Il grido del Cristo e il silenzio del Padre compongono insieme la suprema armonia, quella di cui ogni musica non è che un’imitazione (S. Weil) Nel tessuto della musica non c’è solo il soffio della parola, ma anche quello del grido e del silenzio. Quello del Crocifisso è un grido che interrompe il tempo, che scuote le radici della terra e gli astri della volta celeste…. Il grembo che lo accoglie è il silenzio di Dio nelle cui braccia Gesù affida il suo spirito… La musica, arte del rapporto, porta l’impronta del mistero in tutte le sue componenti ed aspetti, si direbbe nella sua natura ed essenza… La reciprocità che i suoni generano e chiedono è un invito al comune sentire, consentire, sentire in consonanza, tra Dio e gli esseri umani , e delle creature umane tra loro. La caratteristica della musica di tenere insieme, collegare, relazionare, far comunicare sembra offrirci un’icona della dinamica trinitaria, quella di un inesauribile dare e ricevere, amare ed essere riamati…. Perché la reciprocità dell’amore si realizzi, si deve passare attraverso il dono di sé, che nel limite della condizione terrena comporta una sorta di morte e annullamento, un fare del tutto silenzio… Ora, se nella Trinità il generare e l’essere generato esigono lo svuotarsi per donarsi completamente l’uno all’altro e riceversi reciprocamente…. nell’abbandono di Gesù sulla croce che contempliamo l’annullarsi per mostrare l’immensità dell’amore di Dio…” La musica contribuisce, in quanto è arte, a dare forma al divino… come attraverso un velo sottile… Non è questo Nulla-Silenzio-Amore del Figlio che grida l’abbandono del Padre e “soffia” lo Spirito, il mistero della musica? Non è forse Lui il velo sottile che squarciandosi si fa mediatore tra Dio e noi mediante la Croce, la suprema armonia? La musica è suono che rompe il silenzio, è brezza, è tuono, è grido. Il mistero che si apre nel suono del grido di Gesù sulla Croce è così profondo che sempra impossibile ormai disgiungere Dio stesso da quel grido. Gesù Abbandonato è la suprema armonia. “Perché Gesù è il Salvatore, il Redentore, e redime quando versa sull’umanità il Divino attraverso la Ferita dell’Abbandono che è la pupilla dell’Occhio di Dio sul mondo: un Vuoto infinito attraverso il quale Dio guarda noi: la finestra dell’umanità attraverso la quale si vede Dio…. L’Occhio di Dio sul mondo è il Cuore di Cristo, ma la pupilla è quella ferita” Quel grido non è suono che il silenzio possa assorbire, non è ferita che si richiuda nell’abbraccio, ma è foro, apertura costante fra cielo e terra, possibilità di vedere. Per Dio e per gli esseri umani…. Sulla croce si condensa la serietà e la dismisura, la gratuità e l’eccesso del dono d’amore; si rivela il principio della bellezza di Dio: il dono supremo della sua vita per noi. Lo splendore del fondamento della fede, che ci commuove, è qui, nella bellezza dell’atto di amore. La suprema bellezza della storia è quella accaduta fuori Gerusalemme, sulla collina, dove il Figlio di Dio si lascia inchiodare, povero e nudo, per morire d'amore. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un atto d'amore perfetto. La croce è l'immagine più pura, più alta, più bella che Dio ha dato di se stesso. La Croce è grido e silenzio, è suprema armonia che unisce cielo e terra, canto di cui ogni cuore umano porta l’eco… è suono e soffio che ogni autentica musica tenta di imitare ed esprimere nel corso dei tempi. Signore Gesù per l’esempio luminoso, dolorante e tenerissimo di tua madre, che prende parte al mistero del tuo amore per noi, “suprema armonia”, noi ti rendiamo grazie. Questa icona di musica dell’anima e del cuore, ci sostenga nelle prove e nelle tribolazioni, ci renda forti e coraggiosi solidali con coloro che consumano in ogni tempo il sacrificio pasquale del tuo Figlio nella loro carne. Per questo amore perseverante e lacerato, genesi di una nuova vita e sempre di nuova musica, nel tempo e nella storia, noi ti rendiamo grazie, Signore! Elaborazione: Monache Benedettine S. Margherita Fabriano [email protected] Pensieri di: S.Weil; C. Lubich; E. Ronchi, M.T. Henderson; H.U. von Balthasar