La comunicazione interculturale 1 La comunicazione interculturale • “avviene quando un messaggio prodotto da un membro di una certa cultura deve essere ricevuto, interpretato e compreso da un altro individuo appartenente ad una cultura diversa”(Bennett 2002); • si definisce come un processo di negoziazione di significati tra due o più persone di cultura diversa in relazione ad un obiettivo; • rispetta i canoni classici del processo di comunicazione che prevede due poli comunicanti uniti da un messaggio con un contenuto espresso da un codice condiviso. 2 I termini multi, pluri culturale hanno valenza descrittiva in quanto designano una situazione di coesistenza in uno stesso tempo, spazio e luogo di persone appartenenti a culture diverse. Rimandano alla descrizione sincronica di una compresenza di gruppi di differente matrice culturale. Il termine “interculturale”ha valenza pratico-prescrittiva in quanto definisce un contesto in cui agisce un progetto/processo volto a stabilire relazioni tra soggetti appartenenti allo stesso sistema economico e socioculturale, ma con culture di origini diverse. L’esito finale di tale processo è la “mediazione tra soggetti con pari dignità culturale.” 3 La strategia interculturale implica: • L’acquisizione di una nuova intelligenza relazionale volta ad incentivare la modalità di relazione dialogica come unica strategia valida per il dialogo tra identità, cultura e società. • L’utilizzo di un concetto di cultura in senso dinamico come risultante dell’atteggiamento creatore degli individui di fronte alla realtà”. • La rappresentazione della differenza e delle specificità culturali come processuali e relazionali in modo da permettere la comunicazione verso e con la diversità. 4 Fattori in gioco nella comunicazione interculturale Baraldi (2003) propone una teoria della comunicazione interculturale fondata sul differente trattamento della diversità all’interno della società moderna e, riallacciandosi alla teoria dei sistemi sociali di Luhman , riafferma che la struttura fondamentale di una società è la forma della sua differenziazione primaria. Per cui ogni società è caratterizzata da forme rilevanti di comunicazione indicative della sua struttura. 5 Le forme della comunicazione sono strutture dei sistemi sociali che si esprimono come forme di una cultura prodotta da una società. Esse: - orientano la comunicazione - garantiscono l’autopoiesi ovvero il prodursi di comunicazione a partire da comunicazione antecedente - consentono il dialogo in quanto contratto culturale co-costruito 6 Gli strumenti della comunicazione interculturale Bennett (2002) riflette sulla distinzione tra comunicazione mono e interculturale: la comunicazione monoculturale è fondata sulla similarità e sulle affinità che consentono la predittività della risposta degli altri. la comunicazione interculturale si pone come verifica di una serie di ipotesi relative a tutte le variabili legate alla cultura che influiscono nell’interazione comunicativa. 7 Bennett, nell’approccio con la differenza, delinea tre opzioni diverse che si possono seguire: • il rifiuto; • la partecipazione a livello di cultura oggettiva ovvero cultura con la C maiuscola intesa come insieme delle istituzioni socialmente codificate di quella cultura ( danza , letteratura, musica) • la partecipazione alla cultura soggettiva o con la c minuscola intesa come insieme di schemi di credenze, di comportamenti e di valori appresi e condivisi da gruppi di persone che interagiscono tra loro. Quindi qualunque realtà sociale si costruisce sia su aspetti maiuscoli che minuscoli di cultura e la comprensione della differenza passa attraverso l’utilizzo della cultura oggettiva istituzionalizzata e la comprensione delle dinamiche della cultura soggettiva. 8 I processi che coinvolgono le dinamiche della comunicazione interculturale sono: • il linguaggio • il linguaggio paraverbale • gli stili di comunicazione • le ipotesi ed i valori culturali 9 Il linguaggio riferito all’esperienza è da considerare • nella sua capacità di organizzare ed interpretare la realtà sulla base di elementi di cultura, • nella sua capacità di esprimere relazioni con l’esperienza Sono possibili due ipotesi: Ipotesi debole (Sapir e Worf) secondo cui linguaggio, pensiero e percezione della realtà sono correlati. Ipotesi forte: con il linguaggio si costruisce e si comprende la realtà 10 Il linguaggio paraverbale si esplica sia sul piano verbale/digitale che su quello non verbale/analogico. Esso si sostituisce, si aggiunge, s’intreccia con il linguaggio verbale. Gli stili di comunicazione Sono indicatori di modalità e di schemi culturali di pensiero da parte dei partecipanti all’interazione. Lo scambio comunicativo face to face è caratterizzato da due tipologie stilistiche: • stile lineare, • stile contestuale 11 Le ipotesi e i valori culturali Sono indicativi di come la realtà viene definita e giudicata (es. gli schemi di bene e male che le persone attribuiscono ai modi di stare al mondo). Kluckhon e Strodtbeck hanno elaborato un modello interpretativo che è costituito da cinque dimensioni fondamentali: • La relazione delle persone all’ambiente • La relazione delle persone tra di loro • La relazione delle persone con l’attività • La relazione delle persone con il tempo • La relazione delle persone con la natura dell’essere umano 12 Gli ostacoli nella comunicazione interculturale Distinzione tra assimilazione e adattamento : l’assimilazione è un processo che tende a rimpiazzare la propria visione del mondo con quella dell’altra cultura ed è sostitutiva; l’adattamento, invece, è un processo di tipo aggiuntivo per cui la proprio visione del mondo viene allargata per includere comportamento e valori appropriati della cultura ospite (Bennett 2002). Lo scambio comunicativo può essere interpretato come un nuovo processo di socializzazione basato sul principio della multimodalità o su personalità di tipo multimodale (Besozzi 2002). 13 La personalità multimodale è in grado di selezionare valori e norme, così che vengano assunti in modo diverso. L’identità, allora, si costituisce per differenza come scoperta dell’alterità, dell’essere contemporaneamente per sé e per l’altro e s’ impara la difficile grammatica che consente di leggere il modo in cui l’altro legge il mondo. Gli ostacoli alla comunicazione interculturale sono( Barna): l’assunto di similarità, le differenze linguistiche, i fraintendimenti non verbali, i preconcetti, gli stereotipi, la tendenza a giudicare e lo stress da shock culturale. 14 L’assunto di similarità agisce come presupposto implicito di qualsiasi comunicazione per cui i soggetti coinvolti stimano che le altre persone vogliono essere trattate come loro vorrebbero esserlo. E’ la Regola d’Oro che recita “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te” Gli stereotipi e i pregiudizi sono strutture finalizzate a confermare una situazione precostituita e a mantenere sicurezza e stabilità di fronte alla differenza e alla novità. Lo stereotipo è prevalentemente cognitivo, poichè ci dice quale concezione le persone hanno di un altro gruppo e/o del proprio e si presenta come un disegno organizzato, uno schema. Il pregiudizio invece, si esprime come un’opinione preconcetta acquisita in base alle opinioni comuni e non per conoscenza diretta. (Allport 1973). 15 Per shock culturale si intende “un insieme di reazioni emotive alla perdita di rafforzamenti percettivi provenienti dalla cultura di appartenenza ai nuovi stimoli culturali che hanno poco o nessun significato, e all’incomprensione di esperienze nuove e differenti” (Adler, in Bennett 2002) tanto da produrre il ritiro psichico. Lo shock da cultura (Adler) è un processo che si articola in cinque fasi dinamiche: l’euforia del contatto, la confusione della disgregazione, la rabbia della reintegrazione, la rilassata autocertezza dell’autonomia, la creatività dell’indipendenza. 16 Per Bennett lo shock da cultura è una categoria specifica dello shock da transizione e definito come MSDI ( modello dinamico di sensibilità interculturale) in cui lo shock culturale viene analizzato in termini evolutivi. L’esperienza della diversità viene rappresentata in un continuum che inizia con la fase etnocentrica e termina con la fase etnicorelativa. 17 Questa evoluzione è descritta da Bennett in sei fasi: 1.la fase della negazione 2.la fase della difesa 3.la fase della minimizzazione 4.la fase dell’accettazione 5.la fase dell’adattamento 6.la fase dell’integrazione In questo processo le personalità diventano interculturali. La cultura è una costruzione collettiva e anche l’identità è il risultato di un processo dinamico della coscienza. 18 LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE: EMPATIA E DIALOGO La competenza comunicativa interculturale si acquisisce per mezzo dell’empatia e dell’apertura al dialogo. L’empatia è “l’uso dell’immaginazione per partecipare intellettualmente ed emotivamente ad un’esperienza aliena” e riguarda come noi immagineremmo i pensieri e i sentimenti delle altre persone dalla loro prospettiva. La simpatia è “il mettersi nei panni di un’altra persona”, cela la posizione etnocentrica dove funziona ancora la Regola d’oro come espressione di un meccanismo di tipo monoculturale. 19 La simpatia produce una serie di svantaggi: è insensibile alle differenze è paternalistica alimenta un atteggiamento difensivo favorisce la perpetuazione dell’assunto di similarità 20 La personalità interculturale dovrà allenarsi allo sviluppo del sentimento empatico, che evolve secondo diversi stadi: • assumere la diversità, • mantenere la coerenza della propria identità • procedere verso la sospensione del sé e del giudizio • consentire un cambio di prospettiva verso l’altro, • accogliere l’esperienza empatica e ristabilire il sé. Alla base dell’atteggiamneto empatico “ogni essere umano è essenzialmente unico” Anche Baraldi pone <<il dialogo>> in un atteggiamento di consapevole apertura intellettuale, emotiva e culturale affinchè il problema dello scambio comunicativo su basi culturali non omogenee possa 21 porsi a livello sociale. Il dialogo è la forma di comunicazione interculturale per eccellenza, che supera sia l’apertura illimitata all’alterità sia il permanere costante sulla soglia comunicativa. • Assicura l’apertura e la creazione di soglie; • definisce le condizioni di apertura all’altro • realizza soglie di passaggio tra forme culturali • si configura come incontro. Il dialogo è inteso come una forma di comunicazione che richiede espressione, riconoscimento di diversità, negoziazione reciproca di simboli e significati culturali nuovi non ancora dati. 22 Le condizioni fondamentali sono • di tipo sociologico, per cui deve sussistere la possibilità di una distribuzione equa delle opportunità, • di tipo cognitivo-affettivo poiché la capacità di empatia è intesa come capacità di <<decentramento precomunicativo della prospettiva individuale>> Il dialogo si configura quindi come forma creativa e forma cognitiva di improvvisazione basata sull’empatia e co-costruita 23 Il dialogo è un processo creativo di co-costruzione delle forme culturali nella comunicazione sulla base della partecipazione attiva e dell’empatia e in quanto tale si rivela capace di definire forme simboliche emergenti. Santerini (2003) in prospettiva ermeneutica vede nel dialogo, nella capacità di decentramento e nell’ empatia il nucleo della comunicazione interculturale e vi situa il valore aggiunto della relazione interculturale Nella pratica del dialogo come attivazione processuale di decentramento ed empatia si situa il valore aggiunto della relazione interculturale. La condivisione empatica si costruisce attraverso la comunicazione e ha come obiettivo la comprensione, attivata dentro e non prima del rapporto. 24 L’empatia si rivela come processo intenzionale in cui si entra in rapporto profondo con l’altro senza smarrire la propria identità. Per la Stein è “conoscenza sui generis” che si esplicita in un atto originario dell’io dal contenuto non originario poiché l’io esperisce l’altro. L’esperienza empatica ci permette di esperire il vissuto dell’altro che è attualizzato nel momento in cui sono coinvolto nel suo stato d’animo. 25 Comunicazione interculturale e scuola L’intercultura, nella dimensione educativo-scolastica italiana ha seguito le stesse fasi delle scuole occidentali: assimilazione multiculturalità interculturalità Le politiche scolastiche hanno seguito questa linea di sviluppo evolvendo da: un atteggiamento pedagogico compensativo alla culturalizzazione delle differenze alla fase universalista La dimensione progettuale della contemporaneità si volge: - al riconoscimento dell’altro nella sua diversità - alla convivenza nell’equilibrio tra rispetto della differenza e condivisione di valori comuni - alla costruzione di un pensiero migrante da realizzare anzitutto nella 26 scuola “laboratorio delle differenze e dell’intercultura.” 27 Alunni stranieri in Abruzzo 28 Nazionalità presenti scuole abruzzesi Fonte: Rapporto IRSEF-IRFED CISL Scuola Abruzzo 24,2% 29 Alunni stranieri in Abruzzo 30