L’ICF dal 2002 al 2010
(con particolare riguardo alle vicissitudini piemontesi)
GUIDO FUSARO
TORINO, 3 DICEMBRE 2010
Il Disability Italian Network
1998 –2003: rete collaborativa informale di Centri
e operatori a supporto dell’ARS – FVG per la
validazione, implementazione e traduzione in
italiano dell’ICF.
2003: associazione no-profit per la formazione,
lo sviluppo e la diffusione in Italia dell’ICF e
degli strumenti ad essa collegati.
Il Disability Italian Network
2004: definizione proposta formativa
“CORSO INTRODUTTIVO ICF”
“CORSO AVANZATO ICF”
Il Disability Italian Network
“CORSO INTRODUTTIVO ICF”
Il concetto di salute e promosso dall’OMS
La forza euristica esplicativa del modello ICF
La capacità descrittiva delle voci e dei codici
L’impatto nell’attivita’ professionale
Il Disability Italian Network
“CORSO AVANZATO ICF”
1° giorno
Il ruolo dei qualificatori
La ICF checklist
Linee guida di codifica
Un caso reale
Elementi preliminari per la codifica
2° giorno
Esercizi di codifica (e de-codifica)
3° giorno
Il WHO DAS
Il Disability Italian Network
“CORSO AVANZATO ICF”
Formazione a Distanza:
Accesso ad area riservata sul sito
www.icfinitaly.it
Esercitazioni di codifica su casi forniti dal D.I.N.
Tutoring da parte dei docenti
Forum di discussione
In alcuni casi “Verifica finale” in aula.
Il Disability Italian Network
2008: revisione proposta formativa
Modulo “ICF-CY”
Minore ridondanza tra i due Corsi
Focus sulle implicazioni operative
Maggiore attenzione all’impatto del modello
bio-psico-sociale sulla normativa e sulla organizzazione
dei servizi
Riduzione a due giorni del “Corso Avanzato”
Il Disability Italian Network
I NUMERI DELLA FORMAZIONE 2004-2010
BASE
AVANZATO
F.A.D.
5513
2086
1910
13%
24%
1%
22%
4%
13%
23%
Regioni
Amministrazioni Locali
Ministeri
Ospedali e ASL
ONG
Scuola o formazione
Progetti
2005: IL PIEMONTE
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
12 Corsi Base per 420 operatori sociali e sanitari (UVH)
6 Corsi Avanzati per 149operatori sociali e sanitari (UVH)
6 Giornate di “Verifica Finale” post F.A.D.
SEDE
N°
PARTECIPANTI
AVANZATO
N°
PARTECIPANTI
VERIFICA FIN.
N° QUESTIONARI
ESAMINATI
ALESSANDRIA
25
13
10
NOVARA
24
15
17
CUNEO
25
24
23
TORINO1
25
15
15
TORINO 2
25
16
13
TORINO 3
25
20*
17*
TOTALI
149
103
95
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
1- ICF COME MODELLO CONCETTUALE
Esiste una definizione concordata di disabilità?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
25
21
46
No
12
12
24
In modo parziale o insufficiente
6
17
23
E’ introducibile il modello concettuale ICF
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
29
32
61
Sì, ma con qualche difficoltà, riserva
13
14
27
No, difficilmente
2
3
5
Ambiti e settoridi introduzione del modello concettuale ICF
S.S.A.
ASL
Integrazione socio-sanitaria
9
18
Area Disabilità (attestazione, valutazione, progettazione)
31
33
TOT
64
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
2- ICF COME LINGUAGGIO COMUNE
Si è mai posto un problema di linguaggio comune?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
19
23
42
Sì, ma senza arrivare ad una conclusione
9
14
23
No
12
14
31
Si è cercato di affrontare il problema?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
18
19
37
Parzialmente
7
2
9
No
15
23
38
Vengono utilizzate diagnosi codificate?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì, di norma
10
30
40
A volte
13
13
26
No
12
6
18
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
3- ICF COME STRUMENTO CLASSIFICATORIO
Esistono strumenti di valutazione condivisi?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
8
10
18
Sì, solo per alcuni aspetti o ambiti
5
14
19
Sì, costruiti ad hoc
8
4
12
No
20
18
38
E’ introducibile lo strumento classificatorio ICF?
S.S.A.
ASL
TOT
Sì
28 (1)
38
56
Sì, ad alcune condizioni
9
13
22
No, troppi ostacoli; non sa
6
6
12
Ostacoli all’introduzione dello strumento classificatorio ICF
S.S.A.
ASL
TOT
Numero esiguo di operatori formati
5
6
11
Mancanza di tempo
7
8
15
Diversità formazione, provenienza operatori, etc.
2
2
4
Difficoltà esterne
1
4
5
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
4- ICF: PARTECIPAZIONE; RISCHI E OSTACOLI
L’uso di Icf può fornire evidenze per stimolare lo svipuppo di servizi
che facilitino la partecipazione
S.S.A.
ASL
TOT
Condivide
38
41
79
Condivide con riserva
9
1
10
RISCHI E OSTACOLI ALL’INTRODUZIONE DI ICF
S.S.A.
ASL
TOT
Maggiore richiesta di interventi e servizi
15
14
29
Cambiamento etico e culturale della società
8
5
13
Resistenza alla messa in discussione dei ruoli
4
2
6
Necessità di ulteriore formazione
4
4
8
Strumento poco pratico, complesso, soggettivo
2
12
14
Rischio di “deriva tecnica”
2
3
5
Solo potenzialità positive
2
2
4
2005:L’ICF PER L’INTEGRAZIONE SOCIO SANITARIA IN PIEMONTE
Conclusioni
…l’immagine riassuntiva che emerge dalle risposte fornite dagli intervistati
è quella di un gruppo di persone che sta guadando un fiume.
Sulla riva di partenza stanno le prassi quotidiane, dall’altra parte c’è l’ICF.
La quasi totalità dei componenti del gruppo vuole traversare perché è
convinta, con varia intensità e ragioni, che dall’altra parte si stia meglio;
sono pochi quelli che hanno deciso di tornare indietro.
Un piccolo numero di persone è già di là, un numero più consistente sta
traversando la corrente, quasi la metà si sta ancora organizzando: tra questi
ultimi qualcuno vorrebbe aspettare amici e parenti che sono rimasti un po’
più indietro; qualcuno pensa di avere ancora bisogno ancora di qualche
esercitazione di nuoto nelle acque vicine alla riva; altri ancora pensano che
si debba aspettare l’ordine di traversare (ordine che sarebbe bene
accettato). Quasi tutti ritengono che i loro sforzi avranno un senso se altri
si uniranno a loro
IL PIEMONTE E L’ICF OGGI
D.G.R. 34 – 1376 del 1/02/2010
Linee di indirizzo integrate per ASL, Enti gestori delle funzioni socioassistenziali, Istituzioni scolastiche ed Enti di formazione professionale
circa il diritto all’educazione, istruzione e formazione professionale degli
alunni con disabilità o con Esigenze Educative Speciali
D.G.R. 26-13680 del 29/03/2010
Approvazione delle linee guida sul funzionamento delle Unità
Multidisciplinari di Valutazione della Disabilità (UMVD)
“Le UMVD garantiscono il percorso di presa in carico delle persone con
disabilità di età 0-64 anni che necessitano di interventi sanitari e socio
sanitari.
Nel caso di valutazioni riguardanti i soggetti in età evolutiva, l’UMVD con
specifica composizione, prende la denominazione di UMVD-minori”
IL PIEMONTE E L’ICF
1995: Circolare regionale 11/SAP : Diagnosi ICD 10.
1999: DGR 36- 27998: data base regionale NPI.net.
2005: corsi ICF per 450 operatori socio-sanitari
2007: L. R. n° 28: diritto allo studio alunni “disabili” e
alunni con “esigenze educative speciali”
2007: “Sperimentazione ICF”: rilevazione diagnosi e
profilo di funzionamento di 1038 soggetti.
2008: Piano Triennale MIUR – REGIONE PIEMONTE per
l’attuazione L.R. “diritto allo studio”: prevista la
formazione di 3500 operatori (2500 scolastici, 350
sanitari (NPI, Psic. EE, MR), 350 sociali).
IL PIEMONTE E L’ICF
2009:
1. Costituzione gruppo di “Consulenti Regionali
Esperti ICF” (1/3 insegnanti, 1/3 op. sociali, 1/3 op.
sanitari): tra il “corso base DIN” e il “corso avanzato
DIN” esercitazioni in F.A.D. con la stesura di
“relazioni ICF-oriented”
2. Collaudo modulistica per “profilo descrittivo di
funzionamento” (ex DF & PDF) che raccoglie
informazioni su diagnosi ICD 10, funzioni e strutture
corporee, attività e partecipazione, fattori ambientali
e personali, punto di vista della persona, elementi
progettuali.
ICF e’
e un ordinatore concettuale
1.
C’è una “condizione di
salute”?
2.
I sistemi corporei
funzionano?
3.
I sistemi corporei sono
integri?
4.
Cosa fa la persona ( cosa
sarebbe in grado di fare e
cosa realmente fa)?
5.
Il suo ambiente influisce
su quello che fa?
6.
Quali sono le
caratteristiche individuali
significative?
ICF e’
e un ordinatore concettuale
CONDIZIONE DI SALUTE
(disorder, disease, injury, trauma)
FISIOLOGIA
COSA FA REALMANENTE
(SAREBBE IN GRADO DI FARE)
LA PERSONA
CARATTERISTICHE PERSONALI
FATTORI AMBIENTALI
ANATOMIA
ICF e’
e un ordinatore concettuale
Concepisce il funzionamento e la disabilità
disabilità in relazione con
l’ambiente di vita dell’
dell’interessato e fornisce modalità
modalità per
descrivere l’l’impatto dei fattori ambientali, in termini di
facilitatori o di barriere, rispetto alle attività
attività ed alla
partecipazione di quella persona con una condizione di
salute.
L’utilizzo dell’
dell’ICF presuppone un approccio concettuale
ecologico e preclude ogni modello concettuale che ignori
gli effetti dell’
dell’ambiente nella genesi e nel mantenimento
della disabilità
disabilità.
ICF e’
e un linguaggio comune
Guido Fusaro
1.
Classificazione ICD 10
2.
Class. ICF funzioni corporee
3.
Class. ICF strutture corporee
4.
Classificazione ICF A&P
5.
Class. ICF fattori ambientali
6.
Non classificabili
ICF e’
e un linguaggio comune
1.
Classificazione ICD X
2.
Class. ICF funzioni corporee
3.
Class. ICF strutture corporee
4.
Classificazione ICF A&P
5.
Class. ICF fattori ambientali
6.
Non classificabili
ICF e’
e un linguaggio comune
Permette di descrivere con un significato condiviso tutti i
possibili cambiamenti, in termini di funzionamento o di
disabilità
attività
à
disabilità, nelle funzioni e strutture corporee e nella attivit
e partecipazione, che avvengono in una persona con un
problema di salute nel suo ambiente di vita.
Può essere considerato un “metameta-linguaggio”
linguaggio”, nel senso
che è possibile tradurre in ICF le descrizioni funzionali
presenti nei vari strumenti di assessment utilizzati dalle
differenti discipline mediche e sociali, eliminando “l’effetto
silos”
silos” per cui ogni branca specialistica utilizza scale di
funzionamento che possono andare bene solo all’
all’interno
dell’
dell’ambiente in cui tali scale sono nate.
ICF e’
e un linguaggio comune
“CURA
CURA DELLA PROPRIA PERSONA”
PERSONA
ICF
- d510 lavarsi
- d520 Prendersi cura di singole parti del corpo
Activity of dayly living
- Fare il bagno
- Toilette (?)
Scala Barthel
- Fare il bagno
- Igiene personale
Vineland adaptive behavior scales
- AQ personale C (farsi il bagno con aiuto) F (lavarsi i denti)
G (lavarsi mani e faccia) I (curarsi il naso) L (farsi il bagno
propri
opri
senza aiuto) Q (cura delle proprie unghie) R (cura dei pr
capelli)
L’ICF e’ uno strumento di classificazione
Per costruire un “profilo di funzionamento”
funzionamento” di un
determinato individuo, confrontabile nel tempo (ai fini di
valutare gli esiti degli interventi) e condivisibile con
l’interessato, o il suo rappresentante, con un incremento
della sua consapevolezza e partecipazione.
Permette di raccogliere elementi di conoscenza, sul
funzionamento e la disabilità
disabilità, attraverso un lavoro di
classificazione, intesa come il lavoro di rappresentare cose
o persone indicandone tutte le caratteristiche e dandone
un’
un’idea compiuta.
L’ICF e’ uno strumento di classificazione
ICF
PARTE 1:
FUNZIONAMENTO E
DISABILITÀ
DISABILITÀ
FUNZIONI
CORPOREE
MODIFICAZIONI
NELLE FUNZIONI
CORPOREE
STRUTTURE
CORPOREE
MODIFICAZIONI
NELLE STRUTTURE
CORPOREE
PARTE 2:
FATTORI CONTESTUALI
ATTIVITÀ
ATTIVITÀ E
PARTECIPAZIONE
CAPACITÀ
CAPACITÀ
FATTORI
AMBIENTALI
PERFORMANCE
FACILITATORI/
BARRIERE
ITEM
ITEM
ITEM
ITEM
livelli:
livelli:
1°
2°
3°
4°
livelli:
livelli:
1°
2°
3°
4°
livelli:
livelli:
1°
2°
3°
livelli:
livelli:
1°
2°
3°
FATTORI
PERSONALI
L’ICF e’ uno strumento di classificazione
L’ICF e’ uno strumento di classificazione
Qualificatori: Scala di gravità
_xxx.0 : nessun problema (assente, trascurabile)
_xxx.1 : problema lieve (leggero, basso)
0-4%
5-24%
_xxx.2 : problema medio (moderato, discreto)
25-49%
_xxx.3 : problema grave (elevato, estremo)
50-95%
_xxx.4 : problema completo (totale)
_xxx.8 : non specificato
_xxx.9 : non applicabile
96-100%
SCALA QUALIFICATORI
PERCENTUALE DELPROBLEMA
5
%
0
10
%
15
%
1
20
%
25
%
30
%
35
%
40
%
2
45
%
50
%
55
%
60
%
65
%
70
%
75
%
3
80
%
85
%
90
%
95
%
100
%
4
SCALA QUALIFICATORI
PREVALENZA DEL PROBLEMA
05
10
4
15
20
3
25
30
2
35
40
1
45
50
55
60
65
70
75
0
80
85
90
95
100
Centili
Qualif.
SUGGERIMENTI A.P.A. PER IL RATING
DEI QUALIFICATORI
LIVELLO DI MENOMAZIONE,
RESTRIZIONE O LIMITAZIONE
Nessuno (0)
Lieve (1)
Medio (2)
Grave (3)
Completo (4)
PUNTEGGI
STANDARD
(QI)
PUNTEGGI
T
DISTRIBUZIONE
NORMALE
≥ 85
70-84
55-69
40-54
<39
≥ 40
30-39
20-29
10-19
<10
85,4
12,6
1,9
0,1
<0,01
(APA Manual, Introduction)
L’ICF
ICF e’
e uno strumento di classificazione
ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE
Primo
qualificatore
Secondo
qualificatore
DOMINI - CAPITOLI
Performance
Capacità
d1- Apprendimento e applicazione delle
conoscenze
d2- Compiti e richieste generali
d3- Comunicazione
d4- Mobilità
d5- Cura della propria persona
d6- Vita domestica
d7- Interazioni e relazioni interpersonali
d8- Aree di vita principali
d9- Vita sociale, civile e di comunità
L’ICF
ICF e’
e uno strumento di classificazione
Le categorie ICF sono le unità della classificazione. Sono
organizzate in capitoli e sono utilizzabili a più livelli costruiti
secondo un ordine gerarchico che permette diversi gradi di
dettaglio: La categoria del primo livello comprende tutte le
categorie del secondo e così via.
E’ importante notare che le persone non sono le unità di
classificazione dell’ICF, ovvero che non classifica le persone, ma
descrive la situazione di ciascuna persona all’interno di una serie
di domini della salute o degli stati ad essa correlati. La descrizione
viene effettuata all’interno del contesto dei fattori ambientali e
personali.
L’ICF
ICF non e’
e (?) uno strumento di:
MISURAZIONE
Operazione che consiste nel
confrontare, direttamente o
indirettamente, una grandezza
fisica con la conveniente unità di
misura, allo scopo di
determinarne quantitativamente il
valore.
VALUTAZIONE
Determinazione del valore da
assegnare a cose o fatti ai fini di
un giudizio, di una classifica, ecc.
(Devoto – Oli 2001-20029)
IL PROGETTO PIEMONTE
Le “Relazioni ICF-oriented”
Differenze importanti nel peso totale e in quello specifico riferito alle varie
componenti oltre che nel livello di dettaglio delle informazioni;mancanza di
informazioni in alcune componenti e sugli aspetti positivi.
Scarso riferimento a standard di popolazione e frequente ricorso a sistemi
valoriali o ad assunti teorici (ambedue spesso non dichiarati) piuttosto che
a evidenze.
Informazioni non (facilmente) collegabili o non rilevanti rispetto al
funzionamento o disabilità. Soprattutto scarsità di informazioni “di sistema”
Difficoltà ad attribuire ordine, chiarezza e rilevanza alle informazioni.
IL PROGETTO PIEMONTE
Introduciamo la “Checklist Piemonte”
Breve selezione di “funzioni corporee” al 2° livello dalla Checklist Oms con
un qualificatore.
Breve selezione di “strutture corporee” al 1° e 2° livello dalla Checklist Oms
con tre qualificatori.
Selezione di “stringhe informative” dall’elenco utilizzato nella
“sperimentazione CCM” costituito da categorie A&P con tre qualificatori
( P,P1e C) con la possibilità di associare per ciascuna categoria tre fattori
ambientali con qualificatore.
Breve elenco-promemoria di fattori ambientali
IL PROGETTO PIEMONTE
Introduciamo la “Checklist Piemonte”
Quattro passaggi metodologici
1.
2.
3.
4.
Scegliete le categorie rispondendo alla domanda: “voglio dire
qualcosa al riguardo?” “c’e’ un problema? c’e’ un funzionamento?”
Riguardate le categorie scelte e chiedetevi ancora: cosa e’ veramente
importante segnalare? cosa e’ poco significativo?
Codificate come sarebbe necessario fare per compilare la checklist;
avrete così selezionato delle “stringhe informative” costituite dal
codice “A&P” con i suoi tre qualificatori e dall’elenco dei Fattori
Ambientali coinvolti, ognuna delle quali dovrebbe costituire un
“sistema di fattori interagenti tra loro.”
Traducete le vostre “stringhe informative” in linguaggio descrittivo e,
a questo punto, aggiungete tutto quello che ritenete opportuno o per
spiegare le informazioni fornite o aggiungerne altre che vi sembrano
importanti (fattori personali). Mettete tutto in buon italiano.
IL PROGETTO PIEMONTE
Il “Prodotto Finito”
1 b – FUNZIONI CORPOREE (ICF) a cura di operatore sanitario
Descrivete l’entità solo delle menomazioni e/o degli eventuali punti di
forza quando significativi delle funzioni corporee. Utilizzate come traccia
la “checklist PMT”
CODIFICA ICF
1 b - STRUTTURE CORPOREE (ICF) a cura di operatore sanitario
Descrivete le caratteristiche solo delle menomazioni significative di cui
si ha documentata evidenza. Utilizzate come traccia la “checklist PMT
CODIFICA ICF
IL PROGETTO PIEMONTE
Il “Prodotto Finito”
2 a - ATTIVITA’ E PARTECIPAZIONE
Descrivete solo l’entità delle limitazioni, o gli eventuali punti di forza delle
attività e restrizione della partecipazione che appaiono significative per la
persona.
La descrizione deve essere fatta in termini di Performance, Performance 1, e
Capacità.
In caso di differenze tra Performance, Performance 1, e Capacità elencate i
Fattori Ambientali che ne sono responsabili.
Utilizzate come traccia la “checklist PMT” e l’allegato “breve elenco dei
d1. APPRENDIMENTO E APPLICAZIONE DELLE CONOSCENZE
d2. COMPITI E RICHIESTE GENERALI
d3. COMUNICAZIONE
d4. MOBILITA’
d5. CURA DELLA PROPRIA PERSONA
d6. VITA DOMESTICA
d7. INTERAZIONI E RELAZIONI INTERPERSONALI
d8. AREE DI VITA PRINCIPALI
d9. VITA SOCIALE, CIVILE E DI COMUNITA’
CODIFICA ICF
IL PROGETTO PIEMONTE
Il “Prodotto Finito”
2 b FATTORI CONTESTUALI PERSONALI (ICF)
Fate una descrizione sintetica del soggetto e di ogni altra informazione
rilevante non descritta in precedenza.
Includete tutti i Fattori Personali che possono avere un impatto sullo stato
funzionale (es. stile di vita, abitudini, contesto sociale, educazione, eventi della
vita, ecc) non descrivibili nelle dimensioni precedentemente prese in esame.
IL PROGETTO PIEMONTE
“Pensare” in ICF vs “tradurre”in ICF
Superare il “Modello Medico”
Operazionalita’ vs “Weltanschauung”
Condivisione della salienza vs autoreferenzialita’
Pensare in termini di “Sistema”
“USE IT FRIENDLY”
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slide ICF - Siti web cooperativi per le scuole