Lo sfruttamento minorile Lavoro infantile Il lavoro infantile è un fenomeno di carattere sociale che interessa a partire dalla fine del 1700 i bambini di età compresa tra i 5 e i 15 anni in tutto il mondo. Riconoscimento sociale: la schiavitù dell'epoca postmoderna viene sempre ed unanimemente condannata dalla coscienza comune (per il nostro continente, vedi ad es. Convenzione europea dei diritti dell'uomo, art. 4). In quanto illegale, in Occidente il rapporto di schiavitù non può quasi esistere senza l'appoggio della criminalità organizzata internazionale e dell'emigrazione clandestina. La geografia del fenomeno: le aree interessate nel mondo Le aree principalmente interessate al lavoro minorile sono Asia, India, Pakistan, Nepal; Africa; America Latina, soprattutto Colombia, Brasile. Non sono però esclusi dal fenomeno Stati Uniti ed Europa, in particolare le grandi città come Bogotá (Colombia) e Sialkot (Pakistan). Generalmente in tutto il mondo è presente il lavoro infantile, ma soprattutto nei paesi economicamente sottosviluppati, dove si presentano determinate condizioni che favoriscono questo fenomeno. Il lavoro infantile si presenta anche in regioni ricche di risorse e con un’economia florida, in cui però il reddito pro capite è molto basso e vi è un numero consistente di persone in stato di povertà, paesi dove, ad esempio in agricoltura, poche persone controllano buona parte dei terreni coltivabili. I numeri nel mondo In Africa, Asia e America Latina all’inizio degli anni Ottanta i piccoli lavoratori erano stimati in oltre 50 milioni. Ora sono oltre 100 milioni e secondo alcune stime anche 150. Il fenomeno del lavoro minorile riguarda non solo i cosiddetti "paesi in via di sviluppo" ma anche l'occidente industrializzato. Riguarda gli Usa come l'Europa. In Italia oltre 145 mila ragazzi e ragazze sotto i 15 anni sono impegnati in attività lavorative e di questi circa 35 mila rientrano nella categoria di "sfruttati" . Altre ricerche parlano di oltre 350 mila minori lavoratori dei quali circa 80 mila sfruttati. Se poi guardiamo gli altri paesi europei la situazione non è più confortante; il Portogallo, la Spagna e la Grecia riportano dati simili all'Italia; nel Regno Unito il fenomeno assume dimensioni generalizzate fino ad arrivare ai paesi dell'Est Europa dove accanto alle tradizionali forme di lavoro minorile si affianca la piaga della prostituzione che colpisce soprattutto le bambine prostitute. I lavori riservati ai bambini I lavori riservati ai bambini si possono dividere in due categorie: settore produttivo (agricoltura, industria, pesca) e settore urbano. In agricoltura i piccoli lavoratori sono utilizzati in ambito familiare, attività generalmente destinata all’autoconsumo, o nelle grandi piantagioni come braccianti, ad esempio per la produzione di canna da zucchero. Sono più numerose invece le attività nel settore secondario. Qui i bambini sono destinati a miniere nel sottosuolo, cave, fornaci, fabbriche di carbonella, attività edili, vetrerie, concerie, seterie, laboratori tessili, fabbriche d’abbigliamento, laboratori di giocattoli, fabbriche di tappeti, fabbriche di articoli sportivi, laboratori di fiammiferi, sigarette e fuochi d’artificio. Talvolta i bambini sono costretti a rimanere in fabbrica vari mesi prima di poter rivedere i propri genitori, infatti in quelle "fabbriche-carceri" dormono e mangiano. Svolgono anche attività di pesca in cui vengono fatti immergere lungo i fondali per far confluire i pesci verso le reti. Nel settore terziario i bambini sono impiegati nel piccolo commercio, mercati, lavori domestici, selezione dei rifiuti, attività di lavavetri, raccolta dei rifiuti, trasporto di merci o pietre. A parte la prostituzione e l'agricoltura, vengono spesso considerate come schiavismo moderno forme di sfruttamento violento il racket delle elemosine, il traffico di organi e l'abuso di minorenni per pedo-pornografia. Le cause del lavoro minorile La responsabilità del lavoro infantile va attribuita in primo luogo alla povertà: nella maggior parte dei casi i bambini devono lavorare per contribuire al reddito familiare. Il lavoro infantile può essere causa, e non solo conseguenza, di povertà sociale e individuale. In alcuni casi svolgendo attività lavorative, un bambino non avrà la possibilità di frequentare in modo completo neppure la scuola elementare, rimanendo in una condizione di analfabetismo, a causa della quale non potrà difendere i propri diritti, anche di lavoratore adulto. Tuttavia in molti paesi si è osservata una coincidenza tra lavoro e scuola: i bambini lavorano per poter pagare i costi connessi alla frequenza scolastica (iscrizione, libri, uniformi etc). Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo la mancanza di un mercato del lavoro qualificato favorisce l'esperienza accumulata rispetto all'istruzione. Per questo motivo diventa una decisione razionale anticipare l'entrata nel mondo del lavoro invece che continuare gli studi, specie in eta' adolescenziale. Lo sfruttamento infantile sul lavoro è alimentato anche dalla politica economica delle multinazionali, che spostano la loro produzione nelle aree più convenienti, dove i lavoratori sono meno esigenti e i governi più deboli e accondiscendenti. Inoltre la scarsità dei mezzi, l’enorme numero di attività produttive non regolamentate e la corruzione ostacolano i controlli da parte degli organi competenti. I genitori non hanno la possibilità di lavorare o il loro reddito è insufficiente per il mantenimento dell’intera famiglia oppure contraggono debiti che non verranno più estinti. Le conseguenze fisiche, psicologiche, sociali I prodotti usati danneggiano gli organi respiratori, gli occhi, il fegato, i reni e molto altro. Portare pesi o assumere posture forzate molto a lungo può pregiudicare lo sviluppo osseo e la crescita. I rumori eccessivi causano sordità parziale. A causa di questi sfruttamenti viene negata l'infanzia ai bambini, i quali vengono spogliati della loro identità. Il ricorso a bambini lavoratori sottopagati va di pari passo con la disoccupazione degli adulti e con una distribuzione ineguale della ricchezza. Senza bambini a disposizione per le piantagioni e le fabbriche, il lavoro dovrebbe essere assegnato agli adulti, i quali, eliminata questa concorrenza imbattibile, avrebbero anche un maggior potere di rivendicazione salariale e sociale. L’impiego in ambito familiare dei figli come braccianti nei campi e l’alto tasso di mortalità infantile presente in molti paesi, incentivano un gran numero di nascite, aumentando così la massa di lavoratori a basso costo. Un’altra grave conseguenza del lavoro infantile è rappresentata dal fatto che i bambini non possono frequentare regolarmente la scuola; oppure, se già la frequentano, devono abbandonarla, rimanendo come già affermato in precedenza in una condizione di ignoranza e analfabetismo. I provvedimenti attuati Per fermare lo sfruttamento dei bambini sono state promosse iniziative come la promozione di marchi commerciali che garantiscano che un determinato prodotto non sia stato fabbricato utilizzando manodopera infantile. Questi programmi, pur essendo mossi da buone intenzioni, non creano alternative ai bambini attualmente occupati, che si ritrovano così costretti a indirizzarsi verso altre attività produttive, nella maggior parte dei casi più pericolose. Attività di boicottaggio che non prevedano forme di sostegno ai minori impiegati si sono rivelate peggiori del problema affrontato. In Thailandia i programmi di sviluppo rivolti alle famiglie contadine delle zone più povere si stanno rivelando un utile strumento per prevenire lo sfruttamento, che spesso costringe i contadini poveri a vendere i propri figli come forza lavoro per le industrie cittadine. Si stanno anche attuando una serie di interventi per riqualificare e reinserire i bambini lavoratori, evitando che cadano nell'alternativa terribile della prostituzione. Soltanto la volontà degli Stati e la solidarietà dei cittadini potrà rendere duraturo l’impegno contro lo sfruttamento infantile. Nonostante i numerosi provvedimenti attuati i bambini vittime di schiavitù e privati di un' infanzia decente sono ancora molti. Lavoro minorile: la posizione dell'UNICEF L'articolo 12 della Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia afferma che i bambini ed i ragazzi hanno il diritto di essere gli attori della propria vita e di partecipare alle decisioni che li riguardano, mettendo in discussione in modo profondo e radicale gli atteggiamenti che danno per scontato che i bambini e i ragazzi debbano essere visti ma non ascoltati. Child Labour e Child Work: La distinzione fondamentale proposta dall'UNICEF è quella tra child labour e child work. La traduzione in italiano questi termini ha spesso dato adito a profondi fraintendimenti, si propone quindi di tradurre il child labour come sfruttamento del lavoro dei minori, in questo caso si fa riferimento al lavoro che non consente di accedere all'istruzione, al lavoro pesante, che ostacola lo sviluppo fisico psichico e sociale e morale dei minori coinvolti. Il child work che potremmo definire lavoro minorile leggero, è quello che non ostacola l'istruzione, consente al minore di partecipare all'economia familiare e non ha effetti negativi sullo sviluppo. Proprio sulla base delle situazioni e dei diversi tipi di lavori nei quali i minori sono coinvolti, occorre ricordare che la Banca Mondiale, l'Organizzazione Internazionale sul Lavoro e l'UNICEF stanno realizzando un progetto congiunto internazionale dal titolo "Comprendere il lavoro minorile". La considerazione dell'interesse superiore dei bambini / ragazzi, e l'ascolto delle loro voci, deve essere il principio guida per far uscire le politiche di contrasto al lavoro minorile dal piano delle dichiarazioni di principio e calarle nella realtà, se vogliamo davvero aiutare i bambini lavoratori a costruirsi un futuro migliore. Esempi di bambini sfruttati in Europa, Asia, Africa e America latina: FRANCIA Seba. Una giovane donna costretta a lavorare in una casa in condizioni brutali. PAKISTAN Latif ( 11 anni). Cucitore di palloni. SENEGAL El Hadj Diouf ( 11 anni). Mendica per guadagnare dei soldi. PERU Pedro ( 10 anni). Fa lo spaccapietre. ITALIA Huang ( bambino cinese di 15 anni). Otto ore alla macchina da cucire. TAMIL NADU Sona. (13 anni). È costretta a produrre sigarette. RUANDA Iykalemye Michel (14 anni). Bambino sulla strada. BOLIVIA Flavio (12 anni). Fa il bigliettaio e l’ autista, in un minibus. NEPAL Guri ( 9 anni). Tessitrice in un laboratorio di Katmandu. NEPAL Jog Raj Gura Gain (12 anni ). Lavora nella piantagione di tè di Butabari. MAURITANIA Bilal ( 20 anni). Schiavo di un signore, il suo padrone, lavava, puliva la sua casa, badava ai cammelli e alle capre, teneva l’ orto, andava a prendere l’ acqua al pozzo. Insomma, un lavoro faticosissimo per una paga indegna. BRASILE Cesar ( 14 anni). Un ragazzo di strada. INDIA Bambini che fabbricano fuochi d’ artificio e fiammiferi. SIERRA LEONE Un ex bambino soldato. PERU Carlos ( 13 anni ). Lavorò vendendo ghiaccioli e poi sulla strada. CAMBOGIA Kho ( 14 anni). Una ragazza costretta a prostituirsi per poter vivere. BRASILE Fabiola (15 anni ).Ebbe un’ infanzia difficile, prima sulla strada e poi fino a prostituirsi. PAKISTAN Bambini che producono mattoni in condizioni pessime. THAILANDIA Siri (12 anni). Viene costretta a prostituirsi. Lavoro eseguito da: Tessarollo Monica 3c