La Donna
Nell’Antica Roma
La Donna Romana
L’etimologia della parola donna si
avvicina ad una domus (casa) oppure
ad una domina (padrona).
Una donna-domus e una donnadomina:sono questi i due
tratti prevalenti del profilo della donna
romana.
La donna era considerata un essere
inferiore, con pochissimi diritti e totalmente
sottomessa prima al padre e ai fratelli, poi
al marito.
Esposizione della Donna
La sproporzione tra maschi e femmine
deriva da un lato dall’ingiustizia sociale
che preferiva aiutare i maschi anziché
le femmine, e poi dall’uccisione delle
neonate, per l’antichissima usanza della
pubblica esposizione. Con l’avvento del
patriarcato le donne non possono combattere,
e pertanto sono di peso e vanno eliminate,
o tenute quel tanto che serve per procreare.
L’educazione
In famiglia il padre si preoccupava di educare i
figli maschi, delle femmine poco si curava. Al
padre spettava nutrirle, controllare la loro
moralità e combinare un buon matrimonio. Il
resto era compito della madre. Nelle case
patrizie, le fanciulle venivano educate a essere
delle brave spose e madri, nelle attività
domestiche e verso le virtù di castità,
riservatezza e modestia.
Donne senza nome
Come il nome di Roma, anche il nome
individuale delle donne romane era segreto:
ammesso che esistesse, infatti, questo
nome di regola non veniva pronunciato;
questo divieto sarebbe legato alla credenza
che il nome fosse una parte della persona,
non diversa da una parte del corpo.
Nominare la donna, dunque, sarebbe
equivalso ad avere con lei un
inammissibile contatto fisico.
Il lavoro
Le donne svolgono prevalentemente lavori domestici.
Nelle iscrizioni romane troviamo solo quattro donne
mediche, una segretaria, una stenografa e poi sarte,
pettinatrici, levatrici, balie, pescivendole, erbivendole.
Nella città di Ostia troviamo anche nutrici, tessitrici,
lavandaie, massaggiatrici.
Alla donna era affidata la prima educazione del bambino,
il primissimo insegnamento orale.
In casa essa si dedica ad acu pingere, cioè al ricamo.
Le donne potevano anche gestire il commercio
dei tessuti.
La prostituzione
Le donne spesso erano legate al mondo della
prostituzione: attrici,albergatrici, cameriere, danzatrici,
proprietarie di taverne. Il lavoro si svolge in postriboli
(lupanares) che sono posti preferibilmente presso i
crocicchi di strade secondarie.
La tariffa media (10-15 assi), che va tutta al tenutario,
corrisponde al prezzo di due porzioni di vino.
I clienti sono generalmente affezionati e grafomani.
Le vesti
La differenza tra vesti maschili e femminili
consisteva nei tessuti misti e nei colori. Le
donne romane non avevano solo stoffe a tinta
unita, ma anche a strisce,ricamate e intessute a
telaio con disegni vari. Come biancheria intima
utilizzavano delle mutandine e una fascia per
reggere il seno. Sopra la tunica avevano la
stola.
La Procreazione e il Parto
Partorire in età romana era molto pericoloso.
Circa il 5%-10% delle donne romane morivano
dopo avere partorito; per questo in età imperiale
la donna cercò di limitare le nascite utilizzando
pozioni contraccettive ed abortive.
In quanto a ciò che conoscevano i romani sul
tempo della gestazione, la ritenevano possibile
di sette mesi, mai otto, più frequentemente nove
e anche dieci mesi.
Il Matrimonio
Una donna poteva essere promessa in
sposa giovanissima (10-11-12 anni), anche
contro la sua volontà. Il matrimonio si
perfezionava con il trasferimento della
donna dalla famiglia paterna a quella del
marito; questi venivano fatti per garantirsi
una discendenza e per motivi economici. Il
matrimonio viene organizzato dal padre
della sposa che ha su di lei il potere
manus. In famiglia la moglie sta vicino al
marito in ogni occasione. Nel 18 a.C.,
Ottaviano presenta la Lex Iulia, diretta a
ricostruire la società secondo i più rigidi
principi morali.
La Celebrazione del Matrimonio
Il matrimonio è una vera e propria
cerimonia ufficiale. Il momento delle
nozze si svolge secondo un rituale
drammatizzato. Lei è vestita in bianco,
con un velo arancione; al calar della sera
la futura mater familias finge di
aggrapparsi alle braccia della madre dalle
quali è strappata a forza. Finita la
celebrazione, gli sposi appena entrati in
casa, mangiavano il conferreatio il pane
di farro.
Il Divorzio
Romolo non permetteva mai alle donne di divorziare,
mentre lo permetteva ai mariti in alcuni casi: tentato
avvelenamento, uso di chiavi false, adulterio. Quanto a
colui che avesse venduto la propria consorte, gli si
augurava di finire all’inferno. Per far finire il matrimonio
bastava recapitare al coniuge un biglietto con su scritto
tuas res tibi habetio ed è tutto finito. Le seconde nozze
non erano molto apprezzate in generale dai cittadini. In
epoca imperiale fu più facile divorziare e non incentivava
affatto i matrimoni.
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