LA NATURA La natura matrigna La natura in età romantica Uomo e natura tra Ottocento e Novecento La natura riposa Inverno sei come il freddo eterno , la neve ghiaccia sulle fronde degli abeti , tutto ricopre col suo bianco mantello . La natura riposa mentre il sole risplende sui Monti candidi come un abito da sposa Federica Garzella G. Leopardi La quiete dopo la tempesta Il passero solitario Van Gogh “Campo di grano con corvi” Giacomo Leopardi (1798-1837) Leopardi, vissuto nella prima metà del 1800, ebbe un ‘esistenza breve e dolorosa , che contribuì a formare in lui un senso tragico e profondamente triste della vita umana: svaniti i sogni e cadute le illusioni della giovinezza,unica breve stagione lieta, non resta all’uomo che un cammino senza speranza verso le tenebre del nulla. Leopardi diede a un gruppo delle sue poesie il nome di “IDILLI”. Idilli è una parola greca che significa quadretto, un’immagine: il poeta muove infatti da una rappresentazione della natura e della vita per esporre pensieri e sentimenti che da queste gli vengono suggeriti. La quiete dopo la tempesta Questa poesia si divide in due parti, che solo in apparenza possono sembrare non necessariamente legante l’una e l’altra. La prima parte è descrittiva: cessato il temporale, la vita riprende lieta; il paesaggio come lavato dalla pioggia, appare più fresco e luminoso; la serenità torna a diffondersi nel mondo e negli animi. La seconda parte espone meditazioni e riflessioni del poeta: egli osserva che la gioia e la serenità sono fragili e di breve durata, poiché la tempesta le minaccia facilmente. Commento La quiete dopo la tempesta • Ho associato il quandro di Gainsborough “Il carro del mercato” alla poesia “La quiete dopo la tempesta” poiché in primo piano si può vedere un'abitudine del Borgo, ovvero il commercio, mentre in secondo piano ci sono le nuvole, segno dell'allontanamento della tempesta, ed il ritorno della vita quotidiana. Il passero solitario In questa poesia il poeta fa un confronto fra il passero solitario, che vive appartato dai suoi simili e che non sembra partecipare all’esultanza primaverile di tutta la natura, e se stesso: anch’egli rifugge la compagnia degli altri giovani e ama starsene melanconicamente solo, ben consapevole che la promessa di felicità sognata nella giovinezza non è che una vana illusione. • Con il pittore olandese Van Gogh la rappresentazione della natura passa dal realismo ad un intenso espressionismo. A Van Gogh non importava offrire una riproduzione esatta della realtà; egli usava forme e colori per esprimere ciò che egli stesso provava nell’osservare le cose. Scaturiscono da questo modo di rapportarsi al mondo esterno tre fondamentali caratteristiche della sua pittura: la deformazione degli oggetti, l’uso di colori forti e densi, l’attenzione alle cose semplici e quotidiane: siepi, campi di grano ecc. “Il campo di grano con corvi” • E’ un quadro esemplare dello stile del pittore Olandese, Van Gogh, delle tensioni interiori che lo portarono al suicidio e del suo modo di proiettarle nella rappresentazione della natura. Il soggetto è un campo di grano giallo solcato da un volo di uccelli neri. Il quadro è diviso in due parti da una linea orizzontale che segna il confine fra la terra e il cielo tratteggiato con colori cupi. • Tre sentieri divergenti catturano lo sguardo dello spettatore impedendogli di fissarsi sull'orizzonte. “Il campo di grano con corvi” • Essi scompaiono nel campo di grano o escono dal quadro, con la conseguenza di un capovolgimento della prospettiva tradizionale. Mentre infatti di solito le forme e le linee di un quadro sono disposte in modo da guidare l’occhio verso un punto interno alla rappresentazione ,qui invece esse convergono dall’orizzonte verso il primo piano e sembrano quasi catapultarsi sull’osservatore, così come gli uccelli neri che, volando a zig zag sul campo di grano, sembrano dirigersi verso chi guarda, comunicando l’idea di una sventura inarrestabile. Al centro dello sfondo una macchia chiara richiama la forma del vortice, un motivo assai frequente nella pittura di Van Gogh. I colori sono pochi e intensi: il giallo, assai caro all’artista, che con esso simboleggiava la luce solare, il blu cupo del cielo che grava minaccioso sulla terra, il nero e il verde. Le pennellate, corpose e affannose, esprimono il senso di solitudine e di angoscia che in quel momento attanagliava l’artista “la sera” Friedrich Abbiamo associato questo quadro alla poesia di Leopardi “la quiete dopo la tempesta” William Wordsworth “Daffodils” Constable “Carro di fieno” William WORDSWORTH Wordsworth William Wordsworth “Daffodils “Daffodils Natura serena Constable Constable “carro “carrodidifieno” fieno Daffodils-Narcisi I WANDER'D lonely as a cloud That floats on high o'er vales and hills, When all at once I saw a crowd, A host, of golden daffodils; Beside the lake, beneath the trees, Fluttering and dancing in the breeze. Continuous as the stars that shine And twinkle on the Milky Way, They stretch'd in never-ending line Along the margin of a bay: Ten thousand saw I at a glance, Tossing their heads in sprightly dance. The waves beside them danced; but they Out-did the sparkling waves in glee: A poet could not but be gay, In such a jocund company: I gazed -- and gazed -- but little thought What wealth the show to me had brought: For oft, when on my couch I lie In vacant or in pensive mood, They flash upon that inward eye Which is the bliss of solitude; And then my heart with pleasure fills, And dances with the daffodils. Testo italiano Daffodils-Narcisi Erravo solo come nube che alta fluttua su valli e colli quando a un tratto vidi una folla una schiera di narcisi muover a danza lungo il lago e sotto gli alberi ne danzava nella brezza una miriade. Lì presso danzavano le onde scintillanti In letizia dai narcisi soverchiate; un poeta non poteva che esser lieto in così ridente compagnia. Mirando e rimirando, poco pensai Al bene che la vista mi recava: che spesso quando me ne sto coricato, senza pensieri, o pensieroso, i narcisi mi balenano all’occhio interiore che rende la solitudine beata, e allora mi si ricolma il cuore di piacere, e danza con loro. Nella prima parte della poesia il poeta descrive una distesa di narcisi che si muovono al vento mentre nell’ultima parla del ricordo del poeta. L’argomento principale della poesia è la natura. Questa viene descritta in maniera benefica infatti i narcisi trasmettono al poeta tranquillità e rendono la sua solitudine meno triste. La natura pare personificata a causa dei vari aspetti del paesaggio. Infatti il vagare del poeta viene paragonato alle nuvole, ai narcisi viene applicato il verbo danzare come fossero delle persone. Nella ultima strofa vengono descritti gli stessi elementi che ci sono all’inizio della poesia, solamente che la gioia non viene dalla natura ma dalla conoscenza del poeta. “Il Carro di fieno “di John Constable L’occhio dell’osservatore ,a mio parere, è portato a indugiare sui particolari di questo quadro, a seguire il corso del fiume, a passare dal carro al mulino, agli alberi, alle macchie di sole, esplorando un paesaggio che comunica sensazioni di quiete, di purezza e soprattutto di ARMONIA fra l’uomo e la Natura. Fiorentini Sandra Daffodils Il carro di fieno E’ Questa l’opera più famosa di Constable, il pittore inglese che fece dello studio costante e approfondito della natura il fondamento della sua arte. In questo quadro egli non ha rappresentato una natura generica e idealizzata, com’era nella consuetudine dei paesaggisti alla moda, ma un luogo preciso, un paesaggio visto in una determinata stagione, in una data ora del giorno, in determinate condizioni di luce e d’atmosfera. Proprio per questo andava spesso in campagna a fare schizzi dal vero che elaborava poi a t5avolino e tornava più volte negli stessi luoghi per osservare i mutamenti a seconda delle ore del giorno. “IL Carrro di Fieno”, che fu esposto a Parigi nel 1824, ci presenta una semplice scena rustica: un carro di fieno che attraversa un fiume. Constable coglie la vivacità delle macchie di luce sui prati dello sfondo e la contrappone all’ombra, rende in modo semplice e rustico il mulino, dipinge le nuvole in modo che non sia possibile individuarne l’inizio e la fine: esse anzi sembrano proseguire oltre i limiti del foglio e muoversi in modo rapido e imprevedibile in tutte le direzioni, in uno spazio che si fa infinito e pieno di libertà. • Uomo e natura tra Ottocento e Novecento VISIONE SIMBOLICA DELLA NATURA Pascoli Charles Baudelaire “Corrispondenze” “Viandante sul mare P.Klee di nebbia” di Friedrich Pascoli Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna il 31 Dicembre del 1855. Frequentò il collegio dei Padri Scolopi, licei di Rimini e Firenze. Nel 1867, quando il poeta aveva dodici anni, il padre tornò a casa su di una cavallina storna, morto. L'episodio viene rievocato in una poesia. Da adulto, diventato professore, insegnò a Matera e quindi a Massa e a Livorno. Il 6 Aprile del 1912 muore di cancro a Castelvecchio. Novembre Gemmea l'aria, il sole così chiaro che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, e del prunalbo l'odorino amaro senti nel cuore... Ma secco è il pruno, e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno, e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante sembra il terreno. Silenzio, intorno: solo, alle ventate, odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile. E' l'estate fredda, dei morti. commento Novembre In questa lirica, Pascoli descrive la natura in quel particolare periodo dell'anno che prende il nome di Estate di San Martino. Il clima si addolcisce, il Sole splende nell'aria tersa, sicchè si ha l'impressione che sia tornata l'Estate. Il poeta pone l'accento sull'illusività delle apparenze, sull'inganno della natura che cela dietro illusorie immagini di vita la realtà della morte. • Il “nido” è esclusivamente quello familiare, popolato di pochi vivi e un’infinità di morti dolenti e aggressivi :fra i quali sono anche la madre, i fratelli, le sorelle, tutti ugualmente connotati dal pianto e da un inesauribile rancore :quello ferito a morte dalla malvagità degli uomini. In essi domina, custode, la madre: che è la depositaria delle ragioni del sangue e della terra, quella che convoca il giovane figlio al rito crudele e inesorabile dell’investitura della vendetta contro l’assassino del padre, quella che viene con la “voce stanca, voce smarrita, col tremito del batticuore” a rimproverare più che a confortare il figlio tentato di morire. Paesaggio nel tramonto di Paul Klee Con questo autore il soggetto non ha più alcuna importanza: il pittore non dipinge qualcosa che vede, al contrario sono le forme che a poco a poco crea a suggerire alla sua immaginazione un soggetto fantastico. In questa opera nessun elemento richiama direttamente la realtà, a parte forse la sfera arancione al centro che potrebbe suggerire l’immagine del sole. Delle linee sottili delimitano le forme che, si aprono e sembrano sfociare l’una nell’altra, creando un movimento ondulato e quasi labirintico. I colori, vari e vivaci, vanno dal verde tenero all’azzurrino, al giallo, all’arancio per scendere a poco a poco verso toni sempre più notturni. L’insieme rende, come suggerisce il titolo, l’atmosfera velata del crepuscolo, quel momento di passaggio tra giorno e notte in cui la luce si affievolisce e sembra che le cose si immergano in un’atmosfera di sogno. Charles Baudelaire “Corrispondenze” “Viandante sul mare di nebbia” di Friedrich NATURA SUBLIME CHARLES BAUDELAIRE Nasce a Parigi nel 1821 e qui trascorre in una vita dissipata gli anni della gioventù. La famiglia, per sottrarlo al tipo di esistenza scandalosa che conduce, lo costringe ad un viaggio in India che diventa importante perché lo avvicina all’esotico che sempre lo aveva affascinato. Rientrato in patria si fa conoscere come poeta e dandy sregolato. Interdetto, vive miseramente dedicandosi alla critica d’arte di cui diventa un’autorità. Continua comunque il suo percorso poetico, risentendo anche delle atmosfere di Poe, che lo portano alla pubblicazione de “I fiori del male”. Tale raccolta suscita immediatamente scandalo e lo porta in tribunale. Oppio, hashish e sifilide lo minano fino a condurlo alla morte nel 1867. Corrispondenze Questa poesia è il manifesto in cui Baudelaire enuncia la sua visione del mondo e delinea la funzione della poesia. E’ una visione mistica: le forme materiali della natura non sono che simboli di una realtà più profonda e autentica, che si colloca al di là delle cose. Una trama di legami nascosti lega tutte le cose. Per cogliere questi legami ed andare all’essenza bisogna abbandonarsi alle sensazioni che mettono in comunicazione col profondo perché soggetto ed oggetto non sono distinti. Il poeta è colui che può decifrare i simboli nascosti, grazie alla sua sensibilità, alla sua dote di veggente. La poesia, che ha valore di rivelazione del mistero, agisce evocando le analogie misteriose e il linguaggio pertanto deve essere allusivo. • “E' un tempio la Natura ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari. I profumi e i colori e i suoni si rispondono come echi lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, vasta come la notte ed il chiarore. Esistono profumi freschi come carni di bimbo, dolci come gli òboi, e verdi come praterie; e degli altri corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno l'espansione propria alle infinite cose, come l'incenso, l'ambra, il muschio, il benzoino, e cantano dei sensi e dell'anima i lunghi rapimenti” “viandante sul mare di nebbia” e “ingresso del cimitero” di Friedrich Abbiamo associato questi due quadri alla poesia di Baudelaire “corrispondenze” Angelov Simeon Dopo aver analizzato la poesia di Charles Baudelaire “Corrispondenze” l’abbiamo associata al quadro di Friedrich “Viandante sul mare di nebbia” perché guardando il dipinto sembra di vedere il poeta che dall’alto osserva la natura a lui chiara mentre noi, gente comune, la vediamo offuscata. “monaco sulla spiaggia” Abbiamo associato questo quadro alla poesia di Leopardi “il passero solitario” IL MONACO IN RIVA AL MARE di Friedrich IL QUADRO SI DIVIDE IN TRE ZONE,CHE RAFFIGURANO RISPETTIVAMENTE IL CIELO, IL MARE AGITATO E LA SPIAGGIA BIANCA SULLA QUALE SI DISTINGUE APPENA LA PICCOLA FIGURA DEL MONACO. TUTTE E TRE LE ZONE COMUNICANO LA STESSA IMPRESSIONE DI DESOLAZIONE: LE SUPERFICI SONO COSI’ PIATTE E OMOGENEE CHE L'OCCHIO NON TROVA UN OGGETTO SU CUI SOFFERMARSI. LA PRESENZA DELLA FIGURA UMANA ACCRESCE ANCORA DI PIU’ IL VUOTO E LA SOLITUDINE PERCHE’ RENDE PIU’ AVVERTIBILI LA PICCOLEZZA DELL’UOMO E IL SENSO DEL MISTERO DINANZI AL QUALE L’INDIVIDUO NON HA PIU’ ALCUN POTERE . Il naufragio della speranza di Caspar David Friedrich Il dipinto trae spunto da un fatto realmente accaduto: il naufragio di una nave partecipante alla spedizione artica di William Parry del 1819_20. Nulla rimane dell’equipaggio della nave che sembra essere stata stritolata dai ghiacci, a dimostrare il predominio della natura sull’uomo. Si intravedono solo pochi resti del delitto tra le lastre ghiacciate che formano un’orrenda piramide innalzata verso il cielo plumbeo. Dominano la composizione i margini duri e frastagliati dei blocchi rappresentati in modo così fedele da trasmettere una sensazione di gelo. I colori sono smorti e freddi e i toni del grigio si accentuano man mano che si passa dal primo piano allo sfondo “IL NAUFRAGIO DELLA SPERANZA” E' interessante confrontare questo dipinto con il Bastimento nella tempesta di Turner (nella foto accanto) per osservare come il medesimo soggetto sia trattato in modi diversi da due artisti appartenenti alla stessa corrente culturale, il Romanticismo. Notiamo infatti che mentre il pittore inglese tende a sfumare i colori e a rendere l'impressione di una natura in movimento, la pittura di Friedrich è più statica, gelida e acuminata nelle linee e nei volumi. Il primo rappresenta una tempesta nel momento in cui sta accadendo e ci dà l'idea di una lotta sia pure impari tra l'uomo e le forze della natura, il secondo rende con colori freddi la terribile calma dopo il naufragio e comunica l'impressione della morte già avvenuta. Cartolina Gabbiani che volano leggeri nel cielo estivo, scogliere a picco sul mare . Il sole tramonta all’ orizzonte , nell’ aria profumo di brezza marina. Natura serena e pacifica . Elisa Natura Oh Natura , sei bella con i tuoi ruscelli mormoranti con gli uccellini che cantano sul ciliegio in fiore. Sei calda come il sole sui girasoli. Sei addormentata come il ghiro nella sua tana. Sei gelida come la neve sull’ abete, e tutto tace Elisa Istituto Statale d’Arte di Cascina • Attività interdisciplinare svolta • dalla classe II C Progetto Michelangelo con la collaborazione dei docenti: • Prof.ssa Milena Pugliesi • Prof. Fabio Zaccagnini • Prof. Iacopo Genovesi • Prof. Davide Giroldini • Prof.ssa Stefania Frassi Foto classe • Prof. ssa Alessandra Ricci • Anno scolastico 2007/08 Classe 2 C