151-162_calderan 31-03-2006 12:37 Pagina 151 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari LORETTA CALDERAN, ALEXIA ROSSI, MARINA BORTULa, FULVIO STACUL, STEFANIA GAVA, MARIA COVA UCO di Radiologia - Ospedale di Cattinara - Università degli Studi di Trieste a UCO di Clinica Chirurgica - Ospedale di Cattinara - Università degli studi di Trieste Corrispondenza a: Prof.ssa M. Cova - Unità Clinica Operativa di Radiologia - Università degli Studi di Trieste Ospedale di Cattinara - Strada di Fiume - 34149 Trieste Riassunto Abbiamo valutato il ruolo della colangio-RM nella diagnosi delle patologie delle vie biliari e dei dotti pancreatici in relazione anche ai dati emersi dalla letteratura. Da febbraio 2002 a luglio 2004 sono stati sottoposti a risonanza magnetica (RM) per lo studio delle vie biliari 252 pazienti consecutivi, con sospetto clinico o strumentale di patologia biliare. La diagnosi definitiva di patologia è stata ottenuta mediante intervento chirurgico e/o colangiopancreatografia retrograda perendoscopica (ERCP) nei pazienti con clinica o evidenza diagnostica di malattia, mediante follow-up nei restanti casi. La colangiopancreato-RM (CPRM), associata alla sequenza FSE T2 pesata sul piano assiale, è risultata positiva in 191/252 (75.79%) pazienti, in 75/191 dei quali (39.26%) si è reso indispensabile il ricorso a ERCP (n = 33) o è stato necessario l’intervento chirurgico (n = 42). CPRM e reperto chirurgico non concordavano in 3/42 (7.14%) casi operati; CPRM e ERCP sono risultate discordanti in 11/33 (33.33%) casi sottoposti a ERCP. Fatta eccezione per i limiti associati alla difficoltà di acquisire informazioni dinamiche relative a patologie funzionali dello sfintere di Oddi, per le quali peraltro si sta registrando un progressivo aggiornamento tecnologico, la CPRM rappresenta la metodica diagnostica di riferimento nella patologia biliopancreatica, riservando all’esame endoscopico valenza terapeutica. Parole chiave: colangiopancreatografia con risonanza magnetica, patologia biliopancreatica Summary Contribution of magnetic resonance cholangiopancreatography to the diagnosis of biliary tract disease. L. Calderan, A. Rossi, M. Bortul, F. Stacul, S. Gava, M. Cova The aim of the study was to assess the role of magnetic resonance cholangiopancreatography (MRCP) in the diagnosis of biliary tract and pancreatic duct diseases, also in relation to the data reported in the literature. Over the period from Februrary Introduzione La valutazione strumentale delle vie biliari e dei dotti pancreatici si avvale di un’ampia gamma di metodiche di imaging,invasive e non. La colangiografia endovenosa, gli US e la TC hanno rappresentato per alcuni decenni le sole metodiche di imaging non invasivo nell’approccio alla patologia biliopancreatica. Nonostante la buona accuratezza diagnostica di tali metodiche, nella pratica clinica tuttavia sovente si rende necessario il ricorso, anche solo a fini diagnostici, all’opacizzazione diretta dell’albero biliare e del dotto di Wirsung,ottenuta mediante la colangiografia diretta,la colangiopancreatografia retrograda perendoscopica (ERCP) e la colangiografia transepatica percutanea (PTC). L’avvento della colangiopancreatografia con risonanza magnetica (CPRM) ha apportato un fonda- 151 151-162_calderan 31-03-2006 12:37 Pagina 152 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 mentale contributo nella diagnostica non invasiva della patologia biliopancreatica. Tale metodica, che costituisce una tra le più recenti applicazioni dell’imaging con RM,è infatti in grado di fornire una diretta rappresentazione delle vie biliari e pancreatiche, con aspetti iconografici del tutto sovrapponibili a quelli ottenuti con le colangiografie e wirsungrafie dirette, ma senza impiego del mezzo di contrasto e senza alcuna manovra invasiva nei confronti del paziente. Essa si fonda sull’utilizzo di sequenze RM fortemente T2 pesate, in grado di esaltare il segnale proveniente dai fluidi statici e semistazionari, annullando o riducendo significativamente nel contempo il segnale dei tessuti circostanti. La CPRM appartiene quindi al capitolo definito da Jara et al.1 “idrografia-RM”,capitolo nel quale rientrano anche altre applicazioni come la pielografia-RM, la mielografia-RM,la scialografia-RM,tutte metodiche basate sull’esaltazione del segnale dei fluidi. Dalle prime applicazioni cliniche dovute a Wallner nel 1991,la CPRM ha mostrato un costante incremen- to nel suo utilizzo nella pratica clinica e ciò anche grazie allo sviluppo di tecniche di fast-imaging, in grado di fornire una rappresentazione delle vie biliopancreatiche, sia normali sia dilatate, in tempi assai brevi, dell’ordine di pochi secondi.Tuttavia,nonostante l’elevata accuratezza e l’ampia diffusione clinica della CPRM,non vi è tutt’oggi accordo unanime circa il ruolo dell’indagine nelle varie patologie biliopancreatiche. Non vi è comunque dubbio come il compito principale della CPRM sia quello di ridurre o di eliminare l’utilizzo della ERCP ai soli fini diagnostici, limitando quindi tale indagine esclusivamente a quelle affezioni ove sia assai probabile l’atto terapeutico. Inoltre la CPRM deve essere considerata come metodica di prima scelta, laddove la ERCP sia controindicata o tecnicamente difficoltosa (anastomosi biliodigestive), oppure alternativa nelle evenienze di fallimento dell’indagine o di insufficiente opacizzazione duttale2. Lo scopo del nostro lavoro è stato quello di valutare il ruolo della colangio-RM nella diagnosi delle patologie delle vie biliari e dei dotti 2002 to July 2004, 252 consecutive patients, with a clinical or instrumental suspicion of biliary disease were submitted to magnetic resonance to investigate the biliary tract. The definitive diagnosis of disease was obtained by surgery and/or endoscopic retrtograde cholangiopancreatography (ERCP) in patients with clinical or diagnostic evidence of disease and by means of follow-up in the remaining cases. MRCP, combined with T2-weighted FSE sequence on the axial plane yielded positive findings in 191/252 patients (75.79%); in 75/191 (39.26%) either ERCP was indispensable (n = 33) or surgery proved necessary (n = 42). MRCP and surgical sample findings proved discordant in 3/42 cases operated on (7.14%); MRCP and ERCP yielded discordant findings in 11/33 cases (33.33%) submitted to ERCP. With the exception of the limitations associated with the difficulty in obtaining dynamic information relating to functional diseases of Oddi’s sphincter, for which, moreover, a progressive tecnological updating is underway, MRCP is the diagnostic reference procedure in biliopancreatic disease, reserving a therapeutic role for ERCP. Key words: magnetic resonance cholangiopancreatography, biliopancreatic disease Chir Ital 2006; 58, 2: 151-162 152 pancreatici in relazione anche ai dati emersi dalla letteratura. Materiali e metodi Da febbraio 2002 a luglio 2004 sono stati sottoposti a RM per lo studio delle vie biliari 252 pazienti consecutivi,115 maschi e 137 femmine,di età compresa tra 2 e 95 anni,pari a una media di 61.54 anni, con sospetto di patologia biliare su base clinica, laboratoristica o strumentale.In 167 pazienti la RM è stata eseguita in regime di ricovero; 125 provenivano da un reparto chirurgico e 42 da uno medico, i restanti 85 erano pazienti ambulatoriali. Sono stati esclusi dall’indagine soggetti claustrofobici, portatori di pace maker, di clip chirurgiche o dispositivi metallici suscettibili all’esposizione magnetica. L’esame RM è stato condotto mediante l’impiego di un magnete superconduttivo da 1.5 T (Philips Gyroscan Intera,Best,Olanda) con gradienti da 30 mT/m e velocità di raggiungimento del picco pari a 150 mT/m/ms, utilizzando la bobina phased array. Sono state impiegate le seguenti sequenze: – sequenza FSE pesata in T2, sul piano assiale, eseguita in apnea respiratoria o con trigger respiratorio, utilizzando i seguenti parametri tecnici: TR = 1600 ms,TE = 100 ms, fattore turbo (FT) = 24, matrice 256 ¥ 256,2 misure,campo di vista rettangolare pari a 300 mm sull’asse delle x e 240 sull’asse delle y (= 80%), spessore di strato 5 mm con intervallo (gap) di 0.5 mm,30 strati.Si è impiegata la tecnica di acquisizione parallela (SENSE) che ha consentito di dimezzare il tempo di acquisizione della sequen- 151-162_calderan 31-03-2006 12:37 Pagina 153 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari za portandolo a 1 minuto e 17 secondi. La sequenza FSE T2 sul piano assiale è stata quindi utilizzata per il posizionamento del volume di acquisizione delle seguenti due sequenze di CPRM: – 2D single-shot FSE utilizzando i seguenti parametri tecnici: TR = •, TE = 800 ms,FT = 256,matrice 256 ¥ 256,1 misura,campo di vista 250 mm, spessore di strato 40 mm, 9 strati radiali, tempo di acquisizione 1 secondo per strato con intervallo di 7 secondi tra le acquisizioni (tempo totale di acquisizione 1minuto e 12 secondi); – sequenza 3D FSE con spessore di strato di 3 mm utilizzando i seguenti parametri tecnici: TR = 1600 ms, TE = 350 ms, FT = 130, matrice di acquisizione 256 ¥ 256 con matrice di ricostruzione 512 ¥ 512, 2 misure, campo di vista rettangolare pari a 300 mm sull’asse delle x e 240 sull’asse delle y (= 80%),spessore di strato 3 mm con sovrapposizione di 1.5,50 strati,tempo di acquisizione 1 minuto e19 secondi. Alle due sequenze di CPRM è stato associato l’impulso di soppressione del segnale proveniente dal tessuto adiposo di tipo SPIR (Spectral Presaturation with Inversion Recovery). Tali sequenze non si sono avvalse della tecnica di acquisizione parallela SENSE. Essa sarebbe infatti risultata ininfluente per la sequenza 2D single-shot FSE, visti i suoi tempi di acquisizione ridottissimi, mentre nelle sequenze 3D FSE, a parità d’impiego degli altri parametri, il suo utilizzo, pur dimezzando il tempo di acquisizione,avrebbe ridotto di circa il 30% il rapporto segnale/rumore. La sequenza 2D single-shot FSE è stata ottenuta in apnea respiratoria nelle singole acquisizioni, mentre Tab. I. Reperti documentati dalla sequenza di colangio-RM. Calcolosi e/o fango della via biliare Dilatazione via biliare intra e/o extraepatica Dilatazione cistica della via biliare intra e/o extraepatica Stenosi vie biliari Atresia vie biliari Anomalie di inserzione del dotto cistico Assottigliamento vie biliari Stent - endoprotesi Pneumobilia Dilatazione del Wirsung Cisti comunicanti con il Wirsung Pancreas divisum Decorso tortuoso del Wirsung Calcolosi del Wirsung la sequenza 3D FSE è stata condotta con trigger respiratorio. Le immagini di partizione della sequenza 3D FSE sono state successivamente elaborate mediante l’algoritmo MIP (maximum intensity projection) e l’algoritmo di ricostruzione multiplanare,in un tempo pari a circa 30 secondi. La sequenza 2D single-shot FSE ha prodotto invece direttamente l’immagine dell’albero biliare e del dotto pancreatico su 9 piani radiali, con un’angolazione di 40° di ciascun piano rispetto all’altro, uno dei quali orientato sul piano coronale anteriore destro in modo da includere il dotto epatico comune,la testa del pancreas e parte del corpo e della coda. La presenza di patologie è stata valutata sulle immagini MIP delle sequenze 3D FSE e sulle immagini 2D single-shot FSE. La diagnosi definitiva di patologia è stata ottenuta mediante intervento chirurgico e/o colangiopancreatografia retrograda perendoscopica nei pazienti in cui è stata individuata una causa evidente di malattia e con una clinica importante; mediante follow-up nei casi in cui la patologia evidenziata non ha richiesto un approccio invasivo immediato. 57 66 2 19 1 3 7 4 3 16 3 2 1 1 Risultati La RM è risultata negativa in 61/252 (24.20 %) pazienti, 55/61 (90.16%) dei quali non hanno richiesto ulteriori accertamenti, risultando la RM esaustiva in relazione alla clinica; 5/61 (8.19%) sono stati sottoposti a ERCP che ha confermato l’assenza di reperti patologici in 2 casi, mentre in 3 pazienti è risultata positiva, riscontrandosi in 1 paziente una calcolosi della via biliare e negli altri 2 una dilatazione della via biliare.Un paziente è stato sottoposto a intervento chirurgico di colecistectomia un mese e mezzo dopo l’esecuzione della RM, che ha rilevato la presenza di colecistite cronica litiasica. La CPRM, associata alla sequenza FSE T2 pesata sul piano assiale,è risultata positiva in 191/252 (75.79%) pazienti. La sequenza colangio-RM ha documentato i reperti riportati nella Tab. I (Figg.1-4),mentre la sequenza FSE T2 pesata sul piano assiale ha rilevato i reperti riportati nella Tab.II. Il numero complessivo di reperti è risultato pari a 312. La CPRM, in associazione alle sequenze FSE T2 pesate, ha permes- 153 151-162_calderan 31-03-2006 12:37 Pagina 154 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 a b Fig. 1. Inserzione mediale del cistico. La colangio-RM documenta la confluenza del dotto cistico con l’epatocoledoco in sede anomala, ossia medialmente (a, b). Tab. II. Reperti documentati dalla sequenza FSE T2. Calcolosi della colecisti e/o fango biliare Anomalie strutturali della parete della colecisti Colecisti sclero-atrofica Lesioni solide del pancreas Cisti pancreatiche Pancreas involuto Raccolte liquide endoperitoneali 99 7 1 3 10 5 2 Tab. III. Diagnosi formulate sulla base della CPRM associata alle sequenze FSE T2 pesate. Calcolosi della colecisti e/o delle vie biliari Sindrome di Mirizzi Colangite Neoplasie della via biliare Tumore di Klatskin Inserzione bassa e mediale del cistico Atresia delle vie biliari Cisti del coledoco Malattia di Caroli Colecistite acuta Colecistite cronica Esiti di intervento chirurgico sulle vie biliari Patologia della papilla Bilio-pancreatite acuta Pancreatite cronica Pseudocisti pancreatiche Neoplasie del pancreas Pancreas involuto Pancreas divisum Versamenti flogistici endoperitoneali Complicanze posizionamento stent e/o endoprotesi 154 104 1 7 2 1 3 1 2 1 1 7 2 18 14 9 7 3 1 2 2 3 so di formulare le diagnosi riportate nella Tab.III (Figg.1-3,5-9). In 116 dei 191 pazienti risultati positivi alla RM (60.63%) non sono stati effettuati ulteriori accertamenti diagnostici, perché la diagnosi RM concordava con la clinica del paziente e/o perché la terapia instaurata,nel frattempo,aveva portato alla risoluzione del quadro clinico. In 75 dei 191 pazienti (39.26%) si è reso indispensabile il ricorso a ERCP o è stato necessario l’intervento chirurgico; in particolare 42/75 (56%) pazienti sono stati sottoposti a intervento chirurgico, mentre 33/75 (44%) sono stati sottoposti a ERCP. Dei pazienti operati, come riportato nella Tab. IV, in 39/42 (92.85%) l’intervento chirurgico ha confermato i reperti osservati mediante RM; in particolare, 37 pazienti con diagnosi alla CPRM di calcolosi della colecisti e/o della via biliare hanno subito una colecistectomia; un paziente in cui la RM descriveva un mancato riconoscimento della via biliare nel tratto distale, con ectasia dell’albero biliare a monte,era affetto da adenoma tubulare della papilla di Vater; 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 155 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari a b Fig. 2. Pancreas divisum. Nell’immagine assiale, ottenuta con sequenza FSE pesata in T2 (a), e nella sequenza di colangio-RM (b) si osserva sbocco anomalo del dotto di Wirsung, che incrocia l’epatocoledoco prima di raggiungere la papilla di Vater. un paziente con stenosi alla confluenza dei dotti biliari epatici evidenziata dall’imaging ha subito un’epatectomia per la presenza di processo produttivo a tale livello. CPRM e reperto chirurgico,come riportato sempre nella Tab. IV, non concordavano in 3/42 (7.14%) casi: in particolare, all’intervento chirur- a gico in un paziente con RM positiva per calcolosi della colecisti si è rilevata una colecistite alitiasica, mentre in un altro caso si è riscontrata una calcolosi della colecisti non segnalata alla RM.In un ultimo soggetto all’intervento chirurgico si è osservata una litiasi del coledoco non documentata dalla RM. È importante sottolineare che in 3 dei 42 (7.14%) pazienti sottoposti a intervento chirurgico era stata eseguita anche una ERCP prima dell’intervento, risultata peraltro negativa rispettivamente in un caso di calcolosi e nel caso dell’adenoma tubulare della papilla, diagnosticati invece alla CPRM,e positiva nel pa- b Fig. 3. Calcolosi del coledoco. Nella scansione, acquisita mediante sequenza FSE pesata in T2 (a), si apprezza dilatazione della via biliare principale con presenza di minuto calcolo nel tratto distale (Æ). La colangio-RM (b) evidenzia calcolosi della colecisti, numerosi piccoli difetti di riempimento lungo il decorso del coledoco e la presenza di formazioni iperintense comunicanti con il dotto di Wirsung, ascrivibili a dilatazioni cistiche dei dotti pancreatici. 155 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 156 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 Tab. IV. Concordanza e discordanza tra intervento chirurgico e RM. Concordanza con intervento chirurgico Calcolosi colecisti e/o vie biliari Adenoma della papilla di Vater Epatectomia Discordanza con intervento chirurgico No calcolosi VB Calcolosi colecisti Calcolosi coledoco ziente con litiasi biliare non documentata mediante RM. La ERCP si è resa necessaria in 33/75 (44%) dei pazienti. In 22/33 (66.66%), come illustrato nella Tab. V, ha confermato i reperti osservati dalla CPRM ossia: calcolosi della via biliare in 15/22 (68.18%) pazienti, patologia della papilla di Vater in 1/22 (4.5%), dilatazione della via biliare in 4/22 (18.18%) e stenosi della via biliare in 2/22 (9.09%) casi. In 11/33 (33.33%) pazienti, come si osserva nella Tab.V, CPRM e ERCP sono risultate discordanti: 2 casi di calcolosi segnalati alla RM risultavano essere alla ERCP stenosi; 4 casi di dilatazioni con calcoli erano un’ectasia alitia- a sica della via biliare alla ERCP;1 caso di dilatazione della via biliare, 1 caso di papilloddite e 1 caso di calcolosi segnalati alla RM non sono stati evidenziati alla ERCP;in 1 caso di dilatazione della via biliare senza calcoli in RM la ERCP è risultata positiva per la presenza di calcolosi biliare; infine 1 caso di litiasi biliare segnalata alla CPRM non ha trovato riscontro alla ERCP, che ha documentato solo la presenza di dilatazione della via biliare. La CPRM ha dimostrato, nel nostro studio, una sensibilità e una specificità nella diagnosi della calcolosi della via biliare, che rappresenta il reperto più frequente, rispettivamente del 96.2% e dell’86.36%,con 37 1 1 39 1 1 1 3 un valore predittivo negativo pari a 96.61% . Discussione Fino all’avvento della CPRM,10 anni fa circa,l’approccio tradizionale al paziente con sospetto clinico di patologia biliare non poteva prescindere dal ricorso alla ERCP, esponendo il paziente ai rischi connessi con le manovre endoscopiche in quanto anche altre tecniche di imaging non invasive (TC e US) non erano in grado di fornire una valutazione esaustiva della via biliare. Sino dalla sua introduzione nel 1991, la CPRM nei b Fig. 4. Pneumobilia. Nella scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a), si osserva dilatazione dei rami principali della via biliare intraepatica, nel cui contesto si apprezza immagine di livello idroaereo riferibile alla presenza di pneumobilia (Æ). La colangioRM (b) evidenzia un voluminoso calcolo a livello di coledoco distale (Æ). 156 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 157 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari a b Fig. 5. Sindrome di Mirizzi. Nella scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a, b), si osserva compressione ab estrinseco dell’epatico comune a opera della colecisti che presenta grossolano calcolo nel lume (Æ). La colangio-RM conferma tale reperto (Æ) (c). c Tab. V. Concordanza e discordanza tra ERCP e RM. Concordanza con ERCP Discordanza con ERCP Calcolosi VB Patologia papillare Dilatazione VB Stenosi VB RM Calcolosi VB Dilatazione VB Dilatazione VB e calcolosi Patologia della papilla Dilatazione VB senza calcolosi Calcolosi VB Calcolosi VB ERCP Stenosi VB Negativo Dilatazione VB senza calcolosi Negativo Dilatazione VB e calcolosi Negativo Dilatazione VB 15 1 4 2 22 2 1 4 1 1 1 1 11 157 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 158 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 b a Fig. 6. Malattia di Caroli. La scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a), e la colangio-RM (b) documentano la presenza di dilatazioni di aspetto cistico delle vie biliari, nel cui lume sono riconoscibili anche numerosi minuti calcoli (Æ). L’immagine TC (c) mostra in modo meno evidente i reperti sopra descritti (Æ). c confronti delle indagini sopra menzionate ha dimostrato di essere una metodica promettente e non invasiva nello studio delle vie biliari e pancreatiche3-5 con una specificità e sensibilità pari a quelle della ERCP e superiori a quelle di TC e US3,6. Le applicazioni cliniche della CPRM sono numerose e includono la diagnosi della calcolosi della via biliare principale, della patologia neoplastica e delle anomalie congenite del tratto biliopancreatico, della colangite sclerosante primitiva, delle pancreatiti acute e croniche3. Per quanto riguarda le applicazioni in campo pancreatico la CPRM ha trovato una difficoltà tecnica maggiore rispetto al settore delle pato- 158 logie dell’albero biliare; questo è dovuto al fatto che la CPRM riconosce dei limiti nel visualizzare i dotti pancreatici non dilatati o a valle di ostruzioni duttali per la scarsa presenza di succo pancreatico in condizioni di digiuno o per l’assenza del flusso a valle di lesioni ostruenti.Il problema è stato in parte superato eseguendo l’esame dopo somministrazione di secretina7 che permette una maggiore dilatazione dei dotti secondari8. La secretina è un ormone che stimola le cellule duttali del pancreas e delle vie biliari a secernere succo pancreatico e bicarbonato con conseguente aumento del volume del fluido contenuto all’interno dei dotti. Takehara et al.9 hanno riportato che la frequenza dei falsi positivi in presenza di sospetta stenosi diminuisce notevolmente dopo somministrazione di secretina prima dell’esame di RM. Fukukura et al.10 hanno dimostrato che il momento migliore per lo studio dell’albero pancreatico è a 5 minuti dalla somministrazione di secretina. Il reperto più frequentemente riscontrato alla CPRM associata alla sequenza FSE T2 pesata sul piano assiale nella nostra casistica è stato la calcolosi biliare, evidenziata 99 volte a carico della colecisti e 57 a carico dell’albero biliare.La diagnosi si è basata sulla semeiotica tipica della litiasi, rappresentata dall’assenza di segnale del calcolo circondata dall’iperintensità della bile. Nei 104 pazienti in cui è stata fatta diagnosi di calcolosi della coleci- 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 159 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari a b Fig. 7. Colangite sclerosante. Nella scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a), si osserva stenosi breve del dotto epatico di sinistra in prossimità della sua confluenza con quello di destra (Æ). La colangio-RM (b) conferma il reperto sopradescritto e meglio documenta l’aspetto irregolare del coledoco, che si caratterizza per la presenza di multipli restringimenti lungo tutto il suo decorso. sti e/o delle vie biliari è stato possibile documentare, oltre alla presenza dei calcoli, la dilatazione delle vie biliari intra e/o extraepatiche in 36 (34.61%), fango biliare in 7 (6.73%), pneumobilia in 2 (1.92%) non riconducibile a precedente esame endoscopico. Nei 75 casi in cui si è potuto ottenere un riscontro effettivo del rilievo semeiologico mediante intervento chirurgico o ERCP, la CPRM non ha individuato i calcoli situati nel coledoco distale in 3 casi ma ha documentato la mancata visualizzazione del tratto distale del coledoco. Questo aspetto rappresenta un limite della CPRM, che trova difficoltà a evidenziare elementi semeiologici che caratterizzano la natura di un ostacolo in sede periampollare. La contrazione fasica dello sfintere di Oddi, infatti, produce una resistenza al deflusso della bile in duodeno, pertanto la mancata visualizzazione del tratto periampollare del coledoco può essere riferita sia a un evento fisiologico legato all’attività contrattile dell’Oddi,sia alla reale presenza di un ostacolo11. In altri 9 casi la CPRM è risultata falsamente positiva evidenziando la presenza di calcoli non confermata all’intervento o alla ERCP (vedi Tab. III): tale metodica dimostra quindi, nel nostro studio, una sensibilità e una specificità nella diagnosi della calcolosi della via biliare rispettivamente del 96.2% e dell’86.36%, valori che si collocano nel range di quelli riportati nello studio di metanalisi condotto da Romagnuolo et al.12 su un totale di 4711 pazienti con sospetta patologia dell’albero biliare. Dai nostri dati si evince anche l’elevato valore predittivo negativo della CPRM nella calcolosi epatocoledocica, risultato pari al 96.61% in accordo con i dati della letteratura13 che riporta valori tra il 96 e il 100%. L’elevato valore predittivo negativo è alla base dell’indicazione elettiva della CPRM quale tecnica non invasiva, avente quindi il ruolo non tanto di documentare il calcolo,ma quanto di escluderne la presenza. In 15 dei 18 pazienti nei quali è stata fatta diagnosi di patologia della papilla si è evidenziato l’aspetto filiforme,“a coda di topo”,del tratto intrapapillare del coledoco con ectasia a monte (83.33%);la dilatazione del Wirsung è invece risultata presente in soli 3 casi (16.66%). La calcolosi della via biliare extraepatica e la calcolosi della colecisti sono state rispettivamente documentate in 3 dei 14 pazienti (21.42%) e in 11 dei 14 (78.57%) pazienti in cui è stata fatta diagnosi di bilio-pancreatite. Altri reperti che sono stati segnalati nei nostri casi di bilio-pancreatite sono la dilatazione della via biliare principale in 5 dei 14 pazienti (35.71%), l’aumento di volume del pancreas in 6 dei 14 pazienti (42.85%) e la dilatazione del Wirsung in 8 dei 14 pazienti (57.14%) La diagnosi di pancreatite cronica, posta in 9 dei nostri pazienti, è risultata caratterizzata dai seguenti reperti: ectasia del Wirsung in 6/9 (66.66%), aspetto sacciforme del Wirsung 2/9 (22.22%), calcoli nel 159 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 160 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 a c b d Fig. 8. Tumore della placca ilare. Nella scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a, b), si osserva dilatazione della via biliare intraepatica sino alla confluenza dei dotti epatici principali, cui segue stenosi serrata come per la presenza di processo produttivo. La colangioRM (c) e la colangiografia percutanea transepatica (d) confermano i reperti sopradescritti. Wirsung in 1/9 (11.11%), cisti pancreatiche a contenuto liquido in 3/9 (33.33%). Nella nostra casistica la CPRM e/o la sequenza FSE T2 pesata sul piano assiale hanno documentato la presenza di 13 pseudocisti; la CPRM ha evidenziato la comunicazione con il sistema duttale pancreatico in 3 casi (23%). La CPRM infatti evidenzia bene qualunque fluido statico, quindi anche le pseudocisti che possono avere un’intensità di segnale variabile a seconda del contenuto o mostrare un livello idroaereo, mentre anche con l’analisi dettagliata delle im- 160 magini di partizione presenta qualche difficoltà nell’individuare l’eventuale comunicazione con il sistema duttale. Nella nostra casistica 61 dei 252 pazienti (24.20%) che hanno effettuato la CPRM per una sintomatologia suggestiva per patologia biliopancreatica hanno presentato un quadro RM completamente negativo che ha consentito il completamento dell’iter diagnostico in 55/61 pazienti. Nei rimanenti 6 pazienti il persistere della sintomatologia o il ripresentarsi della stessa, dopo breve distanza di tempo dall’esecuzione della CPRM,ha richie- sto il ricorso alla ERCP in 5 casi: in 2 di questi è stata confermata la negatività del quadro,mentre in altri 2 si è osservata la dilatazione della via biliare principale probabilmente insorta successivamente all’esame RM; in 1 paziente è stata diagnosticata una calcolosi del coledoco terminale: tale discordanza è verosimilmente attribuibile alla sede periampollare del calcolo11 o alle dimensioni dello stesso; è infatti noto che la risoluzione spaziale della CPRM,al momento attuale, non consente di evidenziare calcoli di diametro inferiore ai 2 mm e i cristalli di calcio4,12. 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 161 Apporto della colangio-RM nella diagnostica delle vie biliari a c La CPRM permetterà, sempre con maggiore frequenza,di ridurre e di eliminare l’utilizzo della ERCP a soli fini diagnostici, limitando quindi tale indagine a quei pazienti in cui è stata fatta precedentemente diagnosi di patologia a carico dell’albero bilio-pancreatico e che quindi devono essere sottoposti a esame endoscopico a scopo terapeutico. Tanner et al.14, in un recente studio, hanno infatti dimostrato che se nei pazienti con dolore addominale di verosimile natura biliare o con segni di pancreatite pregressa b Fig. 9. Pancreatite cronica. La scansione, ottenuta sul piano assiale con sequenza FSE pesata in T2 (a, b), evidenzia una diffusa alterazione del parenchima pancreatico, caratterizzato da numerose cisti e un’importante dilatazione del Wirsung con numerosi difetti di riempimento nel lume (Æ) La colangio-RM (c) conferma tali reperti. o in atto fosse stata utilizzata in prima battuta la CPRM, solo il 19% avrebbe richiesto il ricorso alla ERCP, mentre l’81% non avrebbe necessitato di un ulteriore approfondimento diagnostico.Tale situazione si è realmente verificata nella nostra casistica, in quanto 116/191 (60.73%) pazienti giunti alla nostra osservazione con sospetto clinico di patologia biliare/pancreatica, in seguito a un risultato diagnostico positivo della CPRM, non hanno richiesto ulteriori indagini per intraprendere il corretto iter terapeutico. Conclusioni Dall’analisi della letteratura e dai risultati dell’esperienza personale acquisita su 252 pazienti, si evince come la CPRM presenti un’elevata accuratezza diagnostica nella valutazione del paziente con quadro clinico-laboratoristico suggestivo di patologia biliare,evitando il ricorso all’endoscopia nei casi in cui non vi sia indicazione terapeutica. È cosi possibile evitare al paziente il rischio legato alle complicanze intrinseche alla manovra endosco- 161 151-162_calderan 31-03-2006 12:38 Pagina 162 Chirurgia Italiana 2006 - vol. 58 n. 2 pp 151-162 pica,alla somministrazione di mezzo di contrasto iodato e all’esposizione alle radiazioni ionizzanti. Indicazione preminente della CPRM è la valutazione dell’ittero ostruttivo, chirurgico, sostenuto dalla dilatazione delle vie biliari intra ed extraepatiche,le cui cause più frequenti sono rappresentate dalla calcolosi epatocoledocica, dalla patologia flogistica della papilla e dalle stenosi benigne o maligne, intrinseche o estrinseche dell’albero biliare. Altra indicazione di notevole importanza della CPRM è rappresentata dall’identificazione delle complicanze delle anastomosi biliodi- gestive, quali stenosi, colangiti e litiasi ricorrente o residua. L’assenza d’invasività strumentale della metodica costituisce indicazione fondamentale alla disamina sia delle malattie congenite dell’albero biliare,rappresentate dalle cisti del coledoco,dalla malattia di Caroli e dall’atresia biliare,sia delle complicanze tardive nel trapianto epatico,esemplificate da stenosi,calcolosi e colangite. La capacità della CPRM di visualizzare,nella quasi totalità dei pazienti,l’epatocoledoco,i dotti epatici principali destro e sinistro,il dotto cistico e la colecisti,anche se non dilatati,è alla base della sua applicazione come indagine di screening nei pazienti candidati a intervento di colecistectomia videolaparoscopica,con lo scopo non solo di rilevare microcalcoli migrati nell’epatocoledoco, ma anche di identificare varianti anatomiche,potenziali cause di danno iatrogeno. In conclusione,fatta eccezione per i limiti associati alla difficoltà di acquisire informazioni dinamiche relative a patologie funzionali dello sfintere di Oddi,per le quali peraltro si sta registrando un progressivo aggiornamento tecnologico, la CPRM rappresenta la metodica diagnostica di riferimento nella patologia biliopancreatica,riservando all’esame endoscopico valenza terapeutica. tree. Gastrointest Endosc 2002; 55: 17-22. 10. Fukukura Y, Fujiyoshi F, Sasaki M, Nakajo M. 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