Global Strategy Fund Monthly Newsletter del 30.1.2010 - risultati del mese e previsioni Come anticipato nella precedente newletter, il primo mese del 2010 non è stato così facile per i mercati e sono da subito emersi i problemi che avranno certamente ulteriori effetti negativi sui mercati finanziari anche nel corso del mese di Febbraio. Si è aperta una correzione tecnica per le borse che dovrebbe riposizionare i principali indici a livelli ancora inferiori rispetto a quelli attuali. Mi preme però sottolinerare che tale movimento di ribasso è da considerarsi del tutto salutare dopo la significativa corsa messa a segno da marzo 2009 e non credo possa compromettere il movimento rialzista di medio periodo iniziato nella primavera scorsa. La crescita economica è iniziata e la dinamica di tale crescita sarà abbastanza moderata da favorire lo status quo sui tassi d’interesse, consentendo così ai mercati finanziari di usufruire del supporto di liquidità che finora ha alimentato il rialzo di tutte le attività finanziarie a rischio. La situazione di fondo non è dunque cambiata e la correzione attuale dovrebbe produrre nell’arco di qualche settimana una opportunità di acquisto. Il mercato azionario rimane chiuso in un ampio trading range che si posiziona tra l’area 1200/1220 e 1050/1070 dell’indice S&P 500 e credo che quest’anno sarà più o meno questo il parametro di riferimento per le nostre strategie d’investimento, salvo ritocchi motivati da eventi attualmente non previsti. Le motivazioni dei recenti ribassi trovano fondamento nei dubbi di possibili politiche monetarie restrittive da parte della Cina e dai timori che prima o poi le principali Banche Centrali dovranno intervenire nel drenare la liquidità a suo tempo generosamente fornita al sistema finanziario internazionale. Ma la mia impressione è che i tempi per attuare politiche monetarie restrittive siano molto lontani. L’Euro è alle prese con il problema della Grecia e tale situazione sta obbligando tutti i paesi dell’area ad essere il più possibile credibili sulle politiche fiscali, per evitare gli attacchi speculativi come quelli a cui i titoli di stato della Grecia sono ora sottoposti, con conseguenze devastanti per i costi del debito. Così dopo soli 18 mesi dall’inizio delle politiche fiscali espansive nell’area Euro si è ora costretti a ragionare su politiche fiscali restrittive, mentre l’economia è solo all’inizio di una fase di fragile recupero. Sarà quindi molto difficile che la BCE possa iniziare una politica restrittiva sui tassi e sull’offerta di moneta. Negli USA la situazione è altrettanto complicata. La proposta Obama di ridimensionare l’attività delle banche, sebbene possa essere sotto certi aspetti condivisibile, avrebbe effetti sensibili sulle prospettive dell’economia, dato che il timing per avviare questa riforma non sembra quello migliore. L’impatto immediato avrebbe ripercussioni sull’attività del mercato primario e secondario: 1) chi si sostituisce alle banche d’investimento nei consorzi di garanzia e collocamento per aumenti di capitale ed emissioni corporates, 2) quale impatto sulla liquidità del mercato finanziario si avrà quando il trading di questi intermediari verrà ridimensionato, 3) come potranno ripartire le attività di cartolarizzazione e securitization che ora vengono svolte dalla FED, e come la FED potrà ridurre il proprio bilancio se tali intermediari non potranno detenere come una volta MBS, CDO, ABS, ecc., 4) il ridimensionamento dei finanziamenti al Private Equity quale impatto avrà sulla capacità del sistema USA di finanziare l’innovazione e lo sviluppo delle imprese, 5) il ridimensionamento della finanza Americana quali implicazioni comporta nel lungo termine per il Dollaro e per i flussi di capitale internazionali. Fare adesso questa riforma, così come è stata proposta, avrebbe certamente nel breve termine, l’effetto di ridimensionare ulteriormente i flussi di credito che oggi servono a far ripartire l’economia, proprio quando gli stimoli fiscali attuati si fanno ora insostenibili e dovranno in parte essere rimossi a partire dal 2011. I mercati vigilano sulle minacce che possono giungere dalle politiche monetarie, ma non credo che nei prossimi mesi i rischi arriveranno da quel versante, piuttosto sono più propenso a credere che i veri rischi sono ancora ben presenti sulla qualità della crescita economica in corso e sulla sua sostenibilità nel futuro. Anche la Cina esprime oggi una pessima qualità della crescita economica, tutta sostenuta da esagerati investimenti fissi (+ 40%) e da spesa pubblica, al solo fine di pubblicare un dato statistico ben accettato dai mercati finanziari a dalla pubblica opinione. Per il resto, sulla qualità di tali investimenti e sul dettaglio delle statistiche Cinesi regna l’ignoranza da parte dei più, ma sembra che la conoscenza dettagliata dei dati macro Cinesi è inversamente proporzionale alla fiducia che gli operatori gli attribuiscono. Ma anche i Cinesi sanno che l’attuale strategia può essere solo temporanea ed in realtà una crescita sostenibile richiede riforme strutturali (dall’export ai consumi) che non sono attuabili in tempi brevi. Anche in Cina la politica monetaria resterà dunque accomodante, salvo modesti aggiustamenti tecnici. Quindi nella confusione più totale si parla di politiche monetarie insostenibili ma non ci si accorge che nella realtà sono le politiche fiscali che non sono sostenibili. I tassi rimarranno quindi bassi per molto tempo, i bilanci delle Banche Centrali non potranno essere ridotti più di tanto e rischiano di rimanere sui livelli attuali per un lungo periodo, perchè, nonostante la presidenza USA voglia ridurre le dimensioni ed alcune attività delle banche, questo fenomeno, se non ce ne siamo accorti, è già in corso da almeno 12 mesi e non si può certamente ritenere concluso, anzi, rischia di proseguire per almeno altri due o tre anni. In ogni caso il migliore indicatore che possiamo osservare per capire se esiste un vero rischio di aumento dei tassi è quello della velocità di circolazione della moneta, che è tuttora in fase di contrazione perchè le banche non prestano, ma anche perchè consumatori ed imprenditori non chiedono credito (salvo quelli che rischiano di fallire). Ritengo quindi che, se vogliamo cercare nubi all’orizonte, dovremmo guardare dal lato della crescita dell’economia e non da quello dei tassi. Detto questo, mi aspetto che lo scenario di crescita economica si confermerà buono e moderato al punto giusto per favorire ancora la situazione monetaria attuale, almeno per i prossimi sei mesi. Riuscire a vedere oltre tale orizzonte temporale risulta un esercizio difficile anche per le Banche Centrali. Zest Asset Management Maurizio Novelli Global Strategist Zest Asset Management Sicav dispone anche dei seguenti comparti: !" Zest Low Volatility !" Zest Global Macrotrend !" Zest Active Bond Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.zest-management.com . Zest Asset Management è una Società d’Investimento a Capitale Variabile di diritto Lussemburghese armonizzata UE secondo le direttive comunitarie UCITS III e soggetta ad autorizzazione, controllo e vigilanza della Commission de Surveillance du Secteur Financier (CSSF) dello Stato del Lussemburgo. 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