realizzare nell'ambito della programmazione triennale o del più flessibile strumento dell'aggiornamento annuale (art. 14, 37bis). 4 Secondo questa disposizione (art 14) l'iniziativa privata è consentita solo nel caso in cui l'opera da realizzare sia già stata prevista dalla Pubblica Amministrazione nel quadro dell'autonoma programmazione che le è garantita dalla legge vigente. La legge conferma quindi un potere pubblico sull'identificazione degli interventi da realizzare. La programmazione triennale prevede infatti che siano individuate quali delle infrastrutture siano di rilevanza imprenditoriale, in quanto strumentali alla prestazione di un servizio pubblico i cui costi sono a diretto carico dell'utenza, che paga una tariffa e come tali realizzabili con lo strumento giuridico della concessione e gestione di lavori pubblici, creando così le basi di applicazione del project financing. L'art 37 bis introduce la figura del “promotore” che può proporre (entro il 30 Giugno di ogni anno) alle amministrazioni pubbliche aggiudicatrici di realizzare con risorse totalmente o parzialmente private infrastrutture aventi carattere imprenditoriale, purché siano già inserite nel programma triennale di cui all’art.14 e negli strumenti urbanistici approvati dalle pubbliche amministrazioni. Tali proposte devono comprendere: − studio di inquadramento territoriale e ambientale; − studio di fattibilità; − progetto preliminare; − bozza di convenzione; − piano economico-finanziario asseverato da un istituto di credito; − specificazione delle caratteristiche del servizio e della relativa gestione; − indicazione dei parametri necessari per l'applicazione del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa e delle relative misure (tale indicazione va effettuata sulla base del piano economico-finanziario, delle garanzie offerte alla pubblica amministrazione, delle spese sostenute per la predisposizione della proposta, che non possono comunque superare il 2,5% del valore dell'investimento previsto dal piano economico-finanziario). Il ruolo della pubblica amministrazione può quindi limitarsi a quello di controllore, così come previsto dalla formula di project financing “puro” indicata dalla legge nazionale sui lavori pubblici (Merloni Ter), così come può contribuire alla sostenibilità del progetto attraverso contributi erogati in conto interessi e/o a fondo perduto, ovvero mediante il pagamento di corrispettivi a fronte dei servizi pubblicamente erogati. Il project financing prevede una netta e rigorosa separazione dei ruoli tra i soggetti coinvolti nella attuazione dei progetti, così da individuare con precisione poteri e responsabilità in relazione ai rischi tecnici e finanziari, che sono sempre assai rilevanti. Scolasticamente figurano sempre: − uno o più soggetti “promotori”, spesso e preferibilmente organizzati in una costituita o costituenda “società veicolo” destinata a concentrare e circoscrivere il rischio finanziario del progetto; − i consulenti finanziari che strutturano il debito della società veicolo e che redigono e rendono “bancabile” il piano finanziario del progetto; − i finanziatori, più genericamente rappresentati dal sistema bancario che, grazie all’operato di un istituto capofila, finanzia il debito privilegiato, finanzia il debito subordinato, colloca sul mercato i titoli di debito coperti dai proventi più certi del progetto, etc. − la pubblica amministrazione che indirizza le scelte progettuali in funzione delle esigenze di servizio individuate a monte, che controlla l’intero processo di progettazione, costruzione ed avviamento dell’opera e che vigila sulla qualità dei servizi erogati al pubblico; 5 I rapporti per loro natura complessi e conflittuali tra queste tre categorie di attori debbono essere regolati nel modo più rigoroso e più garantista possibile dal “corpus” contrattuale, che rappresenta la vera struttura portante dell’intero progetto. Solo una contrattualistica curata ed efficace può garantire i finanziatori e la pubblica amministrazione che in ogni caso siano possibili vie di uscita in grado di salvare il progetto da eventuali, ma non improbabili, difficoltà. Il project financing è una ottima “politica” di stimolo dell’offerta privata nei confronti delle opere di pubblica utilità, può essere una buona “costruzione” relazionale per realizzare, in alcuni casi, determinate categorie di opere a gestione “semplice”, caratterizzate da stabilità e prevedibilità dei flussi finanziari generati. Il project financing non è uno strumento semplice per finanziare opere di pubblica utilità in periodi di scarsa disponibilità del soggetto pubblico. Pianificare, avviare e soprattutto mantenere in rotta un project financing richiede notevolissime risorse ed energie sin dalla fase di ideazione e di promozione. Tutti i soggetti coinvolti nell’operazione debbono possedere grandi capacità specifiche, ciascuno per la loro parte di responsabilità, ma debbono soprattutto saper interagire positivamente e costruttivamente con gli altri interlocutori. Il progetto deve mantenere nel tempo, spesso a dispetto di turbolenze violente sui mercati finanziari, una appetibilità ed una reputazione di assoluto rispetto, da conquistarsi giorno per giorno con politiche di gestione e di comunicazione veritiere e trasparenti. Solo a queste condizioni il progetto mantiene la sua autonomia finanziaria ed evita di trasformarsi nel consueto caso di salvataggio ex post da parte della mano pubblica (vedi progetto Alta Velocità). 1.2 Studio del progetto e costruzione del modello economico/finanziario Le competenze coinvolte in un’operazione di project financing sono molteplici dovendo il progetto essere studiato nella sua globalità. Si devono infatti considerare non solo gli aspetti tecnicocostruttivi, ma anche quelli economici, finanziari, contrattuali, gestionali e molti altri. L’integrazione tra le diverse professionalità coinvolte, pur aumentandone la complessità, è quindi uno dei punti di forza del processo. La presentazione del progetto, che consta nell’esposizione degli elementi rilevanti da fornire ad una banca o ad un finanziatore in generale nel momento in cui si chiede il suo intervento, dovrà contenere gli elementi indicati nella seguente Tabella 4 − − − − − − − finalità del progetto; promotori; mercato di riferimento; fattibilità tecnica e rischi tecnologici; costi; garanzie contrattuali e commerciali; piano economico. Tabella 4. Elementi per la valutazione del progetto La capacità di autofinanziamento del Progetto si può prevedere e rappresentare per mezzo di un Modello economico e finanziario che simula i conti economici e gli stati patrimoniali degli esercizi di vita del progetto. 6 Il Modello “più probabile” viene scelto dopo aver esplicitato più scenari, variabili in funzione dei diversi valori/ipotesi assunti relativamente a: − entità dei costi di realizzazione delle componenti fisse del progetto; − tempi di realizzazione del progetto e di messa in esercizio dello stesso; − analisi dei rischi e loro andamento nel tempo e piano per una suddivisione degli stessi (Management Risk) − entità dei costi di gestione corrente; − entità dei ricavi dalla gestione e/o dalle vendite; − progressione dei ricavi nel tempo; − costo delle linee di finanziamento; − evoluzione nel tempo delle linee di finanziamento; − disponibilità di capitale di rischio piuttosto che non di linee di credito; − politiche di dividendo. Oltre al Modello “più probabile”, all’interno di questo processo denominato “Analisi di Fattibilità”, è senz’altro opportuno predisporre almeno altri due modelli, cosiddetti “worst scenario” e “best scenario”; questi risultano estremamente utili: nel primo caso per predisporre contromisure sufficienti ad evitare il fallimento del progetto, nel secondo caso per incentivare la intraprendenza dei soci apportatori di capitali di rischio. Il Modello di simulazione si basa – sostanzialmente – su un conto economico preventivo, su base trimestrale/ semestrale/annuale che rappresenta la capacità del Progetto di generare flussi di cassa disponibile e – soprattutto – la distribuzione nel tempo di tali flussi. I flussi netti disponibili generati dal progetto si possono, in prima approssimazione, stimare sommando utile netto e ammortamenti di competenza. Sovrapponendo la distribuzione nel tempo di flussi netti disponibili generati dal progetto con la struttura di finanziamento della società di progetto (SPV), caratterizzata dal mix disponibile tra mezzi propri, mezzi di terzi privilegiati e mezzi di terzi subordinati, si ottengono una serie di posizioni finanziarie ipotetiche, di inizio e di fine periodo, sulla base delle quali si calcolano gli oneri finanziari di periodo e la conseguente posizione finanziaria netta di fine periodo scontata degli oneri finanziari generati dalla struttura finanziaria prescelta. L’andamento della posizione debitoria e del rapporto mezzi propri/mezzi terzi darà visibilità sulla sostenibilità del progetto e sulla sua capacità di portarsi rapidamente in posizione attiva. Più lento è il rientro del capitale investito (capitale sociale e debito) più il progetto è esposto a gravi e prolungati rischi, in special modo a quelli derivanti dall’erratico ed imprevedibile andamento dei tassi di interesse ed a quelli collegati alle effettive capacità del progetto di mantenere elevati flussi di reddito (concorrenza). Il costo delle coperture da questi rischi è inversamente proporzionale alla affidabilità del Modello finanziario, alla sua stabilità in ogni fase di vita del progetto ed alla rapidità di rientro del capitale investito. Il Modello si costituisce generalmente sulla base di tre quadri di previsione, ciascuno dei quali alimenta con i suoi dati sensibili un quadro riassuntivo: − tabella dei costi e della distribuzione nel tempo dei relativi pagamenti (variabile sufficientemente controllabile); − tabella dei ricavi e dei relativi incassi (variabili non sempre così collegate ed entrambe estremamente difficili da prevedere e controllare); − tabella delle fonti di finanziamento (particolare attenzione merita la stima del costo medio del capitale che risente in modo indipendente della congiuntura internazionale). 7 I dati delle tre tabelle convergono sulla serie di conti economici e di stati patrimoniali che rappresentano la vita simulata del progetto consentendo la rappresentazione di una posizione finanziaria netta che ben descrive lo stato del progetto periodo per periodo, fino alla fine virtuale del progetto che, in presenza di stabilità di funzionamento della società di progetto porta a simulare la “liquidazione” della società; tale liquidazione viene in genere rappresentata dall’incasso di una somma pari alla somma di infiniti flussi di cassa futuri, ipotizzati pari ai flussi stabili e scontati al tasso pari al costo del denaro di progetto. Disponendo i flussi di cassa di periodo lungo un asse temporale secondo il classico schema: − flussi di investimento iniziali (generalmente pochi, consistenti e negativi); − flussi di gestione (generalmente numerosi, poco consistenti e positivi); − flusso di realizzo finale, senza considerare i flussi che vanno a spesare gli oneri finanziari e/o i dividendi è possibile calcolare il Tasso Interno di Rendimento (IRR) del progetto, che si può rappresentare come il rendimento medio netto delle somme investite nel progetto; tale tasso dovrà necessariamente essere superiore al costo medio del denaro e potrà essere confrontato con il rendimento di equivalenti investimenti in titoli di stato (per definizione investimenti a rischio zero); se la differenza risulta significativa (almeno 10 punti percentuali), il progetto rappresenterà una impresa degna di attenzione. 2 Il caso dei porti turistici L’applicabilità del project financing alla portualità turistica non appare scontata, ma non vi sono, d’altro canto, motivi specifici che ne escludano a priori la fattibilità. Previsione e gestione dei costi di costruzione, controllo dei tempi di realizzazione, previsione e raggiungimento dei conti economici di gestione e dei flussi futuri di cassa disponibile, costituiscono, anche nel caso dei porti turistici, le variabili critiche su cui concentrare l’attenzione dei soggetti attori di una operazione di project financing (promotori, finanziatori, consulenti, controllori, pubblica amministrazione, gestori) al fine di garantirne il successo. Il tutto deve poi essere supportato da un corpo contrattuale rigoroso e completo, che regoli giorno per giorno i rapporti tra i soggetti attuatori, rapporti per loro natura complessi e conflittuali. Per poter superare il vaglio dei mercati finanziari e per poter suscitare l’interesse dei promotori più affidabili e capaci, tuttavia, il progetto del porto turistico deve soddisfare alcuni pre-requisiti generali. La verifica del superamento di questi pre-requisiti costituisce una prima analisi che consente di escludere sin da subito molta parte delle iniziative progettuali presenti sul mercato. Una volta verificato il soddisfacimento delle condizioni generali di fattibilità, la costruzione di un project financing attorno ad un marina passa attraverso le stesse fasi di un qualsiasi altro progetto. La costruzione di porti turistici con la tecnica del project financing potrebbe rivelarsi una soluzione controversa. Per un verso la costruzione di un porto turistico (“marina”) rappresenta, alla pari di altri esempi di infrastruttura, una tipica opportunità di investimento strutturabile mediante project financing. La sequenza delle fasi di un siffatto progetto non si discosta molto da quella tipica delle opere più usualmente oggetto di finanza di progetto (come già detto: strade, centrali, reti, etc.): − individuazione di una area in proprietà/concessione demaniale; − studio di fattibilità tecnica; − studio di fattibilità gestionale; − studio di fattibilità finanziaria; − progetto di massima; 8 − − − − − − − − − − − − − − − proposta alla amministrazione competente (se necessaria); selezione degli apportatori del capitale di rischio; costituzione di una società veicolo di scopo(SPV); redazione dei progetti esecutivi, del business plan del piano finanziario e del primo piano di copertura assicurativa; offerta al mercato finanziario dei titoli di debito del progetto; redazione dei contratti, principalmente dei contratti di appalto, di futura gestione e di finanziamento a medio / lungo termine; studio dei rischi e redazione del piano di copertura assicurativa dei vari rischi; esecuzione dell’opera; avviamento delle attività di vendita / commerciale (nel caso dei porti, si cerca di vendere sul progetto, ossia “sulla carta”, con largo anticipo); monitoraggio tempi/costi ed auditing continuo delle attività di costruzione; avviamento dell’opera; cessione di eventuali componenti “calde” del progetto per abbattere a breve parte del debito (generalmente quello subordinato); gestione dell’opera; pagamento del debito; cessione dell’opera alla amministrazione pubblica ovvero mantenimento della gestione in proprietà. Vi sono peraltro alcuni elementi che possono sconsigliare di ricorrere al project financing per la realizzazione di una tale opera, ed è molto importante che la pubblica amministrazione ed i potenziali investitori evitino di avviare una operazione in project financing se non sono soddisfatte le seguenti condizioni: − il costo delle opere, specificamente delle opere marittime, non deve superare l’incidenza critica per posto barca (desumibile dal valore del canone annuo di locazione potenziale del posto barca e dal tasso di rendimento atteso); − le difficoltà tecniche di realizzazione delle opere, specificamente delle opere marittime, non debbono essere tali da pregiudicare la prevedibilità dei tempi e dei costi di realizzazione (spesso non è così); − il mercato nautico nella zona deve essere così florido e stabilizzato da poter garantire il rapido avvio della gestione e la stabilità degli incassi, compresi quelli da rimessaggio e cantieristica; uno dei rischi più spesso presenti e di frequente sottaciuti nei progetti di marina destinati a possibili project financing è quello di una insufficienza del mercato nautico storico di zona, nell’auspicio che la nuova struttura possa far decollare rapidamente il mercato turistico del circondario. Purtroppo, i tempi di attesa di questi eventi sono incompatibili con lo stress che caratterizza la struttura finanziaria di un project financing (caso analogo ai parcheggi a rotazione interrati, in cui l’utenza impiega un decennio per abituarsi alle nuove opportunità di parcheggio). Rimane poi da verificare l’effettivo interesse del sistema bancario per infrastrutture: − caratterizzate da elevata stagionalità; − esposte alla volubilità dei flussi turistici; − spesso prive di garanzie intrinseche (immobili, terreni, etc.), non potendosi definire il diritto di subentro in una concessione onerosa una forma di garanzia appetibile. Ai fini della fattibilità finanziaria e di un drastico abbattimento del rischio, è molto importante che sia possibile attuare un programma di costruzione e vendita di una componente immobiliare di supporto al marina, utile per abbattere fin da subito le componenti più onerose del debito (in 9 particolare quello subordinato). Anche le strutture di servizio a terra (ristorante, yacht club, cantiere, etc.) possono fungere da “zavorra” immediatamente scaricabile. 2.1 Esempio di un piano finanziario di progetto Per selezionare velocemente i progetti fattibili all’interno del gran numero di progetti che vengono proposti sul mercato della promozione, può essere utile ricorrere ad alcune grandezze standard di riferimento: − numero dei posti barca; − dimensioni dei posti barca; − prezzo di mercato del posto barca (o affitto annuale equivalente); − costo di realizzazione del posto barca; − costo di gestione del posto barca. Il numero dei posti barca e la loro dimensione sono strettamente correlati tra loro, poiché un leggero aumento della dimensione riduce grandemente il numero dei posti ottenibili da un prefissato specchio acqueo (e questo per l’incidenza dei canali di accesso che variano come multiplo della lunghezza del posto barca servito). Si ritiene che non siano economicamente efficienti marine con un numero di posti inferiore a 400, per le quali l’incidenza dei servizi generali risulterebbe troppo elevata. Questo numero va considerato per posti barca da 10 a 25 metri con una distribuzione centrata al 50% sui posti da 12 a 15 metri. Il prezzo di mercato di un posto barca o il suo equivalente affitto annuale (sappiamo che gran parte dei marina non sono in proprietà ma in concessione demaniale a 30 o 50 anni) varia sensibilmente in funzione della localizzazione. Un posto barca da 12/15 metri, che in Liguria può valere circa 150 milioni di lire nella zona di levante, in Adriatico settentrionale vale circa la metà (70 milioni), mentre in Adriatico meridionale può valere anche meno; questo per ragioni di natura della domanda, piuttosto che non per ragioni di costo di realizzazione e/o di offerta. Il dato è riferito ad una concessione trentennale. La locazione che un operatore razionale dovrebbe esigere per lo stesso posto barca, in un marina “moderno ed attrezzato”, dovrebbe essere pari ad almeno l’8,5 – 9% di tale valore (6 milioni di lire/anno, in Alto Adriatico). Si può stimare che i costi di gestione assorbano circa il 60 % dei ricavi. Si può anche stimare un tasso di occupazione dell’80 – 85 % circa della marina. Si può quindi grossolanamente calcolare che, in Adriatico settentrionale, non si possano spendere più 20-25 milioni di lire per ciascun posto barca da 12/15 metri per realizzare una marina da almeno 400 posti barca con dimensioni comprese tra 10 e 25 metri, di cui circa la metà di dimensione intermedia: questo al fine di poter godere di una remunerazione di almeno l’8,5 - 9% del capitale investito al netto dei costi di gestione corrente. − Ricavi lordi stimati: 6.000.000 x 0,8 = 4,8 milioni di lire (per posto barca) − Margine lordo: 4.800.000 x 0,40 = 1,9 milioni di lire − Capitalizzazione al tasso 8,5% = 22 milioni di lire Questo significa che l’intera marina da 400 posti barca dovrebbe costare, l’un per l’altro, non più di 8,5 – 9 miliardi di lire in totale. Verificata questa “macro fattibilità” sarà facile procedere con gli affinamenti del caso. Alla luce di tutte le precedenti osservazioni, pare utile presentare un esempio, del tutto ideale e volutamente semplificato, di un piano finanziario di progetto relativo alla costruzione di un porto turistico. I dati riportati nell’esempio sono assolutamente fittizi e sono solamente di ausilio per comprendere come si può rappresentare graficamente un piano finanziario. 10 Il prospetto non considera tra l’altro l’effetto dell’IVA e si basa su assunzioni approssimate per il calcolo dell’imposta. Il progetto esemplificativo prevede le seguenti fasi: − acquisto dei terreni per l’importo di 18 mld (miliardi) nel 1° semestre; − 2 semestri di progettazione (5 mld); − 3 semestri di oneri di urbanizzazione (10 mld); − 3 semestri di costruzione (51.5 mld); − una gestione di 3 anni ed il realizzo finale alla fine del 6° anno. SOCIETA' PROGETTO DATA: 1° SEM 2° SEM 3° SEM 4° SEM 2,500 3,333 1,000 3,333 3,333 17,167 17,167 5° SEM 6° SEM 7° SEM 8° SEM 9° SEM 250 300 17,167 250 300 250 300 300 300 333 1,505 333 1,505 333 1,505 333 1,505 10° SEM 11° SEM 12° SEM 333 602 333 602 2,168 IMPIEGHI (ESBORSI) TERRENI PROGETTI ONERI DI URB. CONSULENTI MARKETING SPESE DI VENDITA COSTRUZIONI MANAGEMENT (3 ANNI) IMPOSTE (f(o.f.)) 18,000 5,000 10,000 1,000 1,000 1,500 51,500 2,000 9,393 18,000 2,500 TOTALE IMPIEGHI 99,393 20,500 6,833 20,500 20,750 17,717 2,389 2,389 2,139 2,139 935 935 2,168 1° SEM 2° SEM 3° SEM 4° SEM 5° SEM 6° SEM 7° SEM 8° SEM 9° SEM 10° SEM 11° SEM 12° SEM 8,333 8,333 250 FONTI (INCASSI) VENDITE 50,000 12,500 12,500 12,500 12,500 GESTIONE (3 ANNI) 50,000 8,333 8,333 8,333 8,333 LIQUIDAZIONE 30,000 TOTALE FONTI OPERAT. 130,000 CASH-FLOW OPERATIVO DELL'ANNO: POSIZIONE INIZIO ANNO 30,000 0 0 0 0 0 20,833 20,833 20,833 20,833 8,333 8,333 30,000 1° SEM 2° SEM 3° SEM 4° SEM 5° SEM 6° SEM 7° SEM 8° SEM 9° SEM 10° SEM 11° SEM 12° SEM 0 -27,333 0 -41,250 0 728 0 37,139 0 26,092 0 35,230 START 0 -18,027 -62,369 -66,601 -33,304 -8,833 VARIAZIONI DI CAPITALE 10,000 0 0 0 0 -10,000 CASH FLOW ANNUALE -27,333 -41,250 728 37,139 26,092 35,230 POSIZIONE DI FINE ANNO (ANTE OF) -17,333 -59,277 -61,641 -29,462 -7,212 16,397 ESPOS. MEDIA -8,667 -38,652 -62,005 -48,032 -20,258 3,782 -693 -3,092 -4,960 -3,843 -1,621 303 -18,027 -62,369 -66,601 -33,304 -8,833 16,700 ONERI FINANZIARI -13,906 POSIZIONE DI FINE ANNO (POST OF) COSTO DEL DENARO A DEBITO 8.0% Tabella 5. Esempio di piano economico-finanziario relativo alla costruzione di un porto 30,000 20,000 10,000 0 -10,000 -20,000 -30,000 -40,000 -50,000 -60,000 -70,000 -80,000 Tabella 6. Posizione finanziaria annuale dopo OF 11 SOCIETA' PROGETTO CONTO ECONOMICO DI PREVISIONE DATA: COSTI RICAVI TERRENI PROGETTI ONERI DI URB. CONSULENTI MARKETING SPESE DI VENDITA COSTRUZIONI MANAGEMENT (3 ANNI) 18,000 5,000 10,000 1,000 1,000 1,500 51,500 2,000 ONERI FINANZIARI 13,907 50,000 VENDITE 50,000 GESTIONE (3 ANNI) 30,000 LIQUIDAZIONE da business plan TOTALE COSTI DATI FITTIZZI 103,907 TOTALE RICAVI 130,000 26,093 20.1% MARGINE LORDO 9,393 36.0% IMPOSTE 16,700 UTILE NETTO Tabella 7. Conto economico di previsione da business plan 3 Un esempio di applicazione del Project Financing ad un porto nell’Alto Adriatico Si espone ora il caso di una porto turistico interamente privato, realizzato con una struttura finanziaria assimilabile a quella tipica del project financing. Trattasi del Porto San Rocco, recentemente realizzato nella Baia di Muggia, ultima insenatura a NE del Golfo di Trieste (Figura 1). Figura 1. Ubicazione del Porto San Rocco (Muggia - TS) 12 L’ubicazione geografica del porto, a pochi chilometri dalla costa Slovena e dunque a poche miglia da notevoli mete del turismo da diporto (Figura 2), hanno favorito la nascita della iniziativa volta a recuperare le dismesse aree di un cantiere Asburgico per realizzare il nuovo porto turistico. 3.1 Il progetto tecnico delle opere marittime Il porto turistico, in grado di ospitare circa 500 imbarcazioni da diporto, anche di notevoli dimensioni, è stato realizzato in fondali notevoli che raggiungono, all’imboccatura, valori di oltre 15m (Figura 3). Le tipologie delle opere foranee e delle banchine sono state dettate dalle particolari caratteristiche geotecniche dei fondali: essi sono infatti caratterizzati dalla presenza di un banco di argille limose e limi argillosi praticamente privi di consistenza di spessore di 20-25 m, sovrastante ad una formazione arenacea compatta (detta “flysch”) a profondità comprese tra i (-35.0) e (-41.0) m. Esclusa pertanto la possibilità di realizzare opere foranee “tradizionali” (a scogliera o a cassoni), si è dovuta ricercare la soluzione progettuale nell’ambito delle opere su pali. La disposizione planimetrica delle opere foranee è stata determinata tramite studi sulle caratteristiche meteo-marine del paraggio e tramite approfonditi studi idrodinamici (svolti prima con modelli matematici di penetrazione del moto ondoso nel bacino portuale e poi verificati con un modello fisico nel laboratorio marittimo dell’università di Padova) curati dal secondo autore. Figura 2. Veduta aerea del paraggio 13 Figura 3. Veduta aerea del Porto San Rocco La soluzione tecnica riguardante i moli foranei, individuata dopo aver studiato tecnicamente ed economicamente svariate tipologie costruttive, ha portato a scegliere un’opera su pali a grande diametro di lunghezza variabile tra 20.0 e 52.0 m, ed ha previsto le seguenti fasi costruttive: − infissione di coppie di pali con φ = 1800 mm, a distanza di 10.0 m, per almeno 3.5 m nella formazione rocciosa. I pali sono stati realizzati tramite infissione di un “lamierino” in acciaio (dello spessore di 11 mm), asporto del terreno interno con una “rotary”, realizzazione dell’incastro nel flysch con l’uso di scalpelli del peso di 7 t, inserimento della gabbia di armatura (barre da 30 mm collegate da cerchiature da 18 mm e spirale da 12 mm con passo 20 cm), getto del calcestruzzo con tubo-getto a partire dal fondo; − collegamento superiore delle coppie di pali con un cassone prefabbricato in c.a., in seguito armato e gettato per la formazione del telaio principale; − collegamento dei telai costituiti dalle descritte coppie di pali (posti ad interasse di 10.0 m) con impalcato opportunamente armato e gettato in opera; − realizzazione di una paratia verticale per limitare la trasmissione dell’onda attraverso l’opera foranea. Tale particolare dispositivo è stato realizzato con pali cilindro-troncoconici attestati nel fondale marino per profondità fino a (-9.0) m e con palancole appoggiate su una trave metallica appositamente saldata ai “lamierini” dei pali a quota (-9.0) m nei fondali più elevati. Nelle seguenti Figura 4e Figura 5 sono rappresentai gli schemi progettuali delle opere forenee descritte. Le banchine di riva sono state realizzate con la tipologia delle “banchine danesi” con palancole in c.a. infisse (realizzate ancor prima degli scavi di sbancamento e del dragaggio) e con la tipologia delle “banchine a massi” con cella antiriflettente per la zona dell’avamporto. 14 Figura 4. Schema del telaio costituente la struttura dei moli Figura 5. Schema della tipologia a paratia verticale dei moli foranei 3.2 La Società di Progetto ed il piano economico finanziario Nella precedente trattazione si era sottolineato come l’interesse del sistema bancario sia rivolto verso infrastrutture che non siano caratterizzate da elevata stagionalità, non siano esposte alla volubilità dei flussi turistici e non siano prive di garanzie intrinseche (immobili, terreni, etc.). L’esperienza di Porto San Rocco, pur non soddisfacendo a nessuno dei tre requisiti anzidetti, e pur non configurandosi rigorosamente come un vero e proprio project financing (è, infatti, ben amalgamato con una operazione immobiliare classica di tipo fondiario) rappresenta forse l’unico esempio concreto, e di successo, di realizzazione di un marina mediante una operazione di project financing. L’idea del progetto risale agli anni ’80, quando una società del Nordest (Badel di Pordenone) acquistò i terreni con l’ambizioso progetto di recuperare una zona che, per più di 100 anni aveva ospitato i cantieri S. Rocco, prima per la marina militare Austriaca, poi per i Lloyd triestini. Nonostante molte autorizzazioni fossero già state ottenute ed esistesse già un primo progetto, l’operazione si bloccò per anni per la mancanza di fondi, fintantoché, nel 1995, la Compagnia Finanziaria di Investimento di Treviso si interessò al progetto, valutandone la appetibilità economico-finanziaria. I primi passi furono quelli dell’analisi di fattibilità tecnica ed economica, della valutazione dei rischi e dell’indagine di mercato. Fu così redatto un primo “Business Plan” con il quale effettuare una valutazione economica e sviluppare il piano finanziario. 15 Un aspetto fondamentale nella valutazione del progetto è stato quello dei rapporti con la Pubblica Amministrazione. I soggetti coinvolti nel caso del porto erano molteplici e appartenenti a diversi livelli amministrativi: comunale, regionale, statale e comunitario. Si possono infatti individuare non solo il Comune, la Regione e la Provincia, ma anche il Comitato Tecnico Regionale, l’Autorità Portuale, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, il Genio Civile, la Direzione generale del Commercio e del Turismo (per ciò che riguarda i fondi comunitari) e il Ministero dell’ambiente. La presenza di un così elevato numero di interlocutori rappresentava un rischio per lo sviluppo del progetto, ma fu valutato positivamente il fatto che la comunità in generale recepiva il porto come una fortissima occasione di sviluppo e riqualificazione di una zona economicamente depressa. In sintesi la valutazione del progetto fu basata sugli elementi sintetizzati nella seguente tabella: Elementi positivi - conto economico di previsione vantaggioso; - esistenza di un mercato con elevata domanda; - impatto socio-economico positivo. Elementi di rischio - rischio tecnico (costruzione delle dighe foranee); - rischio ambientale; - rischio inerente i tempi di realizzazione (importante per il finanziamento comunitario); - rischi amministrativi. Tabella 8. Elementi di valutazione del progetto SO CIO PR OM OT OR EE GE ST OR E( 22% ) 5% LO CA LE SO CIO SO CIO SO CIO FO ND AT OR E (12 %) SO CIO FIN AN ZIA RIO 32 % FO ND AT OR E1 4% SO CIO LO CA LE 5% SO CIO INT ER NA ZIO NA LE 10% Valutata positivamente l’intera operazione la CFI decise di rilevare la vecchia Società Porto S.Rocco e creare la Società di Progetto per la gestione del progetto e per avere la separazione giuridica dei flussi di cassa (la SPV diviene unica beneficiaria di crediti o redditi). La società fu così costituita tra imprenditori di fama mondiale tra cui Compagnia Finanziaria di Investimento di Treviso, Gruppo Swarovski di Innsbruck, Badel di Pordenone, Interbanca, Gruppo Europlastica di Pordenone, Gruppo Paoluzzi di Trieste (Tab. 9). Tabella 9. Composizione della Società di Progetto 16 Si è a questo punto attivato il project financing per il reperimento dei finanziamenti, appunto basati sul progetto studiato. Globalmente il progetto di finanza ha comportato oltre 150 miliardi di investimento coperto da un finanziamento di circa 85 mld erogato da un pool di banche e da un contributo comunitario di oltre 15 mld, ottenuto in virtù delle peculiarità del progetto (intervento di recupero di area industriale dismessa e, nel contempo, intervento destinato ad attività turistico ricettive). Visto l’elevatissimo costo delle opere “a mare”, la cui sola gestione non avrebbe certamente consentito di ottenere ricavi sufficienti a ripagare i costi, fu necessario ottimizzare anche il progetto della parte a terra. Il progetto sviluppato in precedenza non si dimostrò infatti economicamente valido e fu necessario riprogettare l’area seguendo le esigenze del mercato, tralasciando quindi la soluzione urbanistica del villaggio turistico a favore di quella del borgo marinaro. Il progetto del Borgo, una cui recente immagine è riportata nella seguente Figura 6, fu così affidato allo scomparso architetto di chiara fama Luigi Vietti, che ne curò gli aspetti logistici in funzione delle esigenze commerciali. Figura 6. Il borgo marinaro del Porto San Rocco La società progetto fu dotata di un capitale sociale pari a circa un quinto dell’ammontare del debito strutturato, con una leva finanziaria (mezzi di terzi/mezzi propri) di 5:1, che si giustifica solo con la credibilità del business plan e delle procedure di management, di controllo e di monitoraggio dello stesso, ossia con un approccio tipico del “project financing”. Fin dall’inizio del progetto è stata implementata una rigorosa procedura di controllo trimestrale dei tempi e dei costi (facilitata anche dall’utilizzo di una tipologia contrattuale “a corpo”, per evitare sfondamenti del budget previsto) oltre che dei ricavi previsti a piano, che “rassicura” il sistema finanziario sull’effettivo andamento dell’operazione. 17 Facendo un passo indietro, si vuol sottolineare l’importanza della redazione del primo Business Plan per cui, analizzando una per una tutte le voci di costo e di ricavo previste, si è ottenuta la previsione dell’andamento delle uscite e dei ricavi operativi nel tempo. Confrontando i ricavi operativi con i costi si ottiene il flusso di cassa operativo, primo indice dell’andamento economico nel tempo e punto di partenza per calcolare il fabbisogno finanziario e costruire così il relativo cashflow. In quest’ultimo sono stati ovviamente conteggiati il capitale sociale (e i suoi aumenti), eventuali entrate aggiuntive (in questo caso il finanziamento Comunitario) oltre agli oneri finanziari (che sono stati calcolati assumendo un tasso passivo del 10%). L’andamento nel tempo delle citate grandezze è riportato nello “scenario base” di Figura 7. L’andamento del flusso di cassa finanziario è risultato fondamentale sia per la determinazione del fabbisogno di denaro, sia perché ha fornito una reale previsione dello sfruttamento del capitale investito. A tal proposito si può notare che il punto di massima esposizione finanziaria coincide con l’anno 1999, ossia col momento in cui, completate tutte le opere marittime, le entrate sono ancora praticamente nulle. Il grafico dell’andamento del “cash flow” è risultato uno strumento fondamentale, oltre che per la SPV, anche per le banche che hanno potuto valutare a priori la validità dell’investimento e, in base al grado di rischio, decidere come strutturare la convenzione finanziaria e valutare passo passo, durante lo svolgimento del lavoro, l’andamento del loro investimento confrontando il cash-flow previsto con quello reale. Per valutare ulteriormente la “stabilità” dell’investimento si è poi svolta anche un’analisi di sensitività, ricostruendo il piano economico sia in una situazione favorevole (“best scenario”) che in una sfavorevole (“worst scenario”). La condizione più favorevole ha ipotizzato una diminuzione dei costi del 10% (legata alla contemplata riserva di gestione del 3%, ed al fatto che le stime sui costi sono generalmente fatte in eccesso), mentre nel secondo caso la previsione è stata fatta considerando un calo del 20% nelle vendite (legate alle incertezze del mercato nautico). Ovviamente in tali prospettive i ricavi operativi risultano rispettivamente maggiori/minori ed il momento in cui i ricavi pareggiano i costi si sposta sensibilmente nel tempo (vedi Figura 7). Col “senno di poi”, la versione più centrata è stata quella “media”, grazie alla gestione che ha bilanciato i seguenti eventi imprevisti: − aumento dei contributi comunitari dai 7 mld previsti ai 15 effettivamente ottenuti; − aumento dei costi di realizzazione delle opere marittime per effetto di una scelta di un diverso tipo di dighe foranee, progettualmente più affidabili; − riduzione dei costi di realizzazione dei pontili interni per effetto di un più attento studio delle funzionalità e delle tecniche esecutive; − riduzione dei tassi di interesse alla base del costo del denaro; − allungamento dei tempi di assorbimento del mercato per effetto delle ricorrenti crisi politiche nella ex Jugoslavia; − variazioni valutarie nell’area del marco (il progetto fu pianificato con il marco tedesco a circa 1.200 lire); In conclusione, la redazione di un piano economico-finanziario non è un semplice esercizio economico; si devono infatti avere le conoscenze tecniche per capire dove il progetto sia più rischioso e vulnerabile, per aumentare i margini di sicurezza in maniera opportuna. Per il porto in esame si doveva percepire la difficoltà di progettazione e soprattutto di realizzazione di un’opera marittima di questo tipo in tempi così ristretti come quelli imposti dalle “condizioni al contorno”. 18 ANDAMENTO DEI COSTI E DEI RICAVI FLUSSO DI CASSA FINANZIARIO 250000 milioni di lire 80000 200000 60000 40000 150000 20000 0 100000 -20000 -40000 50000 1996 1998 2000 2002 2004 -60000 -80000 0 1996 -100000 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 anni -50000 anni Scenario “base” ANDAMENTO DEI COSTI E DEI RICAVI FLUSSO DI CASSA FINANZIARIO 250000 100000 80000 milioni di lire 200000 60000 40000 150000 20000 0 100000 -20000 1996 50000 1998 2000 2002 2004 -40000 -60000 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 -80000 2004 -50000 anni anni “Best scenario” ANDAMENTO DEI COSTI E DEI RICAVI FLUSSO DI CASSA FINANZIARIO 250000 milioni di lire 20000 200000 0 150000 -20000 1996 1998 2000 2002 2004 -40000 100000 -60000 50000 -80000 0 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 -100000 -50000 anni anni “Worst scenario” Figura 7. Andamento dei costi, dei ricavi e del “cash flow” per diversi scenari Il processo di studio è stato infatti portato avanti interfacciando sempre il progetto tecnico e quello economico, poiché le soluzioni costruttive devono essere compatibili con le risorse disponibili e viceversa. Lo scambio di informazioni permette infatti di costruire un piano economico su basi “certe”, rendendo così anche più semplice il successivo controllo dell’avanzamento. 19 Con la tecnica del project financing, si aprono dunque nuove possibilità anche se è fondamentale che i promotori, come in questo caso, siano in grado di assicurare il rispetto dei tempi e dei costi. Questo può essere ottenuto solo grazie a specifiche professionalità di tutti i soggetti coinvolti (promotore, banche d’investimento, amministrazione pubblica, studi professionali, società di ingegneria) che uniscono l’aspetto ingegneristico con quello finanziario-economico e all’applicazione del project management, che nel caso del porto hanno permesso di superare la fase di stallo nella quale il progetto si trovava da anni. 4 Bibliografia Brunino P. (1999): “Sulle tecniche del project financing e del project management” Tesi di laurea – Dipartimento IMAGE, Università di Padova, Relatori: Matteotti, Ruol, Mazzocco. Cohen R. (1995): ”La gestione finanziaria dei progetti: dal contract financing al project financing”, Guerini Ed. Cohen R., Boeri F. (1995): “Analisi di progetti di investimento: teoria e applicazioni per il project financing”. Guerini Ed. Documenti CNEL (1995): “Il project Financing nella realizzazione dei grandi sistemi infrastrutturali”. CNEL Ed. Garalli C., Piacentini P., Rostirolla P. (1995): “ Il project financing e il finanziamento delle opere pubbliche: la Pubblica Amministrazione, le Banche e la partecipazione del capitale provato”, Bancaria Ed. Imperatori G. (1995): “Il project financing una tecnica, una cultura, una politica”, Il sole 24 ore Matteotti G. (1999): “Lineamenti di Costruzioni Marittime”. SGE Ed. Miscali M. (1994): “Aspetti fiscali del Project Financing”, LIUC Papers, Serie Impresa e Istituzioni.( Morder, Phillips, Davis (1995): ”Project Management with CPM/PERT and procedence diagramming”. Reinhold Ed. Newitt K. (1988): “ Il project financing”, Laterza Ed. Ruol P., Matteotti G. (1992): ”Prove su Modello Fisico per lo studio del comportamento del porto di Marina Muja (TS)”. Istituto di Costruzioni Marittime e Geotecnica – Università di Padova. Ternau W., Vitale M. (1994): “ Il project financing”. Franco Angeli Ed. 20