Agrate Brianza
6 giugno 2015
Peter Pan non abita più qui
(L’identità adulta delle persone con disabilità intellettiva)
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Un dato di partenza:
“Le persone con disabilità intellettiva
sono state, e spesso continuano ad
essere mantenute in una condizione di
infantilizzazione ben al di là di quanto
sia naturale e necessario.
Questa condizione limita le loro
potenzialità, il sentimento della loro
propria dignità, la loro autostima e il
loro apporto alla crescita della società.”
Tre domande:
Tre domande:
1) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità intellettiva?
Tre domande:
1) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità intellettiva?
2) Quali sono i maggiori ostacoli che
la famiglia e gli operatori incontrano
in questo percorso?
Tre domande:
1) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una
persona con disabilità intellettiva?
2) Quali sono i maggiori ostacoli che la
famiglia e gli operatori incontrano in
questo percorso?
3) A quali “bisogni di normalità” è
necessario porre attenzione affinché il
percorso verso la condizione adulta diventi
possibile?
Una premessa:
A chi ci riferiamo quando parliamo
di persona “adulta”?
“Chi è nella piena
maturità fisica, psichica,
sessuale”
In realtà gli adulti non amano
parlare di sé:
“L'adulto non sa o non vuole esaminarsi perché
ciò gli richiederebbe di aprire capitoli della
propria esistenza le cui dinamiche, vissute
nell'intimità del sé, preferisce rimuovere o tenere
celate agli altri”
D. Demetrio
La Rappresentazione sociale dell'adulto (ancora
prevalente) tende a definirlo come impegnato ad
assolvere alcuni compiti:
• uscire dalla scuola
• iniziare a lavorare
• lasciare la famiglia di origine
• selezionare il compagno o la compagna
• trovare casa
• sposarsi
• definire l'attività professionale
• diventare genitori
• progredire nella carriera
• assumersi responsabilità verso i figli e i genitori
•.............
In realtà non “una” adultità ma “tante” adultità
possibili.
Si potrebbe affermare che diventare adulti
significa, in continuità con le età precedenti,
aumentare e migliorare i processi di
individuazione (cioè di conoscenza di sé, di
incontro con le proprie potenzialità e i propri
limiti) e di separazione (cioè di autonomia, di
indipendenza e di distanziamento dalle figure
genitoriali)
1) Quale parte abbiamo tutti noi nella
costruzione dell'identità adulta di una persona
con disabilità intellettiva?
“La possibilità di diventare adulto e la
conseguente capacità di riconoscersi come
tale, rispetto ai diritti e ai doveri di questa
posizione, necessita di un riconoscimento e di
una legittimazione che, in larga parte, solo “gli
altri” possono concedere.”
In altri termini:
“L'identità (e quindi anche l’identità
adulta)si struttura nel corso
dell'interazione sociale e in base
all'immagine di sé percepita negli
altri”
Qualche esempio di “immagini” con cui la
persona persona con disabilità intellettiva è
stata rappresentata nel tempo:
“Errore della natura”
Qualche esempio di “immagini” con cui la
persona persona con disabilità intellettiva è
stata rappresentata nel tempo:
“Errore della natura”
“Figlio del peccato”
Qualche esempio di “immagini” con cui la
persona persona con disabilità intellettiva è
stata rappresentata nel tempo:
“Errore della natura”
“Figlio del Peccato”
“Malato pericoloso”
Qualche esempio di “immagini” con cui la
persona persona con disabilità intellettiva è
stata rappresentata nel tempo:
“Errore della natura”
“Figlio del Peccato”
“Malato pericoloso”
“Bambino da proteggere”
Fino a pochi decenni fa la rappresentazione della
persona disabile ruotava intorno a due immagini:
MALATO (cultura medica – cura e riabilitazione)
BAMBINO (cultura genitoriale – assistenza e
protezione)
L'immagine prevalente come sintesi delle due
MALATO + BAMBINO = Cura + Protezione
Cambiamenti sociali e culturali a partire
dagli anni sessanta/settanta.
Valore dell‘inclusione
sociale
Valore della “diversità
umana”
Valore della “persona”
Riassumendo:
Ciascuno di noi “è” , anche e soprattutto, così
come è pensato e immaginato dagli altri
Ciò significa che tutti noi (famiglia, educatori,
società) siamo indispensabili per la costruzione
di una identità adulta per le persone disabili.
Se questo è vero potremmo porci ancora
qualche domanda
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile intellettivo come
persona adulta?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile intellettivo come
persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire loro di riconoscersi adulte nei
nostri sguardi e, di conseguenza, nei nostri atteggiamenti e
comportamenti?
1) Esiste dentro di noi l'immagine del disabile intellettivo come
persona adulta?
2) Siamo in grado di consentire ad una persona con disabilità
intellettiva di riconoscersi adulto nei nostri sguardi e, di
conseguenza, nei nostri atteggiamenti e comportamenti?
3) Siamo pronti ad immaginare adulto un bambino con
disabilità intellettiva e fare in modo che questa immagine
si realizzi con il tempo?
4) Siamo disposti ad accettare l'idea che l'adultità di una persona
con disabilità intellettiva possa realizzarsi solo parzialmente e
magari in modi diversi da come l'avevamo immaginata?
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Peter Pan non abita più qui. Parte 1