WOW!!! ECCOLA QUI, PROPRIO DAVANTI NOI, LA BIBLIOTECA PIÙ GRANDE DI TUTTA PARIGI!! MI DIRIGO VERSO LA GROSSA PORTA VETRATA, LA SPINGO, SPINGO LE LUCIDE MANIGLIE DORATE E LA PORTA SI MUOVE, GIRA E, IN UN SECONDO, SONO ALL’INTERNO DELLA STANZA. UN FORTE ODORE ACRE MI COLPISCE IL NASO; TUTTI I MIEI COMPAGNI SI DIRIGONO VERSO GLI SCAFFALI MARRONI: SEMBRANO LÌ DA SEMPRE. MI AGGIRO, GUARDINGO PER LA BIBLIOTECA, MI ANNOIO, DECIDO DI TORNARE INDIETRO E DI CERCARE ANDREA ZERLA, MA…UN MOMENTO: DOVE SONO? ACCIDENTI, MI SONO PERSO… UN PO’ SPAVENTATO FACCIO ALCUNI PASSI INCERTI, UN BRIVIDO MI PERCORRE LA SCHIENA. PAURA? NO, DEVO ANDARE IN BAGNO. INDIETREGGIO ANCORA DI QUALCHE PASSO, UN ALTRO BRIVIDO, MA COSA… BOOM! QUANDO RIAPRO GLI OCCHI SONO STESO A TERRA. CHE ORE SARANNO? MI CHIEDO QUANTO TEMPO SIA PASSATO. MI ALZO, LE GAMBE MI TREMANO, MI GUARDO ATTORNO, MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO? UNA LUCE FIOCA PENETRA APPENA DA UNA FINESTRELLA CHE DA’ SULLA STRADA. STO PER URLARE, MA QUALCOSA ATTIRA LA MIA ATTENZIONE: UNO SCAFFALE. AVANZO ED, OSSERVANDOLO DA VICINO, VEDO QUALCOSA SUL RIPIANO PIU’ ALTO: E’ UN LIBRO. VOGLIO SALIRE, MA COME POSSO NOTO UNO SGABELLINO DI LEGNO ALQUANTO MANGIUCCHIATO DALLE TARME. SENZA FARCI TROPPO CASO LO SPOSTO E LO USO COME RIALZO PER RAGGIUNGERE IL LIBRO. AFFERRO QUEST’ULTIMO E STO PER SCENDERE QUANDO…CRAC! UNA GAMBA DELLO SGABELLO CEDE ED IO CADO ALL’INDIETRO CON UN TONFO. SCATTO IN AVANTI, IL GOMITO MI FA MALE, L’HO SBATTUTO PER TERRA. DOPO ESSERMI RIPRESO, CERCO IL MOTIVO DELLA MIA CADUTA, VICINO A ME C’E’ IL LIBRO, LO GUARDO: SULLA COPERTINA DI CUOIO, VECCHIA E LOGORA, SONO RICAMATE IN ORO LE LETTERE “C..D.B” . NON HO IL CORAGGIO DI APRIRLO, COSI’ CERCO LE SCALE DA DOVE SONO CADUTO, RISALGO E IN UN ATTIMO SONO DI NUOVO NELLA SALA DI PRIMA. INIZIO A CORRERE, MA QUALCUNO MI VIENE ADDOSSO: E’ ANDREA ZERLA! GOFFAMENTE MI RIALZO E TUTTO ECCITATO, STRILLO: -GUARDA! HO TROVATO UN LIBRO!LUI MI FISSA SPAZIENTITO: -PER FORZA FABIO! COSA CREDEVI DI TROVARE? SIAMO NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI PARIGI!LO GUARDO AMAREGGIATO, MA PRIMA CHE MI LASCI IL TEMPO DI RIBADIRE, QUALCUNO STRILLA: -COSA STATE FACENDO? FINALMENTE VI HO TROVATO! SONO ORE CHE VI CERCO!FACCIO APPENA IN TEMPO A NASCODERE IL LIBRO DIETRO LA SCHIENA. LA PROFESSORESSA CI RIPORTA NELLA SALA GRANDE, DOVE I NOSTRI COMPAGNI SONO IN FILA PER USCIRE DALLA BIBLIOTECA. CHIEDO GENTILMENTE AD UNA SIGNORINA IN GONNELLA SE, PRIMA DI PARTIRE, POSSO DARE UN ’OCCHIATA AL COMPUTER, LEI ANNUISCE, MA MI DICE DI DARMI UNA MOSSA, POICHE’ LA BIBLIOTECA STAVA CHIUDENDO ED IO AVREI PERSO IL MIO GRUPPO. SEGUO ALLA LETTERA LE ISTRUZIONI DELLA SIGNORINA E 10 MINUTI DOPO RAGGIUNGO ANDREA AL PULLMAN. HO UN SORRISETTO COMPIACIUTO STAMPATO IN VOLTO, PERCHE’ NEGLI ARCHIVI IL LIBRO NON RISULTA REGISTRATO. DURANTE IL VIAGGIO DI RITORNO MI SIEDO NELLA PARTE POSTERIORE DEL PULLMAN, DOVE RACCONTO A TUTTI LA MIA AVVENTURA E TUTTI, INTERESSATI, ASCOLTANO. ALLA FINE ESTRAGGO DALLA SACCA IL LIBRO, CHE I RAGAZZI GUARDANO CON STUPORE, FINCHE’ ELENA PARLA: -MA SEI PAZZO? LO HAI RUBATO, VERO?VALENTINA FIORA LE FA ECO: -LO HAI RUBATO? LO SAI CHE E’ UN REATO?IO SBUFFO E DICO:- CIO’ CHE E’ FATTO E’ FATTO, E POI NON RISULTAVA NEGLI ARCHIVI, NON ERA REGISTRATO, CAPITE? LE ORE DI VIAGGIO PASSANO RAPIDAMENTE, UN PO’ PER LA SCOPERTA DEL LIBRO, UN PO’ PER LE CHIACCHIERE E LA COMPAGNIA. SI PARLA DELLA NOSTRA GITA DI TRE GIORNI A PARIGI, DEI MONUMENTI VISTI, DEI MUSEI VISITATI E DELLA BIBLIOTECA, L’ULTIMA TAPPA DEL NOSTRO VIAGGIO PRIMA DI RIPARTIRE PER L’ITALIA, MA, SOPRATTUTTO, PER LA NOSTRA ADORATA BORNO. ALLA FINE DEL VIAGGIO, PRIMA DI LASCIARCI, CI ACCORDIAMO PER INCONTRARCI ALL’ ORATORIO DI BORNO ALLE 2.30 DI SABATO POMERIGGIO E LEGGERE INSIEME IL LIBRO. SABATO SIAMO TUTTI PUNTUALI, TRANNE ADELE CHE ARRIVA ALLE 3.00. ENTRIAMO E CI RECHIAMO NELLA SALA GIOCHI. DOVE CI SEDIAMO IN CERCHIO, IO TOLGO IL LIBRO DALLO ZAINETTO E LO PASSO A VALENTINA CHE PIANO, PIANO, VOLTA LA COPERTINA CON LE LETTERE DORATE E INIZIA A LEGGERE. -ALLORA, -DICE,- VEDIAMO UN PO’ …-. Venerdì, 5 luglio 1514 A soli 37 anni muore mia madre: Anna di Bretagna. La sua morte ha rattristato tutta la famiglia; soprattutto me. Il giorno del suo funerale, fra due giorni, arriveranno tutti i nostri parenti. Sarà una giornata interminabile, non voglio condividere questo momento di dolore con la mia famiglia; ma solo con me stessa. Voglio pensare, riflettere, affrontare la verità, ma ho paura di non farcela. Non so cosa fare, sono sola, mia madre l’unica persona che riuscisse a comprendermi, che mi aiutava a risolvere i problemi, non c’è più, e più ci penso più mi convinco che non ce la potrò mai fare da sola senza l’aiuto di un adulto che mi sostenga. Domenica, 7 luglio 1514 Alla cerimonia funebre non sono riuscita a trattenere le lacrime e sono scoppiata in un pianto irrefrenabile. Alla fine della giornata mi sono fermata al campo santo per salutare l’ultima volta mia madre; mentre ero ancora in lacrime qualcuno mi ha chiamato. Mi sono spaventata, perché non riconoscevo quella voce; avevo paura. Mi sono girata di scatto e ho visto un ragazzo di gran classe co’ capelli mori e corti sulla fronte, con un naso aquilino. Mi è parso, a prima vista, un ragazzo abbastanza intelligente ma anche molto affabile e di portamento distinto. Ho visto che avanzava verso di me, indietreggiai di un passo, ma lui continuava a fissarmi e a venirmi incontro. Mi sono impaurita. Quando mi ha raggiunto, mi ha salutato e mi ha porto sentite condoglianze per la morte di mia madre. Io ho ricambiato il saluto e l’ ho ringraziato per le condoglianze, ma mi domando come abbia fatto a sapere che io sono la figlia di Anna di Bretagna?!... Dopo qualche minuto che ci guardavamo, lui mi ha chiesto se potevamo andarcene da quel posto angosciante. Era già da un po’ che parlavo con lui, quando, senza sapere il suo nome, sono tornata a casa. Mio padre, tornata a casa, mi ha chiesto, con molto interesse se il gentiluomo che mi aveva raggiunto al campo santo, mi era sembrato gentile, o anche solo cordiale. Io, un po’ preoccupata per il fatto che lui sapeva di quel gentiluomo, gli ho domandato il perché di tanto interesse. Lui , emozionato ma anche preoccupato per come avrei reagito, mi ha detto con voce soffocata, che quel l’uomo di nobili sentimenti, mi era stato promesso sin dal 1506 e che un giorno sarebbe diventato mio sposo. Lunedì, 8 luglio 1514 Questa mattina al mio risveglio mi è sembrato tutto un sogno, ma so che è la pura verità. Come ho fatto a non capire in tutti questi anni che lui, Francesco duca di Valois, sarebbe diventato presto mio sposo? Adesso che ripenso a ieri, a come ci siamo conosciuti per la prima volta, mi sembra tutto così imbarazzante e inopportuno. Avrei voluto conoscerlo in circostanze più serene Proprio il giorno del funerale di mia madre non mi sarebbe mai venuto in mente di conoscere, in quell’orribile giorno, il mio promesso sposo. Non riesco a credere che mio padre mi abbia tenuto nascosta per otto lunghi, otto lunghissimi anni, l’identità del mio promesso sposo. Avrei preferito scegliere da sola il mio futuro consorte, ma qualcuno mi ha risparmiato la fatica, scegliendo, senza il mio consenso, l’uomo con cui passerò il resto della mia vita. A me questa cosa non va affatto bene, non perché Francesco non mi sia gradito, ma perché mi infastidisce il fatto che mio padre abbia aspettato proprio il giorno del funerale di mia madre per farmelo conoscere. Spero che quando gli parlerò del fatto che non acconsentirò a queste nozze di sposarlo non si arrabbi con me. Martedì, 9 Luglio 1514 Questo pomeriggio ho rivisto Francesco e lui mi ha parlato di come si svolgeranno le nostre nozze; io mi sono finta interessata, ma dentro di me non provavo alcun interesse. Mi sembra tutto così strano da come me lo ero immaginata da fanciulla. M ‘immaginavo un lunghissimo vestito di seta bianca, con delle damigelle che spargevano petali di rose rosse per terra e, soprattutto, mi immaginavo di essere davvero innamorata. Ma so che i sogni non si possono realizzare, non completamente, non come te li immagini. Mercoledì, 10 luglio 1514 Oggi ho passato una giornata noiosa col mio futuro sposo e, più ci parlo, più capisco che non è l’ uomo con cui voglio passare la mia vita, ma alla fine a nessuno importa di me o di quello che vorrei fare; qualsiasi cosa pensi di lui, dovrò sposarlo comunque anche se di malavoglia. Io non voglio sposarlo, ma sono obbligata, l’autorità di mio padre mi impone questo matrimonio; non voglio contrariarlo, ha già sofferto abbastanza per la morte di mia madre! Per la sua felicità, tenterò di non far notare il fatto che a me non piaccia Francesco e cercherò di accettarlo. 5 agosto 1514 È ormai stato deciso: devo sposarmi con Francesco. Ma non voglio. Una donna non può avere il futuro dettato da altri solo perché la sua nobiltà glielo impone. Quanto vorrei essere una di quelle ragazze borghesi e vivere una vita normale con alcune difficoltà economiche e personali, ma vissuta da me stessa e non dagli altri… Francesco potrà anche essere nobile, ricco e potrà avere tutte quelle qualità speciali che il padre mio continua a ripetermi, ma non è l’uomo che fa per me, anche Mia Madre, la mia amatissima Madre, ne era fortemente convinta… Questo matrimonio potrà portare solo un vantaggio: Francesco sarà il futuro re di Francia e io, di conseguenza, sarei, oltre che duchessa di Bretagna, regina di Francia. Inoltre la Bretagna non resterebbe una regione indipendente dalla Francia, come mia madre aveva sempre sognato. 20 agosto 1514 Sono già iniziati i preparativi per il grande giorno, quello del mio matrimonio con Francesco. Mio padre e tutti i parenti, insieme a quelli di Francesco, stanno preparando il nostro corredo, tutto pizzi e merletti e, ovviamente, a me non piace, come d’altronde tutte le altre cose legate a questo matrimonio. Inoltre dopo la cerimonia ci sarà un enorme banchetto a cui parteciperanno tantissime persone, poche sono quelle che conosco. Non so dove si svolga e che cosa si mangi, ma non mi interessa niente; so solo che stanno preparando tutto secondo i loro gusti e a me non chiedono nulla. Qui a corte non si pensa ad altro ed io, che sono la persona più coinvolta, sono quella meno interessata a tutto ciò che viene progettato per questo fatidico matrimonio. 10 settembre 1514 Al mio matrimonio c’erano molte signore nobili che indossavano vestiti stupendi, portavano al collo delle collane e degli orecchini d’oro con diamanti incastonati al centro. Ho scorto tra la folla una signora un po’ goffa con un vestito verde, ricamato finemente dalle sarte di corte. Vicino a questa signora c’era un uomo che le teneva la mano, certamente era suo marito, ed indossava un vestito rosso, con dei pantaloni neri ed un colletto bianco. Diversi uomini indossavano lo stesso vestito: un vestito color nero con calzettoni bianchi lunghi fino alle ginocchia con scarpe nere e continuavano a litigare. Una signora, vedova, indossava un vestito arancio ed era molto bella. Molti bambini le giravano attorno e questa rideva senza stancarsi di loro. Un signore non si è mai spostato dal banchetto e si è versato addosso del sugo di pollo senza accorgersene. 15 novembre 1514 Questa mattina mi sono svegliata un po’ tardi; dopo avere fatto una buona colazione mi sono messa a scrivere alle mie amiche Melanie, Sophie e Celine per andare con loro a fare una colazione sul prato e parlare del mio matrimonio. Nelle lettere ho scritto di trovarci sulla nostra collina segreta, che si trova vicino ad un boschetto di abeti. Dovevamo trovarci lì nel primo pomeriggio per mangiare qualcosa e parlare. Ero su un cavallo e mi dirigevo alla collinetta, quasi arrivata vidi le mie due amiche con un cestino colmo di cibo. Ad un tratto mi è venuto in mente che avevo lasciato il mio cestino nella stalla, perché lo avevo messo per terra mentre salivo a cavallo. In quel momento ho udito dei passi e mi ero spaventata dato che non avevo rivelato a nessuno i progetti della mia giornata. -MMMH… -BEH…SUL PIU’ BELLO TI FERMI? -GUARDA CHE NON E’ COLPA MIA, QUI MANCANO DELLE PAGINE … -VA BEH … CONTINUA DOPO LE PAGINE MANCANTI. -OK…VEDIAMO… SIAMO NEL 1517… 15 gennaio 1517 Alla nostra corte di Amboise oggi ho avuto il privilegio di vedere all’opera una delle persone più creative e intelligenti mai vissute: il grande Leonardo da Vinci. È qui per commissione di mio marito e mentre stava progettando dei canali per il giardino io l’ho visto e, sapendo chi era, ho iniziato a guardare il meraviglioso modo con cui disegnava il suo progetto e ad ammirare l’immensa passione che ci metteva. Poi ho continuato la mia passeggiata per il parco pensando continuamente al fantastico modo di ideare di quel bravissimo artista. Ho visto e conosciuto personalmente molti artisti e di inventori, ma come lui mai nessuno. Gli altri sembravano avere tutti lo stesso stile e lui invece dà l’impressione di possedere uno stile unico. Per fortuna ogni tanto anche io ho l’opportunità di 16 Febbraio 1517 Oggi ho partecipato ad una bellissima festa nella reggia di mia cugina: la bellezza di questa festa non è stata determinata dalla sua organizzazione e dal luogo in cui è stata svolta, ma dall’incontro che ho avuto con uno degli invitati. Ero seduta che meditavo, quando mi si è avvicinato. Gli ho parlato della mia situazione con Francesco e del fatto che ci siamo sposati contro la mia volontà. Lui mi ha ascoltata ed è stato da subito dalla mia parte, perché il matrimonio obbligato gli è sempre sembrata una cosa orribile. Ma non mi ha solo ascoltata e compatita, come fanno in molti, lui mi ha proposto di ribellarmi a questa situazione e mi ha detto che, se avessi voluto progettare un complotto, avrei avuto tutto il suo appoggio. L’idea mi è piaciuta molto e da oggi tutti i giorni dedicherò un momento della mia giornata ad 4 marzo 1517 E’ oggi; è arrivato. Il giorno del mio piano, della mia vendetta, la fine della mia sottomissione. Deve filare tutto liscio, altrimenti io e Gustave verremo accusati di alto tradimento e sarà la fine. Oggi pomeriggio, quando il mio odiato marito lascerà questa reggia per dirigersi al castello di Chambord, la strada principale, quella che percorrerà, sarà infestata da arcieri e banditi pronti ad assaltare la carovana reale e uccidere il re al solo ordine di Gustave. 11 marzo 1517 Accidenti! Il mio piano è fallito! Lo sai che cosa è successo? Questa mattina dalla grossa porta della reggia è entrato mio marito, e senza neanche una ferita da battaglia. Non ti immagini la mia sorpresa quando l’ho visto, ho dovuto fingere tutto il resto della mattinata di essere felice che fosse tornato. Questa sera mi incontro in segreto con Gustave, voglio proprio vedere cosa mi dice. Avrà scoperto chi ha sventato il nostro piano diabolico??? 12 marzo 1517 Gustave ha deciso di andarsene. Abbiamo pensato che sia più sicuro così, visto che, se qualcuno ha sventato il piano, sa anche chi ha provato ad attuarlo. Dato che ogni minuto in più che passa a corte è un enorme pericolo, partirà questa sera stessa; diretto a Oriente. Un viaggio senza ritorno, mi ha detto. Vuol dire che era destino che andasse così. 1517 15 maggio Ho scoperto tutto. So chi ha sventato il mio piano. E’ stato il comandante delle guardie scelte: Monsieur Guillaume de la Coure. Probabilmente ha origliato me e il mio amato mentre complottavamo. Grazie a Dio non ha rivelato a mio marito del terribile complotto da me pianificato ed io gli sarò grata per il suo silenzio. -Ancora! Uffa… dobbiamo saltare un’ altro anno….- Noia. Molta, tanta noia. Non so proprio cosa fare, il piano contro Francesco è fallito, ma il desiderio di eliminarlo è ancora nella mia mente. Penso a Gustave, sarà in Oriente ora, ma cosa starà facendo? Credo che in fondo ne fossi innamorata, e anche lui di me, ma io non capivo… non capivo, perché non volevo capire… Sono stata proprio una stupida a lasciarlo partire…ma che potevo fare? Se fosse rimasto sarebbe morto. C’è però un pensiero che mi tormenta, sarei potuta partire con lui, no? Ma che dico… non potevo lasciare i miei figli e la mia casa; in fondo, anche se la odio, è la mia Ho ricevuto una missiva questa mattina, me l’ha consegnata una serva. Mi ha detto che era una “lettera segreta”e di aprirla da sola, nel mio studio. L’ho aperta sola e nel mio studio, prima però l’ho guardata a lungo: la busta era bianca e fine, con un timbro verde proprio nel mezzo e quest’ultimo raffigurava un marchio strano, che sembrava fatto a mano. Quando l’ho aperta e l’ho letta, non ho potuto fare a mano di piangere, sì, proprio così, deboli lacrime di gioia mi rigarono in un minuto le morbide guance rosee. La lettera era di Gustave, mi diceva che la lontananza da me lo aveva fatto riflettere ed aveva capito di amarmi e di non poter vivere senza di me. Ha poi aggiunto che per la nostra storia non poteva esserci un seguito qualora io fossi rimasta in Francia Ieri sera ho scritto a Gustave, gli ho detto che lo amo, ma che questo non aveva importanza. Gli ho detto che io sono sposata, ho dei figli e che questo comporta numerose responsabilità. Sono molto triste, ma la mia tristezza è aumentata quando, volente o nolente, gli ho scritto che ho delle responsabilità anche verso la mia patria. Pensandoci ora mi sento proprio una sciocca, gli ho scritto che ho degli obblighi verso la mia patria, quella stessa patria che mi ha delusa e tradita, quella stessa patria per cui ho sposato un uomo che non amo, tradendo così il mio cuore. 1518 01 luglio Gustave non ha risposto alla mia lettera. E’ terribile, credo che ci sia rimasto molto male. Lui è là, a sperare che io cambi idea ed io sono qui, tutta sola, che desidero partire, ma non posso… Che tristezza … Accidenti! -esclamò Valentina. – che succede? chiese scocciato lorenzo. – c’è qualcosa di strano, qui mancano delle pagine.- rispose Valentina. –-prova ad andare avanti.- suggerì Adele. - ma come mancano delle pagine? che vuol dire? -le dissi io amareggiato. - come che vuol dire? se diventato sordo? - mi riprese lei in tono sarcastico. - non sono sordo brutta … - ma qualcuno coprì la mia voce non lasciandomi il tempo di finire. - Fabio sta zitto! dobbiamo continuare a leggere! non c’è tempo per i battibecchi! - era Claudia, che severamente faceva cenno di no con il capo. Valentina saltò rapidamente le pagine bruciate, e zittendo tutti sentenziò:- eh va bene! adesso basta! salto le pagine e inizio a leggere da questo punto. - disse indicando una pagina ingiallita dal tempo. tutti smisero di parlare e la fissarono curiosi. lei incominciò:- allora… Sto invecchiando, lentamente invecchio. Ormai mi sono rassegnata a restare in Francia: fino alla morte. Ho un ricordo vagamente affievolito del mio piano contro Francesco, mio marito, e a tratti altrettanto sbiaditi ricordo il volto del mio amato Gustave, il mio grande amore: purtroppo impossibile. Mi sento in colpa a dimenticarlo così: è come quando qualcuno muore, prima o poi lo dimentichi e vai avanti; sì, è così, mi duole dirlo, ma è come se Gustave fosse morto, lui se ne è andato. E la possibilità di rivederlo, vale a dire il suo ritorno in Francia, non c’è. 28 ottobre1525 Sto morendo. Sono giunta al limite, lo sento. Che strano, tutta la vita mi passa dinanzi agli occhi, le mie giornate, le mie risa, i miei lamenti. Ripenso alla mia vita, non ho combinato niente: ho sposato un uomo che non amo, ed ora diventa buffo pensare che, dopo la mia morte, lui non manterrà la mia patria libera, sciogliendo così l’accordo. Sento gli occhi che mi prudono, il prurito si trasforma poi in acqua e le lacrime iniziano a sgorgare. figli…. Ripenso alla nascita del mio adorato Francesco, mio figlio, lo ricordo come ieri, era un’estate afosa e soffocante quando lui nacque, l’8 di agosto. Penso anche alla mia Maddalena, era una bambina così graziosa, lo dicevano tutti; aveva i capelli biondi e due grandi occhi neri, quando è nata lei era inverno, il 15 dicembre. Ho deciso, basta affogare nei bei ricordi, voglio alzarmi, ma le mie gambe sembrano non darmi affatto retta…e’ una cosa triste… E’ triste stare qui, intendo, da sola, non ci sono i miei parenti, non so veramente cosa mi aspettavo, forse solo che se anche il mio matrimonio non è tra i più felici, mio marito arrivasse, passando per quella porta, e mi stringesse la mano, almeno in punto di morte. Sto sprofondando, le forze mi stanno mancando… Guardo la porta speranzosa, un’ultima volta, ma come mi aspetto, non c’è nessuno. - FINISCE COSI’. DICE VALENTINA. GUARDO I MIEI COMPAGNI E DICO :- E ADESSO CHE FACCIAMO? ANDREA MI FISSA SARCASTICO :- E CHE -FINISCE COSI’ CREDO…MI DICE VUOI FARE?... ANDIAMO A PRENDERE UN GELATO? -MA SEI MATTO?-, SI GIRA DI COLPO E VEDE IL SEVERO SGUARDO DI DAVIDE CHE SCUOTE LA TESTA. -NON POSSIAMO FARE FINTA DI NIENTE, E’ UNA PARTE DI STORIA TRASCURATA, NEI LIBRI NON C’ E’: CAPITE?TUTTI ANNUISCONO E QUALCUNO ACCENNA UN DEBOLE SORRISO. NESSUNO PARLA, FINCHE’ TANIA SOSPIRANDO DICE:- DOBBIAMO DECIDERCI, LO TENIAMO O LO CONSEGNAMO A QUALCUNO CHE SE NE INTENDA? LORENZO IMPULSIVAMENTE RISPONDE:- TENIAMOLO! RISCHIAMO DI FAR SCOPPIARE IL FINIMONDO! TUTTO QUELLO CHE IL MONDO CONOSCE SAREBBE FALSO!- SEMPRE CHE IL LIBRO SI ORIGINALE! COMMENTA CALUDIA.- -IO SONO STUFO- COSI’ STREMATO MI ACCINGO A DIRE: -IL LIBRO E’ MIO! L’HO TROVATO IO, QUINDI CE LO TENIAMO!-. -SEI SEMPRE IL SOLITO!-, DICE ANDREA BERTELLI. ALLA FINE SI FA COME DICO IO E CI TENIAMO IL LIBRO. DECIDIAMO DI METTERLO IN UN SACCHETTO, IL SACCHETTO NEL VECCHIO BAULE DELLA NONNA DI SAMANTHA E IL BAULE DI SEPPELLIRLO NELLA CISTERNA SOTTO IL PRATO DELLA BAITA DI ANDREA BERTELLI. E’ DANIEL A PORTARLO FIN LI’, DOVE GLI DIAMO L’ADDIO UNA VOLTA PER TUTTE. L’UNICO CHE SEMBRA DISPIACERSI SONO IO E QUANDO ANDREA INCROCIA IL MIO SGUARDO MI DICE: -NON PREOCCUPARTI, TORNEREMO A PRENDELO TRA UN PAIO DI ANNI, COSI’ AVREMO UN PRETESTO PER RITROVARCI TUTTI INSIEME!- FINE