Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 20 11:47 Pagina 642 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ORGANIZZAZIONE 643 DEL CAPITOLO Omeostasi idro-elettrolitica 643 L’osmolarità del LEC influisce sul volume cellulare 643 Il bilancio idro-elettrolitico richiede l’azione integrata di molteplici sistemi 644 Bilancio idrico e regolazione della concentrazione delle urine 644 L’introduzione quotidiana di acqua viene bilanciata dalla sua escrezione 645 I reni conservano l’acqua 646 La concentrazione delle urine avviene a livello dell’ansa di Henle e del dotto collettore 647 La vasopressina regola l’osmolarità delle urine 649 Modificazioni della pressione arteriosa e dell’osmolarità provocano risposte riflesse per il mantenimento del bilancio idrico 650 L’ansa di Henle è un moltiplicatore per controcorrente 652 Bilancio del sodio e regolazione del volume del LEC 652 L’aldosterone controlla il bilancio del sodio 653 La pressione arteriosa e il K+ influenzano la secrezione di aldosterone 655 L’angiotensina II influenza la pressione arteriosa tramite diversi meccanismi 656 Il peptide natriuretico atriale promuove l’escrezione di sodio e acqua 656 Bilancio del potassio 658 I meccanismi comportamentali nel bilancio idro-elettrolitico PROBLEMA IN ITINERE Diabete insipido “Urine senza sapore”. Questo è il significato letterale del termine diabete insipido, una patologia in cui il meccanismo che concentra le urine è inadeguato o assente. I sintomi principali di questa rara patologia sono un’intensa sete, in modo particolare di acqua fresca, e copiosa escrezione di urine diluite. Christopher Godell, di 2 anni, presenta entrambi i sintomi. Sua madre lo ha portato dal pediatra poiché ha notato questi problemi mentre tentava di insegnare a suo figlio a usare il bagno. “Christopher ha sempre sete e urina sempre” spiega. “Penso che non sia normale”. 658 Bere compensa la perdita di liquidi 658 La carenza di sodio stimola l’appetito per il sale 658 Comportamenti di evitamento aiutano a prevenire la disidratazione 659 Controllo integrato di volume e osmolarità 659 Osmolarità e volume del LEC possono variare indipendentemente 650 658 663 671 660 La disidratazione promuove risposte renali e cardiovascolari 663 Equilibrio acido-base 663 Enzimi e sistema nervoso sono particolarmente sensibili alle variazioni di pH 663 Gli acidi e le basi dell’organismo provengono da diverse fonti 664 L’omeostasi del pH dipende dai sistemi tampone, 664 665 666 668 dal polmone e dal rene I sistemi tampone comprendono proteine, ioni fosfato e HCO3– La ventilazione può compensare le perturbazioni del pH I reni espellono o riassorbono H+ e HCO3– Alterazioni dell’equilibrio acido-base possono avere origine respiratoria o metabolica Quando viene perso il 10% dei liquidi corporei il paziente mostra segni di confusione, stress e allucinazioni; al 20% si ha morte. Poul Astrup, in Sale e acqua nella cultura e nella medicina, 1993 PREREQUISITI pH e tamponi: 33-34 | Controllo della pressione arteriosa: 521 | Escrezione polmonare della CO2: 602 | La cute: 78 | Riciclaggio della membrana: 146 | Ormoni peptidici: 218 | Trasporto di membrana: 134 | Apparato juxtaglomerulare: 619 | Ruolo del K+ nel potenziale di membrana: 267 | Anidrasi carbonica: 600 | Osmolarità e tonicità: 158 | Pressione arteriosa e volume sanguigno: 509 | Ormoni dell’ipofisi posteriore: 226 | Compartimenti liquidi dell’organismo: 154 | Ormoni steroidei: 220 | Cellule epiteliali polarizzate: 149 | Sistemi di secondi messaggeri: 181 | Velocità di filtrazione glomerulare: 623 | Struttura delle proteine: 39 Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 643 ISBN 88-408-1305-5 A OMEOSTASI IDRO-ELETTROLITICA 643 Tokyo, una donna d’affari americana aveva finito il suo allenamento e si era fermata al bar del fitness club per chiedere un integratore di sali minerali. Il cameriere le aveva allungato una bottiglia chiamata «Sudore». Anche se il pensiero di bere sudore non risulta molto attraente, c’è una base fisiologica ragionevole per tale denominazione. Durante l’esercizio fisico si suda perdendo acqua e ioni, in modo particolare Na+, K+ e Cl–. Per mantenere l’omeostasi, l’organismo deve sostituire tutte le sostanze cedute all’ambiente esterno. Pertanto il liquido sostitutivo dovrebbe effettivamente assomigliare al sudore. In questo capitolo vedremo come l’organismo mantiene il bilancio dell’acqua e dei sali, definito anche bilancio idro-elettrolitico. I meccanismi di controllo omeostatici del bilancio idro-elettrolitico sono finalizzati al mantenimento di quattro parametri: il volume, l’osmolarità, le concentrazioni dei singoli ioni e il pH dei liquidi organici. varia, l’acqua si muove dentro o fuori le cellule e fa variare il volume intracellulare. Se l’osmolarità del LEC cala a causa di una eccessiva ingestione di acqua, l’acqua entra nelle cellule e queste si rigonfiano. Se l’osmolarità del LEC aumenta per l’assunzione di sale, l’acqua si sposta fuori dalle cellule e queste si raggrinziscono. Variazioni del volume cellulare, sia raggrinzimento che rigonfiamento, possono compromettere la funzione cellulare. Per esempio, quando la cellula si rigonfia, alcuni canali ionici della membrana si aprono, causando un’alterazione del potenziale di membrana e quindi dei segnali cellulari. Il cervello, racchiuso in un contenitore rigido, il cranio, risulta particolarmente sensibile ai danni da rigonfiamento. Alcune cellule possono regolare il proprio volume in risposta al rigonfiamento o al raggrinzimento, ma tale capacità è limitata. In generale il mantenimento dell’osmolarità del LEC entro valori normali è essenziale per il mantenimento dell’omeostasi OMEOSTASI IDRO-ELETTROLITICA Il bilancio idro-elettrolitico richiede l’azione integrata di molteplici sistemi Il corpo umano è in uno stato di equilibrio dinamico. Nel corso di una giornata ingeriamo circa 2 litri di cibo e acqua che contengono da 6 a 15 g di NaCl. Inoltre assumiamo una quantità variabile di altri elettroliti come K+, H+, Ca2+, HCO3– e ioni fosfato. L’organismo deve mantenere la conservazione della materia [ p. 9]: quello che entra nell’organismo ne deve uscire, se l’organismo non ne ha bisogno. L’organismo ha potenzialmente diverse vie per l’escrezione di ioni e acqua. I reni rappresentano la strada principale per l’eliminazione di liquidi e la rimozione di molti ioni. In condizioni normali una piccola quota di queste sostanze viene persa anche con le feci. Inoltre il polmone partecipa alla rimozione di H+ e HCO3– mediante l’eliminazione della CO2. I meccanismi fisiologici che mantengono il bilancio idro-elettrolitico sono sicuramente importanti, ma anche i meccanismi comportamentali giocano un ruolo essenziale. La sete è un meccanismo critico, perché bere è la principale modalità fisiologica per compensare le perdite di acqua. L’appetito per il sale è un comportamento che spinge persone e animali alla ricerca e all’ingestione di sale (cloruro di sodio, NaCl). Perché ci occupiamo dell’omeostasi di queste sostanze? Acqua e Na+ sono associati al volume del liquido extracellulare (LEC) e all’osmolarità. Variazioni dell’equilibrio del potassio possono determinare seri problemi alla funzione cardiaca e muscolare alterando il potenziale di membrana delle cellule eccitabili. Il Ca2+ è coinvolto in molteplici processi dell’organismo, dall’esocitosi, alla contrazione muscolare, alla formazione dell’osso, alla coagulazione del sangue. Infine, l’equilibrio degli ioni H+ e HCO3– determina il pH corporeo. L’osmolarità del LEC influisce sul volume cellulare Perché il mantenimento dell’omeostasi è importante per l’organismo? Perché l’acqua attraversa liberamente molte membrane cellulari; quindi, se l’osmolarità del LEC Il controllo del bilancio idro-elettrolitico è un processo altamente integrato, in quanto coinvolge non solo risposte renali e comportamentali, ma anche i sistemi cardiovascolare e respiratorio. Gli aggiustamenti prodotti dai polmoni e dal sistema cardiovascolare sono principalmente sotto il controllo del sistema nervoso e possono essere ottenuti molto rapidamente. La compensazione omeostatica operata dai reni avviene molto più lentamente perché il controllo della funzione renale è esercitato principalmente mediante vie endocrine e neuroendocrine. A R G O M E N T I D I AT T U A L I T À Regolazione del volume cellulare Il mantenimento del volume cellulare è talmente importante che molte cellule presentano meccanismi indipendenti per la sua regolazione. Per esempio, le cellule del tubulo renale nella midollare del rene sono costantemente esposte alla elevata osmolarità del liquido extracellulare, eppure riescono a mantenere normale il loro volume cellulare. Sono in grado di farlo perché sintetizzano soluti organici, in modo che la loro osmolarità intracellulare bilanci quella del liquido extracellulare. I soluti organici usati per aumentare l’osmolarità intracellulare sono zuccheri (per esempio il sorbitolo) e certi aminoacidi (per esempio la taurina). Inoltre, le cellule possono regolare il proprio volume cambiando la propria composizione ionica. In alcuni casi, i cambiamenti del volume cellulare agiscono come segnali per alcune risposte cellulari. Per esempio, il rigonfiamento delle cellule epatiche attiva la sintesi di proteine e glicogeno, mentre la riduzione del loro volume determina il catabolismo di proteine e glicogeno. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 644 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 644 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico Per esempio, piccoli cambiamenti della pressione arteriosa determinati dalla perdita o dall’eccesso di liquidi sono rapidamente compensati dal centro di controllo cardiovascolare dell’encefalo [ p. 509]. Se i cambiamenti della volemia (volume ematico) sono persistenti o di elevata entità è necessario l’intervento dell’apparato renale per permettere il mantenimento dell’omeostasi. La figura 20-1 ■ riassume le risposte integrate dell’organismo a variazioni del volume ematico e della pressione arteriosa. Segnali provenienti dai barocettori carotidei, aortici e atriali danno inizio a una risposta nervosa rapida, mediata dal centro di controllo cardiovascolare, e a una risposta più lenta sostenuta dai reni. Inoltre una pressione arteriosa bassa stimola la sete. In entrambe le situazioni la funzione renale si integra col sistema cardiovascolare per mantenere la pressione arteriosa nell’ambito di valori normali. A causa delle loro sovrapposizioni funzionali, un cambiamento prodotto da uno dei sistemi avrà probabilmente conseguenze che influenzeranno gli altri. Le risposte endocrine promosse dal rene hanno effetti diretti sul sistema cardiovascolare. Gli ormoni rilasciati dalle cellule miocardiche agiscono a livello renale. Le vie simpatiche attivate dal centro di controllo cardiovascolare non hanno effetto solo sulla gittata cardiaca e sullo stato di costrizione dei vasi, ma anche sulla filtrazione glomerulare e sulla secrezione di ormoni da parte dei reni. ISBN 88-408-1305-5 Quindi il mantenimento della pressione arteriosa, della volemia e dell’osmolarità del LEC richiede una rete integrata di vie di controllo. Questa integrazione della funzione di molti sistemi è uno dei concetti più difficili, ma allo stesso tempo più interessanti, della fisiologia. BILANCIO IDRICO E REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE URINE L’acqua è la molecola più abbondante dell’organismo, e costituisce circa il 50% del peso corporeo in una donna di età compresa tra i 17 e i 39 anni e il 60% in un uomo della stessa età. Una donna di 60 kg ha quindi circa 30 litri di acqua corporea. Un uomo di corporatura media, 70 kg, ha circa 42 litri di volume di liquido. Circa i 2/3 dell’acqua (circa 28 litri) si trovano all’interno delle cellule, circa 3 litri nel plasma e i restanti 11 litri nel liquido interstiziale [ fig. 5-32, p. 152]. L’introduzione quotidiana di acqua viene bilanciata dalla sua escrezione Per mantenere costante il contenuto idrico corporeo, la quantità di acqua assunta deve corrispondere alla quantità escreta, cioè l’introduzione deve essere uguale alle perdite. Ci sono molte vie per l’assunzione e la perdita di acqua durante il giorno (fig. 20-2 ■). In media, un adulto (a) Risposte alla riduzione di volume ematico e pressione arteriosa (b) Risposte all'aumento di volume ematico e pressione arteriosa Volume ematico Volume ematico CHIAVE DI LETTURA Pressione arteriosa Stimolo Pressione arteriosa Recettore Effettore Risposta tissutale Recettori di volume atriali e barocettori carotidei e aortici Risposta sistemica innescano riflessi omeostatici Sistema cardiovascolare Gittata cardiaca, vasocostrizione Comportamento Recettori di volume atriali, cellule endocrine atriali e barocettori carotidei e aortici innescano riflessi omeostatici Reni La sete determina un dell'assunzione di acqua Sistema cardiovascolare Gittata cardiaca, vasodilatazione Reni Escrezione di H2O e sali nelle urine Volume LEC e LIC Pressione arteriosa Volume LEC e LIC Trattiene l'acqua per minimizzare ulteriori perdite di volume ■ Figura 20-1 Risposte integrate alle variazioni del volume ematico e della pressione arteriosa Pressione arteriosa Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 5-01-2005 11:47 Pagina 645 BILANCIO IDRICO E REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE URINE Perdite di acqua Entrate di acqua 2,2 L /giorno Alimenti e bevande Cute Polmoni 0,3 L /giorno Metabolismo Glucosio + O2 Assunzione + 2,2 L /giorno Perdita insensibile di acqua e sudore 0,9 L/giorno Urina 1,5 L /giorno Feci 0,1 L /giorno CO2 + H2O + ATP Produzione metabolica 0,3 L /giorno – Uscite =0 (0,9 + 1,5 + 0,1)L /giorno 645 Le perdite idriche patologiche alterano l’omeostasi in due modi: la deplezione di volume dal compartimento extracellulare diminuisce la volemia e la pressione arteriosa. Se la pressione arteriosa non può essere mantenuta a un livello sufficientemente elevato i tessuti non ricevono una quantità adeguata di ossigeno. Se il liquido perso è ipoosmotico, come in caso di sudorazione eccessiva, i soluti che restano all’interno dell’organismo aumentano l’osmolarità e possono alterare la funzione cellulare. Normalmente il bilancio idrico avviene automaticamente. I cibi salati inducono la sete. Bere più di un litro di una qualsiasi bibita implica necessariamente l’eliminazione di un maggior volume di urina. Il bilancio idrosalino è un processo complesso di cui siamo consapevoli solo in parte, come avviene anche per la respirazione e la contrazione del cuore. Ora che abbiamo visto perché la regolazione dell’osmolarità è così importante vediamo come l’organismo raggiunge questo obiettivo. I reni conservano l’acqua ■ Figura 20-2 Bilancio idrico dell’organismo assume in un giorno poco più di due litri di acqua con cibi e bevande. La normale respirazione cellulare (glucosio CO2 + H2O) fornisce circa 0,3 litri di acqua, + O2 portando le entrate giornaliere totali a circa 2,5 litri. Notare che la sola via attraverso la quale l’acqua entra normalmente nell’organismo dall’ambiente esterno è l’assorbimento lungo il tratto digerente. Diversamente da alcuni animali, non possiamo assorbire quantità importanti di acqua direttamente dalla cute. Se i liquidi devono essere rapidamente ripristinati in un individuo che è incapace di mangiare o bere, possono essere immessi direttamente nel plasma per iniezione endovenosa (ev), una procedura medica. La principale via attraverso cui viene persa acqua è l’urina, per un volume giornaliero di circa 1,5 litri. Un piccolo volume di acqua, circa 100 ml, viene perso con le feci. Inoltre abbiamo una perdita insensibile di acqua (definita insensibile perché normalmente non ce ne accorgiamo). Il genere umano si è adattato a un habitat terrestre, perciò la nostra epidermide si è modificata, con uno strato esterno di cheratina per ridurre al minimo la perdita di acqua per evaporazione [ p. 78]. A dispetto della protezione costituita dall’epidermide, perdiamo ancora circa 900 ml di acqua al giorno attraverso la cute e mediante umidificazione dell’aria espirata. Perciò, i 2,5 litri di acqua assunta e prodotta sono bilanciati dai 2,5 litri che lasciano l’organismo. Di tutte le perdite di acqua solo la quota escreta con le urine può essere regolata. Sebbene le urine costituiscano la principale perdita di acqua dall’organismo, in determinate situazioni altre vie possono diventare causa di una perdita significativa. L’eccessiva sudorazione ne è un esempio. Un altro esempio è la perdita di acqua con la diarrea, che può costituire una serie minaccia per il mantenimento del bilancio idrico, in particolare nei bambini. Il ruolo dei reni nel bilancio idrico è illustrato nella figura 20-3 ■. In questa figura il boccale con il manico cavo rappresenta l’organismo. Il manico rappresenta i reni, dove il liquido viene filtrato e riassorbito dai nefroni. Parte dei soluti e dell’acqua vengono eliminati con le urine, ma la quantità eliminata può essere regolata, come rappresentato dai piccoli cancelli. Se viene aggiunta acqua nel boccale, il volume normale può essere facilmente ripristinato permettendo all’eccesso di fuoriuscire dal manico. Se invece acqua viene tolta dal contenitore l’unico modo per ripristinare il voI reni possono solo conservare liquidi. Non possono reintegrare il volume di liquidi persi. Aumento di volume Perdita di volume La VFG può essere regolata Filtrazione glomerulare (VFG) Se il volume scende troppo, la VFG si annulla Volume dei liquidi corporei I liquidi passono attraverso i reni I reni conservano il volume Riassorbimento di H2O regolato ■ Figura 20-3 Ruolo dei reni nel bilancio idrico Perdita di volume nelle urine Cap. 20 pp. 642-676 PDF 646 5-01-2005 11:47 Pagina 646 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico CAPITOLO VENTI lume è aggiungere acqua da una fonte esterna. Quando il volume diminuisce, il liquido scorre ancora nel manico; tuttavia il riassorbimento anche massimale permette solo di conservare l’acqua presente nel contenitore. Il riassorbimento di acqua da parte dei reni non può fare nulla per incrementarne il volume. Questa figura sottolinea il fatto che i reni non possono ripristinare l’acqua persa: possono solo conservare quella ancora presente. La concentrazione delle urine avviene a livello dell’ansa di Henle e del dotto collettore La concentrazione, o osmolarità, delle urine è una misura dell’escrezione di acqua da parte dei reni. Quando l’organismo deve eliminare un eccesso di acqua i reni espellono una grande quantità di urina diluita con una osmolarità inferiore ai 50 mOsM. La rimozione dell’eccesso di acqua tramite l’urina diluita è detta diuresi (da diourein, passare nelle urine). I farmaci che inducono diuresi sono detti diuretici. Quando i reni devono conservare acqua le urine divengono più concentrate, fino a 4 volte più concentrate del sangue (1200 mOsM rispetto a 300 mOsM). I reni controllano la concentrazione delle urine variando la quantità di acqua e sodio riassorbita nelle regioni distali del nefrone. (Per un riassunto dell’anatomia del rene vedi figura 19-1, pp. 616-617). Per produrre urina Tubulo prossimale Liquido isoosmotico 300 mOsM ISBN 88-408-1305-5 diluita, il rene deve riassorbire i soluti impedendo al contempo all’acqua di seguirli osmoticamente. Questo significa che le membrane cellulari attraverso cui vengono trasportati i soluti non devono essere permeabili all’acqua. D’altra parte per produrre urine concentrate il nefrone deve riassorbire acqua lasciando i soluti nel lume. Un tempo i ricercatori credevano che l’acqua venisse trasportata attivamente tramite trasportatori, come avviene per il sodio e per altri ioni. Tuttavia dopo la messa a punto della tecnica della micropuntura, che permette di saggiare il liquido all’interno dei tubuli renali, è risultato chiaro che l’acqua viene riassorbita esclusivamente per osmosi. L’osmosi non si crea se non esiste un gradiente di concentrazione. Mediante l’ingegnosa disposizione dei vasi ematici e dei tubuli, che verrà discussa più avanti, la zona midollare del rene mantiene una concentrazione osmotica elevata nel liquido interstiziale. Questa osmolarità interstiziale midollare permette di ottenere la concentrazione delle urine. Seguiamo il liquido nel suo spostamento lungo il nefrone per vedere dove avvengono i cambiamenti della sua osmolarità (fig. 20-4 ■). Ricorderete dall’ultimo capitolo che il riassorbimento nel tubulo prossimale è isoosmotico. Il liquido entra nell’ansa di Henle con una osmolarità di circa 300mOsM; quando la abbandona è invece ipoosmotico, circa 100 mOsM. Le cellule della Tubulo distale 1 + Liquido ipoosmotico Na+ H 2O 300 mOsM 100 mOsM Na H2O 300 mOsM 2 H2O H2O Na+ClK+ H2O H2O Na+ClK+ H2O 300 mOsM 600 mOsM Na+ClK+ H2O 300 mOsM Midollare Dotto collettore H2O H2O Corteccia La permeabilità all’acqua varia 900 mOsM H2O Ansa di Henle H2O Liquido iperosmotico Na+ Na+ Urea 3 1200 mOsM 4 Urea 50 - 1200 mOsM 1 Il liquido è isoosmotico rispetto al liquido extracellulare. 2 Il trasporto attivo di soluti produce un liquido ipoosmotico. 3 L’osmolarità dell’urina dipende dalla permeabilità del dotto collettore. ■ Figura 20-4 L’osmolarità cambia mentre il liquido scorre lungo il nefrone 4 Il trasporto di urea aiuta a mantenere elevata l’osmolarità dell’interstizio. Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 5-01-2005 11:47 Pagina 647 BILANCIO IDRICO E REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE URINE branca ascendente dell’ansa sono impermeabili all’acqua. Quando pompano Na+, K+ e Cl– fuori dal lume l’acqua non può seguirli. Questo crea una soluzione ipoosmotica all’interno del lume. Quando il liquido ipoosmotico lascia l’ansa di Henle e passa nei segmenti distali del nefrone la sua concentrazione viene determinata dalla permeabilità all’acqua delle membrane di questi tubuli. Se la membrana non è permeabile, l’acqua rimane nel tubulo e viene escreta dell’urina diluita. Una piccola quantità addizionale di soluto può essere riassorbita anche nel dotto collettore. Ne risulta che l’urina più diluita che possiamo produrre è circa 50 mOsM. Al contrario, per produrre urina più concentrata l’epitelio tubulare deve diventare permeabile all’acqua. Quando la membrana del dotto collettore è permeabile all’acqua, questa viene trascinata fuori dal lume per osmosi e passa nel liquido interstiziale. Quando la permeabilità all’acqua è massima la sua rimozione dal tubulo lascia nel lume una urina altamente concentrata, con una osmolarità che arriva a 1200 mOsM. La vasopressina regola l’omolarità delle urine In che modo il dotto collettore può variare la sua permeabilità all’acqua e determinare la concentrazione fina- (a) In presenza della concentrazione massima di vasopressina, il dotto collettore è completamente permeabile all’acqua. L’acqua si sposta osmoticamente e viene allontanata dai capillari dei vasa recta. L’urina è concentrata. le delle urine? Il processo comprende l’aggiunta o la rimozione di pori per l’acqua nella membrana apicale sotto il controllo dell’ormone vasopressina, prodotto dall’ipofisi posteriore [ p. 225]. Dato che la vasopressina produce retenzione idrica è anche conosciuta come ormone antidiuretico o ADH (AntiDiuretic Hormone). Quando la vasopressina esercita la sua azione sulla cellula, nella membrana apicale sono espressi pori per l’acqua e questa esce dal lume per osmosi (fig. 20-5a ■). Lo spostamento osmotico dell’acqua avviene perché le cellule e il liquido interstiziale della zona midollare del rene sono più concentrati del liquido presente all’interno del tubulo. In assenza di vasopressina il dotto collettore risulta impermeabile all’acqua (fig. 20-5b). Anche se è presente un gradiente di concentrazione attraverso l’epitelio, l’acqua rimane nel tubulo, producendo urina diluita. La permeabilità all’acqua del dotto collettore non è un fenomeno tutto o nulla, come il precedente paragrafo potrebbe suggerire. La permeabilità è variabile e dipende da quanta vasopressina è presente. L’effetto graduato della vasopressina permette all’organismo di aggiustare la concentrazione delle urine alle necessità corporee. Vasopressina e acquaporine Molte membrane dell’organismo sono permeabili all’acqua. Cosa rende di- (b) In assenza di vasopressina il dotto collettore è impermeabile all’acqua è l’urina è diluita. 100 mOsM Corteccia H2O Midollare 400 mOsM 300 mOsM 100 mOsM 300 mOsM 100 mOsM 300 mOsM H2O H2O 500 mOsM 600 mOsM H2O 600 mOsM 600 mOsM 100 mOsM H2O 700 mOsM Dotto collettore 900 mOsM Vasa recta 800 mOsM H2O 100 mOsM 900 mOsM 900 mOsM H2O 1000 mOsM 100 mOsM H2O 1100 mOsM 1200 mOsM Urina = 1200 mOsM 647 1200 mOsM 1200 mOsM Urina = 100 mOsM ■ Figura 20-5 Movimento dell’acqua nel dotto collettore in presenza e in assenza di vasopressina Cap. 20 pp. 642-676 PDF 648 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 648 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ISBN 88-408-1305-5 porina 2 (AQP2), il canale per l’acqua regolato dalla vasopressina. L’AQP2 dei dotti collettori può essere localizzata in due diverse sedi: sulla membrana apicale rivolta verso il lume tubulare e nella membrana delle vescicole citoplasmatiche. (Altri due tipi di canale per l’acqua della famiglia delle acquaporine si trovano sulla membrana basolaterale, ma questi non sono regolati dalla vasopressina.) Quando i livelli di vasopressina e la permeabilità all’acqua dei dotti collettori sono bassi, le cellule tubulari presentano pochi pori per l’acqua a livello delle loro membrane apicali (fig. 20-6 ■). I pori per l’acqua sono in questo caso conservati nelle vescicole citoplasmatiche. Quando l’ipofisi posteriore rilascia vasopressina questa si lega ai recettori del lato basolaterale delle cellule del dotto collettore. Il legame attiva il sistema di secondi messaggeri proteina G/cAMP [ p. 183]. La conseguente fosforilazione di proteine intracellulari determina lo spostamento delle vescicole con AQP2 verso la membrana apicale, con cui si fondono. Il meccanismo dell’esocitosi determina l’inserzione dei pori per l’acqua AQP2 nella membrana apicale. La cellula è ora diventata permeabile all’acqua. Questo processo, in cui porzioni della membrana cellulare sono alternativamente aggiunte per esocitosi o rimosse per endocitosi, è conosciuto come riciclaggio di membrana [ fig. 5-26, p. 147]. APPROFONDIMENTO CLINICO Diabete e diuresi osmotica Il segno principale del diabete mellito è rappresentato da una concentrazione elevata di glucosio nel sangue. Nei pazienti diabetici non trattati i livelli di glucosio ematico possono superare la soglia renale per il riassorbimento di glucosio [ p. 629] e questo viene allora escreto nelle urine. Di per sé ciò non sembrerebbe un grosso problema, ma in realtà ogni soluto non riassorbito che rimane nel lume provoca l’escrezione di una quota addizionale di acqua, causando una diuresi osmotica. Per esempio, supponiamo che il nefrone debba espellere 300 milliosmoli di NaCl. Se l’urina è alla sua concentrazione massima di 1200 mOsM, il NaCl verrà escreto in 0,25 L. Se invece l’NaCl si aggiunge ai 300 milliosmoli di glucosio che devono essere escreti, il volume delle urine raddoppia, a 0,5 L. Nei diabetici non trattati (in genere di tipo 1) la diuresi osmotica causa poliuria (eccessiva produzione di urine) e polidipsia (da dipsios, sete) a causa della disidratazione e dell’elevata osmolarità plasmatica. verse le cellule del dotto collettore? Sono i pori per l’acqua. I pori per l’acqua sono acquaporine, una famiglia di canali di membrana con almeno 10 diverse isoforme presenti nei tessuti dei mammiferi. Il rene ha almeno sei diversi tipi di acquaporine, inclusa l’acqua- VERIFICA SUI CONCETTI (risposte a p. 675) 1. La membrana apicale di una cellula del dotto collettore avrà un numero maggiore di canali per l’acqua quando la vasopressina è presente o quando è assente? Sezione trasversa del tubulo renale Lume del dotto collettore Cellula del dotto collettore Liquido interstiziale midollare Vasa recta 1 600 mOsM H2O 600 mOsM Filtrato 300 mOsm H2O H2O H2O 4 Vescicole di immagazzinamento 2 700 mOsM 3 2 Esocitosi di vescicole Secondo messaggero 1 Pori per l’acqua 3 (Acquaporina–2) La vasopressina si lega a recettori di membrana. cAMP Vasopressina 4 I recettori attivano il sistema del secondo messaggero cAMP. La cellula inserisce pori per l’acqua AQP2 nella membrana apicale. L’acqua viene assorbita nel sangue per osmosi. Recettore per la vasopressina ■ Figura 20-6 Meccanismo di azione della vasopressina In assenza di vasopressina i pori per l’acqua sono rimossi dalla membrana apicale e accumulati in vescicole nel citoplasma. Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 5-01-2005 11:47 Pagina 649 BILANCIO IDRICO E REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE URINE 2. Le cellule del dotto collettore a livello della superficie basolaterale sono circondate da una osmolarità estremamente elevata, ma non si raggrinziscono. Come possono mantenere un normale volume cellulare a fronte di una osmolarità del LEC così elevata? [Suggerimento: leggete il box relativo alla regolazione del volume cellulare, p. 643.] Modificazioni della pressione arteriosa e dell’osmolarità provocano risposte riflesse per il mantenimento del bilancio idrico Quali stimoli controllano la secrezione di vasopressina? Ce ne sono due: l’osmolarità del LEC e la pressione arteriosa (fig. 20-7 ■). Lo stimolo più potente per il rilascio di vasopressina è un aumento dell’osmolarità del sangue. L’osmolarità è monitorata dagli osmocettori, cellule sensibili allo stiramento in grado di attivare neuroni sensitivi quando l’osmolarità aumenta oltre una certa soglia. Gli osmocettori principali per il rilascio di vasopressina si trovano nell’ipotalamo. Quando l’osmolarità è sotto il valore soglia di 280 mOsM gli osmocettori non scaricano e la secrezione di vasopressina cessa (fig. 20-8 ■). Se l’osmolarità sale al di sopra di 280 mOsM gli osmocettori stimolano il rilascio di vasopressina. Quando è associato a escrezione di soluti, il riassorbimento di acqua da parte dei reni determina la conservazione di liquidi e una diminuzione dell’osmolarità. Tuttavia, la vasopressina non è in grado di recuperare i liquidi che sono stati persi, solo l’ingestione o l’infusione di acqua possono rimpiazzare l’acqua che è stata persa. Le modificazioni della pressione arteriosa e della volemia sono stimoli meno potenti per il rilascio di vasopressina. I principali recettori di volume sono recettori di stiramento posti negli atri cardiaci. La pressione arteriosa è monitorata dagli stessi recettori carotidei e aortici che danno inizio alle risposte cardiovascolari [ p. 522]. Quando la pressione arteriosa o il volume ematico sono bassi questi recettori segnalano all’ipotalamo di secernere vasopressina e conservare i liquidi. VERIFICA SUI CONCETTI (risposte a p. 675) 3. Un ricercatore, monitorando l’attività degli osmocettori, ha notato che l’infusione di una soluzione salina iperosmotica (NaCl) determina la loro attivazione. L’infusione di una soluzione iperosmotica di urea (un Osmolarità maggiore di 280 mOsM Diminuzione dello stiramento atriale a causa del basso volume ematico Diminuzione della pressione arteriosa Osmocettori ipotalamici Recettori da stiramento atriali Barocettori carotidei e aortici Interneuroni ipotalamici Neuroni sensoriali diretti all’ipotalamo Neuroni sensoriali diretti all’ipotalamo Neuroni ipotalamici che sintetizzano vasopressina CHIAVE DI LETTURA Vasopressina (rilasciata dall’ipofisi posteriore) Stimolo Recettore Via afferente Epitelio del dotto collettore Centro di integrazione Via efferente Effettore Inserimento di pori per l’acqua nella membrana apicale Risposta tissutale Risposta sistemica ■ Figura 20-7 Fattori che influenzano il rilascio di vasopressina 649 Aumento del riassorbimento di acqua per favorirne la conservazione Cap. 20 pp. 642-676 PDF 650 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 650 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico PROBLEMA IN ITINERE APPROFONDIMENTO CLINICO Il diabete insipido è causato da un deficit di vasopressina o dall’incapacità del nefrone di rispondere alla vasopressina. Il diabete insipido dovuto alla mancanza di vasopressina (diabete insipido centrale) può essere causato da traumi cranici o da vari farmaci o lesioni che danneggiano l’ipofisi o l’ipotalamo. Nell’altra forma di diabete insipido, detto diabete insipido nefrogeno, le cellule del dotto collettore non sono in grado di accrescere la loro permeabilità all’acqua in risposta alla vasopressina. Domanda 1: Il medico che cura Christopher fa eseguire un esame che valuta la quantità di vasopressina in circolo. Il test evidenzia che Christopher ha livelli di vasopressina normali. La vostra diagnosi è di diabete insipido centrale o nefrogeno? 642 Vasopressina plasmatica (picomol/L) ISBN 88-408-1305-5 658 663 671 Enuresi notturna e vasopressina Il «bagnare il letto», o enuresi notturna, affligge circa l’8% di bambini in età scolare. Per molti anni si è pensato che l’enuresi avesse un’origine psicologica; oggi al contrario si ritiene che nella maggior parte dei bambini l’enuresi abbia una causa fisiologica. Nei bambini normali, la secrezione di vasopressina presenta un ritmo circadiano, con livelli aumentati durante la notte. La conseguenza è la produzione notturna di un piccolo volume di urine più concentrate. La maggior parte dei bambini con enuresi non presenta l’aumento notturno della secrezione di vasopressina, con conseguente eliminazione di un volume talmente elevato di urine che la vescica si riempie fino alla capacità massima e si svuota spontaneamente durante il sonno. Questi bambini possono essere trattati con successo con la somministrazione di uno spray nasale di desmopressina, derivato della vasopressina, prima di andare a letto. 10 LEC? E perché non viene diluita dall’acqua che viene riassorbita dal dotto collettore e dalla branca discendente dell’ansa di Henle? (vedi fig. 20-4, p. 646)? La risposta è legata alla configurazione anatomica dell’ansa di Henle e dei vasa recta, i vasi ematici a essa associati, che formano un sistema di scambio controcorrente. 5 280 290 Osmolarità plasmatica (mOsM) 300 ■ Figura 20-8 Effetto dell’osmolarità plasmatica sulla secrezione di vasopressina soluto diffusibile attraverso la membrana) non ha effetto. Se gli osmocettori si attivano solo quando il volume cellulare diminuisce, spiegate perché la soluzione iperosmotica di urea non ha effetto. 4. Se la vasopressina incrementa il riassorbimento di acqua a livello del nefrone, la secrezione di vasopressina sarà aumentata o diminuita in situazioni di disidratazione? 5. Se la secrezione di vasopressina viene inibita, le urine saranno diluite o concentrate? L’ansa di Henle è un moltiplicatore per controcorrente La vasopressina rappresenta il segnale, ma ciò che consente al rene di produrre urina concentrata è l’elevata osmolarità dell’interstizio della zona midollare. Senza questa non esisterebbe il gradiente di concentrazione che determina la fuoriuscita osmotica dell’acqua dal dotto collettore. Come si crea questa alta osmolarità del I sistemi controcorrente scambiano molecole o calore I sistemi di scambio controcorrente richiedono la presenza di vasi ematici arteriosi e venosi che passano molto vicino gli uni a gli altri e nei quali il flusso scorre in direzioni opposte (controcorrente). Questa disposizione anatomica permette il trasferimento di calore o di molecole da un vaso all’altro. Poiché lo scambio controcorrente del calore è più semplice da comprendere, prima esamineremo questo, poi applicheremo gli stessi principi a livello renale. Il meccanismo dello scambio di calore controcorrente in mammiferi e uccelli si è evoluto al fine di ridurre la perdita di calore a livello di pinne, code e in generale di tutte le estremità scarsamente isolate e con un elevato rapporto superficie-volume. Senza tale sistema, il sangue caldo che fluisce dalla zona centrale (core) dell’organismo alle estremità cede facilmente calore all’ambiente circostante (fig. 20-9a ■). Mediante lo scambiatore di calore controcorrente (fig. 20-9b) il sangue che raggiunge l’arto tramite le arterie cede calore al sangue che torna al corpo tramite le vene. Mentre il sangue più freddo dall’estremità dell’arto torna al corpo, sottrae calore al sangue più caldo che si porta verso l’arto. Questa disposizione riduce la perdita di calore verso l’ambiente. Il sistema controcorrente renale, costituito dall’ansa di Henle, lavora utilizzando lo stesso principio, solo che sono i soluti e non il calore che vengono spostati dal liquido Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 (a) 5-01-2005 11:47 Pagina 651 BILANCIO IDRICO E REGOLAZIONE DELLA CONCENTRAZIONE DELLE URINE Sangue caldo Il filtrato che entra nella branca discendente dell’ansa di Henle diventa progressivamente più concentrato perché perde acqua. Sangue freddo 300 mOsM Il sangue che scorre nei vasa recta rimuove l’acqua che esce dall’ansa di Henle. 300 mOsM 300 mOsM H2O La branca ascendente pompa Na+, K+ e Cl– verso l’interstizio e il filtrato diviene ipoosmotico. 100 mOsM Na + CK + l H2O H 2O H2O 500 500 H2O Ansa Na + H 2O CK+ l H2O 600 Se i vasi ematici non sono a stretto contatto uno con l’altro il calore viene dissipato nell’ambiente esterno. 600 600 H2O H2O 900 (b) Sangue Sangue caldo caldo Na+ClK+ Na+ClK+ 600 Na + C - H2O K+ l H2O 900 Na+ClK+ 900 H2 O 1200 H2O 651 Vasa recta 900 1200 mOsM Na+ClK+ Na+ClK+ Ansa di Henle ■ Figura 20-10 Scambio per controcorrente nella zona midollare del rene Gli scambiatori di calore per controcorrente consentono al sangue riscaldato che entra nella circolazione di un arto di trasferire calore direttamente al sangue che ne esce ■ Figura 20-9 Scambiatore di calore controcorrente circolante. Tuttavia, poiché il rene forma un sistema chiuso, i soluti non sono ceduti all’ambiente come il calore, ma si concentrano nel liquido interstiziale. Tale processo viene favorito dal trasporto attivo di soluti fuori dalla branca ascendente dell’ansa di Henle, che rende l’osmolarità del LEC ancora più elevata. Per tale ragione l’ansa di Henle è definita un moltiplicatore per controcorrente. Il sistema del moltiplicatore per controcorrente della zona midollare renale è rappresentato nella figura 20-10 ■. Il liquido fluisce dal tubulo prossimale alla branca discendente dell’ansa di Henle. Il tratto discendente è permeabile all’acqua ma non trasporta ioni. Mano a mano che l’ansa scende in profondità nella midollare l’acqua si muove per osmosi verso il liquido interstiziale, progressivamente più concentrato, lasciando i soluti all’interno del lume. Anche il liquido all’interno del tubulo diventa progressivamente più concentrato portandosi verso l’interno della midollare. All’estremità delle anse di Henle più lunghe, il liquido del tubulo raggiunge una concentrazione di 1200 mOsM. Il liquido presente nelle anse più corte, che non si estendono nelle regioni più concentrate della midollare, non raggiunge concentrazioni così alte. Quando il liquido comincia a scorrere verso l’alto perché entra nel tratto ascendente dell’ansa, le proprietà dell’epitelio tubulare cambiano. Il tubulo diviene impermeabile all’acqua, ma trasporta attivamente Na+ e Cl– dal tubulo verso il liquido interstiziale. La fuoriuscita di soluti dal lume determina una diminuzione costante dell’osmolarità del liquido all’interno del tubulo, da 1200 mOsM all’estremità dell’ansa fino a 100 mOsM a livello della zona corticale. Il risultato netto del moltiplicatore per controcorrente renale è la produzione di un liquido interstiziale iperosmotico a livello della midollare e di un liquido ipoosmotico alla fine dell’ansa di Henle. I vasa recta rimuovono l’acqua È facile comprendere come il trasporto dei soluti dal tratto ascendente diluisca il liquido presente nell’ansa di Henle e agevoli la concentrazione del liquido nella midollare. Tuttavia, come mai l’acqua che lascia il tratto discendente dell’ansa non diluisce il liquido interstiziale concentrato presente nella midollare? La risposta deriva dall’associazione tra ansa di Henle e i vasi peritubulari definiti vasa recta. Questi capillari, come l’ansa di Henle, scendono verso la midollare e poi tornano alla corteccia formando un’ansa. Nonostante i libri di testo rappresentino un singolo nefrone con una singola ansa capillare, ogni rene possiede milioni di dotti collettori e di anse di Henle stipati tra milioni di vasi retti: funzionalmente, lo scorrimento del sangue in un tratto del vaso retto è in direzione opposta Cap. 20 pp. 642-676 PDF 652 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 652 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico allo scorrimento del liquido all’interno dell’ansa, come mostra la figura 20-10. L’acqua e i soluti che lasciano il tubulo entrano nei vasi retti se è presente un gradiente osmotico o di concentrazione. Per esempio, supponiamo che il sangue che raggiunge la midollare tramite i vasi retti abbia un’osmolarità di 300 mOsM, isoosmotico con la corteccia. Mentre il sangue scorre nella midollare, cede acqua e raccoglie i soluti trasportati fuori al tratto ascendente dell’ansa di Henle, portandoli più avanti nella midollare. Quando il sangue raggiunge l’estremità dell’ansa dei vasi retti presenta una concentrazione osmotica elevata, simile a quella del liquido interstiziale circostante. Poi, quando il sangue dei vasi retti scorre fuori dalla midollare, la sua osmolarità richiama l’acqua che fuoriesce dal tubulo. Il passaggio dell’acqua verso l’interno dei vasi retti diminuisce l’osmolarità del sangue impedendo contemporaneamente all’acqua di diluire il liquido interstiziale concentrato. Quando il sangue, tramite i vasi retti, lascia la midollare, ha rimosso l’acqua riassorbita dall’ansa di Henle. Senza i vasi retti, l’acqua che esce dai tratti discendenti delle anse di Henle finirebbe per diluire il liquido interstiziale della midollare. I vasi retti sono quindi un elemento fondamentale nel mantenimento di una elevata concentrazione midollare. L’urea aumenta l’osmolarità dell’interstizio della zona midollare L’alta concentrazione presente nell’interstizio della zona midollare è dovuta solo in parte al NaCl. Quasi la metà dei soluti nell’interstizio della zona midollare è rappresentata da urea. Da dove viene? Per molti anni i ricercatori hanno ritenuto che l’urea attraversasse le membrane cellulari solo mediante trasporto passivo. Tuttavia recentemente si è appreso che nel dotto collettore sono presenti diversi trasportatori per l’urea. Uno è un trasportatore per la diffusione facilitata, un altro è un trasportatore per il trasporto attivo secondario Na+-dipendente. I trasportatori sono quindi in grado di concentrare l’urea nell’interstizio della zona midollare, dove contribuisce a determinare l’alta osmolarità interstiziale. BILANCIO DEL SODIO E REGOLAZIONE DEL VOLUME DEL LEC Come anticipato nell’introduzione di questo capitolo noi ingeriamo una grande quantità di NaCl, circa 9 grammi al giorno. Questo corrisponde a circa 2 cucchiaini di sale, o 155 millimoli di sodio e 155 millimoli di cloro. Vediamo cosa accadrebbe al nostro organismo se i reni non potessero liberarsi di questo sodio. La normale concentrazione plasmatica di Na+ è 135145 millimoli/litro. Il sodio si distribuisce liberamente tra plasma e liquido interstiziale, così che tale valore rappresenta anche quello della concentrazione di sodio nel LEC. Se aggiungiamo 155 millimoli di Na+ al LEC, quanta acqua dovremmo introdurre per mantenere la concentrazione di Na+ nel LEC a 140 mOsm? ISBN 88-408-1305-5 155 mosmol/? litri = 140 mosmol/litro Dovremmo aggiungere più di un litro di acqua al LEC per compensare l’aggiunta di Na+. Normalmente il LEC è circa 14 litri, così che l’aumento rappresenterebbe un incremento di circa l’8%! Immaginate che effetto potrebbe avere sulla pressione arteriosa tale aumento di volume. D’altra parte, supponete di introdurre NaCl senza bere acqua. Cosa accadrebbe all’osmolarità? Se consideriamo che normalmente l’osmolarità dell’organismo è 300 mOsM e il volume è 42 L, l’aggiunta di 155 milliosmoli di Na+ e 155 milliosmoli di Cl– aumenterebbe l’osmolarità totale a 307 mOsM, un aumento sostanziale. Inoltre, dato che il sodio è un soluto non diffusibile attraverso le membrame, rimarrebbe nel LEC. L’elevata osmolarità del LEC richiamerebbe acqua dalle cellule, producendone un raggrinzimento e compromettendone la normale funzionalità. Fortunatamente i nostri meccanismi omeostatici sono in grado di mantenere la conservazione della materia: tutto quello che viene introdotto in eccesso nell’organismo deve venire escreto. La figura 20-11 ■ raffigura la risposta omeostatica generalizzata per il mantenimento del bilancio del sodio, attivata in risposta all’ingestione di sale. Ecco come funziona. L’aggiunta di NaCl all’organismo produce un aumento dell’osmolarità. Questo stimolo produce due risposte: secrezione di vasopressina e sete. La vasopressina rilasciata fa sì che i reni conservino acqua e concentrino le urine. La sete ci spinge a bere acqua o altri liquidi. L’acqua ingerita diminuisce l’osmolarità, ma l’assunzione combinata di sali e acqua determina un aumento del volume del LEC e della pressione arteriosa. L’aumento del volume del LEC e della pressione arteriosa attivano a loro volta un’altra serie di meccanismi di controllo che riportano pressione arteriosa e osmolarità nell’ambito dei loro valori normali mediante l’escrezione dell’eccesso di sali e acqua. I reni rappresentano il sito primario per l’escrezione di Na+. In condizioni normali la quota che lascia l’organismo attraverso le feci o la traspirazione è bassa. Tuttavia in condizioni quali diarrea, vomito o sudorazione intensa possiamo perdere cospicue quantità di Na+ e Cl– attraverso vie extra-renali. Anche se comunemente parliamo di ingestione e perdita di sale (NaCl), l’organismo controlla solo l’omeostasi del sodio (il cloro solitamente accompagna il sodio). La regolazione del sodio è mediata dall’aldosterone prodotto dalla corteccia surrenale. È interessante notare che gli stimoli in grado di attivare la via dell’aldosterone sono correlati più strettamente al volume ematico, alla pressione arteriosa e all’osmolarità che al sodio stesso. L’aldosterone controlla il bilancio del sodio La regolazione dei livelli plasmatici di sodio si attua attraverso una delle vie endocrine più complesse dell’organismo. Il riassorbimento di sodio nel tubulo distale e nel dotto collettore viene regolato dall’ormone steroideo aldosterone: maggiore è la concentrazione dell’aldosterone, maggiore sarà il riassorbimento di sodio. Poiché Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 653 BILANCIO DEL SODIO E REGOLAZIONE DEL VOLUME DEL LEC ISBN 88-408-1305-5 D DOMANDA SULLA FIGURA Assunzione di sale (NaCl) 653 CHIAVE DI LETTURA Stimolo Via efferente Nessun cambiamento del volume, osmolarità Disegnate lo schema del riflesso cardiovascolare rappresentato dalla linea contrassegnata dall’asterisco. * Risposta tissutale Risposta sistemica Sete Secrezione di vasopressina Assunzione di acqua Riassorbimento renale di acqua I reni conservano acqua Pressione arteriosa Volume del LEC * Escrezione renale di acqua e sale (risposta lenta) Ripristino dell'osmolarità normale I riflessi cardiovascolari diminuiscono la pressione arteriosa (risposta rapida) Volume e pressione arteriosa tornano nella norma ■ Figura 20-11 Risposte omeostatiche all’assunzione di sale uno dei bersagli dell’aldosterone è la Na+-K+-ATPasi, l’aldosterone determina anche la secrezione di K+. L’aldosterone è un ormone steroideo sintetizzato a livello della corteccia surrenale, la porzione più esterna della ghiandola che è situata sopra il polo superiore di ciascun rene [ p. 381]. Come i tipici ormoni steroidei, l’aldosterone viene secreto in circolo e trasportato da una proteina carrier al bersaglio. Il principale sito d’azione dell’aldosterone è l’ultimo terzo del tubulo distale e la porzione del dotto collettore che decorre nella zona corticale del rene (dotto collettore corticale). La cellula bersaglio dell’aldosterone è la cellula principale o cellula P (fig. 20-12 ■). Le cellule principali sono molto simili ad altre cellule epiteliali di trasporto polarizzate, con le pompe Na+/K+ sulla membrana basolaterale e vari canali e trasportatori sulla membrana apicale [ p. 149]. La membrana apicale delle cellule principali contiene canali passivi permeabili al Na+ e canali permeabili al K+. L’aldosterone penetra nella cellula per diffusione semplice. A livello delle cellule bersaglio, l’aldosterone si combina con un recettore citoplasmatico. Nelle fasi più precoci della risposta i canali apicali per il sodio aumentano il loro tempo di apertura sotto il controllo di un segnale molecolare non ancora identificato. Quando i livelli intracitoplasmatici di Na+ aumentano il sistema Na+-K+ ATPasi si attiva, trasportando Na+ nel LEC. Il risultato netto è un riassorbimento rapido di Na+ che non richiede la sintesi di nuovi canali o proteine ATPasi. Nelle fasi più tardive dell’azione dell’aldosterone vengono sintetizzati nuovi canali e nuove pompe che vengono inseriti nelle membrane delle cellule epiteliali. È interessante sottolineare che nel nefrone distale il riassorbimento di Na+ e quello di acqua sono regolati separatamente. L’acqua non segue automaticamente il riassorbimento dell’Na+: perché ciò avvenga deve essere presente vasopressina. Al contrario, a livello del tubulo prossimale, il riassorbimento di Na+ viene seguito dal riassorbimento di acqua, perché l’epitelio del tubulo prossimale è sempre permeabile all’acqua. VERIFICA SUI CONCETTI (risposta a p. 675) 6. Nella figura 20-12 quale forza(e) determina il passaggio di Na+ e K+ attraverso la membrana apicale? La pressione arteriosa e il K+ influenzano la secrezione di aldosterone Da cosa è controllata la secrezione dell’aldosterone? Ci sono due stimoli principali: l’aumento di potassio e un ormone trofico, l’angiotensina II (ANGII). Lo stimolo più semplice per il rilascio di aldosterone agisce direttamente sulle cellule della corteccia surrenale ed è rappresentato da un aumento della concentrazione di K+ (tab. 20-1). Un aumento della concentrazione di K+ stimola la produzione di aldosterone, cui consegue la secrezione di K+ a livello del nefrone. Questo riflesso protegge l’organismo dall’ipercaliemia (aumento del K+ plasmatico). Cap. 20 pp. 642-676 PDF 654 5-01-2005 CAPITOLO VENTI Lume del tubulo distale 11:47 Pagina 654 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico Liquido interstiziale Cellula P del nefrone distale ISBN 88-408-1305-5 Sangue 1 Trascrizione 2 Aldosterone 1 mRNA 3 Traduzione e sintesi proteica Nuovi canali + K 2 Il complesso ormone–recettore innesca la trascrizione nel nucleo. Recettore per l’aldosterone Nuove pompe 4 Le proteine modulano i canali e le pompe esistenti K secreto L’aldosterone si lega a recettori citoplasmatici. 3 Vengono sintetizzate nuovi canali proteici e nuove pompe. 4 Le nuove proteine sintetizzate modificano i canali e le pompe esistenti. 5 Ne risulta un aumento del riassorbimento del sodio e della secrezione del potassio. ATP + + + K K 5 ATP + Na riassorbito + Na Na + + Na ■ Figura 20-12 Risposta delle cellule principali all’aldosterone TABELLA 20-1 Fattori che influenzano il rilascio di aldosterone Diretto, alla corteccia surrenale Aumento della concentrazione extracellulare di K+ Stimola Indiretti, attraverso la via SRAA Diminuzione della pressione arteriosa Diminuzione del flusso a livello della macula densa Stimola Stimola La diminuzione dei livelli circolanti di aldosterone causa una riduzione nel riassorbimento di Na+ (quindi aumento della escrezione). Si ha così riduzione dell’osmolarità del LEC. La via renina-angiotensina-aldosterone Il segnale principale per il rilascio di aldosterone è rappresentato da un ormone trofico, l’angiotensina II (ANGII). L’ANGII è un componente del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS, Renin-Angiotensin-Aldosterone System), una via complessa per il mantenimento della pressione arteriosa. La via RAAS viene attivata quando le cellule juxtaglomerulari (cellule JG) delle arteriole afferenti del nefrone [ p. 618] secernono un enzima, la renina (fig. 20-13 ■). La renina converte una proteina plasmatica inattiva, l’angiotensinogeno, in angiotensina I (ANGI). (Il suf- fisso -ogeno indica un precursore inattivo.) Quando l’ANGI presente nel sangue incontra un enzima chiamato enzima di conversione dell’angiotensina (ACE, Angiostein Converting Enzyme), viene convertita in ANGII. Si riteneva che questa conversione si verificasse solo nei polmoni, ma oggi sappiamo che l’ACE è presente anche sull’endotelio vascolare in tutto l’organismo. Quando l’ANGII plasmatica raggiunge la ghiandola surrenale stimola la sintesi e il rilascio di aldosterone. Infine, nel nefrone distale, l’aldosterone innesca una serie di reazioni intracellulari che determinano il riassorbimento tubulare del Na+. Gli stimoli che innescano la via RAAS sono tutti direttamente o indirettamente correlati alla diminuzione della pressione arteriosa (fig. 20-14 ■): 1. Le cellule JG sono direttamente sensibili alla pressione. Rispondono alla diminuzione della pressione nelle arteriole renali con la secrezione di renina. 2. I neuroni simpatici, attivati dal centro di controllo cardiovascolare quando la pressione arteriosa diminuisce, terminano sulle cellule JG e stimolano la secrezione di renina. 3. La retroazione paracrina dalla macula densa del tubulo distale alle cellule JG stimola il rilascio di renina [ p. 176]. Se il flusso lungo il tubulo distale è relativamente alto le cellule della macula densa rilasciano sostanze paracrine che inibiscono il rilascio di renina. Se il flusso lungo il tubulo distale diminuisce, le cellule della macula densa inducono le cellule JG ad aumentare la secrezione di renina. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 655 BILANCIO DEL SODIO E REGOLAZIONE DEL VOLUME DEL LEC ISBN 88-408-1305-5 Produce costantemente Angiotensinogeno nel plasma Fegato D DOMANDA Pressione sanguigna Cellule JG (rene) producono SULLA 655 FIGURA Aggiungete le vie efferenti e/o gli effettori alle vie contrassegnate dall’asterisco . Renina * ANG I nel plasma CHIAVE DI LETTURA Stimolo Capillari contengono Centro di integrazione ACE (enzima) Via efferente Effettore Risposta tissutale ANG II nel plasma Corteccia surrenale Centro di controllo cardiovascolare bulbare Arteriole Risposta sistemica Ipotalamo Aldosterone * * Risposta cardiovascolare Si vasocostringono Sete Vasopressina + Riassorbimento Na * Pressione arteriosa Volume e mantenimento dell'osmolarità ■ Figura 20-13 Sistema renina-angiotensina-aldosterone Il riassorbimento del sodio non aumenta direttamente la pressione arteriosa, ma la ritenzione di Na+ agisce stimolando l’assunzione di acqua e l’espansione del volume Pressione arteriosa Centro di controllo cardiovascolare VFG effetto diretto Trasporto di NaCl Attività simpatica attraverso Macula densa del tubulo distale Sostanze paracrine Cellule JG dell'arteriola afferente Secrezione di renina ■ Figura 20-14 La diminuzione della pressione arteriosa stimola la secrezione di renina (vedi fig. 20-11). Quando il volume ematico aumenta, anche la pressione arteriosa aumenta. Tuttavia, gli effetti del sistema RAAS non si esauriscono qui. L’angiotensina II espleta diversi effetti finalizzati all’aumento della pressione arteriosa. Queste azioni rendono la ANGII un vero ormone, non solo una tappa intermedia nella via di controllo dell’aldosterone. L’angiotensina II influenza la pressione arteriosa tramite diversi meccanismi L’angiotensina II ha effetti importanti su bilancio idrico e pressione arteriosa, non legati alla stimolazione della secrezione dell’aldosterone. L’ANGII aumenta la pressione ematica sia direttamente che indirettamente tramite quattro diversi meccanismi (fig. 20-13): 1. L’attivazione dei recettori cerebrali dell’ANGII aumenta la secrezione di vasopressina. La ritenzione di acqua nei reni contribuisce a mantenere la volemia. 2. L’ANGII stimola la sete. L’ingestione di liquidi è una risposta comportamentale che espande il volume del sangue e aumenta la pressione arteriosa. 3. L’ANGII è uno dei più potenti vasocostrittori noti nella specie umana. La vasocostrizione produce un au- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 656 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 656 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico mento della pressione arteriosa senza modificare il volume ematico. 4. Nel centro di controllo cardiovascolare ci sono dei recettori per l’ANGII; la loro attivazione aumenta la scarica simpatica su vasi e cuore, incrementando la gittata cardiaca e producendo vasocostrizione. Entrambe queste risposte aumentano la pressione arteriosa. Non sorprende che da quando questi effetti ipertensivanti dell’ANGII divennero noti le case farmaceutiche abbiano cominciato a cercare farmaci che blocchino l’ANGII. Da queste ricerche è nata una nuova classe di farmaci antiipertensivi, gli ACE (enzima di conversione dell’angiotensina) inibitori. Questi farmaci bloccano la conversione dell’ANGI in ANGII mediata dall’ACE, facilitando il rilasciamento dei vasi e la diminuzione della pressione arteriosa. La diminuzione dell’ANGII si traduce in un calo nella secrezione dell’aldosterone, una diminuzione del riassorbimento di Na+ e, infine, nella diminuzione del volume del LEC. Tutte queste risposte contribuiscono alla diminuzione della pressione arteriosa. Tuttavia gli ACE inibitori non sono privi di effetti collaterali. L’ACE inattiva una citochina detta bradichinina. Quando l’ACE è inibito dai farmaci, i livelli di bradichinina aumentano e in alcuni pazienti producono la comparsa di una tosse secca e persistente. Una soluzione è rappresentata dallo sviluppo di farmaci detti sartani che bloccano gli effetti ipertensivanti dell’ANGII legandosi ai recettori AT1, un sottotipo dei recettori per l’ANGII. VERIFICA SUI CONCETTI (risposte a p. 675) 7. Un paziente iperteso si rivolge al medico. Gli esami rivelano la presenza di elevati livelli plasmatici di renina e di placche aterosclerotiche che bloccano quasi completamente il flusso nelle arterie renali. Perché la diminuzione del flusso ematico nelle arterie renali determina l’aumento della secrezione di renina? 8. Descrivete in quale modo l’aumento di renina determina aumento della pressione arteriosa in questo soggetto. Il peptide natriuretico atriale promuove l’escrezione di sodio e acqua Quando fu dimostrato che aldosterone e vasopressina aumentano il riassorbimento di Na+ e acqua, si ipotizzò che altri ormoni potessero invece determinare la perdita di Na+ (natriuresi) (da natrium, sodio + ourein, urinare) e acqua (diuresi) nelle urine. Ormoni che avessero questo tipo di effetto potrebbero essere utilizzati nella pratica clinica per abbassare la pressione arteriosa nei pazienti con ipertensione essenziale [ p. 525]. Inizialmente tuttavia, nonostante un’intensa ricerca condotta per anni, non fu trovata alcuna prova dell’esistenza di questi ormoni. Poi, nel 1981, un gruppo di ricercatori canadesi scoprì che l’iniezione di atri di ratto omogeneizzati determinava escrezione rapida e di breve durata di Na+ e acqua nell’urina. Questi ricercatori speravano di aver trovato l’ormone mancante, con attività speculare a quella di aldosterone e vasopressina. Risultò poi che in effetti ave- ISBN 88-408-1305-5 vano scoperto il primo di un’intera famiglia di ormoni, alcuni prodotti dalle cellule miocardiche, altri a livello cerebrale. Il peptide natriuretico atriale (ANP, Atrial Natriuretic Peptide, detto anche atriopeptina) è un ormone peptidico prodotto da cellule miocardiche atriali specializzate. Viene sintetizzato come una grande molecola di pro-ormone che viene spezzata in diversi frammenti ormonali attivi [ p. 220]. Il peptide natriuretico atriale viene secreto quando le cellule atriali vengono stirate più del normale, come si verifica con l’aumento della volemia. A livello sistemico l’ANP aumenta l’escrezione di Na+ e la perdita urinaria di acqua, ma gli esatti meccanismi con i quali agisce sono ancora sconosciuti. Il peptide natriuretico atriale aumenta la VFG, apparentemente facendo aumentare l’area della superficie disponibile per la filtrazione (fig. 20-15 ■). È stato riportato anche che l’ANP diminuisce il riassorbimento di NaCl e acqua nel dotto collettore. Il meccanismo con cui l’ANP influenza il riassorbimento tubulare non è noto. Il peptide natriuretico atriale ha anche effetti indiretti sulla funzione del rene che alterano l’escrezione di Na+ e acqua, per esempio inibisce il rilascio di renina, aldosterone e vasopressina. Tutte queste azioni rafforzano il suo effetto natriuretico-diuretico. Fino a oggi, però, non è chiaro se l’ANP sia il principale ormone responsabile della regolazione dell’escrezione di Na+, pertanto la ricerca di altri fattori natriuretici continua. Il peptide natriuretico atriale e alcuni peptidi a esso correlati vengono secreti anche da alcuni neuroni cerebrali. Questi neuroni originano nell’ipotalamo e terminano nel centro di controllo cardiovascolare bulbare. Quando viene secreto in questa sede come neurotrasmettitore o neuromodulatore, l’ANP contribuisce alla diminuzione della pressione arteriosa, proprio l’effetto che le compagnie farmaceutiche cercano. Sfortunatamente, l’ANP ha emivita breve e i pazienti dovrebbero assumerlo continuamente per mantenere i suoi effetti. I ricercatori sperano di comprendere i meccanismi di azione cellulari dell’ANP per poter produrre agonisti a lunga durata d’azione che possano essere usati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa. BILANCIO DEL POTASSIO La regolazione dei livelli di potassio è essenziale per mantenere il benessere dell’organismo. La maggior parte del K+ si trova all’interno delle cellule; solo circa il 2% è nel liquido extracellulare. Nonostante solo una piccola quota del K+ si trovi nel LEC, l’omeostasi del potassio mantiene la sua concentrazione plasmatica in un ristretto ambito di valori. Come abbiamo visto nel capitolo 8, i cambiamenti della concentrazione extracellulare del K+ influenzano il potenziale di membrana a riposo delle cellule alterando il gradiente di concentrazione tra citoplasma e LEC [ fig. 8-18, p. 267]. Se la concentrazione di K+ nel plasma (e nel liquido extracellulare) diminuisce (ipocaliemia), il gradiente di concentrazione aumenta, una maggiore quantità di K+ lascia la cellula e il potenziale di membrana a riposo divie- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 657 BILANCIO DEL POTASSIO ISBN 88-408-1305-5 CHIAVE DI LETTURA 657 L’aumento del volume ematico produce un aumento dello stiramento atriale Stimolo Centro d’integrazione Via efferente Effettore Risposta tissutale Risposta sistemica Le cellule miocardiche atriali vengono stirate e rilasciano Peptide natriuretico atriale Rene Ipotalamo Inibisce il rilascio di vasopressina VFG Renina Corteccia surrenale Bulbo Inibisce il rilascio di aldosterone Diminuzione della pressione arteriosa Escrezione NaCl e acqua ■ Figura 20-15 Peptide natriuretico atriale ne più negativo. Se la concentrazione di K+ nel plasma (e nel liquido extracellulare) aumenta (ipercaliemia), il gradiente di concentrazione diminuisce e una maggiore quantità di K+ resta nella cellula, depolarizzandola. A causa dell’effetto del K+ plasmatico sui tessuti eccitabili come il cuore, i medici sono sempre molto attenti a mantenere i livelli plasmatici del K+ a livelli normali (3,5-5,0 mEq/L). Se il K+ scende sotto i 3 mEq/L o sale sopra i 6,0 mEq/L, i tessuti eccitabili, muscolare e nervoso, cominciano a mostrare una funzionalità alterata. L’ipocaliemia determina debolezza muscolare a causa della maggior difficoltà dei neuroni e dei muscoli iperpolarizzati a innescare potenziali di azione. In questa condizione c’è il pericolo di arrivare all’insufficienza dei muscoli respiratori e del muscolo cardiaco. Fortunatamente, l’indebolimento dei muscoli scheletrici è talmente significativo da indurre il paziente a cercare un trattamento prima della comparsa dei problemi cardiaci. L’ipocaliemia moderata può essere corretta mediante la somministrazione orale dello ione e con l’ingestione di cibi ricchi in potassio, come il succo di arancia e le banane. L’ipercaliemia è una condizione più pericolosa, perché la depolarizzazione dei tessuti li rende inizialmente più eccitabili. Successivamente, le cellule sono incapaci di ripolarizzarsi completamente e diventano meno eccitabili. In questa condizione presentano potenziali di azione più piccoli del normale o assenti. L’eccitabilità del muscolo cardiaco è influenzata dai cambiamenti del K+ plasmatico e l’ipercaliemia può condurre ad aritmie cardiache potenzialmente fatali. In condizioni normali, l’organismo regola molto accuratamente l’escrezione del K+ sulla base dell’ingestione. Se i livelli plasmatici di K+ aumentano, viene secreto aldosterone per effetto dell’ipercaliemia sulla corteccia surrenale. L’aldosterone stimola una maggiore escrezione renale del K+ mentre trattiene Na+. (Ricordate che quando le concentrazioni plasmatiche del K+ cambiano, gli ioni come il Cl– vengono aggiunti o sottratti al liquido extracellulare in rapporto 1 : 1, mantenendo la neutralità elettrica globale). Le alterazioni del bilancio del potassio possono essere determinate da patologie renali, dalla perdita di K+ per diarrea o dall’assunzione di alcuni tipi di diuretici che impediscono il completo riassorbimento renale di K+. Anche una inappropriata correzione della disidratazione può determinare alterazioni della concentrazione del K+. Per esempio, un giocatore di golf gioca una partita nonostante la temperatura ambientale sia superiore ai 38 °C. Ovviamente è consapevole del rischio di disidratazione e si porta dell’acqua per sostituire la perdita di liquidi. Tuttavia, la sostituzione del sudore perso con acqua può mantenere il volume del liquido extracellulare normale, ma riduce l’osmolarità plasmatica totale e le concentrazioni del K+ e del Na+. Il giocatore non riesce quindi a terminare la partita a causa della debolezza muscolare e necessita di cure mediche, che comprendono anche il rimpiazzo degli ioni persi. Il bilancio del K+ è strettamente correlato al bilancio acido-base, come vedremo nell’ultima sezione di questo capitolo. La correzione delle alterazioni del pH richiede Cap. 20 pp. 642-676 PDF 658 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 658 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico PROBLEMA IN ITINERE Il diabete insipido nefrogeno è associato a una bassa permeabilità all’acqua nel dotto collettore, nonostante siano presenti adeguati livelli di vasopressina. Normalmente la vasopressina stimola la sintesi del secondo messaggero cAMP, che a sua volta induce l’inserimento di pori per l’acqua nella membrana apicale della cellula tubulare. In assenza di vasopressina, le cellule rimuovono i pori per l’acqua e li accumulano nel citoplasma. Domanda 2: Si è scoperto che il diabete insipido nefrogeno può essere causato da due diverse anomalie. Una anomalia riguarda il recettore V2 per la vasopressina e determina l’incapacità della vasopressina di legarsi al recettore stesso e attivare l’adenilato ciclasi. Nell’altra anomalia, i recettori per la vasopressina sono normali. Quale potrebbe essere il problema in questo secondo caso? 642 650 663 671 un’attenta valutazione dei livelli plasmatici del potassio. Allo stesso modo, la correzione di uno squilibrio del K+ può alterare il pH dell’organismo. I MECCANISMI COMPORTAMENTALI NEL BILANCIO IDRO-ELETTROLITICO Sebbene i riflessi nervosi, neuroendocrini ed endocrini svolgano un ruolo fondamentale nell’omeostasi idrosalina, le risposte comportamentali sono importantissime per il ripristino della situazione normale, specialmente quando il volume del LEC diminuisce o l’osmolarità aumenta. Normalmente l’introduzione di liquidi è l’unico modo per ripristinare la perdita di acqua e mangiare sale è il solo modo per aumentare il contenuto di Na+ dell’organismo. Entrambi i comportamenti sono essenziali per il normale bilancio idrico e salino. I medici devono tener presente che questi comportamenti sono assenti nei pazienti che sono in stato di incoscienza, o comunque incapaci di rispondere allo stimolo, e devono quindi adattare conseguentemente la terapia. Lo studio delle basi biologiche del comportamento, inclusi quello alimentare e relativo all’assunzione di liquidi, fa parte di un settore denominato psicologia fisiologica. Bere compensa la perdita di liquidi La sete è uno dei più potenti stimoli per la specie umana. Nel 1952, il fisiologo svedese Bengt Andersson scoprì che la stimolazione di determinate regioni ipotalamiche induce l’assunzione di liquidi. Questa scoperta condusse all’identificazione di osmocettori ipotalamici che avviano il riflesso della sete quando l’osmolarità supera le 280 mOsM. Questo è un esempio di un comportamento indotto da uno stimolo interno. È interessante notare che, nonostante l’aumento dell’osmolarità stimoli la sete, l’atto di bere è di per sé suffi- ISBN 88-408-1305-5 ciente ad alleviare lo stimolo, cioè l’acqua ingerita non deve necessariamente essere assorbita per calmare la sete. Esistono recettori non ancora identificati in cavità orale e in faringe (recettori orofaringei) che rispondono all’acqua fresca diminuendo lo stimolo della sete e il rilascio di vasopressina, nonostante l’osmolarità plasmatica rimanga elevata. Questo riflesso orofaringeo è il motivo per cui ai pazienti chirurgici viene permesso di succhiate un cubetto di ghiaccio: il ghiaccio ne allevia la sete senza che debbano assumere grandi quantità di liquidi. Un riflesso simile è presente nei cammelli che, quando bevono, introducono solo la quantità di acqua necessaria per reintegrare la quantità persa: i loro recettori orofaringei agiscono come sistema anticipatorio che aiuta a impedire ampie oscillazioni dell’osmolarità regolando l’introduzione di acqua in base alle necessità. Nella specie umana la risposta riflessa dell’assunzione di liquidi in risposta a un aumento dell’osmolarità è complicata da abitudini culturali. Si beve durante gli incontri sociali, non solo in risposta allo stimolo della sete. Di conseguenza, il nostro organismo deve essere in grado di eliminare l’eccesso di liquidi ingeriti nelle diverse situazioni. VERIFICA SUI CONCETTI (risposta a p. 675) 9. Introducete il riflesso della sete nella figura 20-7. La carenza di sodio stimola l’appetito per il sale La sete non è l’unico stimolo associato al bilancio idrico. L’appetito per il sale, cioè il desiderio di ingerire cibo salato, si verifica quando le concentrazioni plasmatiche di Na+ diminuiscono. Può essere osservato nei cervi e nelle capre attratti da blocchi di sale predisposti dall’uomo oppure da depositi di sale di origine naturale. Negli esseri umani, l’appetito per il sale è strettamente correlato ad aldosterone e angiotensina, gli ormoni che regolano il bilancio del Na+. I centri dell’appetito per il sale si trovano a livello ipotalamico, in prossimità del centro della sete. Comportamenti di evitamento aiutano a prevenire la disidratazione Altri comportamenti svolgono un ruolo importante nel bilancio idrico, impedendo o provocando la disidratazione. Gli animali che vivono nel deserto evitano il calore del giorno e diventano attivi solo di notte quando la temperatura scende e l’umidità aumenta. Gli esseri umani, specialmente oggi che abbiamo l’aria condizionata, non sono sempre così prudenti. Il riposo pomeridiano, la siesta o pennichella, è un adattamento culturale presente nei paesi tropicali, in cui le persone restano in casa durante le ore più calde del giorno, prevenendo disidratazione e colpi di calore. A causa dei ritmi della vita moderna questa sana abitudine spesso viene abbandonata e le persone rimangono in attività durante tutte le ore del giorno, anche durante i mesi estivi, in presenza di temperature molto elevate. Fortunatamente i nostri meccanismi omeostatici sono solitamente in grado evitarci problemi. Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 5-01-2005 11:47 Pagina 659 CONTROLLO INTEGRATO DI VOLUME E OSMOLARITÀ CONTROLLO INTEGRATO DI VOLUME E OSMOLARITÀ Osmolarità e volume del LEC possono variare indipendentemente Normalmente, osmolarità e volemia sono mantenuti omeostaticamente all’interno di un ambito ristretto di valori. Tuttavia, in alcune circostanze, la perdita di liquidi supera le entrate o viceversa, e questo altera il bilancio. Gli esempi più comuni di perdita di liquidi comprendono l’eccessiva sudorazione, il vomito, la diarrea, e l’emorragia (perdita di sangue). Tutte queste situazioni possono richiedere l’intervento medico. Al contrario, l’aumento del volume raramente è un’emergenza medica. Il volume e l’osmolarità del liquido extracellulare possono presentarsi in tre diversi stati: normale, aumentati o ridotti. La relazione tra le modificazioni del volume e dell’osmolarità può essere rappresentata come una matrice, come nella figura 20-16 ■. Il riquadro centrale rappresenta la condizione normale; i riquadri periferici rappresentano i più comuni esempi di possibili cambiamenti. In tutti i casi, l’appropriata compensazione omeostatica relativa a ciascun cambiamento tende a seguire il principio della conservazione di massa: qualsiasi aumento di liquido o di sali deve essere rimosso, qualsiasi perdita deve essere ripristinata. Tuttavia, la compensazione perfetta non è sempre possibile. Cominciamo dal riquadro superiore destro e spostiamoci da destra a sinistra lungo ogni riga. 1. Aumento di volume e di osmolarità. Questa situazione può verificarsi quando si assumono contemporaneamente liquidi e cibi salati, come quando si mangia popcorn e si bevono bibite al cinema. Il risultato netto può essere l’ingestione di una soluzione salina ipertonica che aumenta volume del LEC e osmolarità. L’appropriata risposta omeostatica è l’escrezione di urine ipertoniche. Affinché venga mantenuta l’omeostasi, l’osmolarità e il volume delle urine devono con- Osmolarità Aumento Volume Assunzione di grandi quantità d'acqua Ingestione di soluzione salina isotonica Ingestione di soluzione salina ipertonica Nessun cambiamento Diminuzione Nessun cambiamento Aumento Sostituzione del sudore perso con acqua senza sali Volume e osmolarità normali Assunzione di sale, ma non di acqua Diminuzione Le alterazioni del bilancio idrosalino vengono corrette da una risposta integrata di due sistemi: il sistema cardiovascolare risponde ai cambiamenti della volemia e il sistema renale risponde a cambiamenti di volemia e osmolarità. Il mantenimento dell’omeostasi è un processo continuo, in cui la quantità di acqua e di sali presente nell’organismo cambia istante per istante in relazione all’assunzione di una bevanda o a un episodio di sudorazione. Da questo punto di vista, il mantenimento del bilancio idrico può essere paragonato al guidare un’auto in autostrada: piccoli aggiustamenti bastano a mantenere l’auto al centro della corsia. Eppure proprio come i film d’azione sono resi interessanti dagli inseguimenti a elevata velocità e non dagli episodi di guida tranquilla, la parte più interessante dell’omeostasi idrica è la risposta a situazioni critiche come la disidratazione severa o l’emorragia. In questa sezione esaminiamo le alterazioni di grande entità del bilancio idrosalino. 659 Incompleta compensazione della disidratazione Emorragia Disidratazione (per esempio sudorazione profusa o diarrea) ■ Figura 20-16 Alterazioni di volume e osmolarità 2. 3. 4. 5. trobilanciare l’acqua e i sali derivati dal popcorn e dalle bibite. Aumento del volume senza modificazioni dell’osmolarità. Se la proporzione di acqua e sali presenti nel cibo ingerito è equivalente a una soluzione isotonica, il volume aumenta mentre l’osmolarità non si modifica. La risposta appropriata è l’escrezione di urine isotoniche il cui volume corrisponde a quello del liquido assunto. Aumento del volume e diminuzione dell’osmolarità. Questa situazione si verifica quando si assume acqua pura senza ingerire nessun soluto. L’obbiettivo in questo caso potrebbe essere l’escrezione di urine molto diluite per portare al massimo la perdita di acqua trattenendo sali. Tuttavia, poiché i reni non possono eliminare acqua pura, si avrà sempre una piccola perdita di soluti nelle urine. In questo esempio, la perdita urinaria non può controbilanciare esattamente l’entrata, pertanto la compensazione è imperfetta. Volume normale e aumento dell’osmolarità. Questa alterazione potrebbe verificarsi quando si mangiano popcorn salati senza bere nulla. L’ingestione di sale senza acqua aumenta l’osmolarità del LEC e determina lo spostamento di acqua dalle cellule verso il LEC. La risposta omeostatica è un’intensa sete, che determina l’ingestione di acqua per diluire i soluti in eccesso. I reni intervengono eliminando urine molto concentrate in un volume minimo, conservando l’acqua mentre rimuovono l’eccesso di NaCl. Quando viene ingerita acqua, la situazione diventa quella descritta al punto 1 o al punto 2. Volume normale con diminuzione dell’osmolarità. Questa situazione può verificarsi quando un soggetto disidratato (situazione 6: diminuzione del volume e aumento dell’osmolarità) sostituisce il liquido perso con acqua pura. La diminuzione del volume viene corretta, ma il liquido ingerito non possiede i soluti Cap. 20 pp. 642-676 PDF 660 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 660 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico necessari a ripristinare quelli persi. Di conseguenza si crea un nuovo sbilanciamento. Questa situazione ha portato alla creazione di bevande per lo sport contenenti elettroliti. Se i soggetti che lavorano in ambienti caldi sostituiscono il sudore perso con acqua pura, potranno ripristinare il volume ma correranno il rischio di diluire le concentrazioni plasmatiche di K+ e Na+ fino a livelli pericolosamente bassi (ipocaliemia e iponatriemia). 6. Diminuzione del volume e aumento dell’osmolarità. La disidratazione è un esempio comune di questa alterazione di liquidi ed elettroliti. La disidratazione può avere molteplici cause. Durante l’esercizio fisico prolungato, la perdita di acqua dai polmoni può essere raddoppiata mentre la perdita tramite il sudore può aumentare da 0,1 litri a più di 5 litri! Il liquido secreto dalle ghiandole sudoripare è ipoosmotico, pertanto il liquido che resta nell’organismo diviene iperosmotico. La diarrea, cioè l’escrezione di feci eccessivamente acquose, è una condizione patologica che determina perdita di acqua e soluti dal tratto digerente. Sia con la sudorazione che con la diarrea, se viene perso troppo liquido dal sistema circolatorio, la volemia diminuisce al punto che il cuore non riesce a TABELLA 20-2 ISBN 88-408-1305-5 pompare efficientemente sangue verso il cervello. Inoltre, la riduzione del volume (raggrinzimento) cellulare, determinato dall’aumento dell’osmolarità, altera la funzionalità cellulare. 7. Diminuzione del volume senza alterazioni dell’osmolarità. Questa situazione si ha con l’eccessiva perdita di sangue (emorragia). La perdita di sangue costituisce una perdita di liquido isoosmotico dal compartimento extracellulare. Se non è immediatamente disponibile una trasfusione, la migliore terapia è una soluzione sostitutiva isoosmotica che rimanga nel LEC, come una soluzione fisiologica isotonica. 8. Diminuzione della volemia e diminuzione dell’osmolarità. Questa situazione potrebbe derivare da un’incompleta compensazione della disidratazione, ma non essendo comune non ce ne occuperemo ulteriormente. La disidratazione promuove risposte renali e cardiovascolari Per capire la risposta integrata ai cambiamenti di volume e osmolarità, dobbiamo innanzitutto avere un’idea chiara di come le diverse vie vengono attivate in rispo- Riflessi innescati da variazioni di volume, pressione arteriosa e osmolarità Stimolo Organo o tessuto coinvolto Risposta Figure Cellule JG Glomerulo Secrezione di renina Diminuzione VFG 20-14 19-6, 19-7 Centro di controllo cardiovascolare Ipotalamo Ipotalamo Ipotalamo Ipotalamo Aumento dell’attività simpatica, diminuzione dell’attività parasimpatica Stimolazione della sete Secrezione di vasopressina Stimolazione della sete Secrezione di vasopressina 15-23 20-1a 20-7 20-17 20-17 Glomerulo Cellule atriali Aumento VFG (transiente) Secrezione di ANP 20-15 Centro di controllo cardiovascolare Ipotalamo Ipotalamo Ipotalamo Ipotalamo Diminuzione dell’attività simpatica, aumento dell’attività parasimpatica Inibizione della sete Inibizione vasopressina Inibizione della sete Inibizione della secrezione di vasopressina Ipotalamo Ipotalamo Stimolazione della sete Secrezione di vasopressina Ipotalamo Diminuzione della secrezione di vasopressina Diminuzione della pressione arteriosa Effetti diretti Riflessi Barocettori aortici e carotidei Barocettori aortici e carotidei Barocettori aortici e carotidei Recettori di volume atriali Recettori di volume atriali Aumento della pressione arteriosa Effetti diretti Riflessi Barocettori aortici e carotidei Barocettori aortici e carotidei Barocettori aortici e carotidei Recettori di volume atriali Recettori di volume atriali 15-22 20-7 20-7 Aumento dell’osmolarità Riflessi Osmocettori Osmocettori Diminuzione dell’osmolarità Riflessi Osmocettori 20-17 20-17 Cap. 20 pp. 642-676 PDF ISBN 88-408-1305-5 5-01-2005 11:47 Pagina 661 CONTROLLO INTEGRATO DI VOLUME E OSMOLARITÀ sta a vari stimoli. La tabella 20-2 è uno schema delle vie coinvolte nell’omeostasi idrosalina. Per i dettagli sulle singole vie, riferitevi alle figure citate nella tabella 20-2. La disidratazione severa è un ottimo esempio di come l’organismo lavori per mantenere la volemia e il volume cellulare in presenza di una diminuzione del volume e di un aumento dell’osmolarità. Inoltre, illustra il ruolo dei centri di integrazione e le risposte mediate dal sistema nervoso ed endocrino. Nella disidratazione la corteccia surrenale riceve due segnali opposti: uno che favorisce la secrezione dell’aldosterone e uno che l’inibisce. La regola di massima che i centri di integrazione del bilancio idrico usano quando si trovano di fronte a segnali contrastanti è: tentare di ripristinare un’osmolarità normale prima di correggere la volemia. L’organismo ha molti meccanismi per contrastare la diminuzione della volemia, ma l’elevata osmolarità determina raggrinzimento cellulare e costituisce una minaccia immediata all’integrità dell’organismo. Perciò, di fronte a una diminuzione del volume e a un aumento dell’osmolarità, la corteccia surrenale non secerne aldosterone che potrebbe aumentare ulteriormente l’osmolarità del LEC, favorendo il riassorbimento di Na+. Nella disidratazione severa, i meccanismi compensatori sono finalizzati a rispristinare i valori normali di pressione arteriosa, volume extracellulare e osmolarità tramite (1) la conservazione di liquidi per impedire un’ulteriore perdita, (2) la stimolazione dei riflessi cardiovascolari per aumentare la pressione arteriosa e (3) la stimolazione della sete in modo che possano essere ripristinati un volume e un’osmolarità normali. La figura 20-17 ■ illustra quanto queste risposte siano interconnesse tra loro. Questa figura può apparire complessa e intimidire un po’ a prima vista, pertanto la discuteremo tappa per tappa. In cima allo schema (in giallo) ci sono i due stimoli determinati dalla disidratazione: diminuzione del volume e aumento dell’osmolarità. La diminuzione del liquido extracellulare determina il calo della pressione arteriosa. La pressione arteriosa agisce come stimolo per diverse vie, mediate dai barocettori carotidei e aortici, dai recettori di stiramento atriali e dalle cellule JG sensibili alla pressione: 1. I barocettori carotidei e aortici segnalano al centro di controllo cardiovascolare (CCCV) di aumentare la pressione arteriosa. Il centro di controllo cardiovascolare produce un aumento dell’attività del sistema simpatico e una diminuzione di quella del sistema parasimpatico. (a) La frequenza cardiaca aumenta perché il controllo del nodo SA passa da un controllo prevalentemente parasimpatico a uno prevalentemente simpatico. (b) La forza di contrazione ventricolare viene aumentata dalla stimolazione simpatica. L’aumento della forza di contrazione ventricolare si associa all’aumento della frequenza cardiaca per aumentare la gittata cardiaca. 2. 3. 4. 5. 661 (c) Simultaneamente, l’attivazione simpatica determina vasocostrizione delle arteriole aumentando le resistenze periferiche. (d) La vasocostrizione simpatica dell’arteriola afferente renale diminuisce la VFG, contribuendo a conservare liquidi. (e) L’aumento dell’attività simpatica a livello delle cellule JG del rene stimola la secrezione di renina. Il calo della pressione arteriosa periferica diminuisce direttamente la VFG; ciò contribuisce a conservare il LEC, che viene filtrato in quantità minore nel nefrone. Inoltre una VFG più bassa diminuisce il flusso che viene a contatto con la macula densa. La retroazione paracrina induce la cellule JG a rilasciare renina. Le cellule JG rispondono direttamente al calo della pressione arteriosa. L’effetto combinato della diminuzione della pressione arteriosa, dell’aumento dell’attività simpatica e i segnali che originano dalla macula densa provocano il rilascio di renina, che determina un aumento della produzione di angiotensina II. La diminuzione della pressione arteriosa e del volume ematico, l’aumento dell’osmolarità e dei livelli di ANGII, stimolano la liberazione di vasopressina e i centri della sete ipotalamici. La ridondanza delle vie di controllo garantisce l’attivazione di tutti e quattro i meccanismi compensatori principali: le risposte cardiovascolari, l’ANGII, la vasopressina e la sete. 1. Le risposte cardiovascolari comprendono l’aumento combinato della gittata cardiaca e delle resistenze periferiche, che determinano un aumento della pressione arteriosa. Notate, tuttavia, che questo aumento della pressione arteriosa non necessariamente significa che la pressione ritorni a valori normali. Se la disidratazione è severa, la compensazione potrà essere incompleta e la pressione arteriosa potrà restare sotto i valori normali. 2. L’angiotensina II ha vari effetti finalizzati all’aumento della pressione arteriosa: stimolazione della sete, rilascio di vasopressina, vasocostrizione diretta e rinforzo dell’attività del centro di controllo cardiovascolare. La ANGII inoltre raggiunge la corteccia surrenale e favorisce il rilascio di aldosterone. Il risultato della via RAAS nella disidratazione permette il verificarsi dei benefici effetti dell’ANGII sull’aumento della pressione arteriosa. 3. La vasopressina aumenta la permeabilità all’acqua dei dotti collettori, permettendo di trattenere i liquidi. Senza la somministrazione di liquido, tuttavia, la vasopressina non può riportare volume e osmolarità a livelli normali. 4. La somministrazione di acqua per via orale (o endovenosa) è l’unico vero meccanismo in grado di ripristinare il liquido perso e di riportare volemia e osmolarità a livelli normali. Il risultato netto di queste quattro vie è rappresentato in verde nella parte inferiore della figura 20-17. Esso inclu- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 662 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 662 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ISBN 88-408-1305-5 DISIDRATAZIONE Volume ematico/ pressione arteriosa MECCANISMO CARDIOVASCOLARE Osmolarità associati a SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA MECCANISMO RENALE MECCANISMO IPOTALAMICO Osmorecettori ipotalamici + Barorecettori aortici e carotidei CCCV + Cellule JG Flusso a livello della macula densa + + + Ritenzione di volume Renina Angiotensinogeno Attività parasimpatica VFG Recettori di volume atriali Barocettori aortici e carotidei Ipotalamo + ANG I Rilascio di vasopressina dall’ipofisi posteriore Attività simpatica ACE + + + Cuore + Arteriole ANG II Sete + Corteccia surrenalica Vasocostrizione Frequenza Forza Aldosterone Resistenze periferiche Nefrone distale Nefrone distale Riassorbimento + di Na Gittata cardiaca Pressione arteriosa Assunzione H2O Riassorbimento di H2O Volume ■ Figura 20-17 Compensazione omeostatica della disidratazione severa de: (1) il ripristino della volemia ottenuto attraverso la conservazione di acqua e la somministrazione di liquidi, (2) il mantenimento della pressione arteriosa per mezzo dell’aumento della volemia e direttamente tramite l’aumento della gittata cardiaca e la vasocostrizione e (3) il ri- Osmolarità pristino di una normale osmolarità per aumento del riassorbimento e delle entrate di acqua. Utilizzando i meccanismi elencati nella tabella 20-2, verificate se siete in grado di preparare gli schemi dei riflessi per gli altri disturbi di volume e osmolarità illustrati nella figura 20-16. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 663 EQUILIBRIO ACIDO-BASE ISBN 88-408-1305-5 PROBLEMA IN ITINERE «Christopher ha sempre sete» dice la signora Godell al dottore «e urina costantemente. Con tutta l’acqua che beve, talvolta penso che anneghi!» Il dottore spiega che un paziente con diabete insipido non «annega». Al contrario, corre il rischio di una severa disidratazione nonostante l’elevata assunzione di acqua. Domanda 3: Perché i pazienti affetti da diabete insipido si disidratano nonostante assumano grandi quantità di acqua? Domanda 4: Spiegate perché un’intensa sete è uno dei sintomi principali del diabete insipido. 642 650 658 671 EQUILIBRIO ACIDO-BASE L’equilibrio acido-base, detto anche omeostasi del pH, è una delle funzioni essenziali dell’organismo. Il pH di una soluzione è la misura della sua concentrazione di H+ [ p. 33]. Un normale campione di plasma arterioso ha una concentrazione di H+ di 0,00004 mEq/L, molto bassa se confrontata con quella di altri ioni; per esempio, la concentrazione plasmatica del Na+ è circa 135 mEq/L. Poiché la concentrazione dell’H+ è così bassa, viene di solito espressa sulla scala logaritmica del pH che va da 0 a 14, dove il pH di 7,0 è neutro. Se il pH scende sotto 7,0, la concentrazione di H+ è superiore a 1 × 10–7 M e la soluzione è considerata acida. Se il pH supera 7,0, la soluzione ha una concentrazione di H+ inferiore a 1 × 10–7 M ed è considerata alcalina (basica). Il pH normale dell’organismo è 7,40, lievemente alcalino. Un cambiamento di 1 unità corrisponde a un cambiamento di 10 volte della concentrazione di H+. Per un ripasso del pH e della scala logaritmica su cui è basato, fate riferimento all’appendice A. Enzimi e sistema nervoso sono particolarmente sensibili alle variazioni di pH Il valore normale del pH plasmatico è 7,38-7,42. Il pH extracellulare di solito rispecchia il pH intracellulare e viceversa. Poiché il monitoraggio delle condizioni intracellulari è difficile, i valori plasmatici sono utilizzati clinicamente come indicatori del pH corporeo totale. I liquidi corporei posti «all’esterno» dell’ambiente interno, come il lume del tratto gastrointestinale o i tubuli renali, possono avere variazioni di pH molto maggiori. Le secrezioni acide dello stomaco possono portare il pH gastrico a un valore inferiore a 1, mentre il pH delle urine varia tra 4,5 e 8,5, in relazione alla necessità di eliminare acidi o basi. La concentrazione di H+ dell’organismo è finemente regolata. Le proteine intracellulari quali gli enzimi e i canali di membrana sono particolarmente sensibili al pH perché la loro funzione dipende dalla loro forma tridimensionale [ p. 39]. I cambiamenti della concentrazio- 663 ne di H+ alterano la struttura terziaria delle proteine interagendo con i legami idrogeno della molecola; distruggono così la struttura tridimensionale delle proteine e ne alterano l’attività. Un pH anomalo può influenzare significativamente l’attività del sistema nervoso. Se il pH diventa troppo basso (acidosi) i neuroni sono meno eccitabili e il SNC risulta depresso. I pazienti diventano confusi e disorientati, poi entrano in coma. Se la depressione del SNC continua, i centri respiratori smettono di funzionare, causando la morte. Se il pH diventa troppo alto (alcalosi), i neuroni sono ipereccitabili, e scaricano potenziali di azione in risposta a stimoli minimali. Questa condizione si manifesta prima con modificazioni sensoriali, come l’intorpidimento o il formicolio (parestesie), poi con scosse muscolari. Se l’alcalosi diviene severa, la contrazione muscolare si trasforma in uno stato di contrazione mantenuta nel tempo (tetano) che paralizza i muscoli respiratori. Le alterazioni dell’equilibrio acido-base sono associate ad alterazioni del bilancio del potassio. Questo dipende in parte dal trasportatore renale che muove i due ioni per contro-trasporto (antiporto). Nell’acidosi, il rene espelle H+ e riassorbe K+ usando l’H+-K+-ATPasi. Di converso, quando l’organismo è in alcalosi i reni riassorbono H+ e secernono K+. L’alterazione del bilancio del K+ si manifesta in genere con disturbi della funzione dei tessuti eccitabili, specialmente il cuore. Gli acidi e le basi dell’organismo provengono da diverse fonti Nel funzionamento quotidiano, l’organismo è di solito messo alla prova da perturbazioni dell’equilibrio acidobase dovute prevalentemente ad assunzione e produzione di acidi piuttosto che di basi. Gli ioni idrogeno derivano sia dai cibi che dal metabolismo interno. Il mantenimento della conservazione della materia richiede che l’assunzione e la produzione di acidi vengano bilanciate dalla loro escrezione. Il bilancio degli ioni idrogeno nell’organismo è schematizzato nella figura 20-18 ■. Fonti di acidi La maggior parte dei metaboliti intermedi e dei cibi sono acidi organici che si ionizzano e quindi forniscono ioni H+ ai liquidi organici. Esempi di acidi organici sono gli aminoacidi, gli acidi grassi, i metaboliti intermedi del ciclo dell’acido citrico e l’acido lattico prodotto dal metabolismo anaerobico. Spesso questi acidi organici sono riconoscibili dal suffisso -ato, che denota la componente anionica dell’acido: HA A– + H+ Esempio: acido piruvico piruvato + H+ La produzione metabolica di acidi genera una quantità significativa di H+ che devono essere escreti per mantenere la conservazione della materia. In circostanze straordinarie, la produzione di metaboliti acidi può aumentare significativamente e provocare una crisi. Per esempio, in condizioni di severa anaerobiosi, quali quelle prodotte da un collasso circolatorio, si Cap. 20 pp. 642-676 PDF 664 5-01-2005 Pagina 664 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico CAPITOLO VENTI Acidi grassi Aminoacidi 11:47 CO2 (+ H2O) Acido lattico Chetoacidi + Met abo li ta Die sm o Entrate di H pH plasmatico 7,38–7,42 – Tamponi: HCO3 nel liquido extracellulare Proteine, emoglobina, fosfati nelle cellule Fosfati, ammonio nelle urine e a zio n n t il Ve li + Perdite di H + H ■ Figura 20-18 Bilancio degli ioni idrogeno nell’organismo produce una quantità talmente elevata di acido lattico che i normali meccanismi omeostatici non riescono a compensarla, determinando uno stato di acidosi lattica. Un altro esempio è il diabete mellito, in cui l’alterato metabolismo degli aminoacidi e dei lipidi genera acidi forti definiti chetoacidi. Questi acidi determinano uno stato di acidosi metabolica nota come chetoacidosi. La maggiore fonte di acidi in condizioni normali è la CO2 prodotta durante la respirazione aerobica. L’anidride carbonica non è un acido perché non contiene nessun atomo di idrogeno. Tuttavia, la CO2 prodotta dalla respirazione si combina con acqua per formare acido carbonico (H2CO3), che si dissocia in H+ e HCO3–: CO2 + H2O H2CO3 tutto, ci sono poche fonti significative di basi negli alimenti e nel metabolismo. Alcuni frutti e vegetali contengono anioni che vengono metabolizzati ad HCO3–, ma la loro influenza è sicuramente minore di quella degli acidi della frutta, degli aminoacidi e degli acidi grassi. In secondo luogo, tra le alterazioni dell’equilibrio acido-base quelle determinate da un eccesso di acidi sono molto più comuni di quelle dovute a un eccesso di basi. Per queste ragioni, l’organismo si occupa principalmente di eliminare l’eccesso di acidi. L’omeostasi del pH dipende dai sistemi tampone, dal polmone e dal rene R e na CO2 (+ H2O) ISBN 88-408-1305-5 H+ + HCO3– Questa reazione si verifica in tutte le cellule e nel plasma, ma a bassa velocità. Tuttavia, in alcune cellule dell’organismo la reazione è molto più veloce per la presenza di un’elevata concentrazione di anidrasi carbonica [ p. 600]. Questo enzima catalizza la conversione di CO2 e H2O in H2CO3. La produzione di H+ da CO2 e H2O è la fonte principale di acidi in condizioni normali. È stato stimato che la CO2 prodotta nel metabolismo di riposo produce 12 500 mEq di H+ al giorno. Se questa quantità di acido venisse posta in un volume di acqua uguale al volume plasmatico, potrebbe generare una concentrazione di H+ pari a 4167 mEq/L, circa 100 milioni (108) di volte più concentrato rispetto alla normale concentrazione plasmatica di H+ che è 0,00004 mEq/L! Questi numeri indicano che la CO2 prodotta dalla respirazione aerobica ha la capacità di influenzare seriamente il pH dell’organismo. Fortunatamente i meccanismi omeostatici hanno lo scopo di impedire l’accumulo di CO2 nell’organismo. Fonti di basi Se la fisiologia dell’equilibrio acido-base è centrata sugli acidi c’è un ottimo motivo. Innanzi- In che modo l’organismo fa fronte alle variazioni istante per istante del pH? Ci sono tre meccanismi: (1) i sistemi tampone, (2) la ventilazione e (3) la regolazione renale di H+ e HCO3–. I sistemi tampone costituiscono la prima linea di difesa, sono sempre presenti e impediscono ampie variazioni del pH. La ventilazione, la seconda linea di difesa, è una risposta rapida e controllata per via riflessa che può tamponare il 75% della maggior parte delle alterazioni del pH. La difesa finale spetta ai reni. Sono più lenti rispetto a sistemi tampone e polmoni, ma sono molto efficaci, in condizioni normali, nel correggere le variazioni del pH. Questi tre meccanismi controllano il normale bilancio degli acidi così efficacemente che il pH dell’organismo subisce di solito solo lievi variazioni. Esaminiamoli ora più in dettaglio I sistemi tampone comprendono proteine, ioni fosfato e HCO3– Un tampone è una molecola che impedisce ampie oscillazioni del pH rilasciando ioni H+ o combinandosi con essi. In sua assenza, l’aggiunta di un acido a una soluzione determina un rapido cambiamento del pH. In presenza di un sistema tampone, il cambiamento del pH sarà modesto o addirittura quasi nullo. Poiché la produzione di acido è la principale minaccia per l’omeostasi del pH, la maggior parte dei sistemi tampone fisiologici si combina con gli H+. I sistemi tampone si trovano sia all’interno delle cellule che nel plasma. I sistemi tampone intracellulari comprendono proteine cellulari, ioni fosfato (HPO42–) ed emoglobina. L’emoglobina contenuta nei globuli rossi tampona gli H+ prodotti dalla reazione di CO2 con H2O [ fig. 17-16, p. 582]. Ogni ione H+ tamponato dall’emoglobina lascia libera all’interno del globulo rosso la corrispondente molecola di HCO3–. Lo ione HCO3– lascia quindi l’eritrocita scambiandosi con uno ione plasmatico Cl–; questo fenomeno è lo spostamento dei cloruri descritto nel capitolo 18 [ p. 600]. La grande quantità di HCO3– prodotto dalla CO2 metabolica è il più importante sistema tampone extracellulare dell’organismo. La concentrazione plasmatica di HCO3– è in media 24 mEq/L, circa 600 000 volte maggiore di quella dell’H+ plasmatico. Nonostante H+ e HCO3– siano generati in rapporto 1 : 1 da CO2 e H2O, il tamponamento intracellulare degli ioni H+ da parte dell’emoglobina è la principale ragione per cui i due ioni non pre- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 665 EQUILIBRIO ACIDO-BASE ISBN 88-408-1305-5 sentano la stessa concentrazione plasmatica. Gli ioni HCO3– presenti nel plasma tamponano gli ioni H+ provenienti da fonti non respiratorie (metaboliche). La relazione tra CO2, HCO3– e H+ nel plasma è espressa dalla seguente equazione: CO2 + H2O H2CO3 (1) H+ + HCO3– Acido carbonico In accordo alla legge di azione di massa, ogni variazione di CO2, H+ o HCO3– determinerà lo spostamento della reazione fino a raggiungere un nuovo equilibrio. (L’acqua è sempre in eccesso nell’organismo e non contribuisce allo stato di equilibrio della reazione.) Per esempio, se i livelli di CO2 aumentano, l’equazione si sposta a destra, creando un H+ e un HCO3– in più per ogni molecola di CO2 e di acqua: ↑CO2 + H2O → H2CO3 → ↑H+ + ↑HCO3– (2) Quando viene raggiunto un nuovo stato di equilibrio, i livelli di H+ e di HCO3– sono aumentati. L’aumento di H+ rende la soluzione più acida e ne abbassa il pH. Non importa che anche una molecola tampone di HCO3– sia stata prodotta: l’HCO3– agisce come tampone solo quando si lega agli ioni H+. Ora supponiamo che lo ione H+ sia aggiunto al plasma da qualche fonte metabolica come l’acido lattico. In questo caso, gli ioni HCO3– plasmatici agiranno come tamponi, combinandosi con alcuni degli ioni H+ addizionali fino a quando la reazione raggiunge un nuovo stato di equilibrio. Prima dell’equilibrio, CO2 + H2O H2CO3 ↑H+ + HCO3– (3) + (H addizionali provenienti dall’acido lattico) L’incremento degli ioni H+ sposta l’equazione a sinistra: CO2 + H2O ← H2CO3 ← ↑H+ + HCO3– (4) Il risultato netto all’equilibrio è che la concentrazione degli ioni H+ è ancora elevata ma non quanto all’inizio. La concentrazione di HCO3– è diminuita perché alcuni ioni bicarbonato sono stati usati come tampone. Gli ioni H+ tamponati sono convertiti a CO2 e H2O, aumentando la concentrazione di entrambi: ↑CO2 + ↑H2O H2CO3 ↑H + ↓HCO3 + – (5) La legge di azione di massa è utile per comprendere la relazione tra i cambiamenti nelle concentrazioni di H+, HCO3– e CO2, purché vengano tenute presenti alcune informazioni. Innanzitutto, un cambiamento della concentrazione di HCO3– secondo la reazione può non manifestarsi clinicamente. Infatti l’HCO3– è 600 000 volte più concentrato nel plasma rispetto agli ioni H+. Se aumentano sia gli ioni H+ che gli ioni HCO3– nel plasma, si noterà un cambiamento del pH ma non nella concentrazione degli ioni HCO3– perché gli ioni HCO3– erano già abbondanti inizialmente. Sia l’H+ che l’HCO3– sono aumentati in assoluto, ma poiché nel plasma all’inizio era presente una elevata concentrazione di HCO3–, il suo incremento relativo sarà irrilevante. Per analogia, immaginiamo due squadre di football che giocano in uno stadio con 80 000 persone. Se 10 giocatori in più 665 (H+) scendono in campo, tutti lo noteranno. Ma se 10 spettatori (HCO3–) arrivano contemporaneamente allo stadio non attireranno l’attenzione, perché il pubblico è così numeroso che 10 persone in più non fanno nessuna differenza. La seconda caratteristica della legge di azione di massa è che quando la reazione si sposta a sinistra e la CO2 plasmatica aumenta, si verifica un istantaneo incremento della ventilazione (in un soggetto normale). Se la CO2 in più viene eliminata dalla ventilazione, la PCO2 arteriosa potrebbe restare a livelli normali o perfino ridursi a causa dell’iperventilazione. La compensazione respiratoria ai cambiamenti del pH è descritta nella prossima sezione. La ventilazione può compensare le perturbazioni del pH L’aumento della ventilazione appena descritto rappresenta una compensazione respiratoria per l’acidosi. La respirazione e l’equilibrio acido-base sono intimamente correlati, come si può notare dall’equazione sottostante, ormai divenuta familiare: CO2 + H2O H2CO3 H+ + HCO3– Variazioni della ventilazione possono correggere alterazioni dell’equilibrio acido-base, ma possono anche causarle. Dato che esiste un equilibrio dinamico tra CO2 e H+, ogni variazione della PO2 plasmatica determinerà una modificazione del contenuto ematico degli ioni H+ e HCO3–. Per esempio, se un soggetto ipoventila e la PCO2 aumenta, l’equazione si sposta verso destra. Viene formato più acido carbonico, il contenuto di ioni H+ aumenta e si determina uno stato di acidosi: ↑CO2 + H2O → H2CO3 → ↑H+ + ↑HCO3– (6) Se un soggetto iperventila, eliminando CO2 e diminuendo la PCO2 plasmatica, l’equazione si sposta a sinistra; gli ioni H+ si combinano con gli ioni bicarbonato, aumentando così il pH: ↓CO2 + H2O ← H2CO3 ← ↓H+ + ↓HCO3– (7) In questi due esempi, si può notare che un cambiamento della PCO2 influenza la concentrazione di H+ e quindi il pH plasmatico. L’organismo utilizza la ventilazione per regolare il pH solo se uno stimolo associato al pH innesca la risposta riflessa. Due stimoli possono servire a questo scopo: H+ e CO2. La ventilazione è influenzata direttamente dal pH tramite i chemocettori carotidei e aortici (fig. 20-19 ■). Questi sono localizzati a livello dei glomi carotidei e aortici insieme ai sensori per l’ossigeno che sono stati discussi precedentemente [ p. 605]. Un aumento della concentrazione degli H+ plasmatici stimola i chemocettori che, a loro volta, segnalano ai centri di controllo bulbari di aumentare la ventilazione. L’aumento della ventilazione alveolare permette ai polmoni di espellere più CO2, favorendo quindi la conversione degli ioni H+ in acido carbonico. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 666 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico + H Plasmatico ( Pagina 666 secondo la legge di azione di massa pH) ISBN 88-408-1305-5 CHIAVE DI LETTURA PCO2 plasmatica Stimolo Recettore Centro di integrazione Effettore Chemocettori aortici e caroidei Neur one s ne enso riale euro Intern Chemocettori centrali Risposta tissutale Risposta sistemica Retroazione negativa Retroazione negativa Centri di controllo respiratorio bulbari Potenziali di azione nei motoneuroni somatici Muscoli della ventilazione Frequenza e profondità del respiro + H Plasmatico ( secondo la legge di azione di massa pH) PCO2 plasmatica ■ Figura 20-19 Via riflessa per la compensazione respiratoria dell’acidosi metabolica I chemocettori centrali del bulbo non possono rispondere direttamente ai cambiamenti plasmatici del pH perché gli ioni H+ non attraversano la barriera emato-encefalica. Tuttavia variazioni del pH modificano la PCO2 e la CO2 stimola i chemocettori centrali [ fig. 18-18, p. 606]. Il duplice controllo attraverso i chemocettori centrali e periferici aiuta l’organismo a rispondere rapidamente ai cambiamenti sia del pH che della CO2 plasmatica. HPO42– + H+ Cellule del nefrone H2PO4– Acidosi pH = H+ (risposta a p. 675) 10. Nella figura 20-19, citate i muscoli della ventilazione che potrebbero essere coinvolti in questo riflesso. 11. Nell’equazione 6 gli ioni HCO3– mostrano un aumento. Perché gli ioni HCO3– non tamponano l’aumento di H+ e non impediscono il verificarsi dell’acidosi? I reni garantiscono quel 25% di compensazione che i polmoni non riescono a fornire. Modificano il pH in due modi: (1) direttamente, per escrezione o riassorbimento di H+, e (2) indirettamente, modificando il riassorbimento o l’escrezione del tampone HCO3–. Nell’acidosi, il rene secerne gli ioni H+ nel lume tubulare usando il trasporto attivo sia diretto che indiretto (fig. 20-20 ■). L’ammoniaca e gli ioni fosfato presenti nell’urina agiscono come tamponi, intrappolando gli ioni H+ sotto forma di NH4+ e H2PO4– e consentendo l’e- CO2 + H2O _ HPO42 filtrato AC + H secreto I reni espellono o riassorbono H+ e HCO3– H2PO4 Sangue VERIFICA SUI CONCETTI screzione di una maggiore quantità di ioni H+. Gli ioni fosfato (HPO42–) sono presenti nel filtrato e si combinano con gli ioni H+ secreti dal tubulo: _ _ H + HCO3 + Aminoacidi + H+ + H Escreti nelle urine NH4+ _ HCO3 riassorbito _ Tampone HCO3 aggiunto al liquido extracellulare ■ Figura 20-20 Visione d’insieme dei meccanismi di compensazione renale all’acidosi I trasportatori illustrati in questa figura sono trasportatori generici. I trasportatori specifici reali sono mostrati nelle figure 20-21 e 20-22. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 667 ISBN 88-408-1305-5 L’ammoniaca viene formata a partire da aminoacidi, come descritto nella prossima sezione. Anche in presenza di questi tamponi l’urina può diventare piuttosto acida, con un pH che può scendere fino a un valore di 4,5. Mentre gli ioni H+ sono secreti, il rene produce nuovi ioni HCO3– dalla CO2 e dalla H2O. L’HCO3– viene riassorbito nel sangue per agire come tampone e innalzare il pH. In presenza di alcalosi, i reni invertono il processo descritto sopra, secernendo HCO3– e riassorbendo gli ioni H+ nel tentativo di riportare il pH a un livello normale. Le compensazioni renali sono più lente di quelle respiratorie e il loro effetto sul pH può non essere evidente per 24-48 ore. Tuttavia, una volta attivate, le compensazioni renali sono in grado di compensare tutti i disturbi acidobase tranne quelli più gravi. I meccanismi cellulari per il bilancio renale degli ioni H+ e HCO3– sono simili ai processi di trasporto presenti in altri epiteli; tuttavia questi meccanismi coinvolgono alcuni trasportatori che non abbiamo incontrato precedentemente: 1. Il trasportatore per antiporto apicale Na+-H+ è un trasportatore attivo indiretto che porta il Na+ nella cellula epiteliale scambiandolo con ioni H+, che migrano contro gradiente di concentrazione nel lume del tubulo. 2. Il trasportatore per simporto basolaterale Na+-HCO3– sposta Na+ e HCO3– fuori dalle cellule epiteliali e verso il liquido interstiziale. Questo trasportatore attivo indiretto accoppia l’energia di diffusione del HCO3– secondo gradiente per spostare contro gradiente il Na+ dalla cellula verso il liquido extracellulare. 3. La H+-ATPasi usa l’energia dell’ATP per acidificare l’urina, pompando gli ioni H+ contro gradiente di concentrazione nel lume del nefrone. 4. La H+-K+-ATPasi trasferisce uno ione H+ nelle urine scambiandolo con uno ione K+ riassorbito. Questo scambio contribuisce alla genesi delle alterazioni del bilancio del potassio che a volte sono associate alle alterazioni dell’equilibrio acido-base. 5. Un antiporto Na+-NH4+ trasferisce uno ione ammonio dalla cellula al lume scambiandolo con uno ione Na+. Oltre a questi trasportatori, i tubuli renali utilizzano anche la Na+-K+-ATPasi e la stessa proteina antiporto HCO3–-Cl– che è responsabile dello spostamento dei cloruri nei globuli rossi in scambio di bicarbonato. Il tubulo prossimale: secrezione degli ioni idrogeno e riassorbimento del bicarbonato I reni filtrano ogni giorno circa mezzo chilo di bicarbonato di sodio e la maggior parte di tale quantità deve essere riassorbita per mantenere integra la capacità tampone dell’organismo. Il tubulo prossimale è responsabile del riassorbimento mediante vie indirette della maggior parte del HCO3– filtrato, dato che non sembrano esserci trasportatori di membrana che portino HCO3– nella cellula. I numeri raffigurati nella figura 20-21 ■ fanno riferimento ai passaggi elencati sotto. Questa immagine rappresenta l’azione combinata dei trasportatori citati nella sezione EQUILIBRIO ACIDO-BASE 667 precedente. Nel tubulo prossimale il riassorbimento di bicarbonato può essere ottenuto attraverso due vie: 1. Lo ione H+ viene secreto nel lume in scambio con uno ione Na+ filtrato, usando la proteina di antiporto Na+-H+. 2. Lo ione H+ secreto si combina con il HCO3– filtrato per formare CO2 nel lume. 3. La CO2 diffonde nelle cellule del tubulo prossimale e si combina con acqua per formare H2CO3, che si dissocia formando H+ e HCO3– nel citoplasma. 4. Lo ione H+ può essere nuovamente secreto, sostituendo l’H+ che si è combinato con l’HCO3– filtrato. 5. Il HCO3– viene trasportato fuori dalla cellula sul lato basolaterale dal simporto Na+-HCO3–. Il risultato finale di questo processo è il riassorbimento degli ioni Na+ e HCO3– filtrati e la secrezione dello ione H+. Una seconda modalità per il riassorbimento di bicarbonato e l’escrezione di H+ deriva dal metabolismo dell’aminoacido glutamina (fig. 20-21). 6. La glutamina perde i suoi due gruppi aminici, che diventano ammoniaca (NH3). L’ammoniaca tampona gli ioni H+ divenendo ione ammonio. 7. Lo ione ammonio è trasportato nel lume in scambio con uno ione Na+. 8. La molecola di α-chetoglutarato formata dalla deaminazione della glutamina è ulteriormente metabolizzata a HCO3–, che viene trasportato nel sangue insieme allo ione Na+. Il risultato netto di tutti questi meccanismi è il riassorbimento del bicarbonato di sodio. Il nefrone distale: il bilancio di H + e HCO3– dipende dalla situazione acido-base dell’organismo Il nefrone distale svolge un ruolo significativo nella regolazione fine dell’equilibrio acido-base. Cellule speciali, le cellule intercalate, o cellule I, sono disseminate tra le cellule principali in questo tratto del nefrone. Sono responsabili della regolazione acido-base. Le cellule intercalate sono caratterizzate da un’elevata concentrazione di anidrasi carbonica nel citoplasma. Questo enzima permette la trasformazione di una elevata quantità di CO2 in H+ e HCO3–. Gli ioni H+ vengono pompati fuori dalle cellule intercalate dalla H+-ATPasi o da una ATPasi che scambia un H+ con un K+. Il bicarbonato lascia la cellula tramite lo scambiatore per antiporto HCO3–-Cl–. Le cellule intercalate sono presenti in due varianti, in cui i trasportatori sono localizzati su facce diverse della cellula epiteliale. In presenza di acidosi, le cellule intercalate di tipo A secernono H+ e conservano bicarbonato. In presenza di alcalosi, le cellule intercalate di tipo B secernono HCO3– e riassorbono H+. La figura 20-22a ■ mostra come la cellula intercalata di tipo A lavori in situazione di acidosi, secernendo H+ e riassorbendo HCO3–. Il processo è simile alla secrezione di H+ nel tubulo prossimale eccetto per gli specifici trasportatori di H+: il nefrone distale utilizza una H+-ATPa- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 668 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 668 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ISBN 88-408-1305-5 ■ Figura 20-21 Secrezione degli ioni idrogeno e riassorbimento del bicarbonato filtrato nel tubulo prossimale Glomerulo (a) Filtrazione HCO3– 1 L’antiporto Na+-H+ secerne H+. 2 L’H+ presente nel filtrato si combina con il HCO3– filtrato per formare CO2. Capillare peritubulare Capsula di Bowman Cellula del tubulo prossimale Na+ 3 1 Na+ + H secreto Na+ H+ 4 L’H+ viene nuovamente secreto ed escreto. 5 Il HCO3– viene riassorbito. 6 La glutamina viene metabolizzata ad ammonio e HCO3–. 7 L’NH4+ viene secreto ed escreto. 8 Il HCO3– viene riassorbito. 4 2 HCO3– filtrato + H+ Na+ Na+ HCO3– HCO3– La CO2 diffonde nelle cellule e si combina con l’acqua a formare H+ e HCO3–. 5 Riassorbiti 3 H2O + CO2 CO2 + H2O AC H+ + HCO3– Glutamina 6 (b) 7 H+ e NH4+ secreti saranno escreti NH4+ NH4+ Na+ α-KG si e una H+-K+-ATPasi piuttosto che una proteina di antiporto Na+-H+. In presenza di alcalosi, quando la concentrazione di H+ nell’organismo è troppo bassa, l’H+ viene riassorbito e il tampone HCO3– viene escreto nelle urine (fig. 20-22b). Ancora una volta, gli ioni sono prodotti dalla dissociazione del H2CO3 formato da H2O e CO2. Gli ioni idrogeno vengono riassorbiti nel liquido extracellulare sul lato basocellulare, mentre gli ioni HCO3– vengono secreti nel lume. La polarità dei due tipi cellule risulta invertita, in quanto le proteine di trasporto sono inserite su lati opposti della membrana. La pompa H+-K+-ATPasi del nefrone distale contribuisce a creare alterazioni parallele all’equilibrio acido-base e a quello del potassio. In acidosi, quando l’H+ plasmatico aumenta, il rene secerne ioni H+ e riassorbe ioni K+. Così, l’acidosi è spesso accompagnata da ipercaliemia (ci sono anche eventi extra-renali che contribuiscono a creare l’elevata concentrazione di potassio nel LEC durante l’acidosi). In alcalosi, quando i livelli plasmatici di H+ sono bassi, si verifica il processo inverso: il meccanismo che permette al nefrone distale di trattenere ioni H+ determina la simultanea secrezione di ioni K+, pertanto l’alcalosi si associa a ipocaliemia. _ HCO3 8 _ HCO3 Na+ VERIFICA SUI CONCETTI (risposte a p. 676) + + 12. Perché il trasportatore K -H del nefrone distale richiede ATP per secernere H+ mentre lo scambiatore Na+-H+ del tubulo prossimale non lo richiede? 13. Nell’ipocaliemia, le cellule intercalate del nefrone distale riassorbono K+ dal lume del tubulo. Come si modifica il pH nell’ipocaliemia a seguito di ciò? Alterazioni dell’equilibrio acido-base possono avere origine respiratoria o metabolica I tre meccanismi compensatori (sistemi tampone, ventilazione ed escrezione renale) riescono a compensare la maggior parte delle variazioni del pH plasmatico. Tuttavia, in alcune circostanze, la produzione o la perdita di H+ o HCO3– è così eccessiva che i meccanismi compensatori sono insufficienti a mantenere l’omeostasi del pH. In queste situazioni, il pH plasmatico si sposta dall’intervallo normale di 7,38-7,42. Se l’organismo non riesce a mantenere il pH all’interno di un intervallo di 7,00-7,70, l’acidosi o l’alcalosi possono essere fatali. I problemi dell’equilibrio acido-base sono classificati sia in base alla direzione del cambiamento del pH (acidosi o alcalosi) che in base alla causa che lo ha provocato Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 669 EQUILIBRIO ACIDO-BASE ISBN 88-408-1305-5 669 ■ Figura 20-22 Ruolo delle cellule intercalate nell’acidosi e nell’alcalosi Le cellule intercalate del dotto collettore secernono o riassorbono H+ e HCO3– a seconda delle necessità dell’organismo. (a) Le cellule intercalate di tipo A sono _ attive in condizioni di acidosi. H+ viene escreto; HCO3 e K+ sono riassorbiti [H+] alta CO2 H2O + CO2 Lume del dotto collettore Cellula intercalata di tipo B [H+] bassa – + HCO3 + H H2O + CO2 AC AC + – H + HCO3 ATP H Spazio interstiziale Sangue + K filtrato Spazio interstiziale Cellula intercalata di tipo A Sangue Lume del dotto collettore (b) Le cellule intercalate di tipo B sono attive in condizioni _ di alcalosi. HCO3 e K+ sono escreti; H+ viene riassorbito. – HCO3 K+ – HCO3 Cl– agisce come tampone e la concentrazione di [H+] – HCO3 – Cl – + HCO3 + H + ATP H H+ H + K ATP + K+ + ATP + H escreto nelle urine Alta [K+] K+ riassorbito (metabolica o respiratoria). Come spiegato in precedenza, variazioni della PCO2 dovuti a iper- o ipoventilazione determinano modificazioni del pH. Queste alterazioni vengono quindi dette di origine respiratoria. Se il problema deriva da acidi o basi che non derivano dalla CO2, esso viene detto invece di origine metabolica. È da rilevare che, se un’alterazione dell’equilibrio acido-base si manifesta come cambiamento del pH plasmatico, questo significa che la capacità tampone dell’organismo è inefficace. La perdita della capacità tampone lascia all’organismo due sole possibilità: la compensazione respiratoria e la compensazione renale. Se il problema è di origine respiratoria, è disponibile un solo meccanismo di compensazione omeostatica, cioè il rene. D’altro canto, una alterazione dell’equilibrio acido-base di origine metabolica può essere compensata da meccanismi sia renali che respiratori. La combinazione di una iniziale alterazione del pH e delle variazioni compensatorie che ne conseguono è uno dei fattori che rende l’analisi dei disordini acido-base così difficile in clinica. In questo testo, ci concentreremo su alterazioni semplici che si possono fare risalire a un’unica causa. Acidosi respiratoria L’acidosi respiratoria si verifica quando la ventilazione alveolare determina ritenzione di CO2 con aumento della PCO2 plasmatica. Questa situazione è nota anche come ipoventilazione alveolare. Alcune situazioni in cui questo si verifica includono la depressione respiratoria dovuta a farmaci o all’alcol, l’au- Escreto nelle urine mento della resistenza delle vie aeree nell’asma, la diminuzione degli scambi gassosi nella fibrosi o nelle forme gravi di polmonite, l’indebolimento muscolare nella distrofia o in altre patologie muscolari. La causa più comune di acidosi respiratoria è la patologia polmonare ostruttiva cronica, come l’enfisema, in cui l’inadeguato scambio gassoso è determinato dalla perdita dell’area di scambio alveolare. Indipendentemente dalla causa che provoca acidosi respiratoria, i livelli plasmatici di CO2 aumentano, determinando un aumento di H+ e HCO3–. ↑CO2 + H2O → H2CO3– → ↑H+ + ↑HCO3– La caratteristica dell’acidosi respiratoria è la diminuzione del pH e l’aumento dei livelli di bicarbonato (tab. 20-3). Poiché il problema è di origine respiratoria, l’organismo non può servirsi di una compensazione respiratoria. (Tuttavia, in relazione al tipo di problema, la ventilazione meccanica può essere utilizzata per assistere la respirazione.) Qualsiasi compensazione deve essere attuata attraverso i meccanismi renali che secernono H+ e riassorbono HCO3–. L’escrezione di H+ aumenta il pH plasmatico. Il riassorbimento di HCO3– fornisce una quantità addizionale di tampone che si combina con l’H+, diminuendone la quantità libera e aumentando il pH. Nella patologia polmonare cronica ostruttiva, i meccanismi di compensazione renale possono attenuare le variazioni del pH, nonostante non sempre siano in grado di farlo tornare a livelli normali. Nei pazienti con acidosi Cap. 20 pp. 642-676 PDF 670 5-01-2005 CAPITOLO VENTI TABELLA 20-3 Alterazione Acidosi Respiratoria Metabolica Alcalosi Respiratoria Metabolica 11:47 Pagina 670 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico PCO2, ioni e pH plasmatici in corso di alterazioni dell’equilibrio acido-base PCO2 H+ pH HCO3– ⇑ Normale* o ⇓ ⇑ ⇑ ⇓ ⇓ ⇑ ⇓ ⇓ Normale* o ⇑ ⇓ ⇓ ⇑ ⇑ ⇓ ⇑ *Questi valori sono differenti da quelli che dovremmo aspettarci secondo la legge di azione di massa perché si verifica quasi istantaneamente la compensazione respiratoria che impedisce cambiamenti significativi della PCO2. respiratoria compensata il pH e la concentrazione di HCO3– risulteranno più elevati rispetto a quanto non fossero all’esordio dell’acidosi. Acidosi metabolica L’acidosi metabolica è un’alterazione della conservazione della materia che si verifica quando la quantità di acidi prodotta dal metabolismo o assunta con la dieta supera la quantità escreta. Le cause metaboliche di acidosi comprendono l’acidosi lattica, che deriva dal metabolismo anaerobico, e la chetoacidosi che si verifica in seguito a un eccessivo catabolismo lipidico o di alcuni aminoacidi. La via metabolica che provoca la chetoacidosi è descritta nel capitolo 21. Le tossine ingerite in grado di determinare acidosi metabolica comprendono il metanolo, l’aspirina e il glicole etilenico (anticongelante). L’acidosi metabolica può anche verificarsi se l’organismo perde capacità tampone. L’esempio più comune è la perdita di HCO3– per via intestinale a causa della diarrea. Il pancreas esocrino produce HCO3– mediante un meccanismo simile a quello renale illustrato nella figura 20-20. Gli ioni H+ formati contemporaneamente vengono rilasciati nel circolo sistemico. Normalmente, gli ioni HCO3– vengono secreti nell’intestino tenue e quindi riassorbiti, tamponando gli ioni H+ che erano stati rilasciati. Tuttavia, se gli HCO3– non vengono riassorbiti nell’intestino tenue a causa della diarrea, si ha acidosi. L’acidosi metabolica viene espressa dalla equazione che segue. La concentrazione degli ioni idrogeno aumenta a causa degli H+ forniti dagli acidi metabolici. Questo incremento sposta l’equazione verso sinistra, aumentando la CO2 e consumando il tampone HCO3–: ↑CO2 + H2O ← H2CO3– ← ↑H+ + ↓HCO3– La diminuzione della concentrazione di HCO3– è un dato importante che permettere di distinguere l’acidosi metabolica da quella respiratoria (tab. 20-3). Si potrebbe pensare, da questa equazione, che l’acidosi metabolica possa essere associata a un aumento della PCO2. Ma se il soggetto non è affetto da patologie respiratorie, la compensazione polmonare si verifica quasi istantaneamente. Sia l’aumento della CO2 che quello dell’H+ stimola la ventilazione attraverso le vie che abbia- ISBN 88-408-1305-5 mo visto precedentemente. Di conseguenza, la PCO2 scende a livelli normali, o perfino inferiori alla norma, a causa dell’iperventilazione. L’acidosi metabolica non compensata è una condizione che si verifica raramente. In effetti, un segno clinico comune dell’acidosi metabolica è l’iperventilazione, che evidenzia la compensazione respiratoria dell’acidosi. Nell’acidosi metabolica si verificano le stesse compensazioni renali che abbiamo visto in caso di acidosi respiratoria: escrezione di ioni H+ e riassorbimento di ioni HCO3–. Le compensazioni renali necessitano di diversi giorni prima di raggiungere completa efficacia, pertanto non sono solitamente evidenti nelle alterazioni acute. L’alcalosi respiratoria Gli stati di alcalosi sono molto meno comuni delle condizioni di acidosi. L’alcalosi respiratoria si ha in seguito a iperventilazione, quando la ventilazione alveolare aumenta in assenza di un corrispondente aumento della produzione metabolica di CO2. Di conseguenza, la PCO2 plasmatica scende e si ha alcalosi: ↓CO2 + H2O ← H2CO3– ← ↓H+ + ↓HCO3– La diminuzione della CO2 sposta l’equazione a sinistra, in modo che le concentrazioni di H+ e HCO3– diminuiscono. Ridotti livelli di HCO3– nell’alcalosi indicano un disordine respiratorio. La principale causa clinica dell’alcalosi respiratoria è un’eccessiva ventilazione artificiale. Fortunatamente questa condizione viene facilmente corretta regolando il respiratore. La più comune causa fisiologica di alcalosi respiratoria è l’iperventilazione isterica da ansia. In questa situazione, i sintomi neurologici determinati dall’alcalosi possono essere parzialmente compensati facendo respirare il paziente in un sacchetto di carta: in questo modo il paziente respira nuovamente la CO2 espirata in modo da aumentare la PCO2 arteriosa e correggere l’alterazione. Dato che questo problema è di origine respiratoria, l’organismo può ricorrere unicamente a una compensazione renale. Il bicarbonato filtrato non viene riassorbito a livello del tubulo prossimale e viene quindi escreto. Nel nefrone distale il bicarbonato viene secreto e l’H+ riassorbito. Queste compensazioni diminuiscono la riserva di bicarbonato dell’organismo e aumentano il contenuto di H+, contribuendo in tal modo a correggere l’alcalosi. Alcalosi metabolica L’alcalosi metabolica è determinata da due cause principali: l’eccessivo vomito di contenuto acido gastrico e l’eccessiva ingestione di antiacidi contenenti bicarbonato. In entrambi i casi, la risultante alcalosi riduce la concentrazione di H+: ↓CO2 + H2O → H2CO3– → ↓H+ + ↑HCO3– La diminuzione di H+ sposta la reazione a destra. L’ anidride carbonica (PCO2) diminuisce e i livelli di HCO3– aumentano. Proprio come nell’acidosi metabolica, la compensazione respiratoria è molto rapida. L’aumento del pH e la di- Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 671 EQUILIBRIO ACIDO-BASE ISBN 88-408-1305-5 minuzione della PCO2 deprimono la ventilazione. Viene eliminata meno CO2, quindi aumenta la PCO2 e vengono prodotti più ioni H+ e HCO3–. La compensazione ventilatoria contribuisce alla correzione del pH, ma aumenta ulteriormente i livelli di HCO3–. Tuttavia, la compensazione ventilatoria è limitata perché l’ipoventilazione determina ipossia. Quando la PCO2 scende sotto i 60 mmHg, l’ipoventilazione viene bloccata. La risposta renale all’alcalosi metabolica è analoga a quella che si verifica nell’alcalosi respiratoria: HCO3– viene escreto e H+ riassorbito. 671 In questo capitolo abbiamo utilizzato il bilancio idrico e quello acido-base come esempi di integrazione funzionale tra i vari sistemi dell’organismo. Le variazioni di volume dei liquidi contenuti nell’organismo si riflettono sulla pressione arteriosa, innescando risposte omeostatiche sia cardiovascolari sia renali. Le alterazioni dell’equilibrio acido-base innescano risposte compensatorie sia respiratorie sia renali. A causa delle azioni integrate di questi tre sistemi, una patologia di uno di essi può determinare alterazione degli altri due. La consapevolezza di questo fenomeno è un aspetto importante del trattamento di molte patologie. CONCLUSIONE DEL PROBLEMA IN ITINERE Diabete insipido Il dottore spiega alla signora Godell che il trattamento per il diabete insipido nefrogeno consiste nell’assicurare al paziente un costante e adeguato apporto di liquidi. Prescrive anche un diuretico tiazidico. Somministrare un diuretico a qualcuno disidratato sembra paradossale, perché tradizionalmente i diuretici sono stati utilizzati per eliminare l’eccesso di liquido dall’organismo. Ma nei pazienti con diabete insipido nefrogeno i diuretici tiazidici possono ridurre il volume delle urine diluite aumentando in maniera indiretta il riassorbimento di NaCl nel tubulo prossimale. Nel problema discusso in questo capitolo, abbiamo parlato del diabete insipido, una rara patologia caratterizzata dall’incapacità di concentrare le urine. Abbiamo visto anche che l’incapacità di concentrare le urine può essere dovuta a un difetto renale o cerebrale. Controllate la vostra comprensione di questo problema confrontando le vostre risposte con quelle della tabella riassuntiva. DOMANDA FATTI INTEGRAZIONE E ANALISI 1 Christopher è affetto da diabete insipido centrale o nefrogeno? Il diabete insipido centrale è causato da un difetto ipofisario o ipotalamico che determina diminuzione dei livelli di vasopressina. Il diabete insipido nefrogeno è causato da un difetto renale. Christopher presenta livelli plasmatici normali di vasopressina. Il diabete insipido nefrogeno è causato da un difetto renale, quindi i livelli di vasopressina sono normali. Christopher ha un diabete insipido nefrogeno. 2 Il diabete insipido nefrogeno può essere causato da due anomalie differenti. Una di queste influenza il recettore della vasopressina. Quale potrebbe essere il problema nel secondo caso? La vasopressina attiva la via del secondo messaggero cAMP e promuove l’inserzione di pori per l’acqua nella membrana apicale delle cellule tubulari. La seconda anomalia potrebbe verificarsi in qualsiasi punto del processo che si verifica dopo l’attivazione del recettore per la vasopressina. Per esempio, problemi a livello del citoscheletro potrebbero impedire il riciclaggio della membrana oppure potrebbero essere difettosi gli stessi pori per l’acqua. 3 Perché i pazienti affetti da diabete insipido si disidratano nonostante assumano grandi quantità di acqua? Nel diabete insipido il dotto collettore è incapace di riassorbire l’acqua. L’incapacità a riassorbire l’acqua nel dotto collettore determina l’escrezione di elevate quantità di urina diluita. Se il paziente non assume continuamente acqua può raggiungere uno stato di disidratazione severa. 4 Spiegate perché la sete intensa è uno dei principali sintomi di diabete insipido. La sete viene innescata quando l’osmolarità supera il valore di 280 mOsm o quando la pressione arteriosa diminuisce. L’escrezione di elevati volumi di urine diluite diminuisce il volume e la pressione ematica e aumenta l’osmolarità. La diminuzione della pressione arteriosa stimola la secrezione di ANGII e la sete. L’aumento dell’osmolarità ematica attiva gli osmocettori per la sete. 642 650 658 663 Cap. 20 pp. 642-676 PDF 672 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 672 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ISBN 88-408-1305-5 RIASSUNTO DEL CAPITOLO L’omeostasi del volume idrico dell’organismo, degli elettroliti e del pH segue il principio della conservazione della materia: tutto quello che viene introdotto nell’organismo deve venire escreto. I sistemi di controllo che regolano questi parametri sono tra i riflessi più complicati dell’organismo, a causa dell’interazione delle funzioni di reni, polmoni e sistema cardiovascolare. A livello cellulare, tuttavia, il movimento di molecole attraverso le membrane segue meccanismi familiari, dato che il trasferimento di acqua e soluti da un compartimento all’altro dipende da osmosi, diffusione e trasporto mediato da proteine. Omeostasi idro-elettrolitica 1. I sistemi renale, respiratorio e cardiovascolare controllano il bilancio idro-elettrolitico. Anche comportamenti quali l’assunzione di liquidi svolgono un ruolo importante. (p. 643; fig. 20-1) 2. Le compensazioni attuate dai sistemi respiratorio e cardiovascolare sono più rapide della compensazione renale. (p. 643) Bilancio idrico e regolazione della concentrazione delle urine 3. La maggior parte dell’acqua introdotta deriva da cibo e bevande. La forma principale di perdita di acqua è rappresentata dall’urina, con un volume giornaliero di 1,5 litri. Piccole quantità vengono perse anche con le feci, con l’evaporazione cutanea, con l’aria espirata umidificata dal tratto respiratorio e con la sudorazione che può variare molto di entità. (p. 644; fig. 20-2) 4. Il riassorbimento di acqua dal rene conserva l’acqua, ma non può ripristinare il volume perduto. (p. 645; fig. 20-3) 5. Per produrre urine diluite, il nefrone deve riassorbire soluti senza acqua. Per produrre urine concentrate, il nefrone deve riassorbire acqua senza i soluti. (p. 646) 6. Il liquido che lascia la branca ascendente dell’ansa di Henle è diluito. La concentrazione finale delle urine dipende dalla permeabilità del dotto collettore all’acqua. (p. 646; fig. 20-4) 7. L’ormone ipotalamico vasopressina controlla la permeabilità del dotto collettore all’acqua in maniera graduata. Quando è assente, la permeabilità all’acqua è quasi nulla. (p. 647; fig. 20-5) 9. Un aumento dell’osmolarità del LEC o una diminuita pressione arteriosa stimolano la liberazione di vasopressina dall’ipofisi posteriore. L’osmolarità è monitorata da osmocettori ipotalamici. La pressione arteriosa e il volume vengono rilevati da recettori situati a livello carotideo e aortico, e negli atri. (p. 649; figg. 20-7, 20-8) 10. L’ansa di Henle è un sistema moltiplicatore per controcorrente che rende il liquido interstiziale della midollare renale molto iperosmotico trasportando attivamente Na+ e Cl– e K+ fuori dal tubulo. Questa osmolarità midollare elevata è necessaria per la formazione di urine concentrate quando il liquido arriva al dotto collettore. (pp. 650-651; figg. 20-9, 20-10) 11. I vasa recta portano via l’acqua fuoriuscita dal tubulo, così che essa non diluisce l’interstizio della zona midollare. (p. 651; fig. 20-10) 12. L’urea contribuisce all’alta osmolarità della zona midollare renale. (p. 652) 8. La vasopressina induce l’inserimento di pori per l’acqua (acquaporine) nella membrana apicale delle cellule del dotto collettore. (p. 648; fig. 20-6) Bilancio del sodio e regolazione del volume del LEC 13. Il contenuto totale di Na+ nell’organismo è il fattore principale che regola il volume del liquido extracellulare. (p. 652; fig. 20-11) converte l’angiotensinogeno presente nel sangue in angiotensina I. L’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) converte l’ANGI in ANGII. (p. 654; fig. 20-13) 14. L’ormone steroideo aldosterone aumenta il riassorbimento di sodio e la secrezione di K+. (p. 652; fig. 20-12) 18. Gli stimoli che rilasciano renina sono correlati direttamente o indirettamente alla diminuzione della pressione arteriosa. (p. 654; fig. 20-14) 15. L’aldosterone agisce sulle cellule principali o cellule P del nefrone distale. Aumenta l’attività della pompa Na+/K+ e il tempo di apertura dei canali permeabili all’Na+ e al K+. L’aldosterone stimola anche la sintesi di canali e di pompe. (p. 653; fig. 20-12) 16. La secrezione di aldosterone è controllata direttamente a livello della corteccia surrenale. L’aumento di K+ stimola la produzione di aldosterone. (p. 653; tab. 20-1) 17. Il rilascio di aldosterone è stimolato anche dall’angiotensina II (ANGII). Le cellule JG del rene secernono renina, che 19. L’ANGII ha anche altri effetti che inducono un innalzamento della pressione arteriosa, tra cui l’aumento della secrezione di vasopressina, la stimolazione della sete, la vasocostrizione e l’attivazione del centro di controllo cardiovascolare. (p. 655; fig. 20-13) 20. Il peptide natriuretico atriale (ANP) aumenta l’escrezione di Na+ e la perdita di acqua aumentando la VFG, inibendo il riassorbimento tubulare di NaCl e inibendo il rilascio di renina, aldosterone e vasopressina. (p. 656; fig. 20-15) Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 673 DOMANDE ISBN 88-408-1305-5 673 Bilancio del potassio 21. L’omeostasi del potassio mantiene le concentrazione del K+ in un intervallo ristretto. L’ipercaliemia e l’ipocaliemia causano problemi ai tessuti eccitabili, soprattutto al cuore. (pp. 656-657) I meccanismi comportamentali nel bilancio idro-elettrolitico 22. La sete viene indotta dagli osmocettori ipotalamici ed è soddisfatta dall’ingestione di liquidi. (p. 658) 23. L’appetito per il sale è indotto dall’aldosterone e dall’angiotensina. (p. 658) Controllo integrato di volume e osmolarità 24. Le compensazioni omeostatiche delle alterazioni del bilancio idrico ed elettrolitico seguono la legge di conservazione della materia: i liquidi e i soluti presenti in eccesso devono essere rimossi, oppure i liquidi e i soluti persi devono essere ripristinati. Tuttavia, la compensazione perfetta non è sempre possibile. (p. 659; fig. 20-16; tab. 20-2) Equilibrio acido-base 25. Il pH dell’organismo è finemente regolato perché il pH influenza le proteine intracellulari, come gli enzimi, e i canali di membrana. (p. 663) 26. L’assunzione e la produzione di acidi rappresentano la più seria minaccia al pH dell’organismo. La principale fonte di acidi è la CO2 di origine respiratoria che si combina con l’acqua per formare acido carbonico (H2CO3). (p. 663; fig. 20-18) 27. L’organismo bilancia le variazioni del pH con i tamponi, la ventilazione e l’escrezione o il riassorbimento renale di H+ e HCO3–. (p. 663; fig. 20-18) 28. Il bicarbonato derivato dalla CO2 è il più importante sistema tampone extracellulare dell’organismo. Il tampone bicarbonato è efficace nel tamponare gli acidi organici di origine metabolica. (p. 665) 29. La ventilazione può correggere le alterazioni del bilancio acido-base perché le variazioni della PCO2 plasmatica influenzano sia gli H+ che gli HCO3– ematici. Un aumento della PCO2 stimola i chemocettori centrali. Un aumento degli H+ plasmatici stimola i chemocettori carotidei e aortici. L’aumento della ventilazione elimina CO2 e diminuisce la concentrazione di ioni H+. (p. 665; fig. 20-19) 30. In acidosi il rene secerne H+ e riassorbe HCO3–. In alcalosi, il rene secerne HCO3– e riassorbe H+. (pp. 669-670; figg. 2020, 20-21) 31. Le cellule intercalate del dotto collettore sono responsabili della regolazione fine del bilancio acido-base. (p. 670; fig. 20-22) DOMANDE LIVELLO 1 Revisione dei fatti e dei termini 1. Cos’è un elettrolita? Indicate cinque elettroliti la cui concentrazione deve essere regolata dall’organismo. 8. Per regolare il volume e l’osmolarità del liquido extracellulare è importante l’appetito per quali due sostanze? 2. Indicate cinque organi e quattro ormoni importanti nel bilancio idroelettrolitico. 9. Scrivete per esteso il corrispettivo delle seguenti abbreviazioni: ADH, ANP, ACE, ANGII, cellula JG, cellula P, cellula I. 3. Confrontate le vie attraverso cui l’acqua entra nell’organismo con quelle da cui viene persa. 10. Fate un elenco dei differenti trasportatori di membrana renali. Per ogni trasportatore, indicate (a) quale sezione(i) del nefrone possiede il trasportatore; (b) se il trasportatore è sulla membrana apicale o basolaterale, o entrambe; (c) se partecipa a riassorbimento, secrezione o entrambi. 4. Indicate i recettori che regolano l’osmolarità, il volume ematico, la pressione ematica, la ventilazione e il pH. Dove sono situati, quali sono gli stimoli in grado di attivarli, e quali meccanismi compensatori sono innescati da questi recettori? 5. In cosa differisce la permeabilità dei due tratti dell’ansa di Henle? Da cosa è determinata questa differenza? 6. Quale ione è principalmente responsabile del volume del liquido extracellulare? Quale ione determina il pH extracellulare? 7. Cosa accade al potenziale di membrana a riposo di una cellula eccitabile quando la concentrazione del K+ diminuisce? Quale organo è maggiormente influenzato dai cambiamenti della concentrazione del K+? 11. Indicate e spiegate in breve i tre motivi per cui è importante monitorare e regolare il pH del liquido extracellulare. Quali tre meccanismi usa l’organismo per affrontare i cambiamenti del pH? 12. Nell’organismo si accumulano più facilmente gli acidi o le basi? Indicate le fonti di ognuno. 13. Cos’è un tampone? Indicate tre tamponi intracellulari. Indicate il principale tampone extracellulare. 14. Indicate due modi in cui il rene modifica il pH. Quali composti agiscono come tamponi urinari? Cap. 20 pp. 642-676 PDF 674 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 674 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico 15. Scrivete l’equazione che mostra come la CO2 è correlata al pH. Quale enzima aumenta la velocità di tale reazione? Indicate due tipi cellulari differenti che presentano elevate concentrazioni di tale enzima. ISBN 88-408-1305-5 16. Quando la ventilazione aumenta, come si modifica la PCO2? Il pH? La concentrazione plasmatica di H+? LIVELLO 2 Revisione dei concetti 17. Schema per concetti: fate un schema dei riflessi omeostatici innescati in risposta alle seguenti situazioni: (a) diminuzione di volume, osmolarità normale (b) aumento di volume, aumento di osmolarità (c) volume normale, aumento di osmolarità 18. Le figure 20-19 e 20-20 illustrano i sistemi di compensazione respiratorio e renale per l’acidosi. Disegnate schemi simili per l’alcalosi. 19. Spiegate come l’ansa di Henle e i vasa recta collaborano per creare del liquido diluito. 20. Fate un diagramma del meccanismo con cui la vasopressina modifica la composizione delle urine. 21. Fate una tabella e specificate per ogni sostanza elencata (af): è un ormone o un enzima? uno steroide o un peptide? la cellula o il tessuto che la produce? qual è la cellula o il tessuto bersaglio? qual è la risposta del bersaglio alla sostanza? (a) ANP (c) renina (b) aldosterone (d) ANG II (e) vasopressina (f) enzima che converte l’angiotensina 22. Indicate i quattro meccanismi compensatori principali per riportare una pressione arteriosa diminuita a livelli normali. Per quali motivi ritenete che siano presenti così tanti meccanismi atti ad aumentare la pressione arteriosa? 23. Confrontate i seguenti elenchi di termini: (a) cellule principali e intercalate (b) renina, angiotensina II, aldosterone, ACE (c) acidosi respiratoria con acidosi metabolica, includendo le loro cause e compensazioni (d) riassorbimento di acqua nel tubulo prossimale, tubulo distale e tratto ascendente dell’ansa di Henle (e) alcalosi respiratoria con alcalosi metabolica, includendo le loro cause e compensazioni LIVELLO 3 Soluzione di problemi 24. Un uomo di 45 anni proveniente da fuori città si presenta al Pronto Soccorso con un attacco di asma causato dai pollini. Il prelievo ematico fatto prima della terapia ha rilevato: HCO3– = 30 mEq/L (normale 24), PCO2 = 70 mmHg, pH = 7,24. (a) Qual è lo stato acido-base dell’uomo? È una situazione acuta o cronica? Il paziente è stato trattato e si è avuto un recupero completo. Nei 10 anni successivi ha continuato a fumare un pacchetto di sigarette al giorno e un anno fa il suo medico di famiglia gli ha diagnosticato una malattia polmonare cronica ostruttiva (enfisema). Gli esami del sangue più recenti mostrano: HCO3– = 45 mEq/L, PCO2 = 85 mmHg, e pH = 7,34. (b) Qual è ora lo stato acido-base dell’uomo? È una situazione acuta o cronica? (c) Spiegate perché in questa seconda malattia i suoi livelli plasmatici di bicarbonato sono più elevati che nella prima, ma il suo valore di pH è più vicino al valore normale. 25. Karen è affetta da bulimia e si autoinduce il vomito per evitare di aumentare di peso. Quando viene visitata, pesa me- no di 40 kg e i suoi atti respiratori sono 6 atti/minuto (normale: 12). Il suo HCO3– ematico è 62 mEq/Litro (normale: 24-29). Il suo pH ematico arterioso è 7,61 e la PCO2 è 61 mmHg. Quale alterazione dell’equilibrio acido-base presenta? Spiegate il motivo per cui il bicarbonato plasmatico è così elevato. Perché è in ipoventilazione? Quale effetto determina l’ipoventilazione sul pH e sul contenuto totale di ossigeno nel sangue? Spiegate le risposte. 26. Hannah, 31 anni, decide di fare una irrigazione del colon, una procedura in cui un elevato volume di acqua distillata viene infusa nel retto. Nel corso del trattamento assorbe 3000 mL di acqua. Circa 12 ore più tardi, presenta delle convulsioni e la sua compagna di stanza la porta in ospedale. La sua pressione arteriosa è 140/90, la concentrazione plasmatica di Na+ è 106 mEq/L (normale: 135) e l’osmolarità plasmatica 270 mOsm. Mediante uno schema, tracciate tutte le risposte omeostatiche usate dal suo organismo per compensare le alterazioni della pressione arteriosa e dell’osmolarità. LIVELLO 4 Problemi quantitativi 27. L’equazione di Henderson-Hasselbalch è una espressione matematica della relazione tra pH, concentrazione di HCO3– e concentrazione di CO2 disciolta. Una variante dell’equazione utilizza PCO2 invece di CO2 disciolta: pH = 6,1 + log [HCO3–]/0,03 × PCO2 (a) Se la PCO2 arteriosa è 40 mmHg e la concentrazione di HCO3– è 24 mM (normale), quale sarà il pH? (Vi occorrerà una tavola dei logaritmi o un calcolatore con la funzione logaritmica.) (b) Qual è il pH del sangue venoso per la stessa concentrazione di HCO3– ma una PCO2 di 46 mmHg? 28. In un paziente diabetico l’iperglicemia produce diuresi osmotica e disidratazione. In base alle seguenti informazioni rispondete alle domande. Glucosio plasmatico = 400 mg/dL VFG = 130 mL/min Normale flusso urinario = 1L/die Normale osmolarità urinaria = 300 mOsM Tm glucosio = 400 mg/min Peso molecolare del glucosio = 180 dalton Flusso plasmtico renale = 500 mL/min (a) Quanto glucosio viene filtrato ogni minuto? (b) Quanto glucosio viene riassorbito ogni minuto? (c) Quanto glucosio viene escreto nelle urine ogni giorno? (d) Assumendo che la disidratazione causi una secrezione massimale di vasopressina e determini una concentrazione delle urine fino a 1200 mOsM, quanta ulteriore urina produrrà questo paziente diabetico ogni giorno? Cap. 20 pp. 642-676 PDF 5-01-2005 11:47 Pagina 675 RISPOSTE ISBN 88-408-1305-5 Esplorazioni Esplorazione 1: Comprensione del moltiplicatore per controcorrente Il moltiplicatore per controcorrente rappresentato dall’ansa di Henle è fondamentale per la funzione renale. Anche se i principi di funzionamento sono semplici, la sua comprensione può all’inizio risultare più complessa di quella di altri meccanismi renali. L’ansa di Henle utilizza due processi di base per creare una soluzione la cui concentrazione cresce mano e mano che si scende nella profondità della zona midollare: (1) il flusso di liquido che scorre in opposte direzioni (controcorrente) nelle due branche dell’ansa di Henle e (2) il riassorbimento attivo di soluti nella branca ascendente. L’elevata concentrazione interstiziale prodotta dal moltiplicatore per controcorrente è essenziale per la capacità del rene di produrre urine concentrate e la rimozione di soluti dalla branca ascendente è essenziale per la produzione di urine diluite. Il meccanismo dell’ansa di Henle può forse essere meglio compreso quando è visto in azione. Una serie di eccellenti simulazioni interattive possono essere visionate al sito: http://endeavor.med.nyu.edu/courses/physiology/courseware/wwwcc (W. James Sulivan, M.D. and Felice Aull, PhD., 2000, New York University School of Medicine). Il primo esempio parte con un semplice 675 Esplorazioni sono disponibili anche su www.physiologyplace.com modello di moltiplicatore per controcorrente che mostra come si stabilisca un gradiente grazie al flusso controcorrente e al trasporto di soluti. Nel secondo esempio questi principi vengono applicati a un modello più realistico dell’ansa di Henle e permette di verificare come i meccanismi lavorino in pratica nello stesso modo del modello più semplice. Quindi si passa a una serie di esempi che mostrano come variazioni di flusso, il movimento di soluti e la lunghezza dell’ansa possano influire sulla funzione renale. Rimarrete sorpresi nel constatare quante cose sapete! Infine potrete cimentarvi con alcuni problemi endocrini e clinici più complessi per verificare in maniera più approfondita le vostre conoscenze. Per saperne di più fate una ricerca su Google, utilizzando i termini countercurrent multiplier. Questo vi consentirà di trovare altri modelli, inclusi quelli che utilizzano meccanismi simili per altri processi fisiologici. Provate a cercare anche countercurrent exchanger. La differenza tra i due processi è rappresentata dal fatto che il moltiplicatore utilizza il trasporto attivo per creare e mantenere il gradiente, mentre gli scambiatori basano il trasferimento su gradienti già esistenti. Nel rene il tubulo dell’ansa di Henle agisce come un moltiplicatore, e i vasa recta fungono da scambiatori passivi. RISPOSTE Risposte alle domande di verifica sui concetti Pagine 648-649 1. Le membrane apicali delle cellule dei dotti collettori presenteranno un numero maggiore di pori per l’acqua quando la vasopressina è presente. 2. Le cellule dei dotti collettori sintetizzano e concentrano soluti organici che contrastano l’effetto ipertonico del loro ambiente. Pagine 649-650 3. La soluzione salina iperosmotica è anche ipertonica e causa un raggrinzimento degli osmocettori, ma una soluzione iperosmotica di urea è invece ipotonica e ne determina il rigonfiamento. Quindi essi non scaricano. 4. Nella disidratazione i reni tentano di conservare acqua. La vasopressina aumenta il riassorbimento di acqua, quindi i livelli di vasopressina aumentano in caso di disidratazione. 5. Se la secrezione di vasopressina è soppressa le urine saranno diluite. Pagina 653 6. Nella figura 20-12 lo ione Na+ e lo ione K+ si stanno muovendo secondo il loro gradiente elettrochimico. Pagina 656 7. Le placche aterosclerotiche ostacolano il flusso ematico, diminuendo la VFG e la pressione nelle arteriole afferenti. Questi rappresentano entrambi stimoli per il rilascio di renina. 8. La secrezione di renina dà inizio a una cascata che porta alla produzione di ANGII. L’ANGII è un potente vasocostrittore, agisce a livello del centro di controllo cardiovascolare del bulbo per promuovere un incremento della pressione arteriosa, induce un aumento della secrezione di vasopressi- na e aldosterone, con conseguente aumento del volume di liquido dell’organismo. Tutte queste risposte possono contribuire all’aumento della pressione arteriosa. Pagina 658 9. Sul lato sinistro della figura 20-7, gli interneuroni si portano anche dagli osmocettori al centro della sete ipotalamico. Pagina 675 10. I muscoli respiratori coinvolti comprendono il diaframma, gli intercostali esterni e gli scaleni. 11. Il bicarbonato aumenta in quanto la reazione di sposta verso destra fino a raggiungere un nuovo equilibrio. All’equilibrio sia gli ioni H+ che il bicarbonato sono aumentati. Il bicarbonato non può fungere da tampone quando il sistema è all’equilibrio. Cap. 20 pp. 642-676 PDF 676 5-01-2005 CAPITOLO VENTI 11:47 Pagina 676 Fisiologia integrativa II: equilibrio idro-elettrolitico ISBN 88-408-1305-5 Pagina 668 12. Sia lo ione K+ che lo ione H+ vengono spostati contro il loro gradiente di concentrazione, con consumo di ATP. Nel tubulo prossimale il Na+ si muove invece secondo gradiente di concentrazione, fornendo l’energia che spinge lo ione H+ contro il suo gradiente. 13. Quando le cellule intercalate riassorbono K+ secernono H+; quindi il pH aumenta. Risposte alle domande sulle figure Pagina 653 Fig. 20-11: vedi fig. 15-22, p. 523. Fig. 20-13: vedi fig. 15-21, p. 522 per la risposta cardiovascolare e la fig. 20-12 per l’aldosterone. Risposte ai problemi quantitativi di livello quattro Pagina 674 27. (a) pH = 6,1 + log 24/(0,03 × 40) = 7,40 (b) 7,34 Pagina 674 28. (a) 400 mg glucosio/100 mL × 130 mL/min = 520 mg glucosio/min filtrato. (b) Può essere riassorbito fino al valore corrispondente al Tm, cioè 400 mg/min. (c) Escreto = filtrato – riassorbito o 120 mg/min × 1440 min/die = 172,8 g/die escreti. (d) Occorre convertire i grammi di glucosio in millimoli: 172,8 g/180 g/moli × 1000 mosmol/mole = 960 mosmol glucosio escreti/die Concentrazione = quantità/volume. 1200 mOsM = 960 mosmol/? litri. Per eliminare il glucosio occorrono 0,8 litri supplementari di urina.