L’Infinito di Leopardi Innovazione nella tradizione Tradizione - Innovazione Giacomo Leopardi (1798-1837) Un illuminista romantico Un classicista moderno Un conservatore progressista Un provinciale europeo L’Infinito. Un po’ di storia • Composto a Recanati nel 1819 • E’ il primo degli “idilli” • Lo stesso Leopardi ci fornisce la prima “lettura critica” di questo testo: «Alle volte l’anima desidera una veduta ristretta e confinata in certi modi, come nelle situazioni romantiche. La cagione è la stessa, cioè il desiderio dell’infinito, perché allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione e il fantastico subentra al reale. L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario», Zibaldone (1820) Il solco della tradizione • Termini aulici e preziosi ermo cor guardo • Riferimento, fin dall’utilizzo del termine ‘idillio’, alla grande esperienza della poesia greca classica Elementi innovativi • Verso libero per esprimere l’”io” lirico (l’endecasillabo sciolto era già stato usato da Monti e altri contemporanei ma solo all’interno di una poetica solenne) • Riferimenti a oggetti/luoghi della quotidianità (la “siepe” si trovava effettivamente accanto a casa Leopardi a Recanati) • Centralità della percezione (lezione recuperata qualche decennio più tardi anche da Pascoli e D’Annunzio) Analisi del testo Forma Contenuto Un’esperienza sensoriale Forma • • • • Un’unica strofa Endecasillabi sciolti Continuo ricorso all’enjambement Presenza martellante del polisindeto ‘e’ (ripetizione) • Insistenza sulla vocale ‘a’ • Allitterazioni • Efficace metafora finale (che costituisce un “ponte” tra forma e contenuto) Contenuto • L’autore descrive se stesso, seduto davanti a una siepe che gli impedisce di spaziare con lo sguardo sulla natura circostante. • Ma inaspettatamente è proprio quell’ostacolo fisico a “permettergli” una visione diversa, frutto della sua immaginazione. • Questa fantasia di infinità gli procura alla fine una sensazione di piacere, dolcezza e benessere. • Divisibile esattamente in due parti: la prima (vv. 1-8) è dominata da una sensazione visiva; nella seconda (vv. 8-15) alla vista si sostituisce l’udito. Andiamo un po’ più in profondità: le Parole-chiave Parole-chiave • Aggettivi, avverbi di grado “superlativo” Sempre-interminati-sovrumani-profondissima-infinito • Sostantivi con valore “assoluto” Orizzonte-spazi-silenzi/o-quiete-eterno-stagioni-immensitàmare Parole-chiave • Verbi “eternizzanti” Fu esclude, fingo, spaura, è (dal passato remoto a un presente assoluto e senza tempo) Sedendo e mirando (gerundi “infiniti”, che bloccano l’azione e la prolungano nel tempo) Parole-chiave • Uso dei deittici per rimarcare la forte contrapposizione tra qui/ora e là/sempre: Quest’ermo colle - questa siepe - queste piante - questa voce Vs. quella - quello infinito. Però qualcosa non torna…. Quella siepe Questa immensità, questo mare?!? Parole-chiave (anche le più piccole e apparentemente insignificanti!) • Avverbio “forte” Ma segna un’inversione, un cambio di scena, e rappresenta, anche grammaticalmente, l’ostacolo da superare. • Aggettivo Dolce correlato con l’iniziale caro, si riferisce a una sensazione che investe tutti i sensi (vista, olfatto, udito, tatto, odorato). Non esiste nella lingua italiana un aggettivo più adatto per rappresentare… …un naufragio lento e voluttuoso in un mare infinito… Metafora finale “e il naufragar m’è dolce in questo mare” Nota bene: presenza della vocale ‘a’, due volte in posizione tonica apertura, dilatazione allitterazione in ‘r’ fuidità, scorrevolezza rima interna naufragare-mare sonorità congiunzione ‘e’ iniziale continuum spazio-temporale Una costruzione perfetta che si conclude in modo perfetto!