Associazione Ligure Sindrome X Fragile
Genova 21 Giugno 2013
“Peter Pan non abita più qui:
disabilità intellettiva e adultità”
[email protected]
Un dato di partenza:
“Le persone con disabilità intellettiva sono
state e spesso continuano ad essere
mantenute
in
una
condizione
di
infantilizzazione ben al di là di quanto sia
naturale e necessario.
Questa condizione limita le loro potenzialità,
il sentimento della loro propria dignità, la
loro autostima e il loro apporto alla crescita
della società.”
Quattro riflessioni:
Quattro riflessioni:
A) Cosa intendiamo quando parliamo di persona
“adulta” ?
Quattro riflessioni:
A) Cosa intendiamo quando parliamo di persona
“adulta” ?
B) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità
adulta di una persona con disabilità intellettiva?
Quattro riflessioni:
A) Cosa intendiamo quando parliamo di persona
“adulta” ?
B) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità
adulta di una persona con disabilità intellettiva?
C) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, gli operatori
e la società incontrano in questo percorso?
Quattro riflessioni:
A) Cosa intendiamo quando parliamo di persona
“adulta” ?
B) Quale parte abbiamo tutti noi nella costruzione dell'identità
adulta di una persona con disabilità intellettiva?
C) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, gli operatori
e la società incontrano in questo percorso?
D) A quali “bisogni di normalità” è necessario porre
attenzione affinchè il percorso verso la condizione adulta
diventi possibile?
A) Cosa intendiamo quando parliamo
di persona “adulta”?
“Chi è nella piena maturità fisica, psichica,
sessuale”
“L'adulto non sa o non vuole esaminarsi
perchè ciò gli richiederebbe di aprire
capitoli della propria esistenza le cui
dinamiche, vissute nell'intimità del sé,
preferisce rimuovere o tenere celate agli
altri”
D. Demetrio
Già Erikson (1981) parlava di una
“rimozione scientifica del concetto di
adulto”
“Il discorrere dell’età adulta è pericoloso
perché porta inevitabilmente
a mettere in dubbio la pertinenza di tutte
quelle descrizioni epiche che la dipingono
come età del compimento, della maturità,
del vigore, dell’affermazione, del successo”.
A. Munari
La Rappresentazione sociale dell'adulto (oggi
prevalente) tende a definirlo come impegnato ad
assolvere alcuni compiti:
uscire dalla scuola
iniziare a lavorare
lasciare la famiglia di origine
selezionare il compagno o la compagna
trovare casa
sposarsi
definire l'attività professionale
diventare genitori
progredire nella carriera
assumersi responsabilità verso i figli e i genitori
.............
In realtà non “una” adultità ma “tante” adultità
possibili.
Si potrebbe affermare che diventare adulti
significa, in continuità con le età precedenti,
aumentare e migliorare i processi di
individuazione (cioè di conoscenza di sè, di
incontro con le proprie potenzialità e i propri
limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di
indipendenza e di distanziamento dalle
figure genitoriali)
E’ evidente che i processi di
INDIVIDUAZIONE e di SEPARAZIONE
hanno a che fare con
l’IDENTITA’
(intesa come la possibilità di dare
risposte alla domanda
“Chi sono io?”)
A) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità intellettiva?
NON VI E’ NULLA DI
PIU’
COLLETTIVO
DELLA
ELABORAZIONE
DELL’ IDENTITA’
INDIVIDUALE
“L'identità si struttura nel corso
dell'interazione sociale e in base
all'immagine di sé percepita negli altri”
Noi “siamo”, anche e soprattutto, così
come siamo pensati e immaginati dagli
altri
“La possibilità di diventare adulto e la
conseguente capacità di riconoscersi
come tale, rispetto ai diritti e ai doveri di
questa posizione, necessita di un
riconoscimento e di una legittimazione
che, in larga parte, solo “gli altri”
possono concedere.”
Se noi siamo indispensabili per la costruzione di
una identità adulta per le persone disabili
potremmo porci alcune domande:
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
intellettivo come persona adulta?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
intellettivo come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire loro di
riconoscersi adulte nei nostri sguardi e, di
conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile
intellettivo come persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire loro di
riconoscersi adulte nei nostri sguardi e, di
conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
3) Siamo pronti ad immaginare adulto un
bambino con disabilità intellettiva e fare in modo
che questa immagine si realizzi con il tempo?
4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità intellettiva
possa realizzarsi solo parzialmente e magari in
modi diversi da come l'avevamo immaginata?
4) Siamo disposti ad accettare l'idea che
l'adultità di una persona con disabilità intellettiva
possa realizzarsi solo parzialmente e magari in
modi diversi da come l'avevamo immaginata?
5) Siamo d'accordo che vale la pena di
accompagnare verso il non facile mondo degli
adulti le persone con disabilità intellettiva
piuttosto che mantenerle nel monndo protetto
dei bambini?
Ciascuno di noi può rispondere a queste
domande come crede e come può
sapendo però che nessuno può tirarsi
indietro visto che siamo tutti parte in
causa. Ogni nostro singolo
atteggiamento e ogni comportamento
offrirà ad una persona con disabilità
intellettiva uno specchio che rifletterà
l'immagine che noi abbiamo di lei
B) Quali sono i maggiori ostacoli che la famiglia, gli
operatori e la società incontrano nel percorso verso
l'adultità delle persone con disabilità intellettiva?
PENSARSI INDISPENSABILI PER SEMPRE COME
GENITORI (e come Operatori)
• PENSARSI INDISPENSABILI PER SEMPRE
COME GENITORI (e come Operatori)
• LA DIFFICOLTA' DELL'INCONTRO CON I LIMITI
PENSARSI INDISPENSABILI PER SEMPRE COME
GENITORI (e come Operatori)
• LA DIFFICOLTA' DELL'INCONTRO CON I LIMITI
• L'IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• PENSARSI INDISPENSABILI PER SEMPRE
COME GENITORI (e come Operatori)
• LA DIFFICOLTA' DELL'INCONTRO CON I LIMITI
• L'IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• LA DEBOLEZZA DEI PROCESSI
ADOLESCENZIALI
PENSARSI INDISPENSABILI PER SEMPRE COME
GENITORI (e come Operatori)
• LA DIFFICOLTA' DELL'INCONTRO CON I LIMITI
• L'IMMAGINE RASSICURANTE DEL “BAMBINO”
• LA DEBOLEZZA DEI PROCESSI
ADOLESCENZIALI
• LA SCARSITA' DI RUOLI SOCIALI NEL MONDO
DEGLI ADULTI
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
C) A quali “bisogni di normalità” è necessario
porre attenzione affinchè il percorso verso la
condizione adulta diventi possibile?
• IMMAGINARIO
• PROGETTO (DI VITA)
• DISTANZIAMENTO EDUCATIVO
• RUOLI SOCIALI VALORIZZATI
….....
I vostri figli non sono i vostri figli
Essi non vengono da voi ma attraverso voi
Essi non vi appartengono benché viviate insieme
Potete amarli ma non costringerli ai vostri pensieri
Poiché essi hanno i loro pensieri
Potete custodire i loro corpi ma non le anime loro
Poiché abitano case future, che neppure in sogno
potete visitare
Voi siete gli archi da cui i figli, le vostre frecce vive,
sono scoccati lontano.
Gibran Kahil Gibran
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