5 Nuovi Servizi POLIAMBULATORIO Un nuovo Ambulatorio dedicato al Dolore Pelvico Cronico I l dolore pelvico cronico (CPP) rappresenta un’entità nosologica sottostimata e di fondamentale importanza socio sanitaria. Circa il 30% delle donne lamenta, durante la propria vita, una qualche forma di dolore pelvico ed almeno il 10-12% soffre di dolore pelvico cronico in maniera insopportabile, con ricadute importanti in termini di qualità di vita e salute mentale. Il 17% dei pazienti affetti da CPP manifesta almeno 1 sintomo depressivo, mentre il 4% sviluppa una vera e propria sindrome depressiva maggiore. La prevalenza del CPP è maggiore nel sesso femminile, anche se interessa parimenti anche il sesso maschile (ratio 3:1) con molteplici modalità di presentazione. Alcune patologie alla base del CPP vengono identificate e curate (endometriosi, prostatiti, patologie ano rettali organiche e disfunzionali), ma altre, quali ad esempio la neuropatia del nervo pudendo, la vulvodinia superficiale e profonda, le sindromi da defecazione ostruita, la cistite interstiziale, non vengono chiaramente riconosciute e conducono i pazienti a lunghi e penosi iter diagnostico - terapeutici. In media un paziente affetto da CPP da neuropatia del nervo pudendo ottiene una diagnosi corretta dopo circa 4 anni dall’esordio dei sintomi e dopo aver consultato 10-12 specialisti. Da questa realtà nasce quindi l’esigenza sanitaria, sociale e culturale di istituire appositi Centri Specializzati con competenze multispecialistiche integrate, tutte collegabili sotto il comune denominatore del dolore pelvico cronico. Ognuno degli Specialisti (Neurourologo, Uroginecologo, Neurologo, Neurofisiologo, Coloproctologo, Fisiatra, Psicologo, Fisioterapista) riveste un ruolo sia diagnostico che terapeutico di fondamentale importanza, con il requisito indispensabile di operare tutti nella medesima struttura ed in stretta collaborazione. Questo al fine di ottimizzare i risultati e i tempi, nell’interesse del paziente, non più costretto a peregrinare da uno Specialista all’altro, in strutture diverse e spesso lontane fra loro, con notevole dispendio di tempo e con costi non indifferenti. La sindrome da dolore pelvico cronico (CPPS) non organo correlata risulta quindi essere un’entità nosologica di sempre maggior interesse, alla luce non solo della sua multifattorialità, ma anche a causa del numero esiguo delle figure professionali che vantano una reale esperienza in questo campo. Tutte le CPPS hanno però un comune denominatore, in quanto la maggior parte dei sintomi riferiti sono in territori somato-viscerali innervati dal nervo pudendo. Già nel lontano 1987 il neurologo Pierre Amarenco identificò una neuropatia da intrappolamento del pudendo come una possibile causa di dolore pelvi-perineale cronico, denominandola sindrome del ciclista, spiegando con uno schiacciamento e successivo intrappolamento del nervo la causa del dolore. Ecco quindi che alla fine degli anni 90 si fanno strada teorie innovative riguardo la possibile diversa origine della CPPS, alla luce di recenti acquisizioni sull’infiammazione neuromediata come ragionevole causa di una neuropatia non da schiacciamento, ma da infiammazione cronica del nervo pudendo. Gli studi neurofisiologici, diventati sempre più dedicati e sofisticati, vengono pertanto utilizzati non solo in diagnostica, ma anche in terapia per le infiltrazioni del nervo pudendo sotto monitoraggio elettrofisiologico. La mappatura cerebrale delle aree coinvolte nella percezione del dolore e della continenza, utilizzando la neurofisiologia funzionale o la Risonanza Magnetica (RMN), ha permesso di scoprire come terapie mirate possano ripristinare a livello del Sistema Nervoso Simpatico (SNS) lo status quo ante; ulteriori evoluzioni di software hanno consentito di rendere tridimensionali queste mappe e permetteranno di rappresentarle su RMN cerebrali con la possibilità di individuare anatomicamente le aree coinvolte nel processo del dolore cronico. Di notevole rilevanza, inoltre, nella diagnostica della CPPS è l’aspetto psicologico clinico, con una rivisitazione nuova dello stato affettivo, emozionale e psicologico di questi pazienti, per troppo tempo bollati come psichiatrici in assenza di vera patologia. La percentuale di depressione è sicuramente maggiore della popolazione di controllo (17.8% con 4% di casi di depressione maggiore), ma aspetti comportamentali come la rabbia e l’affettività non sono mai stati presi in considerazione, così come i possibili benefici conseguenti le tecniche di rilassamento. Sempre in fase di diagnostica, molto importanti risultano la valutazione della postura ed un bilancio della muscolatura dello scavo e del cingolo pelvico, con possi- bilità di trattare le disfunzioni dal punto di vista fisioterapico in corso di terapia medica e/o mini invasiva. Le terapie mediche utilizzate per la CPPS sono sempre più al passo con i tempi, mescolando il vecchio (triciclici, FANS e oppiacei) e il nuovo (anticonvulsivanti, antidepressivi di ultima generazione, inibitori della degranulazione dei mastociti, farmaci neurotrofici) . La terapia mini invasiva propone le infiltrazioni del pudendo ora sotto guida TC ora sotto guida ECO, anche se il monitoraggio elettrofisiologico rimane la metodica più affidabile e funzionale per raggiungere il nervo e poter rilasciare i farmaci esattamente a ridosso dello stesso, senza confidare sulla possibile diffusione passiva. I risultati dopo oltre 6 anni di esperienza personale su oltre 100 pazienti sono ormai consolidati e si attestano su un 63% di pazienti guariti. Per i non responders alle terapie conservative rimangono come opzione terapeutica la neuromodulazione dell’area sacrale (sacrale o pudendo), la terapia iniettiva con tossina botulinica e la radiofrequenza pulsata (entrambe sperimentali e con risultati tutti da verificare nel tempo). Dott. Francesco Cappellano Neuro urologo, Coordinatore Ambulatorio del Dolore Cronico CDI P O L I A M B U L ATO R I O I I N I Z I AT I V E Teledermatologia: come si affronta insieme la lotta al melanoma Da marzo di quest’anno il Centro Diagnostico Italiano ha aderito ad un nuovo progetto di teledermatologia per la diagnostica precoce del melanoma di rilevanza nazionale, promosso da un’innovativa società di Jesi, e da Federfarma: CDI è stato scelto come il centro principale per l’effettuazione dei consulti medici specialistici inviati in telemedicina. Il melanoma costituisce il 4% dei tumori della pelle, ma è responsabile dell’80% dei decessi per cancro della cute. Considerato fino a pochi anni fa una neoplasia rara, oggi è in aumento costante in tutto il mondo. La sua incidenza è cresciuta ad un rit- mo superiore a qualsiasi altro tipo di tumore, ad eccezione delle neoplasie maligne del polmone nelle donne, con un incremento di circa il 30% negli ultimi 10 anni. Come indicato dall’OMS, ogni anno nel mondo vengono diagnosticati circa 132.000 nuovi casi di questo tipo di cancro. Annualmente le stime per l’Italia indicano un totale di 7.000 nuovi casi, mentre per quanto riguarda la mortalità si registrano circa 1.500 decessi. Lo screening di massa rappresenta il migliore modo per fare prevenzione secondaria dei tumori, ed è proprio su questo principio cardine che si ispira il nuovo servizio di Prevenzione del melanoma, ben apprezzato dai cittadini per la sua semplicità e facilità di utilizzo. Il paziente entra in qualsiasi farmacia che abbia aderito al progetto e chiede di esaminare alcuni nei che ritiene sospetti. Si tiene tuttavia a precisare che il sistema non effettua un mapping, che è prerogativa esclusiva del medico specialista. Il farmacista utilizza un sofisticato sistema di acquisizione immagini, che, assieme ad alcuni dati generali e anamnestici del paziente, nel pieno rispetto delle vigenti normative in termine di privacy, vengono trasferite al centro di refertazione ove una equipe di medici dermatologi le visiona accuratamente per poi emettere un consulto. Il consulto viene re-inviato alla farmacia entro le 48/72 ore dall’acquisizione delle immagini e dunque consegnato al cliente. Nel 20% dei casi circa si suggerisce di effettuare una visita dermatologica di approfondimento, altrimenti la persona può serenamente effettuare un controllo successivamente nel tempo, consapevole che quel neo non rappresenta alcuna offesa alla propria salute. Dott. Giovanni Aguzzi Responsabile Pianificazione e Sviluppo Servizi CDI