Indagine diagnostica sulle complicanze in seguito a un intervento di Endoprotesi per aneurisma dell’aorta addominale: L’Endoleak Lavoro di diploma di Agostino Lombardo TRM III Scuola Superiore Medico Tecnica 2009/2010 Indice 1. Abstract………………………………………………………………………………1 2. Introduzione……………………………………………………………………….2 3. Quadro teorico……………………………………………………………………4 3.1 Anatomia dei vasi sanguigni………………………………………………….4 3.2 L’aterosclerosi……………………………………………………………………..6 3.3 L’aneurisma…………………………………………………………………………9 3.4 Metodi di indagine diagnostica……………………………………………..11 3.5 Complicanze in seguito a interventi di endoprotesi…………………16 3.6 Esperienza all’ospedale “San Giovanni” di Bellinzona……………..19 4. Obiettivo 1: Verificare se vi sono dei fattori determinanti nel manifestarsi degli endoleak………………………..23 4.1 Strategia di realizzazione…………………………………………………….23 4.2 Analisi generica………………………………………………………………….23 4.3 Analisi specifica………………………………………………………………….25 5. Obiettivo 2: Determinare l’aiuto diagnostico delle diverse modalità di indagine radiologica, CT vs. RM……………28 5.1 Strategia di realizzazione……………………………………………………28 5.2 Analisi immagini CT…………………………………………………………...28 5.3 Analisi immagini RM…………………………………………………………..36 6. Conclusioni………………………………………………………………………40 6.1 Obiettivo 1………………………………………………………………………..40 6.2 Obiettivo 2………………………………………………………………………..41 6.3 Conclusioni personali…………………………………………………………42 7. Bibliografia………………………………………………………………………44 Allegati: Allegato 1: Tabelle per analisi obiettivo 1 Totale pazienti operati Totale pazienti che hanno sviluppando endoleak Totale pazienti per classe d’età Totale pazienti per tipo di protesi Totale pazienti per diametro dell’aneurisma Allegato 2: Referti immagini per obiettivo 2 Paziente 1 Angio-CT Angio-RM Paziente 2 Angio-CT Angio-RM Glossario AAA: Aneurisma dell’aorta addominale Endoleak: Persistenza dei flusso ematico all’interno della sacca aneurismatica nonostante la presenta di una protesi aortica. CT: Computed tomography RM: Risonanza magnetica Follow-up: Termine utilizzato per determinare un esame di controllo, follow-up =esame di controllo ROI: Region of interess, applicazione utilizzata durante gli esami CT RF: Radiofrequenza, utilizzata durante gli esami RM Enhancement: Termine utilizzato per descrivere la presenza di mezzo di contrasto all’interno delle strutture anatomiche del corpo. Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 1. Abstract Molti dei pazienti a cui viene diagnosticato un aneurisma dell’aorta addominale (AAA), vengono sottoposti a un intervento di correzione endovascolare e buona parte di essi, in seguito, sviluppa una complicanza chiamata endoleak. Lo scopo di questo lavoro di diploma è verificare l’esistenza di eventuali fattori determinanti nell’insorgere degli endoleak e determinare quale sia l’aiuto diagnostico che le tecniche CT e RM danno nel controllo dei pazienti in seguito a endoprotesi per AAA. Per poter raggiungere il primo scopo prefissato, ho analizzato una serie di dati riguardanti una popolazione di 116 pazienti che hanno subito un intervento di endoprotesi. Inizialmente ho calcolato unicamente la percentuale di pazienti che aveva sviluppato questa complicanza. In seguito ho diviso la popolazione per tre categorie, classi di età, tipo di protesi impiantata e diametro dell’aneurisma, per poi eseguire un’analisi statistica più dettagliata. Per quanto riguarda il secondo scopo prefissato, ho preso in considerazione il caso di due pazienti che hanno eseguito sia una CT che una RM per il controllo dell’endoprotesi. Di questi casi ho raccolto le immagini più significative delle tappe dei due esami, per poi commentarle e infine confrontarle. Dall’analisi dei dati è risultato che il 41% dei pazienti a cui è stata impiantata un endoprotesi ha sviluppato un endoleak, ma che non vi sono dei fattori determinanti nell’insorgere di questa complicanza. Inoltre, il commento delle immagini radiologiche, ha evidenziato come la RM, oggi giorno, può essere considerata complementare alla CT, nonostante esso sia ritenuto l’esame d’elezione nel controllo dei pazienti in seguito a endoprotesi. 1 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 2. Introduzione e obiettivi Questo lavoro di diploma tratta il tema degli Endoleak. L’Endoleak e considerato come la continua presenza di flusso sanguigno all’interno della sacca aneurismatica in seguito l’impianto di una endoprotesi. Questo fenomeno fa parte delle complicanze che si possono avere in seguito a interventi endovascolari di posizionamento di protesi aortiche per AAA. Oggi è possibile visualizzare patologie vascolari molto più facilmente rispetto ai tempi passati. Questo grazie alla continua crescita tecnologica delle metodiche di indagine radiologica, ma anche a causa dell’aumento delle patologie vascolari degenerative. Una delle patologie degenerative più importanti è l’aterosclerosi, la quale può portare alla nascita di diverse patologie vascolari tra cui, appunto, l’aneurisma dell’aorta addominale, una dilatazione progressiva nel tempo del diametro di questo vaso sanguigno arterioso. Questo tipo di patologia se non curata a dovere può portare alla rottura del vaso e quindi causare un’emorragia che pone il paziente ad altro rischio di morte. I pazienti a cui viene riscontrata questa patologia, vengono spesso sottoposti a interventi edovascolari mediante i quali avviene un posizionamento di apposite protesi aortiche. Lo scopo di tali protesi è quello di escludere la sacca formata dall’aneurisma dalla circolazione arteriosa, evitando così la progressione dell’aneurisma con conseguente rischio di rottura. In alcuni casi in seguito all’intervento si può verificare il fenomeno di endoleak, che viene classificato in funzione delle cause che ne determinano la presenza. Ciò che mi ha spinto a trattare tale tema è stato l’approccio avuto nel mio attuale posto di stage con il mondo dell’angiografia, con il quale in precedenza non avevo avuto modo di confrontarmi. Gli esami angiografici vengono svolti da una equipe del reparto di radiologia composta da un medico radiologo e da due tecnici di radiologia. Questo ha suscitato in me interesse, per cui ho valutato la possibilità di elaborare un lavoro legato all’intervento di endoprotesi nel trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale. Durante la ricerca sono venuto a conoscenza di uno studio fatto precedentemente da alcuni medici radiologi, in collaborazione con dei medici del servizio di cardiologia, sulla problematica degli endoleak. Prendendo in considerazione questa possibilità mi sono reso conto che il ruolo del tecnico di radiologia è importante in questo ambito non solo in quanto assiste il medico durante gli interventi di endoprotesi, ma anche perché è colui che esegue 2 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 gli esami diagnostici di follow-up nei periodi seguenti l’intervento. Quindi ho deciso di sviluppare il lavoro di ricerca sul tema legato agli endoleak. La diagnosi di aneurisma dell’aorta addominale, porta la maggior parte dei pazienti a doversi sottoporre un intervento di endoprotesi, in seguito al quale parte di essi sviluppa la problematica definita endoleak. Ciò che mi ha incuriosito particolarmente era sapere quanti pazienti in seguito a tali interventi sviluppassero un endoleak e se vi erano dei fattori determinanti sul manifestarsi di questa complicanza. Durante lo stage ho potuto inoltre constatare che le indagini radiologiche di controllo o stadiazione venivano eseguite con diverse modalità, soprattutto CT e RM. Proprio questo ha portato a domandarmi quale sia l’aiuto diagnostico che la CT e la RM danno nel controllo nei casi di interventi endovascolari. In base a tali riflessioni ho così definito quali fossero gli obbiettivi del mio lavoro di diploma: • Obiettivo 1: Verificare se vi sono dei fattori determinanti sul manifestarsi degli Endoleak • Obiettivo 2: Determinare l’aiuto diagnostico delle due principali modalità di indagine radiologica, CT vs. RM. 3 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3. Quadro teorico 3.1 Anatomia dei vasi sanguigni Il nostro corpo è costituito da un insieme di apparati e sistemi che svolgono un compito ben definito, che permette al nostro organismo di mantenersi sano. Il campo di ricerca del mio lavoro si inserisce nel contesto del sistema cardiovascolare, più comunemente chiamato sistema circolatorio. Questo sistema è costituito da un organo principale, il cuore, organo muscolare con la funzione di pompare il sangue, in modo da rifornire tutti gli organi del nostro organismo. Il sangue viene distribuito mediante strutture chiamate vasi sanguigni, i quali vengo suddivisi in tre categorie: arterie, vene e capillari. Le arterie sono quei vasi che per definizione portano il sangue dal cuore agli organi periferici. Il sangue contenuto in esse è sempre sangue ossigenato, eccezion fatta per le arterie polmonari le quali portano sangue venoso. Al contrario le vene sono vasi che portano il sangue dalle zone periferiche al cuore, ed esse contengono sangue povero di ossigeno. Anche in questo caso ad eccezione della circolazione cuore-polmone, polmoni-cuore. La grandezza e il diametro di questi vasi, varia a seconda della loro importanza, infatti abbiamo vasi con diametro che va dai 2-3 cm fino a vasi di grandezze microscopiche, come i capillari. Questi vasi portano il sangue dalle piccole arterie, le arteriole, direttamente alle piccole vene, le venule. La struttura dei vasi sanguigni è la stessa sia che siano arteriosi o venosi. Infatti sono costituiti da tre tonache, l’avventizia, più esternamente, è costituita da tessuto fibroso resistente e flessibile, la sua funzione è quella di dare supporto al vaso e proteggerlo da traumi o eventuali collassi. Questa tonaca è più sottile della tonaca media nelle arterie mentre è più spessa per quanto riguarda le vene. Più internamente troviamo la tonaca media, uno strato costituito da muscolatura liscia inserita tra due lamine elastiche, grazie ad essa il vaso può comprimersi e dilatarsi in modo da assicurare il flusso ematico. Questa tonaca è più spessa nelle arterie, in quanto necessitano di forza maggiore per portare il sangue ossigenato agli organi periferici. Infine abbiamo la tonaca detta intima, costituita da endotelio, il quale è continuo a partire dal cuore. Questa tonaca ha una superficie liscia e continua nelle arterie, mentre nelle vene presenta delle introflessioni che costituiscono le valvole, 4 Agostino Lombardo utili ad assicurare Lavoro di diploma l’assenza di reflusso dovuto Anno 2009/2010 alla tonaca media, non sufficientemente spessa da assicurare un flusso continuo. Per quanto riguarda i capillari vengono a mancare le prime due tonache,infatti sono costituiti unicamente da endotelio. 5 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3.2 L’aterosclerosi I vasi sanguigni possono essere soggetti all’insorgere di diverse malattie degenerative, tra cui sta l’aterosclerosi. L’aterosclerosi è un patologia che colpisce unicamente le strutture arteriose di piccolo e medio calibro. Questa patologia è caratterizzata dall’infiammazione cronica causata da diversi fattori, che portano ad un danno irreparabile del rivestimento interno del vaso. L’aterosclerosi prende il suo nome dalla lesione che la caratterizza, l’ateroma, detto anche placca aterosclerotica. Questa lesione è dovuta ad un ispessimento della tonaca arteriosa più interna, l’intima, dovuto all’accumulo di materiale grasso e dalla proliferazione del tessuto connettivo. Sin dai primi anni di età l’aorta può essere caratterizzata dall’insorgere di piccole macchie giallastre sulla sua superficie interna. Queste macchie crescendo vanno a formare le cosiddette strie lipidiche che posso raggiungere 1cm di lunghezza per 1mm di diametro. Le strie lipidiche sono composte principalmente da cellule muscolari lisce e da magrofagi, con una presenza scarsa di componente lipidica. Nel tempo queste macchie posso evolvere andando a generare le cosiddette placche fibrose, che appaiono come delle placche gialle o biancastre di circa 0,3-1,5 cm di diametro ,che tendono già ad avere una caratteristica occludente per il vaso. 6 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 La placca fibrosa è composta dall’accumulo di cellule muscolari lisce, magrofagi e una grossa componente lipidica che, insieme ai magrofagi, va a creare le cellule schiumose. Oltre a questo troviamo la presenza di tessuto connettivo, lipidi extra cellulari, PGAG (sostanze contenute nel tessuto connettivo) e fibre di collagene. Le placche fibrose sono per altro caratterizzate da una nuova vascolarizzazione della lesione a partire da altri piccoli vasi sanguigni. L’aggravamento delle placche fibrose porta alla genesi del vero e proprio responsabile dell’aterosclerosi, l’ateroma. 7 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 L’ateroma viene considerato come una lesione complicata. Esso è composto principalmente come una placca fibrosa ma molto più sviluppata. Questa lesione, oltre a ad essere un’importante protusione all’interno del vaso, quindi possibile responsabile di una stenosi, è soggetta ad ulteriori fattori di rischio, come calcificazioni, fissurazione o ulcerazione della capsula fibrosa. La genesi di queste complicazioni può dare origine a dei trombi, i quali posso occludere il vaso in quel punto o andare in circolo e occludere altri vasi. Un ulteriore rischio dovuto all’ateroma è l’emorragia dovuta alla rottura del vaso stesso o delle arterie che irrorano la lesione. Clinicamente l’aterosclerosi non presenta sintomi, la sua manifestazione, in genere dai 40-50 anni in su, avviene tramite fenomeni ischemici, trombotici, stenotici, embolie polmonari o aneurismi. I principali fattori di rischio ai quali non vi è possibilità si sottrarsi sono l’età, il sesso maschile ed un vissuto familiare legato a questa patologi. Oltre ai fattori di rischio irreversibili ne troviamo altri considerati reversibili, come il fumo di sigaretta, il diabete mellito insulino dipendente, l’inattività fisica, l’ipertensione arteriosa, l’obesità,le infezioni virali che portano all’infiammazione endoteliale e l’ iperomocisteinemia, cioè livelli elevati di omocisteina dovuta a sbalzi genetici del metabolismo che generano lesioni dell’endotelio, all’aterosclerosi. 8 predisponendo il vaso Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3.3 L’Aneurisma Questo tipo di patologia era conosciuta gia nell’antichità, difatti la sua prima descrizione risale al 1543 ad opera del medico belga Andrea Vesalio, il quale descrisse un aneurisma dell’aorta addominale. Per la sua definizione, i meriti furono attribuiti al medico francese Jean Fernet, il quale lo definì in questo modo: << un aneurisma è la dilatazione di un’arteria piena di “spiritus” ematico >>. Oggi la definizione di aneurisma è simile, anche se maggiormente dettagliata. Infatti si definisce aneurisma, la dilatazione patologica, localizzata e permanente di un’arteria, con alterazione della parete e interruzione parziale delle sue componenti elastiche e muscolari. Una prima classificazione di aneurisma tiene conto di aneurismi veri e aneurismi falsi. Gli aneurismi veri sono caratterizzati dalla compromissione di tutte e tre le membrane che compongono un’arteria, l’intima, la media e l’avventizia. Quelli falsi invece, sono definibili come ematomi pulsanti e hanno la caratteristica di essere delimitati solo dalla membrana avventizia. Un ulteriore classificazione viene data in base alla forma che esso può assumere. Nell’immagine qui accanto sono visualizzati due tipi di aneurismi abbastanza frequenti. Nella porzione sinistra dell’immagine vediamo un aneurisma fusiforme, caratterizzato dalla dilatazione piuttosto uniforme dell’intera circonferenza del vaso , sviluppandosi sull’asse longitudinale. Nella metà di destra, invece, troviamo un aneurisma di tipo sacciforme il quale interessa solo parte della parete del vaso. Questo tipo di aneurisma è provvisto di un colletto, il quale mette in comunicazione la parete del vaso con la porzione dilatata. Le varie classificazioni di aneurismi vengono inoltre definite basandosi sulla regione topografica in cui li possiamo riscontrare Questa classificazione li divide in tre gruppi, gli aneurismi centrali, riscontrabili a carico dell’intera porzione dell’aorta e delle arterie iliache comuni, gli aneurismi viscerali, che 9 si formano Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 maggiormente a carico dei rami splancnici e delle arterie renali, ed infine gli aneurismi periferici riscontrabili maggiormente nella zona cervicale e degli arti superiori o inferiori. Gli aneurismi maggiormente riscontrati sono a carico della porzione dell’aorta, in particolare circa l’80% sono localizzati a livello dell’aorta addominale, in zona sottorenale o delle arterie iliache comuni. La patogenesi aneurismatica può essere attribuita a diversi fattori. Tra le cause principali troviamo i difetti congeniti acquisiti a livello delle struttura della parete del vaso, o a processi degenerativi come l’aterosclerosi. Oltre a queste cause possiamo trovare aneurismi dovuti a infiammazioni del vaso, causa simile all’aterosclerosi, aneurismi di natura infettiva o settica e aneurismi dovuti a traumi. 10 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3.4 Metodi di indagine diagnostica per ricerca di aneurismi e per follow-up in seguito ad endoprotesi dell’aorta addominale Come premessa dobbiamo considerare lo scopo di un intervento di endoprotesi: escludere l’aneurisma, garantendo la pervietà del tratto interessato dall’endoprotesi. In seguito a ricerche eseguite negli anni, si è potuto determinare che alle fondamenta di una completa riuscita del trattamento endovascolare, quindi all’assenza di problemi dovuti ad esso, ci sono alcuni presupposti da tenere in considerazione: la corretta diagnosi pre-operatoria, un’accurata valutazione del paziente e dei fattori di rischio ad esso legati, un corretto posizionamento dell’endoprotesi e da ultimo, ma non meno importante, una corretta esecuzione degli esami di follow-up. Una corretta diagnosi e data da diversi fattori, quali la scelta di una tecnica di intervento idonea all’anatomia del vaso, la misurazione dell’aneurisma nel punto del suo massimo diametro, un’accurata scelta del tipo di protesi e una buona esperienza del team d’interventistica vascolare, cioè radiologo chirurgo e tecnico di radiologia. L’accurata valutazione del paziente e dei suoi fattori di rischio è molto importante nella scelta della tecnica da utilizzare. Una prima valutazione è eseguita in funzione dell’anatomia vascolare del paziente. Se questo porta a determinare che il trattamento endovascolare non sia idoneo, si passa a valutare i fattori di rischio del paziente in ambito chirurgico. In questo caso vengono eseguite due classificazioni, la prima che tiene conto dei pazienti con normale o poco elevato rischio chirurgico, con speranza di vita elevata, mentre la seconda raggruppa quei pazienti con un rischio poco o notevolmente al di sopra della media e con una scarsa speranza di vita in seguito all’intervento. Il corretto posizionamento della protesi dev’essere eseguito con una tecnica endovascolare meno invasiva possibile, ad alta precisione con un basso grado traumatico a livello delle strutture anatomiche del paziente e della protesi, in modo da garantirne l’integrità. Sarebbe inoltre indicata la possibilità di un controllo angiografico in seguito al posizionamento. La corretta esecuzione degli esami di follow-up permette di verificare l’efficacia dell’intervento, l’effettiva esclusione dell’aneurisma, analizzare l’integrità della 11 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 protesi, il suo corretto posizionamento e se vi sono delle modifiche a livello anatomico vascolare o della porzione dell’aneurisma esclusa dalla protesi. Ai fini diagnostici abbiamo la possibilità di avvalerci di 3 principali tecniche d’indagine: 1. Eco-Color Doppler 2. Angio-CT 3. Angio-RM 1. L’Eco-color doppler Questa metodica ha poca valenza al fine diagnostica in quanto ci da un idea dei movimenti del flusso e dell’anatomia ma con esso non siamo in grado di eseguire delle misurazioni accurate del vaso e dell’aneurisma. Inoltre è una tecnica che dipende molto dall’operatore, diventando di conseguenza poco riproducibile. 2. Angio-CT L’Angio-CT, in particolare dell’addome, è considerato l’esame d’elezione nello studio dell’AAA. Questo esame ci da la possibilità di eseguire misurazioni delle diverse strutture interessate, come: • la lunghezza del colletto aneurismatico prossimale, cioè la porzione che va dalle arterie renali all’inizio della sacca aneurismatica • il diametro massimo dell’aneurisma, utile nel confronto con esami di follow-up • la lunghezza del colletto aneurismatico distale, cioè della porzione compresa tra la fine della sacca e la biforcazione iliaca, utile per determinare la possibilità di utilizzare o meno una protesi retta • il diametro delle arterie iliache comuni, in due o anche tre punti, utile in caso si debba utilizzare una protesi biforcata 12 Agostino Lombardo Lavoro di diploma • Anno 2009/2010 il diametro delle arterie iliache esterne, in modo da poter stabilire con precisione il tipo di introduttori che si possono utilizzare. Tecnica: L’Angio-CT viene eseguita mediante l’iniezione di liquido di contrasto iodato il quale ci permette di vedere i vasi sanguigni. In convenzione si utilizza un dosaggio tra i 100 e i 150 ml. L’iniezione venosa viene eseguita con un flusso elevato che varia dai 3,5 ai 4 ml/s. L’ esame prevede uno studio in più fasi, una nativa, cioè senza liquido di contrasto, una arteriosa e una venosa. La fase arteriosa è importante che venga acquisita a pochi secondi dall’inizio dell’iniezione in modo da avere contrasto solo a livello arterioso. Per fare questo ci si avvale dei software della macchina, in particolare di un’applicazione chiamata ROI,la quale permette di creare una regione di interesse. In genere viene utilizzata per marcare zone all’interno di grossi vasi, come l’aorta nel nostro caso. Una volta iniettato il contrasto il software farà partire la scansione unicamente sul punto in cui abbiamo impostato la ROI, e non appena questa zona verrà raggiunta dal contrasto il software farà partire la scansione di tutto il range da noi precedentemente impostato. In questo modo abbiamo un esame con tutte le strutture arteriose ben visibili. Per avere un buon esame delle arterie del tratto d’interesse la ROI va marcata più prossimalmente rispetto alla zona anatomica da studiare, quindi nel caso di studi a livello dell’AAA, la ROI verrà posizionata a livello del tronco celiaco. La fase venosa comprende un’acquisizione eseguita circa a 60-70 secondi dopo l’iniezione del contrasto. Inoltre grazie all’utilizzo di software in dotazione alla CT abbiamo la possibilità di eseguire delle ricostruzioni in due dimensioni sui diversi piani anatomici, e creare delle ricostruzioni tridimensionali dei vasi sanguigni. Ricostruzioni MPR (multi planar reconstruction): Sono ricostruzioni bidimensionali che ci permettono di ricostruire le immagini acquisite nei tre piani dello spazio, sagittale, coronale e assiale. Questo tipo di ricostruzione ci da informazioni anatomiche e 13 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 spaziali molto precise oltre e fornire informazioni riguardo i rapporti tra eventuali patologie, come ad esempio l’aneurisma, e i tessuti circostanti. Le MPR ci danno la possibilità di ricostruire dei pacchetti di immagini orientabili nella maniera che si desidera, con uno spessore ed un avanzamento a nostra libera discrezione. L’accuratezza di questo tipo di ricostruzione dipende fortemente dal metodo di acquisizione utilizzato durante l’esame, ad esempio esami eseguiti con tecniche sequenziali o con protocolli inadeguati rendono le ricostruzioni MPR di bassa qualità. Ricostruzioni MIP (Maximum intensity projection): Oltre alle ricostruzioni MPR abbiamo la possibilità di ricostruire le immagini con un software chiamato MIP il quale permette di visualizzare le strutture anatomiche con alta densità, come per esempio ossa o vasi sanguigni pieni di mezzo di contrasto. Il software esegue una somma digitale di diversi strati, considerando la disposizione dei vasi sanguigni nello spazio. Questo software non permette la ricostruzione di zone eccessivamente estese. Ricostruzione 3D o Volume rendering: Questo software è in grado di elaborare le informazioni date da tutti i voxel che compongo il volume di interesse andando a differenziare le varie strutture grazie a delle scale di densità,come ad esempio la scala di Hounsfield. Ad ogni densità il software andrà ad attribuire un colore, in modo d’avere un’ottimale differenziazione dei tessuti. Questo da un grande aiuto negli studi anatomici, in particolare in ambito vascolare, infatti con questo tipo di ricostruzioni possiamo sostituire gli esami di Angiografia, invasivi rispetto all’Angio-CT. Navigator: Oggi c’è la possibilità di utilizzare un tipo di ricostruzione chiamata Navigator la quale ci permette di valutare le strutture vascolari o viscerali, come l’intestino, dall’interno. Questa ricostruzione è di tipo volumetrica, quindi tridimensionale e permette appunto di navigare all’interno di strutture cave. Per eseguirla il software sfrutta la 14 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 differenza di densità tra i contrasti, naturale nel caso si tratti di aria o artificiale nel caso di iniezione di liquidi di contrasto. In ambito vascolare però non è ancora sfruttata a pieno come lo è nelle indagini dell’apparato gastrointestinale. 3. Angio-RM Questo tipo d’esame prevede, anch’esso l’utilizzo di un liquido di contrasto, il Gadolinio, che a differenza dei contrasti utilizzati in CT non ha componenti iodate. L’Angio-RM è in grado di fornire un buon carico di informazioni in merito a patologie vascolari, permettendo misurazioni di vario genere e ricostruzioni sui acquisizione di tre piani questo anatomici. esame non Purtroppo le caratteristiche di consentono la visualizzazione di calcificazioni. Questa mancanza può generare delle difficoltà durante gli esami angiografici in quanto non si avrebbe conoscenza di eventuali ostacoli all’interno del vaso. Proprio per questi motivi è un esame usato poco frequentemente rispetto all’Angio-CT nella pianificazione dell’intervento di endoprotesi per aneurisma dell’aorta addominale. L’ indicazione più frequente per una diagnosi mediante Angio-RM è sostanzialmente l’intolleranza verso il contrasto iodato utilizzato durante l’Angio-CT. 15 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3.5 Complicanze dovute a interventi di endoprotesi Eventuali problemi che si possono sviluppare durante, o dopo, gli interventi di endoprotesi sono riconducibili principalmente a tre fattori: errori commessi dall’operatore stesso, fattori legati all’anatomia del paziente e fattori inerenti la protesi stessa. Tra le complicanze più frequenti riconosciamo: 1. la migrazione della protesi 2. la separazione tra i segmenti che compongono la protesi 3. la rottura della protesi 4. l’occlusione o stenosi della protesi 5. l’endoleak 1. Migrazione della protesi: Il problema definito come migrazione viene riscontrato quando si ha uno spostamento della protesi di almeno 5mm dalla zona di applicazione. Questo tipo di complicanza è un indicazione per il reintervento. 2. Separazione tra i segmenti che compongono l’endoprotesi: La separazione tra le varie componenti della protesi portano alla formazione di un endoleak di tipo III, il quale porta ad un rifornimento della sacca aneurismatica rendendola così nuovamente ad alto rischio di rottura. La causa legata a questo tipo di problema è riconducibile all’insorgere di nuove forze, in genere eccessiva pressione, a carico della protesi. Questo problema è riscontrabile soprattutto con protesi di vecchia generazione, con una composizione molto più rigida. 16 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3. Rottura della protesi: La rottura della protesi è una complicanza che viene riscontrata sempre meno, questo grazie all’avvento tecnologico nell’ambito della creazione di protesi aortiche. Infatti questo tipo di complicanza è legata soprattutto a protesi di prima generazione, ed è caratterizzata dalla rottura degli uncini, delle suture o degli stent. Nonostante l’avvento tecnologico, anche nelle protesi di nuova generazione, generalmente più elastiche, questo tipo di problema è riscontrabile, ma per diagnosticarlo sono necessari follow-up a lunga distanza. 4. Occlusione o stenosi della protesi: L’occlusione o stenosi della protesi in genere può essere causata da una stenosi già esistente in precedenza ed è caratterizzato da un’insorgenza nei primi tre mesi in seguito all’intervento. Anche in questo caso le protesi di nuova generazione, con conformazione più flessibile , hanno ridotto il numero di casi riscontrati. 5. Endoleak L’Endoleak possiamo definirlo come un continuo flusso sanguigno nella sacca aneurismatica nonostante la presenza di una protesi aortica. Questo tipo di complicanza viene classificata in 5 tipologie differenti: Endoleak tipo I: Questo tipo di endoleak è suddiviso in due ulteriori sotto-classi, il TIPO Ia e il TIPO Ib. Il TIPO Ia e caratterizzato dal mancato attracco della protesi al colletto presente prossimalmente, mentre l’endoleak TIPO Ib è riconoscibile da un mancato aggancio colletto presente più distalmente. Questa complicanza è indotta da uno errore nella misurazione del diametro del colletto aneurismatico e quindi ad una scelta errata della protesi che tenderà a ripiegarsi. Questa tipologia è frequente in casi di diametro dei vasi eccessivamente grande, in caso di arterie iliache tortuose o in caso di colletti angolati. Questo tipo di endoleak ha un alto rischio di rottura della sacca aneurismatica. 17 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Endoleak tipo II: L’endoleak di TIPO II è causato dal rifornimento della sacca aneurismatica dovuto un’inversione del flusso ematico delle arterie che partono da esse. In particolare le arterie che più frequentemente contribuiscono all’insorgere di questo tipo di endoleak sono le arterie lombari e l’arteria mesenterica inferiore. Il riscontro di questo tipo di endoleak è molto difficile a causa del suo basso flusso ematico. Si ritiene che questa complicanza abbia tendenza a risolversi da sola e sia da ritenere meritevole di intervento solo in casi in cui vi è un evidente incremento della l’embolizzazione, sacca cioè aneurismatica. l’occlusione, delle L’intervento arterie prevede coinvolte nel rifornimento della sacca mediante spirali, che vanno ad avvolgere l’arteria, o mediante sostanze trombigene. Endoleak tipo III: L’insorgere di questo tipo di endoleak è dovuto alla separazione delle maglie che compongono la protesi o ad una falla. Generalmente viene riscontrata con poca frequenza e viene trattata mediante l’applicazione di un ulteriore protesi. Endoleak tipo IV: Caratterizzato da porosità o permeabilizzazione della protesi, è generalmente riscontrato nel primo mese in seguito all’intervento durante i classici esami di follow-up. Il suo trattamento è conservativo, viene monitorato nel tempo. Endoleak tipo V: L’endoleak di questo tipo è anche chiamato endotension. Questo tipo di endoleak è caratterizzato da un aumento della pressione all’interno della sacca aneurismatica senza però evidente apporto ematico all’interno di essa. Ancora tutt’oggi non sono ben chiare le dinamiche per cui insorga questo tipo di endoleak in quanto non sia relazionabile nemmeno a degli esami di follow-up eseguiti con protocolli inadeguati. 18 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 3.6 Esperienza all’Ospedale “San Giovanni” di Bellinzona Nel mio attuale posto di stage, l’Ospedale “San Giovanni” di Bellinzona, ho potuto notare il percorso di cura che svolge un paziente affetto da AAA. Una volta diagnosticata la patologica vascolare, sempre mediante tecniche CT o RM, il medico radiologo responsabile del settore vascolare in collaborazione con i chirurghi vascolari deciderà se impiantare la protesi aortica mediante tecnica chirurgica o se utilizzare la tecnica endovascolare. Nel caso in cui si decida per la tecnica endovascolare, la prima tappa per il paziente è un colloquio con il medico radiologo che esegue l’intervento. Questo permette al paziente di arrivare il giorno dell’esame con un carico di informazioni sufficienti, e quindi di vivere l’intervento in modo sereno e tranquillo. In seguito all’impianto della protesi il paziente deve rimanere degente per un periodo di circa 3-4 giorni, di cui il primo, subito dopo l’intervento, lo passa in cure intense, in modo da avere un monitoraggio continuo delle sue condizioni di salute. Durante i giorni di degenza il paziente viene sottoposto ad un primo esame di controllo della protesi, in genere mediante CT. Una volta dimesso il paziente dovrà tornare dopo diversi periodi di tempo per ulteriori controlli. Il primo controllo viene effettuato ad un mese dall’intervento, al quale ne faranno poi seguito altri 3, uno a tre mesi, uno a sei mesi e uno ad un anno. Nel caso in cui la situazione si presenta buona e stazionaria il paziente eseguirà dei controlli unicamente a discrezione del medico da cui è seguito. In genere almeno uno all’anno. Una cosa molto importante da tenere in considerazione durante i controlli è la modalità di acquisizione, in quanto è molto importante cercare di utilizzare gli stessi protocolli, con annessi parametri, usati durante l’ultimo controllo. 19 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Protocollo Angio-CT Addome: Spessore Incremento Delay Rotaz. Tubo Fase Nativa 2mm 1mm 0,75 sec Ricostruzioni MPR - Ricostruzioni MIP Ricostruzioni Volumetriche kV mAs - Fase Arteriosa 2mm 1mm Bolus tacking 0,75 sec Assiale:3mm Coronale: 3mm Sagittale: 3mm Coronale: 10-12mm Sagittale: 10-12mm 120/140 Modulato Si 120/140 Modulato Fase Venosa 2mm 1mm 60 sec 0,75 sec Assiale:3mm Coronale: 3mm Sagittale: 3mm 120/140 Modulato - La tabella qui riportata mostra i vari parametri riferiti al protocollo utilizzato presso il mio luogo di stage, nei controlli per pazienti che hanno subito un intervento di endoprotesi. Il protocollo prevede l’utilizzo di mezzo di contrasto con un dosaggio di 120 ml, iniettati con un flusso di 4 ml/s. Essendo un protocollo con procedura standard, in genere è soggetto a poche modifiche. In caso di necessità (es. paziente obeso), una delle modifiche possibili può essere attuata aumentando il kilovoltaggio, questo per andare a compensare il carico di mAs, non supportato dalla macchina. Come riportato dalla tabella i mAs vengono erogati in maniera modulata, cioè in funzione del paziente. Durante l’esecuzione dell’ immagine di centratura (scout) la macchina mediante il Care dose va a definire il carico di mAs necessario per sopperire allo spessore da attraversare. Il Care Dose è un software in grado di calcolare, mediante funzioni matematiche, il coefficiente di attenuazione del fascio di raggi X che attraversa il paziente e di conseguenza di impostare direttamente il carico di mAs adeguato. Un ulteriore accorgimento utile, in caso di necessità, è l’aumento del tempo di rotazione del tubo radiologico. Aumentando la rotazione del tubo, aumenta anche il tempo d’esposizione il quale va ad aumentare anche il carico di dose determinando una migliore qualità dell’immagine. Per quanto riguarda il Delay, o tempo di ritardo, in seguito alla somministrazione del contrasto per via venosa, viene utilizzato il Bolus tracking, che non è altro che l’applicazione che permette di utilizzare la ROI descritta nel capitolo 3.4 Metodi di indagine diagnostica per ricerca di aneurismi e per follow-up in seguito ad endoprotesi dell’aorta addominale. 20 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 In fase venosa il ritardo impostato di 60 secondi, ci permette di visualizzare al meglio le strutture venose, mantenendo comunque un modico enhancement arterioso. Quest’ultimo per altro molto utile nella diagnosi degli endoleak con un basso flusso ematico, non visibili in fase precoce. Finito l’esame si eseguono le classiche ricostruzioni MPR, MIP e infine un ricostruzione volumetrica dell’aorta. (vedi cap. 3.4 Metodi di indagine diagnostica per ricerca di aneurismi e per follow-up in seguito ad endoprotesi dell’aorta addominale). Protocollo Angio-MR per endoprotesi: Thickness Gap Ricostruzioni MPR Ricostruzioni MIP T1 FFE Assiale 6,5 mm 1 mm 2D TIMING Coronale - T1 AORTA Geo10 Coronale 6,5 mm 1 mm T1 FFE Assiale 6,5 mm 1 mm T1 WATTS Assiale 6,5 mm 1 mm - - Si - - - - Si - - Come nella tabella precedente, anche in questa sono raffigurati una serie di parametri, questa volta riguardanti il protocollo utilizzato durante l’Angio-RM, sempre presso il mio luogo di stage. Anche questo protocollo, come quello per l’Angio-CT, possiamo definirlo standardizzato in quanto la sua procedura viene modificata raramente. Come possiamo notare tutte le sequenze utilizzate sono caratterizzate da una pesatura in T1. Il T1 possiamo definirlo come un’unità di tempo legata agli atomi di idrogeno del nostro corpo. Per essere più chiari, una volta che immettiamo una zona anatomica all’interno della RM, gli atomi di idrogeno presenti al suo interno tenderanno ad allinearsi parallelamente al campo magnetico presente nella RM. Per poter eseguire l’esame abbiamo bisogno che questi atomi vengano sollecitati. Per fare questo utilizziamo una RF la quale va a sfasare la posizione degli atomi di idrogeno. Una volta spenta la RF gli atomi tenderanno a tornare allineati parallelamente al campo magnetico. Quindi il tempo T1 è definito come il tempo necessario a ripristinare il 63% degli atomi sfasati dalla RF. 21 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Anche nel caso della RM il protocollo prevede l’iniezione di mezzo di contrasto ma, a differenza della CT che usa contrasti iodati, in RM viene usato il gadolinio, un elemento chimico con proprietà paramagnetiche, cioè che lo rendono in grado di allinearsi al campo magnetico in cui viene introdotto. L’esame prevede inizialmente alcuni tagli di centratura sui 3 piani anatomici, questo per permettere un’impostazione ottimale delle sequenze. La prima sequenza eseguita è la T1 FFE, la quale possiamo definirla un immagine a vuoto, in quanto non prevede l’iniezione di mezzo di contrasto. In seguito alla T1 FFE abbiamo l’iniezione del mezzo di contrasto, previsto con un dosaggio di 0,2 ml/kg e un flusso di 2,5 ml/s. Come anche per la CT l’acquisizione in seguito all’iniezione avviene non appena c’è la presenza di contrasto nell’aorta più prossimale rispetto la protesi o l’aneurisma. Per poter acquisire con una giusta tempistica, si utilizza la sequenza 2D/TIMING, la quale ci permette di vedere l’arrivo del contrasto e di conseguenza di far partire la sequenza angiografica vera e propria, chiamata T1 AORTA Geo10. In seguito alla T1 AORTA Geo10 vengono eseguite altre due sequenze, una uguale alla prima T1 FFE, questa volta però con presenza di gadolinio, e la seconda sempre una T1 però caratterizzata dalla saturazione del grasso (T1 WATTS). In RM le varie strutture anatomiche hanno un grado di intensità riconducibile alla loro ricchezza di atomi di idrogeno. Siccome alcune strutture possono avere intensità simili (es. grasso e acqua), si applica una saturazione, così da eliminare la presenza delle strutture adipose. Per eseguire la saturazione si imposta il valore selettivo di eccitazione degli atomi della struttura che interessa cosî da visualizzare solo quella, andando a eliminare le strutture non interessate. Una cosa che possiamo notare è che tutte le sequenze eseguite sono in assiale mentre quelle riguardanti la parte angiografica dell’esame, sono eseguite in coronale. Questo è dovuto allo spessore della zona anatomica da studiare, in quanto in sezione coronale risulta meno spessa che in assiale. Infine per completare al meglio l’esame, vengono eseguite delle ricostruzioni MPR e MIP solo della sequenza angiografica. Il medico andrà poi a valutare l’esame guardando unicamente le sequenze T1 FFE, con e senza liquido di contrasto, e la T1 WATTS, cioè con la saturazione del grasso. 22 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 4. Obiettivo 1: Verificare se vi sono dei fattori determinanti sul manifestarsi degli Endoleak 4.1 Strategia di realizzazione Per rispondere alla mia prima ipotesi ho eseguito una ricerca dati basata su pazienti che avevano eseguito un intervento di endoprotesi. Preso possesso dei dati (116 pazienti), i quali comprendevano diverse informazioni riguardanti l’intervento di endoprotesi, ho eseguito una analisi mediante l’ausilio di Microsoft Exel. Per prima cosa ho creato delle tabelle all’interno delle quali inserire i dati raccolti, per poi ordinarli in base alle informazioni a riguardo dell’intervento di endoprotesi e del paziente. In seguito ho apportato dei filtri alle tabelle che mi hanno permesso di isolare i dati in categorie legate al paziente e all’intervento. Infine, una volta ottenute le diverse categorie di dati, ho iniziato a creare una serie di grafici specifici per categoria, in modo da poter visualizzare bene le percentuali di pazienti operati e la percentuale di comparsa di endoleak. Questo mi ha permesso di confrontare e definire se vi sono o meno dei fattori o categorie determinati nella comparsa degli endoleak. 4.2 Analisi generica Percentuali degli Endoleak positivi vs. negativi 41% 59% EL Positivi EL negativi 23 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Sempre riferito ai dati da me raccolti il grafico raffigurato nella pagina precedente, mostra la percentuale di pazienti che ha sviluppato un endoleak in seguito all’intervento di endoprotesi. Cosa che appare quasi immediata è la grandezza, quasi simile, delle due fette del grafico a torta sebbene, la percentuale dei pazienti che sviluppa endoleak sia minore rispetto ai pazienti che risultano negativi alla complicanza. Dei 116 casi da me raccolti ben 48 sono risultati postivi al riscontro della complicanza studiata mentre solo 68 sono risultati negativi. Percentuali dei tipi di Endoleak 2% 2% 25% 71% Tipo 1 e 1a Tipo 2 Tipo 3 Tipo 5 Nel grafico rappresentato qui in alto viene riportato il numero percentuale dei vari tipi di endoleak che ho riscontrato durante la mia ricerca. Come si può ben vedere il tipo di endoleak che si manifesta maggiormente è quello di tipo II, seguito dal tipo I con le sua sottoclasse Ia. Per quanto riguarda il tipo III e il tipo V, possiamo definirli come degli endoleak che si manifestano con molta rarità. Chiaramente questo grafico è riferito unicamente ai 48 casi risultati positivi, di cui 34 di tipo II, 12 di tipo I - Ia e un unico caso a testa per gli endoleak di tipo III e V. 24 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 4.3. Analisi specifica I grafici delle precedenti pagine rappresentano in modo generico,i dati riguardanti la percentuale dei pazienti che hanno sviluppato endoleak e la percentuale dei tipi di endoleak riscontrati. I grafici che seguiranno ora, rappresentano i dati riguardanti il totale dei pazienti e il totale di endoleak positivi in funzione di tre diverse categorie, classe d’età, tipo di protesi aortica e diametro massimo dell’aneurisma. Percentuale di pazienti sottoposti a intervento per classe di età Percentuale della comparsa di EL in base all'età 6% 1% 10% 19% 38% 41% 43% 50 - 60 70 - 80 42% 60 - 70 80 - 90 + 50 - 60 70 - 80 60 - 70 80 - 90 + Come detto i grafici qui sopra riportati rappresentano in modo più specifico la percentuale di pazienti che ha subito un intervento di endoprotesi e quanti di essi ha sviluppato un endoleak, il tutto in funzione dell’età. Sia il grafico di destra che quello di sinistra sono rappresentati per 4 principali classi di età. Analizzando il grafico sulla sinistra possiamo notare che le classi d’età comprendenti i pazienti tra i 50 e 60 anni e quelli tra i 60 e i 70 anni, presentano una frequenza percentuale bassa rispetto le altre due classi d’età, che possiamo dire essere quasi equivalenti. In base a questo possiamo notare come con l’aumentare degli anni, soprattutto dopo i 70 anni, c’è un aumento nel riscontro di patologie vascolari aneurismatiche, e di conseguenza anche di interventi per rimediare ad esse. Nel grafico di destra invece abbiamo rappresentato unicamente i pazienti che hanno sviluppato endoleak. Si può notare subito come i dati siano abbastanza proporzionali rispetto ai dati del grafico di sinistra. Infatti anche nel grafico sulla destra le classi che presentano una frequenza percentuale minore sono quelle comprendenti i pazienti tra i 50 – 60 anni e quelli tra i 60 – 70,mentre le altre due classi hanno sempre dei dati di frequenza percentuale molto vicine. 25 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Percentuale della comparsa di EL in base al tipo di protesi Frequenza di utlizzo dei tipi di protesi aortica 10% 9% 1% 1% 2% 2% 32% 56% 32% Anno 2009/2010 55% Excluder Talent Excluder Talent Zenith Wangard + 2 Eduards Zenith Wangard + 2 Eduards Aorto uniliaca Aorto uniliaca In questo caso i grafici sono stati elaborati utilizzando il filtro riguardante la marca del tipo di protesi utilizzata per l’intervento di correzione endovascolare. Come possiamo notare dal grafico sulla sinistra, che comprende il complessivo di tutti i pazienti sottoposti a intervento di endoprotesi, l’utilizzo delle protesi Excluder e Talent è superiore alle altre, anche se c’ è un netto utilizzo di Excluder rispetto alle Talent. Questo dato messo in relazione con i dati riguardanti il grafico sulla destra ci fa notare come anche in questo caso la percentuale di pazienti che sviluppa un endoleak in seguito all’impianto della protesi è molto proporzionale rispetto al totale delle protesi utilizzate. Questo si manifesta, come si nota dai grafici, per tutte le marche di protesi. Percentuale della comparsa di EL in base al diametro dell'aneurisma Percentuale pazienti per diamentro dell'aneurisma 4% 5% 38% 58% 3,4 - 5,5 5,6 - 7,7 52% 43% 3,4 - 5,5 7,8 - 10 5,6 - 7,7 7,8 - 10 Come ultima categoria, o fattore incidente, ho selezionato il diametro massimo dell’aneurisma. In questi due grafici possiamo vedere come ci sia una maggiore concentrazione di pazienti nell’intervallo che va tra i 3,4 – 5,5 cm di spessore, seguito con una concentrazione comunque considerevole di pazienti, dall’intervallo 26 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 che considera gli aneurismi tra 5,6 – 7,7 cm. Infine troviamo l’intervallo tra 7,8 – 10 cm con una scarsa concentrazione di pazienti. Come per le altre categorie, anche qui, troviamo una proporzionalità ottimale tra i due grafici. Infatti l’intervallo rappresentato sul grafico di sinistra con maggior concentrazione di pazienti, mostra una maggior concentrazione anche sul grafico a riguardo dei pazienti che sviluppano endoleak. Quindi anche in questo caso, per quanto riguarda una gruppo o classe dove c’è una frequenza considerevole di pazienti i dati di manifestazione di endoleak sono abbastanza proporzionali. 27 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 5. Obiettivo 2:Determinare l’aiuto diagnostico delle due principali modalità di indagine radiologica, CT vs. RM. 5.1 Strategia di realizzazione La domanda da me formulata, in questo caso, mette a confronto l’aiuto che danno queste due tecniche di indagine radiologia nell’ambito della ricerca degli endoleak. Alle volte, anche se non nel mio posto di stage, viene usato anche l’Eco-color Doppler, che però ho scelto di non comprendere in quanto è da ritenersi una tecnica molto operatore dipendente e quindi poco riproducibile. Per poter determinare l’apporto diagnostico di queste due tecniche radiologiche ho raccolto una serie di immagini significative riguardanti gli esami CT e di RM eseguiti da due pazienti operati con tecnica endovascolare per AAA. Ciò che ho intenzione di fare è analizzare e mettere a confronto le immagini di ogni singolo caso per poter definire l’apporto che le due tecniche danno. 5.2 Primo paziente Immagini CT: Fig. A: Taglio CT senza mezzo di contrasto . 1. Lume aortico, 2. Vena cava inf., 3. Pancreas, 4. Rene sinistro 28 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Come visto in precedenza l’esame CT presenta diverse fasi, nella Fig. A vediamo rappresentato un taglio CT nativo a livello dell’inizio dell’endoprotesi. Questa fase dell’esame permette già di eseguire una prima analisi. Nei casi di endoprotesi è molto importante valutare la pervietà della protesi impiantata, la quale può essere soggetta alla genesi di calcificazioni che andrebbero ad ostruirla (Fig. A, punto 1.). La fase nativa possiamo considerarla determinante nella diagnosi di calcificazioni, non solo a livello vascolare, ma anche renale e degli altri organi. La caratteristica di questa fase è l’assenza di mezzo di contrasto, il quale, avendo una densità simile a quella delle calcificazioni, andrebbe a coprirle durante il suo passaggio all’interno del vaso. Fig. B: Taglio CT nativo . 1. Aneurisma, 2. Endoprotesi,3. Lume endoprotesi, 4. Vena cava inf., 5. Pancreas, 6. Rene sinistro La fase nativa, oltre alle informazioni riguardo le calcificazioni, ci da già un’idea anatomica del paziente, ci mostra forma, dimensione e posizione degli organi e un’eventuale presenza di neoplasie. Tutte queste informazioni, utili per eseguire una prima analisi dell’esame, hanno valenza per tutti gli esami CT. 29 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Per la ricerca degli endoleak la fase nativa risulta però insufficiente, in quanto non ci da idea del flusso ematico all’interno dell’aorta e della protesi. Per fare questo si utilizza quindi il liquido di contrasto. Fig. C: Taglio CT in fase arteriosa. 1. Lume endoprotesi, 2. Vena cava, 3. Pancreas, 4. Rene sinistro In questa immagine possiamo capire come l’utilizzo del mezzo di contrasto sia molto utile per far risaltare diverse strutture, quali i vasi sanguigni, il parenchima degli organi e in alcuni casi la presenza di neoplasie non visibili senza liquido di contrasto. La Fig. C rappresenta un taglio CT in fase arteriosa, riconducibile non solo alla presenza di contrasto all’interno dell’aorta (Fig. C, punto 1), ma anche alla presenza di contrasto nella porzione corticale del rene (Fig. C, punto 4) e a un lieve enhancement a livello pancreatico (Fig. C, punto 3). Inoltre un indicatore importante che determina che l’immagine raffigura una fase arteriosa è l’assenza di mezzo di contrasto nella vena cava inferiore (Fig. C, punto 2). 30 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Fig. D: Tagli CT arteriosi. 1. Aneurisma, 2. Endoprotesi,3. Lume endoprotesi, 4. Vena cava inf., 5. Pancreas, 6. Rene sinistro, 7. Branche dell’endoprotesi Vista specificamente nel controllo dell’endoprotesi la fase arteriosa è molto importante perché permette un analisi più accurata del tratto vascolare interessato dalla protesi. Come possiamo vedere dalle immagini, permette una buona distinzione tra il lume dell’endoprotesi, riempito di mezzo di contrasto, e la porzione dell’aneurisma esclusa grazie all’intervento. Nel caso di questo paziente possiamo affermare, stando a queste immagini, che l’aneurisma risulta escluso,che la protesi è regolarmente in sede e che non vi è un sospetto di endoleak. 31 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Immagini RM: Fig E: Taglio RM T1 FFE senza gadolinio. 1. AAA, 2. Endoprotesi,3. Rene sinistro Anche per la RM come per la CT troviamo diverse fasi, con e senza liquido di contrasto. In questo caso la Fig. E è senza liquido di contrasto. L’assenza di liquido di contrasto, anche per la RM, permette comunque di eseguire diverse valutazioni. Infatti si ha gia la possibilità di valutare l’aneurisma, in termini di grandezza, e la posizione della protesi. Protesi che deve avere proprietà paramagnetiche, quindi gli atomi che la compongono devono essere in grado di allinearsi al campo magnetico in cui sono immessi. In caso contrario rischierebbe di essere spostata dall’influenza del campo magnetico e quindi di arrecare danni al paziente. Un limite della RM è la ricerca di calcificazioni che potrebbero ostruire il flusso ematico all’interno della protesi. La RM lavorando mediante la lettura degli atomi di idrogeno che compongono i diversi organi non è in grado di visualizzare le calcificazioni, in quanto la concentrazione di questi atomi è molto bassa. 32 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Fig. F: Taglio RM T1 FFE senza gadolinio. 1. AAA, 2.Possibile Endoleak, 3. Branche iliache della protesi, 4. Rene sinistro Anche la Fig. F, sempre pesata in T1 FFE, non presenta liquido di contrasto. Come in precedenza abbiamo la possibilità di fare una prima analisi anatomica dell’aneurisma e di posizionamento della protesi (Fig. F punti 1, 3). In questo caso però, possiamo notare come all’interno dell’aneurisma si veda una lieve differenza di intensità (Fig. F, punto 2) riconducibile a un rifornimento della sacca aneurismatica, quindi ad un endoleak. Per meglio valorizzare l’eventuale presenza di un endoleak, l’aiuto del mezzo di contrasto risulta fondamentale. 33 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Fig. G: Taglio RM T1FFE con gadolinio. 1. AAA, 2. Rene sinistro Le due immagini riportate mostrano come l’utilizzo del liquido di contrasto sia molto utile per valorizzare strutture come i vasi sanguigni, e per valutare la loro pervietà (Fig. G, punto 1). Anche per lo studio del parenchima degli organi risulta molto importante, perché permette di studiare la loro funzionalità.(Fig. G punto 2). Fig. H: Taglio RM T1 FFE dopo gadolinio. 1. Endoleak, 2. Branche iliache della protesi, 3. Vena cava inferiore 34 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Nel caso della ricerca di endoleak, seppure anche la fase nativa da il suo contributo (Fig. F, punto 2), l’utilizzo del mezzo di contrasto risulta determinante. Il suo utilizzo non solo permette di visualizzare meglio l’endoleak ma anche di determinare la causa del sua nascita. Nel caso della Fig. H si può notare un lieve enhancement anteriormente alle branche iliache della protesi, per altro non visibile nella fase arteriosa della CT (Fig. D). Questa zona di enhancement è riconducibile a un endoleak, in questo caso di origine indeterminata, quindi di tipo V. 35 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 5.2 Secondo paziente Immagini CT: Fig. I: Taglio CT fase nativa. 1. Lume endoprotesi, 2. Endoprotesi, 3. aneurisma, 4. Rene sinistro, 5. Cisti renale, 6. Vena cava inferiore La Fig. I mostra un classico taglio CT in fase nativa, come detto in questa fase abbiamo la possibilità di visualizzare eventuali ostruzioni della protesi ed eventuali neoplasie, come nel caso del rene sinistro che presenta una grossa cisti renale (Fig. I punto 4). Fig. L: Tagli CT in fase arteriosa. 1. Lume dell’endoprotesi, 2. Endoprotesi, 3. Aneurisma, 4.cisti renale, 5. Rene sinistro, 6. Vena cava inferiore, 7. Branche iliache della protesi 36 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 La figura L rappresenta due tagli in fase arteriosa, a livello della protesi aortica. Come nel caso precedente possiamo raccogliere delle informazioni a carico della protesi, dell’aneurisma e degli organi addominali. Stando alle immagini la protesi risulta pervia e non ci sono dei segni per un sospetto di endoleak e grazie all’iniezione del liquido di contrasto si sono potute distinguere meglio le cisti renali di sinistra e di destra che grazie all’enhancement a livello renale vengono visualizzate meglio. Fig. M: Tagli CT in fase venosa. 1. Lume dell’endoprotesi, 2. Endoprotesi, 3. Aneurisma, 4.cisti renale, 5. Rene sinistro, 6. Vena cava inferiore, 7. Branche iliache della protesi Nel caso della figura M ci troviamo davanti a due immagini eseguite in fase venosa. Nel caso del paziente precedente non erano presenti in quanto non erano state eseguite. Durante questa fase dell’esame, circa 60-70 secondi dopo l’iniezione del liquidi contrasto, abbiamo la possibilità di studiare anche le strutture venose (Fig. M punto 6). La fase venosa, nonostante il nome, presenta ancora un lieve enhancement a livello arterioso. Questa caratteristica nella ricerca di eventuali endoleak può risultare determinante. Infatti ci sono endoleak, soprattutto di tipo II, che sono caratterizzati da un flusso ematico molto ridotto e che quindi in fase arteriosa non potrebbero essere visti. 37 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Immagini RM: Fig. N: Taglio RM senza gadolinio. 1. lume aortico, 2. cisti renale, 3. Rene sinistro, 4. Vena cava inferiore, 5. Grasso Come anche nel caso precedente l’immagine RM senza contrasto, ci fornisce già una serie di elementi di carattere anatomico utili a valutarla. In questo caso possiamo già fare una prima valutazione del diametro aortico, di eventuali neoplasie, come cisti renali presenti sul rene sinistro (Fig. N, punto 2) e infine possiamo valutare la posizione e dimensione delle altre strutture. Come visto in precedenza la RM magnetica risulta poco sensibile nel valutare le calcificazioni. Fig. 0: Tagli RM con gadolinio, sulla destra seq. T1 FFE sulla sinistra T1 WATTS. 1. Aorta addominale, 2. Cisti renali, 3. Rene sinistro, 4. Vena cava inferiore, 5. Grasso 38 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 L’iniezione del liquido di contrasto come abbiamo potuto apprendere dalle precedenti immagini, è determinante per lo studio vascolare e per la distinzione di strutture adiacenti che presentano un’intensità simile, in RM, o una densità simile in CT. Nella porzione destra della Fig. O è rappresentato un taglio della prima sequenza eseguita dopo l’iniezione di gadolinio, mentre sulla sinistra un taglio della sequenza seguente, sempre pesata in T1, ma con la saturazione del grasso. Fig. P: Tagli RM con gadolinio, sulla destra seq. T1 FFE sulla sinistra T1 WATTS. 1. Aneurisma, 2. Branche iliache della protesi, 3. Endoleak, 4. Vena cava inferiore, 5. Cisti renale,6. Rene sinistro, 7. Grasso. La figura P rappresenta due tagli dopo gadolinio a livello dell’AAA. Uno acquisito con sequenza T1 FFE, sulla destra, e l’altro acquisito con sequenza T1 WATTS con saturazione del grasso, sulla sinistra. La posizione di questi tagli è la stessa che troviamo nelle porzioni sinistre delle figure L e M, acquisite mediante tecnica CT. Anche in questo caso abbiamo la possibilità di studiare le strutture venose oltre a quelle arteriose (Fig. P, punto 4) e ai diversi organi che possiamo vedere. Quello che però salta subito all’occhio è la presenza di un’iperintensità al di fuori delle branche iliache protesi aortica, quindi all’interno della sacca aneurismatica. Questo enhancement è compatibile con un endoleak di tipo II, non diagnosticato alla CT. 39 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 6. Conclusioni 6.1 Obiettivo 1: L’esecuzioni di correzioni endovascolari mediante endoprotesi si possono considerare un successo solo se si ha la completa certezza che l’aneurisma sia realmente escluso e i controlli annuali, in questo, risultano determinanti. La presenza di un endoleak, seppure l’aneurisma risulta escluso relativamente bene, determina un insuccesso dell’intervento, con un conseguente aumento del rischio di rottura dell’aneurisma. In funzione della domanda che mi ero posto inizialmente credo di aver risposto in maniera abbastanza completa. Eseguendo una prima statistica generale ho determinato che il 41% dei pazienti operati ha sviluppato un endoleak. Questo dato a mio avviso mette un po’ sull’attenti, in quanto quasi la metà dei pazienti operati presenta un aumento del rischio di rottura dell’aneurisma. La separazione dei dati per categoria ha permesso poi di rispondere al meglio alla mia domanda. Per la prima categoria presa in considerazione, l’età del paziente, il risultato tra il totale dei pazienti operati e quelli che hanno sviluppato un endoleak è apparso subito abbastanza proporzionale. Infatti per tutte e tre le classi di età, le percentuali dei pazienti che presentavano endoleak erano molto simili alle percentuali dei pazienti operati per AAA. La seconda categoria presa in considerazione tiene conto del tipo di protesi utilizzata, è più legata all’intervento. Anche in questo caso, in base ai dati raccolti e analizzati il risultato ottenuto è molto proporzionale, infatti dove si nota un maggior utilizzo di un certo tipo di protesi si ha anche un maggior insorgere di endoleak, riconducibile solo al numero maggiore di popolazione e non a un possibile difetto della protesi. Infine l’ultima categoria presa in considerazione riguarda la patologia. Anche qui creando tre diversi intervalli come per le classi d’età, ho paragonato i pazienti operati con quelli che hanno sviluppato endoleak. Come nelle altre due categorie i dati raccolti ha mostrato una proporzionalità tra i due risultati ottenuti e anche in questo caso le percentuali ottenute per il totale dei pazienti sono simili alle percentuale ottenute per quelli che hanno sviluppato endoleak. In conclusione dai dati raccolti e analizzati posso affermare che non ci sono dei fattori maggiormente responsabili dell’insorgere degli endoleak. 40 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 6.2 Obiettivo 2: Mediante il commento ed il confronto delle immagini di CT e RM raccolte per i due casi ritengo di aver ottenuto una risposta abbastanza esaustiva alla mia domanda iniziale. Analizzando i commenti alle varie immagini native, posso affermare che entrambe le tecniche radiologiche forniscono delle informazioni di carattere generale riguardanti l’anatomia del paziente e la posizione della protesi impiantata. La CT in fase nativa presenta però un grande vantaggio rispetto alla RM, infatti come visto è in grado di determinare la presenza o meno di calcificazioni all’interno del lume dell’endoprotesi. Ma non solo, questa caratteristica è riproducibile anche in altri esami CT. Il confronto delle immagini con contrasto tra CT e RM è stata possibile unicamente con le vasi venose, in quanto la diagnosi mediante RM viene eseguita con la prima sequenza T1 FFE e con le ultime due T1 FFE e T1 WATTS, che presentano anche un enhancement venoso. Per quanto riguarda la fase arteriosa in CT, l’analisi delle immagini mi ha fatto capire quanto questa fase sia importante per valutare la pervietà della protesi e delle altre strutture arteriose. Ma al contrario quanto abbia poca valenza diagnostica in caso di endoleak di tipo V o con basso flusso ematico,come spesso il tipo II. Questo a causa dell’acquisizione troppo anticipata rispetto al manifestarsi del endoleak. Come abbiamo potuto vedere, nonostante la fase arteriosa non riesca a valutare gli endoleak con basso flusso ematico, spesso, anche la fase venosa presenta delle difficoltà. Infatti nel caso del secondo paziente la fase venosa dell’esame CT non aveva evidenziato alcun endoleak, mentre nella RM è stato visualizzato. In conclusione posso dire che la CT, considerato come esame elettivo nel controllo di endoprotesi, dà un grande contributo in fase nativa e in caso di endoleak con un flusso ematico normale, mentre ha una scarsa valenza diagnostica in caso di endoleak con flusso ridotto e in caso di endotension. Per quanto riguarda la RM posso affermare, che anch’essa dà un buon contributo in fase nativa, eccezion fatta per le calcificazioni e che risulta più sensibile nel caso di endoleak con basso flusso ematico e endotension. Quindi, nonostante la CT sia l’esame d’elezione, la RM può essere considerata complementare, se non nel caso di pazienti con protesi non paramagnetiche che , se sottoposti a un esame di RM, rischierebbero lo spostamento della protesi con relativi danni. 41 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 6.3 Conclusioni personali: La realizzazione di questa tesi di diploma, inizialmente, un po’ mi spaventava. Non avendo molta esperienza nel campo endovascolare e non avendo mai sentito parlare prima di endoleak, mi sentivo un po’ intimorito a dover iniziare un lavoro su qualcosa di poco conosciuto. Col passare del tempo, però, apprendendo sempre cose nuove in merito all’argomento, ho iniziato ad acquisire un po’ più di sicurezza e di curiosità, che mi hanno permesso poi di proseguire nel compimento della tesi. In merito agli obiettivi prefissati, posso dire che il primo è piuttosto di carattere statistico, mentre il secondo è decisamente più vicino a quella che è la professione del tecnico di radiologia. Per quanto riguarda il primo obiettivo sono rimasto sorpreso, non tanto dal non avere trovato un fattore incidente nel manifestarsi degli endoleak, ma dal numero di pazienti che lo sviluppa. Come possiamo ricordare ben il 41% dei pazienti ha sviluppato un endoleak, questo significa che poco meno della metà dei pazienti operati sviluppa questa complicanza. Come descritto nel lavoro, la presenza di questa complicanza determina che l’intervento di correzione endovascolare non ha avuto successo, quindi in base al dato da me trovato, significa che quasi la metà degli interventi non può essere considerato totalmente riuscito e che i pazienti interessati dalla complicanza sono da ritenere a rischio. Comunque sia vista dal lato del paziente la cosa dovrebbe destare poco spavento, infatti il beneficio che la correzione endovascolare fornisce è nettamente superiore rispetto al rischio che si ha col manifestarsi di un endoleak. Anche se la presenza di un endoleak è motivo di controlli più rigorosi che, insieme alla conoscenza di avere questa complicanza, possono porre il paziente in uno stato di poca tranquillità. In merito al secondo obiettivo, posso dire di essere rimasto anche sorpreso. La RM, ormai da anni, sta facendo molti progressi tecnologici, anche se , forse per mia scarsa conoscenza, l’utilizzo della RM in ambito vascolare non lo ritenevo molto efficace. In questo senso, il compimento della tesi di diploma, mi ha permesso di affinare le mie conoscenze. Come abbiamo potuto notare la RM è risultata essere più sensibile nelle detezione di endotension e di endoleak con un flusso ematico basso. Questo a mio avviso fa un po’ cadere la CT dal piedistallo degli esami d’elezione. Infatti ritengo che la RM può dare un contributo analogo a quello della CT e con il continuo avvento che sta avendo negli anni secondo me potrebbe anche aumentare la sua sensibilità in merito, portandola a livelli superiori rispetto le altre metodiche. 42 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 Nonostante la maggior parte dei pazienti operati per AAA sia riscontrabile dai 70 anni in su anche dal lato radioprotettivo questo risultato va tenuto in forte considerazione. Per concludere, riallacciandomi al discorso iniziale, posso dire che l’esecuzione di questo lavoro è stata un’esperienza che mi ha insegnato molto a riguardo delle mie conoscenze in ambito vascolare, ma soprattutto in merito alla capacità di poter sviluppare dei lavori di questo genere, che ritenevo mancare in me. 43 Agostino Lombardo Lavoro di diploma Anno 2009/2010 7. Bibliografia Libri di testo: Anatomia & Fisiologia di Gary A. Thibodeau & Kevin T. Patton, Stampa IV edizione 2005 Casa Editrice Ambrosiana CHIRURGIA di Renzo Dionigi Stampa 1992 Casa Editrice Masson S.p.A. Milano Siti Web: Società italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare (SICVE) <http://www.sicve.org/flowcharts/endoprotesi.htm> Emodinamica: Organo Ufficiale del - Gise - Società Italiana di Cardiologia Invasiva <http://www.emodinamica.gise.it/25/2511.htm> <http://www.emodinamica.gise.it/36/15-25.htm> 44 Allegato 1: Tabelle per analisi obiettivo 1 Totale pazienti operati: Nr 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 Età 68 75 80 61 79 74 80 90 67 77 86 79 83 71 75 90 89 77 70 83 77 77 72 73 83 91 69 75 82 75 65 69 83 79 74 91 81 78 71 91 77 87 Diametro aneurisma 5,6 5,2 3,7 7,7 5,5 5,2 6 6 5 10 6,5 5,4 7 5 4,9 6 5 6 6 5,3 6,2 5 5,8 5,8 6 7 5 5,8 5 5,8 5,5 5,5 5,5 7 7,7 5,5 5,2 6,5 7 5 5,6 8 Tipo di protesi Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Talent Excluder aorto bisilicato Excluder aorto bisilicato Excluder aorto bisilicato Excluder aorto bisilicato Talent Talent aorto bisilicata Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Stenford bifurcated Talent bifurcated Zenith Excluder bifurcated Aorto uniliaca dx Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Endofit aorto uniliaca Endoleak No Si No Si No No Si Si Si No No No No No Si Si No Si No Si Si Si No Si No No No No Si No No Si No Si Si No Si No Si Si No No No Tipo Endoleak Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 5 Tipo 2 Tipo 2 - 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 89 84 81 84 72 68 83 70 87 67 67 76 60 83 79 81 51 92 60 69 90 81 64 64 76 79 79 83 76 75 76 60 67 57 73 77 76 71 75 68 82 85 72 81 64 75 83 72 65 91 82 89 81 6 4,5 5,5 9 6 7,2 6,5 6 6 5,1 4,9 5,3 5,7 3,7 5,5 5,4 6 5 7,7 5,8 6 5,7 6,9 3,4 5,7 5 9 5 6 5,3 8,4 4 4,8 5,2 7 6 4,9 5 5 5,5 5,9 4,7 5,4 6,6 5,9 4,8 5,2 5,5 6 5,4 5,4 4,5 Zenith bifurcated Talent Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith aorto uniliaca Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Talent Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated No No No Si No Si No No No No No Si No Si No No No Si No No No No No Si No Si Si No No No No Si Si Si No No Si Si Si No No Si No Si No No No Si No No Si Si Si Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 2 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 57 83 72 84 78 76 75 81 76 81 82 76 78 67 74 76 86 66 75 84 5 5,5 6,3 6 5,2 5,3 5,7 5,1 7 5 5,5 6 5,2 9,5 5,6 6 5,3 4,8 5,4 5 Excluder bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder Talent bifurcated Excluder Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Tent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Wangard + 2 Eduards Talent bifurcated No Si No No No Si No Si No No Si No Si No Si No Si No Si Si Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 3 Tipo 2 Totale pazienti che hanno sviluppato endoleak: Nr 77 75 67 32 76 49 20 15 40 81 24 91 7 111 2 16 29 82 115 55 80 102 22 39 109 35 69 70 4 8 87 96 104 94 107 21 34 57 98 47 116 85 113 18 95 9 37 61 Età 57 60 64 65 67 68 70 71 71 71 72 72 74 74 75 75 75 75 75 76 76 76 77 78 78 79 79 79 80 80 81 81 81 82 82 83 83 83 83 84 84 85 86 89 89 90 91 92 Diametro aneurisma 4,8 8,4 6,9 5,5 4 7,2 6 5 7 4,9 5,8 5,2 5,2 5,6 5,2 4,9 5,8 5 5,4 4,9 6 5,3 6,2 6,5 5,2 7 5,7 5 7,7 6 5,4 4,5 5,1 5,4 5,5 5,3 5,5 5,7 5,5 9 5 5,9 5,3 5 5,4 6 5,5 6 Tipo di protesi Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith aorto uniliaca Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Talent bifurcated Wangard + 2 Eduards Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent Excluder aorto bisilicato Talent Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Aorto uniliaca dx Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent aorto bisilicata Excluder bifurcated Talent bifurcated Endoleak Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Si Tipo Endoleak Tipo 1 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 3 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 5 Tipo 2 Totale pazienti per classe di età 50 – 60 anni: Nr 60 77 97 Età 51 57 57 Diametro aneurisma 5.4 4.8 5 Tipo di protesi Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Diametro aneurisma 5.3 5 8.4 5.5 5.7 6.9 6.6 5.5 5.5 4.8 5 Tipo di protesi Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Zenith aorto uniliaca Excluder bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Endoleak No Si No Tipo Endoleak Tipo 1 - Endoleak No No Si No No Si No Si No No No No No Si No No Si No No No No Tipo Endoleak Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 1a - 60 – 70 anni: Nr 56 62 75 5 66 67 88 32 92 114 10 53 54 76 110 1 49 83 28 33 63 Età 60 60 60 61 64 64 64 65 65 66 67 67 67 67 67 68 68 68 69 69 69 5.1 4 9.5 5.6 7.2 5 5 5.5 7.7 70 - 80 : Nr 20 51 15 40 81 24 48 86 91 99 25 78 7 36 111 2 16 29 31 73 82 89 103 115 55 68 72 74 80 102 105 108 112 11 19 22 23 42 79 39 101 109 6 13 35 58 69 70 Età 70 70 71 71 71 72 72 72 72 72 73 73 74 74 74 75 75 75 75 75 75 75 75 75 76 76 76 76 76 76 76 76 76 77 77 77 77 77 77 78 78 78 79 79 79 79 79 79 Diametro aneurisma 6 6 5 7 4.9 5.8 6 4.7 5.2 6.3 5.8 5.2 5.2 7.7 5.6 5.2 4.9 5.8 5.8 6 5 5.9 5.7 5.4 4.9 3.4 5 5.3 6 5.3 7 6 6 10 6 6.2 5 5.6 7 6.5 5.2 5.2 5.4 7 3.7 5.7 5 Tipo di protesi Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Excluder Wangard + 2 Eduards Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder Talent bifurcated Tent bifurcated Excluder bifurcated Cook-Zenith Excluder bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent Talent bifurcated Talent Endoleak Si No Si Si Si Si No No Si No No No Si No Si Si Si Si No No Si No No Si Si No No No Si Si No No No No No Si No No No Si No Si No No Si No Si Si Tipo Endoleak Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 3 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 80 – 90+: Nr 4 8 38 46 59 65 87 96 104 106 30 84 94 107 14 21 26 34 50 57 71 90 98 45 47 100 116 85 12 113 43 52 18 44 95 9 17 64 27 37 41 93 61 Età 80 80 81 81 81 81 81 81 81 81 82 82 82 82 83 83 83 83 83 83 83 83 83 84 84 84 84 85 86 86 87 87 89 89 89 90 90 90 91 91 91 91 92 Diametro aneurisma 7.7 6 5.2 5.5 5.5 6 5.4 4.5 5.1 5 5 5.5 5.4 5.5 7 5.3 6 5.5 6.5 5.7 9 4.8 5.5 4.5 9 6 5 5.9 6.5 5.3 8 6 5 6 5.4 6 6 5.8 7 5.5 5 6 6 Tipo di protesi Excluder aorto bisilicato Talent Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Aorto uniliaca dx Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent Excluder bifurcated Talent Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Endofit aorto uniliaca Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Talent aorto bisilicata Stenford bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Endoleak Si Si No No No No Si Si Si No No No Si Si No Si No Si No Si No No Si No Si No Si Si No Si No No Si No Si Si No No No Si No No Si Tipo Endoleak Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 5 Tipo 2 Totale pazienti per tipo di protesi Talent: Nr 3 58 45 96 90 18 70 82 106 116 104 38 113 13 60 95 32 34 59 92 42 69 31 8 9 26 61 65 93 108 12 79 36 47 71 Età 79 84 81 83 89 79 75 81 84 81 81 86 79 51 89 65 83 81 65 77 79 75 80 90 83 92 81 91 76 86 77 74 84 83 Diametro aneurisma 3,7 3,7 4,5 4,5 4,8 5 5 5 5 5 5,1 5,2 5,3 5,4 5,4 5,4 5,5 5,5 5,5 5,5 5,6 5,7 5,8 6 6 6 6 6 6 6 6,5 7 7,7 9 9 Tipo di protesi Talent Talent Talent Talent bifurcated Talent Talent bifurcated Talent Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent Talent aorto bisilicata Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Endoleak No No No Si No Si Si Si No Si Si No Si No No Si Si Si No No No Si No Si Si No Si No No No No No No Si No Tipo Endoleak Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 - Excluder: Nr 68 76 86 77 114 16 55 81 10 15 28 30 41 62 72 83 97 54 2 7 78 109 56 74 102 87 5 37 46 98 107 1 111 57 66 103 24 25 29 20 48 51 52 73 80 100 22 39 Età 76 67 72 57 66 75 76 71 67 71 69 82 91 60 76 68 57 67 75 74 73 78 60 76 76 81 61 91 81 83 82 68 74 83 64 75 72 73 75 70 72 70 87 75 76 84 77 78 Diametro aneurisma 3,4 4 4,7 4,8 4,8 4,9 4,9 4,9 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5,1 5,2 5,2 5,2 5,2 5,3 5,3 5,3 5,4 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,6 5,6 5,7 5,7 5,7 5,8 5,8 5,8 6 6 6 6 6 6 6 6,2 6,5 Tipo di protesi Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Endoleak No Si No Si No Si Si Si No Si No No No No No No No No Si Si No Si No No Si Si No Si No Si Si No Si Si No No Si No Si Si No No No No Si No Si Si Tipo Endoleak Tipo 1a Tipo 1 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 5 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 50 88 67 14 27 35 40 105 4 63 110 11 6 83 64 64 83 91 79 71 76 80 69 67 77 79 6,5 6,6 6,9 7 7 7 7 7 7,7 7,7 9,5 10 Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato No No Si No No Si Si No Si No No No No Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 - Diametro aneurisma 6 5 5,5 6 7,2 5,9 5,9 5,2 5,4 6,3 5,2 Tipo di protesi Zenith Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith aorto uniliaca Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Endoleak No No No No Si Si No Si Si No No Tipo Endoleak Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a - Diametro aneurisma 5,3 Tipo di protesi Aorto uniliaca dx Endoleak Si Tipo Endoleak Tipo 2 Tipo di protesi Wangard + 2 Eduards Endoleak Si Tipo Endoleak Tipo 3 Zenith: Nr 19 23 33 44 49 85 89 91 94 99 101 Età 77 77 69 89 68 85 75 72 82 72 78 Aorto-uniliaca: Nr 21 Età 83 Wangard + 2 Edwards: Nr 115 Età 75 Diametro aneurisma 5,4 Totale pazienti per diametro dell’aneurisma 3,4 – 5,5 cm : Nr 68 3 58 76 45 96 86 77 90 114 16 55 81 10 15 18 23 28 30 41 62 70 72 82 83 97 106 116 54 104 2 7 38 78 91 101 109 21 56 74 102 113 13 60 Età 76 79 67 84 81 72 57 83 66 75 76 71 67 71 89 77 69 82 91 60 79 76 75 68 57 81 84 67 81 75 74 81 73 72 78 78 83 60 76 76 86 79 51 Diametro aneurisma 3,4 3,7 3,7 4 4,5 4,5 4,7 4,8 4,8 4,8 4,9 4,9 4,9 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5 5,1 5,1 5,2 5,2 5,2 5,2 5,2 5,2 5,2 5,3 5,3 5,3 5,3 5,3 5,4 5,4 Tipo di protesi Excluder bifurcated Talent Talent Excluder bifurcated Talent Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent Excluder bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Aorto uniliaca dx Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Endoleak No No No Si No Si No Si No No Si Si Si No Si Si No No No No No Si No Si No No No Si No Si Si Si No No Si No Si Si No No Si Si No No Tipo Endoleak Tipo 1a Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 - 87 94 95 115 5 32 33 34 37 46 59 84 92 98 107 81 82 89 75 61 65 69 83 91 81 81 82 65 83 82 5,4 5,4 5,4 5,4 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 5,5 Excluder bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Wangard + 2 Eduards Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Si Si Si Si No Si No Si Si No No No No Si Si Tipo 2 Tipo 1a Tipo 1a Tipo 3 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 5 Tipo 2 Tipo 2 Diametro aneurisma 5,6 5,6 5,6 5,7 5,7 5,7 5,7 5,8 5,8 5,8 5,8 5,8 5,9 5,9 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 6 Tipo di protesi Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Zenith bifurcated Talent Talent aorto bisilicata Stenford bifurcated Cook-Zenith Excluder bifurcated Talent bifurcated Zenith bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder Talent bifurcated Excluder bifurcated Endoleak No No Si Si No Si No Si No Si No No Si No Si Si No No Si No No No No No Si No No Si No No Tipo Endoleak Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1 Tipo 1a Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 - 5,6 – 7,7 cm: Nr 1 42 111 57 66 69 103 24 25 29 31 64 85 89 8 9 17 19 20 26 44 48 51 52 61 65 73 80 93 100 Età 68 77 74 83 64 79 75 72 73 75 75 90 85 75 80 90 90 77 70 83 89 72 70 87 92 81 75 76 91 84 108 112 22 99 12 39 50 88 67 14 27 35 40 79 105 49 4 36 63 76 76 77 72 86 78 83 64 64 83 91 79 71 77 76 68 80 74 69 6 6 6,2 6,3 6,5 6,5 6,5 6,6 6,9 7 7 7 7 7 7 7,2 7,7 7,7 7,7 Talent bifurcated Tent bifurcated Excluder bifurcated Zenith bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Talent bifurcated Excluder Zenith aorto uniliaca Excluder aorto bisilicato Talent bifurcated Excluder bifurcated No No Si No No Si No No Si No No Si Si No No Si Si No No Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 2 Tipo 1a Tipo 2 - Diametro aneurisma 8 8,4 9 9 9,5 10 Tipo di protesi Endofit aorto uniliaca Talent bifurcated Talent bifurcated Excluder bifurcated Excluder bifurcated Endoleak No Si Si No No No Tipo Endoleak Tipo 1a Tipo 2 - 7,8 – 10 cm: Nr 43 75 47 71 110 11 Età 87 60 84 83 67 77 Allegato 2: Referti immagini per obiettivo 2 Paziente numero 1: Angio-CT Tecnica : esame eseguito prima e durante somm. di MDC iodato in forma di bolo rapido e con metodica di acquisizione volumetrica, allo scopo di controllare l’aorta e le endoprotesi prec. impiantata L’aorta risulta regolarmente canalizzata, nel tratto addominale alto, con normale emergenza dei grossi tronchi arteriosi splacnici. In particolare le a.renali risultano ben evidenti bilat. e ben canalizzate con i reni ben perfusi, con funzionalità conservata bilat. La protesi perc. impiantata risulta ben evidente in sede, regolarmente canalizzata, sia in corrispondenza del corpo principale che delle due branche iliache. L’aneurisma risulta escluso, con dimensioni attuali leggermente ridotte rispetto all’indagine scorsa, diametri di circa 48x45 mm. A valle le a.iliache comuni, fino dove evidenziate, risultano canalizzate, come pure il tratto delle a.iliache interne ed esterne. Retro peritoneo indenne, non segni per rottura imminente dell’aneurisma stesso. Anse del picco e del grosso intestino ben evidenti e regolarmente distribuite. Pancreas ben apprezzabile senza segni per formazioni in accrescimento, densità omogenea. Non apprezzabili tumefazioni surrenali che. Assenza di linfoadenomegalie patologiche retro peritoneali e nelle rimanenti stazioni addominali. Conclusioni: Aneurisma escluso, modicamente ridotto, protesi in sede regolarmente canalizzata Dr.med. M. Alerci Vice-primario Angio-RM Indicazione : stato dopo posa di endoprotesi per aneurisma dell’aorta addominale. Tecnica :RM-triplanare con angio-RM. Pervietà dell’aorta addominale in sede sovra-renale come pure del tronco celiaco dell’arteria mesenterica superiore delle arterie renali. Pervietà dell’aorta a livello dell’endoprotesi e delle due gambe. Reperti di normalità a livello delle arterie iliache comuni interna ed esterna come pure dell’arteria femorale comune bilat. A livello delle due gambe dell’endoprotesi si nota anteriormente all’interno del sacco aneurismatico una zona con enhancement dopo Gadolinio nelle sequenze tardive compatibile con un endoleak di dimensioni di ca. 1,5 x 1 cm. La localizzazione dell’ endoleak appare ca. 3 cm più caudale dell’origine dell’arteria mesenterica inferiore. Le dimensioni della sacca aneurismatica misurate di ca. 46 x 43 mm. Non vi sono segni per la presenza di una diverticolosi, senza segni per diverticolite. Normale morfologia dei reni bilat. Assenza di liquido intra-peritoneale. Conclusioni : Esiti dopo posa di un’endoprotesi con pervietà dell’endoprotesi e con dimensioni dell’aneurisma tendenzialmente in leggera regressione (ca. 46 x 43 mm rispetto a 48 x 45 mm nella TAC precedente del 15.03.04) presenza di un endoleak anteriormente alle due gambe dell’endoprotesi di origine indeterminata.. Raccomandiamo un controllo tramite angio-RM tra ca. 6 mesi. Dr.med. M.Alerci Dr. med. R. Wyttenbach Vice-Primario Capo servizio Paziente numero 2: Angio-CT Esame eseguito prima, durante e dopo somministrazione i.v. di MdC iodato in forma di bolo rapido con metodica di acquisizione multi-volumetrica. Le preliminari scansioni condotte a livello del fegato mostrano sempre la presenza di formazioni cistiche epatiche.Cisti renali bilaterali, una di esse con calcificazioni al suo interno in corrispondenza del polo inferiore del rene di sinistra. L’endoprotesi aortica precedentemente impiantata è ben evidente, regolarmente ancorata in sede prossimale e distale.Essa risulta perfettamente canalizzata in corrispondenza del corpo principale e delle due branche iliache, con canalizzazione anche degli assi iliaci a valle. L’aneurisma aortico come pure quello della iliaca comune di sinistra risultano totalmente esclusi.Non si apprezzano segni per endoleak. Il retroperitoneo risulta indenne. Non si apprezzano segni per rottura imminente della sacca. A livello inguinale bilateralmente si apprezzano gli esiti dell’arteriotomia, con presenza di una raccolta sottocutanea profonda e soprattutto a livello inguinale e di sinistra, a destra per contro non si apprezzano segni per grossolane alterazioni post-chirurgiche. Assenza di linfoadenomegalie patologiche retroperitoneali ove si esclude la presenza di piccoli linfonodi già presenti al precedente controllo di nessun significato patologico. Conclusione:esiti di intervento per endoprotesi aortica con aneurisma aortoiliaco regolarmente esclusi. Non segni per endoleak, conservata canalizzazione delle arterie del bacino, delle arterie renali, e soprattutto a sinistra sia del ramo principale che del ramo accessorio per il polo inferiore. Dr. med. M. Alerci Vice Primario Angio-RM Tecnica : angio-RM e RM triplanare a livello dell’aorta addominale. Nella sequenza angio-RM si nota la pervietà del tronco celiaco dell’arteria mesenterica superiore e delle arterie renali bilat. senza stenosi. Normali dimensioni dei reni con note cisti renali corticali bilat. Pervietà della parte principale dell’endoprotesi come pure delle due gambe dell’endoprotesi. Normale morfologia delle arterie iliache comuni interne, esterne e delle arterie femorali comuni. Le dimensioni massime della sacca aneurismatica sono di ca. 52 x 49 mm. Attualmente si nota la presenza di un enhancement all’interno della sacca aneurismatica in sede postero-laterale a destra compatibile con un endoleak verosimilmente di tipo II all’altezza del corpo vertebrale L3 con dimensioni massime di ca. 25 x 16 x 20 mm. Non si evidenziano altri endoleak. Non si evidenziano processi espansivi a livello addominale per quanto esaminato. Conclusioni : Dimensioni della sacca aneurismatica invariate rispetto all’esame CT. Si vede attualmente un endoleak tipo II all’altezza del corpo vertebrale L3 in sede paramediana destra, reperto da ricontrollare tra ca. 1 anno. Dr. med. R. Wyttenbach