PLATONE
Percorso gnoseologico
CHI È? COSA HA FATTO?
Platone nasce ad Atene tra il 428 e il 427 a.C
Discepolo di Socrate, fondò l’Accademia, una
scuola filosofica in cui maestro e discepoli
vivevano in comune.
Dopo la morte di Socrate, l’uomo più giusto del
suo tempo, Platone cercò di rispondere alla
domanda socratica: Che cos’è la giustizia.
Platone utilizza il dialogo come forma letteraria
più vicina alla discussione per domande e
risposte, condotta da Socrate con i suoi
interlocutori.
La reminiscenza del sapere
posseduto
Secondo Platone, ciascun individuo possiede il
sapere dentro di sé già prima di venire al
mondo. Questo sapere viene tuttavia
dimenticato, pur continuando a rimanere
latente nell’anima. Si tratta solo di risvegliarlo
con l’interrogazione filosofica. Sapere e virtù
diventano acquisibili mediante il metodo delle
domande e risposte.
La dottrina delle idee
Per Platone, l’idea è la causa in base a cui un
oggetto è costituito in un determinato modo. La
percezione degli oggetti sensibili risveglia il ricordo
delle idee, conoscibili soltanto mediante l’intelletto,
(nous: facoltà che intuisce le idee). L’idea è una, ma
le cose sono molteplici. L’idea è un universale. In
quanto universale si pone a un livello più alto
rispetto agli oggetti sensibili corrispondenti.
Infatti, mentre le cose sensibili divengono, soltanto
le idee rimangono sempre perfette così come sono.
Quindi le idee svolgono la funzione di modelli. Il
mondo sensibile e il mondo delle idee sono in un
rapporto di partecipazione o di imitazione.
Eternità delle idee e
immortalità dell’anima
Dal momento che le idee esistono da sempre, da
sempre esistono e per sempre esisteranno le anime
umane in grado di conoscerle. Se conoscere significa
richiamare alla memoria nozioni che l’anima ha
dimenticato, ciò vuol dire che l’anima preesisteva alla
sua caduta nel corpo. Poiché l’anima può conoscere
le idee, anch’essa apparterrà al genere delle cose
invisibili e immutabili. Inoltre, l’anima partecipa
dell’idea di vita, in quanto è ciò che appunto anima,
dà vita a un corpo.
Il filosofo e la città
Nella Repubblica, Platone afferma che nella città
giusta ciascuno deve compiere ciò che più si
adatta alle sue attitudini naturali. Anche il
governo della città, dunque, spetta a chi ha le
doti appropriate per esercitarlo.
Il titolo per governare non è dato dalla ricchezza
o dalla nobile nascita, ma dal possesso del
sapere.
Il cammino della conoscenza
L’acquisizione del sapere da parte del filosofo è
un processo graduale, che parte dall’opinione
per arrivare alla conoscenza vera e propria.
Quest’ultima ha per oggetto le idee e, come
oggetto più alto, l’idea del bene: la conoscenza
di essa comporta che il filosofo debba
governare la città. Infatti, il governo della città
dipende dal buon uso del sapere, ossia della
conoscenza dell’idea del bene.
Mito della caverna
Platone paragona il processo conoscitivo a un processo di
liberazione dalle catene (legami sensibili) che ci tengono
imprigionati nel fondo di una caverna. Dopo che ci si è
liberati e si è usciti alla luce del sole, si riesce lentamente
ad abituarsi a essa. Il sole rappresenta l’analogo del
bene. I filosofi hanno il compito di ridiscendere a turno
nella caverna, ossia nel mondo della comunità umana,
per governarla alla luce del sapere da essi acquisito.
Le caratteristiche della città
giusta
Platone nella corretta distribuzione dei compiti divide la
popolazione in 3 classi o gruppi:
1)Classe dei filosofi legislatori: governano la città e
svolgono tutti e 3 i poteri (esecutivo, giudiziario e
legislativo). La loro virtù è la sapienza.
2)Classe dei guardiani: proteggono la città e la loro virtù è il
coraggio.
3)Classe dei lavoratori: tutti i produttori dei beni necessari
alla sopravvivenza. La loro virtù è la moderazione che è di
tutti quanti.
Tutti i cittadini dovranno possedere ovviamente anche la
virtù della giustizia. Inoltre, nelle prime due classi, la
famiglia e la proprietà privata devono essere eliminate, in
quanto promuovono l’ambizione e la cura esclusiva
dell’interesse personale.
La tripartizione dell’anima
Il discorso di Platone nella Repubblica sulla città giusta si
svolge parallelamente al discorso sull’anima giusta. L’anima
è come una biga alata.
Ha 3 componenti:
1)Parte dell’anima razionale (auriga): intuisce le idee;
2)Parte dell’anima irascibile (cavallo bianco): ha la libera
volontà di poter seguire i comandi della ragione o il corpo;
3)Parte dell’anima appetitiva (cavallo nero): incline a
seguire i piaceri e attraverso il corpo chiede le cose
materiali.
Inoltre, anche per l’anima la giustizia consiste nel fatto che
ciascuna delle sue parti svolga la funzione ad essa propria.
Il parricidio di Parmenide
La filosofia di Parmenide, secondo cui solo l’essere
può essere detto e pensato, rende impossibile dire
il falso, ovvero ciò che non è. Platone afferma che
Parmenide ha sbagliato perché non ha distinto il
significato predicativo ed esistenziale di essere.
Infatti, Parmenide ha seguito solo la funzione
esistenziale, ma non si è soffermato sul significato
predicativo. L’essere diventa così una copula, ciò
che unisce il predicato con il soggetto senza cadere
in contraddizione.
L’amore per il sapere
L’atteggiamento fondamentale del filosofo è simile all’èros,
ossia all’amore. Nel Simposio, il filosofo è paragonato al
demone Eros. Come questi, infatti, egli è figlio di Penìa
(povertà), in quanto è privo e bisognoso del sapere, ma
anche di Pòros (astuzia), ossia della capacità di cercare e
procurarsi ciò di cui è privo, trovando la via per arrivare a
esso. Platone vuole sottolineare come il processo
conoscitivo in realtà si fonda sulla passione e quindi un
atto che non è razionale. L’uomo coi propri sensi
percepisce gli oggetti che gli suscitano delle passioni,
ritrova la bellezza nelle cose sensibili, intesa come
armonia. Si mette così in moto un processo di ricordo che
porta ad amare quell’oggetto, si amano le sue forme e
quindi ci si innamora della matematica e alla fine ci si
innamora della filosofia. Questo è il cammino dell’amore,
governato appunto dall’èros.
La gerarchia nel mondo delle
idee
L’idea del bene o idea somma rappresenta il vertice
del mondo delle idee. La conoscenza di essa è il
punto culminante della ricerca e
dell’addestramento del filosofo. Tra le idee stesse
esiste un rapporto di partecipazione. Sotto l’idea
del bene ci sono 5 idee generalissime:
essere, stasi, divenire, identico e diverso
Sempre più sotto le idee si dividono nelle loro
specie o articolazioni. Le idee costituiscono,
dunque, un mondo di articolazioni. Alcune di esse
sono più generali e più estese di altre.
Gli sviluppi della dialettica
Il concetto di dialettica passa dal significato
generale di tecnica della discussione tra
individui a un significato più specifico.
Essa diventa una tecnica di indagine, che si
articola in due momenti:
1) Momento della sintesi, consistente nel
ricondurre un caso particolare al genere
universale al quale appartiene;
2) Momento dell’analisi (diàiresis), consistente
nel passare dal generale al caso particolare.
Il compito del filosofo
dialettico
Investigando caso per caso, il dialettico ha il
compito di verificare i collegamenti tra le idee e,
pertanto, di distinguere di volta in volta il vero
dal falso. Per questo motivo, il dialettico, ossia
l’autentico filosofo, è in grado di ricostruire la
trama delle relazioni che stringono un’idea a
un’altra e di respingere come false le
proposizioni che associano idee tra loro
incompatibili.
Il mito del demiurgo
Nel mito esposto nel Timeo (dialogo che ha per
oggetto d’indagine la natura, il cosmo) il
demiurgo, ossia l’artefice divino, dà forma al
mondo partendo da un materiale preesistente,
che egli plasma assumendo come modello le
idee. In tal modo, il mondo appare come il
prodotto di un’attività intelligente finalizzata al
meglio. L’amore è la garanzia che il cosmo non
verrà distrutto.
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