INDUISMO Storia, origine e fondatore . Induismo è il nome dato nel XIX secolo all'insieme di religioni esistenti in India. Il termine viene dalla parola persiana hindi,in sanscrito sindhu,ossia fiume,e si riferisce agli abitanti della valle dell'Indo:significa quindi indiano .Del miliardo di abitanti dell'India circa l'80% si considera indù;a essi si aggiungono altri 30 milioni sparsi in tutto il mondo. Le loro credenze religiose hanno molte caratteristiche comuni,ma probabilmente nessuna espressione dell'induismo le rivela tutte e ci sono molti modi per essere indu :la religione popolare è molto diverse da quella filosofica. L'Induismo stesso afferma che di non avere origine: è il cammino eterno che segue le regole basilari e le esigenze dell' ordine cosmico mentre passa attraverso cicli infiniti l'induismo non ha un fondatore. Divinità VISHNU Vishnu è considerata una divinità onnicomprensiva, avente diversi aspetti. È conosciuta, sia come purusha, mahä purusha o paramätma, l'Anima Suprema, sia come sheshin o Totalità, nella quale sono contenute tutte le anime. Rappresenta anche Bhagavat dove il termine bhâga significa Gloria Divina SHIVA La figura di Śiva come una delle principali divinità hindu, Dio poliedrico, possessore di una elaborata mitologia e portatore di una metafisica sofisticata, prende corpo e si afferma infine coi Purāṇa, quei testi religioso-filosofici che espongono cosmologia e filosofia hindu attraverso le narrazioni delle storie, testi trascritti all'incirca fra il III e il XII secolo. PARVATI Parvati è una dea dell'induismo, manifestazione benevola di Mahadevi. È consorte di Śiva e madre di Ganesh e Ska Credenze fondamentali Esistono tre credenze fondamentali professate nell’ induismo - tutta la vita è divina - esistono molti percorsi a Brahman, l'infinita fondamenta di tutte le realtà - tutta la vita e tutte le divinità deriveranno dal Brahman Credenze fondamentali • Esistono tre credenze fondamentali professate nell’ induismo • - tutta la vita è divina - esistono molti percorsi a Brahman, l'infinita fondamenta di tutte le realtà - tutta la vita e tutte le divinità deriveranno dal Brahman Luoghi sacri • Gli Indù adoravano i loro dei soprattutto davanti al santuario domestico: nelle case è collocata una statua o l'icona della divinità privilegiata dalla famiglia, davanti alla quale prega, accende una lampada e offre incenso, cibo, petali di fiore, frutta e coroncine di fiori che vengono donate anche agli ospiti per dar loro il benvenuto. Il tempio si chiama "Mandir" (dal Sanscrito "casa") e rappresenta l'universo e il divino. Al centro del tempio si trova la statua della divinità per consentire ai fedeli di girarci intorno, e dipinti sulle pareti ne raccontano le imprese. Poiché il desiderio degli Indù è ricongiungersi al Brahman per essere puri e uscire dal ciclo delle rinascite, gli Induisti pregano nei templi, luoghi di pace: si tolgono le scarpe (le donne si coprono il capo con un velo). Possono partecipare al Puja, il rituale con cui il bramino offre alla divinità doni dei fedeli che quando sono divinizzati li restituisce con altri simboli sacri. Molti templi sono caratterizzati da una o più torri, considerate elemento essenziale in quanto rappresentazione del Monte Meru, situato al centro dell'universo e dei sette continenti mitologici. Testi sacri Il maggiore testo sacro induista sono i Veda, un'antichissima raccolta in sanscrito vedico di testi sacri dei popoli arii che invasero intorno al XX secolo a.C. l'India settentrionale, costituenti la civiltà religiosa vedica, divenendo, a partire della nostra era, opere di primaria importanza presso quel differenziato insieme di dottrine e credenze religiose che va sotto il nome di Induismo. Il termine sanscrito vedico veda indica il "sapere", la "conoscenza", la "saggezza", e corrisponde all'avestico vaēdha, al greco antico οἷδα (anticamente ϝοἷδα, da leggere "voida"), al latino video. La letteratura vedica origina da un popolo, gli Arii, che intorno al 2200 a.C. migrò verso l'India nord-occidentale (allora indicata come Saptas indhu, Terra dei sette fiumi) provenendo dall'area di Balkh (oggi in Afghanistan settentrionale). Un altro raggruppamento di questo popolo, gli Iranici, sempre provenienti dalla medesima area, invase invece l'attuale Iran fondandovi una cultura religiosa che successivamente fu in parte raccolta nell'Avesta. Fu dunque nell'area dell'Afghanistan settentrionale che i Veda acquisirono le loro prime caratteristiche religiose e linguistiche. Om (ॐ) è un termine indeclinabile sanscrito che con il significato di solenne affermazione è posto all'inizio di buona parte della letteratura religiosa indiana. Come sillaba sacra viene pronunciata all'inizio o al termine di una lettura dei Veda. Come mantra, il più sacro e rappresentativo della religione induista, è oggetto di riflessioni teologiche e filosofiche, nonché strumento di pratica religiosa e meditativa. Ganesha o Ganesh (è una delle rappresentazioni di Dio più conosciute e venerate; figlio primogenito di Shiva e Parvati, viene raffigurato con una testa di elefante provvista di una sola zanna, ventre pronunciato e quattro braccia, mentre cavalca o viene servito da un topo, suo Egli rappresenta il perfetto equilibrio tra energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti), ovvero tra forza e dolcezza, tra potenza e bellezza; simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall'illusione, il reale dall'irreale. Siva, anche detto Shiva è uno degli aspetti di Dio per la religione induista, nonché la terza Persona della Trimurti (detta anche, con un parallelismo piuttosto forzato, Trinità indù, composta da Brahma, Vishnu e Shiva), all'interno della quale è conosciuto sia come Distruttore che come Creatore. Siva, , è il supremo aspetto di Dio presso lo Shivaismo, • • • Kali rappresenta l'aspetto guerriero di Parvati, la consorte di Śiva, una divinità dalla storia lunga e complessa. Nonostante sia identificata come simbolo di oscurità e violenza, È conosciuta anche come Devi (la dea) e Mahadevi (la grande dea) e assume aspetti diversi: Sati (la donna virtuosa), Jaganmata (la madre del mondo), Durga (l'inaccessibile). Inviata sulla Terra per sgominare un gruppo di demoni, iniziò ad uccidere anche gli esseri umani. Per fermarla, Śiva si distese fra i cadaveri; quando la dea si accorse che stava per calpestare il proprio marito, interruppe la sua furia. Le festività religiose 16 Marzo Holi Festa di primavera. 8 Aprile 2014 Rama-Navami Celebrazione della nascita di Rama, uno degli avatara (discese, incarnazioni) di Vishnu, durante la quale si eseguono letture e rappresentazioni del Ramayana, grande epopea indiana in cui sono narrate le sue gesta. 2 Ottobre Gandhi Jayanti Anniversario della nascita del Mahatma Gandhi. 6 Dicembre Dattatreya Jayanti Festa in onore di Dattatreya, simbolo della Trimurti, ossia la sintesi delle tre divinità: Brahma (il Creatore), Visnu (il Conservatore), Shiva (il Distruttore). Vita Dalle azioni di ciascun essere umano, sia fisiche sia mentali, derivano delle impressioni, di cui non siamo consapevoli, chiamate samsara. Ogni individuo è infatti soggetto a un ciclo di nascita, azione, morte, rinascita, chiamato samsara. L’anima dell’individuo entra in un nuovo corpo materiale, abbandonando il vecchio, si mette dei vestiti nuovi e si libera dei vestiti vecchi e strappati. Il samsara dà un piacere passeggero, che conduce le persone a desiderare la rinascita per assaporare i piaceri del corpo mortale. È però solo l’uscita dal samsara che assicura la pace e la felicità eterna, ovvero l’unione con l’anima universale, che può essere chiamata Vishnu o Shiva. A ogni modo, l’essenza dell’anima, il sé o atman, non muore quando muore il corpo, perché è eterna e immutabile. Il fatto che l’individuo non sia consapevole di ciò è solo dovuto a una temporanea illusione, che è la causa del samsara. La morte è dunque solo un momento di passaggio tra questa vita e una vita successiva, oppure tra questa vita e l’unione con l’anima universale. MORTE Preferenze e bisogni spirituali prima della morte: Gli induisti preferiscono morire, se possibile, circondati dai propri cari e nella propria casa. Se accuditi da personale sanitario, lo preferiscono dello stesso sesso del paziente in rispetto dell’alto senso del pudore tenuto in considerazione nella loro tradizione. La persona morente è sistemata nella sua stanza, con il viso rivolto a est. Viene accesa una lampada vicino alla sua testa. Dovrebbe concentrarsi sul suo mantra personale. Se non ha un mantra personale, si può usare Om namah shivaya, “Om, lode a Shiva”. Se la persona non è cosciente sarà un parente a sussurrare il mantra al suo orecchio. I parenti gli rimangono vicini sino alla sua morte, pregando e leggendo le scritture. Ci possono essere riserve sull’esame autoptico, non verso la richiesta di donazione di organi. Dopo la morte Dopo la morte la Bhagavad-Gita, i pensieri che si hanno al momento di abbandonare il corpo sono particolarmente importanti, poiché influenzano la vita futura. Si rinasce cioè nello stato a cui si pensa al momento della morte. Dopo la morte, si pone il corpo nell’ingresso della casa, con la testa rivolta a sud. Si mantiene la lampada accesa e si brucia dell’incenso. Il corpo non dovrebbe essere più manomesso per un certo periodo, almeno qualche ora. Per le cerimonie funebri, bisogna richiedere la partecipazione di un sacerdote. I parenti eseguono particolari riti di espiazione, accompagnati da un dono di denaro ai sacerdoti.. Il corpo del defunto, adorno di fiori, viene avvolto in una nuova veste. E’ trasportato in processione al luogo di cremazione. Il corteo è accompagnato da canti e recitazioni di preghiere .Alla morte gli induisti vengono cremati. La cremazione è un rito che serve a facilitare la liberazione dell’anima dalla sua esistenza terrena, e benedizione e desiderio è che sia il primogenito maschio ad accendere la pira del padre dopo aver posto il corpo con la testa a nord e i piedi a sud. Infatti gli induisti credono che il corpo sottile indugi nei pressi del corpo fisico del defunto, finché questo corpo è visibile. Il parente più vicino, posto accanto al lato destro del corpo, offre fiori, lino e zucchero allo spirito del defunto. Pianti e lamenti vanno evitati mentre con fiori e acqua si asperge il corpo e si salmodiano mantra, si fanno offerte, si tocca la fronte con cocco, sesamo, burro trattato (ghe) fino al momento della cremazione, durante la quale vengono cantati mantra da tutta l’assemblea dei partecipanti seduti. Dopo la cremazione, le ceneri vengono sparse, possibilmente in un fiume sacro, o comunque in un fiume che rappresenti il sacro Gange. Altrimenti le ceneri possono essere poste in un’urna, che viene poi sepolta. Sul luogo di cremazione il cadavere è immerso nell’acqua, simbolo di purificazione, spruzzato con burro fuso e posto su una catasta di legna. Il primogenito del defunto o il parente maschio più prossimo gira attorno alla pira tre o sette volte recitando un mantra e quindi appicca il fuoco. Terminata la cremazione ciascuno dei presenti spruzza acqua sulle ceneri, che saranno poi disperse nelle acque di un fiume sacro. Preghiere La vita è possibile grazie all’alternarsi degli opposti: gioia e dolore, pienezza e carenza, vita e morte. solo lo stolto crede nella staticità e nel principio dell’immodificabilità. Anche le divinità sono mutevoli ed instabili: oggi sono in un modo, domani possono essere nel modo opposto. Guidami dall'Ignoranza verso la Verità āsato ṃā sat gamayā / tamaso ṃā jyotir gamayā / ṃrityorṃā āmritam gamayā / Om śānti śānti śāntiḥ "Guidami dal non-essere all'essere, guidami dall'oscurità verso la luce, guidami dalla morte all'immortalità" 10-03-14 prof. Sensi 3^a